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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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104<br />

CaRLo MENghI<br />

Affinché un processo non sia semplicemente sistemico ma riflessivamente<br />

funzionale e funzionante non è sufficiente l’enunciato<br />

<strong>della</strong> contraddizione e <strong>della</strong> molteplicità. Si ricadrebbe infatti nella<br />

differenza semplice, persino incommerciabile. Occorre dunque aggiungere<br />

come caratteristica <strong>della</strong> c.d. neutralità i modi <strong>della</strong> compatibilità.<br />

Il dosaggio <strong>della</strong> compatibilità solo apparentemente può<br />

attenere alla sperimentazione tecnica semplice. Allora, teoreticamente<br />

la questione si complica e non poco. Perché una molteplicità<br />

o una contraddizione, ovvero un sistema di differenza, sia compatibile<br />

occorre che la sua semplicità o immediatezza in qualche<br />

modo si interpreti per sintetizzarsi con un modello di identità, con<br />

un metro comune anche progressivo che la renda appunto compatibile.<br />

A mio avviso, questo metro flessibile non può che essere una<br />

convenzione o, se vogliamo, una finzione cogente. Così, la compatibilità<br />

<strong>della</strong> contraddizione evoca e reimpone di pensare non<br />

semplicemente in modo sistemico al dover essere, al limite su cui<br />

si formano il consenso e il suo progredire. Un tale orizzonte non<br />

può che essere progettuale, ossia proiezione di differenza verso i<br />

modi delle identità comuni come effettive generalità. Se la generalità<br />

equivalesse al principio di universalità ricadrebbe nella logica<br />

dell’identità normativa, ritornerebbe all’astrazione delle presupposizioni<br />

ideologiche del diritto. L’identità e l’ideologia sono i pericoli<br />

concreti dei princìpi di astrazione e di universalità, teoreticamente<br />

riconducibili al modello hegeliano dello Stato etico. Altresì, un diritto<br />

<strong>della</strong> differenza semplice o delle spontaneità micropolitiche e<br />

sociali che prenda a modello l’assoluta molteplicità equivale non<br />

solo alla perdita del senso <strong>della</strong> legge ma alla perdita dello stesso<br />

limite che consente di articolare i significati sociali.<br />

Se il principio di identità è assoluta coerenza logica che tuttavia<br />

non può fondare il progresso normativo (la processualizzazione<br />

dell’enunciato giuridico), il principio di differenza è in sé<br />

contraddizione logica altrettanto assoluta che non può fondare<br />

alcun significato normativo. È persino evidente che il diritto abbia<br />

bisogno di divenire per essere: ha bisogno di differenza per<br />

sussistere come identità. Allora, solo una dimensione sintetica<br />

ed effettivamente dialettica che coniughi le esigenze differenziali

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