Il sistema periodico - Centro Internazionale di Studi Primo Levi

Il sistema periodico - Centro Internazionale di Studi Primo Levi Il sistema periodico - Centro Internazionale di Studi Primo Levi

03.06.2013 Views

d D S 16 DIDATTICA delle SCIENZE | N. 229 | GENNAIO 2004 Il sistema periodico di Primo Levi: un’occasione di didattica pluridisciplinare Gli Autori propongono una lettura e un’analisi multidisciplinare letteraria e scientifica del famoso testo di Levi: Il sistema Periodico. FRANCO GIUPPI - ANTONINO ZARBO Premessa Da molti anni avevamo constatato che i ragazzi restavano stupiti, incuriositi e poi compiaciuti quando un argomento veniva affrontato, anche in tempi diversi, da differenti insegnanti. Questi spunti casuali di riflessione ci erano stati forniti da argomenti quali Darwin e la selezione naturale, oppure dalla paleontologia umana. Dall’osservazione di questo interesse, valore aggiunto alla didattica spicciola, siamo passati a qualche tentativo più organico, individuando non solo spunti all’interno dei contenuti specifici dei due ambiti disciplinari (italiano/storia-scienze/chimica), ma ricercando un testo che consentisse un lavoro sistematico sia da parte del «letterato», sia da parte dello «scienziato». Abbiamo fatto un primo tentativo con Roy Lewis – Il più grande uomo scimmia del pleistocene – Adelphi La Nuova Italia; abbiamo fatto un lavoro più organico con Jack London – Prima di Adamo – SEI, ma è stato Il Sistema Periodico di Primo Levi che ci ha schiuso grandi possibilità di lavorare in modo pluridisciplinare. Il lavoro è stato svolto su due differenti livelli: ad un primo livello, quello curricolare, rivolto quindi a tutta la classe, è stata assegnata la lettura del testo ed il docente ha sviluppato e/o ripreso la parte di sua competenza; ad un secondo livello, extracurricolare pomeridiano rivolto solo a studenti che hanno aderito volontariamente, per rimaneggiare quanto sviluppato al mattino in materiali utilizzabili in ambiente informatico per la costruzione di un ipertesto. L’idea di realizzare l’ipertesto è maturata gradualmente durante l’anno scolastico nel corso del quale, in una classe seconda di un istituto tecnico commerciale, era stata avviata la lettura del libro di Primo Levi. Il testo, una raccolta di ventuno racconti, si presta infatti ad una lettura «trasversale», in cui possono essere coinvolte diverse materie curricolari, quali, appunto, la chimica, la storia, la letteratura. La chimica e la scienza in senso lato nei suoi rapporti con la società perché – come del resto lo stesso titolo lascia intendere – l’autore è un chimico di professio- ne che, al termine della sua parabola professionale (il libro è stato pubblicato nel 1975), sente il bisogno di scrivere «una microstoria, la storia di un mestiere e delle sue sconfitte, vittorie e miserie, quale ognuno desidera raccontare quando sente prossimo a chiudersi l’arco della propria carriera» 1 . La storia perché l’autore, mediante vari racconti, ciascuno dei quali ha come titolo un elemento chimico della tavola periodica, ricostruisce «l’atmosfera di un’epoca», disegna, attraverso le sue vicende personali, familiari e professionali, «la storia di una generazione», quella che ha conosciuto l’avvento del fascismo in Italia, l’ingresso del nostro paese nella seconda guerra mondiale, la Resistenza, la deportazione, gli anni della ricostruzione relativi al secondo dopoguerra. La letteratura, infine, perché Levi è noto al grande pubblico soprattutto come scrittore, tanto che oggi è considerato uno dei classici del Novecento. Va precisato però che la notorietà di Levi è legata soprattutto a due opere spiccatamente «concentrazionarie»: La tregua e Se questo è un uomo. In realtà Levi non è solo questo ma molto di più. Concordiamo completamente con Camon 2 quando afferma «Lei sarebbe stato lo stesso uno scrittore... ironico, fantasioso, allegorico, illuminista, scientista, naturalista». «Per questo mi pare strano che lei non sia diventato uno scrittore letterato, ma abbia continuato a occuparsi di chimica e a fare il chimico». Anzi, è lo stesso Levi che confessa quanto stretto sia il legame tra la sua scrittura e il mestiere di chimico. Nel racconto Cromo, ambientato in una fabbrica di vernici negli anni ’46-’47, Levi, da poco tornato da Auschwitz, si accingeva ad ultimare Se questo è un uomo, il suo libro di memorie. L’incontro casuale, avvenuto a Torino, con quella che sarà la donna della sua vita, lascia un segno indelebile sulla sua opera di scrittore: «In poche ore mi ero sentito nuovo e pieno di potenze nuove, lavato e guarito dal lungo male, pronto finalmente a entrare

d<br />

D S<br />

16 DIDATTICA delle SCIENZE | N. 229 | GENNAIO 2004<br />

<strong>Il</strong> <strong>sistema</strong> <strong>perio<strong>di</strong>co</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Primo</strong> <strong>Levi</strong>: un’occasione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>dattica pluri<strong>di</strong>sciplinare<br />

Gli Autori propongono una lettura e un’analisi multi<strong>di</strong>sciplinare letteraria e scientifica del famoso testo<br />

<strong>di</strong> <strong>Levi</strong>: <strong>Il</strong> <strong>sistema</strong> Perio<strong>di</strong>co.<br />

FRANCO GIUPPI - ANTONINO ZARBO<br />

Premessa <br />

Da molti anni avevamo constatato che i ragazzi restavano stupiti,<br />

incuriositi e poi compiaciuti quando un argomento veniva<br />

affrontato, anche in tempi <strong>di</strong>versi, da <strong>di</strong>fferenti insegnanti.<br />

Questi spunti casuali <strong>di</strong> riflessione ci erano stati forniti da argomenti<br />

quali Darwin e la selezione naturale, oppure dalla paleontologia<br />

umana. Dall’osservazione <strong>di</strong> questo interesse, valore<br />

aggiunto alla <strong>di</strong>dattica spicciola, siamo passati a qualche<br />

tentativo più organico, in<strong>di</strong>viduando non solo spunti all’interno<br />

dei contenuti specifici dei due ambiti <strong>di</strong>sciplinari (italiano/storia-scienze/chimica),<br />

ma ricercando un testo che consentisse<br />

un lavoro <strong>sistema</strong>tico sia da parte del «letterato», sia<br />

da parte dello «scienziato».<br />

Abbiamo fatto un primo tentativo con Roy Lewis – <strong>Il</strong> più grande<br />

uomo scimmia del pleistocene – Adelphi La Nuova Italia; abbiamo<br />

fatto un lavoro più organico con Jack London – Prima<br />

<strong>di</strong> Adamo – SEI, ma è stato <strong>Il</strong> Sistema Perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> <strong>Primo</strong> <strong>Levi</strong><br />

che ci ha schiuso gran<strong>di</strong> possibilità <strong>di</strong> lavorare in modo pluri<strong>di</strong>sciplinare.<br />

<strong>Il</strong> lavoro è stato svolto su due <strong>di</strong>fferenti livelli: ad un<br />

primo livello, quello curricolare, rivolto quin<strong>di</strong> a tutta la classe,<br />

è stata assegnata la lettura del testo ed il docente ha sviluppato<br />

e/o ripreso la parte <strong>di</strong> sua competenza; ad un secondo livello,<br />

extracurricolare pomeri<strong>di</strong>ano rivolto solo a studenti che hanno<br />

aderito volontariamente, per rimaneggiare quanto sviluppato<br />

al mattino in materiali utilizzabili in ambiente informatico<br />

per la costruzione <strong>di</strong> un ipertesto.<br />

L’idea <strong>di</strong> realizzare l’ipertesto è maturata gradualmente durante<br />

l’anno scolastico nel corso del quale, in una classe<br />

seconda <strong>di</strong> un istituto tecnico commerciale, era stata<br />

avviata la lettura del libro <strong>di</strong> <strong>Primo</strong> <strong>Levi</strong>. <strong>Il</strong><br />

testo, una raccolta <strong>di</strong> ventuno racconti, si<br />

presta infatti ad una lettura «trasversale»,<br />

in cui possono essere coinvolte <strong>di</strong>verse<br />

materie curricolari, quali, appunto, la chimica,<br />

la storia, la letteratura.<br />

La chimica e la scienza in senso lato nei<br />

suoi rapporti con la società perché – come<br />

del resto lo stesso titolo lascia intendere<br />

– l’autore è un chimico <strong>di</strong> professio-<br />

ne che, al termine della sua parabola professionale (il libro è<br />

stato pubblicato nel 1975), sente il bisogno <strong>di</strong> scrivere «una<br />

microstoria, la storia <strong>di</strong> un mestiere e delle sue sconfitte,<br />

vittorie e miserie, quale ognuno desidera raccontare quando<br />

sente prossimo a chiudersi l’arco della propria carriera» 1 .<br />

La storia perché l’autore, me<strong>di</strong>ante vari racconti, ciascuno dei<br />

quali ha come titolo un elemento chimico della tavola perio<strong>di</strong>ca,<br />

ricostruisce «l’atmosfera <strong>di</strong> un’epoca», <strong>di</strong>segna, attraverso<br />

le sue vicende personali, familiari e professionali, «la storia <strong>di</strong><br />

una generazione», quella che ha conosciuto l’avvento del fascismo<br />

in Italia, l’ingresso del nostro paese nella seconda<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale, la Resistenza, la deportazione, gli anni della<br />

ricostruzione relativi al secondo dopoguerra.<br />

La letteratura, infine, perché <strong>Levi</strong> è noto al grande pubblico<br />

soprattutto come scrittore, tanto che oggi è considerato uno<br />

dei classici del Novecento. Va precisato però che la notorietà<br />

<strong>di</strong> <strong>Levi</strong> è legata soprattutto a due opere spiccatamente «concentrazionarie»:<br />

La tregua e Se questo è un uomo. In realtà<br />

<strong>Levi</strong> non è solo questo ma molto <strong>di</strong> più. Concor<strong>di</strong>amo completamente<br />

con Camon 2 quando afferma «Lei sarebbe stato lo<br />

stesso uno scrittore... ironico, fantasioso, allegorico,<br />

illuminista, scientista, naturalista». «Per questo<br />

mi pare strano che lei non sia <strong>di</strong>ventato<br />

uno scrittore letterato, ma abbia continuato<br />

a occuparsi <strong>di</strong> chimica e a fare<br />

il chimico».<br />

Anzi, è lo stesso <strong>Levi</strong> che confessa<br />

quanto stretto sia il legame tra la sua<br />

scrittura e il mestiere <strong>di</strong> chimico. Nel racconto<br />

Cromo, ambientato in una fabbrica<br />

<strong>di</strong> vernici negli anni ’46-’47, <strong>Levi</strong>, da poco<br />

tornato da Auschwitz, si accingeva ad ultimare<br />

Se questo è un uomo, il suo libro <strong>di</strong><br />

memorie. L’incontro casuale, avvenuto a<br />

Torino, con quella che sarà la donna della<br />

sua vita, lascia un segno indelebile sulla<br />

sua opera <strong>di</strong> scrittore:<br />

«In poche ore mi ero sentito nuovo e pieno<br />

<strong>di</strong> potenze nuove, lavato e guarito dal<br />

lungo male, pronto finalmente a entrare


GENNAIO 2004 | N. 229 | DIDATTICA delle SCIENZE<br />

nella vita con gioia e vigore... Lo stesso mio scrivere <strong>di</strong>ventò<br />

un’avventura <strong>di</strong>versa, non più l’itinerario doloroso <strong>di</strong> un convalescente,...,<br />

ma un costruire lucido,... un’opera <strong>di</strong> chimica<br />

che pesa e <strong>di</strong>vide, misura e giu<strong>di</strong>ca su prove certe, e s’industria<br />

<strong>di</strong> rispondere ai perché [...]. Era esaltante cercare e trovare,<br />

o creare, la parola giusta, cioè commisurata, breve e forte,<br />

ricavare le cose dal ricordo, e descriverle col massimo rigore<br />

e il minimo ingombro» (op. cit., pag. 157).<br />

Tutti i racconti, infine, confermano l’immagine <strong>di</strong> uno scrittore<br />

dotto, colto, <strong>di</strong> non imme<strong>di</strong>ata comprensione per i continui<br />

richiami alla mitologia, agli autori classici italiani e stranieri,<br />

come ad esempio Dante, Ariosto, Mann, Conrad, Melville, e<br />

per la varietà dei registri linguistici utilizzati, dal gergale, all’aulico<br />

e all’ironico. Una piacevole sorpresa è costituita dal<br />

racconto intitolato Carbonio, che chiude la raccolta: è un’affascinante<br />

<strong>di</strong>gressione sul mistero della vita e le sue continue<br />

trasformazioni, che, per la sua vena fantastica e la sua forza <strong>di</strong><br />

suggestione potrebbe ricordare Calvino.<br />

Ma <strong>Levi</strong> oltre che scrivere 3 amava fortemente la chimica, e in<br />

più passi del testo gli studenti potranno scoprire quanto la chimica<br />

fosse importante per l’uomo-<strong>Levi</strong>.<br />

In conclusione, il lavoro, nelle intenzioni dei proponenti, voleva<br />

mettere gli studenti nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> avere un’immagine<br />

più unitaria, meno parcellizzata del sapere, dove i vari ambiti<br />

si intersecano tra <strong>di</strong> loro.<br />

Inoltre, si è voluto aprire agli alunni che vi hanno aderito 4 un<br />

«sentiero» che può essere ulteriormente arricchito, ampliato,<br />

approfon<strong>di</strong>to, precisato con altre letture e ricerche in vista dell’esame<br />

<strong>di</strong> Stato che gli stessi dovranno sostenere nel giro <strong>di</strong> pochi<br />

anni. <strong>Il</strong> nuovo esame, infatti, prevede un colloquio a carattere<br />

inter<strong>di</strong>sciplinare sulla base <strong>di</strong> un lavoro realizzato anche con<br />

l’ausilio delle moderne tecnologie informatiche. Al <strong>di</strong> là dei risultati<br />

conseguiti, riteniamo che il lavoro realizzato abbia comunque<br />

rappresentato un’utile esperienza per studenti e docenti,<br />

interessati, attraverso una collaborazione stretta e a volte<br />

faticosa, ad arricchirsi sul piano umano e culturale.<br />

<strong>Il</strong> punto <strong>di</strong> vista del “letterato” <br />

Perché leggere <strong>Primo</strong> <strong>Levi</strong><br />

Mi sembra importante, per varie e <strong>di</strong>verse ragioni, proporre ai<br />

giovani <strong>di</strong> oggi la lettura dell’opera <strong>di</strong> <strong>Primo</strong> <strong>Levi</strong>, uno dei massimi<br />

testimoni, dopo averla vissuta in prima persona, della trage<strong>di</strong>a<br />

della Shoah, il fatto storicamente più rilevante del secolo<br />

scorso.<br />

Una prima ragione, del tutto estrinseca, è l’istituzione, da parte<br />

del Parlamento italiano, della giornata della memoria, da celebrarsi<br />

ogni anno il 27 gennaio, a ricordo della tremenda lezione<br />

morale <strong>di</strong> Auschwitz, come lo stesso <strong>Levi</strong> ci ammonisce<br />

nei versi introduttivi alla sua opera più celebre, Se questo è un<br />

uomo.<br />

La lettura <strong>di</strong> <strong>Primo</strong> <strong>Levi</strong> è, in secondo luogo, <strong>di</strong> estrema importanza<br />

ai fini della formazione umana delle nuove generazioni.<br />

Infatti, le mostruosità del nazifascismo e dei lager non<br />

sono solo un ricordo del passato: si pensi allo scenario internazionale,<br />

ai massacri e alle deportazioni etniche della Bosnia,<br />

Voi che vivete sicuri<br />

Nelle vostre tiepide case<br />

Voi che trovate tornando a sera<br />

<strong>Il</strong> cibo caldo e visi amici:<br />

Considerate se questo è un uomo<br />

Che lavora nel fango<br />

Che non conosce pace<br />

Che lotta per mezzo pane<br />

Che muore per un sì o per un no.<br />

Considerate se questa è una donna,<br />

Senza capelli e senza nome<br />

Senza più forza <strong>di</strong> ricordare<br />

Vuoti gli occhi e freddo il ventre<br />

Come una rana d’inverno<br />

Me<strong>di</strong>tate che questo è stato:<br />

Vi comando queste parole.<br />

Scolpitele nel vostro cuore<br />

Stando in casa andando per via,<br />

Coricandovi alzandovi;<br />

Ripetetele ai vostri figli<br />

O vi si sfaccia la casa,<br />

La malattia vi impe<strong>di</strong>sca,<br />

I vostri nati torcano il viso da voi.<br />

17<br />

d<br />

D S<br />

al genoci<strong>di</strong>o dei Tutsi consumatosi in Ruanda, all’attentato alle<br />

Torri gemelle, all’eterno conflitto israelo-palestinese o alle<br />

guerre in Afghanistan ed Iraq.<br />

Ebbene, nelle prime pagine dell’opera sopra citata, <strong>Levi</strong> mette<br />

bene in guar<strong>di</strong>a il suo lettore contro ogni forma <strong>di</strong> intolleranza<br />

nei confronti del <strong>di</strong>verso, contro quel fenomeno <strong>di</strong> cui l’antisemitismo<br />

è solo un caso particolare: «A molti, in<strong>di</strong>vidui o<br />

popoli, può accadere <strong>di</strong> ritenere, più o meno consapevolmente,<br />

che “ogni straniero è nemico”. Per lo più questa convinzione<br />

giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta<br />

solo in atti saltuari e incar<strong>di</strong>nati, e non sta all’origine <strong>di</strong><br />

un <strong>sistema</strong> <strong>di</strong> pensiero. Ma quando questo avviene, quando il<br />

dogma inespresso <strong>di</strong>venta premessa maggiore <strong>di</strong> un sillogismo,<br />

allora, al termine della catena sta il Lager. Esso è il prodotto<br />

<strong>di</strong> una concezione del mondo portata alle sue conseguenze<br />

con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste,<br />

le conseguenze ci minacciano» 5 .<br />

C’è una terza ragione, questa volta <strong>di</strong> carattere culturale, per<br />

cui vale la pena accostarsi a <strong>Primo</strong> <strong>Levi</strong> attraverso una scelta<br />

opportuna e organica dei suoi testi più significativi. La cultura<br />

ebraica, come è noto, nella storia letteraria del nostro Paese<br />

rappresenta una parte certamente non secondaria: basti pensare<br />

all’opera <strong>di</strong> Giorgio Bassani, <strong>di</strong> Umberto Saba, <strong>di</strong> Natalia<br />

Ginzburg. E non solo, perché la cultura ebraica, accanto a<br />

quella cristiana e a quella greco-romana, costituisce un patrimonio<br />

inelu<strong>di</strong>bile nella storia della civiltà europea e occidentale<br />

della quale siamo parte, essa è un punto <strong>di</strong> riferimento della<br />

identità storica del nostro continente.<br />

<strong>Levi</strong>, paradossalmente definisce «provvide» le leggi razziali<br />

perché hanno contribuito a farlo maturare precocemente e a<br />

guidarlo nelle scelte fondamentali della vita, come ad esempio


d<br />

D S<br />

18 DIDATTICA delle SCIENZE | N. 229 | GENNAIO 2004<br />

quella <strong>di</strong> impegnarsi concretamente nella dura realtà della storia.<br />

Si veda a questo proposito il racconto Oro, quando <strong>Levi</strong> ricorda<br />

l’inizio della guerra <strong>di</strong> liberazione, mentre lui e altri suoi<br />

sei amici si trovavano temporaneamente a Milano per motivi<br />

<strong>di</strong> lavoro: «... e venne l’8 settembre,... il brutale risveglio: la<br />

comme<strong>di</strong>a era finita... dopo la lunga ubriacatura <strong>di</strong> parole,<br />

certi della giustezza della nostra scelta, estremamente insicuri<br />

dei nostri mezzi, con in cuore assai più <strong>di</strong>sperazione<br />

che speranza, e sullo sfondo <strong>di</strong> un paese <strong>di</strong>sfatto e <strong>di</strong>viso,<br />

siamo scesi in campo per misurarci. Ci separammo per seguire<br />

il nostro destino, ognuno in una valle <strong>di</strong>versa» (op.<br />

cit., pag. 134).<br />

Seguiranno poi la militanza partigiana, l’arresto, la drammatica<br />

esperienza legata alla deportazione nel lager <strong>di</strong> Auschwitz<br />

e il senso della precarietà della vita, come <strong>Levi</strong> ricorda, con<br />

un’immagine classica, nel racconto Cerio:<br />

«Mentre le bombe cominciavano a cadere, sdraiato sul fango<br />

congelato e sull’erba grama... me<strong>di</strong>tavo sulla stranezza del<br />

mio destino, dei nostri destini <strong>di</strong> foglie sul ramo, e dei destini<br />

umani in generale» (op. cit., pag. 148).<br />

Altro racconto molto interessante da esaminare è quello intitolato<br />

Ferro, perché offre la possibilità, da un lato, <strong>di</strong> conoscere<br />

aspetti meno noti <strong>di</strong> <strong>Levi</strong>, e, dall’altro sollecita ricerche<br />

e approfon<strong>di</strong>menti ulteriori in varie <strong>di</strong>rezioni, specie in ambito<br />

scientifico, storico e letterario.<br />

<strong>Il</strong> racconto, ambientato a Torino negli anni imme<strong>di</strong>atamente<br />

precedenti la Seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, quin<strong>di</strong> tra il 1938 e il<br />

1939, quando <strong>Levi</strong> era ancora uno studente universitario, con un<br />

riferimento conclusivo agli eventi legati alla Resistenza in Italia,<br />

è significativo già nel titolo stesso, chiaramente allusivo alla<br />

guerra ormai imminente, ma anche al carattere, che sembrava,<br />

appunto, fatto <strong>di</strong> ferro, dell’amico Sandro, i cui antenati, guarda<br />

caso, erano calderai e fabbri. <strong>Il</strong> titolo, infine, allude alle avventurose<br />

escursioni in montagna compiute dai due amici: quelle<br />

esperienze li hanno temprati e preparati a quell’avvenire <strong>di</strong> ferro<br />

che, allora, ancora ignari, li attendeva.<br />

E uno dei motivi più interessanti sviluppati dal racconto è proprio<br />

il rapporto <strong>di</strong> amicizia instauratosi tra <strong>Primo</strong> e Sandro, entrambi,<br />

all’epoca, studenti in chimica, un rapporto <strong>di</strong> complementarietà,<br />

tra <strong>di</strong>versi. Sandro, <strong>di</strong> umili origini – era figlio <strong>di</strong><br />

un muratore –, era un giovane taciturno, isolato, ma, nello<br />

stesso tempo, generoso, tenace e coraggioso. Aveva scelto <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>are chimica perché è un mestiere fatto <strong>di</strong> cose, in perfetta<br />

sintonia con la sua esuberante personalità, che si esauriva<br />

tutta nelle azioni. Le sue due gran<strong>di</strong> passioni erano lo sci e la<br />

roccia, e insieme a <strong>Primo</strong> è stato protagonista <strong>di</strong> estenuanti<br />

escursioni in montagna, con le quali amava misurarsi per conoscere<br />

i propri limiti. <strong>Primo</strong>, figlio <strong>di</strong> un ingegnere, in quegli<br />

anni, per effetto dell’emanazione delle leggi razziali, si sentiva<br />

un isolato, sentiva crescere attorno a sé un clima <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidenza<br />

e <strong>di</strong> sospetto. Ma l’amicizia con Sandro lo riconciliava con la<br />

terra e il cielo, perché in lui confluivano – <strong>di</strong>ce <strong>Levi</strong> – «... il<br />

mio bisogno <strong>di</strong> libertà, la pienezza delle forze, e la fame <strong>di</strong><br />

capire le cose che mi avevano spinto alla chimica».<br />

<strong>Levi</strong> ricorda con immensa gratitu<strong>di</strong>ne l’amico Sandro, che lo ha<br />

preparato ad un avvenire <strong>di</strong> ferro, ma, soprattutto, perché «gli<br />

ha fatto assaggiare la carne dell’orso, vale a <strong>di</strong>re, gli ha fatto<br />

provare il sapore <strong>di</strong> essere forti e liberi, liberi anche <strong>di</strong> sbagliare,<br />

e padroni del proprio destino...» Ancora a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong><br />

anni, <strong>Levi</strong> rimpiange <strong>di</strong> averne mangiata poca, «poiché <strong>di</strong> tutto<br />

quanto la vita mi ha dato <strong>di</strong> buono, nulla ha avuto, neppure<br />

alla lontana, il sapore <strong>di</strong> quella carne». Le estenuanti escursioni<br />

in montagna con Sandro, col senno <strong>di</strong> poi, solo apparentemente<br />

erano insensate: servirono a <strong>Primo</strong> più tar<strong>di</strong>, quando<br />

venne deportato in Germania, ma non all’amico, morto tragicamente<br />

nell’aprile del 1944 per mano <strong>di</strong> un giovane repubblichino.<br />

<strong>Il</strong> suo corpo, come monito al resto della popolazione, rimase<br />

a lungo insepolto. Per un richiamo alla morte <strong>di</strong> Sandro<br />

Delmastro, il cui corpo era rimasto abbandonato nel viale, può<br />

essere utile leggere la poesia <strong>di</strong> Salvatore Quasimodo Alle fronde<br />

dei salici, ove la guerra, con i suoi orrori, appare come una<br />

trage<strong>di</strong>a biblica, come lo stesso titolo vuole sottolineare.<br />

Accanto al tema dell’amicizia, il racconto sviluppa altre importanti<br />

riflessioni <strong>di</strong> <strong>Levi</strong> sulla scienza. All’inizio del suo sodalizio<br />

con Sandro all’università, <strong>Primo</strong> cerca <strong>di</strong> spiegare all’amico<br />

le ragioni per cui egli si era iscritto al corso <strong>di</strong> laurea<br />

in Chimica: «Incominciammo a stu<strong>di</strong>are fisica insieme, e<br />

Sandro fu stupito quando cercai <strong>di</strong> spiegargli alcune delle<br />

idee che a quel tempo confusamente coltivavo. Che la nobiltà<br />

dell’Uomo, acquisita in cento secoli <strong>di</strong> prove e <strong>di</strong> errori, era<br />

consistita nel farsi signore della materia, e che io mi ero<br />

iscritto a Chimica perché a questa nobiltà mi volevo mantenere<br />

fedele. Che vincere la materia è comprenderla, e comprendere<br />

la materia è necessario per comprendere l’universo<br />

e noi stessi: e che quin<strong>di</strong> il Sistema Perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Mendeleev,<br />

che proprio in quelle settimane imparavamo laboriosamente<br />

a <strong>di</strong>panare, era una poesia, più alta e più solenne <strong>di</strong><br />

tutte le poesie <strong>di</strong>gerite in liceo» (op. cit., pag. 43).<br />

La scienza, dunque, per <strong>Levi</strong>, nobilita l’uomo, lo eleva, ed ha in<br />

se stessa, nella sua bellezza e nella sua armonia, pur nella fatica<br />

della ricerca, la sua gratificazione.<br />

Non solo: la ricerca scientifica costituiva per <strong>Levi</strong> anche una<br />

sorta <strong>di</strong> scuola politica, l’antidoto naturale al regime, perché<br />

abitua al rigore ed è mossa dall’amore per la verità. Nel laboratorio<br />

<strong>di</strong> chimica, infatti, <strong>Levi</strong> vedeva «...il ponte, l’anello<br />

mancante, fra il mondo delle carte e il mondo delle cose...<br />

[...] E infine, e fondamentalmente: lui [Sandro], ragazzo<br />

onesto ed aperto, non sentiva il puzzo delle verità fasciste<br />

che ammorbava il cielo, non percepiva come un’ignominia<br />

che ad un uomo pensante venisse richiesto <strong>di</strong> credere senza<br />

pensare? Non provava ribrezzo per tutti i dogmi, per tutte le<br />

affermazioni non <strong>di</strong>mostrate, per tutti gli imperativi? Lo<br />

provava: ed allora, come poteva non sentire nel nostro stu<strong>di</strong>o<br />

una <strong>di</strong>gnità e una maestà nuove, come poteva ignorare che<br />

la chimica e la fisica <strong>di</strong> cui ci nutrivamo, oltre che alimenti<br />

<strong>di</strong> per sé vitali, erano l’antidoto al fascismo che lui ed io<br />

cercavamo, perché erano chiare e <strong>di</strong>stinte e ad ogni passo verificabili,<br />

e non tessuti <strong>di</strong> menzogne e <strong>di</strong> vanità, come la ra<strong>di</strong>o<br />

e i giornali?» (op. cit., pag. 44).<br />

Sandro non rimaneva in<strong>di</strong>fferente alle osservazioni dell’amico:<br />

tuttavia, per lui, giovane tutto <strong>di</strong> un pezzo, la vera Materia<br />

maestra, quella autentica, non era la polverina del laboratorio,<br />

ma la Urstoff senza tempo, la pietra e il ghiaccio delle montagne<br />

vicine.


GENNAIO 2004 | N. 229 | DIDATTICA delle SCIENZE<br />

Dunque, l’amicizia, la scienza, il ricordo dell’amico che sopravvive<br />

attraverso la scrittura: sono valori particolarmente<br />

cari a <strong>Levi</strong>, aspetti della sua personalità che il racconto in questione<br />

ci permette <strong>di</strong> capire e <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re.<br />

Sul tema della scienza in <strong>Levi</strong>, sempre rimanendo all’interno<br />

della raccolta qui considerata, potrebbe essere utile leggere il<br />

racconto Idrogeno, in cui l’autore afferma che nella chimica<br />

egli cercava una chiave per i sommi veri, oppure Zinco, una<br />

sorta <strong>di</strong> racconto <strong>di</strong> iniziazione alla scienza e... alla vita. Interessanti<br />

riflessioni sul mestiere del chimico si trovano rispettivamente<br />

nei racconti Potassio e Nichel. Nel racconto intitolato<br />

Uranio <strong>Levi</strong> sostiene che il laboratorio chimico è luogo da<br />

giovani... [esso] emana un fascino intenso, che è quello della<br />

giovinezza, dell’avvenire indeterminato e gravido <strong>di</strong> potenze, e<br />

cioè della libertà. In Argento, invece, il mestiere <strong>di</strong> chimico appare<br />

come un caso particolare del mestiere <strong>di</strong> vivere. Per un<br />

eventuale approfon<strong>di</strong>mento sul tema dell’amicizia, si può ricorrere<br />

alle pagine del libro più noto <strong>di</strong> <strong>Levi</strong>, Se questo è un<br />

uomo. Qui, tra i deportati, viene messa in evidenza in particolare<br />

la forte personalità <strong>di</strong> Alberto, l’amico con cui <strong>Primo</strong> aveva<br />

<strong>di</strong>viso tutto ciò che si poteva con<strong>di</strong>videre: le notti, la zuppa,<br />

il ricavato <strong>di</strong> ogni fortunata spe<strong>di</strong>zione. <strong>Levi</strong> lo chiama il suo<br />

in<strong>di</strong>visibile, tragicamente scomparso, purtroppo, durante la<br />

marcia <strong>di</strong> evacuazione dal campo all’inizio del ’45.<br />

<strong>Il</strong> punto <strong>di</strong> vista del “chimico” <br />

Tra le motivazioni che mi hanno spinto ad affrontare alcuni<br />

temi della chimica attraverso la lettura del libro <strong>di</strong><br />

<strong>Levi</strong> – non è possibile infatti sostituire il libro <strong>di</strong> testo<br />

ma solo affiancarlo – una mi sembra particolarmente rilevante:<br />

fornire allo studente uno strumento che, attraverso<br />

la lettura, gli consenta <strong>di</strong> fare «scoperte». Ho chiesto<br />

cioè <strong>di</strong> leggere un certo racconto, garantendo loro<br />

che avrebbero trovato degli argomenti attinenti il programma<br />

scolastico, ma senza in<strong>di</strong>cazioni troppo specifiche<br />

su che cosa avrebbero trovato. Agli studenti, questo<br />

modo <strong>di</strong> operare, è piaciuto molto; soprattutto quando<br />

l’argomento era delineato in classe, e come compito domestico,<br />

anche per gruppi, veniva assegnato il completamento<br />

dell’indagine, oppure la ricerca <strong>di</strong> qualche formula<br />

chimica accennata nel testo, oppure quale fosse<br />

l’interpretazione chimica <strong>di</strong> una certa affermazione. <strong>Il</strong><br />

confronto in classe, nella lezione successiva, pur contrassegnato<br />

da una ragionevole voglia <strong>di</strong> competizione,<br />

serviva soprattutto ad uno scambio <strong>di</strong> opinioni, e gli studenti<br />

si abituavano a confutare le proposte altrui ritenute<br />

errate, solo sulla base <strong>di</strong> argomentazioni <strong>di</strong> tipo logico,<br />

e/o <strong>di</strong> tipo chimico.<br />

Non si è trattato soltanto <strong>di</strong> «fare chimica» in modo non<br />

tra<strong>di</strong>zionale, al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> un testo specifico, ma anche<br />

<strong>di</strong> mostrare che la storia <strong>di</strong> <strong>Levi</strong> è la storia <strong>di</strong> qualcuno<br />

che crede nel proprio lavoro, che lo fa con passione,<br />

confrontandosi con la quoti<strong>di</strong>anità e tentando <strong>di</strong> riaffer-<br />

19<br />

d<br />

D S<br />

mare, in ogni situazione, il primato <strong>di</strong> Prometeo. In<br />

un’altra sua opera 7 ed in un altro contesto 8 , <strong>Levi</strong> <strong>di</strong>fende<br />

proprio la <strong>di</strong>gnità del lavoro, del lavoro ben fatto. La lettura<br />

<strong>di</strong>venta quin<strong>di</strong> anche una lezione <strong>di</strong> vita, e i lettori<br />

adolescenti, insieme alle nozioni <strong>di</strong> chimica filtrano ed<br />

analizzano brevi messaggi «provocatori» <strong>di</strong> cui <strong>Levi</strong> <strong>di</strong>ssemina<br />

ed infarcisce i racconti; qualche brevissimo cenno,<br />

ma ve ne sono moltissimi:<br />

«Capirò anche questo, capirò tutto...»<br />

«siamo chimici, cioè cacciatori»<br />

«la natura non è impermeabile all’intelligenza»<br />

«guardarsi dalle <strong>di</strong>fferenze, conoscerle, prevederne gli<br />

effetti. Non solo per il mestiere <strong>di</strong> chimico»<br />

«sbagliare non era più un infortunio... che ti abbassa<br />

il voto: sbagliare era un misurarsi,... che ti rende più<br />

valente e più adatto».<br />

I 21 racconti, de<strong>di</strong>cati ognuno ad un elemento chimico,<br />

ripercorrono, con una certa tolleranza, la cronologia delle<br />

sue vicende umane, dai primi approcci alla chimica,<br />

negli anni ’35 fino agli anni ’60. Ma tre <strong>di</strong> essi sono delle<br />

storie fantastiche, de<strong>di</strong>cate al piombo, al mercurio ed al<br />

carbonio. Proprio il racconto del carbonio, verrà utilizzato<br />

per uno degli esempi, perché come <strong>di</strong>ce lo stesso<br />

<strong>Levi</strong> «ogni elemento <strong>di</strong>ce qualcosa a qualcuno... il carbonio<br />

<strong>di</strong>ce tutto a tutti»... [...]...«Al carbonio, elemento<br />

della vita, era legato il mio primo sogno letterario...»<br />

(op. cit. pag. 230); ma la scelta <strong>di</strong> questo racconto non<br />

vuol essere un omaggio a <strong>Levi</strong>, semplicemente si presta<br />

a tutta una serie <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>menti (chimica, scienze<br />

della terra e biologia) culturali che illustrerò più avanti.<br />

Dal racconto Idrogeno<br />

<strong>Levi</strong> adolescente, scopre il laboratorio. «Avevamo se<strong>di</strong>ci<br />

anni... non avevamo dubbi: saremmo stati chimici,<br />

Enrico ed io... avremmo dragato il ventre del mistero...».<br />

Ed ecco che appena si presenta l’occasione – mettere<br />

piede nel laboratorio del fratello <strong>di</strong> Enrico, studente <strong>di</strong><br />

chimica – <strong>Levi</strong> fa le prime esperienze.<br />

«Dopo un’ora <strong>di</strong> lotta col vetro, eravamo stanchi ed<br />

umiliati... D’altronde, lavorare il vetro non è chimica:<br />

noi eravamo in laboratorio con un altro scopo... provocare<br />

con le nostre mani, almeno uno dei fenomeni<br />

che si trovavano descritti con tanta <strong>di</strong>sinvoltura sul<br />

nostro testo <strong>di</strong> Chimica».<br />

La scelta cade sull’ossidulo d’azoto: usato un tempo come<br />

blando anestetico e noto anche come «gas esilarante».<br />

«L’ossidulo d’azoto si prepara riscaldando cautamente<br />

il nitrato d’ammonio. Quest’ultimo, nel laboratorio, non<br />

esisteva: esistevano bensì ammoniaca ed acido nitrico. Li<br />

miscelammo, incapaci <strong>di</strong> fare calcoli preventivi, fino a


d<br />

D S<br />

20 DIDATTICA delle SCIENZE | N. 229 | GENNAIO 2004<br />

reazione neutra al tornasole, per il che la miscela si riscaldò<br />

fortemente ed emise abbondanti fumi bianchi;<br />

poi decidemmo <strong>di</strong> farlo bollire per eliminare l’acqua».<br />

Agli studenti si può chiedere <strong>di</strong> rielaborare in formule<br />

chimiche quanto descritto nel testo, partendo da ammoniaca<br />

ed acido nitrico, formule semplici, note anche a<br />

studenti <strong>di</strong> chimica del biennio. Ancora più interessante<br />

è la seconda parte del racconto perché riguarda un semplice<br />

esperimento che si presta molto bene per svolgere<br />

alcune interessanti considerazioni.<br />

«Presi acqua in un becher, vi sciolsi un pizzico <strong>di</strong> sale,<br />

capovolsi nel becher due barattoli <strong>di</strong> marmellata<br />

vuoti, trovai due fili <strong>di</strong> rame ricoperti <strong>di</strong> gomma, li legai<br />

ai poli della pila, e introdussi le estremità dei barattoli.<br />

Dai capi saliva una minuscola processione <strong>di</strong><br />

bollicine: guardando bene, anzi, si vedeva che dal catodo<br />

si liberava su per giù il doppio <strong>di</strong> gas che dall’anodo.<br />

Scrissi sulla lavagna l’equazione ben nota, e<br />

spiegai ad Enrico che stava proprio succedendo quello<br />

che stava scritto lì. Enrico non sembrava tanto convinto,<br />

ma era ormai buio, e noi mezzo assiderati; ci<br />

lavammo le mani, comperammo un po’ <strong>di</strong> castagnaccio<br />

e ce ne andammo a casa, lasciando che l’elettrolisi<br />

continuasse per proprio conto.<br />

<strong>Il</strong> giorno dopo trovammo ancora via libera. In dolce ossequio<br />

alla teoria, il barattolo del catodo era quasi pieno<br />

<strong>di</strong> gas, quello dell’anodo era pieno per metà: lo feci<br />

notare ad Enrico, dandomi più importanza che potevo,<br />

e cercando <strong>di</strong> fargli balenare il sospetto che, non <strong>di</strong>co<br />

l’elettrolisi, ma la sua applicazione come conferma alla<br />

legge delle proporzioni definite, fosse una mia invenzione,<br />

frutto <strong>di</strong> pazienti esperimenti condotti nel segreto<br />

della mia camera. Ma Enrico era <strong>di</strong> cattivo umore, e<br />

metteva tutto in dubbio. – Chi ti <strong>di</strong>ce poi che sia proprio<br />

idrogeno e ossigeno? – mi <strong>di</strong>sse con malgarbo. – E<br />

se ci fosse del cloro? Non ci hai messo del sale?<br />

L’obiezione mi giunse offensiva: come si permetteva<br />

Enrico <strong>di</strong> dubitare <strong>di</strong> una mia affermazione? Io ero il<br />

teorico, solo io: lui, benché titolare... del laboratorio,...<br />

avrebbe dovuto astenersi dalle critiche. – Ora vedremo,<br />

– <strong>di</strong>ssi: sollevai con cura il barattolo del catodo, e te-<br />

nendolo con la bocca in giù accesi un fiammifero e lo<br />

avvicinai. Ci fu una esplosione, piccola ma secca e<br />

rabbiosa, il barattolo andò in schegge e mi rimase in<br />

mano,..., come un simbolo sarcastico, l’anello <strong>di</strong> vetro<br />

del fondo. Era proprio idrogeno, dunque: lo stesso che<br />

brucia nel sole e nelle stelle e dalla cui condensazione<br />

si formano in eterno silenzio gli universi».<br />

L’esperimento è facilmente riproducibile in laboratorio,<br />

(evitando o mo<strong>di</strong>ficando la verifica finale), utile per un ripasso<br />

<strong>di</strong> termini semplici quali elettrolisi, catodo, catione<br />

etc., ma risulta soprattutto estremamente interessante<br />

per le <strong>di</strong>scussioni che si possono far sorgere, in seno alla<br />

classe, a commento delle affermazioni più sopra sottolineate:<br />

il problema del rapporto tra i volumi ed il dubbio<br />

che il sale possa partecipare o meno alla elettrolisi.<br />

Dal racconto Potassio<br />

«Trovai nello scantinato un bottiglione <strong>di</strong> benzene tecnico,<br />

al 95 per cento <strong>di</strong> purezza: meglio che niente, ma<br />

i manuali prescrivevano <strong>di</strong> rettificarlo e poi <strong>di</strong> sottoporlo<br />

ad una ultima <strong>di</strong>stillazione in presenza <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o,<br />

per liberarlo dalle ultime tracce <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà. Rettificare<br />

significa <strong>di</strong>stillare frazionatamente, scartando<br />

le frazioni che bollono più basso o più alto del prescritto<br />

e raccogliendo il “cuore” che dovrebbe bollire a<br />

temperatura costante».<br />

«Distillare è bello. Prima <strong>di</strong> tutto, perché è un mestiere<br />

lento, filosofico e silenzioso, che ti occupa ma ti lascia<br />

tempo <strong>di</strong> pensare ad altro, un po’ come l’andare in bicicletta.<br />

Poi, perché comporta una metamorfosi: da liquido<br />

a vapore, e da questo nuovamente a liquido; ma<br />

in questo doppio cammino all’in su ed all’in giù, si<br />

raggiunge la purezza, con<strong>di</strong>zione ambigua ed affascinante,<br />

che parte dalla chimica ed arriva molto lontano».<br />

«<strong>Il</strong> so<strong>di</strong>o è un metallo degenere: è anzi un metallo<br />

solo nel significato chimico della parola, non certo<br />

in quello del linguaggio quoti<strong>di</strong>ano. Non è né rigido né<br />

elastico, è anzi molle come la cera; non è lucente, o meglio,<br />

lo è solo se conservato con attenzioni maniache,<br />

poiché altrimenti reagisce in pochi istanti con l’aria<br />

ricoprendosi <strong>di</strong> una brutta cotenna ruvida: con anche<br />

maggiore rapi<strong>di</strong>tà reagisce con l’acqua, sulla quale<br />

galleggia danzando freneticamente e svolgendo idrogeno».<br />

«<strong>Il</strong> potassio è gemello del so<strong>di</strong>o, ma reagisce con<br />

l’aria e con l’acqua con anche maggior energia: è noto<br />

a tutti che a contatto con l’acqua non svolge solo idrogeno,<br />

ma anche si infiamma».<br />

Due sono gli spunti <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione più imme<strong>di</strong>ata che<br />

questo racconto può fornire: la <strong>di</strong>stillazione e i metalli<br />

alcalini. Ma nella parte finale del racconto a <strong>Levi</strong> esplode<br />

tra le mani un pallone <strong>di</strong> vetro «vuoto».<br />

«Presi il pallone ormai vuoto, lo posi sotto il rubinetto<br />

ed aprii l’acqua. Si udì un rapido tonfo, dal collo del<br />

pallone uscì una vampa...».


GENNAIO 2004 | N. 229 | DIDATTICA delle SCIENZE<br />

Traccia per una presentazione multi<strong>di</strong>sciplinare scheda<br />

<strong>Levi</strong> scrive <strong>Il</strong> <strong>sistema</strong> <strong>perio<strong>di</strong>co</strong> (intenzione comunicativa<br />

nel racconto Carbonio), prendendo come spunto l’importanza<br />

che la tabella <strong>di</strong> Mendeleev è argomento centrale e<br />

portante della CHIMICA. L’autore si qualifica e si presenta<br />

come un chimico (organico) cioè come chi si confronta<br />

con la MATERIA e che pienamente ne <strong>di</strong>venta un professionista<br />

(rapporto con la PROFESSIONE). Ma chi si occupa<br />

<strong>di</strong> argomenti scientifici in modo non superficiale non<br />

può non confrontarsi con la SCIENZA così come non può<br />

ignorare i rapporti tra SCIENZA e SOCIETÀ.<br />

L’autore pur essendo <strong>di</strong> carattere schivo e riservato, pur<br />

parlando malvolentieri <strong>di</strong> sé “uomo”, ne dà comunque<br />

qualche breve cenno in relazione al valore dell’AMICIZIA<br />

ed affronta in modo ancora più conciso, <strong>di</strong>screto, quasi <strong>di</strong><br />

sfuggita, il proprio rapporto con le DONNE.<br />

<strong>Levi</strong> vuole essere un testimone della sua vicenda personale;<br />

tutta la sua vita ha ruotato intorno all’essere EBREO<br />

e, da questa con<strong>di</strong>zione che dovrebbe riguardare unicamente<br />

le credenze religiose della persona, <strong>di</strong>scendono<br />

poi il confronto con il Fascismo e l’esperienza del LAGER.<br />

Tutto quanto precede era più o meno nelle intenzioni dell’Autore,<br />

ma da un’analisi attenta, emerge qualcosa a cui<br />

<strong>Levi</strong> non mirava; l’Autore si rivela uno scrittore, anzi uno<br />

SCRITTORE COLTO che ha letto molto e che nella scrittura<br />

ricorre frequentemente a metafore e citazioni.<br />

<strong>Il</strong> collega, che volesse utilizzare questa traccia durante la<br />

presentazione dell’attività agli studenti, tenga conto <strong>di</strong><br />

qualche considerazione aggiuntiva.<br />

I temi principali, evidenziati in maiuscolo, sono molto evidenti<br />

anche alla prima lettura, anzi sono ripresi più volte,<br />

all’interno dei vari racconti.<br />

Agli studenti, <strong>di</strong>visi in gruppetti, si possono fare due <strong>di</strong>stinte<br />

proposte <strong>di</strong> lavoro:<br />

1. si possono assegnare alcuni racconti, e attraverso la<br />

lettura si può richiedere loro <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i temi assegnati<br />

all’interno dei singoli racconti;<br />

2. gli studenti possono invece scegliere un certo tema, e<br />

poi durante la lettura, estraggono le informazioni specifiche<br />

per lo sviluppo del lavoro.<br />

Nel primo caso, completata la lettura, ogni gruppo comunicherà<br />

agli altri le scoperte fatte e poi si potrà passare alla<br />

scelta dei temi da assegnare ai singoli gruppi. Nel secondo<br />

caso, ogni gruppo, avendo già espresso la preferenza<br />

<strong>di</strong> lavorare su un certo tema, selezionerà a proprio<br />

uso i contenuti interessanti.<br />

Se fossero necessari approfon<strong>di</strong>menti o confronti ulteriori,<br />

si tenga conto che in molti altri libri <strong>di</strong> <strong>Levi</strong> 9 , tali temi<br />

vengono affrontati e sviscerati.<br />

21<br />

Accenno solo brevemente a pochi altri racconti nei quali<br />

sono rintracciabili ulteriori spunti <strong>di</strong> lavoro, in riferimento<br />

alle chiavi <strong>di</strong> lettura più sopra evidenziate.<br />

Sulla chimica<br />

Per <strong>Primo</strong> <strong>Levi</strong> la chimica è un argomento importante già<br />

dall’adolescenza. <strong>Il</strong>luminante, a questo proposito, è lo<br />

scambio <strong>di</strong> battute riportate da Camon a pag. 69.<br />

“Che cosa le interessa, nella chimica?”<br />

“Mi interessa il contatto con la materia, capire il mondo<br />

che è intorno a me… io ho scelto <strong>di</strong> interessarmi <strong>di</strong> chimica<br />

che ero un bambino… mi appassionava il parallelismo<br />

tra la formula scritta sulla carta e quello che avviene<br />

nella provetta … la chimica mi sembrava la chiave principale<br />

per aprire i segreti del cielo e della terra”.<br />

Sul concetto <strong>di</strong> scienza<br />

Nel racconto Ferro la ricerca scientifica, per <strong>Levi</strong> come<br />

per l’amico Sandro, appare come il più efficace antidoto<br />

contro il regime fascista che chiedeva all’uomo <strong>di</strong> credere<br />

senza pensare, secondo uno dei più <strong>di</strong>ffusi slogan dell’epoca:<br />

“credere, obbe<strong>di</strong>re, combattere.” <strong>Levi</strong> ritrova nello<br />

stu<strong>di</strong>o della chimica e della fisica “perché erano chiare<br />

e <strong>di</strong>stinte e ad ogni passo verificabili” una maestà e una<br />

<strong>di</strong>gnità nuove, una sorta <strong>di</strong> “scuola politica”.<br />

Sul concetto <strong>di</strong> materia<br />

<strong>Levi</strong> evidenzia il concetto che egli ha <strong>di</strong> materia nel racconto<br />

Ferro. “In un modo o nell’altro, qui il rapporto con la<br />

Materia cambiava, <strong>di</strong>ventava <strong>di</strong>alettico: era una scherma,<br />

una partita a due. Due avversari <strong>di</strong>suguali: da una parte,<br />

ad interrogare, il chimico implume, inerte, con a fianco il<br />

testo dell’Autenrieth come solo alleato; dall’altra, a rispondere<br />

per enigmi, la Materia con la sua passività sorniona,<br />

vecchia come il Tutto e portentosamente ricca d’inganni,<br />

solenne e sottile come la Sfinge.”<br />

Mater e Materia hanno una stessa origine, ad in<strong>di</strong>care<br />

che dalla materia siamo nati, ma la materia non è sempre<br />

una madre amorosa: spesso è ostile perché si oppone all’uomo<br />

che si sforza <strong>di</strong> comprenderla e <strong>di</strong> dominarla.<br />

<strong>Levi</strong> percepisce sottilmente il fascino delle <strong>di</strong>fficoltà da<br />

superare, e la materia anche se dura e ostile, può nascondere<br />

anche una grande poesia insieme al fascino<br />

della scoperta. La descrive come una maestra o come<br />

una scuola politica; spiega che comprenderla è fondamentale<br />

per comprendere l’universo e se stessi. L’ultimo<br />

racconto in cui <strong>Levi</strong> parla della sua “amata” materia è il<br />

Cromo.<br />

d<br />

D S


d<br />

D S<br />

22 DIDATTICA delle SCIENZE | N. 229 | GENNAIO 2004<br />

«L’Assistente... non <strong>di</strong>sse nulla... mi fece notare che un<br />

pallone vuoto non s’incen<strong>di</strong>a...».<br />

«Io pensavo ad un’altra morale, più terrena e concreta,...<br />

che occorre <strong>di</strong>ffidare del quasi-uguale (il so<strong>di</strong>o è<br />

quasi uguale al potassio: ma col so<strong>di</strong>o non sarebbe<br />

successo nulla)»... «Le <strong>di</strong>fferenze possono essere piccole<br />

ma portare a conseguenze ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>verse...».<br />

La vicenda narrata, del so<strong>di</strong>o e del potassio praticamente<br />

gemelli, ma che gemelli non sono, è utile anche per<br />

una riflessione più generale sull’atteggiamento scientifico,<br />

sulla scienza, sul metodo sperimentale.<br />

Dal racconto Cromo<br />

A <strong>Levi</strong>, nel suo primo lavoro stabile dopo la prigionia,<br />

viene sottoposto un problema «mezzo chimico e mezzo<br />

poliziesco». Un lotto <strong>di</strong> vernice ha subito un processo<br />

detto <strong>di</strong> impolmonimento e la <strong>di</strong>tta non sa cosa fare. E<br />

lui, che vuol dominare la materia, ci si butta a capofitto,<br />

venendone brillantemente a capo.<br />

«... La storia <strong>di</strong> quanto era avvenuto incominciava a<br />

delinearsi: per qualche motivo, un qualche analista<br />

era stato tra<strong>di</strong>to da un metodo <strong>di</strong>fettoso, o da un reattivo<br />

impuro, o da un’abitu<strong>di</strong>ne scorretta; aveva incolonnato<br />

con <strong>di</strong>ligenza quei risultati così palesemente<br />

scorretti, ma formalmente irreprensibili; aveva puntigliosamente<br />

firmato ogni analisi, e la sua firma, ingrossandosi<br />

come una valanga, era stata consolidata<br />

da quella del capo laboratorio, del <strong>di</strong>rettore tecnico e<br />

del <strong>di</strong>rettore generale».<br />

«Me lo raffiguravo, il tapino, [...] certamente frustrato,<br />

perché l’analista è mestiere <strong>di</strong> giovani; arroccato in<br />

laboratorio nella fortezza della sua minuscola sapienza,<br />

poiché l’analista è per definizione infallibile; deriso<br />

e malvisto fuori del laboratorio proprio per le sue<br />

virtù, <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>ano incorruttibile, <strong>di</strong> piccolo Minosse<br />

pignolo e senza fantasia, <strong>di</strong> bastone fra le ruote della<br />

produzione. A giu<strong>di</strong>care dalla scrittura anonima e<br />

forbita, il suo mestiere lo doveva aver logorato ed insieme<br />

condotto ad una rozza perfezione, come un ciottolo<br />

<strong>di</strong> torrente voltolato fino alla foce...».<br />

«...In un archivio polveroso trovai la raccolta delle<br />

PDC (Prescrizioni Di Collaudo n.d.a.) in <strong>di</strong>suso, ed ecco,<br />

l’e<strong>di</strong>zione precedente della scheda del cromato portava<br />

l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> aggiungere «2 o 3» gocce, e non<br />

«23»: la «o» fondamentale era mezza cancellata, e nella<br />

trascrizione successiva era andata perduta. Gli<br />

eventi si concatenavano bene: la revisione della scheda<br />

aveva comportato un errore <strong>di</strong> trascrizione, e l’errore<br />

aveva falsato tutte le analisi successive, appiattendo<br />

i risultati su <strong>di</strong> un valore fittizio dovuto all’enorme<br />

eccesso <strong>di</strong> reattivo, e provocando così l’accettazione<br />

<strong>di</strong> lotti <strong>di</strong> pigmento che avrebbero dovuto essere<br />

scartati; questi, essendo troppo basici, avevano scatenato<br />

l’impolmonimento.<br />

Ma guai a chi cede alla tentazione <strong>di</strong> scambiare una ipotesi<br />

elegante con una certezza. Mi impadronii del magazziniere<br />

sonnacchioso, pretesi da lui i controcampioni<br />

<strong>di</strong> tutte le partite <strong>di</strong> cromato dal gennaio ’44 in<br />

avanti, e mi asserragliai <strong>di</strong>etro al bancone per tre giorni,<br />

per analizzarli secondo il metodo sbagliato e quello<br />

corretto. A mano a mano che i risultati si incolonnavano<br />

sul registro, la noia del lavoro ripetitivo si andava<br />

trasformando nell’allegria nervosa <strong>di</strong> quando da bambini<br />

si gioca a rimpiattino, e si scorge l’avversario goffamente<br />

acquattato <strong>di</strong>etro alla siepe. Col metodo sbagliato,<br />

si trovava costantemente il fati<strong>di</strong>co 29,5 per cento;<br />

col metodo giusto, i risultati erano ampiamente <strong>di</strong>spersi,<br />

ed un buon quarto, essendo inferiore al minimo<br />

prescritto, corrispondeva a lotti che avrebbero dovuto<br />

essere respinti. La <strong>di</strong>agnosi era confermata e la patogenesi<br />

scoperta: si trattava adesso <strong>di</strong> definire la terapia.<br />

Questa fu trovata abbastanza presto, attingendo alla<br />

buona chimica inorganica, lontana isola cartesiana,<br />

para<strong>di</strong>so perduto per noi pasticcioni organisti e macromolecolisti:<br />

occorreva neutralizzare in qualche modo,<br />

entro il corpo malato <strong>di</strong> quella vernice l’eccesso <strong>di</strong> basicità<br />

dovuto all’ossido <strong>di</strong> piombo libero...».<br />

«...il cloruro venne ufficialmente introdotto come preventivo<br />

anti-impolmonimento nella formulazione <strong>di</strong><br />

quella vernice. Poi io <strong>di</strong>e<strong>di</strong> le <strong>di</strong>missioni, passarono i<br />

decenni, finì il dopoguerra, i deleteri cromati troppo<br />

basici sparirono dal mercato, e la mia relazione fece<br />

la fine <strong>di</strong> ogni carne: ma le formulazioni sono sacre<br />

come le preghiere, i decreti-legge e le lingue morte, e<br />

non un iota in esse può venire mutato. Perciò, il mio<br />

Cloruro Demonio (cloruro <strong>di</strong> ammonio), gemello <strong>di</strong> un<br />

amore felice e <strong>di</strong> un libro liberatore, ormai in tutto<br />

inutile e probabilmente un po’ nocivo, in riva a quel<br />

lago viene tuttora religiosamente macinato nell’antiruggine<br />

ai cromati, e nessuno sa più perché».<br />

Dal racconto Carbonio<br />

Un racconto fantastico, in tutti i sensi, ma verosimile, de<strong>di</strong>cato<br />

all’avventura <strong>di</strong> un atomo <strong>di</strong> carbonio impegnato,<br />

inconsapevolmente, a navigare in tutti gli ambienti terrestri,<br />

ora in forma inorganica, ora organica. <strong>Il</strong> racconto è<br />

molto bello, e sembra un «canovaccio» che affidato alla


GENNAIO 2004 | N. 229 | DIDATTICA delle SCIENZE<br />

fantasia degli studenti, può essere rappresentato in forma<br />

<strong>di</strong> documento arricchito con immagini; oppure può rappresentare<br />

esso stesso il soggetto <strong>di</strong> un altro ipertesto. Riporto<br />

del racconto, in forma sintetica, solo le parti più interessanti<br />

per i nostri scopi, quelle che consentono la ricerca<br />

<strong>di</strong> formule e/o reazioni chimiche, o la ricerca <strong>di</strong> relazioni<br />

biogeochimiche più articolate o complesse.<br />

Un atomo <strong>di</strong> carbonio... giace da centinaia <strong>di</strong> milioni d’anni<br />

legato a tre atomi d’ossigeno... e ad uno <strong>di</strong> calcio..., sotto<br />

forma <strong>di</strong> roccia calcarea...; qui è costretto a subire variazioni<br />

<strong>di</strong> temperatura e una monotona prigionia.<br />

... fino a che un colpo <strong>di</strong> piccone lo avvia verso il forno<br />

a calce. Con il calore si separa dal calcio e con l’atomo<br />

d’ossigeno sotto forma <strong>di</strong> CO2 prende il volo ed inizia un<br />

viaggio nell’aria... Ora si scioglie nell’acqua del mare per<br />

tre volte, una in un torrente e nuovamente viene espulso...<br />

Nel 1848 giunge lungo un filare <strong>di</strong> viti e penetra in<br />

una foglia, inchiodato da un raggio <strong>di</strong> sole.<br />

«Collidendo con altre innumerevoli (ma qui inutili)<br />

molecole d’azoto e ossigeno, aderisce ad una grossa e<br />

complicata molecola che lo attiva e simultaneamente riceve<br />

il decisivo messaggio dal cielo, sotto la forma folgorante<br />

<strong>di</strong> un pacchetto <strong>di</strong> luce solare:... in un istante<br />

viene separato dal suo ossigeno, combinato con idrogeno...<br />

ed infine inserito in una catena, lunga o breve non<br />

importa, ma è la catena della vita» (op. cit. pag. 232).<br />

Ecco, chiedere allo studente <strong>di</strong> passare dal linguaggio<br />

poetico usato da <strong>Levi</strong> ad una formulazione della fotosintesi<br />

clorofilliana, anche questo è fare chimica.<br />

«Ora il nostro atomo... imparentato con cinque compagni<br />

identici a lui... in una struttura esagonale ad<br />

anello, vive nella linfa della vite. È entrato a far parte<br />

<strong>di</strong> una molecola <strong>di</strong> glucosio... un destino me<strong>di</strong>ano che<br />

lo prepara ad una responsabilità più alta: quella <strong>di</strong><br />

entrare a far parte <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio proteico».<br />

Viaggia... per il picciolo e per il tralcio fino al tronco e <strong>di</strong><br />

qui fino ad un grappolo quasi maturo.<br />

Giunge poi al vino senza mutare natura... viene bevuto,<br />

rimane nel fegato del bevitore per più <strong>di</strong> una settimana<br />

come riserva energetica. Ri<strong>di</strong>venne glucosio nel sangue<br />

del bevitore dopo uno sforzo subìto inseguendo un cavallo<br />

la domenica successiva. In pochi istanti arriva ad<br />

una fibrilla muscolare <strong>di</strong> una coscia. Spaccato in due<br />

molecole d’acido lattico, pochi minuti dopo, l’ansito dei<br />

polmoni procura l’ossigeno per ossidarlo.<br />

«Così una nuova molecola d’anidride carbonica ritornò<br />

nell’atmosfera».<br />

Respirazione cellulare. Una parcella dell’energia che il<br />

sole aveva ceduto passa da energia chimica ad energia<br />

meccanica e si adagia nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> calore riscaldando<br />

l’aria.<br />

L’anidride carbonica viene trasportata <strong>di</strong> nuovo nell’aria<br />

23<br />

d<br />

D S<br />

e giunge in Libano. Ripassa per gli sta<strong>di</strong> già descritti e<br />

rientra in una molecola <strong>di</strong> glucosio che appartiene ad<br />

una catena <strong>di</strong> cellulosa. L’atomo è ora intrappolato in un<br />

tronco <strong>di</strong> cedro... Un tarlo scava la sua galleria, mangia<br />

così la cellulosa che contiene l’atomo, si rintana e a primavera<br />

subisce la metamorfosi e <strong>di</strong>venta una brutta e<br />

grigia farfalla. L’atomo si trova ora in uno dei suoi occhi.<br />

L’insetto viene fecondato, si riproduce e poi muore.<br />

Adesso giace nel sottobosco, si svuota ma la sua corazza<br />

<strong>di</strong> chitina resiste fino a che non viene <strong>di</strong>sintegrata dai<br />

microrganismi dell’humus...<br />

L’ex bevitore, l’ex cedro, l’ex tarlo (l’atomo <strong>di</strong> carbonio)<br />

ha nuovamente preso il volo come anidride carbonica.<br />

Vola per tre volte intorno al mondo fino al 1960.<br />

«Ogni duecento anni, ogni atomo <strong>di</strong> carbonio che non<br />

sia congelato in materiali stabili,... entra e rientra nel<br />

ciclo della vita, attraverso la porta stretta della fotosintesi»<br />

(op. cit. pag. 236).<br />

Ciclo del Carbonio. <strong>Il</strong> nostro protagonista si trova coinvolto,<br />

ancora una volta, nella fotosintesi clorofilliana, finisce<br />

in un filo d’erba che viene mangiato da una mucca.<br />

<strong>Il</strong> nostro amico, si trova ora in un bicchiere <strong>di</strong> latte,<br />

nascosto in un composto più complesso, il lattosio. È<br />

poi ingoiato, la catena si frantuma e i pezzi accettati o<br />

respinti. Uno <strong>di</strong> questi pezzi entra nell’intestino, attraverso<br />

il sangue arriva ad una cellula nervosa; questa fa<br />

parte del cervello <strong>di</strong> <strong>Primo</strong> <strong>Levi</strong>. La cellula in questione<br />

è addetta al suo scrivere e fa sì che la sua mano possa<br />

imprimere sulla carta ciò che Egli ci vuole raccontare e<br />

conclude imprimendo un punto alla fine della storia,<br />

quello che chiude <strong>Il</strong> Sistema Perio<strong>di</strong>co.<br />

<br />

Franco Giuppi<br />

Antonino Zarbo<br />

docenti <strong>di</strong> Lettere e <strong>di</strong> Scienze<br />

I.T.P.A.C.L.E. «E. Montale» - Tradate<br />

1. <strong>Primo</strong> <strong>Levi</strong>, <strong>Il</strong> <strong>sistema</strong> Perio<strong>di</strong>co, Einau<strong>di</strong>, 1994, racconto<br />

«Carbonio», p. 229.<br />

2. Fer<strong>di</strong>nando Camon, Conversazione con <strong>Primo</strong> <strong>Levi</strong>, Guanda,<br />

Milano, 1997, p. 64.<br />

3. Alla scrittura <strong>Levi</strong> de<strong>di</strong>ca tre racconti in P. <strong>Levi</strong>, L’altrui mestiere,<br />

Einau<strong>di</strong>, Torino 1985.<br />

4. <strong>Il</strong> lavoro curricolare è stato svolto evidentemente con l’intera<br />

classe; alla proposta <strong>di</strong> realizzare un ipertesto in ore pomeri<strong>di</strong>ane<br />

ha aderito liberamente un gruppo numeroso <strong>di</strong> studenti.<br />

5. <strong>Primo</strong> <strong>Levi</strong>, Se questo è un uomo, prefazione.<br />

6. <strong>Primo</strong> <strong>Levi</strong>, La chiave a stella, Einau<strong>di</strong>, Torino 1978.<br />

7. Intervista concessa da P. <strong>Levi</strong> a Philip Roth.<br />

8. Oltre ai famosissimi Se questo è un uomo, La tregua, si vedano<br />

Vizio <strong>di</strong> forma, La chiave a stella, Se non ora, quando?, L’altrui<br />

mestiere, I sommersi e i salvati.<br />

I colleghi interessati possono richiederci altro materiale<br />

e/o la versione eseguibile dell’ipertesto realizzato.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!