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Scarica Vita civile e politica a Verona durante la Grande Guerra

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Introduzione<br />

Che <strong>la</strong> città di <strong>Verona</strong> rappresenti un luogo di indiscusso interesse dal punto di vista<br />

storico, lo dimostra <strong>la</strong> vastissima bibliografia raccolta e conservata nell’apposita sezione<br />

Veronensia del<strong>la</strong> centralissima Biblioteca Civica di via Cappello. Libri, documenti,<br />

microfilm e illustrazioni testimoniano il febbrile <strong>la</strong>voro di molti fra storici e autori<br />

appassionati che hanno contribuito a restituire al<strong>la</strong> città <strong>la</strong> sua memoria, perché <strong>la</strong> città<br />

stessa possa esprimere continuamente il suo “bisogno di memoria”. Sempre vivi e<br />

“gettonati” tra gli argomenti di studio nelle scuole cittadine di ogni ordine e grado, sono<br />

gli aspetti connessi al<strong>la</strong> <strong>Verona</strong> romana, medioevale e veneziana, che rappresentano<br />

sovente i c<strong>la</strong>ssici temi di approfondimento e ricerca. Qualora invece il desiderio di<br />

indirizzare le indagini storiografiche fosse circoscritto alle vicende del recente secolo<br />

trascorso, si rendono necessarie alcune premesse. In generale, al<strong>la</strong> “domanda” di storia<br />

contemporanea locale, <strong>Verona</strong> non si fa cogliere impreparata, come dimostra il corpus<br />

bibliografico consultabile. Certamente, <strong>la</strong> conseguenza di tale abbondanza può essere<br />

messa in re<strong>la</strong>zione con l’impatto che ebbero gli eventi di ampio risalto politico e<br />

istituzionale e che videro protagonista proprio <strong>la</strong> città scaligera <strong>durante</strong> <strong>la</strong> seconda<br />

guerra mondiale.<br />

È sufficiente ricordare il “Processo di <strong>Verona</strong>”, <strong>la</strong> fuci<strong>la</strong>zione di Galeazzo Ciano e <strong>la</strong><br />

vicinanza nevralgica del<strong>la</strong> città con <strong>la</strong> Repubblica Sociale. Tuttavia, a fronte<br />

dell’abbondante materiale bibliografico dedicato al<strong>la</strong> storia contemporanea, occorre<br />

constatare l’assenza di una vera e propria Storia di <strong>Verona</strong> nel periodo coincidente con<br />

<strong>la</strong> prima guerra mondiale, evento consegnato al<strong>la</strong> memoria nazionale assieme<br />

all’ingombrante fardello dell’aggettivo che da sempre lo precede, quel “grande” che<br />

incute riverenza, rispetto e curiosità, quel “grande” che nel rive<strong>la</strong>re molto nasconde<br />

forse altrettanto, quel “grande” che suscita ancora oggi il necessario bisogno di memoria<br />

e di ricordo, al<strong>la</strong> stregua di una necessità sociale.<br />

Il tragico “spartiacque” del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, ha rappresentato e ancora oggi<br />

rappresenta un terreno di indagine e confronto storiografico sui grandi temi di carattere<br />

nazionale ed internazionale rispetto ai quali ogni realtà locale si pose nel<strong>la</strong> sua unicità e<br />

ne fu espressione partico<strong>la</strong>re e singo<strong>la</strong>re, per il frutto di condizioni geografiche,<br />

politiche, economiche e culturali. Senza perdere di vista gli eventi significativi che a<br />

livello nazionale rive<strong>la</strong>rono i “grandi atteggiamenti” dell’intero paese, il presente <strong>la</strong>voro<br />

si propone di raccontare <strong>la</strong> città di <strong>Verona</strong> <strong>durante</strong> gli anni del<strong>la</strong> prima guerra mondiale<br />

attraverso l’analisi e <strong>la</strong> comparazione delle fonti e dei documenti di archivio, dei<br />

3


quotidiani, degli atti amministrativi che hanno caratterizzato il vissuto locale di quegli<br />

anni. Parimenti, mira a costituire una primo tentativo di scrivere una Storia <strong>civile</strong> e<br />

<strong>politica</strong> del<strong>la</strong> città tra il 1914 e il 1918.<br />

Una considerazione doverosa suggerisce naturalmente che per quanto in profondità<br />

si possano spingere le indagini, il periodo del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong> è destinato a<br />

rappresentare anche nel<strong>la</strong> storia locale una deriva senza precedenti che sconvolse <strong>la</strong><br />

<strong>politica</strong>, l’economia, lo Stato, <strong>la</strong> vita individuale. Un’osservazione certamente meno<br />

enfatica ma altrettanto obbligatoria, identifica fra gli obiettivi di ogni ricostruzione<br />

storica il tentativo di costituire un punto di riferimento aggiornato a beneficio di<br />

ulteriori ricerche future. Ciò premesso occorre constatare che <strong>la</strong> storia di <strong>Verona</strong> <strong>durante</strong><br />

questo periodo non ha mai beneficiato di un compendio esaustivo e di alto profilo che<br />

potesse rappresentare un caposaldo dal punto di vista storiografico.<br />

È sufficiente effettuare una verifica sul catalogo on line dell’Archivio Bibliografico<br />

Veronese per rendersene conto. Tutto ciò, lungi dall’aver rappresentato so<strong>la</strong>mente un<br />

limite oggettivo, ha contribuito a riportare al<strong>la</strong> luce un interessante terreno di indagine<br />

in buona parte ancora da esplorare. La scelta di concentrare l’attenzione sugli aspetti<br />

del<strong>la</strong> vita <strong>civile</strong> e <strong>politica</strong> di <strong>Verona</strong>, non può naturalmente esimersi dal ricordare il<br />

grande tributo di vite umane pagato dal<strong>la</strong> città, per i numerosissimi concittadini vittime<br />

del<strong>la</strong> guerra. I monumenti ai caduti di <strong>Verona</strong>, luoghi del<strong>la</strong> memoria, sono li a<br />

testimoniarlo. Come argomenta lo scrittore veronese Giorgio Trevisan nel suo recente<br />

libro Memorie del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, anche a <strong>Verona</strong> e nel<strong>la</strong> sua provincia, appena fu<br />

annunciata <strong>la</strong> vittoria il 4 novembre 1918, partì una concitata gara al monumento 1 .<br />

Nel<strong>la</strong> retorica delle indelebili epigrafi sono ricordate le gesta, le imprese, gli atti di<br />

eroismo e in molti casi anche i nomi dei soldati combattenti veronesi caduti nel corso<br />

del primo grande conflitto mondiale.<br />

1 Trevisan G., Memorie del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong> – I monumenti ai Caduti di <strong>Verona</strong> e provincia, Cierre,<br />

<strong>Verona</strong> 2005, p. 17.<br />

4


Per quanto le necessità del<strong>la</strong> storia impongano l’abbandono del<strong>la</strong> retorica, non si può<br />

dimenticare che il periodo coincidente con <strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong> trasformò radicalmente <strong>la</strong><br />

vita <strong>civile</strong>, suscitò accesi dibattiti, divise gli animi e <strong>la</strong> <strong>politica</strong> anche di questa città di<br />

retrovia diventata un caso unico in Italia, per quel<strong>la</strong> sorta di intesa tra i socialisti<br />

cittadini e le posizioni del Governo nazionale 2 . Purtroppo, non sono pochi i documenti<br />

rinvenuti che a causa del deterioramento e del<strong>la</strong> scarsa leggibilità hanno dovuto essere<br />

scartati nel corso del<strong>la</strong> ricostruzione. Inoltre, come è facilmente verificabile attraverso <strong>la</strong><br />

pagina web ufficiale dell’Archivio Comunale di <strong>Verona</strong>, diverso materiale è andato<br />

perduto 3 . Tutto ciò ha contribuito nel corso del<strong>la</strong> trattazione a spostare progressivamente<br />

l’obiettivo, perseguito attraverso <strong>la</strong> consultazione di quelle fonti risultate maggiormente<br />

leggibili ed interpretabili.<br />

Non sempre necessariamente testimoni di grandi eventi, queste “pagine minori”<br />

del<strong>la</strong> storia cittadina, aiutano a restituire in parte le idee, le convinzioni, il clima<br />

culturale e <strong>la</strong> vivacità de dibattito politico di una città ricordata sovente per <strong>la</strong> sua storia<br />

antica e forse troppo poco per quel<strong>la</strong> contemporanea. Un’analisi delle fonti utilizzate<br />

può mettere maggiormente a fuoco quanto espresso fino ad ora.<br />

Conservate presso l’Archivio di Stato di <strong>Verona</strong>, le buste del Fondo Prefettura<br />

contengono documenti re<strong>la</strong>tivi agli anni del<strong>la</strong> guerra inerenti a diversi aspetti di<br />

interesse locale e provinciale. Vi sono custodite numerose lettere che attestano <strong>la</strong><br />

corrispondenza tra le autorità militari e <strong>la</strong> Prefettura, in modo partico<strong>la</strong>re sulle misure<br />

che dovevano rego<strong>la</strong>re <strong>la</strong> vita <strong>civile</strong> in tempo di guerra: gli orari del coprifuoco, le<br />

prescrizioni in caso di attacco aereo, oltre ad alcune re<strong>la</strong>zioni su episodi del<strong>la</strong> vita<br />

cittadina, alcune delle quali qui riprodotte. Vi sono inoltre i fascicoli attestanti i risultati<br />

del<strong>la</strong> commissione per <strong>la</strong> difesa antiaerea nelle scuole e negli edifici, e numerose lettere<br />

comprovanti <strong>la</strong> nascita dei comitati di assistenza ai civili e alle vittime di guerra, sia in<br />

ambito cittadino che provinciale.<br />

Buona parte del fondo riguarda l’operato del<strong>la</strong> censura, che per l’abbondanza di<br />

materiale conservato, potrebbe costituire da solo un argomento suscettibile di ulteriori<br />

approfondimenti e ricerche. Completano il quadro le circo<strong>la</strong>ri ministeriali, i manifesti<br />

del Comando militare del<strong>la</strong> Fortezza di <strong>Verona</strong>, le re<strong>la</strong>zioni sugli approvvigionamenti di<br />

vestiario e derrate alimentari, oltre a molti carteggi inerenti al “Prestito Nazionale di<br />

<strong>Guerra</strong>”.<br />

2 Zangarini M., Prefazione a Trevisan G., Memorie del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op. cit. p. 9.<br />

3 Cfr pagina web http://archivio.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=8089.<br />

5


6<br />

Documenti preziosi per <strong>la</strong><br />

ricostruzione del<strong>la</strong> vita <strong>politica</strong> di<br />

<strong>Verona</strong> nel corso del<strong>la</strong> guerra, i<br />

Resoconti del Consiglio Comunale<br />

sono conservati parte presso <strong>la</strong><br />

Biblioteca Civica e parte presso<br />

l’Archivio del Comune. Ancora più<br />

rispetto ai Verbali del Consiglio, i<br />

Resoconti contribuiscono a<br />

restituire maggiormente <strong>la</strong> vivacità<br />

del dibattito politico cittadino, e<br />

attraverso <strong>la</strong> loro consultazione è<br />

possibile percepire i sentimenti, i<br />

dubbi, i propositi e le convinzioni<br />

di una c<strong>la</strong>sse <strong>politica</strong> che fu<br />

destinata a rappresentare un caso<br />

nazionale, il “caso <strong>Verona</strong>”, per gli<br />

elementi analizzati nel capitolo<br />

dedicato. L’evidente limite di<br />

questa documentazione si rive<strong>la</strong><br />

nell’assenza di carteggi re<strong>la</strong>tivi a<br />

periodi cruciali o maggiormente<br />

“sensibili” per <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> guerra.<br />

Non è stato possibile ad esempio<br />

indagare a fondo le fasi del processo<br />

che portò <strong>la</strong> Giunta socialista<br />

veronese ad aderire di fatto al<strong>la</strong><br />

<strong>politica</strong> del Governo, poiché non vi<br />

furono riunioni di Consiglio tra il 10<br />

maggio e il 14 luglio del 1915.<br />

Re<strong>la</strong>tivamente all’anno 1917, il più<br />

drammatico del<strong>la</strong> guerra, sono conservati i Verbali Consigliari in forma manoscritta,<br />

che pongono talvolta non pochi problemi interpretativi.


7<br />

Ciò che si evince è che <strong>la</strong> maggior<br />

parte di questi documenti si riferisce<br />

ad atti e provvedimenti di natura<br />

economica, che se da una parte<br />

attestano lo sforzo per ridurre i<br />

disagi del<strong>la</strong> vita <strong>civile</strong>, dall’altra<br />

rive<strong>la</strong>no una cospicua attenzione nei<br />

confronti degli affari interni di una<br />

città che se pur turbata e provata<br />

dalle condizioni peggiorative dello<br />

stato di guerra, prosegue <strong>la</strong> vita<br />

amministrativa attraverso le consuete<br />

modalità. La forma sintetica tipica<br />

dei Verbali e <strong>la</strong> conservazione nel<strong>la</strong><br />

so<strong>la</strong> forma manoscritta, non hanno<br />

reso partico<strong>la</strong>rmente agevole <strong>la</strong><br />

consultazione, colmata attraverso<br />

l’esame del quotidiano “L’Arena”, che riporta nel<strong>la</strong> rubrica “Gazzettino veronese” gli<br />

atti e i provvedimenti municipali di maggior interesse. A titolo di esempio è riprodotta<br />

sopra una pagina dei Verbali re<strong>la</strong>tivi al 1917 4 .<br />

L’analisi dei quotidiani dell’epoca ha contribuito notevolmente al<strong>la</strong> ricostruzione<br />

degli aspetti civili e politici del<strong>la</strong> città nel corso del<strong>la</strong> guerra. Maggiore attenzione è<br />

stata dedicata a “L’Arena”, a motivo del<strong>la</strong> conservazione pressoché integra in microfilm<br />

conservati e consultabili presso <strong>la</strong> Biblioteca Civica di <strong>Verona</strong>, per tutti gli anni re<strong>la</strong>tivi<br />

al conflitto. L’uscita quotidiana del giornale ha permesso di gettare uno sguardo ampio<br />

sul<strong>la</strong> cronaca locale e di operare una sintesi cronologica. Il formato microfilm, ha reso<br />

rispetto al cartaceo indubbiamente meno difficoltoso (compatibilmente al<strong>la</strong> leggibilità<br />

non sempre ottimale) e più preciso il <strong>la</strong>voro di confronto con le fonti provenienti<br />

dall’Archivio e dalle pubblicazioni consultate, rive<strong>la</strong>ndosi efficace strumento di<br />

consultazione del<strong>la</strong> cronaca locale.<br />

Come precisato precedentemente, occorre constatare una carenza nel<strong>la</strong> bibliografia<br />

veronese re<strong>la</strong>tivamente al periodo oggetto del<strong>la</strong> presente indagine, e ciascuna<br />

4 Archivio Comunale di <strong>Verona</strong> (d’ora in avanti ACVr), riproduzione fotografica, Verbali del Consiglio<br />

Comunale anno 1917, copia manoscritta.


pubblicazione consultata, per l’apporto fornito, si è rive<strong>la</strong>ta strumento insostituibile<br />

nel<strong>la</strong> misura in cui ha permesso di mettere a fuoco alcune questioni di fondo, fornendo<br />

una cronologia di base che ha contribuito ad indirizzare in maniera più precisa le<br />

indagini sulle fonti di archivio.<br />

Il percorso dell’approfondimento storico non può naturalmente dichiararsi concluso.<br />

Allo stato attuale, alcuni interrogativi rimangono aperti e si intrecciano inevitabilmente<br />

con le altre grandi questioni di carattere nazionale. L’obiettivo di questo <strong>la</strong>voro non può<br />

dunque essere quello di rappresentare una conclusione o un ideale punto di arrivo, ma<br />

più realisticamente un punto di partenza per un approccio all’esercizio storiografico su<br />

un aspetto del<strong>la</strong> storia contemporanea cittadina, che si rive<strong>la</strong> ancora affascinante terreno<br />

di indagini per nuove e future ricerche.<br />

8


Capitolo 1 - <strong>Verona</strong> dal<strong>la</strong> fine del 1800 all’inizio del<strong>la</strong> guerra<br />

1.1 <strong>Verona</strong> prima del<strong>la</strong> guerra<br />

Un’indagine sul periodo prebellico permette di <strong>la</strong>nciare uno sguardo su alcuni<br />

grandi eventi che influirono radicalmente sul<strong>la</strong> città, e che contribuirono al dinamismo<br />

politico e culturale sviluppatosi nel corso del<strong>la</strong> guerra. La <strong>Verona</strong> di fine Ottocento si<br />

configurava in partico<strong>la</strong>re come una realtà dove le questioni sociali iniziavano ad essere<br />

avvertite con maggiore drammaticità che in passato. L’annessione del Veneto al Regno<br />

d’Italia nel 1866, aveva comportato infatti radicali trasformazioni sotto l’aspetto politico<br />

ed economico. Il contraccolpo più significativo all’economia cittadina fu dettato<br />

dall’abbandono delle milizie imperiali austro ungariche, intorno alle quali <strong>Verona</strong> aveva<br />

costruito <strong>la</strong> fitta rete di servizi, che venendo improvvisamente a mancare, misero a nudo<br />

<strong>la</strong> fragilità di un vero e proprio sistema produttivo autonomo, generando così uno stato<br />

di generale regresso economico 1 .<br />

Negli ultimi anni dell’Ottocento, il territorio rimaneva ancora legato ad una<br />

agricoltura non sempre in grado di produrre a sufficienza, che provocò il noto e<br />

progressivo spostamento delle popo<strong>la</strong>zioni rurali dalle campagne alle città.<br />

L’Amministrazione cittadina di quel periodo, per far fronte alle emergenze, si<br />

impegnava a migliorare le strutture assistenziali e caritative tradizionali, a quell’epoca<br />

risale infatti l’allestimento dell’Asilo Camploy in grado di ospitare circa un centinaio di<br />

persone a notte. Nello stesso periodo era stato fondato un istituto che prese il nome di<br />

Derelitti, destinato a raccogliere le persone senza famiglia. Contemporaneamente anche<br />

<strong>la</strong> refezione pubblica beneficiò di miglioramenti, grazie alle già presenti cucine<br />

popo<strong>la</strong>ri 2 . Importanti risvolti ebbero anche i movimenti cooperativistici, primo fra i<br />

quali <strong>la</strong> Cooperativa di consumo dei Ferrovieri, già attiva a partire dal 1877. A costituire<br />

il nucleo fondante delle organizzazioni operaie e contadine, vi erano le società di mutuo<br />

soccorso. Fu proprio dal<strong>la</strong> Società Di Mutuo Soccorso Generale 3 che nacque a <strong>Verona</strong><br />

1 Cfr. Noto S., L’annessione all’Italia. Realtà e speranze (1866-1898), in Zalin G. (a cura di) Storia di<br />

<strong>Verona</strong> Caratteri, aspetti, momenti, Neri Pozza, <strong>Verona</strong>, 2001, pp. 305-307.<br />

2 Ivi, p. 334.<br />

3 Per <strong>la</strong> parte generale sull’argomento cfr. Marucco D., Mutualismo e sistema politico. Il caso italiano<br />

(1862.1904), Mi<strong>la</strong>no, Angeli, 1980. Per un approfondimento sul mutualismo nel Veneto cfr. Camurri R.,<br />

L'associazionismo mutualistico nel Veneto: lo stato degli studi e le prospettive di ricerca a partire da un<br />

recente censimento, in Le società di mutuo soccorso italiane e i loro archivi, Atti del seminario di studio,<br />

Spoleto, 8-10 novembre 1995.<br />

9


nel 1890 <strong>la</strong> Camera del Lavoro, che divenne in seguito il riferimento principale delle<br />

organizzazioni sindacali di stampo socialista.<br />

Nel frattempo, proprio in quegli anni si venne costituendo un partito che intendeva<br />

rappresentare gli interessi delle c<strong>la</strong>ssi operaie, ed è in questo ambito che andò<br />

assumendo rilevanza <strong>la</strong> figura di Mario Todeschini, esponente di primo piano nel<br />

socialismo veronese. Sul piano culturale, nonostante l’alta presenza di analfabeti, a<br />

cavallo dei due secoli <strong>la</strong> città registrava un alto numero di eventi, segno del livello di<br />

sviluppo raggiunto dal<strong>la</strong> cultura veronese. Sul piano dell’informazione locale, erano<br />

presenti almeno tre quotidiani, “L’Arena”, “L’Adige” e “<strong>Verona</strong> Fedele”. I primi due<br />

orientativamente riflettevano idee moderate, non scevre da un certo anticlericalismo di<br />

fondo, posizioni destinate a mutare profondamente nel corso degli eventi, in partico<strong>la</strong>re<br />

in coincidenza del conflitto. “<strong>Verona</strong> Fedele” fu invece <strong>la</strong> testata vicina al<strong>la</strong> Curia<br />

veronese, con posizioni prossime all’intransigentismo. Numerosi erano anche i periodici<br />

tra i quali è opportuno ricordare il settimanale socialista ”<strong>Verona</strong> del popolo”, voce<br />

del<strong>la</strong> rappresentativa socialista <strong>durante</strong> il periodo bellico. Illustri furono le firme nate<br />

nel giornalismo veronese e che si affermarono nel panorama nazionale, come Arnaldo<br />

Fraccaroli, Renato Simoni, Giuseppe Adami e Armando Zenari 4 .<br />

Sul versante politico, un cambiamento radicale per <strong>Verona</strong> arriverà nel 1907, con<br />

l’elezione a deputato del socialista Mario Todeschini 5 . Si tratterà di un’affermazione di<br />

rilevanza notevole, se confrontata coi re<strong>la</strong>tivi insuccessi dei precedenti candidati<br />

socialisti. Nonostante pochi avessero il diritto di voto, <strong>la</strong> contesa <strong>politica</strong> appassionava e<br />

le condizioni del Veneto subito dopo <strong>la</strong> fine del dominio austriaco, avevano giocato un<br />

ruolo non indifferente nell’orientamento politico del<strong>la</strong> città 6 .<br />

L’affermazione di Todeschini sarà destinata a suscitare le inevitabili polemiche del<br />

mondo cattolico, che attraverso le pagine di “<strong>Verona</strong> Fedele” non esitò a incitare i<br />

cittadini al<strong>la</strong> ribellione contro i “germi velenosi del socialismo” 7 .<br />

Sul piano urbanistico, il mutamento del paesaggio causato dal<strong>la</strong> nascita di nuovi<br />

quartieri si configurava come un segno di una città in rapido cambiamento. I principali<br />

elementi del<strong>la</strong> <strong>politica</strong> sociale ed economica dell’amministrazione socialista cittadina,<br />

non incisero profondamente nelle condizioni di vita e nei rapporti fra le c<strong>la</strong>ssi sociali. Il<br />

sindaco moderato Antonio Guglielmi si farà portavoce nel suo mandato (1895- 1907) di<br />

4<br />

Noto S., L’annessione all’Italia, op. cit., in Zalin G (a cura di), Storia di <strong>Verona</strong>, op. cit. p. 338.<br />

5<br />

Cfr. D’Antoni L., Tra <strong>la</strong> crisi di fine ottocento e <strong>la</strong> seconda guerra mondiale, in Zalin G., Storia di<br />

<strong>Verona</strong>, op. cit. p. 350.<br />

6<br />

Istituto per gli studi storici veronesi, <strong>Verona</strong> e il suo territorio, <strong>Verona</strong>, 1960, Tomo VI, vol. II, pp. 620-<br />

621.<br />

7 Ivi, p. 622.<br />

10


una <strong>politica</strong> volta ad inglobare i comuni vicini e a sostenere le esigenze di ampliamento<br />

del<strong>la</strong> città, tuttavia <strong>la</strong> nuova Giunta del 1909 guidata dal sindaco Eugenio Gallizioli,<br />

vide un ridimensionamento dei socialisti che causò una rallentata attenzione alle<br />

politiche sociali e <strong>la</strong> crisi del ruolo del<strong>la</strong> Camera del Lavoro 8 .<br />

Un costante aumento del costo del<strong>la</strong> vita fece da contorno al<strong>la</strong> difficile situazione<br />

economica, destinata a sfociare in tensioni, come <strong>la</strong> vertenza dei panettieri comunali nel<br />

giugno e luglio del 1909, e quel<strong>la</strong> degli spazzini nel 1911 9 . Le questioni sociali<br />

caratterizzeranno anche gli anni successivi, nei quali maturerà inoltre <strong>la</strong> crisi<br />

dell’amministrazione veronese, favorita dal<strong>la</strong> netta opposizione dei socialisti al<strong>la</strong> guerra<br />

di Libia, nei confronti del<strong>la</strong> quale in ambito cittadino vi fu un ampio consenso 10 .<br />

La carenza di <strong>la</strong>voro sarà uno dei principali vo<strong>la</strong>ni in grado di creare una progressiva<br />

fiducia da parte dei <strong>la</strong>voratori veronesi nelle istanze socialiste, fino a generare crescenti<br />

scioperi di piazza, comizi e manifestazioni. Disoccupazione e aumento del carovita<br />

rimarranno ancora gli aspetti principali che caratterizzeranno <strong>Verona</strong> nei successivi<br />

anni, costel<strong>la</strong>ti da crescenti proteste popo<strong>la</strong>ri. Le elezioni del luglio 1914 consegneranno<br />

al<strong>la</strong> città una nuova maggioranza socialista, destinata a traghettarne il destino <strong>durante</strong> i<br />

difficili anni del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>.<br />

1.2 La situazione internazionale e italiana al<strong>la</strong> vigilia del conflitto<br />

La precipitazione degli eventi che seguirono l’assassinio dell’arciduca Francesco<br />

Ferdinando, impressero un ritmo assai veloce al processo delle “reazioni a catena” da<br />

parte dei vari paesi dell’Europa. Storicamente considerato come <strong>la</strong> scintil<strong>la</strong> che diede<br />

inizio al<strong>la</strong> guerra, l’assassinio dell’arciduca è ritenuto il pretesto dal quale presero avvio<br />

le contrapposizioni europee che già si stavano rive<strong>la</strong>ndo. A differenza di trent’anni<br />

prima, quando dopo il Congresso di Berlino del 1878 si credeva nel “concerto europeo”,<br />

le grandi potenze si stavano ormai preparando al<strong>la</strong> guerra 11 . L’esistenza di accordi e<br />

contrapposizioni fra le nazioni, e il progressivo venire meno del già citato “equilibrio di<br />

forze”, hanno suscitato naturalmente molte discussioni e controversie. Come afferma lo<br />

storico Keith Robbins:<br />

[…]Nel 1914 le rivalità caratteristiche del sistema internazionale europeo riflettevano<br />

un’ansia di sopravvivenza tanto più acuta in quanto impossibile da definire con<br />

8<br />

Dilemmi A., Il naso rotto di Paolo Veronese – Anarchismo e conflittualità sociale a <strong>Verona</strong> (1867-<br />

1928) BFS, Pisa 2006 p. 120.<br />

9<br />

Ivi, pp. 120-123.<br />

10<br />

Ivi, p 124.<br />

11<br />

Cfr. Vio<strong>la</strong> P., Storia moderna e contemporanea – il Novecento, Einaudi, Torino, 2000, p. 5.<br />

11


precisione. […]Per quanto si possa allungare all’infinito un elenco dei “fattori del<br />

conflitto”, non è affatto certo che uno di quelli individuati – il territorio nordafricano,<br />

l’Alsazia-Lorena, <strong>la</strong> Serbia, <strong>la</strong> concorrenza navale, per non citarne che alcuni- avesse di<br />

per sé «causato» lo scoppio del<strong>la</strong> guerra. Non c’è bisogno di postu<strong>la</strong>re una complessa<br />

serie di ragioni solo perché le operazioni belliche che ne seguirono ebbero vasta portata.<br />

Un evento imprevisto indusse gli statisti europei a compiere quel<strong>la</strong> mossa che avevano a<br />

lungo contemp<strong>la</strong>to ma da cui si erano fino a quel momento astenuti. Non è quindi errato<br />

vedere nel<strong>la</strong> prima guerra mondiale l’acme del<strong>la</strong> lotta tardottocentesca per <strong>la</strong><br />

“supremazia in Europa” – un’espressione che nel<strong>la</strong> sua stessa vaghezza riflette le<br />

aspirazioni di un’epoca 12 .<br />

Se <strong>la</strong> prima guerra mondiale si configurava come un conflitto per l’egemonia <strong>politica</strong><br />

ed economica in Europa e nel mondo, occorre considerare anzitutto l’importanza di una<br />

dimensione culturale. Come affermano Mario Isnenghi e Giorgio Rochat, <strong>la</strong> guerra si<br />

andava profi<strong>la</strong>ndo al<strong>la</strong> stregua di un conflitto tra stati nazionali che possedevano<br />

strutture culturali simili. La dimensione fondante del<strong>la</strong> civiltà liberale era il concetto di<br />

Patria, assolutizzato ed estremizzato fino a diventare vero e proprio elemento di<br />

sopraffazione 13 . A paragone di questi processi, <strong>la</strong> realtà italiana rimaneva sensibilmente<br />

differente, dal momento che circa un anno esatto trascorse dall’inizio delle ostilità<br />

all’entrata in guerra. Circostanze diplomatiche e di <strong>politica</strong> internazionale, permisero il<br />

mantenimento iniziale del<strong>la</strong> neutralità: l’Italia non era vinco<strong>la</strong>ta all’intervento poiché <strong>la</strong><br />

Triplice Alleanza che inizialmente <strong>la</strong> univa al<strong>la</strong> Germania e all’Austria-Ungheria, non<br />

contemp<strong>la</strong>va interventi militari in mancanza di un attacco diretto agli stati membri. Vi è<br />

tuttavia anche una diversa ragione, che vedeva il paese in una posizione piuttosto<br />

defi<strong>la</strong>ta nel<strong>la</strong> competizione fra le potenze, e alieno da sentimenti di rivincita alimentati<br />

da vecchi contrasti come quello che divideva Francia e Germania per il possesso<br />

dell’Alsazia-Lorena. Se da una parte l’Italia aspirava al completamento<br />

dell’unificazione attraverso l’annessione del Trentino e di Trieste, ancora soggetti<br />

all’impero asburgico, dall’altra l’alleanza con l’Austria <strong>la</strong>sciava presagire il tentativo di<br />

avviare tali rivendicazioni per via diplomatica 14 .<br />

Questa posizione iniziale di osservatore[…]rese possibile il pieno svolgimento del<strong>la</strong><br />

dialettica <strong>politica</strong> e di idee tra chi era favorevole e chi era contrario al<strong>la</strong> guerra, pur sotto<br />

<strong>la</strong> costrizione derivante dall’imponenza delle sue dimensioni e dal<strong>la</strong> percezione via via<br />

più netta che essa era destinata a travolgere ogni previsione e persino a cambiare il volto<br />

del mondo. Tanto quel<strong>la</strong> europea era stata una decisione precipitosa, quanto quel<strong>la</strong><br />

italiana fu una decisione al rallentatore.[…]Ciò ebbe anche l’effetto di rive<strong>la</strong>re <strong>la</strong> realtà<br />

profonda del paese, le sue tendenze culturali, il complesso intreccio delle re<strong>la</strong>zioni tra<br />

governo, istituzioni, forze politiche, masse popo<strong>la</strong>ri 15 .<br />

12 Robbins K., La prima guerra mondiale, Mondadori Storia, Mi<strong>la</strong>no, 1999, pp. 15-16.<br />

13 Cfr. Isnenghi M., Rochat G., La <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong> 1915 1918, Il Mulino, Bologna 2008, p. 43.<br />

14 Cfr. Gibelli A., La <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong> degli italiani, Sansoni, Mi<strong>la</strong>no, 1999, pp. 17-18<br />

15 Ivi, pp. 18-19.<br />

12


1.3 <strong>Verona</strong> nel 1914: dal<strong>la</strong> neutralità al dibattito tra interventisti e<br />

neutralisti<br />

Nel luglio del 1914 <strong>la</strong> città di <strong>Verona</strong> non raggiungeva i 90.000 abitanti 16 . Il periodo<br />

fu caratterizzato da una sorta di rivoluzione tecnologica, soprattutto dal punto di vista<br />

del<strong>la</strong> modernizzazione del settore industriale 17 . È l’anno dell’inaugurazione<br />

dell’ospedale Alessandri sul quale <strong>la</strong> stampa indugiava per elogiarne <strong>la</strong> modernità e<br />

l’efficienza 18 . I dati statistici del 1911 mettevano in luce un notevole assorbimento di<br />

manodopera negli stabilimenti urbani, al punto che alcune zone come San Paolo, San<br />

Nazaro e Tomba, furono considerate veri e propri quartieri operai 19 . In coincidenza con<br />

<strong>la</strong> dichiarazione di guerra al<strong>la</strong> Serbia da parte dell’Austria, era stato eletto a <strong>Verona</strong> il<br />

Sindaco socialista ing. Tullio Zanel<strong>la</strong>, il cui partito aveva conquistato <strong>la</strong> maggioranza<br />

del Consiglio Comunale, composta in prevalenza da uomini provenienti dal ceto operaio<br />

e dal<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> borghesia del commercio e delle professioni.<br />

Il fermento politico e sociale che stava coinvolgendo l’intera nazione non risparmiò<br />

<strong>Verona</strong>. Ne furono protagonisti i liberali, i socialisti, i cattolici, i democratici e non<br />

mancarono i gruppi anarchici. La vivacità del<strong>la</strong> lotta <strong>politica</strong> si rifletteva nei differenti<br />

orientamenti del<strong>la</strong> stampa, al punto che ogni giornale finì per farsi portavoce di una<br />

rappresentanza 20 : i liberali furono sostenuti da “L’Arena”, i democratici da “L’Adige”, i<br />

socialisti da “<strong>Verona</strong> del popolo”, mentre “<strong>Verona</strong> Fedele” rimase <strong>la</strong> voce del gruppo<br />

cattolico:<br />

[…]L’Arena, ferocemente antigiolittiana, adottò un atteggiamento che ricordava invece<br />

<strong>la</strong> posizione dello statista piemontese: una sorta di neutralismo condizionato, un invito a<br />

“vendere” <strong>la</strong> neutralità dell’Italia in cambio di ciò che si sarebbe voluto conquistare con<br />

le armi. Significativamente, L’Arena non si direbbe mai un foglio “per soldati” ma<br />

semplicemente di sostegno al<strong>la</strong> patria[…]. Al contrario “L’Adige” si schierò<br />

decisamente a fianco degli interventisti. Il giornale democratico valutava <strong>la</strong> guerra al<strong>la</strong><br />

stregua di una prova morale dal<strong>la</strong> quale sarebbe uscita una nuova società senza<br />

assolutismi politici e morali;[…]. “<strong>Verona</strong> Fedele” accettava con disciplina i mali del<strong>la</strong><br />

16 Cfr. Zalin G., Appunti sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione veronese dall’età liberale al secondo conflitto, in Archivio<br />

Veneto 1927, vol. 114, fasc. 155, 1983, pp. 115-124.<br />

17 Cfr. Olivieri N., Dall’Agricoltura al terziario, in Zangarini M., (a cura di), Il movimento sindacale a<br />

<strong>Verona</strong>, Cierre, <strong>Verona</strong>, 1997, p. 8.<br />

18 Cfr. AA.VV., 1900-1999 Il Secolo che ha cambiato il mondo. Cent’anni di storia e di cronaca<br />

veronese attraverso le pagine de L’Arena, Athesis, <strong>Verona</strong>, 1999, p. 65.<br />

19 Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea. L’informazione <strong>durante</strong> <strong>la</strong> <strong>Grande</strong> guerra in una città di<br />

retrovia, Gemma Edicto, <strong>Verona</strong>, 2005, p. 13.<br />

20 Per un approccio comparativo e per un confronto con un'altra città di retrovia, si segna<strong>la</strong> <strong>la</strong> recente<br />

pubblicazione curata da Carattieri M., e Ferraboschi A., Picco<strong>la</strong> Patria <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>. La prima <strong>Guerra</strong><br />

Mondiale a Reggio Emilia, Clueb, Bologna, 2008. Gli autori evidenziano il fermento culturale e politico,<br />

e <strong>la</strong> presenza di diverse testate giornalistiche, alcune delle quali con acceso carattere nazionalista.<br />

13


guerra anche perché essa avrebbe portato al crollo di alcuni «miti»: prima di tutto <strong>la</strong><br />

democrazia e il combattentismo, senza dimenticare <strong>la</strong> miscredenza 21 .<br />

Questo pluralismo culturale e politico annoverava anche una picco<strong>la</strong> ma molto attiva<br />

rappresentanza nazionalista, che poteva contare sull’appoggio di diverse associazioni<br />

patriottiche quali <strong>la</strong> Trento e Trieste 22 . Dal punto di vista militare <strong>Verona</strong> rivestiva<br />

ancora un ruolo di notevole importanza, e sebbene non fosse più <strong>la</strong> città-fortezza di un<br />

tempo, era riuscita a mantenere un ruolo strategico di primo piano legato primieramente<br />

al<strong>la</strong> sua collocazione geografica ed al<strong>la</strong> funzione logistica, «sia come centro di<br />

mobilitazione, sia come sede di importanti attrezzature fisse, come l’imponente<br />

ospedale militare, il panificio, l’arsenale, sia infine come nodo ferroviario di primaria<br />

importanza» 23 . Del resto il ruolo strategico del<strong>la</strong> città era noto già da tempo, e non a<br />

caso <strong>Verona</strong> era stata scelta dall’Austria come fulcro del suo sistema difensivo<br />

diventando in tal modo il principale punto di forza del cosiddetto “quadri<strong>la</strong>tero” <strong>durante</strong><br />

<strong>la</strong> dominazione austriaca tra il 1833 e il 1866.<br />

Il periodo del<strong>la</strong> neutralità ricopre una fondamentale importanza nel<strong>la</strong> storia<br />

nazionale: gli schieramenti che si contrapposero, continuarono a rimanere per lungo<br />

tempo operanti anche dopo l’inizio del<strong>la</strong> guerra, contribuendo a determinare una<br />

spaccatura notevole all’interno del paese e destinata in <strong>la</strong>rga parte a caratterizzare anche<br />

<strong>la</strong> lotta <strong>politica</strong> del periodo postbellico.<br />

Stando alle cronache cittadine, almeno in un primo momento <strong>la</strong> città parve non<br />

percepire <strong>la</strong> gravità del<strong>la</strong> situazione internazionale. Per quanto “L’Adige” al<strong>la</strong> fine del<br />

luglio 1914 registrasse “l’impressione profonda” suscitata in città al<strong>la</strong> notizia del<strong>la</strong><br />

dichiarazione di guerra al<strong>la</strong> Serbia da parte dell’Austria, spazi ben più ampi furono<br />

dedicati al trionfo del<strong>la</strong> Carmen in Arena 24 . Il Governo italiano aveva dichiarato <strong>la</strong> sua<br />

neutralità il 2 agosto, e due giorni dopo un primo comunicato del<strong>la</strong> Regia Prefettura<br />

cittadina indirizzata ai Sindaci del<strong>la</strong> Provincia, avvertiva del<strong>la</strong> necessità di rispettare le<br />

disposizioni a seguito del<strong>la</strong> dichiarazione del<strong>la</strong> neutralità:<br />

[…]Trovandosi alcune Potenze di Europa in istato di guerra ed essendo l’Italia in<br />

istato di pace con tutte le parti belligeranti, il Governo del Re e i cittadini e sudditi del<br />

regno hanno l’obbligo di osservare i doveri del<strong>la</strong> neutralità secondo le leggi vigenti e<br />

secondo i principi del diritto internazionale. Chiunque violi questi doveri subirà le<br />

21<br />

Zangarini M., La stampa a <strong>Verona</strong> dal 700 al 1945, in AA.VV., “L’Arena”. Il giornale di <strong>Verona</strong>.<br />

Centoventicinquesimo anniversario, Athesis, <strong>Verona</strong>, 1987, pp. 304-305.<br />

22<br />

Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 17.<br />

23<br />

Barbetta G., <strong>Verona</strong> nel<strong>la</strong> prima guerra mondiale, in rivista mensile “<strong>Vita</strong> Veronese”, XXV, 1956, p.<br />

24.<br />

24<br />

Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 15.<br />

14


conseguenze del proprio operato e incorrerà, quando sia il caso, nelle pene dal<strong>la</strong> legge<br />

sancite 25 .<br />

I cittadini furono invece avvisati con un manifesto affisso per le vie del<strong>la</strong> città che<br />

avvertiva:<br />

La neutralità verso tutti gli stati belligeranti, decisa dal Governo in sicura conformità<br />

ai sentimenti del Paese, impone a tutti i cittadini obblighi che devono essere<br />

rigorosamente osservati. […]Nelle gravi circostanze presenti <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei legittimi<br />

interessi del Paese deve essere <strong>la</strong>sciata esclusivamente al Governo, il quale, possedendo<br />

gli elementi per determinare in ogni eventualità <strong>la</strong> sua condotta <strong>politica</strong>, e consapevole<br />

del<strong>la</strong> sua piena responsabilità, non può permettere che <strong>la</strong> sua azione sia comunque<br />

turbata. Il Governo confida nel senno e nel patriottismo degli italiani di ogni c<strong>la</strong>sse e di<br />

ogni partito, affinché le disposizioni proibitive e penali non abbiano ad essere applicate,<br />

e l’Italia sia pari alle altre Nazioni nel dare prova di calma e concorde fermezza nel<strong>la</strong><br />

devozione al bene del<strong>la</strong> Patria 26 .<br />

Fu proprio <strong>la</strong> neutralità a costituire fonte del primo impatto reale dell’Amministrazione<br />

cittadina di fronte al<strong>la</strong> guerra, che causò un’ondata di rimpatri di numerosi emigrati<br />

italiani in cerca di <strong>la</strong>voro. Il problema del<strong>la</strong> disoccupazione assunse contorni drammatici<br />

allorquando i disoccupati si resero protagonisti di assalti alle botteghe e al Municipio.<br />

L’Amministrazione tentò di lenire gli effetti di questa crisi distribuendo buoni pasto,<br />

promuovendo <strong>la</strong>vori pubblici e proponendo generi di prima necessità a prezzi<br />

calmierati 27 . Nello steso periodo, <strong>la</strong> città toccò con mano una delle prime emergenze<br />

causate dal<strong>la</strong> guerra, quando <strong>la</strong> stazione ferroviaria di Porta Vescovo si trasformò in una<br />

sorta di bivacco a causa dell’arrivo di molti emigrati che ritornarono nel<strong>la</strong> neutrale<br />

Italia.<br />

Le cronache riferiscono che in quel<strong>la</strong> circostanza vi giunsero più di 30.000 persone 28 .<br />

Per fronteggiare l’emergenza, il Comune intervenne aprendo loro l’Asilo Camploy e<br />

distribuendo generi di prima necessità e conforto. L’episodio accaduto richiamò anche<br />

un sottosegretario agli Interni che presenziò in città il 14 agosto per manifestare a nome<br />

del Governo l’apprezzamento per l’impegno delle autorità locali e del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione a<br />

favore degli emigranti. Si costituì nell’occasione il Comitato del<strong>la</strong> Stazione di Porta<br />

Vescovo, voluto dai ferrovieri per fronteggiare l’emergenza 29 .<br />

Nel resto d’Italia si accendeva il contrasto tra interventisti e neutralisti. Per quanto<br />

difficile sia ricostruire una p<strong>la</strong>usibile mappa unitaria dei comportamenti politici, <strong>la</strong><br />

25 Archivio di Stato di <strong>Verona</strong> (d’ora in avanti ASVr), Prefettura, busta 321, <strong>Guerra</strong> Europea,<br />

Dichiarazione di neutralità trasmessa dal<strong>la</strong> Regia Prefettura di <strong>Verona</strong> ai signori Sindaci del<strong>la</strong> Provincia<br />

di <strong>Verona</strong>, 3 agosto 1914.<br />

26 ASVr, Prefettura, busta 321, <strong>Guerra</strong> Europea, manifesto del 4 agosto 1914 del Prefetto E. Verdinois.<br />

27 Cfr. Dilemmi A., Il naso rotto di Paolo Veronese, op. cit., p. 136.<br />

28 Cfr. Colombo V., Cronache politiche Veronesi 1914-1926, Cierre, <strong>Verona</strong>, 2007, p. 17.<br />

29 Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea,op. cit., p. 16.<br />

15


storiografia concorda nell’affermare in sintesi che l'iniziale e più ristretto fronte<br />

interventista, possedeva una linea di comunicazione più decisa basata sul diffuso<br />

sentimento anti-austriaco e sull'idea che l'egemonia del<strong>la</strong> Germania in Europa avrebbe<br />

frustrato le aspirazioni nazionali italiane. Ne facevano parte realtà politiche di natura<br />

profondamente diversa: oltre al punto di forza dello schieramento, i nazionalisti, vi era<br />

una componente neo-risorgimentale e irredentista che aveva un riferimento in Cesare<br />

Battisti e vedeva <strong>la</strong> guerra mondiale come una quarta guerra di indipendenza, necessario<br />

punto di arrivo delle lotte di riscatto nazionale. Vi era inoltre una componente più<br />

democratica, che invece pensava al<strong>la</strong> guerra come un'opportunità per consolidare l'unità<br />

nazionale intervenendo sul<strong>la</strong> pesante frattura fra Stato e c<strong>la</strong>ssi sociali medio-basse<br />

derivata dal processo di unificazione nazionale.<br />

Minoritaria era una posizione del sindacalismo rivoluzionario, che aveva il suo punto<br />

di riferimento filosofico in Georges Eugène Sorel e nell'italiano Filippo Corridoni, e si<br />

attendeva dal<strong>la</strong> guerra <strong>la</strong> fine delle tendenze antidemocratiche ed antisocialiste. Traino<br />

di queste posizioni furono inoltre gli intellettuali futuristi, guidati da Filippo Tommaso<br />

Marinetti e fedeli al loro Manifesto 30 . Capire come fu possibile passare dal<strong>la</strong> neutralità<br />

al<strong>la</strong> dichiarazione di guerra nonostante le premesse, significa mettere a fuoco un<br />

passaggio fondamentale per <strong>la</strong> storia italiana. Come afferma Antonio Gibelli,<br />

Per <strong>la</strong> maggioranza degli italiani <strong>la</strong> prospettiva di un’entrata in guerra non aveva<br />

nul<strong>la</strong> di attraente e vi era anzi <strong>la</strong> probabilità che <strong>la</strong> posizione di paese neutrale favorisse<br />

gli affari con entrambi gli schieramenti e quindi facesse crescere <strong>la</strong> prosperità e<br />

l’occupazione. La più <strong>la</strong>rga fetta sociale del paese era ancora rappresentata dalle grandi<br />

masse contadine, che solo in parte erano organizzate e soggette all’influenza dei<br />

socialisti, ma in maggioranza erano del tutto estranee al<strong>la</strong> vita <strong>politica</strong> e inclini semmai<br />

a riconoscersi nel<strong>la</strong> cultura cattolica e nelle parrocchie. I contadini erano profondamente<br />

estranei all’idea del<strong>la</strong> guerra, perché erano abituati da sempre a considerare lo stato<br />

come forma di oppressione partico<strong>la</strong>rmente odiosa per gli aspetti fiscali, il servizio<br />

militare come un penoso obbligo cui se possibile era meglio sottrarsi, e <strong>la</strong> guerra stessa<br />

come un f<strong>la</strong>gello portatore di rovine 31 .<br />

Per quanto <strong>la</strong> corrente interventista apparisse certamente minoritaria a livello di<br />

schieramento politico, e i grandi apparati di formazione dell’opinione pubblica italiana<br />

fossero <strong>la</strong>rgamente pacifisti, l’interventismo giocò un ruolo decisivo nello spingere<br />

l’Italia ad entrare in guerra. Infatti, senza tenere in alcun conto <strong>la</strong> maggioranza<br />

par<strong>la</strong>mentare orientata per <strong>la</strong> non belligeranza, il Presidente del Consiglio Sa<strong>la</strong>ndra e il<br />

30<br />

Cfr. sull’argomento Procacci G., Storia degli italiani, Laterza, Bari, 1968, cfr. anche Isnenghi M.,<br />

Rochat G., La <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op. cit.<br />

31<br />

Gibelli A., La <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong> degli italiani, op. cit., p. 22.<br />

16


Ministro degli Esteri Sonnino, avviarono contatti diplomatici per negoziare l’entrata in<br />

guerra, che si concretizzarono nel segreto Patto di Londra.<br />

Anche a livello cittadino si possono cogliere con sufficiente precisione i riflessi del<br />

dibattito nazionale. La maggioranza dei veronesi era contraria al<strong>la</strong> guerra, e almeno<br />

inizialmente non trovarono grande seguito popo<strong>la</strong>re le manifestazioni interventiste 32 .<br />

Le motivazioni e le finalità attribuite al neutralismo erano assai varie, e le<br />

differenziazioni emersero piuttosto presto, fino a portare al<strong>la</strong> costituzione dei due<br />

blocchi contrapposti, specchio di quanto stava accadendo in tutta Italia. Furono a favore<br />

dell’intervento alcuni socialisti, i sindacalisti rivoluzionari democratici e nazionalisti,<br />

irredentisti e liberali. A sostegno del<strong>la</strong> neutralità si schierarono <strong>la</strong> maggior parte dei<br />

socialisti, i cattolici e i liberali filo-giolittiani 33 .<br />

In coincidenza con lo scoppio delle ostilità e <strong>la</strong> dichiarazione di neutralità da parte<br />

del Governo, i socialisti assieme al<strong>la</strong> Camera del Lavoro di <strong>Verona</strong> promossero una<br />

serie di comizi contro <strong>la</strong> guerra e <strong>la</strong> disoccupazione, che coinvolsero inizialmente anche<br />

il neo sindaco Tullio Zanel<strong>la</strong> 34 .<br />

Nell’agosto del 1914 <strong>la</strong> Camera del Lavoro approvò un documento che minacciava<br />

lo sciopero generale in caso di intervento a fianco dell’Austria 35 , nei confronti del<strong>la</strong><br />

quale i commenti inizialmente diffusi registravano un generale senso di avversione,<br />

come è attestato nel mese di agosto in una re<strong>la</strong>zione del Prefetto:<br />

Posso sicuramente affermare che, come fu pieno qui il consentimento dell’opinione<br />

pubblica per <strong>la</strong> dichiarazione di neutralità, così un eventuale conflitto armato troverebbe<br />

eguale assenso generale – senza distinzione di parte – qualora fosse diretto contro le<br />

Potenze alleate, mentre una dichiarazione di guerra ad altri Stati darebbe certo origine a<br />

violente opposizioni da parte dell’intera popo<strong>la</strong>zione 36 .<br />

32 Cfr. Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., p. 8.<br />

33 Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., pag. 17.<br />

34 Cfr. Dilemmi A., Il naso rotto di Paolo Veronese, op. cit., p. 137.<br />

35 Cfr. Ibidem.<br />

36 Ibidem.<br />

17


Diverse furono le motivazioni a livello nazionale destinate a <strong>la</strong>sciare traccia anche a<br />

<strong>Verona</strong>, e che testimoniarono il passaggio di una parte dei socialisti da quel<strong>la</strong> che fu<br />

definita una “neutralità condizionata”, fino all’aperto appoggio all’intervento 37 . Gli<br />

elementi che concorsero a questo processo appaiono piuttosto complessi, il ricercatore<br />

veronese Andrea Dilemmi ne fornisce una preziosa sintesi:<br />

Il progressivo disfacimento dell’internazionale socialista, <strong>la</strong> tradizionale propensione<br />

filofrancese del socialismo e sovversivismo italiano, le suggestioni post-risorgimentali e<br />

antiaustriache dell’irredentismo pro Trento e Trieste,[…]oltre alle frustrazioni nel<br />

campo rivoluzionario per le difficoltà, di fronte al<strong>la</strong> resistenza padronale, di “passare<br />

dalle parole ai fatti”, sono elementi che concorrono a spingere una parte dei dirigenti e<br />

dei militanti socialisti e sindacalisti a contestare <strong>la</strong> posizione di neutralità incondizionata<br />

espressa dal Partito Socialista, e, attraverso l’e<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> «neutralità<br />

condizionata», a sostenere apertamente l’entrata in guerra dell’Italia a fianco degli stati<br />

dell’Intesa. Il processo, noto a livello nazionale, si verifica anche a <strong>Verona</strong>, provocando<br />

importanti conseguenze 38 .<br />

La sezione socialista riformista, rappresentata dall’avvocato Sirio Caperle, si era<br />

pronunciata ufficialmente per <strong>la</strong> partecipazione dell’Italia al<strong>la</strong> guerra, e si fece<br />

promotrice del<strong>la</strong> costituzione anche a <strong>Verona</strong> del<strong>la</strong> Alleanza dei partiti democratici per<br />

l’intervento, mentre un gruppo di socialisti rivoluzionari, sindacalisti, anarchici e<br />

repubblicani (con una riunione al Caffè del<strong>la</strong> Posta il 28 novembre) diede vita al Fascio<br />

Rivoluzionario veronese d’azione internazionalista, unito a quello di Mi<strong>la</strong>no e con<br />

quello aderente all’idea di «far sortire dal<strong>la</strong> neutralità il Governo italiano per quello<br />

spirito di libertà, solidarietà e civiltà per quei popoli ch’essi sentono per i popoli<br />

aggrediti dal teutonismo militarista» 39 . Secondo quanto afferma Carlo Mancini,<br />

A <strong>Verona</strong>, un gruppo di spregiudicati, giovani senza vincoli di programmi, estremisti<br />

del sindacalismo corridoniano[…], irredentisti irriducibili, capitanati da ltalo<br />

Bresciani,[…]fondavano, nell’autunno del ’14, il « Fascio Rivoluzionario Interventista».<br />

Fiancheggiati dai giovani liberali, privi di mezzi ma armati da una grande fede,<br />

iniziavano <strong>la</strong> conquista del<strong>la</strong> piazza e delle masse <strong>la</strong>voratrici al<strong>la</strong> causa<br />

dell’interventismo[…] 40 .<br />

37 Per un approfondimento generale sul dibattito politico a <strong>Verona</strong> prima dell’intervento, cfr. Beltramini<br />

V., Interventismo e neutralismo a <strong>Verona</strong>. 1913-1915, Tesi di Laurea, Università di <strong>Verona</strong>, Facoltà di<br />

Magistero, a.a. 1989-90, rel. Franzina E.<br />

38 Dilemmi A., Il naso rotto di Paolo Veronese, op. cit., p. 138.<br />

39 Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., pp. 24-25.<br />

40 Mancini C., Il Duce a <strong>Verona</strong> (dal 1905 al 1938), Bettinelli, <strong>Verona</strong>, 1988, p. 21.<br />

18


La celebrazione del<strong>la</strong> riunificazione di <strong>Verona</strong> all’Italia promossa dall’associazione<br />

Trento e Trieste per il 16 ottobre, fu l’occasione per vedere riunito lo schieramento<br />

interventista. Fu invitato al<strong>la</strong> Gran Guardia Cesare Battisti, allora deputato trentino al<br />

par<strong>la</strong>mento di Vienna, “socialista riconciliato con <strong>la</strong> patria” 41 che aveva iniziato <strong>la</strong> sua<br />

appassionata predicazione per le città italiane.<br />

Si tratta di un personaggio in cui ben si riflette il travaglio del momento, visto che è<br />

ad un tempo irredentista e socialista. Non a caso, nel comizio veronese, compaiono al<br />

suo fianco alcune personalità di diversa estrazione <strong>politica</strong>, come il liberale Luigi<br />

Messedaglia, il socialista riformista Sirio Caperle, il nazionalista Alessandro Righi, ed il<br />

democratico Francesco Baroni. Accolto, così raccontano le cronache del tempo, da una<br />

c<strong>la</strong>morosa e potente ovazione”, l’esule trentino entusiasma i presenti quando<br />

attacca con violenza l’Austria. “Bisogna allontanare, afferma testualmente alludendo<br />

al confine, le immondizie dal<strong>la</strong> porta di casa” 42 .<br />

È interessante proseguire <strong>la</strong> lettura che il giornalista veronese Emanuele Luciani<br />

fornisce sull’episodio, soffermandosi in partico<strong>la</strong>re sulle posizioni espresse delle<br />

numerose pubblicazioni locali:<br />

Sul comizio di Battisti, <strong>la</strong> stampa appare divisa. Se “L’Arena” lo descrive con aperto<br />

compiacimento, “<strong>Verona</strong> Fedele” lo liquida come un esempio di “astratta fraseologia<br />

massonica” ed i socialisti di “<strong>Verona</strong> del popolo” par<strong>la</strong>no di “adunata nazionalistica e<br />

guerrafondaia”. Ma questo astio si spiega anche al<strong>la</strong> luce di quanto sta avvenendo nel<br />

loro partito, dove le defezioni a favore dell’intervento sono numerose. Non a caso,<br />

proprio il giorno successivo, il 17, quando i socialisti “ortodossi” organizzano un<br />

comizio pacifista,[…]queste divisioni emergono drammaticamente 43 .<br />

Il giorno successivo fu organizzato un comizio contro <strong>la</strong> guerra promosso dal<strong>la</strong><br />

Camera del Lavoro, che vide il tentativo di contestazione da parte di alcuni<br />

interventisti 44 i quali tornarono al<strong>la</strong> ribalta subito dopo presso il Teatro Nuovo dove si<br />

tenne <strong>la</strong> conferenza del deputato belga Georges Lorand, di cui “L’Arena” documenta il<br />

“calorosissimo successo” 45 . La Gran Guardia si fece nuovamente teatro delle contese<br />

ospitando Filippo Corridoni, sindacalista convertito all’interventismo di stampo<br />

rivoluzionario e chiamato a re<strong>la</strong>zionare sul tema “<strong>Guerra</strong> di reazione e guerra di<br />

41<br />

Cfr. Isnenghi M. , Rochat G., La grande <strong>Guerra</strong>, op. cit., p. 113. I comizi di Cesare Battisti nelle<br />

piazze italiane, talora si conclusero tragicamente, come accaduto a Reggio Emilia nel febbraio 1915, dove<br />

il bi<strong>la</strong>ncio fu di due morti e numerosi feriti. Cfr. per un confronto, Carattieri M., Ferraboschi A., Picco<strong>la</strong><br />

Patria <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op. cit., p. 65.<br />

42<br />

Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit. p. 17.<br />

43<br />

Ivi,. p. 18.<br />

44<br />

Cfr. Dilemmi A., Il Naso rotto di Paolo Veronese, op. cit., p. 139.<br />

45<br />

Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 19.<br />

19


ivoluzione”. Qualche giorno dopo, fu <strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> presa di posizione da parte del<br />

gruppo anarchico di <strong>Verona</strong>:<br />

Il gruppo socialista-anarchico veronese, riunito <strong>la</strong> sera del 26 corrente, avendo<br />

discusso intorno al momento attuale, protesta contro i rivoluzionari di ieri, oggi fautori<br />

del<strong>la</strong> guerra, che insanguina il popolo per insaziabile ingordigia del<strong>la</strong> borghesia,<br />

riafferma le ragioni del<strong>la</strong> neutralità assoluta e <strong>la</strong> propria avversione a tutte le guerre e,<br />

pronto ad affrontare qualsiasi contraddittorio, s’impegna ad esplicare tutta <strong>la</strong> sua azione<br />

per affrettare l’evento del<strong>la</strong> Rivoluzione sociale 46 .<br />

Il 5 dicembre successivo <strong>la</strong> Gran Guardia ospitò un altro interventista, Benito<br />

Mussolini, protagonista del<strong>la</strong> conferenza organizzata da socialisti interventisti il cui<br />

titolo non <strong>la</strong>sciava dubbi: Necessità dell’intervento dell’Italia nel conflitto europeo.<br />

L’incontro fu organizzato dal Fascio rivoluzionario interventista per un importante<br />

contraddittorio di fronte a Serrati, nuovo direttore de “L’Avanti!” e di fronte a Pulvio<br />

Zocchi, sindacalista antinterventista dell’Unione Sindacale Italiana. Circa seimi<strong>la</strong><br />

persone riunite nel vasto salone Sammicheli assistettero al<strong>la</strong> riunione che si concluse<br />

con l’abbandono del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> da parte degli interventisti. Il comizio riuscì a votare a <strong>la</strong>rga<br />

maggioranza un ordine del giorno contrario al<strong>la</strong> guerra 47 . Sull’intervento di Mussolini si<br />

propone di seguito <strong>la</strong> breve sintesi di Emanuele Luciani:<br />

Mussolini arriva a Porta Nuova alle 16, accolto da un gruppo di amici[…]che hanno<br />

da poco fondato a <strong>Verona</strong> un “Fascio rivoluzionario interventista”. Dopo una breve<br />

visita al centro e una sosta al caffé Dante, dove si tiene una sorta di consiglio di guerra,<br />

il futuro duce affronta il comizio in un clima a dir poco ostile, vista <strong>la</strong> sproporzione<br />

numerica fra i suoi sostenitori e gli avversari. Infatti, quando raggiunge <strong>la</strong> Gran<br />

Guardia, è accolto da bordate di fischi e da qualche app<strong>la</strong>uso. Il suo discorso è<br />

accompagnato da continue interruzioni e da scambi di pugni fra le opposte fazioni.<br />

L’oratore si adegua e non usa i mezzi toni. “Non dico questo, afferma ad un certo punto,<br />

per elemosinare <strong>la</strong> vostra compassione, su cui sputo, e si difende attaccando. Accusa i<br />

socialisti neutralisti di rifiutare <strong>la</strong> guerra per una rivoluzione che non saranno mai in<br />

grado di fare. Zocchi replica con un attacco personale, rimproverando a Mussolini di<br />

aver accettato finanziamenti dai francesi, decisi a favorire con ogni mezzo l’intervento<br />

italiano. Serrati appare invece meno polemico. Dapprima afferma che hanno errato i<br />

socialisti francesi e tedeschi ad accettare <strong>la</strong> guerra, non quelli italiani nel rifiutar<strong>la</strong>. Poi,<br />

rivolgendosi direttamente a Mussolini e passando dal “voi” al “tu”, ricorda il comune<br />

passato: “è con te che stetti insieme nei momenti più tristi e più belli e feci <strong>la</strong> fame” 48 .<br />

La posizione di Mussolini apparve piuttosto chiara, le sue stesse parole<br />

sintetizzano:«dal<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> Triplice intesa sta <strong>la</strong> libertà 49 ». Le cronache riportano che<br />

46<br />

Dilemmi A., Il naso rotto di Paolo Veronese, op. cit., p. 139.<br />

47<br />

Ivi,p. 140.<br />

48<br />

Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., pp. 19-20.<br />

49<br />

Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., p. 26.<br />

20


dopo il suo intervento seguirono proteste e scontri, e un gruppo di socialisti del quartiere<br />

San Zeno cantò in tono irridente:« E prima che te toga/te eri bianca e rossa. E adesso<br />

che t’ho tolta /te m’è cambià el color» 50 .<br />

Di fronte ad alcuni che seguirono Mussolini nel<strong>la</strong> scelta interventista, <strong>la</strong> maggioranza<br />

assunse una posizione di aperto dissenso al conflitto ma senza avere <strong>la</strong> forza di proporre<br />

iniziative pacifiste significative. Un’altra parte ritenne necessario dare spazio al<br />

patriottismo e al garibaldismo filo francese, con modalità tali da venire da molti<br />

considerate di concreta adesione al<strong>la</strong> guerra ormai in atto. Furono tra questi anche il<br />

sindaco Zanel<strong>la</strong> che finì per essere espulso dal partito, rendendosi protagonista di un<br />

vero e proprio caso, “il caso <strong>Verona</strong>” che sarà approfondito nel capitolo dedicato 51 . Il<br />

comizio di Mussolini chiude per <strong>Verona</strong> una sorta di prima fase ideale dello scontro che<br />

vedrà l’acuirsi delle asperità a partire dal 1915.<br />

Le polemiche salirono nei mesi precedenti che precedettero l’entrata in guerra, e si<br />

registrarono due episodi”sintomatici” che contribuirono ad aumentare il sospetto e <strong>la</strong><br />

sensazione di un crescente spostamento dell’Amministrazione Comunale a favore<br />

dell’intervento: <strong>la</strong> commemorazione di Bruno e Costante Garibaldi, (nipoti di Giuseppe<br />

Garibaldi) morti nelle Argonne, e l’adesione al<strong>la</strong> cerimonia in onore del patriota<br />

veronese Carlo Montanari (morto nel 1853 in seguito all’episodio risorgimentale noto<br />

come i “Martiri di Belfiore”) che si trasformò in una grande manifestazione al<strong>la</strong> quale<br />

presero parte almeno 15000 persone 52 . Mentre <strong>la</strong> Camera del Lavoro riconfermava <strong>la</strong><br />

sua posizione contraria al<strong>la</strong> guerra, si consumava <strong>la</strong> frattura all’interno del<strong>la</strong> compagine<br />

socialista, come documenta Andrea Dilemmi:<br />

Da una parte <strong>la</strong> Giunta e <strong>la</strong> Sezione di città, all’interno delle quali <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

neutralità assoluta è assunta come atto di disciplina di partito ma viene apertamente<br />

criticata, quando non decisamente avversata; dall’altra, su posizioni nettamente<br />

contrarie al<strong>la</strong> guerra, <strong>la</strong> Federazione provinciale con Todeschini e il settimanale<br />

«<strong>Verona</strong> del popolo». Una dicotomia che ripropone nelle scelte politiche <strong>la</strong> diversa<br />

composizione sociale e territoriale del socialismo veronese 53 .<br />

50 Ivi, p. 27.<br />

51 Questo processo non riguardò so<strong>la</strong>mente <strong>Verona</strong>, ma coinvolse tutto il Veneto e non solo. Ad esempio,<br />

nel<strong>la</strong> città di Reggio Emilia tradizionalmente considerata <strong>la</strong> “roccaforte” del socialismo italiano, si<br />

moltiplicarono gli interventi contro l’Austria per <strong>la</strong> liberazione delle terre irredente e si accentuarono i<br />

toni contro le posizioni neutraliste. Cfr. Carattieri M., Ferraboschi A., Picco<strong>la</strong> Patria <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op.<br />

cit. p. 56.<br />

52 Cfr. Dilemmi A., Il Naso rotto di Paolo Veronese, op. cit., p. 141.<br />

53 Ibidem.<br />

21


Nel mese di marzo era nato anche il “Libertario veronese”, per iniziativa di alcuni<br />

militanti veronesi convinti del<strong>la</strong> necessità di intensificare <strong>la</strong> propaganda contro <strong>la</strong><br />

guerra. Questo fu il loro primo comunicato:<br />

Mentre <strong>la</strong> spada ed il cannone tragicamente compiono <strong>la</strong> loro funesta opera<br />

devastando in tutta Europa vita e ricchezze; mentre il militarismo brutale infrange il<br />

sogno radioso dell’internazionale anarchica ammassando milioni e milioni di proletari<br />

gli uno contro gli altri, [che]al solo comando di un uomo stanno scannandosi in nome d’<br />

una causa che non è <strong>la</strong> loro, un gruppo di volonterosi compagni convinti del<strong>la</strong> necessità<br />

di una sana propaganda anarchica da contrapporre al<strong>la</strong> follia guerraio<strong>la</strong> barbara e<br />

brutale, hanno creduto necessario di riunire un gruppo in questa città 54 .<br />

La propaganda contro <strong>la</strong> guerra da parte del gruppo anarchico veronese, si svolse<br />

tramite <strong>la</strong> distribuzione di alcuni stampati quali il Manifesto internazionale anarchico<br />

contro <strong>la</strong> guerra del marzo 1915 che venne rinvenuto dal<strong>la</strong> polizia in aprile sui muri<br />

del<strong>la</strong> città 55 . In maggio, <strong>la</strong> tensione <strong>politica</strong> raggiunse il suo apice a livello nazionale.<br />

1.5 <strong>Verona</strong> verso <strong>la</strong> guerra<br />

Il 26 aprile l'Italia aveva firmato in gran segreto il patto di Londra e con esso si<br />

impegnava a scendere in guerra contro gli imperi centrali nell'arco di un mese. In<br />

maggio, il timore di Sa<strong>la</strong>ndra, Sonnino e del re, era che il Par<strong>la</strong>mento a maggioranza<br />

neutralista, votasse contro l'intervento. Gli accordi di Londra erano segreti, e il<br />

Par<strong>la</strong>mento italiano ne era stato tenuto all’oscuro. Il 9 maggio, l'ex Presidente del<br />

Consiglio Giovanni Giolitti raggiunse Roma con l'esplicita intenzione di mettersi al<strong>la</strong><br />

guida dei deputati che volevano tenere l' Italia fuori dal<strong>la</strong> guerra.<br />

Contro di lui si indirizzarono i primi “radiosi” cortei, e da quel momento le<br />

manifestazioni interventiste guidate da Gabriele D'Annunzio tennero in scacco il<br />

Par<strong>la</strong>mento con l'effetto di suscitare nel<strong>la</strong> maggioranza degli eletti una sorta di<br />

“immobilismo politico” al punto tale che <strong>la</strong> maggioranza stessa non ebbe modo di far<br />

valere le proprie ragioni. Il 13 maggio Sa<strong>la</strong>ndra aveva presentato le proprie dimissioni al<br />

re, ma davanti al<strong>la</strong> nuova ondata di manifestazioni di piazza organizzata dagli<br />

interventisti e che presero il nome di “radiose giornate di maggio”, i neutralisti non<br />

riuscirono a fornire risposte adeguate, Giolitti, rifiutò si assumere il ruolo di capo del<br />

Governo dopo essere stato informato dei segreti accordi di Londra, ed il Re reinvestì<br />

del<strong>la</strong> carica il dimissionario Sa<strong>la</strong>ndra. Alle “radiose giornate”, cioè alle manifestazioni<br />

54 Ivi, p. 142.<br />

55 Ivi, p. 145.<br />

22


che ebbero come obiettivo anche il Par<strong>la</strong>mento, presero parte quelli che di lì a qualche<br />

anno sarebbero divenuti gli uomini più rappresentativi dell' Italia fascista e dell' Italia<br />

antifascista: Benito Mussolini, Pietro Nenni, Alceste De Ambris, Gaetano Salvemini,<br />

Giuseppe Prezzolini, Ferruccio Parri, Giovanni Amendo<strong>la</strong> e moltissimi altri.<br />

La concitata fase del<strong>la</strong> <strong>politica</strong> italiana si ripercosse quasi immediatamente in clima<br />

veronese. Nel mese di aprile furono almeno due le manifestazioni interventiste<br />

organizzate in città: una promossa e organizzata dal letterato e politico Antonio Cippico<br />

dal titolo Dalmazia nostra, l’altra, tenutasi al Teatro Ristori il 16 aprile, fu indetta dal<br />

giornalista e politico Guido Podrecca assieme al deputato belga Jules Destré 56 . Non<br />

mancarono gli scontri e le reazioni dei giornali:<br />

“<strong>Verona</strong> Fedele” condannò le “indecorose piazzate” e si meravigliò che al<strong>la</strong> testa<br />

del<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> “a dirigere <strong>la</strong> gazzarra vi fossero delle persone che passavano prima per bene<br />

educate”. Anche il giornale “<strong>Verona</strong> del popolo” bollò le “cagnare interventiste”, smentì<br />

sdegnato che i socialisti potessero gridare “viva l’Austria”[…]ma rivelò anche<br />

imbarazzo: «Va bene: l’intervento è una tesi <strong>politica</strong> discutibile e rispettabile come <strong>la</strong><br />

neutralità …[ma]serve ad ammantare le peggiori velleità antiproletarie e antisocialisti. I<br />

compagni nostri che sono per l’intervento hanno il sacrosanto dovere di tenersi molto<br />

al<strong>la</strong> <strong>la</strong>rga da certi figuri» 57 .<br />

Ma l’intervento dell’Italia in guerra era ormai stato annunciato. Da <strong>Verona</strong> si<br />

levarono alcuni messaggi di entusiasmo, come quello dell’associazione monarchica<br />

«Auspici nuovo trionfo aspirazioni nazionali» o quello del<strong>la</strong> società Dante Alighieri che<br />

con le parole del suo presidente salutava «l’alba radiosa dei più grandi destini del<strong>la</strong><br />

patria» 58 . Il 6 maggio, l’occasione dell’anniversario del<strong>la</strong> battaglia di Santa Lucia<br />

(risalente al periodo del<strong>la</strong> prima guerra di indipendenza italiana del 1848), venne<br />

opportunamente sfruttata dagli interventisti con una manifestazione che, stando alle<br />

cronache de “L’Arena”, apparve partico<strong>la</strong>rmente sentita 59 . “L’Arena” assieme a<br />

“L’Adige” partecipò al<strong>la</strong> campagna contro Giolitti e <strong>la</strong> neutralità, scatenata dagli<br />

interventisti, sia pure entrambi con accenti differenti, e deplorando i fischi che accolsero<br />

Giolitti a Roma, condannando però anche alcuni temuti “pronunciamenti” del<br />

par<strong>la</strong>mento 60 . Più violenta invece fu <strong>la</strong> reazione de “L’Adige” che titolò l’articolo<br />

56 Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p 21.<br />

57 Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., p. 49.<br />

58 L’alba radiosa dei più grandi destini del<strong>la</strong> patria, in “L’Arena”, 5 maggio 1915.<br />

59 Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit. p. 22.<br />

60 Cfr. Nota Bene, in “L’Arena”, 10 maggio 1915, cfr. inoltre Colombo V., Cronache politiche veronesi,<br />

op. cit., p. 52.<br />

23


principale La nazione si ribel<strong>la</strong> al dittatore con chiaro riferimento a Giolitti 61 . Il tono<br />

rimase virulento anche nei giorni seguenti, allorquando “L’Adige” sentenziò: «niente<br />

potrà salvare il bandito dal<strong>la</strong> furia di un popolo che si sente tradito» 62 .<br />

Quando il Presidente del Consiglio Sa<strong>la</strong>ndra presentò al re le dimissioni del<br />

Governo, “L’Arena” commentò:<br />

Nel<strong>la</strong> nostra vita professionale, mai abbiamo sentito un così intenso, profondo<br />

scoramento come in queste ore. Mai ci siamo sentiti così avviliti, umiliati,come<br />

all’annunzio improvviso di questa crisi che ci piomba nel caos! […]Nessun Governo<br />

aveva in questi ultimi anni riscosso una fiducia così illimitata, così sincera, come quel<strong>la</strong><br />

di Sa<strong>la</strong>ndra. […]Eppure, non vi sono nuove vittime, nuove rovine; una cosa so<strong>la</strong> è ferita<br />

profondamente, è piagata nel momento supremo nel quale tutta Europa guarda al nostro<br />

paese: è ferito e piegato l’onore d’Italia. Che cosa più ci rimane? Un’ultima speranza<br />

tuttavia arde ancora nell’anima, che l’alto senno del nostro sovrano ci salvi da questa<br />

situazione. Guai se anche <strong>la</strong> fiducia dovesse crol<strong>la</strong>re 63 .<br />

L’adesione di <strong>Verona</strong> alle “radiose giornate” cominciò <strong>la</strong> sera del 13 maggio con un<br />

corteo di studenti, riunitosi grazie ad una <strong>la</strong>rga distribuzione di vo<strong>la</strong>ntini. Scesero in<br />

piazza anche neutralisti e non mancarono gli scontri, come testimonia un documento<br />

riservato del 14 maggio 1915, rinvenuto presso l’Archivio di Stato di <strong>Verona</strong> ed<br />

indirizzato al<strong>la</strong> questura cittadina:<br />

Ieri poco dopo le ore 20, circa duecento giovani, in buona parte studenti, si riunirono<br />

in piazza V. E. e agitando una bandiera nazionale mossero verso il monumento<br />

omonimo fra le grida di «Viva l’Italia, abbasso i traditori, abbasso Giolitti». […]Mentre<br />

così rinforzato si andava snodando lentamente per formare un ampio circolo intorno al<br />

monumento, tre o quattro gruppi di persone di varia età ai quali si erano frammisti<br />

soldati di ogni arma[…], si addossarono scompigliatamente ai dimostranti patriottici<br />

gridando «abbasso <strong>la</strong> guerra». Avvenne tosto una reazione di grida opposte da parte di<br />

questi ultimi, e subitamente dalle invettive alle minacce, incrociantisi con straordinaria<br />

veemenza, si passò alle vie di fatto. Mi gettai – si legge nel racconto di un protagonista-<br />

in mezzo ai contendenti con pochi carabinieri ed agenti in borghese disponibili, e<br />

mentre il pubblico,[…]infittiva conc<strong>la</strong>mando in atteggiamenti di ostilità varia verso le<br />

due parti in contesa, riuscii a sbandarli ed evitare gravi incidenti. […]Quello che<br />

apparve e fu veramente giudicato vergognoso e disonorante fu l’azione di non pochi<br />

richiamati, il cui neutralismo culminò per taluni, forse in un bieco momento di<br />

incoscienza <strong>civile</strong>, in manifestazioni antipolitiche e provocatrici di reazioni patriottiche.<br />

Ai più scalmanati fra essi dissi fiere parole, ed imposi che si ritirassero; ad altri, meno<br />

tracotanti, rammentai ad alta voce,[…]il dovere del<strong>la</strong> disciplina e l’onore del<strong>la</strong> divisa<br />

del soldato italiano. Un sottotenente di Finanza, richiamato, gridò nel<strong>la</strong> stessa piazza,<br />

«Abbasso <strong>la</strong> guerra». Fu minacciato ed ingiuriato dagli interventisti[…]. Tale è stato<br />

dunque lo svolgimento del<strong>la</strong> prima fase critica di queste incresciose dimostrazioni, le<br />

quali, se non è stato possibile contenere nei limiti di una libertà non trasmodatrice e non<br />

61 Cfr. ivi, p. 50.<br />

62 Ibidem.<br />

63 Nota bene, in “L’Arena”, 14 maggio 1915.<br />

24


esuberante, lo si deve in massima parte, al<strong>la</strong> saggezza delle istruzioni di S. V. ill.ma, La<br />

cui attuazione ho curata come meglio potevo e sapevo 64 .<br />

Questo interessante rapporto suggerisce almeno l’intuizione circa <strong>la</strong> posizione poco<br />

parziale del commissario, il quale appare sbigottito dall’atteggiamento “vergognoso e<br />

disonorante” dei richiamati. Il responsabile dell’ordine pubblico riferisce inoltre di<br />

“incresciose dimostrazioni”. Significativa o comunque piuttosto sintomatica appare <strong>la</strong><br />

posizione di alcuni militari combattenti, qui apertamente ostili al<strong>la</strong> guerra al punto tale<br />

da schierarsi con i pacifisti. Tutto questo non poteva non destare preoccupazioni alle<br />

autorità, trovandosi <strong>Verona</strong> a poche decine di chilometri dal confine austriaco. In piazza<br />

Bra si verificarono i tafferugli che continuarono in città fino a notte fonda ma destinati a<br />

proseguire il giorno successivo 65 . Il Comizio già organizzato dal Comitato di Azione al<strong>la</strong><br />

Gran Guardia, si trasformò in una sorta di celebrazione per gli interventisti a favore di<br />

Sa<strong>la</strong>ndra. La mattina seguente “L’Arena” tito<strong>la</strong>va: Sa<strong>la</strong>ndra ritorna al potere con <strong>la</strong><br />

fiducia del re e per volontà del popolo 66 . “L’Adige” non fu da meno: <strong>Verona</strong> concorde<br />

app<strong>la</strong>ude Sa<strong>la</strong>ndra e al<strong>la</strong> guerra 67 . “<strong>Verona</strong> Fedele” innanzi allo sbocco bellico oramai<br />

inevitabile, tornando a deplorare le “scenate” dei giorni precedenti, commentò<br />

pacatamente:«Amare <strong>la</strong> patria vuol dire sapere ciascuno tenere il suo posto e dare<br />

ciascuno al<strong>la</strong> patria quel sacrificio che chiede» 68 .<br />

Sull’episodio dello scontro sopraccitato, in un rapporto telegrafico inviato dal<br />

Prefetto Zoccoletti al Ministero dell’Interno e proveniente dall’Archivio Centrale dello<br />

Stato di Roma, si legge:<br />

Questa sera ore 22.30 in piazza Vittorio Emanuele fu iniziata dimostrazione pro<br />

guerra forte nucleo studenti con bandiera nazionale vennero affrontati da gruppi<br />

borghesi cui eransi mesco<strong>la</strong>ti parecchi soldati richiamati malgrado presenza sul luogo<br />

qualche ufficiale- Funzionari e carabinieri ed agenti di P.S. divisero contendenti e corteo<br />

di numerosi dimostranti percorse percorse principali vie città sciogliendosi monumento<br />

Garibaldi dove parlò Avv. Caperle socialista riformista – Lungo percorso fuvvi qualche<br />

colluttazione fra singoli individui 69 .<br />

64 ASVr, Prefettura, busta 316, Previdenze e norme di sicurezza, re<strong>la</strong>zione del commissario di pubblica<br />

sicurezza Borrelli, 14 maggio 1915. Sull’argomento cfr inoltre D’Antoni L., Tra <strong>la</strong> crisi di fine ottocento<br />

e <strong>la</strong> seconda guerra mondiale, in Zalin G., Storia di <strong>Verona</strong>, op. cit., p. 352 e il paragrafo ”<strong>Verona</strong> città di<br />

frontiera <strong>durante</strong> <strong>la</strong> grande <strong>Guerra</strong>”, ivi, pp. 351-360.<br />

65 Cfr. Colombo V., Cronache politiche veronesi, op cit., p. 53.<br />

66 Sa<strong>la</strong>ndra ritorna al potere con <strong>la</strong> fiducia del Re e per volontà del popolo, in “L’Arena”, 17 maggio<br />

1915.<br />

67 Cfr. Colombo V., Cronache politiche veronesi, op cit., p. 53.<br />

68 Ivi, p. 55.<br />

69 ACS, MI, PS, A5g, busta 126, fasc. 255, sf. 1, il Prefetto di <strong>Verona</strong> al Ministero dell’Interno,<br />

telegramma 15667 del 14 maggio 1915.<br />

25


Com’è noto, <strong>la</strong> base sociale dell’interventismo fu per <strong>la</strong> maggior parte costituita dal<strong>la</strong><br />

picco<strong>la</strong> e media borghesia, dagli strati intellettuali di formazione umanistica e dal<br />

mondo degli affari. Non è da sottovalutare l’importanza di quanto afferma di nuovo<br />

Antonio Gibelli circa il ruolo degli intellettuali nelle file interventiste: infatti,<br />

l’accresciuta disoccupazione intellettuale aveva generato frustrazione ed irrequietezza<br />

negli ingegneri, negli avvocati e negli insegnanti. Solo in parte tali posizioni trovarono<br />

spazio nel versante rivoluzionario del socialismo, poiché <strong>la</strong> maggior parte di quelle<br />

tensioni fu incana<strong>la</strong>ta ed interpretata in senso nazionalista 70 . Nel<strong>la</strong> città di <strong>Verona</strong> <strong>la</strong><br />

componente interventista riflette dunque quel<strong>la</strong> nazionale, come in proposito argomenta<br />

Andrea Dilemmi:<br />

L’interventismo è in sostanza espressione di minoranze, pur consistenti, di ceti<br />

piccolo borghesi urbani, e in partico<strong>la</strong>re delle loro fasce giovanili. Gli operai che<br />

<strong>la</strong>nciano insulti agli studenti che manifestano, i militari richiamati che si scontrano in<br />

piazza con chi invoca l’intervento in guerra, i braccianti che proprio in questi mesi<br />

scendono in sciopero nelle campagne segna<strong>la</strong>no come <strong>la</strong> maggior parte del proletariato<br />

veronese sia interessata a tutt’altro che al<strong>la</strong> guerra e che, quando non vi si oppone<br />

apertamente, è quantomeno indifferente al<strong>la</strong> retorica interventista. La guerra, per quanto<br />

<strong>la</strong> mobilitazione delle “minoranze agenti” interventiste abbia concretamente favorito<br />

l’uscita dal<strong>la</strong> neutralità, rappresenta un evento in buona parte subìto, rispetto al quale<br />

coloro che vi si oppongono non sono o non si ritengono però in grado di mettere in atto<br />

una valida resistenza 71 .<br />

Iniziava così l’avventura veronese verso <strong>la</strong> guerra. In città non si registrò alcuna<br />

manifestazione in favore del<strong>la</strong> pace, so<strong>la</strong>mente in provincia di Legnago il 21 maggio vi<br />

fu una dimostrazione contro l’intervento 72 . Alcuni socialisti favorevoli al<strong>la</strong> guerra, e fra<br />

di loro alcuni membri del<strong>la</strong> Giunta Comunale, si dimisero dal partito. Tuttavia<br />

nonostante le paventate dimissioni del<strong>la</strong> Giunta stessa, nel corso del<strong>la</strong> seduta del 17<br />

maggio il Sindaco espresse una dichiarazione che, idealmente, chiude questa fase pre-<br />

bellica cittadina:<br />

70 Cfr. Gibelli A., La <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong> degli italiani, op. cit. p. 26.<br />

71 Dilemmi A., Il naso rotto di Paolo Veronese, op. cit., p. 147.<br />

72 Cfr. Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., p. 55.<br />

26


Quali siano gli eventi che maturano ora io non conosco, ma certo è dovere nostro di<br />

considerare e disciplinare l’azione nostra in previdenza di questi avvenimenti. […] ma<br />

ad ogni modo io credo necessario dichiarare in questo momento che qualunque siano le<br />

decimazioni fra le nostre file, l’Amministrazione comunale ritiene suo dovere di non<br />

<strong>la</strong>sciare il suo posto, e rimarrà in carica fino all’ultimo momento, fino a che le sarà<br />

consentito dal<strong>la</strong> forza delle cose, che hanno maggior potere del<strong>la</strong> volontà degli uomini.<br />

E se dovremo andar via dall’Amministrazione del Comune, deciderà <strong>la</strong> città, vedrà essa<br />

quali sono i responsabili, ma certo non imputerà al<strong>la</strong> rappresentanza del Comune di aver<br />

abbandonato <strong>Verona</strong> in momenti gravissimi in mano al Commissario Regio 73 .<br />

73 Biblioteca Civica del Comune di <strong>Verona</strong> (d’ora in avanti Bibl. Civ. Vr), seduta del 17 maggio, p. 542.<br />

27


Capitolo 2 – Il primo anno di guerra<br />

2.1 <strong>Verona</strong> nel 1915<br />

La fine del 1914 aveva presentato <strong>la</strong> conclusione del<strong>la</strong> prima e concitata fase tra<br />

neutralisti ed interventisti veronesi. Se <strong>la</strong> tensione <strong>politica</strong> nazionale toccò il vertice<br />

all’inizio del 1915, stando a quanto si può leggere dai Resoconti del Consiglio<br />

Comunale, l’Amministrazione cittadina veronese appariva in un primo momento meno<br />

turbata. La venti<strong>la</strong>ta ipotesi di guerra, emerge nei dibattimenti iniziali nel gennaio del<br />

1915 in re<strong>la</strong>zione al problema del prezzo del grano che già stava assil<strong>la</strong>ndo l’intera<br />

nazione:<br />

[…]Infine se per avventura fossimo colpiti dal<strong>la</strong> guerra, <strong>la</strong> città di <strong>Verona</strong> si troverebbe<br />

in condizioni molto più precarie di altre città trovandosi solo a 50 km dal confine,<br />

ragione per cui è ancora più legittima per <strong>Verona</strong> <strong>la</strong> preoccupazione dell’alimentazione<br />

e <strong>la</strong> necessità di una efficace risoluzione del problema. […]Il Governo che non ha avuto<br />

il coraggio di affrontare il problema quando poteva essere una fortuna per l’Italia,<br />

paventando l’inevitabile rischio di pochi milioni; provveda almeno ora ad acquistare il<br />

grano necessario, sia pure a maggior prezzo[…] 1 .<br />

Nel<strong>la</strong> stessa seduta, un secondo accenno contribuisce a restituire l’impressione che <strong>la</strong><br />

Giunta Comunale ritenesse il conflitto una remota eventualità che in ogni caso non<br />

sarebbe durata lo spazio di una stagione. La sensazione traspare dalle parole del<br />

consigliere Damaschi, il quale racconta di un commissionato che si era presentato al<br />

Comune per proporre <strong>la</strong> vendita di una ingente partita di grano. Il consigliere fece<br />

osservare che, se pure il prezzo era vantaggioso, l’acquisto avrebbe vinco<strong>la</strong>to<br />

l’Amministrazione per quattro anni, quando non era pensabile che <strong>la</strong> guerra avesse<br />

potuto durare tutto quel tempo. La diffusa convinzione che le nazioni belligeranti<br />

potessero concludere il conflitto entro un anno, fecero giudicare questa proposta un<br />

affare disastroso 2 . Un accenno più deciso al<strong>la</strong> situazione nazionale, compare so<strong>la</strong>mente<br />

nel<strong>la</strong> seduta del 24 marzo: nelle parole del consigliere Guarienti, traspare <strong>la</strong> posizione<br />

del<strong>la</strong> Giunta socialista, che come si può cogliere dal<strong>la</strong> lettura del testo riportato, appare<br />

in perfetta sintonia al monito ufficiale del Partito: né aderire né sabotare.<br />

Noi crediamo che in questo momento sia opera saggia del governo quel<strong>la</strong> di impedire<br />

qualsiasi pronunciamento dell’uno o dell’altro gruppo, perché possa essere più<br />

1 Bibl. Civ. Vr., Resoconti delle sedute del Consiglio Comunale di <strong>Verona</strong> 1915, seduta del 23 gennaio, p.<br />

25.<br />

2 Ivi, pp. 81-82.<br />

28


facilmente preso quell’indirizzo ritenuto migliore per il maggiore bene del<strong>la</strong> nostra<br />

patria. È per questo che riteniamo deva essere <strong>la</strong>sciata completa libertà ai nostri<br />

governanti in questo momento, e per questo comprendiamo come le agitazioni delle<br />

masse istigate dagli oratori e dirette quindi a forzare loro <strong>la</strong> mano possano essere<br />

vietate, poi giudicheremo a cose finite. E poiché fu detto che se vi sarà <strong>la</strong> guerra deve<br />

essere il popolo a dichiarare di voler<strong>la</strong> fare, prendo lo spunto dalle parole del Sindaco<br />

per dire che non intendiamo con questo di essere né guerrafondai né contrari al principio<br />

del<strong>la</strong> guerra. Desideriamo con tutte le forze dell’animo nostro che <strong>la</strong> guerra non ci sia,<br />

perché non crediamo sia il caso di arrivare al<strong>la</strong> perdita di un solo cittadino quando le<br />

questioni possono essere risolte con mezzi pacifici, ma con tutto questo crediamo<br />

doveroso <strong>la</strong>sciare al Governo piena libertà e che non si deva comunque forzargli <strong>la</strong><br />

mano. Noi nutriamo fiducia che il Governo saprà fare uscire l’Italia dai gravi attuali<br />

conflitti[…]rendendo assai più fulgida, <strong>la</strong> sua grandezza[…] 3 .<br />

Mentre il periodico socialista “<strong>Verona</strong> del popolo” scagliava i suoi strali contro <strong>la</strong><br />

guerra, attaccando <strong>la</strong> compagine interventista su tutti i fronti, in Consiglio Comunale<br />

sembrava regnare <strong>la</strong> prudenza. Nessuna dichiarazione traspare dai Resoconti delle<br />

sedute che possa indurre a presupporre un repentino “cambiamento di rotta” del<strong>la</strong><br />

Giunta. Neppure <strong>durante</strong> <strong>la</strong> seduta del 10 maggio si ravvisano elementi utili al giudizio:<br />

l’ordine del giorno sembra procedere rego<strong>la</strong>re con <strong>la</strong> discussione circa <strong>la</strong> modifica al<br />

rego<strong>la</strong>mento dell’Azienda Vittuaria e di quello delle case popo<strong>la</strong>ri, e alcune proposte di<br />

sussidio ai panettieri e al<strong>la</strong> banda sociale del<strong>la</strong> frazione di Poiano 4 . Tuttavia nel<strong>la</strong> seduta<br />

segreta dello stesso giorno, furono rettificati alcuni recenti provvedimenti, e appare<br />

piuttosto sintomatica <strong>la</strong> decisione di affidare al<strong>la</strong> commissione preposta al Civico<br />

Museo e al<strong>la</strong> biblioteca comunale, di provvedere in caso di conflitto al sollecito<br />

trasporto oltre Appennino dei capo<strong>la</strong>vori artistici conservati 5 .<br />

L’ultima riunione del Consiglio prima del<strong>la</strong> dichiarazione di guerra reca <strong>la</strong> data del<br />

17 maggio. La maggior parte del dibattito è re<strong>la</strong>tivo al mantenimento dello stipendio<br />

degli impiegati richiamati sotto le armi, ma nul<strong>la</strong> oltre a questo contribuisce a palesare<br />

altre dichiarazioni di intenti. Quello che si evince dal<strong>la</strong> lettura dei documenti, è che le<br />

sedute furono interrotte fino al<strong>la</strong> metà del luglio successivo, come le parole dello stesso<br />

Sindaco confermano:<br />

Egregi colleghi, in questa prima seduta consigliare (dico prima perché prima dopo <strong>la</strong><br />

dichiarazione di guerra) vogliate permettermi[…]di mandare un saluto reverente e<br />

commosso ai nostri fratelli, che su l’Alpe, oltre l’Isonzo e sui mari combattono per una<br />

grande causa, non so<strong>la</strong>mente italiana, ma del<strong>la</strong> civiltà[…] 6 .<br />

3 Ivi, seduta del 24 marzo, pp. 198-199.<br />

4 Cfr. Ivi, seduta del 10 maggio, pp. 443-490.<br />

5 Cfr. Ivi, seduta del 10 maggio, pp. 489-490.<br />

6 Ivi, seduta del 14 luglio, p. 621.<br />

29


30<br />

Sia a livello nazionale che locale il<br />

contrasto tra interventisti e neutralisti<br />

si era svolto tumultuosamente, in un<br />

clima non così dissimile da una<br />

guerra <strong>civile</strong>, ma non appena<br />

l’intervento fu deciso, sopravvenne<br />

una calma improvvisa, e l’agitazione<br />

delle settimane precedenti si p<strong>la</strong>cò,<br />

soprattutto per il disorientamento<br />

provocato dal<strong>la</strong> nuova realtà del<strong>la</strong><br />

guerra 7 . <strong>Verona</strong> in gran parte rifletté<br />

questo clima generale, come attesta<br />

Andrea Dilemmi:<br />

A <strong>Verona</strong>, come in gran parte del paese, l’entrata in guerra non comporta lo sciopero<br />

generale e una sollevazione popo<strong>la</strong>re[…], come era stato minacciato fin dall’estate<br />

precedente negli ordini del giorno del<strong>la</strong> Camera del <strong>la</strong>voro e del Partito socialista 8 .<br />

L’Amministrazione socialista veronese fu un coro unanime nell’appoggiare il<br />

conflitto, e anche “<strong>Verona</strong> del popolo” scese apertamente in campo, quasi per effetto di<br />

un repentino “cambio di rotta”. Nel capitolo dedicato ai socialisti veronesi saranno<br />

approfonditi gli aspetti di questa posizione, riassunti sinteticamente dal giornale<br />

socialista sul finire del mese di maggio:<br />

Non possiamo astrarre dal<strong>la</strong> realtà e quindi dobbiamo cooperare moralmente e<br />

materialmente al migliore esito del<strong>la</strong> guerra che, non solo per gli auguri ma anche per<br />

l’opera nostra, noi pure auspichiamo e breve e vittoriosa 9 .<br />

7 Cfr. Melograni P., Storia <strong>politica</strong> del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op cit. pag. 4.<br />

8 Dilemmi A., Il naso rotto di Paolo Veronese, op. cit. p. 146.<br />

9 A guerra cominciata in “<strong>Verona</strong> del popolo”, 29 maggio 1915.


Il 24 maggio il grande titolo de “L’Arena” aveva annunciato La santa guerra contro<br />

l’Austria, di cui è possibile notare l’ampio ricorso al<strong>la</strong> retorica che risentiva fortemente<br />

del modulo dannunziano e che prevedeva l’uso di metafore religiose per eventi di<br />

carattere politico-militari 10 . Non dissimili furono gli accenti del<strong>la</strong> Federazione<br />

Socialista, “<strong>Verona</strong> del popolo” commentò così il 29 maggio: «varcati i confini, ai<br />

nostri fratelli combattenti, che hanno segnate le vie del<strong>la</strong> Vittoria, perché al più presto<br />

ne raggiungano <strong>la</strong> meta radiosa, con ogni più fervido auspicio, il nostro voto<br />

augurale» 11 . Di seguito è riportato l’articolo principale de “L’Arena”, riprodotto al<strong>la</strong><br />

pagina precedente:<br />

Dal<strong>la</strong> cima del Campidoglio le gloriose aquile romane hanno ancora una volta<br />

impegnato il volo al<strong>la</strong> vittoria. Da ogni terra d’Italia si è levato ancora una volta il canto<br />

di guerra”![…]L’Italia che dominò il mondo soprattutto con <strong>la</strong> forza del diritto e del<strong>la</strong><br />

scienza, perenne faro di civiltà, l’Italia oggi riprende le armi e le snuda al sole per<br />

difendere le sue tradizioni universali. […]Mentre verghiamo queste righe, il cannone<br />

tuona ai confini e forse sul mare nostro all’eco risponde un formidabile rombo. E’ <strong>la</strong><br />

voce d’Italia che credevamo ancora terra dei morti! Questa non è l’ora di parole o di<br />

<strong>la</strong>grime, è ora di forza! I nostri fratelli, i nostri figli, scrivono in questo momento il loro<br />

grido, […]<strong>la</strong> più grande pagina del<strong>la</strong> nostra storia! In alto le bandiere! Muovono le orde<br />

dei nemici, dei barbari contro le nostre terre, le nostre case!In alto le spade e avanti!<br />

[…]. Ombra di Carlo Montanari <strong>Verona</strong> ricorda, ricorda ora il tuo supplizio e guarda<br />

intanto <strong>la</strong>ssù verso i monti…<br />

Il tuo sogno si avvera, si realizza…[…]Con il nemico alle porte, c’è una so<strong>la</strong><br />

famiglia, c’è una so<strong>la</strong> idea, c’è una so<strong>la</strong> fede, una so<strong>la</strong> speranza. E per questa idea, per<br />

questa fede, per questa speranza i nostri fratelli, i nostri figli, i nostri padri sono al<br />

cospetto del<strong>la</strong> morte, intrepidi e sorridenti, animosi e gagliardi, Veronesi! Imbandierate<br />

le vostre case, i vostri edifici, sulle vostre torri, sui campanili issate e spiegate al vento<br />

le bandiere! Non è ora di morte, è ora di vita questa, è ora di gloria e di vittoria! Sindaco<br />

di <strong>Verona</strong>, tu augurasti dalle colonne di un giornale del vecchio Piemonte, il trionfo<br />

del<strong>la</strong> patria, ebbene alza sulle spade e sulle ire il civico gonfalone simbolo di concordia!<br />

E sia unico il grido di Viva l’Italia 12 !<br />

Se in una prima fase il giornale “L’Arena” si era distinto per una certa prudenza<br />

concedendo spazio agli uni e agli altri, non appena il Governo compì il passo decisivo,<br />

parve abbandonare ogni riserva, come rive<strong>la</strong> il titolo eloquente del<strong>la</strong> prima pagina. La<br />

cronaca locale non fu trattata con meno tenore, <strong>la</strong> città venne descritta festosa,<br />

imbandierata ed unita in un consenso esteso all’intera provincia:<br />

Si suonano inni patriottici, si svento<strong>la</strong>no bandiere, si pronunciano accesi discorsi.<br />

C’è chi mette in palio un premio di 400 lire per il primo soldato che strapperà agli<br />

10 Coppari M. F., Marchi G. P., Il tempo e <strong>la</strong> Storia, i segni del<strong>la</strong> <strong>Verona</strong> nel novecento, Cassa di<br />

Risparmio di <strong>Verona</strong> Vicenza Belluno e Ancona, <strong>Verona</strong> 1995, p. 23.<br />

11 A guerra cominciata, in “<strong>Verona</strong> del popolo”, 29 maggio 1915.<br />

12 Fossi A., In alto le spade e le bandiere per <strong>la</strong> gloria e vittoria d’Italia, in “L’Arena”, 24-25 maggio<br />

1915”, cfr. inoltre AA.VV., 1900-1999 Il Secolo che ha cambiato il mondo, op. cit., p. 67.<br />

31


austriaci una bandiera, c’è chi boicotta i giocattoli stranieri, affermando che l’industria<br />

del giocattolo «è uno dei fattori dell’imperialismo tedesco». <strong>Verona</strong> è piena di soldati e<br />

viene anche invasa dai corrispondenti di guerra 13 .<br />

La sera del 24 maggio si era tenuta in Piazza Bra una manifestazione che i giornali<br />

definirono «imponente e dignitosissima malgrado una pioggerel<strong>la</strong> inopportuna» 14 . Il<br />

giorno successivo <strong>la</strong> stampa veronese riportò il proc<strong>la</strong>ma del comandante del<strong>la</strong> Fortezza<br />

di <strong>Verona</strong>, il Generale Gaetano Gobbo, che dichiarava in città lo stato di guerra, che<br />

sanciva il passaggio di tutti i poteri civili alle autorità militari. Fu imposto<br />

l’oscuramento (si poteva circo<strong>la</strong>re soltanto coi fanalini), <strong>la</strong> chiusura del locali pubblici<br />

venne fissata alle 23 e 30, e fu vietato ai civili di portare armi e di provocare turbamento<br />

dell’ordine pubblico 15 . Il Sindaco Zanel<strong>la</strong> aveva fatto affiggere per le vie cittadine un<br />

manifesto a riprova di un sostegno ormai aperto e incondizionato al conflitto, che<br />

cercava nel<strong>la</strong> comunicazione l’obiettivo del <strong>la</strong>rgo consenso:<br />

Cittadini! La prepotenza nemica, che fa strazio nel mondo di ogni ragione, di diritto<br />

e di umanità, ha imposto all’Italia, dopo le lunghe trattative, di rimettere alle armi <strong>la</strong><br />

soluzione del<strong>la</strong> contesa antica per <strong>la</strong> liberazione dei suoi figli irredenti e quel<strong>la</strong> recente<br />

per il trionfo del diritto delle Nazioni in Europa. Crudele <strong>la</strong> necessità del<strong>la</strong> guerra, ma<br />

alto e nobile il duplice compito nazionale ed internazionale che per essa <strong>la</strong> Patria nostra<br />

s’accinge ad assolvere al cospetto dell’umanità ammirata e p<strong>la</strong>udente. In alto i cuori, o<br />

Veronesi. La città di Carlo Montanari, cui spetta l’alta responsabilità e l’insigne onore<br />

di essere vigile[…]si accinge con animo risoluto e sereno all’ardue prove, alle quali non<br />

falliranno il suo patriottismo e il suo civismo. La vittoria non può non arridere a noi che<br />

abbiamo sposata <strong>la</strong> giusta causa, nostra ed umana, a fianco di tutti i popoli civili. Ma per<br />

rendere <strong>la</strong> vittoria anche più certa, è necessario che oltre al senno e all’eroismo dei<br />

combattenti, si attinga al<strong>la</strong> salda disciplina delle energie cittadine ed al<strong>la</strong> concordia di<br />

tutte le volontà che nel fine supremo che <strong>la</strong> guerra sia breve e vittoriosa. E <strong>la</strong> nostra<br />

civica rappresentanza sente di star mallevatrice al popolo italiano, che i Veronesi fanno<br />

sempre e tutto il loro dovere, con tutto il loro entusiasmo e per <strong>la</strong> PATRIA,<br />

l’UMANITÀ e per il DIRITTO UMANO 16 .<br />

Quasi contestualmente ai trionfali entusiasmi, un proc<strong>la</strong>ma del Sindaco diffuso<br />

attraverso “L’Arena” richiamò <strong>la</strong> necessità per i cittadini di formare il Comitato di<br />

Assistenza Civica, destinato a mettere assieme le personalità e le rappresentanze<br />

cittadine con il compito di curare l’esecuzione dei provvedimenti che sarebbero poi stati<br />

deliberati dal<strong>la</strong> Giunta per assistere <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione con ogni mezzo, nelle varie necessità<br />

derivanti dallo stato di guerra.<br />

13<br />

Ivi, p. 69.<br />

14<br />

Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit, p. 25.<br />

15<br />

Ibidem.<br />

16<br />

Il manifesto del Comune, in” <strong>Verona</strong> del popolo”, 29 maggio 1915, cfr. inoltre Coppari M. F. e Marchi<br />

G.P., Il tempo e <strong>la</strong> Storia, op. cit., p. 23.<br />

32


Il Comitato di Assistenza doveva fungere inoltre da interlocutore presso le banche,<br />

istituti di credito, cittadini abbienti 17 . Contemporaneamente al<strong>la</strong> necessità del Comitato,<br />

in conformità con le disposizioni militari del Comando di Fortezza, il Sindaco fece<br />

diffondere una serie di prescrizioni riguardanti <strong>la</strong> vita <strong>civile</strong> di seguito riportate:<br />

[…]A questa sicura obbedienza di ogni veronese alle norme di un interesse superiore io<br />

mi affido nel dare notizia dei provvedimenti eccezionali adottati secondo gli<br />

intendimenti del Comando del<strong>la</strong> Fortezza. Per <strong>la</strong> difesa cittadina si rende noto: che al<strong>la</strong><br />

comparsa sull’orizzonte di un’aeromobile nemica, segna<strong>la</strong>ta da speciali posti di<br />

osservazione, sarà immediatamente spenta <strong>la</strong> illuminazione pubblica elettrica, che<br />

sostituirà completamente <strong>la</strong> illuminazione pubblica a gas. A questo segnale <strong>la</strong> città<br />

dovendo rimanere al buio, si danno le seguenti disposizioni:<br />

a) Di non accendere fuochi o lumi all’esterno;<br />

b) Di illuminare l’interno delle abitazioni, degli uffici, dei negozi ed esercizi pubblici[…]<br />

ecc. con sorgenti luminose di potenza limitata[…];<br />

c) Che i pedoni e i veicoli facciano uso per le vie di <strong>la</strong>nterne ad olio cieche, ecc. <strong>la</strong>nterne<br />

che non dovranno mai ricevere postazioni fisse;<br />

d) Che i fanali esterni dei pubblici esercizi siano soppressi, e <strong>la</strong> chiusura di tali esercizi<br />

sarà rego<strong>la</strong>ta a seconda delle circostanze dalle autorità competenti;<br />

e) Che i ponti natanti, dovranno essere convenientemente oscurati;<br />

f) Che ai cittadini è fatto divieto di sparare armi da fuoco in vista di aeromobili per non<br />

attirare con <strong>la</strong> vampa dell’arma l’attenzione dei piloti nemici;<br />

g) Che passato il pericolo, <strong>la</strong> cittadinanza ne sarà avvertita con <strong>la</strong> riaccensione del<strong>la</strong><br />

pubblica illuminazione;<br />

h) Che in caso di incendio i cittadini possono adoperare i telefoni civici, di uffici e case<br />

private per le chiamate dei pompieri e per ogni altra evenienza di pubblico<br />

interesse[…].<br />

[…]Io confido nell’illuminato patriottismo del<strong>la</strong> cittadinanza per una volonterosa<br />

cooperazione e per l’osservanza delle disposizioni prescritte nell’interesse del<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione 18 .<br />

17 Ibidem.<br />

18 ASVr, Prefettura, busta 330, supplemento straordinario n. 143 a “L’Arena” del 26 - 27 maggio 1915.<br />

33


Nonostante le nuove imposizioni, pochi giorni dopo l’inizio del<strong>la</strong> guerra <strong>la</strong> cronaca<br />

riferì di un clima iniziale di grande entusiasmo:<br />

[…]La prima giornata di guerra passò a <strong>Verona</strong> calmissima. Lo stato d’animo del<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione è sereno come il bel cielo veronese. La cittadinanza è fervidamente<br />

convinta del<strong>la</strong> vittoria finale. I cittadini si sottomettono entusiasticamente alle restrizioni<br />

del comandante del<strong>la</strong> piazzaforte. Il timore degli aerop<strong>la</strong>ni non esiste e <strong>la</strong> vita procede<br />

tranquil<strong>la</strong>. […]Per il riflusso di notizie militari, per <strong>la</strong> tensione degli spiriti, si sente su<br />

queste floride sponde dell’Adige <strong>la</strong> vicinanza del<strong>la</strong> guerra, ma l’unica conseguenza<br />

nello spirito pubblico è <strong>la</strong> ferma volontà di cooperare in ogni modo all’immancabile<br />

successo delle nostre armi sopra ogni confine 19 .<br />

Ma altre e più restrittive misure attendevano i veronesi verso <strong>la</strong> fine di maggio, le<br />

prescrizioni furono diffuse direttamente dal Comando di Fortezza, che in conseguenza<br />

dello stato di guerra dettò i rego<strong>la</strong>menti per <strong>la</strong> vita <strong>civile</strong>, disciplinando le disposizioni<br />

per i cittadini <strong>durante</strong> tutto il corso del<strong>la</strong> guerra. Questo era il contenuto del manifesto<br />

contenente il proc<strong>la</strong>ma del Generale Gobbo, diffuso e affisso per <strong>la</strong> città il 31 maggio<br />

1915:<br />

Art. 1 Sono vietate le riunioni pubbliche, le processioni religiose e civili, gli assembramenti<br />

in luogo pubblico, od aperti al pubblico.<br />

Art. 2 Nei casi di perturbamento dell’ordine pubblico o di grave pericolo per esso, le<br />

associazioni che vi abbiano preso parte verranno immediatamente sciolte, i locali perquisiti<br />

e chiusi, carte, registri, oggetti mobili sequestrati.<br />

Art. 3 Ai negozianti di armi e materiale esplosivi è fatto assoluto divieto di effettuare <strong>la</strong><br />

vendita a chi non sia munito di speciale permesso ri<strong>la</strong>sciato dall’Autorità Militare.<br />

Art. 4 È vietato il porto d’arme anche per coloro che sono muniti di rego<strong>la</strong>re permesso<br />

ri<strong>la</strong>sciato dall’autorità di P.S. se tale permesso non verrà confermato dall’Autorità<br />

Militare[…].<br />

Art. 5 I locali di pubblico ritrovo, compresi i teatri ed i cinema, non potranno rimanere<br />

aperti oltre le ore 23,30.<br />

Art. 6 È vietato a chiunque di trovarsi per le strade o piazze dopo le ore 24 o prima di<br />

albeggiare 20 .<br />

Le limitazioni e <strong>la</strong> necessità di far fronte alle prime emergenze non tardarono a farsi<br />

sentire, tanto che in seduta pubblica il Consiglio Provinciale di <strong>Verona</strong> propose di<br />

stanziare in bi<strong>la</strong>ncio L. 50.000 per soccorsi ed aiuti alle famiglie povere dei militari<br />

19 Tutte le finestre a <strong>Verona</strong> sono fiorite nel maggio del<strong>la</strong> guerra, in “L’Arena”, 29-30 maggio 1915.<br />

20 ASVr, Prefettura, busta 320, Manifesto del Comando Fortezza Militare di <strong>Verona</strong>, 31 maggio 1915.<br />

34


appartenenti al<strong>la</strong> Provincia e specialmente dei richiamati, come attesta l’estratto<br />

sottostante:<br />

[…]La deputazione non dubita che Voi vorrete suffragare col vostro autorevole voto <strong>la</strong><br />

sua proposta e che il vostro deliberato troverà le vie del cuore di quanti veronesi si<br />

battono o si apprestano a battersi per <strong>la</strong> liberazione dei nostri fratelli e <strong>la</strong> maggior<br />

grandezza del<strong>la</strong> Patria Nostra. Essi avranno nel<strong>la</strong> vostra deliberazione tangibile prova<br />

dell’amore che tutti ci stringe in un fascio, amore che nelle anime nostre abbraccia in un<br />

solo palpito chi espone per <strong>la</strong> patria <strong>la</strong> vita e chi soffre e stenta per <strong>la</strong> lontananza dei suoi<br />

cari. Vi invitiamo pertanto a deliberare:<br />

Il Consiglio autorizza lo stanziamento di L. 50.000 per soccorsi ed aiuti alle famiglie<br />

povere dei militari appartenenti al<strong>la</strong> Provincia e specialmente dei richiamati. […] È<br />

demandato ad una Commissione consigliare di 5 membri, in unione al<strong>la</strong> Deputazione, di<br />

fissare le modalità dell’erogazione e di distribuire i sussidi[…] 21 .<br />

Un curioso provvedimento prefettizio coinvolse nel mese di giugno <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

<strong>civile</strong> a sostegno dell’esercito: il Prefetto decretò <strong>la</strong> consegna dei quadrupedi e delle<br />

macchine per <strong>la</strong> mietitura e <strong>la</strong> trebbiatura, mentre il V° corpo d’Armata aveva requisito i<br />

veicoli a trazione meccanica. I cittadini furono invitati a consegnare i mezzi in Piazza<br />

Cavour, ma a loro era richiesto pure di provvedere a proprie spese per il trasferimento<br />

del mezzo fino al luogo di consegna 22 . Con <strong>la</strong> progressiva militarizzazione del<strong>la</strong> città, il<br />

comando militare emanò un documento dal titolo Previdenze e norme di sicurezza<br />

contro bombardamenti aerei da adottarsi per <strong>la</strong> città di <strong>Verona</strong>, il quale precisava:<br />

Sarà stabilita una linea di posti di ascoltazione e segna<strong>la</strong>zione da Malcesine,<br />

Trimelone, S. Vigilio, Eremitaggio presso rocca del Garda, Bocchetta di Naole, torretta<br />

di Pastrengo, cantiere aeronautico di Boscomantico, torre di Castelvecchio, opere riva<br />

sinistra Adige. […]Da ciascun posto, non appena sia udito o visto un aereo nemico,<br />

saranno <strong>la</strong>nciati in aria, verso il posto successivo, avvicinandosi a <strong>Verona</strong>: 3 stelle rosse<br />

per denotare aerop<strong>la</strong>no nemico, 5 stelle verdi per denotare dirigibile nemico. […]Non<br />

appena segna<strong>la</strong>to un aereo nemico, il posto stabilito sul<strong>la</strong> torre di Castelvecchio ne darà<br />

avviso all’officina Elettrica Comunale.[…]L’Officina Elettrica e <strong>la</strong> Società Anonima<br />

<strong>Verona</strong>, ciascuna per <strong>la</strong> rete di distribuzione dell’energia elettrica da esse esercitata, non<br />

appena ricevuto l’avviso di cui innanzi, toglieranno <strong>la</strong> corrente, <strong>la</strong>sciando così <strong>la</strong> città al<br />

buio ed arrestando le vetture tranviarie[…] 23 .<br />

Dal<strong>la</strong> città <strong>la</strong> preoccupazione maggiore era rivolta in partico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> vicina Val<br />

d'Adige, dove gli austriaci avevano arretrato le loro linee fin quasi a Rovereto. Sia a<br />

<strong>Verona</strong> che in provincia <strong>la</strong> vita <strong>civile</strong> continuava con accresciuta operosità ed era<br />

fortemente aumentata l’offerta di posti di <strong>la</strong>voro per sopperire alle assenze forzate e<br />

21 ASVr, Prefettura, busta 316, Previdenze e norme di sicurezza, estratto del verbale delle Deliberazioni<br />

prese dal Consiglio provinciale di <strong>Verona</strong>, 3 giugno 1915.<br />

22 ASVr, Prefettura, busta 321, Manifesto del 12 giugno 1915.<br />

23 ASVr, Prefettura, busta 316, Previdenze e norme di sicurezza, estremi non identificabili.<br />

35


ispondere alle nuove esigenze di forniture per l’esercito 24 . In città operavano a pieno<br />

regime alcune ditte produttrici di proiettili, tra cui Galtarossa e <strong>la</strong> Galizzi e Cervini 25 .<br />

Galtarossa garantiva il ritorno degli addetti specializzati che si trovassero già in<br />

servizio, poiché <strong>la</strong> quasi totalità degli operai industriali erano esonerati per legge dal<strong>la</strong><br />

leva militare. La grande e drammatica differenza di trattamento tra specializzati (che<br />

<strong>durante</strong> il conflitto ebbero <strong>la</strong> fortuna di esser esonerati ed impiegati in fabbrica) e addetti<br />

ai <strong>la</strong>vori agricoli, contribuì al<strong>la</strong> formazione delle rivendicazioni che animarono i<br />

contadini reduci al ritorno dal<strong>la</strong> guerra. Inoltre, gli operai richiamati alle armi, di rado<br />

finivano per essere arruo<strong>la</strong>ti in fanteria, poiché in virtù delle loro conoscenze tecniche<br />

furono sovente destinati ad altri reparti 26 .<br />

Così descriveva <strong>la</strong> città un cronista di guerra del<strong>la</strong> “Tribuna di Roma”, poco dopo <strong>la</strong><br />

metà di luglio:<br />

La città dopo un mese e mezzo di guerra, conserva il suo aspetto tranquillo. Ciò non<br />

esclude che le vie siano sempre popo<strong>la</strong>te e percorse da un continuo andirivieni di<br />

automobili, camions, motociclette e biciclette militari, e a certe ore, da vere turbe di<br />

soldati di ogni arma, allegri e chiassosi. Fuori dalle porte poi pare di essere in veri<br />

accampamenti, come a Borgo Trento, ove quei buoni figlioli, sdraiati su verdi e ombrosi<br />

viali lietamente fumano e leggono le notizie del<strong>la</strong> guerra…La città è sempre<br />

imbandierata delle bandiere nazionali e di quelle delle nazioni alleate e delle città<br />

italiane che stanno per essere redente. Una so<strong>la</strong> deplorevole assenza: quel<strong>la</strong> del tricolore<br />

al Pa<strong>la</strong>zzo Comunale da parte dell’Amministrazione socialista 27 .<br />

Il 16 ottobre, in occasione del 49° anniversario del<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> dominazione<br />

austriaca, si tenne una manifestazione patriottica con <strong>la</strong> città imbandierata che<br />

inneggiava <strong>la</strong> fine del “tirannico dominio” 28 . In generale, le prime pagine dei giornali<br />

erano riservate al<strong>la</strong> guerra e ai comunicati ufficiali. Le avanzate iniziali suscitarono<br />

dapprima qualche entusiasmo, ma poco dopo le notizie del Comando Supremo e gli<br />

articoli si fecero scarni ed evasivi. Il conflitto divenne ben presto una guerra di<br />

posizione sul<strong>la</strong> quale non c’era molto da narrare. Era vietato ai giornalisti l’accesso alle<br />

zone di guerra, e non poco pesava il ruolo del<strong>la</strong> censura militare, per <strong>la</strong> quale si rimanda<br />

al capitolo dedicato. Passato il primo periodo di entusiasmo, in città si cominciò a<br />

par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> necessità di accumu<strong>la</strong>re cibo e combustibili, indispensabili per l’esercito e<br />

per le industrie, con gli inevitabili sacrifici che <strong>la</strong> guerra imponeva. Curiosamente, i<br />

24<br />

Cfr. Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., p. 59.<br />

25<br />

Cfr. Bozzini F., Franzina E., Zangarini M., Una città, un’industria e una famiglia: i Galtarossa, Cierre,<br />

Sommacampagna, 1998.<br />

26<br />

Cfr. Melograni P., Storia <strong>politica</strong> del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op. cit., p. 108.<br />

27<br />

Cfr Vecchiato F., <strong>Verona</strong> nel Novecento, 1900-2000 Cent’anni di storia, .I.E.T., <strong>Verona</strong> 2000, p. 84.<br />

28<br />

Cfr Luciani E., Giornalisti n trincea, op. cit., p. 27.<br />

36


primi a subirne le conseguenze furono i frequentatori del<strong>la</strong> Biblioteca Civica: venne<br />

fatta chiudere perché era impossibile riscaldar<strong>la</strong> 29 .<br />

2.3 La strage di Piazza Erbe e <strong>la</strong> difesa antiaerea<br />

A marcare il passaggio “dal radioso maggio al funereo autunno” 30 sopraggiunsero le<br />

incursioni aeree nemiche sulle varie città venete. Fra queste, una in partico<strong>la</strong>re passata<br />

unanimemente al<strong>la</strong> memoria collettiva cittadina come “<strong>la</strong> strage di Piazza Erbe”, che<br />

provocò <strong>la</strong> morte di quasi 40 persone nello s<strong>la</strong>rgo del<strong>la</strong> Piazza allora denominata<br />

Borgoletto. L’immagine sotto riprodotta è <strong>la</strong> più famosa, fu pubblicata sui giornali e<br />

conobbe curiosamente anche una vasta diffusione come cartolina.<br />

La più micidiale incursione<br />

successe nel<strong>la</strong> domenica 14<br />

novembre[…]. La Piazza Erbe<br />

era piena di gente, i velivoli<br />

giunsero con volo librato<br />

quasi non avvertiti:<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> ne<br />

udì il rombo, nello stesso<br />

tempo che cominciò il cupo<br />

suono del<strong>la</strong> maggior campana<br />

del<strong>la</strong> Torre. Fu una fuga<br />

generale ed il ricoverarsi di<br />

moltissimi sotto il porticato<br />

del<strong>la</strong> Camera di Commercio<br />

una bomba, certo gettata da<br />

persona pratica di <strong>Verona</strong>,<br />

cadde presso l’angolo di<br />

questo pa<strong>la</strong>zzo, scoppiò sul<br />

<strong>la</strong>stricato di granito, che<br />

sfondò, e le innumerevoli schegge uccisero 29 cittadini e ne ferirono 48, <strong>la</strong> sotto<br />

riparati 31 .<br />

Sull’accaduto i cronisti raccontano di «tre velivoli tutti neri sullo sfondo bigio del<br />

cielo» 32 . Questo fu probabilmente il primo momento in cui per <strong>la</strong> città si rese<br />

drammaticamente tangibile <strong>la</strong> crudezza del<strong>la</strong> guerra. Le cronache indugiarono sullo<br />

spettacolo macabro offerto dai morti, feriti e muti<strong>la</strong>ti, par<strong>la</strong>ndo di scene «al<strong>la</strong> Edgar<br />

Al<strong>la</strong>n Poe», di sangue che si coagu<strong>la</strong>va fra il pattume e di «mostruosi gruppi di cadaveri<br />

e moribondi», con i pompieri impegnati al<strong>la</strong> «<strong>la</strong>vatura del suolo insanguinato e cosparso<br />

29 AA. VV., 1900-1999 Il Secolo che ha cambiato il mondo, op. cit., p. 69.<br />

30 Cfr Melograni P., op. cit. cap. I° “dal radioso maggio al funereo autunno” p. 4.<br />

31 Dall<strong>la</strong> Biasia M., Incursioni aeree su <strong>Verona</strong> <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra italo-austro-germanica, in Atti e<br />

Memorie dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di <strong>Verona</strong>, serie IV, vol. XXIV,1923, pp.<br />

131-132. Il bi<strong>la</strong>ncio definitivo fu di 37 morti e 48 feriti.<br />

32 Ibidem.<br />

37


di materiale cerebrale» 33 . Il bi<strong>la</strong>ncio fu di 25 ordigni sganciati e di quasi un centinaio fra<br />

morti e feriti. Fra le vittime illustri, il professore del Liceo Maffei Enrico Sicher, che<br />

uscito dal<strong>la</strong> sua abitazione in Lungadige Sanmicheli per rendersi conto dell’accaduto, fu<br />

colpito mortalmente da una scheggia. L’effetto sul piano psicologico apparve notevole.<br />

Per qualche giorno si diffuse un clima di “caccia alle streghe”, quando in città circolò<br />

una voce circa una donna, poi arrestata, <strong>la</strong> quale avrebbe cercato di corrompere militari<br />

attraverso alcune prostitute per ottenere informazioni sull’ubicazione delle caserme.<br />

Le cronache narrano che <strong>la</strong> donna, circondata da una fol<strong>la</strong> minacciosa, fu circondata<br />

poi arrestata. Riconosciuta come una vecchia conoscenza del<strong>la</strong> polizia con precedenti<br />

per furti e rapine, fu giudicata estranea alle accuse di spionaggio che si sarebbero<br />

rive<strong>la</strong>te il frutto di un momento di isteria collettiva in seguito all’accaduto 34 . Sul<br />

drammatico evento è riportata di seguito una testimonianza scritta da Ettore Marroncini,<br />

un anarchico veronese, tratta da “Il Libertario”, giornale di riferimento del gruppo<br />

anarchico:<br />

[…]. Ieri mattina, nelle prime ore del mattino quando gli abitanti si avviavano verso il<br />

centro del<strong>la</strong> città, si sono uditi i rintocchi del Rengo[…]segna<strong>la</strong>nti aerop<strong>la</strong>ni austriaci.<br />

Tutti, dal più alto funzionario al più umile cittadino, alzarono <strong>la</strong> testa e, scorgendo tre<br />

aerop<strong>la</strong>ni che vo<strong>la</strong>vano sul<strong>la</strong> città, fuggirono per mettersi in salvo. Mitragliatrici, fucili e<br />

cannoni antiaerei iniziarono i tiri con frastuono indescrivibile. Ma gli uccelli rapaci[…]<br />

gettavano bombe che facevano strage di cittadini inermi. Il primo morto che ho veduto è<br />

stato il prof. Sicher, anima eletta di scienziato, insegnante Storia naturale al Liceo<br />

veronese. […]Mi sono avviato poi al<strong>la</strong> Piazza delle Erbe ove più sono state le vittime.<br />

Lo spettacolo più macabro ed impressionante si presenta ai miei occhi. Una ventina di<br />

cadaveri giacciono al suolo, muti<strong>la</strong>ti, squartati, resi mucchi informi. I colpiti sono in<br />

maggioranza poveri venditori che stavano sul<strong>la</strong> piazza per guadagnarsi lo scarso pane,<br />

donne, vecchi e bambini. In tutto i morti sono 38, i feriti una quarantina. Fra i morti vi è<br />

pure l’insigne scultore A. Spazzi. […]Compiuto il giro micidiale, <strong>durante</strong> il quale<br />

gettarono 40 bombe, gli avvoltoi se ne sono andati, forse gloriosi delle gesta compiute,<br />

felici di aver seminato il dolore e <strong>la</strong> strage fra gli inermi. È unanime il compianto per le<br />

vittime ed è in noi maggiore perché sappiamo quali semente d’odio <strong>la</strong>sciano negli animi<br />

tali fatti. Ma speriamo che l’odio e l’esecrazione andrà verso i veri responsabili dei quali<br />

il popolo farà giustizia. In tale speranza mandiamo alle vittime il nostro reverente<br />

saluto 35 .<br />

Per <strong>la</strong> prima volta anche <strong>Verona</strong> divenne obiettivo di attacco aereo, al punto che<br />

nello stesso mese si registrarono altri cinque attacchi dal cielo sia pure con pochi<br />

ferimenti 36 . Nel mese di dicembre, l’accaduto divenne l’inevitabile protagonista nel<strong>la</strong><br />

riunione del<strong>la</strong> Giunta Comunale. Nel<strong>la</strong> circostanza il Sindaco rivolse parole che oltre a<br />

33 Ibidem, cfr. inoltre <strong>Verona</strong> bombardata da tre aerop<strong>la</strong>ni austriaci. L’eccidio in Piazza delle Erbe –<br />

Morti e feriti. La città mantiene il suo volto sereno, in “L’Arena”, 15-16 novembre 1915.<br />

34 Cfr. Luciani E.,Giornalisti in trincea, op. cit., p. 29.<br />

35 Dilemmi A., Il naso rotto di Paolo Veronese, op. cit., pp. 151-152.<br />

36 Cfr. <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit., p. 649.<br />

38


ive<strong>la</strong>re ormai l’atteggiamento filo-governativo, apparvero quasi intrise di futurismo,<br />

allorquando, nell’ omaggiare i combattenti caduti, giudicò costoro “più fortunati”<br />

rispetto ai deceduti nel bombardamento, nel<strong>la</strong> misura in cui <strong>la</strong> morte gli apparve nel<br />

primo caso “più dignitosa”:<br />

Onorevoli consiglieri, è passato quasi un mese dal giorno nefasto e il ricordo<br />

amarissimo del<strong>la</strong> strage è vivo in noi oggi come allora,[…]. Noi abbiamo gli occhi<br />

ancora pieni del<strong>la</strong> visione macabra di quel groviglio di carne umana maciul<strong>la</strong>ta, di quei<br />

cadaveri sventrati, squarciati, sanguinanti, stroncati orribilmente, che giacevano sui<br />

marmi nudi del<strong>la</strong> cel<strong>la</strong> mortuaria, di quei poveri doloranti nei letti degli ospitali,<br />

tranquilli e sereni nell’aspettazione del<strong>la</strong> morte, quasi presaghi e fidenti che del loro<br />

sangue saranno nemesi <strong>la</strong> storia e le armi vittoriose dei soldati d’Italia. Maledetto colui<br />

che armò quel giorno del<strong>la</strong> mitraglia insidiosa <strong>la</strong> mano assassina; maledetto chi seminò<br />

cotanto e cotale odio che perdurerà nei secoli fino a che almeno i popoli redenti a libertà<br />

risorgeranno a nuova vita nell’internazionale.[…]Mandiamo un tributo d’onore e<br />

omaggio di <strong>la</strong>grime quanto a quelli, che più fortunati di loro, morirono con le armi in<br />

pugno e con <strong>la</strong> visione del<strong>la</strong> vittoria nel cuore[…] 37 .<br />

Contestualmente all’episodio del<strong>la</strong> strage, si diffusero le polemiche sul<strong>la</strong> tecnica<br />

adottata per segna<strong>la</strong>re le incursioni, dal momento che le campane si erano rive<strong>la</strong>te<br />

insufficienti, e vi fu chi sostenne <strong>la</strong> maggiore efficacia dei colpi di cannone,<br />

analogamente ad altre città. Anche le “trombette di al<strong>la</strong>rme” si erano rive<strong>la</strong>te poco utili<br />

poiché confuse dal<strong>la</strong> maggior parte dei cittadini con quelle delle corriere. Infatti,<br />

l’implemento delle prime misure di protezione contro attacchi aerei, non si rivelò<br />

efficiente dal momento che<br />

Erasi anche provveduto a difendere <strong>la</strong> città mediante squadre di soldati e di scelti<br />

tiratori volontari, che armati di fucile, su dati edifizi, dovevano sparare contro gli<br />

aerop<strong>la</strong>ni: ancora non si sapeva, come tali armi fossero inefficaci contro quegli<br />

apparecchi guerreschi 38 .<br />

Un manifesto del 20 novembre emanato dal<strong>la</strong> Fortezza di <strong>Verona</strong> integrò le<br />

prescrizioni fino a quel momento in vigore:<br />

37<br />

Bibl. Civ. Vr., Resoconti delle sedute del Consiglio Comunale di <strong>Verona</strong>, seduta del 23 dicembre 1915,<br />

p. 1163.<br />

38<br />

Dall<strong>la</strong> Biasia M., Incursioni aeree su <strong>Verona</strong>,op. cit., p. 131.<br />

39


A complemento delle disposizioni date da questo comando con l’ordinanza del 19<br />

giugno u.s.[…]prescrivo quanto segue per il caso di incursioni di aerop<strong>la</strong>ni nemici:<br />

1 al segnale d’al<strong>la</strong>rme dato col suono a rintocchi del RENGO, le campane delle chiese<br />

che sono state designate, suoneranno a rintocchi, e le sirene degli stabilimenti<br />

fischieranno a tratti.<br />

Saranno inoltre messi in vista dei grandi dischi rossi sull’Arena, Portoni Borsari, Torre<br />

Scaligera di Castel Vecchio, Porta Palio, Portoni Bra, Torre dei Lamberti, Castel San<br />

Pietro.<br />

2 – A tali segnali TUTTI debbono sgombrare piazze e vie e ritirarsi nelle case o nelle<br />

botteghe più vicine, e tutti i portoni di ingresso e le botteghe debbono essere aperte fino<br />

a che sia finita tale necessità.<br />

3- Gli inquilini degli ultimi piani delle case sono consigliati a scendere in quelli<br />

inferiori, ed a tenersi lontani dalle finestre.<br />

4 – i Trams debbono fermarsi, e tutti, passeggeri e personale di servizio ritirarsi nelle<br />

case più vicine. La corrente elettrica sarà interrotta immediatamente.<br />

5 I carri debbono pure essere fermati, i quadrupedi staccati e messi possibilmente al<br />

coperto.<br />

6 Potranno verificarsi dei falsi al<strong>la</strong>rmi perchè può darsi che gli aerop<strong>la</strong>ni nemici,<br />

segna<strong>la</strong>ti da lontano, cambino direzione. Ciò non toglie che tute le enumerate<br />

disposizioni debbano essere eseguite egualmente e prontamente.<br />

7- La cessazione del pericolo sarà indicata dal suono a distesa del RENGO e di tutte le<br />

campane pure a distesa e dal ritiro dei dischi rossi. (<strong>Verona</strong> dal Pa<strong>la</strong>zzo del comando 20<br />

novembre 1915) 39 .<br />

39 ASVr, Prefettura, busta 316, Manifesto n. 9 del 20 novembre 1915.<br />

40<br />

Nel frattempo, anche i principali<br />

monumenti cittadini erano stati dotati<br />

di apposita protezione per tentare di<br />

scongiurare eventuali danni da<br />

possibili bombardamenti, come<br />

testimonia <strong>la</strong> riproduzione del Duomo<br />

di <strong>Verona</strong>. Nei giorni successivi, <strong>la</strong><br />

città subì nuovamente un attacco da<br />

parte di aerei austriaci, in questa<br />

circostanza tuttavia, il migliorato<br />

funzionamento delle misure difensive<br />

e il pronto intervento dell’aviazione e<br />

dell’artiglieria italiana, limitarono i<br />

danni. Su pressione dei giornali, il<br />

velivolo austriaco abbattuto venne<br />

portato in città e mostrato ai cittadini,<br />

cosa che sembrò soddisfare almeno


nell’immediato, il desiderio di vendetta. In seguito al primo bombardamento del 14, il<br />

Consiglio comunale deliberò di cambiare il nome al luogo del<strong>la</strong> strage: da Piazza<br />

Borgoletto a Piazza 14 novembre. Un altro ricordo vollero i Veronesi in onore delle<br />

vittime: con pubblica sottoscrizione fu commissionata allo scultore Egidio Girelli <strong>la</strong><br />

statua di bronzo che dal piedestallo domina <strong>la</strong> piazzetta. Non mancò chi cercò di<br />

sfruttare il luttuoso evento per fini pubblicitari: una farmacia situata nei pressi del<strong>la</strong><br />

zona bombardata, rec<strong>la</strong>mizzò così una pasta dentifricia di loro produzione: «Neppure le<br />

bombe austriache sono riuscite a distruggere <strong>la</strong> fama di un prodotto che rende fulgide le<br />

bocche italiane». Nonostante il tono patriottico, le critiche furono naturalmente molto<br />

aspre 40 .<br />

Durante <strong>la</strong> fine dell’anno anche il rego<strong>la</strong>re svolgimento del Consiglio Comunale<br />

risultava difficile, poiché nel dicembre del 1915 dieci consiglieri erano in servizio<br />

militare, cinque dimissionari o deceduti, ben 17 operai o impiegati ferroviari<br />

militarizzati e soggetti in qualunque momento a precettazione 41 .<br />

In generale città e provincia risentivano i pesanti effetti del conflitto in cui tutto era<br />

subordinato alle esigenze belliche. Gli uomini, come nel<strong>la</strong> maggior parte d’Italia, erano<br />

sottratti alle campagne e il proficuo avvicendamento colturale era stato bloccato in<br />

favore di una agricoltura che spossava <strong>la</strong> terra 42 . A tale riguardo, un giornale tecnico,<br />

“L’Agricoltura veneta”, aveva rilevato già nel mese di giugno:<br />

Chi gira per le nostre campagne[…]non può non restare commosso vivamente<br />

dall’opera modesta, ma con costante abnegazione compiuta dalle nostre donne nei<br />

campi. Tutte hanno i figli, o i fratelli, o il consorte chiamati alle armi; […]eppure il<br />

<strong>la</strong>voro continua a<strong>la</strong>cre, incessante, senza rimpianti: anche il sesso debole si mostra forte<br />

in questo momento supremo 43 .<br />

Termina così il primo anno di guerra per <strong>Verona</strong>, iniziato all’insegna di un grande<br />

entusiasmo subito “raffreddato” dai i primi provvedimenti e soprattutto per il devastante<br />

effetto morale del primo e tragico bombardamento. Anche il 31 dicembre del 1915<br />

trascorse per i veronesi nell’assoluta normalità, con le strade nel loro aspetto abituale e i<br />

locali pubblici costretti a chiudere a mezzanotte, ora i cui, gli anni precedenti, i<br />

festeggiamenti erano al colmo 44 .<br />

40<br />

Cfr. Luciani, E.,Giornalisti in trincea, op. cit. p. 31.<br />

41<br />

Cfr. Colombo V, Cronache politiche veronesi, op. cit. p. 68.<br />

42<br />

Zalin G., Il momento del<strong>la</strong> distruzione e il momento del<strong>la</strong> rinascita. La società veneta tra guerra e<br />

dopoguerra (1914-1922), in Commissione par<strong>la</strong>mentare d’inchiesta sulle terre liberate e redente. Luglio<br />

1920 – giugno 1922, Roma, 1991, pp. 290-291.<br />

43<br />

“L”Agricoltura Veneta”, 15 giugno 1915, anno XVII, n°11 p. 207, cfr inoltre Zalin G., Storia di<br />

<strong>Verona</strong>, op. cit., p. 355.<br />

44<br />

Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 32.<br />

41


Capitolo 3 – Il secondo anno di guerra<br />

3.1 <strong>Verona</strong> nel 1916<br />

Il 1916 si apriva per <strong>Verona</strong> con un fallito attacco aereo austriaco al<strong>la</strong> città compiuto<br />

il 3 gennaio, come attesta il comunicato ufficiale del Generale Cadorna pubblicato sul<strong>la</strong><br />

stampa locale:<br />

Il giorno 3 due aerop<strong>la</strong>ni austriaci fecero una incursione su <strong>Verona</strong>, ma battuti dal<br />

fuoco delle nostre batterie antiaeree, prima di raggiungere l’obiettivo, fuggirono in<br />

direzione del nord, <strong>la</strong>sciando cadere alcune bombe che non arrecarono danni 1 .<br />

La crescente preoccupazione per il caroviveri divenne l’argomento più urgente nel<br />

dibattimento del Consiglio Comunale, mentre cresceva per i cittadini <strong>la</strong> consapevolezza<br />

di essere coinvolti in un qualche cosa di “totalizzante”, e si intensificavano le iniziative<br />

pubbliche per contribuire al<strong>la</strong> causa bellica. Nel<strong>la</strong> centralissima via Mazzini fu collocato<br />

l’apposito raccoglitore del<strong>la</strong> Croce Rossa destinato al<strong>la</strong> raccolta di argento ed oro e<br />

nacque il comitato “Pro <strong>la</strong>na” che si preoccupava del confezionamento e del<strong>la</strong><br />

spedizione di indumenti invernali al fronte 2 . Gli studenti che per motivi di età non erano<br />

stati arruo<strong>la</strong>ti, parteciparono a speciali corsi di istruzione per <strong>la</strong> fabbricazione di<br />

munizioni, e al<strong>la</strong> stazione ferroviaria le “donne del posto di conforto” si adoperarono<br />

per fornire ai soldati <strong>la</strong>tte, pane e caffé 3 . Mentre Il “caso <strong>Verona</strong>” per l’insanabile<br />

dissidio fra i socialisti, attirava l’attenzione del<strong>la</strong> cronaca nazionale, a preoccupare <strong>la</strong><br />

città intervenne un altro problema: <strong>la</strong> carenza di zucchero, destinata a suscitare i più<br />

accesi dibattiti in Consiglio Comunale. Nel<strong>la</strong> seduta del 29 gennaio, il consigliere<br />

Vittorio Pincherli evidenziò quanto fosse stato azzardato permettere, all’inizio del<br />

conflitto, una grossa esportazione di zucchero, invocando pronti provvedimenti e prezzi<br />

calmierati per <strong>la</strong> merce di prima necessità 4 .<br />

La grande preoccupazione che affiorava nel dibattimento fece emergere una<br />

situazione di incertezza da parte dell’Amministrazione, soprattutto in questa fase di<br />

emergenza per il caroviveri. Accadeva infatti che molti negozianti rifiutavano<br />

deliberatamente di vendere <strong>la</strong> merce al prezzo del calmiere, altri rispondevano che a<br />

1<br />

Il Comunicato Cadorna, La fallita incursione aerea austriaca su <strong>Verona</strong> del 3 corrente, in “L’Arena”,<br />

6-7 gennaio 1916.<br />

2<br />

AA.VV., 1900- 1999 Il Secolo che ha cambiato il mondo, op, cit., p. 73.<br />

3<br />

Ibidem.<br />

4<br />

Cfr. ACVr, Resoconti dei Verbali del Consiglio Comunale di <strong>Verona</strong> anno 1916, copia a stampa<br />

restaurata, seduta del 29 gennaio 1916, pp. 152-153.<br />

42


quel prezzo potevano dare so<strong>la</strong>mente merce di bassa qualità. Proteste si levarono dai<br />

cittadini presso <strong>la</strong> Giunta Comunale, rea di non tute<strong>la</strong>re abbastanza le loro necessità, ma<br />

il Sindaco in persona, sull’argomento, stemperò:<br />

[…]Per amor patrio dobbiamo tutti cercare di mitigare l’asprezza di questi tempi<br />

difficili a sollievo dei consumatori, che finiranno, altrimenti, con lo stancarsi e<br />

compromettere così <strong>la</strong> pubblica tranquillità assolutamente indispensabile in questo<br />

momento 5 .<br />

Il problema dello zucchero diventò <strong>la</strong> cartina di tornasole che rispecchiò lo stato di<br />

privazione in cui versava <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione <strong>civile</strong>, vicina al<strong>la</strong> rivolta popo<strong>la</strong>re proprio a<br />

causa dell’irrisolta questione del caro viveri. Una diffusa sensazione di fatalismo e<br />

“impotenza istituzionale” traspare dal<strong>la</strong> lettura dei Resoconti, come si può leggere<br />

nell’estratto di seguito, fra le parole pronunciate dall’Assessore Barbesi:<br />

Il consigliere Braggio accennava all’eventualità di una sommossa, di una ribellione<br />

di popolo se il caro viveri dovesse aumentare e rendersi eccessivo. Io potrò convenire<br />

col consigliere Braggio, ma credo che se <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione dovesse fare <strong>la</strong> rivoluzione, non<br />

<strong>la</strong> farà contro il Comune, ma contro quel<strong>la</strong> autorità che non ha saputo provvedere in<br />

tempo a queste supreme esigenze. Quindi <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione faccia quel che crede: non<br />

saremo certo noi i colpiti. […]. I cittadini siano essi i maggiori difensori dei propri<br />

interessi, facciano essi quello che non possiamo fare noi, facciano quello che spesso non<br />

possono fare le guardie comunali, cerchino essi le guardie municipali e vedranno come i<br />

nostri agenti saranno pronti alle loro richieste avendo ricevuto precisi ordini in<br />

proposito 6 .<br />

Nonostante <strong>la</strong> persistenza del caroviveri e dei problemi connessi al<strong>la</strong> sussistenza, <strong>la</strong><br />

campagna di sottoscrizione del Prestito Nazionale di <strong>Guerra</strong>, nei confronti del quale<br />

“L’Arena” fungeva da cassa di risonanza cittadina, continuò per tutto il periodo. Il<br />

“Prestito Nazionale” era lo strumento principale adottato dal paese per far fronte alle<br />

necessità economiche derivanti dal<strong>la</strong> guerra in corso. In generale <strong>la</strong> mobilitazione<br />

dell’economia e del<strong>la</strong> società costituiva un complesso e artico<strong>la</strong>to sistema destinato a<br />

provocare profondi mutamenti nel<strong>la</strong> struttura dei sistemi di produzione e delle economie<br />

nazionali. Una prima caratteristica del sistema adottato dall’Italia fu <strong>la</strong> combinazione tra<br />

intervento pubblico e grandi interessi privati, ma <strong>la</strong> concentrazione del<strong>la</strong> ricchezza<br />

privata finì per rive<strong>la</strong>rsi insufficiente rispetto alle grandi necessità in tempo di guerra 7 .<br />

Queste enormi spese furono fronteggiate con sistemi analoghi, anche se con logiche<br />

differenze nei singoli stati. L’inasprimento del carico fiscale fu dunque contenuto per<br />

non provocare il malcontento; i risparmi privati furono rastrel<strong>la</strong>ti dalle banche e<br />

soprattutto attraverso grandi prestiti nazionali, che facevano appello al<br />

patriottismo[…]anche al controllo sociale (le sottoscrizioni erano pubbliche) e al<strong>la</strong><br />

5 Ibidem.<br />

6 Ivi, p. 162.<br />

7 Isnenghi M., Rochat G., La <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong> 1914-1918, op. cit., p. 298<br />

43


convenienza (erano garantiti interessi e vantaggi fiscali). In realtà le somme prestate<br />

furono falcidiate dall’inf<strong>la</strong>zione, a tutto danno delle c<strong>la</strong>ssi medie tradizionali che<br />

avevano dato al<strong>la</strong> guerra i loro risparmi[…] 8 .<br />

Durante tutto il periodo bellico i cittadini furono invitati a queste sottoscrizioni, che<br />

come già osservato erano costantemente alimentate dal<strong>la</strong> propaganda, come ad esempio<br />

i manifesti con i soldati che esigevano i mezzi per continuare a combattere, oppure con<br />

vedove e orfani che imploravano di non rendere vani i sacrifici dei loro cari 9 . I prestiti<br />

avevano non solo natura commerciale ed economica, ma anche solidaristica -patriottica:<br />

Nel mese di febbraio, <strong>la</strong> consueta e martel<strong>la</strong>nte campagna informativa de “L’Arena”, si<br />

colorì di accenti ancora più retorici, quando comparve un articolo intito<strong>la</strong>to: i dieci<br />

comandamenti del buon cittadino italiano:<br />

[…] 3 ) Ciò che dai in denaro al<strong>la</strong> patria lo dai ai tuoi fratelli e ai tuoi figli che si battono<br />

al fronte. Esso serve ad alimentarli e a proteggerli dalle inclemenze e dalle asperità del<strong>la</strong><br />

stagione e dei luoghi; serve ad armarli e munizionarli e quindi a risparmiare il maggior<br />

numero di visite e a dar loro <strong>la</strong> vittoria. E quel che fai per tutti i combattenti fai pure a<br />

beneficio dei singoli a te cari. 4) Contribuendo col tuo denaro al<strong>la</strong> vittoria delle armi<br />

patrie, tu contribuisci ad assicurare l’avvenire morale e materiale dei tuoi figli, non<br />

meno di quel che fai <strong>la</strong>vorando tutta <strong>la</strong> vita per assicurar loro una esistenza migliore<br />

[…]. 5) Sottoscrivendo il prestito nazionale nul<strong>la</strong> sottrai al tuo benessere ed a quello<br />

del<strong>la</strong> tua famiglia. Anzi lo garantisci 10 .<br />

Le richieste di aiuti in denaro rive<strong>la</strong>rono talvolta alcuni aspetti inconsueti, persino <strong>la</strong><br />

beneficenza era vissuta al<strong>la</strong> stregua di un vero e proprio dovere <strong>civile</strong>, come documenta<br />

questo articolo che riassume le conclusioni del<strong>la</strong> Commissione Esecutiva per<br />

l’Assistenza Civile:<br />

Fu mossa anzitutto l’obiezione se, - dato le piene quotidiane dei cinematografi, dei<br />

teatri, delle osterie,- le condizioni finanziarie del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione non sieno migliori, oggi,<br />

di quelle che non fossero prima del<strong>la</strong> guerra, tenuto pur conto del caro viveri. Emerse<br />

chiaramente dal<strong>la</strong> discussione che, se è vero che gran parte del<strong>la</strong> cittadinanza vive ora<br />

meglio che non nel passato, - non è men vero che una assai sensibile percentuale di essa<br />

cittadinanza è costituita da famiglie che versano in condizioni tristissime per aver loro<br />

tolto, col richiamo alle armi degli uomini validi <strong>la</strong> maggiore, anzi quasi sempre l’unica<br />

fonte di guadagno- famiglie di richiamati per venire in soccorso delle quali[…]è sorto il<br />

Comitato di Assistenza Civile[…] 11 .<br />

8 Gibelli A., La grande guerra degli italiani, op. cit.<br />

9 Cfr. Isnenghi M., Rochat G., La <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op. cit. p. 299.<br />

10 I Dieci comandamenti del buon cittadino italiano, in “L’Arena”, 13- 14 febbraio 1916.<br />

11 L’importante riunione di ieri del<strong>la</strong> Commissione esecutiva dell’Assistenza Civile, in “L’Arena”, 19-20<br />

marzo 1916.<br />

44


L’articolo che proseguiva nel considerare se effettivamente <strong>la</strong> cittadinanza aveva<br />

risposto in modo adeguato al<strong>la</strong> prima sottoscrizione, denotava come gli “ob<strong>la</strong>tori”<br />

alcuni dei quali definiti “gli imboscati del<strong>la</strong> beneficenza”, avessero commisurato<br />

l’offerta sul<strong>la</strong> base di un calcolo cronologico rive<strong>la</strong>tosi errato sul<strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> guerra.<br />

Si andò profi<strong>la</strong>ndo l’ipotesi di una sovrattassa, idea al<strong>la</strong> fine respinta pur rimanendo <strong>la</strong><br />

incontrovertibile necessità di nuovi fondi:<br />

[…]Venne poi respinta l’idea di qualunque mezzo coercitivo verso gli “imboscati” del<strong>la</strong><br />

beneficenza, - poiché è nel sentimento di tutti gli intervenuti che <strong>la</strong> deficienza delle<br />

offerte derivi soltanto da un erroneo giudizio sul<strong>la</strong> reale condizione creata dal<strong>la</strong> guerra<br />

al<strong>la</strong> città di <strong>Verona</strong>[…] 12 .<br />

3.2 Il problema del<strong>la</strong> difesa antiaerea<br />

Verso <strong>la</strong> fine del mese di marzo, un nuovo bombardamento aereo si abbatté sul<strong>la</strong><br />

città, ma in questa circostanza senza provocare gravi conseguenze per <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

<strong>civile</strong>. Nonostante le difese avessero funzionato rego<strong>la</strong>rmente 13 , non si p<strong>la</strong>cò <strong>la</strong><br />

polemica sul<strong>la</strong> presunta inefficacia delle misure antiaeree al punto che in Consiglio<br />

Comunale il consigliere Guarienti sostenne che lo scarso danno fu da attribuirsi più al<strong>la</strong><br />

prudenza dei cittadini che non all’efficacia delle misure caute<strong>la</strong>tive: i rintocchi del<br />

Rengo, le tre cannonate ritmiche di avviso e lo sgancio del<strong>la</strong> prima bomba, secondo le<br />

testimonianze, si verificarono a breve intervallo, e scarso era rimasto pertanto il tempo a<br />

disposizione dei i cittadini per mettersi al riparo. Anche l’aviazione antiaerea non fu<br />

esente da critiche:<br />

[…]Di più, mentre ormai l’ora era re<strong>la</strong>tivamente tarda, perché il sole oggi si leva più<br />

presto che il 14 novembre, gli aerop<strong>la</strong>ni nostri non erano giunti all’altezza al<strong>la</strong> quale era<br />

necessario arrivassero per essere certi d’impedire l’incursione di velivoli sopra <strong>la</strong> città.<br />

[…]Io non dico di pretendere più dell’umano, ma certamente <strong>la</strong> città si attendeva, dopo<br />

l’avvenimento di lunedì, maggior prudenza e maggior vigi<strong>la</strong>nza[…]. Ieri mattina mi<br />

sono alzato per tempo. Alle sei e mezzo soltanto è spuntato sull’orizzonte il primo<br />

aerop<strong>la</strong>no il quale ha girato sul<strong>la</strong> città ad una quota d’altezza bassa. Stamattina nessun<br />

apparecchio è comparso; invece, mentre le incursioni si sono succedute al<strong>la</strong> distanza di<br />

ventiquattro ore, era sperabile che il giorno successivo dell’incursione vi fosse maggiore<br />

prudenza e maggior vigi<strong>la</strong>nza[…] 14 .<br />

12 Ibidem.<br />

13 Il piano strategico austriaco miseramente fallito. Cinque soli feriti e danni materiali nel<strong>la</strong> nostra città,<br />

in “L’Arena” 30-31 marzo 1916.<br />

14 ACVr, Resoconti dei Verbali del Consiglio Comunale di <strong>Verona</strong> anno 1916, seduta del 29 marzo 1916<br />

pp. 235-236, cfr. inoltre <strong>Verona</strong> e il suo territorio op. cit., p. 671.<br />

45


La sopraccitata presa di posizione del consigliere <strong>durante</strong> <strong>la</strong> seduta del 29 marzo,<br />

suscitò <strong>la</strong> prevedibile e immediata replica delle autorità militari, che non tardarono a<br />

diramare un comunicato al<strong>la</strong> Prefettura, a conferma dell’alto grado di ingerenza sul<strong>la</strong><br />

vita amministrativa del<strong>la</strong> città:<br />

Il consigliere Guarienti si è si è arbitrato di accennare in pubblico consiglio a dati<br />

costitutivi del<strong>la</strong> difesa di questa Piazzaforte[…]con deleteria ripercussione nel<strong>la</strong><br />

tranquillità pubblica e a diretto detrimento del<strong>la</strong> fiducia nei servizi militari e<br />

dell’autorità dei Capi. Prego pertanto <strong>la</strong> S.V.Ill.ma richiamare personalmente, a mio<br />

nome, il consigliere Guarienti per tale suo contegno, in lui tanto più deplorevole quanto<br />

più spiccata ne è <strong>la</strong> sua personalità come cittadino e membro del Consiglio Comunale<br />

[…]dandone partecipazione al Sindaco al quale vorrà far presente che, ove il fatto<br />

avesse a ripetersi, saranno immediatamente adottate le sanzioni penali previste dal<strong>la</strong><br />

legis<strong>la</strong>zione di guerra 15 .<br />

A questo bombardamento è legato un sospetto tuttavia difficile da confermare per <strong>la</strong><br />

mancanza di documentazione necessaria, re<strong>la</strong>tivo al presunto <strong>la</strong>ncio di dolciumi<br />

avvelenati destinati a colpire i più piccoli. “L’Arena” liquidò l’episodio dei ciocco<strong>la</strong>tini<br />

avvelenati come “menzogne austriache” 16 , e l’unica testimonianza rimane <strong>la</strong><br />

dichiarazione del Sindaco:<br />

[…]Se noi con lo spirito riandiamo al passato […], non possiamo concepire un attentato<br />

così grave come quello che ha colpito <strong>Verona</strong>, perché non fu rispettata neppure <strong>la</strong><br />

gioventù, neppure i nostri bambini, per i quali furono gettati dagli aerop<strong>la</strong>ni dei confetti<br />

che sembrano avvelenati. Il chimico municipale li ha in esame e sospetta che<br />

contengano germi patogeni. […]E diamo noi rappresentanti del<strong>la</strong> città un consiglio al<br />

nostro popolo: che sia più guardingo, che non faccia sprezzo del<strong>la</strong> vita rimanendo<br />

esposto <strong>durante</strong> l’al<strong>la</strong>rme. A che pro dunque dare in olocausto <strong>la</strong> vita senza portar bene<br />

ad alcuno 17 ?<br />

Nonostante non vi siano altri elementi utili che possano concorrere a ristabilire ed<br />

accertare <strong>la</strong> verità dei fatti, occorre constatare che in concomitanza con il<br />

bombardamento di marzo non comparvero segna<strong>la</strong>zioni su casi di sospetto<br />

avvelenamento, né altre dichiarazioni in merito emersero nelle sedute successive del<br />

Consiglio. La dibattuta questione sul<strong>la</strong> difesa antiaerea tuttavia non fu destinata a<br />

p<strong>la</strong>carsi e, per ovviare alle circostanze, furono persino reclutate dal<strong>la</strong> Società del tiro a<br />

segno alcune squadre di volontari preposti a sparare fuci<strong>la</strong>te dai monumenti cittadini<br />

come l’Arena e Pa<strong>la</strong>zzo Maffei 18 , modalità a quanto pare inefficaci e che coinvolsero<br />

anche squadre di tiratori scelti dell’esercito.<br />

15 ASVr, Prefettura, busta 340, Censura.<br />

16 AA.VV.,1900- 1999 Il Secolo che ha cambiato il mondo, op. cit., p. 74.<br />

17 ACVr, Resoconti dei Verbali del Consiglio comunale 1916, seduta del 27 marzo 1916 p. 190.<br />

18 Ibidem.<br />

46


A testimoniare l’inconsueta presenza dei tiratori sopra le mura dell’anfiteatro<br />

veronese, contribuirono le parole di un reduce intervistato dal quotidiano “L’Arena” nel<br />

corso di un servizio dedicato nel 1985:<br />

Mi mandarono a Desenzano […]nel 96° battaglione adibito ai servizi territoriali. Ero<br />

insieme agli anziani, quelli troppo vecchi per essere impiegati al fronte, e vi rimasi poco<br />

meno di un anno. […]A me del<strong>la</strong> guerra non importava francamente un bel nul<strong>la</strong> e<br />

quindi ero ben felice di non dover rischiare <strong>la</strong> pelle. In quei mesi partecipai ad una so<strong>la</strong><br />

azione bellica. Fu quando ci mandarono sulle mura dell’Arena a sparare con i fucili<br />

“Betterle” contro gli aerei che sorvo<strong>la</strong>vano <strong>la</strong> città: una cosa piuttosto assurda e,<br />

naturalmente, senza alcun esito positivo[…] 19 .<br />

In Consiglio Comunale il dibattito fu esteso anche gli edifici sco<strong>la</strong>stici, e fu discussa<br />

l’autorizzazione per <strong>la</strong> difesa di alcuni fabbricati. Al di <strong>la</strong> degli aspetti puramente<br />

tecnici, <strong>la</strong> sensazione che traspare è quel<strong>la</strong> di un mancato unanime consenso sulle<br />

disposizioni di sicurezza rivolte agli alunni, nonostante <strong>la</strong> rassicurazione del Sindaco<br />

che pure fu costretto ad ammettere:«Certo <strong>la</strong> sicurezza assoluta non <strong>la</strong> possiamo dare».<br />

UBERTI: osservo su questo argomento che v’è ancora qualche stabilimento in cui <strong>la</strong><br />

difesa non è troppo sicura. Per esempio, nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di via Gaetano Trezza si devono<br />

ritirare i ragazzi al pianterreno dove c’è una caserma. Mi pare che sia un posto poco<br />

sicuro. Bisogna provvedere un luogo più adatto perché, se succede un fatto grave, tutta<br />

<strong>la</strong> responsabilità ricade sopra l’Amministrazione. SINDACO: L’Amministrazione ha<br />

fatto tutto il possibile per far continuare le scuole. Credo che l’Amministrazione di<br />

<strong>Verona</strong> debba essere presentata come esempio. Guardi Mi<strong>la</strong>no cosa ha fatto per le<br />

scuole. La spesa si aggira intorno alle 40.000 lire e per <strong>la</strong> parte tecnica sono tranquillo<br />

essendosi eseguiti i <strong>la</strong>vori seguendo il giudizio di due commissioni, una comunale e<br />

l’altra nominata dal Prefetto. Certo <strong>la</strong> sicurezza assoluta non <strong>la</strong> possiamo dare[…] 20 .<br />

Verso <strong>la</strong> fine del mese, il comandante del<strong>la</strong> Fortezza Generale Gaetano Gobbo<br />

emanò ulteriori disposizioni per il comportamento in caso di attacco aereo, che<br />

apparvero tuttavia piuttosto curiose nel<strong>la</strong> misura in cui il tono assai poco militaresco<br />

<strong>la</strong>sciava spazio a considerazioni di ordine pratico che trascendevano le necessità<br />

immediate del<strong>la</strong> difesa:<br />

[…]Chi al segnale d’al<strong>la</strong>rme non sta fermo a curiosare, ma si affretta invece a raggiungere o<br />

<strong>la</strong> sua abitazione o <strong>la</strong> casa di parenti ed amici, sia <strong>la</strong>sciato libero di provvedere al<strong>la</strong> sua<br />

sicurezza[…]. Se i negozianti di oreficerie, gioiellerie, orologerie e comunque di oggetti di<br />

valore si affrettano a chiudere i loro negozi[…]sono <strong>la</strong>sciati liberi di farlo, trattandosi di<br />

salvaguardare i loro averi da gente che può approfittare dell’occasione per compiere ingenti<br />

furti 21 .<br />

19 Sparavo agli aerei nemici dall’Arena, in “L’Arena”, 22 settembre 1985.<br />

20 AC Vr., Resoconti delle sedute del Consiglio Comunale di <strong>Verona</strong> 1916, seduta del 27 marzo, p. 210.<br />

21 Per gli al<strong>la</strong>rmi aerei nuove direttive agli agenti dell’ordine, in “L’Arena”, 20 aprile 1916.<br />

47


Gli aumentati provvedimenti per gli al<strong>la</strong>rmi antiaerei causarono anche frequenti<br />

interruzioni dell’energia elettrica, al punto che anche il giornale “L’Arena” fu costretto<br />

a scusarsi coi lettori poiché le interruzioni causavano frequenti ritardi nel<strong>la</strong> consegna dei<br />

giornali 22 . La fine di aprile si chiuse con un altra ordinanza del Generale Gobbo che<br />

impose al Municipio di provvedere al<strong>la</strong> riduzione dell’illuminazione pubblica, dei lumi<br />

e dei fanalini esterni dei pubblici esercizi compresi teatri e cinematografi, mentre<br />

l’oscuramento fu anticipato alle ventuno. Nelle scuole cittadine, se da una parte<br />

l’insegnamento dei “sentimenti di amor patrio e di virtù civili” costituiva uno degli<br />

indiscussi capisaldi pedagogici, dall’altra rimaneva controversa <strong>la</strong> situazione sul<strong>la</strong> difesa<br />

antiarea, problema che finì per provocare ulteriore attrito tra le autorità civili e militari<br />

del<strong>la</strong> città.<br />

Un’ordinanza militare prevedeva infatti che i portoni di accesso alle scuole<br />

rimanessero socchiusi per permettere agli eventuali passanti di trovar rifugio all’interno<br />

dell’edificio in caso di attacco aereo. Come testimonia una lettera del Sindaco, le<br />

persone che si riparavano nelle scuole non si accontentavano però di rimanere<br />

all’interno dell’edificio ma raggiungevano i locali di rifugio allestiti per gli alunni,<br />

generando preoccupanti problemi di sovraffol<strong>la</strong>mento. Il caso limite fu rappresentato<br />

dalle scuole di Tombetta, dove <strong>durante</strong> l’al<strong>la</strong>rme correvano a rifugiarsi anche le operaie<br />

del vicino stabilimento Povegliotti. Nel portare a conoscenza questo caso, il Sindaco<br />

chiese l’autorizzazione al<strong>la</strong> chiusura dei portoni, invitando i proprietari di stabilimenti<br />

industriali a prevedere appositi locali adibiti al rifugio degli operai 23 . L’autorità militare<br />

in tale frangente si dimostrò inflessibile, infatti:<br />

[…] non sembra opportuno apportare modificazioni al N° 4 del Manifesto N° 10 del<br />

26 novembre 1915, nel senso di autorizzare <strong>la</strong> chiusura delle porte d’accesso agli edifici<br />

sco<strong>la</strong>stici al segnale d’al<strong>la</strong>rme per le incursioni aeree dopodiché tutti i passanti debbono<br />

avere <strong>la</strong> possibilità di sottrarsi al pericolo comune. E siccome gli alunni delle scuole<br />

debbono ritirarsi nei sotterranei, così gli estranei alle scuole stesse debbono essere<br />

avvertiti di rimanere nei corridoi del pianterreno e di non mesco<strong>la</strong>rsi agli alunni, questo<br />

sì, ma non deve esser loro proibito di ritirarsi nei locali sco<strong>la</strong>stici appena dato il segnale<br />

d’al<strong>la</strong>rme[…] 24 .<br />

22 Ai nostri lettori, in “L’Arena” 11 aprile 1916.<br />

23 ASVr, Prefettura, busta 327, lettera n° 551, 6 aprile 1916.<br />

24 ASVr, ivi, risposta del Comando di Fortezza di <strong>Verona</strong> al<strong>la</strong> lettera del 6 aprile.<br />

48


49<br />

Il 1916 fu in generale l’anno in<br />

cui maggiormente si<br />

intensificarono le misure di<br />

sicurezza e le attenzioni nei<br />

confronti degli attacchi aerei. A<br />

testimoniare l’attività del<strong>la</strong><br />

commissione per <strong>la</strong> difesa aerea<br />

del<strong>la</strong> città vi è una lunga serie<br />

di atti e re<strong>la</strong>zioni re<strong>la</strong>tive alle<br />

perizie compiute nei luoghi<br />

strategici come scuole e<br />

fabbriche.<br />

A titolo esemplificativo si<br />

riporta <strong>la</strong> lettera del Sindaco<br />

Zanel<strong>la</strong> con <strong>la</strong> quale il<br />

Municipio comunicava al<strong>la</strong><br />

Prefettura <strong>la</strong> situazione re<strong>la</strong>tiva<br />

al monitoraggio del<strong>la</strong> sicurezza<br />

degli operai in caso di attacco. Il Comune chiese al<strong>la</strong> Camera di Commercio i dati<br />

re<strong>la</strong>tivi agli stabilimenti con più di 15 operai, invitando le ditte a fornire i partico<strong>la</strong>ri<br />

provvedimenti adottati per <strong>la</strong> sicurezza degli addetti <strong>durante</strong> le incursioni aeree:<br />

[…]Come <strong>la</strong> S.V.Ill.ma vi potrà facilmente rilevare, <strong>la</strong> maggior parte delle Ditte ha dato<br />

risposte, a mio parere, esaurienti, dimostrando di avere i sotterranei necessari al ricovero<br />

degli operai in caso di pericolo. Solo poco più di una quindicina di Ditte[…]o non<br />

diedero completo affidamento ovvero esplicitamente dimandarono il parere del<strong>la</strong><br />

Commissione e magari anche apposito sopralluogo. Per queste ultime <strong>la</strong> S. V. potrà dare<br />

le opportune istruzioni al<strong>la</strong> speciale Commissione antiaerea[…] 25 .<br />

25 ASVr ivi, lettera del Sindaco al Prefetto, 29 maggio 1916.


A testimonianza dei numerosi carteggi in merito al problema dei rifugi nelle scuole,<br />

si può notare <strong>la</strong> lettera del Sindaco riprodotta al<strong>la</strong> pagina precedente e indirizzata al<strong>la</strong><br />

Prefettura cittadina, che documenta in questo caso un episodio di col<strong>la</strong>borazione<br />

finalizzato ad allestire un locale per gli alunni delle scuole elementari “Abramo<br />

Massalongo”, situate nei pressi dell’attuale sede dell’Università di <strong>Verona</strong> 26 . Non tutte<br />

le richieste inerenti al<strong>la</strong> necessità in questione furono accolte come in questo caso<br />

documentato. Infatti, <strong>la</strong> controversa questione delle misure contro gli attacchi, spinse<br />

alcuni proprietari di case a venti<strong>la</strong>re l’ipotesi di un trasferimento dei Comandi militari,<br />

ai quali fu richiesto di sostituire il più pericoloso cannone con l’avviso mediante sirene.<br />

Tuttavia il Comando di Fortezza si dichiarò prevedibilmente contrario:<br />

[…]Non credo opportuno rappresentare al Comando di Armata i desiderata<br />

dell’associazione su detta, né credo che <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione potrebbe pretendere che i<br />

Comandi militari stabiliscano <strong>la</strong> loro sede,fuori dall’abitato. Non ritengo neanche<br />

conveniente sostituire col sibilo di sirene l’attuale segnale di al<strong>la</strong>rme per le incursioni<br />

aeree, poiché è constatato che il segnale dato a mezzo del cannone è il più efficace, ed è<br />

ritenuto tale anche nelle altre città, esposte come <strong>Verona</strong>, ad incursioni di aerei nemici 27 .<br />

A suscitare una profonda emozione tra i veronesi fu <strong>la</strong> grande offensiva austriaca che<br />

si andava svolgendo sugli altipiani: <strong>durante</strong> <strong>la</strong> primavera in seguito all’avanzata in Val<br />

Lagarina e sul col Santo-Pasubio, nell’ambito del<strong>la</strong> Strafexpedition (spedizione<br />

punitiva) voluta dal generale austriaco Franz Conrad von Hazendorf, si diffuse una certa<br />

trepidazione anche per <strong>la</strong> vicinanza dei luoghi in cui si verificarono sanguinose<br />

50<br />

battaglie 28 . Nonostante il<br />

<strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> censura, i<br />

bollettini avevano subito<br />

diffuso <strong>la</strong> notizia del<br />

ripiegamento delle truppe<br />

italiane al di qua del<br />

vecchio confine; <strong>la</strong> guerra<br />

si combatteva per <strong>la</strong> prima<br />

volta in territorio nazionale<br />

e vi erano coinvolti molti<br />

militari veronesi e reparti di<br />

26 ASVr, ivi, riproduzione, documento del 23 febbraio 1916.<br />

27 ASVr, ivi, lettera al Prefetto del 17 aprile 1916.<br />

28 Per un approfondimento cfr. Isnenghi M., Rochat G., Pozzato P., La Strafexpedition, Gaspari, Udine,<br />

2003.


stanza a <strong>Verona</strong>. La città parve ancora una volta risentire direttamente gli effetti del<strong>la</strong><br />

guerra quando il servizio ferroviario venne ridotto e a tratti sospeso, e fu interrotto<br />

l’inoltro di telegrammi privati 29 . In maggio e in giugno il centro urbano subì altre otto<br />

incursioni aeree, al punto che si decise di tenere il tradizionale mercato del bestiame del<br />

lunedì all’interno dell’Arena (come testimonia <strong>la</strong> riproduzione al<strong>la</strong> pagina precedente),<br />

anziché in piazza Cittadel<strong>la</strong>, per offrire maggiore riparo ed evitare eventuali fughe di<br />

animali spaventati 30 .<br />

Il resto dell’anno fu caratterizzato dall’andamento del<strong>la</strong> lotta in Val<strong>la</strong>rsa e sul<br />

Pasubio 31 , iniziata con <strong>la</strong> controffensiva italiana del 26 giugno nel corso del<strong>la</strong> quale fu<br />

fatto prigioniero di guerra anche Cesare Battisti, <strong>la</strong> cui condanna a morte suscitò in città<br />

una grande impressione 32 . La censura consentì solo qualche giorno dopo di conoscere <strong>la</strong><br />

notizia del<strong>la</strong> sua esecuzione capitale a Trento, avvenuta due giorni dopo essere stato<br />

fatto prigioniero sul monte Corno. Un breve commento sugli eventi del 1916, lo<br />

fornisce un <strong>la</strong>voro del Generale e studioso veronese Guido Barbetta, apparso sul<strong>la</strong><br />

rivista “<strong>Vita</strong> veronese” del 1969:<br />

Se i periodi successivi dell’offensiva austriaca non minacciarono il territorio<br />

veronese così come all’inizio, ciò non toglie che a <strong>Verona</strong> si continuò a trepidare a<br />

lungo, subentrando al primo timore del pericolo diretto il senso di rammarico più<br />

generale per <strong>la</strong> minaccia che si profi<strong>la</strong>va per tutta <strong>la</strong> Nazione ed il desiderio di cooperare<br />

con ogni mezzo per favorire le manovre che l’esercito andava svolgendo per far fronte<br />

al<strong>la</strong> minaccia stessa 33 .<br />

Ad inasprire ulteriormente <strong>la</strong> situazione descritta, intervenne anche <strong>la</strong> Giunta<br />

Provinciale delle scuole medie per chiedere <strong>la</strong> modifica delle consuete modalità, con<br />

partico<strong>la</strong>re riferimento ad una necessaria anticipazione dell’al<strong>la</strong>rme poiché:<br />

Considerato che in caso di minaccia di incursioni aeree il passaggio del<strong>la</strong> sco<strong>la</strong>resca<br />

dalle aule al luogo di rifugio richiede qualche tempo[…]e tenuto conto del<strong>la</strong><br />

impressionabilità dei giovanetti e delle giovanette che sotto <strong>la</strong> minaccia di un pericolo<br />

imminente rende difficile il mantenimento assoluto dell’ordine e del<strong>la</strong> disciplina<br />

necessario per il rapido passaggio;<br />

fa voti<br />

29<br />

Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit. p. 34.<br />

30<br />

La riproduzione si trova in AA.VV. 1900-1999 Il Secolo che ha cambiato il mondo, op. cit. p. 74, cfr.<br />

inoltre Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., p. 72.<br />

31<br />

Per un approfondimento cfr. Schemfil V., Pieropan G., La <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong> sul Pasubio 1916-1918,<br />

Mursia, Mi<strong>la</strong>no, 1985.<br />

32<br />

Per un approfondimento sul<strong>la</strong> figura di Battisti, cfr. Biguzzi S., Cesare Battisti, UTET, Torino, 2008.<br />

33<br />

Barbetta G., <strong>Verona</strong> nel<strong>la</strong> prima guerra mondiale, in “<strong>Vita</strong> veronese”, rivista mensile, gennaio-febbraio<br />

1969 p. 31.<br />

51


perché l’Autorità militare veda di trovare modo di dare avviso diretto agli Istituti<br />

sco<strong>la</strong>stici così che giunga prima dell’avviso pubblico del Rengo e dello sparo dei<br />

cannoni. Ove occorresse qualche nuovo impianto telefonico <strong>la</strong> spesa che non deve<br />

essere rilevante potrà essere sostenuta insieme dal Comune e dal<strong>la</strong> Provincia che si<br />

ritiene non si rifiuteranno di far<strong>la</strong>. Ciò che è detto per le scuole medie a maggior ragione<br />

va detto per le scuole elementari frequentate dai bambini e giovanetti ancora più<br />

soggetti all’impressionabilità 34 .<br />

Nel giugno furono stabilite nuove modalità re<strong>la</strong>tive agli al<strong>la</strong>rmi notturni, e il giorno<br />

24 dello stesso mese i principali giornali cittadini diedero notizia del comunicato. Anche<br />

il principale dei monumenti cittadini, l’Arena, divenne ufficialmente luogo di ricovero<br />

in caso di al<strong>la</strong>rme notturno:<br />

A scanso di equivoci o di male intese interpretazioni si avverte che negli al<strong>la</strong>rmi<br />

notturni per incursioni aeree, non è fatto obbligo di <strong>la</strong>sciar socchiusi i portoni d’ingresso<br />

fino a che le strade siano (state) sgombrate.<br />

L’Obbligo prescritto nell’Ordinanza n° 10 del 26 novembre 1915 si riferisce soltanto<br />

agli al<strong>la</strong>rmi diurni.<br />

Si avverte che i locali in cui possono trovar ricovero i passanti, in caso di al<strong>la</strong>rme<br />

notturno, sono:<br />

1° L’ARENA<br />

2° LE CASERME<br />

3° LA QUESTURA CENTRALE<br />

4° L’ARCATA DEL PONTE NUOVO DELLA FERROVIA FUORI PORTA NUOVA<br />

5° PORTA NUOVA<br />

Si <strong>la</strong>scia poi ai sentimenti umanitari di tutti di dar ricovero a chi, trovandosi per istrada<br />

lontano dal<strong>la</strong> propria abitazione, nelle ore notturne, lo richieda 35 .<br />

Il manifesto del 3 luglio riprodotto al<strong>la</strong> pagina successiva 36 , rappresentò l’ultimo atto<br />

dell’anno re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> difesa antiaerea. Nel frattempo <strong>la</strong> città stava scarseggiando di<br />

materie prime ma non di <strong>la</strong>voro, e in carenza di personale maschile non erano poche le<br />

donne adibite ad occupazioni per loro non tradizionali. Nel mese di agosto presero<br />

servizio anche sui tram cittadini, benché “<strong>Verona</strong> del popolo” osservasse che un orario<br />

di dieci ore giornaliere fosse eccessivo 37 . Ad una diversa presenza femminile rivolse <strong>la</strong><br />

sua attenzione “L’Arena” segna<strong>la</strong>ndo il preoccupante aumento del numero delle<br />

“professioniste” spesso minorenni, che frequentavano i locali pubblici, ai quali era fra<br />

l’altro stata imposta <strong>la</strong> chiusura alle 22.00 38 .<br />

34 ASVr, Prefettura, busta n. 327, estratto verbale del<strong>la</strong> Giunta Provinciale delle scuole medie, firmata<br />

dal Regio Provveditore agli studi G. Toniazzo.<br />

35 ASVr, Prefettura, busta 327, lettera alle direzioni dei giornali, 4 giugno 1916.<br />

36 ASVr, Prefettura, busta 327, Manifesto del 3 luglio 1916.<br />

37 Cfr. Il tram cittadino, in “<strong>Verona</strong> del popolo” 5 agosto 1916.<br />

38 Cfr. Luciani E.,Giornalisti in trincea, op cit. p. 63.<br />

52


3.3 Fra propaganda ed emergenze<br />

La propaganda patriottica nel corso del 1916 era proseguita senza sosta, oltre agli<br />

53<br />

articoli numerosi sul “Prestito<br />

Nazionale” le pagine del<br />

quotidiano “L’Arena” ospitavano<br />

periodicamente un inserto dal<br />

titolo Il saluto dei nostri bravi<br />

soldati, attraverso il quale i<br />

militari, di cui si riportavano le<br />

generalità, inviavano saluti ai<br />

familiari. Frequenti erano anche i<br />

bollettini a cura dei comitati di<br />

assistenza civica e gli inviti al<strong>la</strong><br />

“Pesca di beneficenza” in favore<br />

dei muti<strong>la</strong>ti, dei familiari, e<br />

degli orfani di guerra 39 .<br />

Il 25 marzo “L’Arena” diede<br />

notizia di una riunione dei<br />

maestri delle scuole elementari che ritennero lesivo un articolo pubblicato da “L’Adige”<br />

il quale li accusava di poca serietà e poco patriottismo. Gli insegnanti riunitisi chiesero<br />

ai de<strong>la</strong>tori di uscire dall’anonimato delle accuse vaghe e indeterminate che ferivano<br />

onore e dignità di tutta <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse magistrale, invitando i padri di famiglia autori degli<br />

articoli a denunciare i maestri “colpevoli” alle autorità sco<strong>la</strong>stiche 40 .<br />

A rimarcare ulteriormente il clima di difficoltà, vi fu <strong>la</strong> presa di posizione da parte<br />

dell’Amministrazione, che aveva <strong>la</strong>mentato <strong>la</strong> mancanza di pompieri in quanto<br />

precettati dall’autorità militare 41 che al riguardo replicava: «Il Comando Supremo ha<br />

organizzato dei reparti zappatori – pompieri per <strong>la</strong> difesa dal fuoco degli stabilimenti» 42 .<br />

39<br />

Cfr.”L’Arena”, tutti i numeri dal giugno 1915 all’ottobre 1918.<br />

40<br />

Due ordini del giorno dei maestri comunali- Un invito ad alcuni “padri di famiglia”, in “L’Arena”, 24 -<br />

25 marzo 1916.<br />

41<br />

ACVr, Resoconti delle sedute del Consiglio Comunale di <strong>Verona</strong> 1916, seduta del 27 marzo 1916, p.<br />

195.<br />

42<br />

ASVr, Prefettura, busta 318, informazioni di guerra.


La richiesta del Comune era rimasta inascoltata ed il fatto venne stigmatizzato in sede<br />

di Consiglio, ma circa i provvedimenti da adottare per far valere le esigenze del<strong>la</strong> città,<br />

<strong>la</strong> risposta del Sindaco testimoniò ancora una volta <strong>la</strong> suprema ingerenza militare:<br />

E allora l’autorità stessa ha costituito un corpo di pompieri aggregato, un corpo di<br />

cinquanta, sessanta soldati parte dei quali avevano già fatto il pompiere in altre città. Di<br />

più l’autorità militare ha costituito un corpo di zappatori pompieri, che ha <strong>la</strong> propria<br />

caserma rimpetto a quel<strong>la</strong> dei pompieri, un corpo composto da 100 o 120 soldati<br />

provenienti da corpi di pompieri di altre città. Cosa può fare l’autorità comunale? Non<br />

può mica andare contro quel<strong>la</strong> militare! Saranno giuste le sue osservazioni, consigliere<br />

Giraud, ma contro <strong>la</strong> impossibilità non possiamo andare 43 .<br />

In quel periodo nasceva anche “L’opera dei rifiuti”, iniziativa promossa dal<strong>la</strong><br />

Gioventù Antoniana che si adoperava per recuperare stracci, cartaccia, giornali, vesti,<br />

ferri vecchi e oggetti fuori uso che sarebbero stati venduti in favore degli orfani di<br />

guerra 44 . L’iniziativa suscitò l’interesse di nobili signore veronesi che ne volevano il<br />

patronato, come sottolineò prontamente “L’Arena” che pubblicò il nome delle<br />

“patronesse” 45 . Come del resto molte altre opere nel campo dell’assistenza, anche quest’<br />

ultima apre interessanti scenari di indagine per sondare più a fondo il ruolo delle donne<br />

<strong>durante</strong> <strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>. Se lo stato di necessità fece sì che le donne appartenenti al<br />

ceto contadino ed operaio ricoprissero anche i <strong>la</strong>vori abbandonati dagli uomini,<br />

iniziative come quel<strong>la</strong> appena menzionata ed altre ancora come il comitato “pro-<br />

scaldarancio”, attrassero e coinvolsero quel<strong>la</strong> che potremmo definire, con un termine<br />

antico e nuovo, le signore del<strong>la</strong> “<strong>Verona</strong> bene” dell’epoca.<br />

La propaganda bellica invece non lesinò il ricorso ad ogni registro, piegando al suo<br />

servizio anche <strong>la</strong> letteratura. Ai primi di aprile presso il Teatro Fi<strong>la</strong>rmonico, davanti a<br />

un “poco numeroso ma eletto auditorio” si tenne infatti una conferenza dell’onorevole<br />

Antonio Fradeletto su Dante Alighieri 46 . Per l’occasione propagandistica, Dante divenne<br />

un patriota da accostare ai sentimenti di sincerità, magnanimità e resistenza alle<br />

avversità, in pieno accordo con i principi ispiratori dell’intervento 47 . Nel mese<br />

successivo, il generale senso di “riscatto” nei confronti delle terre “irredente”, si<br />

43<br />

ACVr, Verbali delle sedute del Consiglio Comunale 1916, seduta del 27 marzo, p. 196 cfr. inoltre<br />

<strong>Verona</strong> e il suo territorio op. cit. p. 670.<br />

44<br />

L’Opera dei rifiuti “Pro orfani” dei valorosi caduti, in “L’Arena” 24-25 marzo 1916.<br />

45<br />

Ibidem.<br />

46<br />

Conferenza Fradeletto al teatro Fi<strong>la</strong>rmonico, in “L’Arena”, 2-3 aprile 1916. Per un approfondimento<br />

sul<strong>la</strong> figura di Fradeletto, cfr. Ceschin D., La voce di Venezia. Antonio Fradeletto e l’organizzazione del<strong>la</strong><br />

cultura tra Otto e Novecento, il Poligrafo, Padova, 2001.<br />

47<br />

Ibidem.<br />

54


manifestò in città attraverso un provvedimento significativo, probabilmente simbolico:<br />

il primo maggio, infatti, fu abolita <strong>la</strong> tassa sull’attraversamento di Ponte Garibaldi,<br />

riscattato dal municipio al<strong>la</strong> ditta veneziana Neville proprietaria del<strong>la</strong> costruzione. Fino<br />

a quel momento, infatti, i veronesi erano obbligati a pagare <strong>la</strong> servitù di passaggio, <strong>la</strong><br />

“pa<strong>la</strong>ncheta” di due centesimi a persona. La sua abolizione fu accolta con entusiasmo e<br />

accompagnata da un proc<strong>la</strong>ma del Sindaco attraverso le pagine de “L’Arena”:<br />

Cittadini! […]La servitù di passaggio che gravava sul ponte è completamente tolta,<br />

oggi, quando rimarrebbe ancora un ventennio per <strong>la</strong> scadenza contrattuale<br />

dell’originaria concessione all’esercizio privato[…]. L’apertura al libero transito del<br />

ponte[…]sia di auspicio al felice risultato di un altro riscatto che rinnova totalmente<br />

nel<strong>la</strong> nostra città ogni servitù di pedaggio; sia di augurio al<strong>la</strong> più pronta rivendicazione<br />

di quel<strong>la</strong> terra italiana al<strong>la</strong> quale ne congiunge, all’altro estremo, <strong>la</strong> via che si diparte dal<br />

nostro ponte che ha il nome di Garibaldi 48 .<br />

Si intensificava nel frattempo <strong>la</strong> propaganda bellica che non conosceva sosta:<br />

conferenze, appelli di sottoscrizione, discorsi patriottici preparavano <strong>la</strong> celebrazione del<br />

primo anniversario dell’entrata in guerra. Anche le scuole non furono trascurate e il<br />

provveditore agli studi Toniazzo trasmise agli ispettori sco<strong>la</strong>stici e ai direttori didattici<br />

<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re inviata dal Ministro del<strong>la</strong> Pubblica Istruzione di seguito riportata:<br />

[…]Ma un luogo, fra tutti, appare in singo<strong>la</strong>r modo propizio al ricordo delle gesta<br />

mirabili fin qui compiute; ed è questo <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> elementare, ove si dà <strong>la</strong> prima e<br />

incancel<strong>la</strong>bile impronta alle coscienze delle nuove generazioni e si educano i cuori a<br />

sentimenti di amor patrio e di virtù civili. È mio vivo desiderio pertanto, che nel giorno<br />

dell’anniversario solenne, gli educatori del<strong>la</strong> fanciullezza raccolgano intorno a se gli<br />

alunni e le loro famiglie, e parlino così delle supreme ragioni di civiltà e di giustizia,<br />

come delle idealità di rivendicazione nazionale, che hanno mosso l’Italia a combattere<br />

<strong>la</strong> sua ultima guerra d’indipendenza. Essi dicano <strong>la</strong> suprema bellezza del sacrificio<br />

diuturno silenziosamente ed eroicamente accettato, ridesta fiamma di epopea<br />

garibaldina, e <strong>la</strong> trepida ansia di vedere al fine realizzato il sogno di una patria più<br />

grande, maestra ancora alle genti di libertà e di sapere 49 .<br />

Nonostante gli sforzi propagandistici, le restrizioni non accennarono a diminuire, ed<br />

il caroviveri tornò a costituire <strong>la</strong> preoccupazione fondamentale dell’ Amministrazione<br />

pubblica al punto che furono adottati provvedimenti in favore del personale ritoccando,<br />

sia pure modestamente, gli stipendi 50 . Infatti, molti dipendenti percepivano da L. 2,50 a<br />

L. 2,75 giornaliere e alcuni non arrivavano a L. 90 mensili, tanto che nell’ agosto, il<br />

48 La Cessazione del pedaggio su Ponte Garibaldi, in” L’Arena”, 1 maggio 1916. Il Comune riscattò <strong>la</strong><br />

proprietà dal<strong>la</strong> ditta Neville di Venezia, proprietaria del ponte. La “pa<strong>la</strong>ncheta” dell’ultimo giorno venne<br />

devoluta per <strong>la</strong> costruzione di un monumento alle vittime di piazza Erbe.<br />

49 ASVr, Prefettura, busta 335, circo<strong>la</strong>re del Ministero Pubblica Istruzione, estremi non leggibili.<br />

50 Cfr. ACVr, Resoconti dei Verbali del Consiglio comunale 1916, seduta dell’11 agosto, p. 330, cfr.<br />

inoltre <strong>Verona</strong> e il suo territorio op, cit. p. 669.<br />

55


segretario comunale diede lettura di un lungo comunicato di cui si riporta un breve<br />

estratto:<br />

Fra le città che del<strong>la</strong> guerra nazionale risentirono le conseguenze, <strong>Verona</strong> è quel<strong>la</strong><br />

che ne sopporta i danni maggiori sia per l’immediata vicinanza al teatro delle operazioni<br />

per cui il movimento e <strong>la</strong> concentrazione delle forze militari occupa giorno e notte<br />

edifici e strade[…]sia per le frequenti incursioni aeree nemiche le quali, seppur non<br />

sempre cagionarono eccidi e danni materiali[…]riescono sempre a paralizzare<br />

momentaneamente <strong>la</strong> vita economica e commerciale del<strong>la</strong> città. E <strong>Verona</strong> che a nessun<br />

altra città è seconda per sentimento patriottico, altamente si onora questo posto avanzato<br />

che <strong>la</strong> fa contribuire prima fra tutte ai sacrifici che <strong>la</strong> Patria sopporta per <strong>la</strong> liberazione<br />

delle terre italiane […] ma è pur necessario che <strong>la</strong> nazione tutta venga in aiuto di quelle<br />

terre che per <strong>la</strong> loro posizione geografica maggiormente risentono il peso delle<br />

condizioni create dal<strong>la</strong> guerra. Altre città meno del<strong>la</strong> nostra provate ottennero sussidi<br />

[...], ma a noi, che pur credemmo di averne il diritto, ogni sussidio fu negato. Dopo<br />

lunghe pratiche avemmo risposta negativa per quanto avevamo speso in conseguenza<br />

del<strong>la</strong> guerra, ma con avvertimento che il Comune di <strong>Verona</strong> avrebbe potuto avvalersi<br />

del disposto del Decreto Luogotenenziale 27 giugno 1915[…]ottenendo il prestito di<br />

favore al tasso dell’uno e mezzo per cento 51 .<br />

La presa di Gorizia da parte dell’esercito italiano, aveva suscitato un moto di<br />

ottimismo fra i veronesi, <strong>la</strong> cronaca descrisse una città imbandierata con manifestazioni<br />

di giubilo improvvisate da un gruppo di giovani che, con <strong>la</strong> bandiera al<strong>la</strong> testa,<br />

percorsero le principali vie del<strong>la</strong> città acc<strong>la</strong>mando al re, all’Esercito e a Cadorna 52 . La<br />

prima pagina de “L’Arena” fu interamente dedicata al successo di Gorizia, e in ossequio<br />

alle già manifeste tendenze al linguaggio parareligioso, il titolo principale del giornale<br />

fu La terra promessa 53 . Sull’eco suscitato dall’avvenimento, anche lo scultore veronese<br />

Ugo Zannoni nel suo libro Amore di <strong>Verona</strong> <strong>la</strong>sciò una testimonianza:<br />

Ricordo di essermi trovato a <strong>Verona</strong>, in una sosta del<strong>la</strong> mia vita grigio-verde, il<br />

giorno del<strong>la</strong> presa di Gorizia. Ho visto <strong>Verona</strong> vibrare di così intensa esaltazione che<br />

non so a che cosa si possa paragonare. Descriver<strong>la</strong> non è possibile perché pareva che<br />

fosse appena possibile viver<strong>la</strong>. <strong>Verona</strong>, nel<strong>la</strong> guerra, ha sviluppato enormemente <strong>la</strong> sua<br />

sensibilità sociale e patriottica, prodigandosi in numerose attività assistenziali 54 .<br />

Il sindaco Zanel<strong>la</strong> celebrò Gorizia italiana rendendo omaggio ai caduti, in partico<strong>la</strong>re<br />

a Cesare Battisti al quale fu dedicata una via cittadina. Nelle sue parole di<br />

commemorazione appare più evidente che mai l’aperto sentimento di appoggio nei<br />

confronti dell’intervento, motivo per il quale si scatenò tra le file del socialismo<br />

nazionale, il “caso <strong>Verona</strong>” per i quale si rimanda al capitolo dedicato. Di seguito sono<br />

51 Ivi, pp. 378-379.<br />

52 Cfr. Bandiere al vento!, in “L’Arena”, 9 agosto 1916.<br />

53 Cfr. La terra promessa, in L’Arena", 9 agosto 1916.<br />

54 Zannoni U., Amore di <strong>Verona</strong>, Edizioni di <strong>Vita</strong> Veronese, <strong>Verona</strong>, 1955, p. 190, cfr. anche Barbetta G.,<br />

<strong>Verona</strong> nel<strong>la</strong> prima guerra mondiale, op. cit., p. 31.<br />

56


iportate le parole del Sindaco <strong>durante</strong> <strong>la</strong> commemorazione in Consiglio di Cesare<br />

Battisti:<br />

Quando noi onoriamo Cesare Battisti, non onoriamo so<strong>la</strong>mente il soldato, non<br />

so<strong>la</strong>mente l’eroe, non so<strong>la</strong>mente il martire, ma onoriamo anche l’apostolo di una grande<br />

idea, luminosa e radiosa, l’uomo che combatté ogni ora e ogni giorno <strong>la</strong> lotta per<br />

l’avvenire di una società basata sull’eguaglianza, sul<strong>la</strong> fraternità e solidarietà umana.<br />

L’amore per <strong>la</strong> su patria non era che parte del più grande amore per tutte le patrie<br />

oppresse, ed è per questo che fu soldato, ed è per questo che offerse il petto alle palle<br />

nemiche. Cesare Battisti combatté sempre per questo suo ideale e fu in vista di questo<br />

avvenire che volle <strong>la</strong> guerra, e fece propaganda per <strong>la</strong> guerra, e partecipò al<strong>la</strong> guerra per<br />

tutte le patrie, per rendere <strong>la</strong> libertà <strong>politica</strong> a tutti i popoli, come principio del<strong>la</strong> libertà<br />

economica maturantesi nel futuro con <strong>la</strong> internazionale dei <strong>la</strong>voratori[…] 55 .<br />

Sempre <strong>durante</strong> il mese di agosto si discusse in Consiglio Comunale su quanto<br />

avvenuto al Monte di Pietà a danno dei cittadini veronesi. In coincidenza con l’inizio<br />

del<strong>la</strong> guerra, tutti i preziosi impegnati al Monte erano stati messi al sicuro e molte<br />

persone non si erano preoccupate di tornare per disimpegnarli. Dal momento che molti<br />

fra coloro che erano ricorsi al Monte di Pietà erano partiti per i fronte, allo scadere del<br />

periodo previsto per il riscatto gli oggetti furono messi all’asta. Prevedibili furono i<br />

disagi poiché <strong>la</strong> maggior parte degli uomini al fronte non aveva potuto essere avvisata,<br />

ma dietro al<strong>la</strong> vicenda pare ce<strong>la</strong>rsi l’ombra del<strong>la</strong> strumentalizzazione <strong>politica</strong>, dal<br />

momento che sull’intera questione, esposta dal Consigliere Gerard, fu chiamato a forre<br />

chiarimenti il Consigliere Giraud, presidente del Monte di Pietà:<br />

[…] Mi si opporrà che se i preziosi sono andati all’asta, prima si son fatte le dovute<br />

pubblicazioni; ma ognuno sa che un povero diavolo che ha dovuto portare i preziosi al<br />

Monte e poi è partito per <strong>la</strong> guerra, difficilmente poteva essere edotto di quanto<br />

avveniva poi al Monte, perché al fronte non si possono mandare i giornali. Ora i<br />

preziosi sono tornati, prima che gli interessati tornassero dal<strong>la</strong> guerra, e sono andati<br />

all’asta; a tanti che si presentarono per disimpegnarli si rispose: i vostri preziosi sono<br />

stati messi all’asta 56 !<br />

Mentre <strong>la</strong> propaganda bellica riempiva le pagine dei quotidiani, <strong>la</strong> Federazione<br />

Provinciale Socialista, <strong>la</strong> Camera del Lavoro e numerose leghe del<strong>la</strong> provincia non<br />

fecero mai mistero del<strong>la</strong> loro avversione al conflitto, come è possibile evincere dal<br />

giornale di rappresentanza, “<strong>Verona</strong> del popolo”. Il taglio pungente ed ironico di alcuni<br />

articoli come quello sotto riportato, denota che il giornale dei socialisti si era<br />

riappropriato del<strong>la</strong> propria connotazione che lo aveva contraddistinto fino all’inizio<br />

del<strong>la</strong> guerra:<br />

55 ACVr, Verbali delle sedute del Consiglio Comunale, seduta del 10 agosto 1916, pp. 292-293.<br />

56 Ivi, seduta del 11 agosto 1916, p. 334.<br />

57


Il pontefice Benedetto XV[…]disse che <strong>la</strong> guerra era f<strong>la</strong>gello di dio, Il papa non ha<br />

reso un gran servizio[…]al buon vecchio Dio di <strong>la</strong>ssù, -Almeno presso le madri, le<br />

spose e i figli degli innumerevoli caduti e di quanti sono in lutto e in angoscia –<br />

confermando autorevolmente che <strong>la</strong> guerra è scoppiata non soltanto per <strong>la</strong> volontà del<br />

Kaiser, ma altresì, […]per <strong>la</strong> volontà di Dio. Inoltre, questa affermazione scoraggia<br />

quanti sperano, per <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra, anche nel<strong>la</strong> intercessione del Papa stesso presso<br />

il trono del Signore. Se infatti, questo ultimo ha il disegno di punire con <strong>la</strong> guerra<br />

l’empia società, Egli ne avrà le sue buone ragioni, in confronto delle quali trascurerà i<br />

buoni uffici pacifisti del suo Vicario in terra. […] 57 .<br />

Verso <strong>la</strong> fine del mese di settembre in Consiglio Comunale si discusse<br />

dell’Assistenza Civica, essendo intervenuto un decreto Luogotenenziale a fissare una<br />

tassa da applicarsi secondo il carico di tasse comunali pagate dai contribuenti. Da un<br />

rapido calcolo, il Comune apparve in difficoltà nei confronti del nuovo adempimento.<br />

La soluzione avanzata dal Sindaco era che i cittadini facoltosi avessero il dovere di<br />

e<strong>la</strong>rgire nuovamente, ma al<strong>la</strong> fine del dibattimento tuttavia, egli stesso ammise:<br />

In quest’ordine del giorno rileviamo ancora che <strong>Verona</strong>, che è una città vicino al<strong>la</strong><br />

frontiera, avrebbe bisogno di maggiori cure da parte del Governo; e non si può trattare<br />

questa città di frontiera senza un soccorso da parte dello Stato; <strong>la</strong> guerra <strong>la</strong> fa tutta <strong>la</strong><br />

nazione, e non è giusto che <strong>Verona</strong> sopporti più delle altre città 58 .<br />

In preda a queste difficoltà finanziarie e vessata dalle restrizioni che colpirono anche<br />

<strong>la</strong>tte, verdura e uova 59 , <strong>la</strong> città si avviava verso <strong>la</strong> fine di un secondo anno di guerra<br />

caratterizzato da numerose manifestazioni. Il 16 ottobre fu inaugurata in Piazza<br />

Indipendenza una statua dedicata a Cesare Battisti in occasione del cinquantesimo<br />

anniversario del<strong>la</strong> liberazione di <strong>Verona</strong> dal dominio austriaco 60 . Per l’occasione <strong>la</strong><br />

cronaca locale descrisse un’atmosfera di profonda commozione, legata al ricordo del<strong>la</strong><br />

frequente presenza del patriota trentino in città e del<strong>la</strong> sua tragica morte 61 . Il 14<br />

novembre, ad un anno dal<strong>la</strong> strage di Piazza Erbe, si celebrò nel<strong>la</strong> chiesa di S. Anastasia<br />

una messa solenne in ricordo dei cittadini uccisi dalle bombe austriache. In seguito le<br />

restrizioni e i razionamenti iniziarono ad acuirsi pesantemente, al punto che nel mese di<br />

dicembre il Prefetto scrisse ai sindaci del<strong>la</strong> provincia per avvisarli sul decreto<br />

luogotenenziale re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> panificazione: vigeva l’obbligo di venderlo raffermo,<br />

57<br />

Le parole del Papa, in “<strong>Verona</strong> del popolo”, 12 agosto 1916.<br />

58<br />

ACVr, Verbali delle sedute del Consiglio Comunale, seduta del 22 settembre 1916, p. 435.<br />

59<br />

Ivi, p. 443.<br />

60<br />

Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 35.<br />

61 Ivi, pp.. 34-35.<br />

58


stratagemma che avrebbe consentito di risparmiare risorse preziose in quanto il pane<br />

raffermo avrebbe saziato maggiormente. Se ne riporta di seguito un estratto:<br />

[…]Da quel giorno nessuno potrà produrre pane di frumento se non sia preparato a<br />

norma delle vigenti disposizioni ed in forme lisce[…]e del peso non inferiore a 250<br />

grammi ciascuno […]. Il pane deve essere venduto a peso e non può essere messo in<br />

vendita o somministrato, se non nel giorno successivo a quello del<strong>la</strong> cottura e non può<br />

essere sottoposto a provvedimenti speciali di conservazione tendenti a mantenerlo od a<br />

farlo diventare fresco. L’orario del<strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazione del pane comincia non prima delle ore<br />

dodici ed ha termine alle ore ventuna[…]. I contravventori alle disposizioni riguardanti<br />

<strong>la</strong> forma, il peso del pane, e l’obbligo di venderlo raffermo, saranno punti a norma del<br />

decreto luogoternziale[…] 62 .<br />

Un altro decreto era stato emanato il 12 dicembre per disciplinare il consumo delle<br />

sostanze alimentari negli alberghi, nei ristoranti e in tutti i pubblici esercizi 63 . Con<br />

questo ultimo provvedimento di fine anno, <strong>la</strong> città accusò l’ennesimo giro di vite ai<br />

consumi che saranno destinati a ca<strong>la</strong>re in maniera ancora più drammatica a partire dal<br />

1917. Il secondo anno di guerra si chiude tra iniziative benefiche, come <strong>la</strong> serata di ga<strong>la</strong><br />

al Teatro Nuovo del 23 dicembre in favore dell’opera Pro Muti<strong>la</strong>ti, e meste celebrazioni<br />

natalizie. Nel perdurare di uno stato di privazione per alcuni prossimo all’indigenza, il<br />

fatalismo sembrò regnare anche in Consiglio Comunale, dove il Sindaco, dopo un lungo<br />

dibattimento sulle questioni più urgenti, concluse:<br />

Dunque non esageriamo e tolleriamo; in verità fa pena sentire gridare tanto perché<br />

manca un uovo, un po’ di <strong>la</strong>tte, e il tram va male; persuadiamoci che vi sono da<br />

sopportare delle situazioni peggiori, e che vi è chi soffre ben più nelle trincee. Bisogna<br />

che i cittadini si rassegnino ai sacrifici resi necessari da questo stato di cose. È strano<br />

che quando il ministro par<strong>la</strong> di economie tutti battono le mani, ma quando poi il<br />

consumo viene ristretto e manca l’uovo, il <strong>la</strong>tte e il tram non va più tanto bene, allora<br />

l’app<strong>la</strong>uso manca e ci sono i fischi per chi vuol applicare le misure di economia 64 .<br />

62<br />

ASVr, Prefettura, busta 336, lettera del 26 dicembre 1916 del<strong>la</strong> Prefettura di <strong>Verona</strong> ai Sindaci del<strong>la</strong><br />

provincia n.5243/5250.<br />

63<br />

ASVr, ivi, Consumo delle sostanze alimentari, provvedimento n. 4213.<br />

64<br />

ACVr, Resoconti delle sedute del Consiglio Comunale 1916, seduta del 2 dicembre, p.850, cfr. inoltre<br />

<strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit. p. 670.<br />

59


Capitolo 4 – Da Caporetto al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra<br />

4.1 <strong>Verona</strong> nel 1917<br />

Nel terzo anno di guerra, città e provincia apparivano ormai come un’immensa<br />

piazzaforte militare sottoposta al controllo del Comando di Fortezza, gli attacchi aerei<br />

ca<strong>la</strong>rono drasticamente e si registrarono soltanto voli di ricognizione da parte dei<br />

velivoli austriaci 1 . Mentre l’azione di propaganda e quel<strong>la</strong> assistenziale proseguivano, si<br />

intensificarono le restrizioni e i cittadini furono costretti a razionare anche i generi di<br />

prima necessità compresi olio, gas, benzina e carta 2 . Il giornale socialista “<strong>Verona</strong> del<br />

popolo” uscì per l’ultima volta nel corso del<strong>la</strong> guerra il 27 gennaio, con questo avviso:<br />

Una non lieta notizia: per gli ultimi richiami alle armi, ridotto al minimo il personale<br />

del<strong>la</strong> tipografia[…],non possiamo confermare <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rità del<strong>la</strong> pubblicazione del<br />

nostro periodico[…] 3 .<br />

Il caroviveri e le restrizioni, destinate a raggiungere un livello mai toccato prima,<br />

contribuirono ad alimentare in città <strong>la</strong> paura e lo sconforto. A sottolineare lo stato di<br />

profonda privazione e il senso di fatalismo, che rasentavano talvolta <strong>la</strong> miseria più<br />

assoluta, contribuisce un breve articolo pubblicato da “L’Adige”, poi ripreso da<br />

“L’Arena” nel mese di febbraio, re<strong>la</strong>tivo alle condizioni dei bambini dell’Asilo Inabili,<br />

struttura deputata all’accudimento dei bambini non autosufficienti:<br />

L’Adige di ieri in un articoletto riportato poi anche da <strong>Verona</strong> Fedele protesta pel<br />

modo poco umano col quale verrebbero trattati i ricoverati dell’Asilo Inabili i quali<br />

sarebbero pessimamente ed insufficientemente nutriti, non solo, ma anche quasi <strong>la</strong>sciati<br />

morire di freddo. Ora anche a noi da tempo, pervengono continue proteste<br />

sull’argomento ma non ne abbiamo fino ad oggi par<strong>la</strong>to per poter assumere<br />

informazioni più precise. Non insistiamo maggiormente pel momento e speriamo che il<br />

Municipio e l’egregio cav. Mazzatta, direttore dell’Asilo, sapranno e vorranno<br />

adoperarsi immediatamente per migliorare le condizioni di quei poveri esseri 4 .<br />

La vigi<strong>la</strong>nza e <strong>la</strong> repressione aumentarono soprattutto nei confronti di comportamenti<br />

ritenuti antipatriottici, come documenta un breve telegramma proveniente dall’Archivio<br />

centrale di Roma:<br />

1 Cfr. <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit., p. 672.<br />

2 Cfr Luciani E.,Giornalisti in trincea, op. cit., p. 36.<br />

3 Avviso privo di titolo, in “<strong>Verona</strong> del popolo”, 27 gennaio 1917.<br />

4 All’Asilo Inabili, in “L’Arena”, 1 febbraio 1917.<br />

60


Nei cinematografi di <strong>Verona</strong>, vengono ora riprodotte, serialmente, alcune brevi<br />

films-rec<strong>la</strong>me per il nuovo Prestito Nazionale. Nel<strong>la</strong> sera del 7 corrente, ai<br />

cinematografi “Pathé” e “Goumont”, alcuni soldati che sogliono accorrervi in massa,<br />

zittirono e fischiarono dette films. Disposto servizio per iscoprirne promotori, a mezzo<br />

Funzionari, Guardie di Città e R. Carabinieri[…] 5 .<br />

Persistevano le difficoltà negli approvvigionamenti, dal momento che anche il<br />

panificio comunale, che raggiungeva in media <strong>la</strong> produzione di 10 quintali di pane al<br />

giorno, faticava a mantenere <strong>la</strong> produzione a causa del<strong>la</strong> chiamata alle armi degli<br />

addetti 6 . All’inizio di febbraio anche “L’Arena” diede notizia di quanto stava accadendo<br />

su fronte del<strong>la</strong> chiamata alle armi: il <strong>la</strong>conico articolo L’arruo<strong>la</strong>mento dei diciottenni<br />

fornì dettagliati ragguagli sul del regio decreto con il quale venero reclutati i giovani<br />

passati al<strong>la</strong> memoria come i “ragazzi del 99” 7 . Ad inaugurare l’anno dei razionamenti e<br />

delle restrizioni fu una vera e propria rissa scoppiata in febbraio per <strong>la</strong> mancanza dello<br />

zucchero che già aveva comportato problemi <strong>durante</strong> l’anno precedente. A causa di tre<br />

vagoni di zucchero che l’Azienda Vittuaria del Comune si era assicurata, vi fu un<br />

rocambolesco tafferuglio in Piazza Mercato Vecchio 8 . Questo fu il sarcastico commento<br />

del giornale “L’Arena” del 9 febbraio:<br />

Decisamente è scritto nel gran libro del destino che il nostro benemerito municipio<br />

non ne azzecchi mai una. […]L’Illustrissimo signor sindaco farà bene a tenersi lontano<br />

da quei paraggi[…]. Fin dal mattino una fol<strong>la</strong> di donne, donnette, vecchi, ragazzi, si<br />

accalca davanti al<strong>la</strong> porta dello spaccio, si urta, si spinge, si grida, impreca per ottenere<br />

un po’ di zucchero! Vo<strong>la</strong> qualche pugno, c’è un po’ di parapiglia, i vigili intervengono<br />

come sanno e possono e…l’edificante spettacolo continua! Gloria e onore ai felici<br />

ideatori di questo felicissimo e praticissimo mezzo di fornire di zucchero <strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione! Ma che non sia proprio possibile fare cose con un po’ di criterio?[…]Il<br />

Municipio ottiene tre vagoni di zucchero e li mette in vendita per suo conto, perché? È<br />

proprio necessario questo monopolio? Perché si vuol costringere <strong>la</strong> gente a fare a pugni<br />

ed a perdere mezza giornata per poter comperare due etti di materiale dolcificante 9 ?<br />

In aprile “L’Arena” stigmatizzò con il titolo L’ultima trovata il comportamento<br />

dell’Amministrazione costretta a ritirare le tessere annonarie per provvedere ad una<br />

nuova distribuzione, dal momento che non vi era più corrispondenza fra il registro del<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong> variazione effettiva dello stato delle famiglie a causa del<strong>la</strong> chiamata<br />

alle armi. In quel<strong>la</strong> circostanza il Comune invitò i cittadini a restituire <strong>la</strong> tessera ricevuta<br />

5<br />

ACS, MI, PS, A5G, busta 126, telegramma del<strong>la</strong> prefettura di <strong>Verona</strong> al Ministero dell’Interno, 9<br />

febbraio 1917.<br />

6<br />

Azienda di Vittuaria. Le condizioni del panificio comunale, in “L’Arena”, 2 febbraio 1917.<br />

7<br />

L’arruo<strong>la</strong>mento dei diciottenni, in “L’Arena”, 2 febbraio 1917.<br />

8<br />

Cfr Colombo V., Cronache politiche veronesi, op cit., p. 99-100.<br />

9<br />

Lo zucchero venduto dal Municipio. La gazzarra nel cortile del Tribunale, in “L’Arena”, 9 febbraio<br />

1917.<br />

61


apportandone le modifiche del caso secondo le variazioni nel frattempo intervenute 10 .<br />

Tra gli altri provvedimenti restrittivi che colpirono <strong>la</strong> città vi furono <strong>la</strong> limitazione sul<br />

consumo del<strong>la</strong> carne 11 e <strong>la</strong> denuncia obbligatoria del grano ordinata dal Prefetto. Il<br />

commissario generale per i consumi dispose, per chiunque detenesse grano a qualsiasi<br />

titolo, l’obbligo di presentarne denuncia: anche nel caso in cui i quantitativi fossero<br />

destinati all’autoconsumo da parte del detentore e del<strong>la</strong> sua famiglia. Il Decreto<br />

Luogotenenziale stabiliva inoltre:<br />

Pene gravissime per chiunque ometta di far <strong>la</strong> denunzia o di far<strong>la</strong> inesattamente<br />

commina finanche l’arresto preventivo del detentore nell’atto stesso, in cui si accerta <strong>la</strong><br />

materiale esistenza del grano sottratto al<strong>la</strong> denunzia. D’altra parte l’Art. 3 assegna un<br />

premio di L. OTTO al quintale ai detentori di grano[…]. Coloro che si asterranno dalle<br />

offerte spontanee dopo il 25 maggio avranno requisita <strong>la</strong> merce al prezzo di sole L.<br />

37,35 e qualunque tentativo di sottrarsi al<strong>la</strong> requisizione con omesse o inesatte denunzie<br />

darà luogo alle gravi pene cui ho sopra accennato[…] 12 .<br />

Non mancarono le inosservanze alle prescrizioni suddette, come ebbe modo di<br />

testimoniare il Prefetto Zoccoletti ai Sindaci con una lettera del 25 maggio rilevando nel<br />

dettaglio le astuzie dei produttori di grano per sfuggire al<strong>la</strong> denuncia, come ad esempio<br />

<strong>la</strong> mancata presentazione nei termini fissati, il ritardare oltre il necessario il raccolto del<br />

prodotto per eludere il termine di denuncia 13 . Per quanto difficile sia reperire i riscontri<br />

applicativi di queste disposizioni, l’abbondante ricorso alle multe e alle sanzioni pare<br />

suggerire che il clima di concordia e cooperazione descritto dalle cronache rimanesse<br />

ancora una volta un motivo più affine al<strong>la</strong> necessità del<strong>la</strong> propaganda patriottica rispetto<br />

al<strong>la</strong> realtà dei fatti. Nel<strong>la</strong> stessa lettera sulle astuzie dei produttori, il Prefetto pare<br />

confermare questa impressione:<br />

Esse infatti intralciano e compromettono le operazioni di requisizione e minacciano<br />

di recare grave pregiudizio al rego<strong>la</strong>re approvvigionamento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione non<br />

produttrice. Il deplorevole stato di cose deve avere subito termine[…] 14 .<br />

In seguito, Il censimento e <strong>la</strong> requisizione non risparmiarono neppure l’orzo e<br />

l’avena raccolti nel 1917, mentre verso <strong>la</strong> fine dell’anno anche un prodotto come <strong>la</strong><br />

conserva di pomodoro fu sottoposta a denuncia obbligatoria 15 . Fu istituita anche una<br />

speciale tassa che doveva essere versata ai sindaci, sul<strong>la</strong> vendita di preziosi re<strong>la</strong>tiva a<br />

10<br />

Cfr. L’ultima trovata, in “L’Arena”, 7 aprile 1917.<br />

11<br />

ASVr, Prefettura, busta 336, limitazione sul consumo del<strong>la</strong> carne, documento n. 5385, 4 gennaio 1917.<br />

12<br />

ASVr, ivi, lettera del Prefetto n° 2016, 9 maggio 1917.<br />

13<br />

ASVr, ivi, lettera n° 6812 del 25 maggio del<strong>la</strong> Regia Prefettura ai Sindaci del<strong>la</strong> provincia.<br />

14<br />

Ibidem.<br />

15<br />

ASVr, Prefettura, busta 316, cfr. <strong>la</strong> lettera ai sindaci del,12 giugno 1917 e <strong>la</strong> lettera ai sindaci del 22<br />

dicembre 1917.<br />

62


tutti gli oggetti d’oro del valore superiore a lire 10 come gemme, gioielli, perle e<br />

vasel<strong>la</strong>me d’oro e argento 16 . Con una lettera ai sindaci all’inizio del mese di marzo, il<br />

prefetto Zoccoletti stabilì inoltre <strong>la</strong> chiusura domenicale delle salumerie 17 , e un decreto<br />

luogotenenziale intervenne a vietare <strong>la</strong> produzione, <strong>la</strong> vendita e <strong>la</strong> somministrazione<br />

anche a titolo gratuito dei dolciumi di qualsiasi genere 18 .<br />

La questione dello zucchero riempì le pagine del<strong>la</strong> cronaca cittadina, e sempre più<br />

vivace divenne <strong>la</strong> propaganda per <strong>la</strong> sottoscrizione del “Prestito Nazionale”, come<br />

documentato da “L’Arena” del 12 marzo, allorquando l’articolo il dovere di chi<br />

possiede oro è di darlo allo Stato, fu corredato dal<strong>la</strong> pubblicazione di una lettera inviata<br />

da una ricca signora veronese:<br />

Cara «Arena»,[…]ti invio un mio braccialetto d’oro che dedico come dono all’Erario<br />

dello Stato sperando che il mio semplice atto venga imitato da tutte le signore veronesi<br />

ed in ispecie dalle ricche. Anche privandosi dei loro gioielli le donne di <strong>Verona</strong> devono<br />

contribuire al<strong>la</strong> Vittoria[…] 19 .<br />

In luglio scattarono altri due provvedimenti re<strong>la</strong>tivi ai consumi: il divieto di<br />

esportazione dei formaggi dal<strong>la</strong> provincia di <strong>Verona</strong> ad altre province, al fine di<br />

impedire l’esodo di un prodotto considerato indispensabile al consumo 20 , e le norme<br />

sul<strong>la</strong> vendita delle rimanenze dei dolciumi, come attesta l’estratto del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re sotto<br />

riportata:<br />

Il Commissariato generale per gli approvvigionamenti ed i Consumi[…]ha disposto<br />

che sia permessa <strong>la</strong> vendita delle rimanenze di dolciumi rimaste invendute al 31 maggio<br />

1917, e che altrimenti andrebbero perdute, a condizione che si osservino rigorosamente<br />

le seguenti norme: i confetti devono vendersi in pacchi chiusi del peso minimo di g.<br />

200. Le caramelle ed i ciocco<strong>la</strong>tini pure devono essere venduti in pacchi chiusi del peso<br />

minimo di grammi 100[…]. I rivenditori dovranno cedere su tali prezzi il 25% a favore<br />

del<strong>la</strong> Croce Rossa[…]. È vietata assolutamente <strong>la</strong> fabbricazione di nuovi dolciumi 21 .<br />

In coincidenza con le vicende di Caporetto, le limitazioni intaccarono anche i<br />

consumi all’interno dei pubblici esercizi: trattorie, pensioni, ristoranti, alberghi, in<br />

questi luoghi infatti «il pane deve essere somministrato in fette sottili non abbrustolite,<br />

dello spessore non superiore a cm 2 e, per ciascun posto, in quantità non maggiore di<br />

grammi 80»[…] 22 . In pieno clima di restrizioni e requisizioni, <strong>la</strong> Chiesa veronese<br />

16 ASVr, ivi, lettera ai sindaci, prot. 2016.<br />

17 ASVr, ivi, lettera ai sindaci, prot. 1058.<br />

18 ASVr, ivi, divieto fabbricazione dolciumi, documento n. 372, 15 marzo 1917.<br />

19 Il dovere di chi possiede oro è di darlo allo Stato, in “L’Arena”, 12 marzo 1917.<br />

20 ASVr, Prefettura, busta 336, circo<strong>la</strong>re n° 4033.<br />

21 ASVr, ivi, circo<strong>la</strong>re, 11 luglio 1917.<br />

22 <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit. p. 676.<br />

63


pubblicò per il tramite del “Bollettino ecclesiastico” l’articolo I bisogni di oggi e del<br />

domani e che lungi dal proporre soluzioni per alleviare <strong>la</strong> carenza in atto, invitava le<br />

donne veronesi ad intensificare il <strong>la</strong>voro nei campi:<br />

[…]Donne Veronesi, cresciute sotto il dolce clima di un paese prediletto dal<strong>la</strong> natura,<br />

non abbiate paura di umiliarvi e di rivolgere l’opera vostra ai campi. I bei campi<br />

ondeggianti di messi, verdeggianti di ubertosi pascoli, di granoturco, di patate, siano da<br />

voi prediletti, e voi avrete data al<strong>la</strong> patria, col vostro <strong>la</strong>voro <strong>la</strong> miglior prova di<br />

patriottismo, e avrete al pari del soldato in armi ben meritato del<strong>la</strong> grandezza del nostro<br />

paese. Per opera vostra i colli, che cingono le nostre valli si rivestono di colture, le viti<br />

non manchino delle irrorazioni e delle solforazioni 23 .<br />

Se da un <strong>la</strong>to può apparire piuttosto evidente l’intento filopatriottico del comunicato,<br />

tuttavia appare in generale errato ritenere che <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione femminile fosse rimasta<br />

nell’ombra, vivendo silenziosamente e con rassegnazione i danni del<strong>la</strong> guerra. Decine di<br />

re<strong>la</strong>zioni prefettizie attestano proteste messe in atto proprio da donne soprattutto nelle<br />

zone limitrofe del<strong>la</strong> provincia, le quali manifestarono insofferenza e atti di intolleranza<br />

verso le autorità comunali in chiaro spregio al<strong>la</strong> guerra e alle conseguenze che ne<br />

stavano derivando 24 . Non mancarono gli scioperi che ebbero come protagoniste proprio<br />

le donne. Il seguente telegramma documenta uno sciopero messo in atto dalle tessitrici<br />

del <strong>la</strong>nificio Tiberghien, nell’immediata periferia di <strong>Verona</strong>, nei pressi di S. Michele<br />

Extra:<br />

Informo che stamane circa 200 tessitrici del <strong>la</strong>nificio Tiberghien in San Michele<br />

Extra fermatesi in massa avanti stabilimento indussero fi<strong>la</strong>trici a non entrarvi reali<br />

carabinieri sciolsero subito scioperanti arrestando una donna responsabile violenza ed<br />

oltraggio condotta questa al<strong>la</strong> caserma[…]per ottenere liberazione arrestata ebbe luogo<br />

dimostrazione di circa 200 persone che venne pure immediatamente sciolta[…] 25 .<br />

Sempre in tema di bisogni e necessità, era apparso su “L’Arena” del 24 aprile un<br />

articolo contenente le istruzioni per costruire autonomamente <strong>la</strong> “pento<strong>la</strong> di guerra” già<br />

adottata in quasi tutte le città italiane. Questa invenzione avrebbe dovuto comportare un<br />

significativo risparmio economico poiché il suo impiego era stato sperimentato per<br />

ridurre il consumo di gas. Tuttavia, annota il giornale, «molti cittadini mal si adattano a<br />

questa restrizione e continuano ad adoperare il gas anche nelle ore proibite» 26 . Nello<br />

stesso tempo si andava profi<strong>la</strong>ndo anche l’emergenza sanitaria, dal momento che in<br />

23 “Bollettino ecclesiastico veronese”, aprile 1917, cfr. inoltre <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit., p. 677.<br />

24 Cfr. ACS, MI, PS, A5G, busta 126: il fondo contiene numerose re<strong>la</strong>zioni dei prefetti re<strong>la</strong>tivi a scioperi e<br />

proteste femminili contro <strong>la</strong> guerra che si sono verificati soprattutto in provincia di <strong>Verona</strong>.<br />

25 ACS, MI, PS, A5G, busta 126, telegramma 10986, 28 aprile 1917.<br />

26 La pento<strong>la</strong> di guerra e <strong>la</strong> limitazione del gas, in “L’Arena”, 24 aprile 1917.<br />

64


maggio <strong>la</strong> Prefettura aveva emanato una circo<strong>la</strong>re ai sindaci e agli uffici sanitari per far<br />

presente “<strong>la</strong> necessità di intensificare <strong>la</strong> profi<strong>la</strong>ssi del vaiuolo per evitare che un<br />

eventuale caso importato potesse essere sorgente di epidemia 27 .<br />

Furono raccomandate le vaccinazioni, le rivaccinazioni ed i controlli da attuarsi con<br />

<strong>la</strong> massima diligenza, fra le autorità serpeggiava infatti <strong>la</strong> preoccupazione per le<br />

condizioni igienico sanitarie a causa del gran movimento di truppe ed il consistente<br />

spostamento dei profughi.<br />

Nell’estate furono emanati provvedimenti per «rendere meno sensibile alle c<strong>la</strong>ssi<br />

povere l’aumento del prezzo del pane», provvedimenti compendiabili nell’aumento dei<br />

sussidi alle famiglie dei richiamati (5 centesimi), nell’istituzione di forni municipali e<br />

cucine economiche e nel<strong>la</strong> concessione di pane a prezzo ridotto ai poveri 28 . Perfino <strong>la</strong><br />

carta per avvolgere i generi e le merci divenne oggetto di razionamento: «l’uso del<strong>la</strong><br />

carta da involgere è permesso quando trattasi di generi alimentari, drogheria, medicinali,<br />

restando vietato l’uso per tutti gli altri generi» 29 . La propaganda bellica <strong>durante</strong> il mese<br />

di aprile si era rafforzata anche grazie all’Associazione “Trento e Trieste” che aveva<br />

dato vita al<strong>la</strong> sezione veronese del “Comitato nazionale di resistenza per <strong>la</strong> guerra”, <strong>la</strong><br />

cui presidenza fu affidata all’onorevole veronese Carlo De Stefani 30 .<br />

Tuttavia in un clima sostanzialmente dimesso avvenne <strong>la</strong> celebrazione per il<br />

secondo anniversario dall’entrata in guerra, dal momento che le cronache segna<strong>la</strong>rono<br />

so<strong>la</strong>mente un discorso rivolto dal direttore delle “Regie scuole tecniche Sanmicheli” 31 .<br />

Sul finire del mese di giugno, l’esito poco felice del<strong>la</strong> violentissima battaglia<br />

dell’Ortigara sull’altopiano di Asiago contribuì a demoralizzare l’opinione pubblica<br />

cittadina. Stando alle cronache, nell’estate «si va facendo strada un passivo e<br />

adattamento a quel<strong>la</strong> funzione di zona delle retrovie cui <strong>la</strong> situazione generale pareva<br />

aver destinato <strong>la</strong> città e il suo territorio più prossimo» 32 . Questa atmosfera muterà<br />

nell’autunno dei quell’anno, in coincidenza con <strong>la</strong> disfatta di Caporetto. Come già<br />

espresso in precedenza, l’attenzione e <strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza nei confronti dei comportamenti<br />

antipatriottici si era acuita al punto che poteva bastare una frase o un sospetto per essere<br />

tratti in arresto. La seguente re<strong>la</strong>zione del Prefetto al Ministero dell’Interno appare<br />

piuttosto eloquente:<br />

27<br />

ASVr, Prefettura, busta 336, profi<strong>la</strong>ssi del vaiuolo, 14 maggio 1917.<br />

28<br />

ASVr, Ivi, circo<strong>la</strong>re 5611, 8 agosto 1917.<br />

29<br />

ASVr, Ivi, circo<strong>la</strong>re del 30 aprile 1917, cfr anche <strong>Verona</strong> e il suo territorio op. cit., p. 676.<br />

30<br />

Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit. p. 36.<br />

31<br />

Ibidem.<br />

32<br />

Ibidem, cfr. inoltre Barbetta G., <strong>Verona</strong> nel<strong>la</strong> prima guerra mondiale, op. cit. p. 33.<br />

65


Pregiomi riferire a codesto Onor. Ministero che, <strong>la</strong> sera del 24 corrente, alle ore<br />

21,30, vennero arrestati, da queste Guardie di Città, i seguenti individui, i quali,<br />

gridavano, per una delle Vie principali di <strong>Verona</strong>, “Abbasso <strong>la</strong> guerra, abbasso i fucili,<br />

vogliamo <strong>la</strong> pace[…] 33 .<br />

4.2 La sconfitta di Caporetto: l’impatto sul<strong>la</strong> città<br />

Sul finire del mese di ottobre i comunicati ufficiali rimasero improntati<br />

all’ottimismo, i giornali si soffermavano in partico<strong>la</strong>re sull’imminente congresso di<br />

medicina militare in programma a <strong>Verona</strong>, mentre cinema e teatri rimanevano affol<strong>la</strong>ti<br />

come di consueto. Le voci catastrofiche si diffusero in corrispondenza con il tristemente<br />

celebre comunicato del 29 ottobre firmato da Cadorna, riferito alle “deficiente resistenza<br />

di taluni reparti del<strong>la</strong> seconda armata” 34 .<br />

Con <strong>la</strong> sconfitta di Caporetto si consumò per l’intera nazione l’ultimo atto di una<br />

tragedia che nell’immaginario collettivo degli italiani divenne sinonimo di disfatta,<br />

ricordata fra le pagine più drammatiche del<strong>la</strong> storia militare nazionale. Per ripercorrere<br />

sinteticamente le fasi salienti, si rimanda al<strong>la</strong> bibliografia citata 35 . Di seguito è<br />

riprodotto parte del comunicato Cadorna del 25 ottobre 1917, che già contribuì a<br />

diffondere enorme preoccupazione, poiché per <strong>la</strong> prima volta senza alcuna forma di<br />

autocensura, si faceva riferimento all’impiego di gas “speciali”:<br />

L’avversario con forte concorso di mezzi e truppe germaniche ha effettuato a scopo<br />

offensivo il concentramento di numerose forze sul<strong>la</strong> nostra fronte. L’urto nemico ci<br />

trova saldi e ben preparati. Nel<strong>la</strong> scorsa notte l’intensificato tiro su vari tratti del<strong>la</strong> fronte<br />

Giulia ed un violento bombardamento con <strong>la</strong>rgo impiego di proiettili e gas speciali[…],<br />

hanno segnato l’inizio dell’atteso attacco, ma verso l’alba causa il maltempo, il fuoco<br />

nemico è scemato di intensità[…] 36 .<br />

Il comunicato suscitò un grande impatto emotivo dal momento che, fino ad allora, <strong>la</strong><br />

censura, aveva imposto di “vietare qualsiasi pubblicazione anche se riportata giornali<br />

esteri che riguardi eventuale o presunta partecipazione truppe tedesche operazioni<br />

33<br />

ACS, MI, PS, A5G, busta 126, re<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> Regia Prefettura di <strong>Verona</strong> al Ministero dell’Interno, 24<br />

luglio 1917.<br />

34<br />

Il Comunicato Cadorna, in “L’Arena”, 29 ottobre 1917, cfr. inoltre Rocca G., Cadorna il generalissimo<br />

di Caporetto, Oscar Storia Mondadori, Mi<strong>la</strong>no, 2004 p. 293.<br />

35<br />

Per un approfondimento sulle vicende di Caporetto cfr. Isnenghi M, Rochat G., La <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong><br />

1914-1918, op. cit. pp. 376-408, cfr. inoltre Melograni P, Storia <strong>politica</strong> del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op. cit. pp.<br />

354 -419, Monticone A., La battaglia di Caporetto, Gaspari, Udine 1999, Labanca N., Caporetto storia di<br />

una disfatta, col<strong>la</strong>na XX secolo, Giunti, Firenze, 2006.<br />

36<br />

Il Comunicato Cadorna, in “L’Arena”, 25 ottobre 1917, cfr. inoltre <strong>Verona</strong> e il suo territorio , op. cit.,<br />

p. 688.<br />

66


militari contro “Italia” 37 . Per <strong>la</strong> prima volta <strong>la</strong> stampa parlò apertamente di violenti<br />

bombardamenti e dell’impiego dei gas mentre si evidenziava <strong>la</strong> reazione delle forze<br />

italiane che, secondo il comando supremo, si erano fatte cogliere di sorpresa. Il giorno<br />

successivo “L’Arena” titolò il comunicato ufficiale: L’offensiva tedesca non è una<br />

sorpresa per Cadorna 38 , ma <strong>la</strong> realtà era parsa già subito differente. Contestualmente<br />

al<strong>la</strong> tragedia che si stava consumando, comparvero anche alcuni articoli rivolti ad<br />

infondere calma e fiducia nell’opinione pubblica. In uno di questi intito<strong>la</strong>to Quello che<br />

difendiamo, si legge:<br />

In un duello <strong>la</strong> miglior tattica contro un avversario irruente è una difesa serena; nove<br />

volte su dieci quegli, esasperato ed accecato verrà ad incontrare da se’ il nostro ferro.<br />

Non accade diversamente sui nostri campi di battaglia, sebbene l’enormità delle<br />

proporzioni alteri l’esattezza dell’analogia e vi si manifesti questa specie di<br />

sdoppiamento fra il braccio che si difende e colpisce, al fronte, e il cervello che si<br />

raccoglie in una ferma risolutezza nel paese 39 .<br />

Nonostante l’evidente tentativo delle autorità militari di tranquillizzare l’opinione<br />

pubblica, il timore di un ammutinamento sul fronte interno apparve in quei giorni più<br />

che mai reale. Il 27 ottobre tutta <strong>la</strong> nazione fu informata per il tramite del comunicato<br />

ufficiale, che gli austriaci erano riusciti a penetrare all’interno dei confini nazionali 40 .<br />

Nel<strong>la</strong> rubrica Ultima ora, “L’Arena” riportò un articolo ripreso dalle maggiori testate<br />

nazionali da titolo Il nemico non calpesterà a lungo il suolo del<strong>la</strong> patria, l’invasione era<br />

in atto ed il fronte italiano era stato sfondato in diversi punti 41 . L’epilogo destinato a<br />

sfociare in tragedia, si ebbe con il comunicato del 29 che <strong>la</strong>sciò trasparire al<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione <strong>la</strong> gravità degli eventi. Come evidenziato dal<strong>la</strong> storiografia nazionale, <strong>la</strong><br />

mattina del 29 ottobre i cittadini che di prima mattina si recarono ai chioschi dei giornali<br />

rimasero increduli nel leggere che:<br />

37<br />

ASVr, Prefettura, busta 324, telegramma 20760, cfr. inoltre <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit., p. 688.<br />

38<br />

L’offensiva tedesca non è una sorpresa per Cadorna.- Il comunicato Cadorna, in “L’Arena” 26 ottobre<br />

1917.<br />

39<br />

Quello che difendiamo, ivi, 30 ottobre 1917.<br />

40<br />

Il comunicato Cadorna, ivi, 27 ottobre 1917.<br />

41 Ibidem.<br />

67


La mancata resistenza di reparti del<strong>la</strong> II armata vilmente ritiratasi senza combattere o<br />

ignominiosamente arresisi al nemico, ha permesso alle forze austro-germaniche di<br />

rompere <strong>la</strong> nostra a<strong>la</strong> sinistra sul<strong>la</strong> fronte Giulia. Gli sforzi valorosi delle altre truppe<br />

non sono riusciti ad impedire all’avversario di penetrare nel sacro suolo del<strong>la</strong> Patria. La<br />

nostra linea si ripiega secondo il piano stabilito 42 .<br />

La pubblicazione di queste righe fu all’origine di un inevitabile incidente<br />

diplomatico. Il testo del bollettino arrivò ai giornali, e fu troppo tardi anche se Il<br />

Ministro dell’Interno Or<strong>la</strong>ndo fece ritirare immediatamente le pubblicazioni e si<br />

adoperò perché i governi francesi ed inglesi facessero pressione sul<strong>la</strong> stampa affinché<br />

ignorasse quel testo 43 . Nonostante il rapido appronto del nuovo comunicato, non riuscì<br />

ad impedire comunque <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione di quello iniziale, che contribuì a gettare panico e<br />

sgomento nel<strong>la</strong> già provata popo<strong>la</strong>zione <strong>civile</strong>, e si moltiplicano in tutta Italia le voci<br />

“catastrofiche”. Il comunicato rivisto comparve anche su “L’Arena” del 29 ottobre, e<br />

non è stato possibile verificare l’effettiva esistenza di copie riportanti il primo originale<br />

bollettino di Cadorna, in quanto le copie cartacee de “L’Arena” non sono consultabili a<br />

causa dell’eccessivo deterioramento, e occorre dedurre in assenza di riscontri, che<br />

l’ufficialità del comunicato comparve a <strong>Verona</strong> nel<strong>la</strong> forma già “epurata” dal Presidente<br />

del Consiglio e qui riprodotta:<br />

La violenza dell’attacco e <strong>la</strong> deficiente resistenza di alcuni reparti del<strong>la</strong> 2a armata ha<br />

permesso alle forze austro-ungariche di rompere <strong>la</strong> nostra a<strong>la</strong> sinistra sul<strong>la</strong> fronte Giulia.<br />

Gli sforzi valorosi delle altre truppe non sono riusciti ad impedire all’avversario di<br />

penetrare nel sacro suolo del<strong>la</strong> Patria. La nostra linea si ripiega secondo il piano<br />

stabilito 44 .<br />

Nei cittadini veronesi <strong>la</strong> paura iniziò a diffondersi ai primi di novembre, quando <strong>la</strong><br />

città venne ufficialmente inclusa nel<strong>la</strong> zona delle operazioni, cosa che comportò <strong>la</strong><br />

sospensione temporanea dei treni viaggiatori 45 . In seguito all’inevitabile e crescente<br />

preoccupazione generale che esortò molti a ritirare i propri risparmi presso le banche,<br />

“L’Arena” <strong>la</strong>nciò una sorta di ammonimento ai lettori:<br />

Chi ha depositi alle banche o al<strong>la</strong> Cassa di risparmio, non pensi a ritirarli in questo<br />

momento se non vuole fare un’azione dannosa nei riguardi dell’economia nazionale, un<br />

cattivissimo affare nel proprio individuale interesse e un atto nient’affatto patriottico, in<br />

rapporto alle necessità morali del<strong>la</strong> grave ora presente. «Atto poco patriottico», perché<br />

generalizzandosi e accentuandosi il fenomeno esso potrebbe determinare almeno le<br />

42<br />

Rocca G., Cadorna, op. cit., p. 293.<br />

43<br />

Cfr. Ibidem.<br />

44<br />

Il comunicato Cadorna, in “L’Arena”, 29 febbraio 1917.<br />

45<br />

<strong>Verona</strong> inclusa nel territorio delle operazioni, in “L’Arena”, 2 novembre 1917.<br />

68


apparenze di un perturbamento dello spirito pubblico, o quel<strong>la</strong> speciale condizione di<br />

panico collettivo, che nei riguardi dei depositi è assolutamente ingiustificato 46 .<br />

Si moltiplicarono in città come nel resto del paese le voci catastrofiche, mentre <strong>la</strong><br />

stampa locale si impegnava a gettare acqua sul fuoco invitando i lettori a vigi<strong>la</strong>re contro<br />

<strong>la</strong> tendenza diffondere notizie al<strong>la</strong>rmanti o tendenziose 47 . All’inizio di novembre le più<br />

prestigiose personalità politiche e militari italiane, francesi e inglesi si riunirono in<br />

convegno a Rapallo, per ricercare di una nuova e più unitaria direzione delle forze<br />

alleate. Per quanto <strong>la</strong> storiografia sia propensa a riconoscere una maggiore importanza<br />

strategica al Convegno interalleato di Rapallo 48 , non va dimenticato che subito dopo si<br />

tenne quello che con minore enfasi è ricordato come il Convegno di Peschiera, e che<br />

vide il Re in un importante e decisivo vertice con il Primo Ministro inglese e il<br />

Presidente del Consiglio francese 49 . L’incontro di Peschiera segnò anch’esso una fase<br />

decisiva del conflitto, poiché <strong>la</strong> risolutezza del Re Vittorio Emanuele III permise da quel<br />

momento in avanti <strong>la</strong> prosecuzione delle operazioni militari. A <strong>Verona</strong> <strong>la</strong> notizia giunse<br />

filtrata, e soltanto in un successivo momento venne resa nota l’importanza strategica<br />

dell’incontro 50 .<br />

Il 9 novembre i cittadini appresero <strong>la</strong> notizia del “siluramento” di Cadorna 51 , mentre<br />

in città si registrava l’emergenza profughi. Come evidenziato da Daniele Ceschin, dopo<br />

<strong>la</strong> rotta di Caporetto, almeno seicentomi<strong>la</strong> civili furono costretti ad abbandonare il<br />

territorio invaso e minacciato dall’esercito austro-ungarico, dando vita al<strong>la</strong> più grande<br />

tragedia che interessò <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione <strong>civile</strong> <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra 52 .<br />

Nello stesso mese il Prefetto diramò ai sindaci il comunicato ufficiale del Governo<br />

per scongiurare gli esodi volontari, riaffermando <strong>la</strong> necessità ed il dovere di rimanere<br />

sul posto, come attesta il comunicato prefettizio di seguito riportato e che sarà destinato<br />

a suscitare aspre polemiche e che contribuì ad aumentare il livello di tensione tra le<br />

autorità militari e l’amministrazione cittadina:<br />

Gli esodi volontari del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione devono essere sconsigliati rilevando che è<br />

interesse del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione stessa di rimanere sul posto sia per custodire le proprietà e<br />

46<br />

Il dovere dell’ora, ivi, 6 novembre 1917.<br />

47<br />

Ibidem.<br />

48<br />

Sul Convegno di Rapallo cfr. Benatti P.L., Carta E., Il Convegno e i Trattati di Rapallo, Rapallo, 2000.<br />

49<br />

Per un approfondimento cfr. Candeloro G., Storia dell’Italia moderna, Feltrinelli, Mi<strong>la</strong>no, pp. 193-194,<br />

cfr. inoltre Rocca G., Cadorna, op. cit. p. 305.<br />

50<br />

Cfr Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 38.<br />

51<br />

Cfr. Il comando supremo dell’esercito italiano al generale Diaz, in “L’Arena”, 9 novembre 1917.<br />

52<br />

Per opportuno approfondimento sui profughi dopo Caporetto, cfr. Ceschin D., Gli esuli di Caporetto. I<br />

profughi in Italia <strong>durante</strong> <strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, Laterza, Roma-Bari, 2006.<br />

69


impedire saccheggiamenti, sia per curare col proprio vantaggio <strong>la</strong> continuazione del<strong>la</strong><br />

vita economica. È invece da fare attiva propaganda di consigliare in ogni modo gli<br />

arretramenti spontanei degli uomini validi dai 15 ai 60 anni ai quali il Governo assicura<br />

un <strong>la</strong>voro remunerativo. Tale arretramento è desiderabile giacché è da ritenersi che gli<br />

uomini validi, qualora rimanessero in territorio invaso, sarebbero dal nemico obbligati a<br />

<strong>la</strong>vorare anche in opere militari contro di noi 53 .<br />

Come appare possibile intuire dal<strong>la</strong> lettura, il comunicato apparve piuttosto<br />

contraddittorio: da un <strong>la</strong>to infatti venivano sconsigliati gli esodi volontari, dall’altro si<br />

caldeggiava l’allontanamento del<strong>la</strong> parte più valida del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. La disposizione<br />

contribuì ad alimentare il clima di incertezza, al punto da costringere il Consiglio<br />

Comunale a riunirsi in seduta segreta il 6 gennaio del 1918 54 . La rotta di Caporetto<br />

provocò anche a livello locale uno sconcerto al punto che l’eventualità di una sconfitta<br />

divenne sentimento palpabile nel<strong>la</strong> percezione e nel<strong>la</strong> convinzione dell’opinione<br />

pubblica. Tuttavia <strong>la</strong> medesima sensazione non fu condivisa da tutti, come si può<br />

cogliere attraverso una lettera del Generale Armando Diaz e riportata dallo storico<br />

Pietro Melograni:<br />

Dopo Caporetto neppure le popo<strong>la</strong>zioni rurali delle province di <strong>Verona</strong>, Mantova e<br />

Padova, benché si trovassero sotto <strong>la</strong> diretta minaccia dell’invasione nemica, furono<br />

animate da sentimenti patriottici.[…]Sono specialmente le donne che più apertamente<br />

manifestano i loro sentimenti, mentre gli uomini tengono un contegno di più prudente<br />

riserbo. Generalmente esse affermano che non desiderano altro che l’occupazione<br />

austriaca, perché così <strong>la</strong> guerra sarebbe finita e perché «sanno» che gli austriaci trattano<br />

bene le popo<strong>la</strong>zioni, specialmente i contadini[…] 55 .<br />

La lettera di Diaz contribuisce a restituire <strong>la</strong> dimensione probabilmente più reale<br />

circa il tenore dello spirito pubblico, l’avversità al<strong>la</strong> guerra da parte delle popo<strong>la</strong>zioni<br />

rurali di confine era piuttosto accentuata, al punto tale che alcuni non consideravano una<br />

tragedia un eventuale ritorno degli austriaci, e – continua Diaz nel<strong>la</strong> lettera – qualche<br />

vecchio non mancava di affermare «che sotto l’Austria si stava benissimo e che tutto<br />

costava molto meno» 56 . Per far fronte al<strong>la</strong> situazione, le autorità intensificarono le<br />

attività di controllo e vigi<strong>la</strong>nza, come testimonia un telegramma del novembre, destinato<br />

al<strong>la</strong> Prefettura cittadina:<br />

53<br />

ASVr, Prefettura, busta 336, nota 8277 del 10 novembre 1917, cfr. anche Zalin G. Dal<strong>la</strong> Bottega al<strong>la</strong><br />

fabbrica. La fenomenologia industriale nelle province venete tra '500 e '900, Libreria Universitaria<br />

Editrice, <strong>Verona</strong>,1987 pp.332- 333.<br />

54<br />

Cfr. Bibl. Civ. Vr., Resoconti dei Verbali del Consiglio Comunale 1918, seduta segreta del 6 gennaio,<br />

pp.1-51.<br />

55<br />

Melograni P., Storia <strong>politica</strong> del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op. cit., p. 432.<br />

56 Ivi, p. 433.<br />

70


In alcune località si sono avuti soddisfacenti risultati nel<strong>la</strong> scoperta di autori<br />

propaganda antibellica, deprimente spirito pubblico, al mezzo carabinieri travestiti<br />

soldati. Se ne informa V.S. per opportuna norma assicurando nuovamente che questo<br />

Ministero non mancherà compensare coloro che si distingueranno in tale importante<br />

servizio 57 .<br />

Nel mese successivo, il questore informò il Prefetto del<strong>la</strong> necessità di aumentare <strong>la</strong><br />

vigi<strong>la</strong>nza in città per evitare incidenti che avrebbero potuto ripercuotersi nell’ordine<br />

pubblico, e fu disposto che tutti gli agenti adibiti agli uffici come gli scritturali<br />

prestassero servizio in abito borghese nelle ore serali 58 . A testimoniare nuovamente il<br />

forte grado di ingerenza dell’autorità militare acuitosi subito dopo <strong>la</strong> sconfitta di<br />

Caporetto, vi fu un ordinanza che vietava agli impiegati civili dello Stato e a chiunque<br />

altro ricopriva un incarico pubblico e di pubblica utilità, di allontanarsi dal<strong>la</strong> residenza<br />

senza l’autorizzazione dell’autorità militare 59 . A tale riguardo, il Fondo Prefettura<br />

dell’Archivio di Stato di <strong>Verona</strong>, conserva numerose lettere e richieste di permessi<br />

indirizzati all’autorità militare in ossequio alle citate disposizioni 60 . Nonostante queste<br />

premesse, <strong>Verona</strong> nei giorni di Caporetto non appariva so<strong>la</strong>mente una città in preda allo<br />

sconforto, poiché si intensificarono in quei giorni gli sforzi per l’assistenza civica,<br />

mentre le associazioni patriottiche invitarono i cittadini al<strong>la</strong> resistenza ad oltranza.<br />

Anche il Sindaco intervenne a rassicurare <strong>la</strong> cittadinanza: «Essere inclusi nel<strong>la</strong> zona di<br />

operazioni non può e non deve preoccupare <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione» 61 .<br />

57<br />

ASVr, Prefettura, busta 103, telegramma, 16 novembre 1917.<br />

58<br />

ASVr,Ivi, telegramma, 19 dicembre 1917.<br />

59<br />

ASVr, Ivi, circo<strong>la</strong>re 8172 del 16 novembre 1917.<br />

60<br />

Cfr. ASVr, Ibidem.<br />

61<br />

Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 38.<br />

71


72<br />

Il nuovo Prefetto, il conte<br />

Gabriele Chiericati Salvioni,<br />

nel suo proc<strong>la</strong>ma di saluto ai<br />

veronesi rivolse parole di<br />

ottimismo: «bisogna vincere e<br />

l’Italia vincerà» 62 . Riguardo<br />

alle misure prefettizie, <strong>la</strong><br />

documentazione rinvenuta<br />

attesta anche una lettera (non<br />

l’unica) che documenta un<br />

poco onorevole episodio di<br />

“raccomandazione” pervenuta<br />

allo stesso Prefetto, come<br />

appare in maniera piuttosto<br />

evidente nel<strong>la</strong> riproduzione a<br />

fianco 63 .<br />

Subito dopo <strong>la</strong> sconfitta di<br />

Caporetto, “L’Arena” del 4 novembre aveva elogiato “l’esemp<strong>la</strong>re comportamento” di<br />

2000 operai del<strong>la</strong> Galtarossa che inviarono un telegramma al Generale Cadorna per<br />

“riaffermare l’incrol<strong>la</strong>bile fede nel<strong>la</strong> vicina riscossa” 64 . Nonostante l’evidente crisi del<br />

momento, <strong>la</strong> presenza di truppe francesi contribuiva a rendere il clima maggiormente<br />

rassicurante, al punto che il 18 novembre molti veronesi parteciparono ad una<br />

manifestazione in loro onore 65 . Il tributo agli alleati francesi diverrà imponente nel mese<br />

di dicembre, quando con un concerto lirico al Teatro Fi<strong>la</strong>rmonico, <strong>Verona</strong> rese solenne<br />

omaggio ai soldati d’oltralpe 66 . Nel<strong>la</strong> circostanza tragica e solenne del momento, non<br />

mancarono gli esercenti che tentarono di approfittare del<strong>la</strong> buona fede dei numerosi<br />

soldati presenti in città per alzare i prezzi delle merci 67 . Quale fosse lo stato dello spirito<br />

pubblico in <strong>Verona</strong> e provincia verso <strong>la</strong> fine dell’anno, lo testimoniano alcuni<br />

documenti d’archivio riguardanti re<strong>la</strong>zioni del Prefetto Chiericati al Ministero<br />

dell’Interno:<br />

62<br />

Ibidem.<br />

63<br />

ASVr, Prefettura, busta 336, lettera del Capo di Gabinetto del<strong>la</strong> Presidenza del Consiglio dei Ministri<br />

al Prefetto, 22 novembre 1917.<br />

64<br />

Ibidem, cfr. inoltre L’esempio da imitare, in” L’Arena”, 4 novembre 1917.<br />

65<br />

La grande manifestazione di ieri, ivi, 19 novembre 1917.<br />

66<br />

Il popolo veronese acc<strong>la</strong>ma gli eserciti Alleati in un’apoteosi di fede e di gloria, ivi, 9 dicembre 1917.<br />

67<br />

Cfr. AA.VV., 1900- 1999 Il Secolo che ha cambiato il mondo, op. cit., p. 77.


[…]Non è esatto che in questa Provincia, a scopo di propaganda in favore degli<br />

austro-tedeschi, si vada diffondendo <strong>la</strong> voce che le popo<strong>la</strong>zioni[…]nessuna sevizia<br />

avrebbero a temere, nell’eventualità di una invasione, dal<strong>la</strong> dominazione nemica. È vero<br />

soltanto che per prevenire possibilmente sgomberi in massa altrettanto intempestivi e<br />

inopportuni nel riguardi dell’interesse di questi abitanti quanto imbarazzanti per il<br />

Governo, <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di questi luoghi viene messa in guarda contro qualsiasi<br />

esagerazione in fatto di barbari trattamenti da parte degli eserciti nemici[…].<br />

Nell’assumere[…]l’ufficio di Prefetto di questa Provincia trovai <strong>la</strong> stessa in tale al<strong>la</strong>rme<br />

da far temere che <strong>la</strong> maggior parte di questa popo<strong>la</strong>zione sarebbe da un momento<br />

all’altro tumultuariamente emigrata verso le provincie finitime più sicure dal pericolo di<br />

un’invasione.[…]La provincia di <strong>Verona</strong> sta dando un notevole esempio di patriottismo,<br />

di serenità e di fede nel<strong>la</strong> vittoria finale delle armi italiane 68 .<br />

Come conferma una successiva re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> fine dell’anno, nonostante <strong>la</strong><br />

persistenza di alcune frange neutraliste, città e provincia apparivano scevre da<br />

manifestazioni sovversive di portata significativa:<br />

Come ho poi comunicato,[…]in questa Provincia non si è verificato, in modo<br />

sensibile, alcun movimento sovversivo o antibellico, e ciò risulta non solo dal servizio<br />

informativo fiduciario che ha sempre proceduto in modo assai soddisfacente, ma anche<br />

dai rapporti che, continuamente, mi provengono dall’Arma dei RR.CC. e dal<strong>la</strong><br />

Questura. Nel popolino, e nell’elemento neutralista irriducibile, circo<strong>la</strong>no le solite voci<br />

pacifiste ad oltranza, ma sono voci iso<strong>la</strong>te, che non trovano eco, non riescono affatto a<br />

turbare <strong>la</strong> tranquillità, <strong>la</strong> resistenza e <strong>la</strong> fiducia del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione nel<strong>la</strong> Vittoria finale.<br />

Ed in effetti, non si è verificato, finora, nessun fatto specie nei riguardi dell’ordine<br />

pubblico, che meritasse di esser segna<strong>la</strong>to a Codesto Ministero 69 .<br />

Re<strong>la</strong>tivamente al terzo anno di guerra, è da rilevare lo scarso contributo fornito dai<br />

Verbali del Consiglio Comunale, sia perché <strong>la</strong> forma manoscritta non ha agevo<strong>la</strong>to <strong>la</strong><br />

consultazione, sia soprattutto perché tali re<strong>la</strong>zioni furono interrotte al<strong>la</strong> data del 18<br />

ottobre, poco prima del<strong>la</strong> sconfitta di Caporetto. In sintesi, nei Verbali manoscritti del<br />

1917 si possono consultare le seguenti disposizioni, prevalentemente re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong><br />

gestione interna dell’Amministrazione: nomine di membri re<strong>la</strong>tivi a commissioni varie,<br />

nomina del<strong>la</strong> commissione di Finanza, nomine di revisori dei conti, di membri del<strong>la</strong><br />

commissione edilizia, nomina del<strong>la</strong> commissione preposta al<strong>la</strong> Officina elettrica<br />

Comunale, all’azienda municipale di Vittuaria, provvedimenti sul collocamento a riposo<br />

di vari dipendenti comunali che avevano presentato domanda, l’acquisto di beni per il<br />

servizio di nettezza pubblica, rinnovi di contratti e provvedimenti tecnici in genere.<br />

Maggiormente suscettibili di interesse al<strong>la</strong> presente indagine sono i Verbali del 22<br />

marzo re<strong>la</strong>tivi ai provvedimenti in favore delle tasse di famiglia destinate ai cittadini<br />

68<br />

ACS, MI, PS, A5G, busta 126, lettera del<strong>la</strong> Regia Prefettura di <strong>Verona</strong> al ministero dell’Interno, 28<br />

novembre 1917.<br />

69<br />

Ivi, re<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> Regia Prefettura di <strong>Verona</strong> al Ministero dell’Interno, 26 dicembre 1917.<br />

73


poveri per ottenere alimenti 70 e quelli del 30 marzo che integrano le disposizioni in<br />

favore dei dipendenti comunali contro il caro viveri 71 . Nei Verbali manoscritti vi sono<br />

inoltre conservati gli atti riguardanti le approvazioni di conti consuntivi, provvedimenti<br />

economici, provvedimenti per <strong>la</strong> maggiore diffusione del<strong>la</strong> mutualità sco<strong>la</strong>stica, per <strong>la</strong><br />

modificazione del<strong>la</strong> nomenc<strong>la</strong>tura stradale, approvazione di piani edilizi per <strong>la</strong><br />

sistemazione e l’ampliamento del cimitero monumentale del<strong>la</strong> città 72 . A completare il<br />

quadro dei riferimenti documentali in ordine di tempo vi è <strong>la</strong> seguente re<strong>la</strong>zione del<br />

Prefetto inviata sul finire di dicembre al Ministero dell’Interno, e che attesta (a suo<br />

parere ) <strong>la</strong> “buona tenuta” dello spirito patriottico di città e provincia:<br />

[…]Gli elementi che ho finora potuto raccogliere mi inducono ad esprimere l’avviso che<br />

qualsiasi tentativo diretto a fiaccare <strong>la</strong> resistenza interna non troverebbe in questa<br />

Provincia terreno favorevole di sviluppo. Di ciò da in un primo luogo affidamento il<br />

provato patriottismo di questa popo<strong>la</strong>zione che ha conservato anche nei momenti più<br />

difficili mirabile fermezza di animo e di serena fiducia. Ma all’infuori pure del<br />

sentimento patriottico, è l’interesse stesso del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione che <strong>la</strong> induce e sprona a<br />

cooperare per mantenere salda <strong>la</strong> resistenza contro il nemico: dato che questa Provincia<br />

sarebbe una delle prime invase, in caso di nostri rovesci militari; <strong>la</strong> quale eventualità<br />

non sorride ad alcuno. È infine da osservare che i partiti estremi di questa Provincia non<br />

hanno tra loro elementi pericolosi e turbolenti capaci di organizzare in modo temibile<br />

un’azione disgregatrice delle energie nazionali. Accanto ai provvedimenti di polizia non<br />

ho mancato di intensificare <strong>la</strong> propaganda per mantenere alto lo spirito pubblico 73 .<br />

4.3 <strong>Verona</strong> nel 1918<br />

L’ultimo anno di guerra incominciò per <strong>Verona</strong> all’insegna dell’incertezza. Agli inizi<br />

dell’anno il Consiglio Comunale si riunì in seduta segreta per discutere <strong>la</strong> situazione,<br />

soprattutto dopo le ordinanze del comando supremo del 15 novembre 1917 che<br />

obbligavano i pubblici amministratori, impiegati e sa<strong>la</strong>riati municipali, a rimanere al<br />

loro posto salvo autorizzazioni concesse dall’autorità militare. Un provvedimento<br />

intervenne inoltre a disporre il trasferimento del bestiame e delle derrate alimentari a<br />

sud del Po per evitare che l’esercito austro-ungarico in caso di invasione potesse<br />

approvvigionarsi 74 . A destare <strong>la</strong> maggiore preoccupazione fu in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />

prescrizione del<strong>la</strong> già ricordata ordinanza che prevedeva di fare opera di propaganda tra<br />

<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione perché gli uomini validi di età compresa tra i 15 e i 60 anni, si<br />

allontanassero dalle zone minacciate e vi rimanessero invece le donne, gli anziani e i<br />

70<br />

AC Vr., Verbali del Consiglio Comunale 1917, copia manoscritta, seduta del 22 marzo.<br />

71<br />

Ivi, seduta del 30 marzo 1917.<br />

72<br />

Cfr ibidem.<br />

73<br />

ACS, MI, PS, A5G, busta 126, lettera del Prefetto al Ministero dell’Interno del 27 dicembre 1917.<br />

74<br />

Cfr <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit. p. 694.<br />

74


ambini 75 . L’ordinanza in questione sarà destinata a segnare una sorta di “punto di non<br />

ritorno” da parte dell’Amministrazione cittadina, <strong>la</strong> quale iniziò a rivendicare con<br />

fermezza il proprio ruolo ponendosi in aperto contrasto al Governo. Durante una<br />

concitata seduta segreta emerse chiara e netta <strong>la</strong> presa di posizione che sfociò nel<strong>la</strong><br />

condivisione di un memoriale sig<strong>la</strong>to con <strong>la</strong> Deputazione Provinciale e i rappresentanti<br />

degli Enti Locali: Se da una parte il Governo si preoccupava di allontanare dal paese<br />

uomini e derrate per non favorire il vantaggio di un ingresso nemico, dall’altra<br />

l’Amministrazione obiettò che <strong>la</strong> rimanente parte di popo<strong>la</strong>zione rimasta si sarebbe<br />

trovata in misere condizioni:<br />

La Giunta pertanto partecipò presso <strong>la</strong> Deputazione Provinciale a una riunione, al<strong>la</strong><br />

quale intervennero i rappresentanti delle istituzioni e degli Enti locali, per trattare in<br />

merito al<strong>la</strong> grave questione; e tutti si trovarono d’accordo nel<strong>la</strong> necessità di compi<strong>la</strong>re<br />

un memoriale per dimostrare le iniquità delle disposizioni emanate e di convincere il<br />

Governo a revocarle. Tale memoriale fu stampato e diramato a tutti i Deputati e qui<br />

sotto si riporta: 76<br />

DEPUTAZIONE PROVINCIALE DI VERONA<br />

All’On. Signor……………………………………<br />

Deputato al Par<strong>la</strong>mento<br />

Roma<br />

Re<strong>la</strong>zione<br />

Il Governo, per il caso di invasione nemica, ha in linea generale dato i provvedimenti<br />

seguenti:<br />

A) Dovranno rimanere ferme le amministrazioni locali, e le altre persone rivestite<br />

di pubblici uffici o di funzioni di interesse generale.<br />

B) Dovrà pure rimanere in luogo <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione femminile, con i ragazzi, i ma<strong>la</strong>ti<br />

ed i vecchi.<br />

C) Dovranno in tempo venire arretrati i cereali e quegli altri viveri che potessero<br />

essere salvati, nonché il bestiame, i valori, gli istrumenti, di <strong>la</strong>voro ecc.<br />

Contro questo complesso di disposizioni ha già protestato il Consorzio Granario<br />

riunito in assemblea con il Sindaco di <strong>Verona</strong>[…]. Tali provvedimenti infatti<br />

tornerebbero di danno immenso per le popo<strong>la</strong>zioni già provate più duramente<br />

delle altre, e sarebbero propaganda contro il nemico incoraggiata dal Governo,<br />

quindi questo ultimo finirebbe col porre in balìa dell’invasore, troppo noto per i<br />

suoi sistemi repressivi, tutti costoro, maggiormente esposti per le loro idee e le<br />

loro azioni.[…]Il secondo punto dei criteri adottati dal Governo si è quello di<br />

<strong>la</strong>sciare in luogo <strong>la</strong> parte più debole del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione[…]. Ora una<br />

disposizione che comanda di <strong>la</strong>sciare in balìa del nemico <strong>la</strong> parte più debole<br />

del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, deve trovare <strong>la</strong> più energica protesta delle autorità presso il<br />

Governo.[…]Né il Governo deve dissimu<strong>la</strong>rsi l’impressione penosa che<br />

produce l’abbandono al nemico di parte del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. Mentre esso con<br />

provvida caute<strong>la</strong> allontana i viveri e quant’altro giova al nemico, il non curarsi<br />

75 Bibl. Civ. <strong>Verona</strong>, Resoconti delle sedute del Consiglio Comunale di <strong>Verona</strong> 1918, seduta segreta del 6<br />

gennaio, p. 5.<br />

76 Ivi, pp. 5-15.<br />

75


del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione è quasi dire che donne e ragazzi valgono meno di qualche<br />

quintale di grano[…]. Con altro provvedimento il Governo intende arretrare i<br />

viveri, animali e quant’altro potrebbe tornare di giovamento al nemico. La<br />

disposizione già in corso di esecuzione, merita, oggettivamente presa, p<strong>la</strong>uso,<br />

ma a condizione che essa sia congiunta all’allontanamento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione,<br />

altrimenti avverrà che questa sarà posta in condizione ancora più paurosa[…] 77 .<br />

La concitata seduta del gennaio testimoniava il clima di incertezza che dominava<br />

anche a <strong>Verona</strong>, dal momento che ogni soluzione presentava aspetti contraddittori e<br />

l’Amministrazione rivendicava il proprio ruolo rendendosi conto del<strong>la</strong> difficoltà che <strong>la</strong><br />

nuova situazione presentava. In febbraio le condizioni di vita risultavano assai precarie,<br />

come sottolineò in Consiglio Comunale nel<strong>la</strong> seduta del 17 febbraio l’assessore Uberti,<br />

nel momento in cui da parte delle autorità militari si stavano disponendo possibili<br />

sgomberi e non lontana apparve <strong>la</strong> possibilità di operazioni belliche nel<strong>la</strong> provincia:<br />

[…]Chiedevo pertanto al Comune quali provvedimenti aveva preso o aveva in animo di<br />

prendere nell’interesse del<strong>la</strong> nostra popo<strong>la</strong>zione[…]. Questa <strong>politica</strong> di allontanamento<br />

dei viveri dal<strong>la</strong> nostra Provincia per sottrarli ad ogni eventuale pericolo, si afferma,<br />

sarebbe ora stata abbandonata. Ho letto in questi giorni una comunicazione del<br />

Consorzio Granario, in cui si assicurava che l’arretramento dei cereali non avrebbe<br />

avuto più luogo, e che invece questi sarebbero stati accumu<strong>la</strong>ti presso le stazioni<br />

ferroviarie per essere prontamente ritirati in caso di bisogno.[…]Chiedo quindi al<strong>la</strong><br />

Giunta quali informazioni essa ha in merito e quale azione essa ha svolto per impedire<br />

che il contingentamento dei cereali[…]sia portato al di fuori del<strong>la</strong> linea Mincio-Po. È<br />

chiaro il pericolo che una parte di esso più non abbia, sotto <strong>la</strong> pressione del<strong>la</strong> necessità,<br />

a ritornare, sia pur temporaneamente, e che si possa così rimanere sprovvisti di<br />

cereali[…] 78 .<br />

A sintetizzare efficacemente <strong>la</strong> posizione del<strong>la</strong> Giunta, intervennero le parole dello<br />

stesso Sindaco il quale espresse chiaramente il proposito di non assecondare i<br />

provvedimenti governativi, soffermandosi poi sul<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> legge per <strong>la</strong><br />

riparazione ai danni di guerra:<br />

Noi vogliamo <strong>la</strong> libertà di per tutti di andare o di restare. Non possiamo tollerare che<br />

un Governo possa fare obbligo a noi di rimanere, il che si risolve, in sostanza,<br />

nell’obbligo di diventare spie o servi di un feldmaresciallo[…]Noi siamo veneti e forse<br />

per questo destinati a subire il maggior danno per i fratelli d’oltre Po, ma è ora che<br />

questi sentano il dovere del<strong>la</strong> fratel<strong>la</strong>nza e l’onestà di insorgere contro il governo perché<br />

conceda questa legge, dicendo essi stessi: Questa legge dovete far<strong>la</strong>, e <strong>la</strong><br />

raccomandiamo noi che abbiamo sofferto molto meno”. E noi insisteremo perché questa<br />

legge venga concessa, benché in Par<strong>la</strong>mento non se ne sia ancora par<strong>la</strong>to.[…]Alle<br />

proteste per vietato arretramento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, condivise dal<strong>la</strong> rappresentanza del<strong>la</strong><br />

provincia, non abbiamo avuta nessuna risposta, anzi il Capo del Governo se l’è cavata<br />

piuttosto con una barzelletta. Ora io credo che si deva insistere anche se fortunatamente<br />

77 Ivi, pp. 6-13.<br />

78 Bibl. Civ. Vr., Resoconti delle sedute del Consiglio Comunale di <strong>Verona</strong> 1918, seduta del 17 febbraio,<br />

pp. 275-276.<br />

76


le condizioni militari sono diverse dall’ottobre-novembre scorsi. Noi speriamo che siano<br />

diverse davvero, ma non dobbiamo appagarci che <strong>la</strong> questione rimanga così insoluta.<br />

Vediamo d’altronde che si continuano a costruire retico<strong>la</strong>ti e trincee non molto lontano<br />

da <strong>Verona</strong>. Ad ogni modo, per quell’offesa, perché tale fu infatti quel <strong>la</strong>mentato<br />

provvedimento governativo, noi dobbiamo avere riparazione. Dunque: autorizzazione<br />

al<strong>la</strong> Giunta a continuare le pratiche per l’eventuale collocamento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione nel<strong>la</strong><br />

regione che voi conoscete 79 .<br />

Gli estratti di queste due sedute appaiono elementi abbastanza indicativi, i toni che<br />

<strong>la</strong>sciano intravedere appaiono ben lontani da quelli filointerventisti dei primi anni.<br />

Traspare qui una sensazione di accresciuto scontro tra le autorità militari e quelle civili<br />

rispetto al passato, i provvedimenti governativi vengono chiaramente messi in<br />

discussione assieme alle ordinanze militari, dalle pagine dei Resoconti trasuda un senso<br />

di rivendicazione dell’autonomia cittadina in un momento critico come quello<br />

immediatamente successivo al<strong>la</strong> sconfitta di Caporetto. Qui forse come non mai, pare<br />

affermarsi un desiderio di ritorno al ruolo strategico di una città che teme l’entrata delle<br />

truppe austriache, come l’immaginario collettivo comune <strong>la</strong>sciava presagire. Per meglio<br />

comprendere lo stato di evidente conflittualità che si era verificato tra le autorità militari<br />

e civili, e che non riguardava soltanto <strong>Verona</strong> in via esclusiva, è opportuno riportare le<br />

parole dello storico Giorgio Rochat, il quale afferma che <strong>durante</strong> il conflitto, a favore<br />

degli alti comandi vi fu una<br />

[…]delega di potere assai ampia da parte di governo e partiti. La guerra<br />

mondiale è infatti una guerra imperialistica, che ha come condizione essenziale<br />

lo schiacciamento del movimento operaio e delle masse proletarie; ed i generali<br />

sin dall’inizio <strong>la</strong> impostarono in una prospettiva autoritaria e repressiva, che<br />

mirava ad imporre un consenso forzato ai soldati, considerati come carne da<br />

cannone capace solo di obbedire per terrore 80 .<br />

La progressiva militarizzazione del territorio, l’ingerenza dell’apparato militare, l’opera<br />

di sorveglianza e repressione non risparmiava neppure <strong>la</strong> vita amministrativa del<strong>la</strong> città<br />

ed i suoi esponenti, con gravi ripercussioni economiche. Nel<strong>la</strong> Re<strong>la</strong>zione e bi<strong>la</strong>ncio<br />

del<strong>la</strong> Società Cattolica di Assicurazione che in quel periodo trasferisce <strong>la</strong> sede dal<strong>la</strong><br />

<strong>Verona</strong> a Roma, (iniziativa emblematica sintomo delle difficoltà del momento), si può<br />

leggere:<br />

79 Ivi, seduta del 17 febbraio, p. 287.<br />

80 Rochat G., L’Esercito e il fascismo, In AA. VV., Fascismo e società italiana, a cura di Guazza G.,<br />

Einaudi, Torino 1973, p. 95.<br />

77


Nel terzo anno di guerra le condizioni di <strong>Verona</strong> si sono rese più gravi, sia per <strong>la</strong><br />

difficoltà aumentata delle comunicazioni ferroviarie, sia per <strong>la</strong> impossibilità di servirsi<br />

del telefono e del telegrafo, sia per tutte le altre restrizioni che accompagnarono <strong>la</strong><br />

dichiarazione del territorio zona di operazioni 81 .<br />

Come argomenta anche lo storico Giorgio Candeloro nel<strong>la</strong> sua Storia dell’Italia<br />

moderna, Il 1918 appariva a tutti un anno di svolta per l’esito del<strong>la</strong> guerra: con l’arrivo<br />

delle truppe inglesi, francesi e americane, si cercò di riorganizzare non solo l’esercito<br />

ma tutto il paese che era ormai allo stremo. La perdita di ingenti depositi di cereali presi<br />

dal nemico <strong>durante</strong> l’avanzata nel Veneto e lo scarsissimo raccolto del 1917, avevano<br />

reso necessarie grosse importazioni dall’America; al tempo stesso era necessaria ed<br />

urgente l’importazione di grandi quantità di altre materie prime per alimentare <strong>la</strong><br />

fabbricazione di guerra e colmare così i vuoti determinati dalle perdite subite <strong>durante</strong> <strong>la</strong><br />

ritirata 82 . A <strong>Verona</strong> Anche l’inizio dell’anno era cominciato sotto gli auspici dei<br />

razionamenti. A metà del mese di gennaio un decreto prefettizio limitò il consumo<br />

dell’olio, disciplinandone <strong>la</strong> requisizione e <strong>la</strong> vendita e oltre ai generi di prima necessità,<br />

si aggiunsero divieti che colpirono il superfluo come <strong>la</strong> proibizione di produrre e<br />

vendere dolciumi 83 .<br />

Mentre andavano moltiplicandosi gli avvisi di avvertimento da parte del comitato<br />

veronese contro <strong>la</strong> tubercolosi, arrivò al Teatro Ristori il politico socialista Guido<br />

Podrecca con una conferenza dal titolo Per <strong>la</strong> vittoria. Già direttore di una rivista<br />

satirica “L’Asino”, famosa per le polemiche contro il militarismo e il clericalismo, parlò<br />

in un Ristori adorno di bandiere e ad un pubblico composto in gran parte da militari 84 .<br />

In proposito il giornalista Emanuele Luciani al riguardo commenta: « E basterebbe il<br />

titolo del<strong>la</strong> conferenza[…]a spiegare quanto fossero mutati sia il personaggio che i<br />

tempi» 85 .<br />

I sacrifici e i razionamenti nel frattempo proseguirono senza sosta, “L’Arena” del 2<br />

marzo annunciò il divieto per gli esercizi pubblici di servire <strong>la</strong> pasta per due giorni al<strong>la</strong><br />

settimana 86 , mentre nello stesso mese al bibliotecario capo del<strong>la</strong> Marciana di Venezia<br />

furono affidate le prime misure caute<strong>la</strong>tive per riporre in salvo il contenuto del<strong>la</strong><br />

Biblioteca Capito<strong>la</strong>re:<br />

81<br />

<strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit., p. 696.<br />

82<br />

Cfr. Candeloro G., Storia dell’Italia moderna, op. cit., vol. 8 p. 195, cfr. anche <strong>Verona</strong> e il suo territorio<br />

op. cit., p. 698.<br />

83<br />

Cfr. La proibizione dei dolciumi, in “L’Arena”, 18 gennaio 1918.<br />

84<br />

La conferenza Podrecca al Ristori, ivi, 22 gennaio 1918.<br />

85<br />

Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit. p. 40.<br />

86<br />

L’uso del<strong>la</strong> pasta vietato per due giorni <strong>la</strong> settimana, in “L’Arena”, 2 marzo 1918.<br />

78


[…]e negli stessi giorni si compiva in ugual <strong>la</strong>voro per <strong>Verona</strong>, donde, insieme con il<br />

materiale biografico e archivistico più degno di considerazione del<strong>la</strong> biblioteca<br />

comunale, uscirono contemporaneamente i tesori tutti del<strong>la</strong> Capito<strong>la</strong>re 87 .<br />

Nell’aprile, in coincidenza con il razionamento dell’energia elettrica che vide <strong>Verona</strong><br />

privata di elettricità per un giorno al<strong>la</strong> settimana, <strong>la</strong> Giunta Comunale per tentare di<br />

risanare con ogni mezzo il bi<strong>la</strong>ncio, approvò un aumento del<strong>la</strong> già vigente tassa sui cani:<br />

Ora, date le necessità che richiedono al bi<strong>la</strong>ncio comunale sempre maggiori aggravi,<br />

<strong>la</strong> vostra Giunta, nell’intento di portare un beneficio al bi<strong>la</strong>ncio stesso, vi propone di<br />

portare a L. 30 <strong>la</strong> tassa sui cani[…]certa che tale inasprimento, colpendo un articolo di<br />

capriccio, o, per lo meno, non necessario, ed evitandosi così più facilmente l’abbandono<br />

dei cani nel<strong>la</strong> strada,[…]sarà bene accolto dal<strong>la</strong> cittadinanza 88 .<br />

Nello stesso mese il Consiglio Comunale attuò alcuni provvedimenti a favore del<br />

proprio personale, in partico<strong>la</strong>re furono stabiliti i seguenti miglioramenti economici: 89<br />

30% per le prime L. 2000 annue di stipendio; 15% per <strong>la</strong> quota eccedente L. 2000 a fino<br />

a L. 4000; 10% per <strong>la</strong> quota eccedente L. 4000. Gli aumenti suscitarono una vivace<br />

polemica in sede di Consiglio, come provano alcune fra le battute più vivaci del<strong>la</strong><br />

discussione:<br />

Agli stipendi di L. 5000 non vengono assegnati aumenti …]come facciamo a dire:<br />

voi Governo avete fatto male a dare <strong>la</strong> percentuale di aumento a quelli che hanno<br />

persino stipendi di L. 15.000, ai sottosegretari, agli alti funzionari, perfino ai generali.<br />

Ciò è malfatto, è antidemocratico, è ingiusto, se poi noi facciamo lo stesso?[…]È<br />

ingiusto secondo <strong>la</strong> giunta che grossi stipendi vengano aumentati” 90 .<br />

L’iniziale dichiarazione del Sindaco Zanel<strong>la</strong> appare già abbastanza significativa e<br />

rive<strong>la</strong>trice delle istanze socialiste alle quali pare richiamarsi. È interessante seguire<br />

l’esito del dibattito che permette di mettere in evidenza le differenze piuttosto marcate<br />

che si andavano profi<strong>la</strong>ndo nel<strong>la</strong> compagine del<strong>la</strong> Giunta: subito dopo l’intervento del<br />

Sindaco, il consigliere Guarienti che da un <strong>la</strong>to chiese ed ottenne l’estensione del<strong>la</strong><br />

indennità ai richiamati sotto le armi, propose pure di estendere l’aumento anche a tutti<br />

coloro che percepivano uno stipendio superiore a L. 5000, rivendicando così il<br />

riconoscimento e <strong>la</strong> legittimazione di un ruolo di primo piano dei dirigenti comunali:<br />

87<br />

La tute<strong>la</strong> dei cimeli bibliografici veneti i tesori del<strong>la</strong> Capito<strong>la</strong>re di <strong>Verona</strong>, ivi, 12 marzo 1918.<br />

88<br />

Bibl. Civ. Vr., Resoconti delle sedute del Consiglio Comunale di <strong>Verona</strong> 1918, seduta del 6 aprile, p.<br />

500.<br />

89<br />

Ibidem, cfr. inoltre ivi, seduta del giorno 11 aprile 1918, p. 563.<br />

90<br />

Ivi, seduta 11 aprile, p. 572.<br />

79


[…]Inoltre il Sindaco ed i suoi colleghi non vogliono ammettere <strong>la</strong> diversità di<br />

condizioni sociali[…]. A un impiegato il quale ha 2000 lire, 600 lire di aumento sono<br />

necessarie per questione di fame, ad un impiegato che gode di uno stipendio di 5.000<br />

lire, 1000 possono essere utili, non solo per soddisfare <strong>la</strong> fame ma per poter conservare<br />

quel complesso di condizioni e di impegni di fronte al<strong>la</strong> società, che a lui sono necessari<br />

come una fetta di polenta in più 91 .<br />

La posizione espressa dal Sindaco e che è riportata di seguito, fu accolta da un<br />

tumulto generale. Al<strong>la</strong> fine <strong>la</strong> proposta di estendere l’aumento a qualunque grado dello<br />

stipendio venne approvata, e nel mese di luglio anche i pensionati del Comune<br />

ottennero un aumento:<br />

Faccio osservare che quando i soccorsi e le provvidenze per chi soffre sono ridotte a<br />

così misera cosa quale è quel<strong>la</strong> che oggi possiamo concedere, non si può pensare a dare<br />

per far fronte alle esigenze sociali! Io dico che, se uno è abituato ad andare in teatro in<br />

poltrona, ci vada in scanno[…]e se andava in scanno, vada nelle sedie o stia in piedi in<br />

p<strong>la</strong>tea; si limiti in quello che non è strettamente necessario; questo faccia 92 !<br />

Nel giugno si registrò un fatto drammatico che venne ricordato dal Sindaco nel<strong>la</strong><br />

seduta all’inizio del mese. Nei pressi di Porta Vescovo, alcuni bambini furono vittima di<br />

un esplosione dopo aver giocato con alcuni ordigni raccolti rimasti inesplosi:<br />

[…]Ricordiamo due poveri bimbi, non ancora dodicenni, che ieri raccolsero due bombe<br />

smarrite,[…]in un campo vicino a Porta Vescovo; le raccolsero che erano inesplose, e<br />

giocando furono vittime dell’esplosione. La Giunta Comunale credette di dover<br />

partecipare ai funerali di questi poveri innocenti, vittime anch’essi del<strong>la</strong> guerra, ed ha<br />

anzi fornito il carro del trasporto; a loro vada il compianto del<strong>la</strong> Giunta e dei cittadini 93 .<br />

Il problema delle carenze alimentari, sempre al centro di discussioni e oggetto di<br />

provvedimenti, venne dibattuto ancora una volta, dal momento che <strong>la</strong> carenza del <strong>la</strong>tte e<br />

del<strong>la</strong> carne stava minacciando il tesseramento, come avvertì il consigliere Uberti che<br />

allertò <strong>la</strong> Giunta a provvedere per ottenere <strong>la</strong> necessaria quantità di carne conge<strong>la</strong>ta,<br />

poiché «[…]tutti i cittadini hanno diritto di avere un po’ di carne, e non solo alcuni» 94 .<br />

91 Ivi, pp. 576-577.<br />

92 Ivi, p. 581.<br />

93 Ivi, seduta del 3 giugno, p. 628.<br />

94 Ivi, p. 635.<br />

80


4.4 Repressione e propaganda<br />

Repressione e propaganda rappresentano due grandi temi studiati a fondo dal<strong>la</strong><br />

storiografia nazionale e che abbracciano necessariamente i ruoli rispettivi degli alti<br />

comandi (per quale che concerne l’opera di repressione) e degli intellettuali nel corso<br />

del<strong>la</strong> guerra per i quali si rimanda al<strong>la</strong> consultazione delle opere ricordate in nota 95 . In<br />

ambito locale, oltre ai consueti richiami alle sottoscrizioni, anche <strong>la</strong> religione fu<br />

chiamata in causa per alimentare il sentimento di avversione al nemico. Tra le pagine de<br />

“L’Arena” del 9 aprile comparve infatti un curioso articolo, probabilmente di dubbia<br />

attendibilità, rivolto a mettere in re<strong>la</strong>zione <strong>la</strong> presunta origine tedesca di Ponzio Pi<strong>la</strong>to<br />

con il suo comportamento descritto dal<strong>la</strong> letteratura evangelica. Vale <strong>la</strong> pena riportarne<br />

il testo, a testimonianza dell’alto livello di raffinatezza raggiunto dal<strong>la</strong> propaganda<br />

patriottica locale:<br />

Gesù Cristo fu crocifisso dai tedeschi[…]. Sin da parecchi anni fa, in occasione del<strong>la</strong><br />

Pasqua, apparve nel<strong>la</strong> “Gazzetta di <strong>Verona</strong>” un articolo senza firma che affermava come<br />

<strong>la</strong> centuria di pretoriani al servizio del Sinedrio di Gerusalemme fosse tutta composta di<br />

soldati bavaresi e che, <strong>la</strong> guardia personale del proconsole Ponzio Pi<strong>la</strong>to fosse<br />

ugualmente bavarese. E ciò si spiega perfettamente dal momento che i più recenti studi<br />

storici hanno accertato che Pi<strong>la</strong>to fosse ugualmente bavarese. […] Cioè che egli nacque<br />

in Baviera e fu educato in Italia - forse a Roma- dove stette a lungo, tanto da perdere<br />

l’accento teutonico e riuscire a par<strong>la</strong>re con puro accento <strong>la</strong>tino, come se fosse nato nel<br />

Lazio o nel Sannio,[…]. Il tedesco Ponzio Pi<strong>la</strong>to dunque rappresentava Roma a<br />

Gerusalemme circondato da agenti tedeschi.[…]La sua educazione era romana: ma <strong>la</strong><br />

sua anima era sempre, nostalgicamente, tedesca 96 .<br />

Come era accaduto negli anni precedenti, anche le scuole non risparmiarono lo<br />

sforzo patriottico, al punto che <strong>la</strong> Sezione veronese dell’Unione Generale degli<br />

insegnanti promosse con un manifesto <strong>la</strong> costituzione del<strong>la</strong> Giovine Italia fra gli alunni:<br />

[…]E poiché il popolo in armi con rinnovata coscienza delle supreme necessità attende<br />

sereno l’ora delle prove decisive, e parve utile e doverosa un’affermazione di forza e di<br />

serenità in questa <strong>Verona</strong>, che visse giorni d’angoscia e sa le ansie del<strong>la</strong> grande vigilia.<br />

L’associazione che richiama al cuore nostro commosso l’aposto<strong>la</strong>to <strong>civile</strong> e morale con<br />

cui Giuseppe Mazzini in nome del dovere infuse nel popolo morto d’Italia l’ardore per<br />

<strong>la</strong> libertà e <strong>la</strong> consapevolezza dei suoi diritti, mira a creare,[…]<strong>la</strong> nuova coscienza<br />

95 Per un approfondimento sul tema del<strong>la</strong> repressione cfr. Forcel<strong>la</strong> E., Monticone A., Plotone di<br />

esecuzione. I processi del<strong>la</strong> prima guerra mondiale, Laterza, Bari, 1998. Sul tema del<strong>la</strong> propaganda cfr.<br />

Isnenghi M., Il mito del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, Il Mulino, Bologna, 2007, cfr. inoltre Rossi D., (a cura di), La<br />

propaganda nel<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong> tra nazionalismi ed internazionalismi, Unicopli, Mi<strong>la</strong>no, 2007.<br />

96 Moccheggiani O., Gesù Cristo fu crocifisso dai tedeschi, in “L’Arena”, 9 aprile 1918.<br />

81


nazionale ad elevare lo spirito del<strong>la</strong> gioventù a cooperare al<strong>la</strong> resistenza del popolo<br />

italiano 97 .<br />

Pochi giorni dopo si svolse in centro una grande manifestazione in omaggio agli<br />

Alpini dei battaglioni “<strong>Verona</strong>”, “Valdadige” e “Monte Baldo”, reparti in cui erano<br />

inquadrati molti cittadini veronesi. I festeggiamenti imponenti terminarono con <strong>la</strong><br />

rappresentazione de “La Traviata” al Teatro Ristori. Nello stesso mese <strong>la</strong> città onorò<br />

anche il corpo dei cecoslovacchi, militari che avevano abbandonato l’esercito austriaco<br />

per aggregarsi a quello italiano. Al loro comando vi era il Generale veronese Andrea<br />

Graziani, tristemente noto per <strong>la</strong> durezza de i suoi metodi repressivi, spesso ricordato<br />

dal<strong>la</strong> storiografia come il “fuci<strong>la</strong>tore di italiani”.<br />

Nonostante le manifestazioni e le rappresentazioni tenutesi in città, le restrizioni per i<br />

cittadini veronesi non erano ancora terminate, <strong>la</strong> carenza di carne tornò nuovamente a<br />

farsi sentire, e per effetto di ciò le macellerie subirono una riduzione di orario e fu<br />

vietata <strong>la</strong> vendita di carne nei pubblici esercizi nei giorni di mercoledì, giovedì e<br />

venerdì 98 . Ad inaugurare il maggio del 1918 vi fu <strong>la</strong> grande manifestazione in favore dei<br />

Muti<strong>la</strong>ti di guerra.<br />

A testimoniare nuovamente il ruolo del<strong>la</strong> propaganda, concorre l’atteggiamento con<br />

il quale i muti<strong>la</strong>ti stessi furono presentati al<strong>la</strong> città: essi erano eroi, ospiti ambiti,<br />

servitori del<strong>la</strong> patria da additare a monito ed esempio di abnegazione al<strong>la</strong> causa. I<br />

muti<strong>la</strong>ti furono invitati a par<strong>la</strong>re negli stabilimenti, come riporta l’articolo dedicato:<br />

[…]Quest’oggi, domani e lunedì, i muti<strong>la</strong>ti di guerra saranno fra noi. Quest’oggi e<br />

lunedì essi parleranno nei vari stabilimenti, agli operai, e domenica visiteranno i<br />

maggiori centri del<strong>la</strong> nostra provincia. Questi ospiti ambiti, che portano l’esempio<br />

palpitante ed eroicamente doloroso dell’ora suprema del<strong>la</strong> nostra patria, verranno accolti<br />

come esige il patriottismo del<strong>la</strong> nostra <strong>Verona</strong> e <strong>la</strong> gloria delle loro ferite perenni 99 .<br />

Nel frattempo l’attenzione e <strong>la</strong> repressione nei confronti del disfattismo si fece<br />

sempre più pressante 100 . La sezione archivistica di Pubblica Sicurezza del Ministero<br />

dell’Interno presso l’archivio di Stato di Roma, conserva numerose lettere prefettizie<br />

che denunciano comportamenti ritenuti lesivi dello spirito pubblico, i soggetti<br />

denunciati e spesso arrestati in <strong>Verona</strong> e provincia furono ritenuti rei di aver<br />

97 Per <strong>la</strong> Giovine Italia, ivi, 20 aprile 1918.<br />

98 La restrizione del consumo delle carni, ivi, 30 aprile 1918.<br />

99 I muti<strong>la</strong>ti di guerra a <strong>Verona</strong>, in “L’Arena”, 4 maggio 1918.<br />

100 Per un approfondimento nell’ambito militare veronese cfr. Piccoli R, Il Tribunale Militare di <strong>Guerra</strong><br />

del<strong>la</strong> Fortezza di <strong>Verona</strong> (1915-1919), Tesi di <strong>la</strong>urea, Università di <strong>Verona</strong>, Facoltà di Lettere e Filosofia,<br />

a.a. 2008-2009, re<strong>la</strong>tore Camurri R.<br />

82


pronunciato anche soltanto frasi o espressioni giudicate antipatriottiche, sufficienti per<br />

incorrere in arresti e sanzioni. A titolo di esempio si riportano alcuni carteggi del<br />

Prefetto il quale re<strong>la</strong>zionò al Ministero in ordine ai comportamenti giudicati sovversivi,<br />

come testimoniano le due re<strong>la</strong>zioni qui citate:<br />

Partecipo a codesto Ministero che <strong>la</strong> locale Questura ha denunciato al Sig.<br />

Procuratore del Re certo Basevi Davide ex custode di questa Comunità Israelitica,<br />

perché nel pomeriggio del giorno 15 corrente, in un pubblico esercizio e dinnanzi a<br />

molte persone ebbe a pronunciare discorsi antipatriottici e disfattisti da provocare <strong>la</strong><br />

generale indignazione dei presenti 101 .<br />

A norma delle disposizioni contenute nel<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re 21 febbraio scorso[…]di<br />

codesto onorevole Ministero, informo che, in data I° corrente, è stato denunciato, in<br />

stato d’arresto, al locale Procuratore del Re, Maroni Eustachio sorpreso dalle guardie di<br />

Città, in via Mazzini, mentre gridava forte “abbasso <strong>la</strong> guerra e chi l’ha voluta”<br />

richiamando l’attenzione del pubblico che transitava per detta Via 102 .<br />

4.4 Le ultime fasi del conflitto<br />

Nel mese di maggio, in concomitanza con il terzo anniversario dall’entrata in guerra,<br />

balzò agli onori delle cronache l’atteggiamento tenuto dall’Amministrazione cittadina,<br />

in quell’occasione rea di non aver esposto le bandiere al Pa<strong>la</strong>zzo comunale. In un<br />

articolo intito<strong>la</strong>to L’ultima bravata, il giornale “L’Arena” stigmatizzò ferocemente tale<br />

comportamento affermando:<br />

[…]Il pa<strong>la</strong>zzo comunale si è ben guardato dall’esporre il minimo segno celebrante <strong>la</strong><br />

festa che tutta Italia ha solennizzato in una intensa e profonda commozione di fede e di<br />

amore, combinando, al solito, <strong>la</strong> pubblica bravata coll’irreperibilità del maggior garante<br />

responsabile: il signor Zanel<strong>la</strong>, ahimé sindaco. […](seguono 5 righe di censura). Tanto,<br />

purtroppo, c’era da aspettarselo. La mentalità di chi[…]rappresenta <strong>Verona</strong> era già nota<br />

per deliziose affermazioni del genere. Certo ieri l’affermazione ha sorpassato i limiti<br />

d’ogni più volgare grosso<strong>la</strong>nità[…]. C’è chi non comprende o non vuole comprendere<br />

per ira di parte le sante ragioni di questa guerra, e pazienza, c’è chi si astiene, e<br />

pazienza, ma nessuna pazienza contro chi svil<strong>la</strong>neggia il sacrificio e <strong>la</strong> morte. La<br />

bravata dell’Amministrazione Comunale esce dai significati politici, colpiva ieri, in<br />

pieno petto, il cuore di chi muore per <strong>la</strong> patria, e lo colpiva così, solo per l’intimo e<br />

malvagio e segreto godimento di quattro masturbatori intellettuali d’un partito che<br />

combatte le istituzioni di dentro per accasciarsi servile a quelle di fuori! Onorevole<br />

Or<strong>la</strong>ndo, a quando le pedate 103 ?<br />

101 ACS,MI, PS, A5G, busta 126, documento del 20 marzo 1918.<br />

102 Ivi, documento del 17 marzo 1918.<br />

103 L’ultima bravata, in “L’Arena”, 25 maggio 1918.<br />

83


Come appare piuttosto chiaro dai toni riprovevoli del giornale, che apostrofa il<br />

Sindaco “signor Zanel<strong>la</strong>”, quasi a disconoscerne il ruolo, <strong>la</strong> bagarre <strong>politica</strong> era ben<br />

lungi dall’essere sopita nonostante le emergenze e le restrizioni in cui versava <strong>la</strong> città.<br />

L’accaduto naturalmente non passò inosservato nei dibattimenti del<strong>la</strong> Giunta, il Sindaco<br />

in persona tentando di stemperare ogni polemica sul<strong>la</strong> vicenda, spiegò che <strong>la</strong> bandiera<br />

del Municipio, essendo continuamente esposta alle intemperie, per poter essere<br />

conservata meglio fu mantenuta attorcigliata intorno all’asta, ma <strong>la</strong> sua assenza <strong>durante</strong><br />

l’anniversario fu da imputarsi al<strong>la</strong> manchevolezza di un impiegato:<br />

[…]Ma quel giorno <strong>la</strong> bandiera non c’era sull’asta del Municipio, neppure attorcigliata,<br />

e <strong>la</strong> risposta dell’impiegato addetto a questa operazione, da me interrogato fu questa:<br />

che era dispiacente, ma che il giorno prima <strong>la</strong> bandiera si era squarciata, cioè rotto<br />

l’anello che <strong>la</strong> univa all’asta, ed egli si era dimenticato di cucir<strong>la</strong>.[…] Dichiaro dunque<br />

che io non alzai mai gli occhi all’asta del Municipio; ero sicuro, anzi non ho mai<br />

dubitato un momento che <strong>la</strong> bandiera non ci fosse perché l’ordine era stato dato 104 .<br />

A questa versione, per <strong>la</strong> scarsità del materiale a disposizione non è dato di<br />

contrapporre alcuna altra tesi, di fatto essa rimane <strong>la</strong> testimonianza ufficiale e non vi<br />

sono in merito altre fonti che possano suggerire una differente interpretazione. Il giorno<br />

seguente, il 25 maggio, circa cinquemi<strong>la</strong> persone parteciparono nel<strong>la</strong> Basilica di S. Zeno<br />

al<strong>la</strong> solenne cerimonia in memoria dei caduti francesi, promossa dal Comando delle<br />

truppe d’oltralpe in Italia e organizzata dal Comitato delle onoranze agli eserciti<br />

alleati 105 . In merito al<strong>la</strong> cerimonia commemorativa, i Resoconti delle sedute<br />

suggeriscono una considerazione che, per quanto suscettibile di approfondimenti, mette<br />

in evidenza un aspetto piuttosto trascurato dal<strong>la</strong> storiografia locale, cioè <strong>la</strong> marcata<br />

separazione (rispetto a quel<strong>la</strong> che <strong>la</strong> città dimostrerà in futuro), tra il ruolo<br />

dell’Amministrazione e quello dell’autorità religiosa. Contrariamente a quanto un<br />

diffuso luogo comune porti a ritenere <strong>la</strong> società veronese del passato profondamente<br />

ossequiosa nei confronti del clero, limitatamente al<strong>la</strong> sfera del contesto cittadino è<br />

possibile rintracciare invece più di un segnale avverso. La cerimonia religiosa in<br />

suffragio del caduti francesi, fu infatti oggetto di una dichiarazione da parte del Sindaco,<br />

il quale nel<strong>la</strong> medesima seduta del 3 giugno affermò:<br />

104<br />

Bibl. Civ. <strong>Verona</strong>, Resoconti delle sedute del Consiglio Comunale di <strong>Verona</strong> 1918, seduta del 3<br />

giugno, pp. 642-643.<br />

105<br />

La solenne cerimonia dei caduti francesi, in “L’Arena”, 25 maggio 1918.<br />

84


[…]Quel giorno vi fu anche una solennità a S. Zeno, una solennità religiosa al<strong>la</strong> quale io<br />

fui invitato, con un biglietto a stampa[…]. Dichiaro subito che quel giorno ero impedito,<br />

ma non sarei andato a S. Zeno, come non vi sarebbe andato nessuno del<strong>la</strong> Giunta in<br />

rappresentanza del Comune. Noi crediamo infatti (per dover di coscienza o per lo meno<br />

di coerenza) di non poter assistere ad una funzione religiosa. Ciò non abbiamo mai fatto<br />

tempo addietro e credo non faremo mai 106 .<br />

Quanto appena esposto, se da una parte testimonia almeno in questo aspetto <strong>la</strong><br />

coerenza di una Giunta socialista, può apparire un elemento interessante. Per quanto una<br />

ricerca in merito oltrepassi i confini di questo <strong>la</strong>voro, gioverà ricordare un ulteriore<br />

episodio, risalente al 1907, a conferma di quanto brevemente accennato. In quel<strong>la</strong><br />

circostanza, un provvedimento dell’Amministrazione in carica destinato a suscitare le<br />

più vivaci proteste dei cattolici, intervenne ad approvare l’abolizione dell’insegnamento<br />

del<strong>la</strong> religione nelle scuole elementari comunali, decretando inoltre <strong>la</strong> sostituzione delle<br />

Suore dell’Asilo Inabili con infermiere professionali 107 . Un nuovo elemento a conferma<br />

di un deciso orientamento <strong>la</strong>ico di stampo socialista, lo forniscono alcuni titoli del<br />

giornale “<strong>Verona</strong> del popolo”, come quello riportato nel supplemento del 14 ottobre<br />

1909 che uscì in occasione dell’esecuzione dell’anarchico e libero pensatore Francisco<br />

Ferrer. In tale frangente, fu proprio il futuro Sindaco Zanel<strong>la</strong>, allora Assessore, a<br />

presentare nel 1911 con un ordine del giorno in Consiglio Comunale <strong>la</strong> proposta di<br />

rinominare <strong>la</strong> Piazza Vescovado in Piazza Francisco Ferrer 108 .<br />

Proprio a Ferrer nel settembre del 1910 fu intito<strong>la</strong>to un circolo educativo <strong>la</strong>ico che<br />

non fu l’unico a sorgere in città: per contrastare l’attività dei cattolici e per diffondere<br />

una cultura di segno anticlericale, erano nati anche il Circolo <strong>la</strong>ico “Guido Podrecca” a<br />

S. Zeno nel dicembre del 1909 e il circolo antireligioso “Gaetano Trezza” a Veronetta<br />

nel giugno del 1910 109 .<br />

Il maggio del 1918 fu anche il mese nel quale fu inaugurata a Roma <strong>la</strong> Mostra<br />

nazionale delle opere di Assistenza all’esercito. Ne diede notizia ancora “L’Arena”, in<br />

merito al<strong>la</strong> presenza di una monografia curata dal regio Provveditore agli studi cittadino<br />

Gaetano Gasperoni, dal titolo La città e <strong>la</strong> provincia di <strong>Verona</strong> nelle opere di assistenza<br />

all’esercito con fotoincisioni e quadri statistici 110 .<br />

106<br />

Bibl. Civ. <strong>Verona</strong>, Resoconti delle sedute del Consiglio Comunale di <strong>Verona</strong> 1918, seduta del 3<br />

giugno, p. 643.<br />

107<br />

Cfr. Dilemmi A., Il Naso rotto di Paolo veronese, op. cit., p. 103, cfr. inoltre Accademia di<br />

Agricoltura Scienze e Lettere, Dizionario biografico dei veronesi (secolo XX), fondazione Cassa di<br />

Risparmio di <strong>Verona</strong> Vicenza Belluno e Ancona, p. 54.<br />

108<br />

Cfr. Dilemmi A., Il Naso rotto di Paolo veronese, op. cit., p. 110.<br />

109<br />

Ivi, p. 111.<br />

110<br />

<strong>Verona</strong> al<strong>la</strong> mostra nazionale, in “L’Arena”, 9 maggio 1918.<br />

85


Nel mese successivo, le notizie di attacchi nemici spinsero <strong>la</strong> cittadinanza a discutere<br />

per le strade ed ad ascoltare i bollettini di guerra al Teatro Ristori, in un clima di<br />

generale ottimismo che trovò conferma quando il 24 giugno si diffusero le notizie del<strong>la</strong><br />

vittoria nel<strong>la</strong> battaglia ricordata poi come del Solstizio o Battaglia del Piave 111 , dove si<br />

infranse <strong>la</strong> potente offensiva austro-ungarica. Il titolo de “L’Arena”, Esultanza cittadina<br />

per <strong>la</strong> grande rivincita attestava lo stato d’animo del momento. I giornali che<br />

annunciarono <strong>la</strong> “disfatta nemica” vendettero un gran numero di copie, e quando <strong>la</strong><br />

sensazione divenne certezza, gli studenti del liceo Maffei organizzarono un corteo<br />

diretto dapprima in Piazza Bra e poi davanti al<strong>la</strong> prefettura da dove il Prefetto salutò i<br />

manifestanti inneggiando al fiume Piave:<br />

A un poggiuolo del<strong>la</strong> Prefettura, apparve,[…]il conte Chiericarti Salvioni, prefetto.<br />

[…]«La vittoria di cui oggi il telegrafo ci ha recato notizia, attesa dal<strong>la</strong> vostra, dal<strong>la</strong> mia<br />

fede,[…]ha fatto del Piave il fiume più glorioso d’Italia.[…]Gloria al soldato italiano,<br />

all’invincibile, che a punta di baionetta, lucente delle fiamme del suo eroico entusiasmo,<br />

ha saputo scrivere questa insuperata, insuperabile pagina di storia» 112 !<br />

La corsa al<strong>la</strong> retorica del momento non risparmiò il sindaco, che si affrettò ad<br />

indirizzare al Generale Diaz un telegramma rivolto agli “eroici difensori” augurando<br />

«[…]che dal titanico sforzo sempre nuova luce sfavilli, luce di libertà sul<strong>la</strong> storia del<br />

mondo» 113 . La generale sensazione di ottimismo trovò conferma nel<strong>la</strong> costante presenza<br />

di truppe francesi e nell’arrivo dei contingenti americani, e fu proprio nel<strong>la</strong> prima metà<br />

di luglio che in città si celebrarono sia l’anniversario del<strong>la</strong> Dichiarazione di<br />

Indipendenza degli Stati Uniti, sia <strong>la</strong> festa nazionale francese. Per <strong>la</strong> festa americana<br />

intervennero il Senatore Luigi Dorigo ed il Prefetto i quali rivolsero elogi pieni di<br />

entusiasmo agli alleati di oltreoceano 114 .<br />

Anche <strong>Verona</strong> partecipa solennemente al<strong>la</strong> celebrazione del<strong>la</strong> festa del<strong>la</strong> “Nazione<br />

cavalleresca”. I festeggiamenti proseguono anche <strong>la</strong> sera: “Verso le 20.30 di ieri sera si<br />

radunava in Pazza V.E. una fol<strong>la</strong> enorme, composta d’ogni c<strong>la</strong>sse di cittadini, fra cui<br />

moltissimi studenti e soldati.[…]Al monumento di Garibaldi uno studente lesse un<br />

brano di D’Annunzio, pronunciò poscia brevi parole piene di entusiasmo, un cittadino,<br />

quindi par<strong>la</strong>rono app<strong>la</strong>uditissimi 115 .<br />

Dieci giorni dopo, <strong>la</strong> città omaggiò le numerose truppe d’oltralpe con una cerimonia<br />

solenne ed imponente che vide sfi<strong>la</strong>re truppe italiane e francesi tra due ali di fol<strong>la</strong><br />

111 Cfr per approfondimento Melograni P., Storia <strong>politica</strong> del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op. cit. pp. 501-505.<br />

112 Esultanza cittadina per <strong>la</strong> grande rivincita, in “L’Arena”, 24 giugno 1918.<br />

113 <strong>Verona</strong> partecipe del<strong>la</strong> gloria italiana, ivi, 25 giugno 1918.<br />

114 Cfr. Anche <strong>Verona</strong> partecipa solennemente al<strong>la</strong> celebrazione del<strong>la</strong> festa del<strong>la</strong> “Nazione<br />

cavalleresca”, ivi, 5 luglio 1918.<br />

115 Ibidem.<br />

86


mentre alcuni aerei sorvo<strong>la</strong>rono il centro, per concludersi davanti ai monumenti di<br />

Garibaldi e Battisti 116 . Nel pomeriggio di quel giorno, il Generale Grange a capo del<br />

contingente alleato, all’Hotel di Riva San Lorenzo ricevette le autorità veronesi 117 . Nel<strong>la</strong><br />

circostanza, il Sindaco fu nuovamente accusato di scarsa partecipazione, e contro di lui<br />

furono orchestrati alcuni atti intimidatori da parte del Fascio di Difesa, come egli stesso<br />

testimonia nel corso del<strong>la</strong> seduta del 16 luglio. Nel<strong>la</strong> circostanza, dato che appare<br />

maggiormente interessante se non addirittura sorprendente, è tuttavia un altro: in<br />

quell’occasione infatti, per <strong>la</strong> prima volta il Sindaco stesso ammise <strong>la</strong> sua contrarietà<br />

al<strong>la</strong> guerra:<br />

[…]Amo ripetere[…]che io e <strong>la</strong> maggior parte dei miei compagni consiglieri e assessori<br />

siamo stati contrari al<strong>la</strong> guerra e ancora lo siamo, ma che nel momento attuale crediamo<br />

non ci sia che una via da seguire: resistere. Ma per resistere occorre <strong>la</strong> concordia.<br />

Orbene: coloro che minacciano questa concordia sono precisamente coloro che<br />

innalzano <strong>la</strong> bandiera del<strong>la</strong> resistenza: ed accuso qui pubblicamente questi signori, che<br />

sono iscritti al Fascio, ed al Fascio appartengono[…]nel<strong>la</strong> provocazione vil<strong>la</strong>na, di<br />

rompere questa concordia e di fare essi del disfattismo 118 .<br />

L’ammissione di contrarietà al conflitto in corso appare quanto meno dirompente,<br />

specie se confrontata con l’atteggiamento pubblico di sostanziale lealtà al<strong>la</strong> causa<br />

patriottica tenuto fino a quel momento. Purtroppo non è stato possibile rintracciare<br />

ulteriori elementi a conferma di quello che, almeno sul<strong>la</strong> carta, appare un cambio di<br />

rotta repentino potenzialmente in grado di influenzare lo spirito pubblico. Né <strong>la</strong> stampa<br />

locale né le pubblicazioni consultate riportano in proposito altri elementi utili al<br />

giudizio.<br />

116<br />

Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 43, cfr inoltre Le grandiose manifestazioni di oggi, in<br />

“L’Arena”, 14 luglio 1918.<br />

117<br />

Ibidem, cfr inoltre “La fervida partecipazione dell’Italia al<strong>la</strong> festa nazionale francese” in<br />

“L’Arena”,15 luglio 1918.<br />

118<br />

Resoconti delle sedute del Consiglio Comunale di <strong>Verona</strong> 1918, seduta del 6 luglio, p. 882.<br />

87


88<br />

All’inizio di agosto le truppe<br />

americane sfi<strong>la</strong>rono in parata<br />

davanti al Re Vittorio Emanuele<br />

III. La circostanza si verificò a<br />

Vil<strong>la</strong>franca, anche se i giornali<br />

par<strong>la</strong>rono genericamente di “zona<br />

di guerra”, riferendo sul<strong>la</strong><br />

cordialità dei brevi colloqui del<br />

sovrano e del generale Armando<br />

Diaz con il cardinale Bacilieri 119 .<br />

A quest’ultima notizia venne dato<br />

partico<strong>la</strong>re rilievo dal momento<br />

che fino ad allora i rapporti tra il<br />

clero e l’autorità militare non<br />

erano stati propriamente idilliaci.<br />

Nello stesso mese, <strong>la</strong> notizia del<br />

volo su Vienna di Gabriele<br />

d’Annunzio contribuì a risollevare il morale dei cittadini, dal momento che<br />

l’organizzazione dell’impresa fu attribuita ad un veronese, Alberto Masprone, il quale<br />

sottolineò al<strong>la</strong> stampa <strong>la</strong> presenza di numerosi veronesi nel<strong>la</strong> Serenissima, <strong>la</strong> squadriglia<br />

che nel<strong>la</strong> vicenda del volo assunse un ruolo fondamentale 120 . Il mese di settembre vide<br />

anche <strong>Verona</strong> fra le vittime dell’epidemia di influenza Spagno<strong>la</strong>, anche se all’inizio i<br />

giornali ne accennarono appena. Solo a partire dal 20 ottobre “L’Arena” cominciò a<br />

segna<strong>la</strong>re <strong>la</strong> sua diffusione, dal momento che si erano già verificati già 2000 casi e 61<br />

decessi 121 . Per scongiurarne l’ulteriore contagio, il Prefetto emanò alcune misure tra le<br />

quali il divieto di affol<strong>la</strong>mento nei tram, <strong>la</strong> chiusura dei cinematografi e delle osterie alle<br />

ore 19 122 .<br />

Altre prescrizioni diffuse dal<strong>la</strong> stampa apparivano invece quantomeno bizzarre,<br />

come per esempio “spazzo<strong>la</strong>re le vesti dopo aver frequentato i luoghi pubblici,<br />

considerare le scarpe come cose infette da pulire lontano dal<strong>la</strong> cucina, non baciare e non<br />

accarezzare gli estranei” 123 .<br />

119<br />

Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 44.<br />

120<br />

AA.VV., 1900- 1999 il Secolo che ha cambiatoli mondo, op. cit. p. 82.<br />

121<br />

Cfr. Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., p. 135.<br />

122<br />

Ibidem.<br />

123<br />

Cfr. A proposito di influenza, in “L’Arena”, 23 ottobre 1918, cfr anche Luciani E., Giornalisti in<br />

trincea, op. cit. p. 45.


Tuttavia, secondo l’Ufficio igiene, <strong>la</strong> città di <strong>Verona</strong> non sembrò fra le più colpite al<br />

punto che nei giorni successivi <strong>la</strong> cronaca tornò a dare ampio risalto alle vicende<br />

politiche e militari. In realtà vi fu invece una riacutizzazione dell’epidemia che coincise<br />

con l’ultimo mese di guerra. Mentre ad ottobre si diffusero le notizie circa le proposte di<br />

trattative di pace avanzate dagli imperi centrali, il Fascio veronese pubblicò un<br />

manifesto contro “l’insidia pacifista”, che pubblicato per l’anniversario del 16 ottobre<br />

1866, recitava: “Veronesi, resistete ancora e pazientate! …Siamo sul punto di strappare<br />

i rostri e gli artigli all’aqui<strong>la</strong> dalle due teste” 124 . Quasi contemporaneamente, il Prefetto<br />

inviò ai sindaci una circo<strong>la</strong>re per avvertirli che l’inizio delle trattative non rappresentava<br />

ancora né <strong>la</strong> pace imminente né l’armistizio. 125 Fu “L’Arena” del 2 novembre a<br />

diffondere <strong>la</strong> notizia ufficiale secondo <strong>la</strong> quale l’armistizio sarebbe stato imminente.<br />

Anche “L’Adige” non fu da meno, e malgrado <strong>la</strong> notizia non fosse ancora confermata,<br />

pubblicò: Esultiamo! Trento e Trieste italiane! 126<br />

Il 4 novembre, nel giorno dell’armistizio, in città si tenne una grande manifestazione<br />

che iniziò già dal mattino con proc<strong>la</strong>mi e manifesti, tra i quali alcuni affissi sulle<br />

serrande dei negozi che ironicamente decretarono: «Chiuso in segno di festa per <strong>la</strong><br />

morte dell’Austria» 127 . Cortei, manifestazioni e discorsi proseguirono nel pomeriggio,<br />

quando <strong>la</strong> Giunta Comunale invitò i cittadini al<strong>la</strong> celebrazione del<strong>la</strong> vittoria. Le strade si<br />

riempirono mentre il cielo fu sorvo<strong>la</strong>to da alcuni aerei e da un dirigibile, il monumento<br />

a Vittorio Emanuele II in piazza Bra venne ricoperto di bandiere. La concordia iniziale<br />

fu destinata a durare per poco, poiché nell’intento di rendere omaggio ai monumenti, il<br />

corteo perse <strong>la</strong> sua compattezza, e si venne a creare una disputa tra chi voleva onorare<br />

Cavour e Vittorio Emanuele e chi invece preferiva Garibaldi e Mazzini. Anche in un<br />

simile frangente si fece strada l’ombra del<strong>la</strong> strumentalizzazione negli avversari politici,<br />

e le polemiche non tardarono a sopraggiungere 128 , come dimostrò il dibattito sul<strong>la</strong><br />

fissazione dei confini seguito subito dopo l’armistizio, riassunto da “L’Adige”: «Si<br />

disputa: fino all’Isonzo o fin alle Alpi Giulie? – Trieste so<strong>la</strong> o anche Fiume? – La<br />

Dalmazia tutta, anche per <strong>la</strong> parte di terraferma, o solo un tratto – o solo le isole 129 ?»<br />

La prima seduta del Consiglio Comunale dopo <strong>la</strong> guerra fu aperta dal Sindaco con un<br />

discorso retorico e celebrativo in omaggio ai caduti italiani e al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione veronese.<br />

124<br />

Cfr. Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit p. 136.<br />

125<br />

Ibidem.<br />

126<br />

Ibidem.<br />

127<br />

Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 46, cfr. inoltre Le altre manifestazioni, in “L’Arena”, 5<br />

novembre 1918.<br />

128<br />

Cfr. Ibidem.<br />

129<br />

Cfr. Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., p. 138.<br />

89


Consenso e unità di intenti appaiono questa volta ancora i protagonisti di un processo<br />

iniziato poco prima dello scoppio delle ostilità, e che come documentato fino ad ora,<br />

condusse <strong>Verona</strong> (come del resto tutto il Veneto), nel<strong>la</strong> delicata fase del passaggio dal<strong>la</strong><br />

neutralità all’intervento 130 .<br />

Egregi Consiglieri! Non io in questa seduta del Consiglio Comunale, <strong>la</strong> prima dopo<br />

<strong>la</strong> guerra, col<strong>la</strong> mia modesta e disadorna paro<strong>la</strong>, posso rievocare gli eventi fortunati che<br />

hanno dato all’Italia tutti gli italiani e che devono iniziare una nuova era di pace e<br />

giustizia[…]. Mai come ora va ripetuto e vivificato coi fatti il monito “<strong>la</strong>rgo al <strong>la</strong>voro!”<br />

Ma io non posso[…]non domandare a voi una dimostrazione[…]di riconoscenza verso i<br />

soldati nostri che sono il popolo nostro in armi, che sul Grappa e sul Piave, difendendo<br />

il proprio onore calunniato ed oltraggiato, hanno difeso l’onore e il territorio del<strong>la</strong><br />

Nazione.[…]Ed anche[…] al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di <strong>Verona</strong>, che ha dato prove magnifiche di<br />

coraggio e di serenità, che ha sopportato sacrifici e dolori inenarrabili, che ebbe il cuore<br />

pari al<strong>la</strong> fede, a questa nostra popo<strong>la</strong>zione veronese diciamo[…]che oggi siamo fieri e<br />

siamo orgogliosi di aver<strong>la</strong> rappresentata in questo periodo duro e non breve[…].<br />

All’entusiasmo schietto e concorde,[…]e che ebbe ogni più vivace manifestazione:[…]<br />

dal<strong>la</strong> orazione scevra da ogni retorica convenzionale al suono disteso e lungo del Rengo,<br />

non più lugubre segno di terrificante minaccia, ma espressione genuina del<strong>la</strong> giubi<strong>la</strong>nte<br />

anima civica: a questo entusiasmo indimenticabile è succeduto un senso di serena e<br />

tranquil<strong>la</strong> gioia. Frutto del<strong>la</strong> ponderata valutazione del<strong>la</strong> conseguita vittoria, del<strong>la</strong><br />

imminente pace, di cui si stanno pregustando, nell’armistizio, i benefici influssi[…] 131 .<br />

4.5 L’immediato dopoguerra<br />

In generale il Veneto assieme al Friuli fu tra le regioni maggiormente colpite dalle<br />

conseguenze del<strong>la</strong> guerra. I danni causati non riguardarono so<strong>la</strong>mente gli edifici, ma<br />

intaccarono il patrimonio produttivo industriale, quello zootecnico e <strong>la</strong> produzione<br />

agrico<strong>la</strong>, settore questo che vedeva impegnata <strong>la</strong> maggioranza del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione veneta.<br />

L’invasione nemica aveva coinvolto un territorio di oltre un milione di ettari ed una<br />

popo<strong>la</strong>zione di quasi due milioni di abitanti. Mentre <strong>la</strong> produzione industriale si trovò<br />

alle prese con i problemi del<strong>la</strong> riconversione, fu l’agricoltura a subire i danni più elevati<br />

dovuti al<strong>la</strong> distruzione fisica del territorio 132 . Fu proprio tra il mondo contadino che<br />

iniziarono a riacutizzarsi le tensioni che avevano caratterizzato l’Italia prebellica, e <strong>la</strong><br />

disoccupazione fu soltanto una fra le più evidenti conseguenze del<strong>la</strong> guerra, a causa<br />

dell’interrotto flusso migratorio che aveva costituito l’unica alternativa al<strong>la</strong> mancanza di<br />

130<br />

Per un approfondimento generale sul Veneto <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra cfr. Franzina E., Tra Ottocento e<br />

Novecento, in Lanaro S. (a cura di), Il Veneto. Storie d’Italia, le regioni dall’Unità ad oggi, Einaudi,<br />

Torino, 1984.<br />

131<br />

Bibl. Civ. <strong>Verona</strong>, Resoconti delle sedute del Consiglio Comunale di <strong>Verona</strong> 1918, seduta del 23<br />

dicembre, pp. 1117-1122.<br />

132<br />

Cfr. Brunetta E., Dal<strong>la</strong> grande guerra al<strong>la</strong> Repubblica, in Lanaro S., Il Veneto, op. cit. p. 913.<br />

90


<strong>la</strong>voro 133 . Sebbene le poco felici premesse del dopoguerra contribuissero a rappresentare<br />

un deso<strong>la</strong>nte scenario 134 , <strong>Verona</strong> subì in misura minore il devastante effetto<br />

dell’allontanamento del<strong>la</strong> parte più valida del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione che si era invece verificato<br />

in altri comuni veneti nel<strong>la</strong> primavera del 1918, dove i rappresentanti delle<br />

amministrazioni erano stati fatti sgomberare causando in taluni casi un vero e proprio<br />

vuoto istituzionale 135 . Le provincie di qua del Piave, furono infatti interamente occupate<br />

dal nemico. Le autorità locali erano fuggite, così come i notabili e le amministrazioni si<br />

erano sfaldate favorendo requisizioni e saccheggi.<br />

È a partire dalle settimane che seguirono Caporetto che si può in definitiva par<strong>la</strong>re di<br />

scomparsa di una vita <strong>civile</strong> per una gran parte del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione (sgomberata, fuggita,<br />

sotto le armi o impegnata a sopravvivere come meglio poteva). Le città divennero veri e<br />

propri bastioni difensivi, e obiettivi degli attacchi nemici. Treviso fu trasformata in un<br />

campo trincerato[…]Vicenza fu bombardata ininterrottamente per il resto del conflitto.<br />

Bassano venne evacuata quasi completamente[…]. I danni maggiori furono però<br />

riportati dalle campagne, abbandonate e sottoposte alle distruzioni tipiche di ogni teatro<br />

di guerra 136 .<br />

A <strong>Verona</strong>, nonostante le lusinghiere parole profferite dal Sindaco nel<strong>la</strong> seduta del 23<br />

dicembre in Consiglio Comunale, le condizioni del<strong>la</strong> città non apparivano meno<br />

drammatiche di quelle che si erano create prima dell’armistizio. Gli entusiasmi per <strong>la</strong><br />

fine del<strong>la</strong> guerra non avevano p<strong>la</strong>cato le polemiche: nell’anniversario del<strong>la</strong> strage del 14<br />

novembre, il giornale cattolico “il Corriere del Mattino” subì un virulento attacco e<br />

pesanti accuse di neutralismo da parte de “L’Arena” per aver auspicato una pace<br />

“apportatrice di nuova fratel<strong>la</strong>nza fra tutti i popoli” 137 .<br />

Re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> situazione economica, occorre rilevare che l’agricoltura e<br />

l’industria non avevano ancora ripreso il loro andamento normale, e <strong>la</strong> situazione<br />

appariva piuttosto grave. Non tutti i <strong>la</strong>voratori erano tornati dalle armi, e anche fra<br />

coloro che invece avevano fatto ritorno non si eran stabilizzate le condizioni per<br />

riprendere attivamente il <strong>la</strong>voro:<br />

133 Fumian C., Ventura A., Storia del Veneto 2. Dal Seicento a oggi, Laterza, Bari, 2004, p. 157.<br />

134 Ad esempio, a <strong>Verona</strong> una famiglia operaia che nel 1914 per vivere spendeva 100 lire, nel 1919 ne<br />

spendeva 356, secondo i dati del<strong>la</strong> Camera di Commercio, cfr. Bozzini F., L’occupazione delle fabbriche<br />

a <strong>Verona</strong>. Settembre 1920, in “Rivista di storia contemporanea”, V, 1976, n. 4, p. 463.<br />

135 Ivi, p. 152.<br />

136 Ibidem. Per un approfondimento sull’occupazione delle terre venete, cfr. Ceschin D., L’estremo<br />

oltraggio: <strong>la</strong> violenza alle donne in Friuli e in veneto <strong>durante</strong> l’occupazione austro-germanica (1917-<br />

1918), in Bianchi B. (a cura di), La violenza contro <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione <strong>civile</strong> nel<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>.<br />

Deportati,profughi, internati, Unicopli, Mi<strong>la</strong>no, 2006.<br />

137 Cfr . Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit. p. 139.<br />

91


[…]I molti e gravi disagi e malcontenti poi, che una cosa così vasta, lunga e profonda<br />

perturbazione non poteva non apportare, fanno si che il <strong>la</strong>voro <strong>la</strong> dove pure si è ripreso e<br />

potrebbe compiersi rego<strong>la</strong>rmente venga interrotto e scomposto da agitazioni e da<br />

conflitti tra industriali e operai con danno dell’economia non solo privata, ma anche<br />

pubblica 138 .<br />

Rispetto al versante agricolo, il settore industriale conobbe un importante processo di<br />

sviluppo limitatamente alle industrie che erano state coinvolte nel<strong>la</strong> produzione bellica,<br />

mentre escluse rimasero quelle legate principalmente al<strong>la</strong> produzione agrico<strong>la</strong> 139 . In<br />

coincidenza con <strong>la</strong> fine del conflitto, il riacutizzarsi dei problemi dovuti al<strong>la</strong><br />

riconversione, <strong>la</strong> mancanza di materie prime e <strong>la</strong> nascita di nuove e rinnovate tensioni<br />

fra <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse operaia, contribuirono ad accelerare una crisi già in atto, favorendo l’ondata<br />

di agitazioni e proteste a partire dai primi mesi del 1919 140 .<br />

Scioperi e proteste alcuni anche di carattere nazionali verificatesi a <strong>Verona</strong>,<br />

costituiranno un vo<strong>la</strong>no che nel processo del lungo periodo porteranno al<strong>la</strong> costituzione<br />

del sindacalismo di massa, <strong>la</strong> Camera del Lavoro di <strong>Verona</strong> a direzione sindacalista<br />

diverrà <strong>la</strong> protagonista assoluta del contesto sindacale veronese, riuscendo ad estendere<br />

<strong>la</strong> sua influenza anche a categorie di <strong>la</strong>voratori rimasti estranei al processo di<br />

sindacalizzazione prima del<strong>la</strong> guerra 141 . Con <strong>la</strong> netta vittoria dei partiti di massa alle<br />

elezioni del 16 novembre 1919, si aprirà una nuova e rinnovata fase del socialismo<br />

veronese.<br />

138<br />

Camera di Commercio e Industria di <strong>Verona</strong>: industrie e traffici del<strong>la</strong> provincia di <strong>Verona</strong> nel<br />

sessennio 1914-1919.<br />

139<br />

Cfr. Dilemmi A., Il naso rotto di Paolo Veronese, op. cit., pp. 168-169.<br />

140 Ibidem.<br />

141 Cfr. ivi, p. 165.<br />

92


Capitolo 5 – Socialisti e cattolici veronesi <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra<br />

5.1 Il socialismo veronese dal<strong>la</strong> neutralità al<strong>la</strong> crisi<br />

Dalle vicende che videro <strong>la</strong> contrapposizione locale tra gli interventisti e i neutralisti,<br />

si possono già cogliere alcuni punti fondamentali sul<strong>la</strong> posizione dei socialisti nel<strong>la</strong> città<br />

di <strong>Verona</strong>, sebbene <strong>la</strong> complessità degli accadimenti, il comportamento<br />

dell’informazione locale e le conseguenze sul piano nazionale, al<strong>la</strong>rghino l’attenzione<br />

anche al di fuori del<strong>la</strong> sfera cittadina, oltrepassando i confini del<strong>la</strong> presente indagine.<br />

Gioverà in sintesi ricordare <strong>la</strong> posizione del<strong>la</strong> direzione centrale del partito: quando il 18<br />

ottobre del 1914 Mussolini pubblicò sulle pagine de ”L’Avanti!” l’articolo Dal<strong>la</strong><br />

neutralità assoluta al<strong>la</strong> neutralità attiva ed operante, affermando l’inadeguatezza del<strong>la</strong><br />

posizione neutralista, apparvero chiari i timori condivisi da buona parte dell’estrema<br />

sinistra. La neutralità assoluta rischiava di relegare il partito stesso ad un ruolo sterile e<br />

marginale, quando l’occasione dell’intervento avrebbe potuto invece restituire un ruolo<br />

di protagonista. Criticando apertamente le posizioni di numerosi partiti socialisti<br />

europei, il 20 ottobre, <strong>la</strong> direzione del Partito Socialista Italiano pubblicò un manifesto<br />

contro <strong>la</strong> guerra e per <strong>la</strong> neutralità assoluta.<br />

Partiti dunque da una posizione <strong>la</strong>rgamente neutralista, poco prima del conflitto si<br />

assiste al<strong>la</strong> formazione di una frangia che vedeva <strong>la</strong> guerra come occasione per<br />

abbattere gli imperi centrali autoritari, antidemocratici e militaristi. Il problema rimarrà<br />

insoluto e traspare tra le stesse righe del giornale socialista “<strong>Verona</strong> del popolo” fondato<br />

da Giacomo Levi nel 1890. Il giornale si era da sempre distinto per le sue battaglie in<br />

favore dei <strong>la</strong>voratori e contro <strong>la</strong> guerra, ma finì per rappresentare i due opposti<br />

schieramenti, di cui uno, l’interventismo, al<strong>la</strong> fine prevalse.<br />

Come già ricordato in precedenza, il disgregarsi dell’Internazionale socialista e i vari<br />

elementi di irredentismo già vivaci a <strong>Verona</strong> da diversi anni, costituirono gli elementi<br />

che concorsero a spingere parte dei socialisti veronesi a contestare <strong>la</strong> posizione di<br />

neutralismo incondizionato espresso dal Partito, e a sostenere l’entrata in guerra<br />

dell’Italia a fianco del<strong>la</strong> Triplice Intesa 1 . Nonostante il loro appoggio al<strong>la</strong> neutralità<br />

dichiarata dal governo e <strong>la</strong> contrarietà a ogni ipotesi di intervento, Giacomo Levi,<br />

1 Sull’argomento cfr. Dilemmi A., Il naso rotto di Paolo Veronese, op. cit., p. 138.<br />

93


edattore e direttore di “<strong>Verona</strong> del popolo”, espresse i sintomi di divergenze e posizioni<br />

no del tutto simili:<br />

Neutralità non da Pi<strong>la</strong>ti[…] che se i governo italiano <strong>la</strong> rompesse a favore delle nazioni<br />

antiteutoniche, si unirebbe lieta e senza obiezioni all’azione comune.[…]La guerra al<br />

regno del<strong>la</strong> guerra in questo caso coincide quasi con il grido guerra all’Austria e al<strong>la</strong><br />

Germania militariste 2 .<br />

La settimana successiva gli fece eco <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> direzione del partito pubblicata<br />

col titolo Il partito socialista per <strong>la</strong> neutralità assoluta, in contemporanea sulle stesse<br />

colonne si può leggere neutralità non indifferenza 3 .<br />

Fra i socialisti veronesi non mancava in realtà una componente sia pure minoritaria<br />

sensibile alle tesi interventiste, anche il direttore di <strong>Verona</strong> del popolo ammise sulle<br />

pagine de “L’Adige”: «Venimmo coi neutralisti dissenzienti all’accordo di consentirci<br />

reciprocamente piena libertà di professare le rispettive idee» 4 . Un clima di forte tensione<br />

iniziò a farsi sentire a seguito del crollo del<strong>la</strong> linea neutralista anche<br />

nell’Amministrazione cittadina, che come <strong>la</strong> maggior parte dei socialisti, si schierò di<br />

fatto dal<strong>la</strong> parte dell’intervento,<br />

[…]dando luogo a una pesante scissione all’interno del partito che naturalmente<br />

richiamarono l’attenzione del<strong>la</strong> direzione nazionale <strong>la</strong> quale promosse un inchiesta le<br />

cui conclusioni stigmatizzavano tanto <strong>la</strong> linea interventista dell’Amministrazione e del<strong>la</strong><br />

sezione cittadina del Partito quanto l’eccessiva caute<strong>la</strong> del leader dei socialisti veronesi,<br />

Mario Todeschini e di “<strong>Verona</strong> del popolo” 5 .<br />

Avvocato e politico, Todeschini entrò in Par<strong>la</strong>mento nel 1900, e battuto nelle elezioni<br />

del novembre del 1914, entrò l’anno successivo nel Consiglio comunale di <strong>Verona</strong>.<br />

Direttore di “<strong>Verona</strong> del popolo” negli anni che precedettero <strong>la</strong> guerra, fu il principale<br />

esponente del socialismo veronese fino al gennaio del 1915 allorquando fu sfiduciato<br />

per aver proc<strong>la</strong>mato <strong>la</strong> propria avversione al conflitto.<br />

Un primo passaggio obbligatorio per mettere maggiormente a fuoco le complesse<br />

vicende, è ripercorrere alcune tappe fra le più significative che rappresentano e<br />

documentano <strong>la</strong> posizione del giornale dei socialisti, il già ricordato “<strong>Verona</strong> del<br />

2<br />

Neutri si ma non Pi<strong>la</strong>ti, in “<strong>Verona</strong> del popolo “, 12 settembre 1914, cfr. inoltre Colombo V., Cronache<br />

politiche veronesi, op. cit. p. 36.<br />

3<br />

Ibidem.<br />

4<br />

Ivi, p. 36.<br />

5<br />

Cfr Romagnani G., Zangarini M., Storia del<strong>la</strong> Società Letteraria di <strong>Verona</strong> tra Otto e Novecento,<br />

Società Letteraria Editrice, <strong>Verona</strong>, 2009, p. 148.<br />

94


popolo”, schierato dall’inizio contro <strong>la</strong> guerra, in sostanziale accordo con <strong>la</strong> posizione<br />

del partito. Il giornale aveva in proposito redatto nel gennaio del 1915 una sorta di<br />

decalogo, dieci punti chiamati I dieci comandamenti qui riportati di seguito:<br />

1 Ama <strong>la</strong> tua patria ma rifuggi dall’odio iniquo, dal disprezzo stolto e dal<strong>la</strong> invidia<br />

ignobile del<strong>la</strong> patria altrui, perché non può un grande amore essere compreso in<br />

un’anima angusta, e tale è l’anima di chi non conosce fratelli oltre le frontiere del<strong>la</strong> sua<br />

terra. 2. Non nominare il nome del<strong>la</strong> patria invano. 3. Ricordati che vivono nel suo seno<br />

milioni di creature che hanno il diritto di chiamar<strong>la</strong> madre ingiusta e crudele. 4. Non<br />

ammazzare gli affamati che domandano del <strong>la</strong>voro e del pane. 5. Non rubare il frutto del<br />

sudore altrui. 6. Non fornicare coi <strong>la</strong>dri del denaro pubblico. 7. Non dire il falso mai,<br />

dinnanzi al paese. 8. Non desiderare <strong>la</strong> gloria barbara che fa alzare il capo al<strong>la</strong> nazione e<br />

curvare <strong>la</strong> fronte al diritto. 9. Non desiderare l’ignavia e l’ignoranza del popolo perché<br />

durino i privilegi del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse che si regge in alto e gli preme sul dorso. 10. Rispetta <strong>la</strong><br />

giustizia, difendi <strong>la</strong> libertà, solleva <strong>la</strong> miseria, redimi il <strong>la</strong>voro, se vuoi che regni <strong>la</strong> pace<br />

sopra <strong>la</strong> terra. E. De Amicis 6 .<br />

Anche nei successivi mesi il giornale non mancò di pubblicare veementi articoli<br />

contro <strong>la</strong> guerra, ricorrendo a titoli dai toni accesi: Malediciamo <strong>la</strong> guerra 7 , Con<br />

magnifico s<strong>la</strong>ncio il proletariato ha risposto:“Abbasso <strong>la</strong> guerra” 8 ; i preparativi<br />

forcaiuoli del<strong>la</strong> guerra…democratica 9 . In aprile il nuovo direttore Giuseppe Bianchi<br />

nell’indirizzare il saluto ai lettori, ribadì <strong>la</strong> posizione del periodico:<br />

S’intende che se qui a <strong>Verona</strong> ci sono contrasti e dissidi, io tra gli uni e gli altri<br />

partecipanti a questi e a quelli, non sosterrò <strong>la</strong> parte bril<strong>la</strong>nte ed elegante del rinomato<br />

asino di Buridano. Io qui intravedo già un’impellente necessità di concordia di animi, di<br />

unità di intenti massime nelle esplicazioni delle pubbliche attività di partito […].<br />

“<strong>Verona</strong> del popolo” è e sarà per <strong>la</strong> neutralità: così io penso che debba essere per ragioni<br />

ideali e per ragioni pratiche – per il «bene» del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse proletaria che è una realtà<br />

immanente e per il «meglio» o il «minor peggio» del<strong>la</strong> nazione – ahi ch’è pur essa<br />

proletaria e non un’astrazione onninamente borghese 10 .<br />

L’articolo del neodirettore continuava ricordando che <strong>Verona</strong> aveva amministrazione<br />

socialista fra le più importanti d’Italia, e che <strong>la</strong> città, per <strong>la</strong> sua posizione strategica,<br />

avrebbe esercitato un ruolo di primo piano in caso di guerra 11 . Il denominatore comune<br />

per le c<strong>la</strong>ssi operaie era e restava <strong>la</strong> natura internazionale del partito socialista, si<br />

riproponeva perciò un vecchio problema:<br />

6<br />

I dieci comandamenti, in “<strong>Verona</strong> del popolo”, 16 gennaio 1915, cfr. inoltre <strong>Verona</strong> e il suo territorio,<br />

op. cit. p. 643.<br />

7<br />

Davoli U., Malediciamo <strong>la</strong> guerra, in “<strong>Verona</strong> del popolo”, 13 febbraio 1915.<br />

8<br />

Con magnifico s<strong>la</strong>ncio il proletariato ha risposto: abbasso <strong>la</strong> guerra, ivi, 24 febbraio 1915.<br />

9<br />

I preparativi forcaiuoli del<strong>la</strong> guerra…democratica, ivi, 17 marzo 1915.<br />

10 Incominciando, ivi, 17 aprile 1915.<br />

11 Ibidem.<br />

95


<strong>Verona</strong> del popolo, in evidente imbarazzo, ospitava già fra le sue colonne gli<br />

interventi dei socialisti ormai dichiaratamente interventisti, non sapendo quali<br />

provvedimenti adottare e come agire nei confronti di persone attratte dal mito del<strong>la</strong><br />

guerra, ma legate al giornale da una lunga e comune militanza 12 .<br />

In effetti alcuni elementi che concorrono a delineare un dissidio tra i socialisti, si<br />

possono cogliere dall’appello ai par<strong>la</strong>mentari del 15 maggio di “<strong>Verona</strong> del popolo” da<br />

titolo Il proletariato salvi l’Italia, e che si configurava come un duro attacco nei<br />

confronti del<strong>la</strong> posizione del<strong>la</strong> parte che aveva “tradito” <strong>la</strong> linea di neutralismo.<br />

Ebbene, è tempo che il proletariato riprenda arditamente l’azione in difesa del<strong>la</strong> sua<br />

vita, in difesa di quel suffragio universale cui in concreto si vuole strappare il diritto di<br />

decidere i destini del<strong>la</strong> patria![…]Anche in quest’ora arroventata <strong>la</strong>voriamo<br />

coraggiosamente per una neutralità senza ripugnanti mercati, per una pace promotrice<br />

efficace nei concilii dell’Europa del diritto di tutti i popoli oppressi. Lavoriamo per <strong>la</strong><br />

libertà, per <strong>la</strong> giustizia, <strong>la</strong>voriamo per il socialismo! Lavoratori, a voi 13 !<br />

Il giornale dei socialisti veronesi finì tuttavia per rappresentare le due opposte<br />

fazioni. Il 13 maggio “<strong>Verona</strong> del popolo” diede spazio alle tesi dell’onorevole Mario<br />

Piccinato, eletto al<strong>la</strong> camera nel 1913 nel collegio di Iso<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Sca<strong>la</strong>. Sostenitore del<strong>la</strong><br />

linea neutralista, egli tuttavia spiegò di nutrire convinzioni interventiste. Il giornale<br />

pubblicò l’articolo preceduto da un cappello introduttivo nel quale esprimeva riserve<br />

circa <strong>la</strong> posizione del “compagno” Piccinato.<br />

Nell’articolo che segue il compagno onor. Mario Piccinato espone le proprie vedute<br />

in merito al<strong>la</strong> situazione creata dal<strong>la</strong> guerra ed al compito del partito nostro in questa<br />

gravissima ora. Dobbiamo fare qualche riserva intorno alle opinioni dell’egregio nostro<br />

compagno[…]. Non pretendiamo esporre in questa breve nota le ragioni polemiche del<br />

parziale nostro dissenso, che nol consentirebbe <strong>la</strong> vastità del<strong>la</strong> questione.[…]E principii<br />

e realtà ci inducono a ritenere che andrebbe errato il proletariato italiano se<br />

compromettesse dinanzi al<strong>la</strong> eventuale guerra <strong>la</strong> sua opposizione anti-borghese, nel<strong>la</strong><br />

speranza di poter influire sull’esito del<strong>la</strong> conf<strong>la</strong>grazione europea nel senso di quelle pur<br />

legittime aspirazioni che il compagno Piccinato rammenta. Poiché lo svolgersi dei fatti<br />

[…] autorizza a fermamente credere che il non militarismo ucciderà il militarismo, non<br />

solo <strong>la</strong> solidale azione di tutti i proletari dopo il risveglio dall’atroce sogno di sangue,<br />

che insieme al compagno Piccinato e ad ognuno che abbia anima socialista<br />

ardentemente auspichiamo 14 .<br />

12 Gaspari T., il movimento operaio e socialista a <strong>Verona</strong> dal<strong>la</strong> fondazione del<strong>la</strong> camera del <strong>la</strong>voro al<br />

fascismo, in Zangarini M. (a cura di), Il movimento sindacale a <strong>Verona</strong>, Cierre,<strong>Verona</strong>, 1997, p. 86.<br />

13 Il proletariato salvi l’Italia, in “<strong>Verona</strong> del popolo”, 15 maggio 1915.<br />

14 Mario Piccinato al<strong>la</strong> direzione del partito, ivi, 22 maggio 1915.<br />

96


In coincidenza con <strong>la</strong> dichiarazione di guerra da parte dell’Italia, ancora più esplicita<br />

divenne <strong>la</strong> posizione di “<strong>Verona</strong> del popolo”: il 25 maggio, il giornale socialista<br />

abbandonava ogni proposito di non belligeranza e gli echi pacifisti:<br />

<strong>Verona</strong> per <strong>la</strong> guerra. Con <strong>la</strong> dichiarazione di guerra e con l’inizio delle operazioni<br />

militari, cessata ogni contesa di parte, <strong>Verona</strong> nostra è tutto un cuore per <strong>la</strong> liberazione<br />

delle città sorelle, per <strong>la</strong> vittoria delle armi italiane, per il trionfo delle nazionalità nel<strong>la</strong><br />

fratel<strong>la</strong>nza dei popoli uguali e liberi. […]Nel<strong>la</strong> cittadinanza tutta è una trepida e poi<br />

calma serenità, quale si richiede dal<strong>la</strong> gravità del momento; è una ininterrotta<br />

comunicazione di <strong>civile</strong> letizia per l’inizio ed il seguito vittorioso degli avvenimenti<br />

guerreschi. In tutti i ceti, con <strong>la</strong> costituzione dei singoli comitati, è una mirabile a<strong>la</strong>crità<br />

di opere civiche, e, mentre <strong>la</strong> vita cittadina prosegue nel<strong>la</strong> sua intensa attività, è in tutti<br />

una nobilissima gara di bene[…] 15 .<br />

Si deve rilevare che fra l’inverno e <strong>la</strong> primavera del 1915 l’intera Giunta Comunale<br />

si schierò dal<strong>la</strong> parte dell’intervento provocando, nel terzo Comune socialista d’Italia,<br />

un contrasto insanabile con gli antimilitaristi guidati da Todeschini e con <strong>la</strong> direzione e<br />

<strong>la</strong> segreteria nazionale del Partito. Come efficacemente sintetizza Emilio Franzina, <strong>la</strong><br />

fase bellica fu così contrassegnata e <strong>Verona</strong> si ritrovò a rappresentare<br />

[…]una città curiosamente governata da socialisti col<strong>la</strong>boranti, ma non rinnegati o<br />

radiati dagli organi direttivi centrali forse in ossequio ad un’applicazione partico<strong>la</strong>re e<br />

calibrata del motto né aderire né sabotare 16 .<br />

È in questo clima che matura <strong>la</strong> definita rottura tra <strong>la</strong> Giunta Comunale e i socialisti<br />

rimasti contro l’intervento, mentre l’Amministrazione si arruo<strong>la</strong> apertamente dal<strong>la</strong> parte<br />

del conflitto, nell’ottobre del ‘15 <strong>la</strong> Federazione provinciale socialista ruppe ogni<br />

rapporto con <strong>la</strong> Giunta e <strong>la</strong> Sezione cittadina, <strong>la</strong> quale espulse Todeschini 17 . Questa<br />

situazione, destinata a provocare un ulteriore intervento del<strong>la</strong> Direzione nazionale del<br />

Partito Socialista italiano, non mancò di suscitare anche l’interesse nazionale: lo<br />

testimonia un articolo apparso su “Il Resto del Carlino”, ripreso da “L’Arena” del 20<br />

gennaio 1916 e intito<strong>la</strong>to Il dissidio dei socialisti a <strong>Verona</strong>:<br />

La commissione di verifica dei poteri a proposito del “caso <strong>Verona</strong>” ha comunicato<br />

al congresso che, veduti gli atti ed udite le dichiarazioni dell’ ingegnere Zanel<strong>la</strong> sindaco<br />

di <strong>Verona</strong>, ha trovato inconsistenti le accuse di poco socialismo dirette a quel<strong>la</strong><br />

amministrazione facendo voti perché abbia a finire <strong>la</strong> controversia fra i compagni di<br />

<strong>Verona</strong>. Todeschini dichiara al congresso di non aver nul<strong>la</strong> a ribattere sul comunicato<br />

del<strong>la</strong> verifica dei poteri, ma desidera che <strong>la</strong> direzione del partito si affretti a constatare<br />

se le dichiarazioni verbali, al<strong>la</strong> stregua dei fatti, corrispondano a verità. A questo<br />

proposito – dice sempre il «Carlino»- riceviamo: «A proposito dell’incidente sollevato<br />

15 <strong>Verona</strong> per <strong>la</strong> guerra, ivi, 29 maggio 1915.<br />

16 Franzina E., La transizione dolce. Storie del Veneto tra ‘800 e ‘900, op cit., p. 404.<br />

17 Cfr Dilemmi A., Il naso rotto di Paolo Veronese, op. cit., p. 149.<br />

97


dall’on. Todeschini ieri nel Congresso dei Comuni socialisti,[…]teniamo a dichiarare:<br />

«1° che <strong>la</strong> Amministrazione comunale di <strong>Verona</strong> ha aderito al Congresso non<br />

telegraficamente ieri,come fu detto, ma in iscritta fino dal decorso mese, nominando i<br />

propri rappresentanti , come possono provare le tessere ri<strong>la</strong>sciate dal<strong>la</strong> direzione del<br />

partito e lo stesso segretario Costantino Lazzari; 2° che nessuno del<strong>la</strong> Amministrazione<br />

di <strong>Verona</strong> ha fatto e fa parte di un Comitato di propaganda, per il prestito nazionale di<br />

guerra;3° <strong>la</strong> Amministrazione tranquil<strong>la</strong> del proprio operato in nessuna occasione<br />

diversa da quel<strong>la</strong> delle Amministrazioni socialiste di altre città, respinge l’insinuazione<br />

dell’on. Todeschini, sempre disposta a dare conto dell’opera sua in sede di<br />

competenza 18 .<br />

Di fatto fino al 1917 l’Amministrazione comunale cittadina operò e amministrò sul<strong>la</strong><br />

linea intrapresa senza suscitare altre prese di posizione degne di nota. Fu tuttavia nel<br />

marzo del 1917 che “il caso <strong>Verona</strong>” venne ripreso dal<strong>la</strong> cronaca nazionale e cittadina.<br />

“L’Arena” riportò quanto riferito da “L’Avanti” il 5 marzo:<br />

[…] La direzione del partito, vista <strong>la</strong> situazione anormale creatasi in <strong>Verona</strong> per le<br />

responsabilità politiche assuntesi dal<strong>la</strong> Sezione Socialista approvando e patrocinando gli<br />

atti dell’attuale amministrazione comunale, eletta con programma di Partito; ritenuto<br />

che tali atti (pubbliche e contraddittorie manifestazioni di fronte al<strong>la</strong> guerra, mancanza<br />

di fede al programma amministrativo in modo speciale nei riguardi dell’azione<br />

municipalizzatrice, licenziamento di impiegati con motivazioni eminentemente<br />

antisocialiste), sono sufficienti a dimostrare <strong>la</strong> vio<strong>la</strong>zione persistente e sistematica delle<br />

direttive tracciate dal Partito; ritenuto inoltre che <strong>la</strong> sezione ha permesso che di quel<strong>la</strong><br />

Amministrazione continuino a far parte elementi non socialisti e dei quali già <strong>la</strong><br />

direzione aveva disposto l’allontanamento: Delibera di non riconoscere più oltre<br />

l’attuale sezione come facente parte del<strong>la</strong> organizzazione socialista nazionale e <strong>la</strong><br />

dichiara sciolta. […] Accertate le responsabilità[…]delibera di ricostituire <strong>la</strong> Sezione<br />

Socialista di <strong>Verona</strong> fra quegli elementi che diano affidamento di rispettare<br />

strettamente[…] <strong>la</strong> disciplina di Partito, incaricando all’uopo i compagni che si riserva<br />

da indicare; stabilisce che in questa Sezione sia iscritto l’on. Todeschini[…] 19 .<br />

L’atteggiamento del<strong>la</strong> Direzione Nazionale apparve dunque categorico, soprattutto<br />

nei confronti del sindaco e dell’Amministrazione. Nei primi giorni di marzo, “L’Arena”<br />

concesse ampio spazio all’accaduto, commentando:<br />

In sostanza, più che <strong>la</strong> Sezione socialista veronese, l’anatema colpisce il sindaco Zanel<strong>la</strong>,<br />

nel<strong>la</strong> sua opera di amministratore, che,[…]non sarebbe sempre stata coerente a quei ferrei<br />

principii che debbono evidentemente informare,[…]<strong>la</strong> condotta d’un sindaco socialista,<br />

quali che siano, non importa, le condizioni dell’ora e degli animi, e le esigenze pubbliche e<br />

private, generali e specifiche del<strong>la</strong> amministrazione gestita. […]Il partito non perdona. E il<br />

caso Zanel<strong>la</strong>[…]dovrà avere,[…]una grande importanza di monito. Le vio<strong>la</strong>zioni zanelliane<br />

al programma di Partito non riusciamo a vedere quali siano. Possiamo ritenere però in ferma<br />

18 Il dissidio dei socialisti a <strong>Verona</strong>, in “L’Arena”, 20 gennaio 1916.<br />

19 L’Anatema del<strong>la</strong> Direzione Centrale all’Amministrazione e al<strong>la</strong> Sezione Socialista di <strong>Verona</strong>, in<br />

“L’Arena”, 8 marzo 1917.<br />

98


fede che tali debbono essere apparse o divenute solo in quanto sia venuto a cessare il<br />

permesso e <strong>la</strong> complicità del partito che le avrebbe, per cricca, coperte. […] 20 .<br />

Il 9 marzo “L’Arena” un articolo dal titolo Ciò che pensa il Sindaco Zanel<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

condanna del<strong>la</strong> direzione del Partito riportò una sorta di autodifesa del Sindaco<br />

stesso, il quale sembra respingere ogni accusa di interventismo:<br />

L’amministrazione Comunale socialista, e <strong>la</strong> Sezione socialista furono accusate<br />

presso <strong>la</strong> direzione del partito d’ interventismo. Si figuri! Manifestazione principale di<br />

questo interventismo sarebbe stata <strong>la</strong> partecipazione dell’Amministrazione Comunale<br />

al<strong>la</strong> commemorazione di Carlo Montanari nel marzo 1915. Altri appunti, pure come<br />

dimostrazione di interventismo, furono offerti da quanto io so, da talune espressioni<br />

contenute in qualche avviso pubblicato dal Comune, o, per ultimo, da alcuni atti di pura<br />

indole amministrativa, che si vollero ritenere contrari alle linee di partito. […]La verità<br />

vera sul<strong>la</strong> crigine prima del dissidio non è un mistero per nessuno: risiede nel<strong>la</strong><br />

aspirazione, mancata, dell’on. Todeschini di diventare il sindaco, o, per necessità legali,<br />

non volendo egli certo abbandonare il mandato legis<strong>la</strong>tivo, il Prosindaco di<br />

<strong>Verona</strong>[…] 21 .<br />

Nonostante le premesse, non appare tuttavia semplice “liquidare” <strong>la</strong> giunta Zanel<strong>la</strong><br />

al<strong>la</strong> stregua di una compagine palesemente interventista. La lunga assenza delle sedute<br />

del<strong>la</strong> Giunta nel periodo più critico del 1915 non aiuta a rintracciare elementi utili che<br />

possano fornire indicazioni sul “cambio di rotta” dell’Amministrazione cittadina. Va<br />

ricordato che il fenomeno del passaggio dal<strong>la</strong> neutralità all’appoggio incondizionato al<strong>la</strong><br />

guerra si configurò al<strong>la</strong> stregua di una costante in tutto il Veneto 22 . Di fatto è possibile<br />

constatare che fino al 10 maggio del 1915, come è stato osservato nel capitolo dedicato,<br />

non è possibile rintracciare vere e proprie dichiarazioni di intenti, mentre i resoconti<br />

successivi datati 14 luglio, consegnano al<strong>la</strong> guerra una città se non apertamente<br />

schierata, palesemente non ostile. A tale riguardo appare efficace <strong>la</strong> sintesi offerta da<br />

Vittorino Colombo:<br />

Dietro <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> “né aderire né sabotare” dettata da Costantino Lazzari al partito<br />

Socialista di fronte al<strong>la</strong> guerra, trovava spazio una varietà di atteggiamenti. Una prima<br />

schematica divisione[…]può essere fatta tra coloro che <strong>la</strong>sciano cadere l’accento sul<br />

primo termine del duplice comandamento e quelli invece che insistono sul “non<br />

sabotare”. Il sindaco Zanel<strong>la</strong>, gli assessori, <strong>la</strong> maggioranza dei consiglieri comunali<br />

socialisti e <strong>la</strong> sezione cittadina del partito erano certamente tra i secondi[…].<br />

Inevitabilmente ciò li rendeva invisi ai pacifisti senza acquisire <strong>la</strong> fiducia degli<br />

20<br />

L’anatema del<strong>la</strong> Direzione Centrale all’Amministrazione e al<strong>la</strong> Sezione socialista di <strong>Verona</strong> in<br />

“L’Arena”, 8 marzo 1917.<br />

21<br />

Ciò che pensa il Sindaco Zanel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> condanna del<strong>la</strong> Direzione del Partito, in “L’Arena”, 9 marzo<br />

1917.<br />

22<br />

Per un opportuno approfondimento cfr. Franzina E., Tra Otto e Novecento, in Lanaro S. (a cura di), Il<br />

Veneto, op, cit., pp.851- 860.<br />

99


interventisti di qualsiasi colore verso chi si dichiarava comunque fedele all’idea<br />

socialista. […]Todeschini sosteneva di essersi astenuto da critiche o polemiche sul<br />

giornale circa <strong>la</strong> grave vertenza tra socialisti; ora però era sopravvenuta <strong>la</strong> presa di<br />

posizione del<strong>la</strong> direzione del partito che con una lettera a firma Lazzari dichiarava <strong>la</strong><br />

sezione di <strong>Verona</strong> responsabile di «condotta contraria al<strong>la</strong> deliberazione del partito»<br />

anche se ogni sanzione era rinviata «date le circostanze» 23 .<br />

La criticità del<strong>la</strong> situazione non tardò a ripercuotesi anche sul giornale “<strong>Verona</strong> del<br />

popolo”, che vide diminuire <strong>la</strong> quota degli abbonati e che interruppe di fatto le<br />

pubblicazioni nel gennaio del 1917 24 . Come si evince dal<strong>la</strong> dura presa di posizione del<strong>la</strong><br />

Direzione, <strong>la</strong> condanna <strong>politica</strong> colpì duramente l’Amministrazione nei suoi aspetti<br />

istituzionali, <strong>la</strong> conseguenza diretta che ne seguì fu lo scioglimento del<strong>la</strong> sezione<br />

socialista cittadina. Riguardo all’autodifesa del Sindaco ripresa dai giornali e sopra<br />

riportata, è possibile evincere dalle stesse dichiarazione che egli stesso considerava <strong>la</strong><br />

causa del sostanziale dissidio l’aspirazione mancata dell’onorevole Todeschini di<br />

diventare Sindaco, ritenendo pretestuosa l’accusa di interventismo.<br />

[…]L’imputazione di interventismo avrebbe potuto, a suo parere, essere rivolta ad<br />

amministrazioni di altre maggiori città, eppure […]«nessuna deliberazione fu presa,<br />

come non lo fu contro uomini più in vista del partito, i quali fecero anzi dichiarazioni di<br />

esplicito interventismo[…]. L’amministrazione sarebbe perciò rimasta al suo posto<br />

mentre per <strong>la</strong> sezione Zanel<strong>la</strong> prevedeva che sarebbe restata autonoma dal partito[…] 25 .<br />

Se da una parte non è possibile negare un contrasto sempre più evidente tra le istanze<br />

socialiste e l’atteggiamento dell’Amministrazione cittadina, dall’altro le motivazioni<br />

appaiono meno semplici di quelle che in prima istanza potrebbero esservi attribuite.<br />

Secondo Andrea Dilemmi, l’atteggiamento dell’Amministrazione socialista veronese si<br />

configura come<br />

Un fenomeno che è il riflesso di un processo verificatosi a più riprese nelle vicende<br />

del<strong>la</strong> <strong>politica</strong> locale, fino a configurarsi come una costante: il progressivo spostarsi<br />

verso destra dei socialisti giunti al governo del<strong>la</strong> città. Amministratori le cui posizioni<br />

politiche e concrete decisioni amministrative sono il frutto di una visione tecnocratica e<br />

modernizzatrice che gode del consenso operaio in quanto garanzia – a tratti più<br />

simbolica che reale – di un certo grado di tutele che derivano dai re<strong>la</strong>tivi margini di<br />

contrattazione sociale presenti negli anni delle amministrazioni progressiste 26 .<br />

Quanto fino a qui esaminato non può che costituire soltanto una breve sintesi di<br />

quelli che furono i momenti maggiormente “sensibili” che caratterizzarono il<br />

23 Colombo V., op. cit., pp. 73-74.<br />

24 L’ultimo numero di “ <strong>Verona</strong> del Popolo” uscì il 29 gennaio 1917.<br />

25 Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., p. 81.<br />

26 Dilemmi A., Il naso rotto di Paolo Veronese, op. cit., p. 146.<br />

100


comportamento dell’Amministrazione. Come è stato analizzato nel capitolo re<strong>la</strong>tivo,<br />

sarà a partire dal 1918 che <strong>la</strong> Giunta veronese si renderà protagonista di un ulteriore<br />

cambio di rotta, contestando apertamente i provvedimenti che furono emanati dal<br />

Governo in seguito ai fatti di Caporetto, ma per tutto il periodo bellico <strong>Verona</strong> fu e<br />

rimase il terzo comune socialista d’Italia governato da una Giunta socialista che per<br />

quanto prodiga di intenti e dichiarazioni, fu, nei grandi atteggiamenti, “non ostile” al<strong>la</strong><br />

guerra in corso.<br />

5.2 I cattolici italiani e veronesi <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra<br />

«Il soldato italiano non poté mai temere che <strong>la</strong> sua non fosse una guerra lecita, fosse<br />

una guerra non benedetta» 27 .<br />

La parte seguente è dedicata ad un breve approfondimento del<strong>la</strong> questione cattolica<br />

<strong>durante</strong> gli anni del<strong>la</strong> guerra, che lungi dal riguardare <strong>la</strong> città di <strong>Verona</strong> in via esclusiva,<br />

assunse accenti e posizioni variegate e non sempre espresse chiaramente. Prima di<br />

analizzarne le dinamiche locali, gioverà gettare uno sguardo più generale, sulle prese di<br />

posizione del Papa Benedetto XV salito al soglio pontificio poche settimane dopo lo<br />

scoppio delle ostilità, nel settembre del 1914.<br />

A titolo di premessa, pare opportuno riportare quanto afferma lo storico Pietro<br />

Melograni in re<strong>la</strong>zione al rapporto tra il mondo cattolico e <strong>la</strong> guerra: «I religiosi<br />

col<strong>la</strong>borarono al<strong>la</strong> guerra nello stesso modo in cui Benedetto XV <strong>la</strong> condannò» 28 .<br />

Melograni fa riferimento al<strong>la</strong> condanna che il Papa espresse chiaramente fin<br />

dall’inizio suo pontificato. Prima ancora di arrivare al famoso pronunciamento del 1917<br />

contro “l’inutile strage”, già Il 25 maggio del 1915, giorno successivo all’interevento<br />

italiano, Benedetto XV volle ripetere che l’Europa era disonorata da una “orrenda<br />

carneficina”, e nel marzo del ’1916 dichiarò che era in corso il “suicidio dell’Europa<br />

<strong>civile</strong>” 29 . Il più celebre monito contro “l’inutile strage” risale invece al<strong>la</strong> nota che il<br />

Papa inviò ai capi degli stati belligeranti il 1° agosto del 1917. In generale, sul versante<br />

italiano <strong>la</strong> posizione dei cattolici fu ben lungi dall’essere chiara e netta. Come afferma al<br />

riguardo Mario Isnenghi, il Vaticano aveva continuato a condannare l’evoluzione dei<br />

27 Jiemolo A. C., Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Torino, 1949, p. 569.<br />

28 Melograni P., Storia <strong>politica</strong> del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op. cit., p. 127.<br />

29 Cfr Lettera di Benedetto XV al cardinale decano del 25 maggio 1915 in Vercesi E., Il Vaticano, l’Italia<br />

e <strong>la</strong> guerra, Mi<strong>la</strong>no 1925, p. 32, e <strong>la</strong> lettera al cardinal vicario, in “La civiltà cattolica”, 1 aprile 1916, p.<br />

4.<br />

101


governi liberali che avevano provocato una riduzione dell’autorità papale, condanna<br />

solennizzata nel Sil<strong>la</strong>bo del 1864. La promulgazione del Non expedit (ossia il divieto<br />

per i cattolici di partecipare al<strong>la</strong> vita <strong>politica</strong>) da parte del<strong>la</strong> Santa Sede nel 1874,<br />

rifletteva di fatto un clima di ostilità nei confronti del Governo italiano, soprattutto dopo<br />

<strong>la</strong> presa di Roma del 1870. Dinnanzi allo scoppio del conflitto il Papa non avrà dubbi: <strong>la</strong><br />

guerra rappresentava <strong>la</strong> condanna divina di un’Europa che si era sottratta all’autorità<br />

del<strong>la</strong> chiesa romana.<br />

Questa posizione non era di fatto condivisa dai cattolici europei che non potevano<br />

(né volevano) estraniarsi dal processo di consolidamento delle rispettive realtà<br />

nazionali, anche dove mantenevano atteggiamenti di distacco verso i rispettivi governi.<br />

In Italia <strong>la</strong> lunga battaglia contro lo stato liberale […] si era praticamente esaurita al<strong>la</strong><br />

vigilia del<strong>la</strong> guerra mondiale. Nel 1914 i cattolici, […] si identificarono totalmente con<br />

le rispettive guerre nazionali, con l’approvazione delle loro gerarchie, non soltanto per<br />

<strong>la</strong> tradizione di obbedienza alle autorità costituite, ma per una diffusa accettazione dei<br />

valori patriottici, in non pochi casi fino all’estremismo nazionalista. […] Il Papa<br />

Benedetto XV, chiuso in una difficile quanto obbligata neutralità dinanzi a un conflitto<br />

che vedeva paesi cattolici schierati da entrambe le parti, arriverà a sviluppare <strong>la</strong><br />

condanna al<strong>la</strong> guerra con impegnative dichiarazioni ufficiali, come <strong>la</strong> nota del 1° agosto<br />

1917 ai capi degli stati belligeranti che deplorava “l’inutile strage” e auspicava una pace<br />

di compromesso 30 .<br />

La “neutralità assoluta” del<strong>la</strong> Santa Sede di fronte al conflitto, fu destinata a divenire<br />

per i cattolici italiani, “neutralità condizionata”, secondo <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> usata il 5 gennaio<br />

1915 dal presidente dell'Unione Popo<strong>la</strong>re, il conte Giuseppe Dal<strong>la</strong> Torre: condizionata<br />

precisamente al “patrimonio morale del<strong>la</strong> nazione”, prefigurando così, su un originario<br />

neutralismo di fondo, uno slittamento progressivo delle posizioni centrali del mondo<br />

cattolico verso un lealismo patriottico che finirà per accettare l'intervento e le sue<br />

conseguenze 31 .<br />

Quanto stava accadendo in Italia non fu privo di riflessi anche in ambito veronese. Il<br />

quotidiano di riferimento per i cittadini cattolici dall’anno 1887 era “<strong>Verona</strong> Fedele”,<br />

giornale allineato alle posizioni universalistiche e umanitarie del<strong>la</strong> Chiesa che riportava<br />

al riguardo anche articoli tratti da “L’Osservatore Romano”. Fin dagli esordi del<strong>la</strong><br />

guerra, il giornale aveva fatto trasparire il concreto timore circa <strong>la</strong> non duratura<br />

neutralità italiana. Ciò appare chiaro nell’editoriale del 15 agosto 1914, allorquando<br />

30 Cfr. Isnenghi M., Rochat G., La <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op cit., p. 31.<br />

31 Cfr. per approfondimento Fontana M, Cattolici sul<strong>la</strong> linea del Piave, Società italiana per lo studio del<strong>la</strong><br />

Storia Contemporanea, cfr inoltre Franzina E., Tra Ottocento e Novecento, in Lanaro S. (a cura di), Il<br />

Veneto, op. cit. p. 857.<br />

102


“<strong>Verona</strong> Fedele” riportò: «di fronte al cataclisma attuale l’Italia è per ora neutrale. Può<br />

durarlo? Lo temiamo. E le ragioni sono gravissime» 32 . Più in dettaglio, il giornale,<br />

spiegava che se Austria e Germania avessero vinto, non le avrebbero perdonato <strong>la</strong><br />

defezione dall’Alleanza, ma se vincitore fosse stato lo schieramento avverso <strong>la</strong><br />

situazione per essa non sarebbe stata meno insostenibile. Occorre dunque[…] che<br />

l’Italia intervenga prontamente dal<strong>la</strong> parte a cui è certa di averne più interesse 33 .<br />

In sintesi, <strong>la</strong> posizione del quotidiano cattolico prima del<strong>la</strong> guerra pare in sostanza<br />

caldeggiare l’entrata del paese nel conflitto dal<strong>la</strong> parte migliore, quale che fosse.<br />

Tuttavia non più tardi di un mese <strong>la</strong> sua posizione apparirà diametralmente opposta.<br />

Nell’auspicare una “seria neutralità”, nel settembre del 1914 affermava:« Per solo<br />

quattro montagne trentine e una Trieste economicamente rovina di Venezia e<br />

militarmente inutile, […]voler condurre l’Italia a una guerra è una follia» 34 . Di qui in<br />

avanti “<strong>Verona</strong> Fedele” si rese testimone di una vera e propria campagna per <strong>la</strong> pace,<br />

sintetizzata nei titoli più salienti: Vogliamo <strong>la</strong> pace!, 35 Per <strong>la</strong> neutralità 36 , Unanime<br />

consenso degli italiani perché <strong>la</strong> nostra pace continui 37 .<br />

Il 14 novembre sul giornale campeggiava un grande NO (al<strong>la</strong> guerra); sotto, con <strong>la</strong><br />

constatazione “<strong>la</strong> mania guerraio<strong>la</strong> è tutta in città”, veniva indetta una inchiesta sulle<br />

opinioni diffuse nei paesi del<strong>la</strong> provincia e fino a fine anno venne dato spazio alle<br />

risposte, che attestavano una grande maggioranza per <strong>la</strong> neutralità.[…] 38 Che si possa<br />

uscirne senza sangue, ecco il voto nel quale sintetizziamo tutti gli altri per il 1915,<br />

scriveva nell’editoriale di fine anno 39 .<br />

All’inizio del 1915 anche a <strong>Verona</strong> suscitò notevoli dibattiti Il discorso del<br />

presidente nazionale dell’ unione popo<strong>la</strong>re Giuseppe Dal<strong>la</strong> Torre, futuro direttore de<br />

“L’Osservatore Romano” dal 1920. La posizione del Conte Dal<strong>la</strong> Torre, pur partendo da<br />

un originario neutralismo di fondo, portò a formu<strong>la</strong>re <strong>la</strong> concezione di una neutralità<br />

“condizionata” e commisurata al rispetto dei diritti, delle aspirazioni, degli interessi<br />

32<br />

Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., p. 33.<br />

33<br />

Ibidem.<br />

34<br />

Cfr ivi, p. 33.<br />

35<br />

Vogliamo <strong>la</strong> pace, in “<strong>Verona</strong> Fedele”, 26 settembre 1914.<br />

36<br />

Per <strong>la</strong> neutralità, ivi, 4 ottobre 1914.<br />

37<br />

Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., p 33.<br />

38 Ivi, p. 34.<br />

39 Ivi, p. 35.<br />

103


nazionali. L’antitesi appariva piuttosto chiara, rispetto al<strong>la</strong> neutralità “assoluta” del<strong>la</strong><br />

Chiesa e del Papa 40 .<br />

Nel dibattuto e concitato periodo che predette l’inizio del<strong>la</strong> guerra, anche di fronte<br />

al<strong>la</strong> comparsa di nuove realtà sullo scenario veronese, “<strong>Verona</strong> Fedele” non modificò <strong>la</strong><br />

sua linea, continuando a definire “guerrafondai” gli interventisti come il Fascio<br />

Rivoluzionario 41 . Il giornale reagì inoltre alle dimostrazioni nazionali antigiolittiane ma<br />

anche a quelle neutraliste, auspicando che il Governo vietasse tutte le manifestazioni<br />

che costituivano pericolo perché tendenti a usurpare le funzioni del par<strong>la</strong>mento e a<br />

fuorviare <strong>la</strong> pubblica opinione in maggioranza orientata per <strong>la</strong> neutralità armata e<br />

vigile 42 . Nel<strong>la</strong> polemica con il quotidiano “L’Adige”, dopo <strong>la</strong> manifestazione in onore<br />

di Carlo Montanari, “<strong>Verona</strong> Fedele” affermava: «non siamo neutralisti assoluti; se per<br />

<strong>la</strong> dignità e gli interessi d’Italia non vi sarà altra via che <strong>la</strong> guerra, i cattolici, non ultimi,<br />

l’accetteranno e, facendo virtù di necessità, compiranno tutto il loro dovere» 43 .<br />

Ancora più emblematica divenne <strong>la</strong> sua posizione quando in un articolo del 18<br />

maggio che rifletteva l’atteggiamento ancora non chiaro se non palesemente ambiguo<br />

del mondo cattolico nazionale. Riprendendo l’editoriale de “L’Eco di Bergamo”,<br />

“<strong>Verona</strong> Fedele” affermò: «Venga <strong>la</strong> guerra, o si mantenga <strong>la</strong> pace nel<strong>la</strong> neutralità, è<br />

supremo dovere dei cittadini mostrarsi concordi e compresi del<strong>la</strong> grave deliberazione<br />

che l’autorità del Re è <strong>la</strong> so<strong>la</strong> arbitra di prendere» 44 . Sia pure esaminato attraverso<br />

questa rapida sintesi, l’atteggiamento del giornale cattolico appare già piuttosto<br />

ambiguo e queste varie fasi concorrono ad evidenziare il fenomeno che si configurò<br />

successivamente e che si precisò in una sorta di passaggio da un neutralismo di matrice<br />

evangelica al possibilismo interventista, fino ad arrivare quasi al fervore patriottico 45 . Se<br />

<strong>durante</strong> <strong>la</strong> metà del maggio 1915, subito dopo <strong>la</strong> riammissione di Sa<strong>la</strong>ndra al governo<br />

voluta dal Re, mentre “L’Arena” tito<strong>la</strong>va Sa<strong>la</strong>ndra ritorna al potere con <strong>la</strong> fiducia del<br />

re e per volontà del popolo 46 , “<strong>Verona</strong> Fedele” tornando a deplorare le “scenate” dei<br />

giorni precedenti, commentò pacatamente: « Amare <strong>la</strong> patria vuol dire sapere ciascuno<br />

tenere il suo posto e dare ciascuno al<strong>la</strong> patria quel sacrificio che chiede» 47 . A rappresentare<br />

un’alternativa sul versante cattolico, nel primo anno di guerra era nato per opera del<br />

40<br />

Ibidem.<br />

41<br />

Ibidem.<br />

42<br />

Ibidem.<br />

43<br />

Ibidem.<br />

44<br />

<strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit., p. 637.<br />

45<br />

Ivi, p. 639.<br />

46<br />

Sa<strong>la</strong>ndra ritorna al potere con <strong>la</strong> fiducia del re e per volontà del popolo” in “L’Arena” 16 maggio<br />

1915.<br />

47<br />

Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., p. 36.<br />

104


futuro sindaco Giovanni Uberti, “Il Corriere del mattino”, giornale che divenne in breve<br />

portavoce dei popo<strong>la</strong>ri locali 48 . Il nuovo quotidiano che vide <strong>la</strong> distribuzione del primo<br />

numero nel gennaio del 1916 incontrò un notevole successo di pubblico anche grazie<br />

al<strong>la</strong> scelta dell’uscita mattiniera. Il nuovo giornale,<br />

si mostrava molto sensibile ai bisogni più immediati del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, criticando <strong>la</strong><br />

scarsa efficacia delle modeste iniziative dell’amministrazione comunale per assicurare<br />

ai cittadini i generi di prima necessità, soggetti a evidenti fenomeni di accaparramenti e<br />

specu<strong>la</strong>zioni 49 .<br />

In generale, anche l’atteggiamento del<strong>la</strong> stampa cattolica diffusa nel resto del Veneto<br />

non era poi così dissimile dall’atteggiamento di “<strong>Verona</strong> Fedele”. Come argomenta lo<br />

storico Emilio Franzina, in questa concitata fase assistiamo ad una sorta di “moto di<br />

conversione”:<br />

Attraverso il supporto d’una strumentazione prescrittiva nel<strong>la</strong> sostanza analoga<br />

(moralismo, obbedienza alle gerarchie civili e religiose, esaltazione dei valori di patria e<br />

di fede, religiosità come camera di compensazione d’ogni sorta di sacrificio specie<br />

quello supremo) nel giro di un giorno o due, pur senza rinnegare del tutto le precedenti<br />

opzioni contrarie al<strong>la</strong> guerra onde poi poterle rinfoco<strong>la</strong>re all’occorrenza nel corso del<br />

conflitto[…] e sia in concomitanza, come nel ‘17, con partico<strong>la</strong>ri congiunture e con<br />

esplicite prese di posizione del<strong>la</strong> Santa Sede, <strong>la</strong> stampa clericale,[…]si schiera con<br />

prontezza abbastanza stupefacente sul<strong>la</strong> linea non solo dell’accettazione composta di un<br />

“fato ineluttabile” ma di appoggio fervente ed efficace d’ogni sua visibile<br />

conseguenza 50 .<br />

I riflessi di quanto Franzina afferma si possono cogliere fra le righe delle lettere<br />

inviate ai fedeli e al clero dal vescovo di <strong>Verona</strong>, il cardinale Bartolomeo Bacilieri.<br />

Nipote del rettore del Seminario Vescovile di <strong>Verona</strong>, dopo aver studiato all’Università<br />

gregoriana di Roma, rientrò a <strong>Verona</strong> dove gli fu affidata <strong>la</strong> cattedra di teologia.<br />

Divenne successivamente rettore del seminario e nel 1900 fu chiamato dapprima a<br />

coadiuvare e poi a sostituire il vescovo Luigi di Canossa al<strong>la</strong> guida del<strong>la</strong> diocesi di<br />

<strong>Verona</strong> 51 . Si distinse per l’intransigentismo, anche in virtù di quel<strong>la</strong> ve<strong>la</strong>ta patina di<br />

ostilità e risentimento nei confronti dello Stato italiano a motivo delle trascorse vicende<br />

risorgimentali 52 . La tendenza da parte ecclesiastica a conferire al conflitto una natura<br />

“divina” in sostanziale accordo con l’interpretazione papale, non difettava a Bacilieri il<br />

48 Zangarini M., Storia del<strong>la</strong> Società Letteraria di <strong>Verona</strong>, op. cit. p. 149.<br />

49 Colombo V., Cronache politiche veronesi, op. cit., p. 90.<br />

50 Franzina E., La transizione dolce, op. cit., p. 406.<br />

51 Cfr. Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere, Dizionario biografico dei veronesi, (Secolo XX),<br />

fondazione Cassa di risparmio di <strong>Verona</strong> Vicenza Belluno e Ancona, pp. 53-55, cfr inoltre Viviani O., Il<br />

Cardinale Bartolomeo Bacilieri vescovo di <strong>Verona</strong>,Olindo Viviani, <strong>Verona</strong> 1960.<br />

52 Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 48.<br />

105


quale il 24 giugno 1915, ad un mese esatto dall’inizio, indirizzò una prima lettera ai<br />

diocesani per esprimere preoccupazione e cordoglio, riconfermando al contempo <strong>la</strong><br />

natura “soprannaturale” del conflitto 53 . Per quanto il testo non costituisca materia<br />

rilevante sotto il profilo dell’indagine storica, appare opportuno riportarne i passi più<br />

salienti che contribuiscono a cogliere immediatamente il clima, l’atteggiamento e il<br />

modus operandi del<strong>la</strong> gerarchia cattolica veronese. Secondo il Cardinale, <strong>la</strong> guerra<br />

appariva chiaramente al<strong>la</strong> stregua di un f<strong>la</strong>gello divino al quale era necessario opporre<br />

esclusivamente <strong>la</strong> cristiana penitenza:<br />

Da dieci mesi quasi tutte le nazioni d’Europa si combattono accanitamente per a<br />

vicenda in una guerra <strong>la</strong> più micidiale e disumana, unica nel<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> nostra stirpe,<br />

sia per <strong>la</strong> moltitudine pressoché innumerabile dei combattenti, sia per <strong>la</strong> forza<br />

spaventosa delle armi perfezionate e dei nuovi congegni di guerra adoperati, sia per<br />

l’orrendo macello di vittime umane, nuova inoltre per i campi di battaglia nei quali è<br />

combattuta, avendo essa occupato oltre quelle del<strong>la</strong> terra e del mare anche le regioni<br />

dell’aria. Un mese fa anche l’Italia nostra entrò a parte di questo immane duello; e già i<br />

suoi eserciti, superati i valichi settentrionali ed orientali del regno, hanno fatto le prime<br />

armi, ed avanzandosi di vittoria in vittoria, hanno sparso il generoso loro sangue nelle<br />

vicine val<strong>la</strong>te del Trentino, sugli incantevoli monti del<strong>la</strong> Carnia, e sulle sponde del<br />

c<strong>la</strong>ssico Isonzo. Colpiti dal tremendo f<strong>la</strong>gello del<strong>la</strong> guerra, e trepidanti per gli orrori che<br />

<strong>la</strong> sogliono accompagnare e seguire, che faremo noi, o dilettissimi, nel<strong>la</strong> triste e penosa<br />

ora che volge? Penitenza, o carissimi, penitenza 54 !<br />

La lettera prosegue con un invito ai sacerdoti nel<strong>la</strong> quale emergono le<br />

preoccupazioni primarie di Bacilieri, legate al<strong>la</strong> salvaguardia dei costumi e del<strong>la</strong><br />

moralità, anche se, come afferma di nuovo Emilio Franzina, l’intento di salvaguardare<br />

<strong>la</strong> “sanità dei costumi” di soldati e cittadini, ebbe un esito piuttosto scarso 55 .<br />

In questo tempo in cui iddio offeso dai peccati degli uomini ci castiga tutti per<br />

emendarci e richiamarci a sé, noi sacerdoti dobbiamo essere per ufficio istromenti di<br />

riconciliazione[…]ci presenteremo al popolo con in mano le tavole eterne del<strong>la</strong> legge<br />

divina, rimproverandogliene le molti e gravi trasgressioni che provocarono sulle genti e<br />

sui Principi il f<strong>la</strong>gello di questa guerra mondiale: tali sono principalmente i peccati<br />

dell’ateismo e del<strong>la</strong> incredulità proc<strong>la</strong>mati in pubblico, del<strong>la</strong> bestemmia e del<br />

turpiloquio; il malcostume diffuso dal<strong>la</strong> stampa, dai teatri e dai cinematografi […].Ma<br />

al<strong>la</strong> semplicità del<strong>la</strong> colomba aggiungiamo sempre <strong>la</strong> prudenza del serpente, e perciò<br />

asteniamoci da qualsiasi atto o discorso sia pubblico che privato, che potesse<br />

comechessia alterare quel<strong>la</strong> armonia e quel<strong>la</strong> concordia di menti e di cuori, che in<br />

quest’ora solenne fa palpitare di un palpito solo ogni anima italiana. […] 56 .<br />

53<br />

“Bollettino Ecclesiastico veronese”, 1 luglio 1915 pp. 156-161, cfr inoltre <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op.<br />

cit., pp. 639-640.<br />

54<br />

Ibidem.<br />

55<br />

Cfr. Franzina E., Tra Ottocento e Novecento, op. cit., p. 857.<br />

56 Ibidem.<br />

106


Emerge dal contenuto del<strong>la</strong> lettera una sostanziale adesione al pensiero cattolico<br />

dominante del momento, <strong>la</strong> lettera pur intrisa di retorica, par<strong>la</strong> del “tremendo f<strong>la</strong>gello”<br />

al quale oppone pratiche di devozione cristiana e nettissima risalta <strong>la</strong> polemica contro <strong>la</strong><br />

presunta degenerazione morale dei costumi. Per quanto concerne l’invito ai sacerdoti,<br />

l’inconsueto riferimento al serpente non sfuggì al periodico socialista “<strong>Verona</strong> del<br />

popolo” il quale testimoniando di fatto un clima di ampio dibattito politico e morale,<br />

rispose sarcasticamente:<br />

[…]Qui il pastore risponde volgendosi ai sacerdoti con una strizzatina d’occhi:<strong>la</strong><br />

situazione è certo difficile ma ne usciremo bene se sapremmo accoppiare al<strong>la</strong> semplicità<br />

del<strong>la</strong> colomba <strong>la</strong> prudenza del serpente. Lungi da voi ogni discussione intempestiva e<br />

pericolosa; badate che siamo nel<strong>la</strong> zona di guerra e sotto l’impero del<strong>la</strong> legge marziale!<br />

Ah, quando imparavo <strong>la</strong> dottrinetta in chiesa mi si insegnava che il serpente era il più<br />

immondo degli animali: il diavolo tentatore condannato a strisciare sul<strong>la</strong> terra. Eccolo<br />

ora riabilitato e scelto a modello di vita sacerdotale. Quello che voi direte o farete<br />

comprendere ai fedeli non ve lo posso dire:c’è <strong>la</strong> legge marziale. Ma voi lo<br />

sapete:strisciate, strisciate come il serpente...[…]. E poi il pastore ritorna al<strong>la</strong> pecorel<strong>la</strong>:<br />

Che dovete voi fare? Preghiera, elemosina e digiuno. Soprattutto digiuno.[...] E con <strong>la</strong><br />

carne a 3.50 e il pane a 0.55 il consiglio vescovile ci pare più che superfluo. Ah! Noi<br />

vorremmo, o pastore santo, vorremmo anche noi dire del<strong>la</strong> chiesa tutto quel che ci freme<br />

nel cuore, ma…”siamo nel<strong>la</strong> zona di guerra e sotto l’impero del<strong>la</strong> legge marziale”. E<br />

bisogna che il serpente divori <strong>la</strong> colomba 57 !<br />

Il linguaggio retorico, colto e raffinato del Cardinale, ben si adattava allo scopo di<br />

conciliare <strong>la</strong> visione del divino f<strong>la</strong>gello con <strong>la</strong> necessità del<strong>la</strong> penitenza: il compito per i<br />

fedeli si annunciava tra i più ardui, <strong>la</strong> guerra appariva si “tremendo f<strong>la</strong>gello” ma, stando<br />

alle sue parole, tutti dovevano adeguarsi al<strong>la</strong> nuova situazione in un clima di perfetta<br />

omologazione ideologica che si concretizzava in assoluta unità di intenti, comune sforzo<br />

morale e s<strong>la</strong>ncio nazionalistico 58 . Se a questo punto un giudizio approssimativo e<br />

sintetico parrebbe bol<strong>la</strong>re di “contraddittorietà” l’atteggiamento dei cattolici di fronte<br />

al<strong>la</strong> situazione, una riflessione più ampia contribuisce a chiarire maggiormente <strong>la</strong><br />

questione del<strong>la</strong> “compatibilità” tra il sentimento religioso cattolico e le necessità<br />

derivanti dal<strong>la</strong> guerra. Come affermano Mario Isnenghi e Giorgio Rochat in proposito,<br />

Valori come il pacifismo, il rifiuto del<strong>la</strong> violenza, l’obiezione di coscienza, non<br />

facevano parte del<strong>la</strong> cultura cattolica né di quel<strong>la</strong> protestante del tempo. La piena<br />

adesione delle Chiese al<strong>la</strong> guerra <strong>la</strong>sciava spazio a posizioni artico<strong>la</strong>te, dall’oltranzismo<br />

nazionalista a un patriottismo che nel nemico rispettava l’uomo, ma escludeva scelte<br />

motivate dal rifiuto. La partecipazione al<strong>la</strong> guerra non comportava problemi di<br />

coscienza; preti come Primo Mazzo<strong>la</strong>ri e Angelo Roncalli[…]prestarono servizio l’uno<br />

come cappel<strong>la</strong>no, l’atro come sergente di sanità. Soltanto alcuni gruppi evangelici<br />

57 Colombe e serpenti, in “<strong>Verona</strong> del popolo”, 17 luglio 1915.<br />

58 <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit., p. 641.<br />

107


inglesi e statunitensi si posero il problema dell’obiezione di coscienza, senza grande<br />

risonanza in un mondo cristiano che partecipava al<strong>la</strong> guerra con assoluta convinzione 59 .<br />

È in questo clima che occorre collocare l’atteggiamento del vescovo veronese. I suoi<br />

rapporti con le altre autorità cittadine non furono facili, come dimostra sia pure<br />

indirettamente un episodio: il 22 agosto del 1915 in occasione di una solenne cerimonia<br />

da lui presieduta nel<strong>la</strong> Basilica di San Zeno in commemorazione dei caduti, fu<br />

pressoché totale e ostentata l’assenza delle autorità militari. “L’Arena” riferì il fatto<br />

senza commentare:<br />

Ieri nel<strong>la</strong> breve nota di cronaca intorno a questa cerimonia fu accennato anche<br />

all’intervento dei militari, perché effettivamente proprio nell’ora in cui il giornale<br />

andava in macchina, numerosi ufficiali e soldati s’avviarono verso S. Zeno[…], ma<br />

invece giunti all’entrata del Tempio venivano avvertiti da apposite pattuglie del non<br />

intervento dei superiori. Allora ufficiali e soldati se ne ritornarono. Fu così che l’autorità<br />

militare, contrariamente a quanto si sapeva e si credeva, non fu presente al<strong>la</strong> funzione.<br />

Non è il caso di far commenti o considerazioni, sappiamo solo che di questo fatto venne<br />

informato il Governo 60 .<br />

L’ostilità delle autorità civili non fu da meno nei confronti di Bacilieri, al punto che<br />

per due anni gli fu negato l’Exequatur, l'assenso regio al<strong>la</strong> pubblicazione di atti<br />

dell'autorità ecclesiastica 61 . Tuttavia, come argomenta il giornalista Emanuele Luciani,<br />

all’inizio del nuovo secolo il problema appariva superato dal momento che cattolici e<br />

liberali si erano avvicinasti anche per contrastare <strong>la</strong> diffusione del socialismo 62 .<br />

L’irrisolta questione romana e l’anticlericalismo diffuso tra gli ufficiali superiori,<br />

indussero in generale il vescovo Bacilieri ad una certa prudenza nei rapporti con gli alti<br />

comandi, ma <strong>durante</strong> quel<strong>la</strong> cerimonia tenutasi nel<strong>la</strong> basilica, egli richiamò per il<br />

cristiano <strong>la</strong> necessità di sviluppare <strong>la</strong> virtù del<strong>la</strong> pazienza invocando:<br />

Fortezza per l’augusta persona del magnanimo nostro re, per i bravi e buoni duci<br />

supremi dell’esercito e dell’armata, e per i prodi soldati, che sparsi nell’anfiteatro delle<br />

nostre Alpi con le armi al<strong>la</strong> mano stanno conquistando i confini naturali del Bel paese,<br />

che Appennino a parte, il mar circonda e l’Alpe. Che il Dio degli eserciti da essi<br />

riconosciuto ed adorato nei suoi sacramenti e nel sacrificio incruento, li scorga a pronta,<br />

piena e rimunatrice vittoria, e li riconduca presto, cinti <strong>la</strong> fronte del<strong>la</strong> simbolica fronda<br />

di quercia, ai loro foco<strong>la</strong>ri e alle arti tranquille del<strong>la</strong> pace 63 !<br />

59 Isnenghi M., Rochat G., La <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong> 1914-1918, op. cit., p. 3.<br />

60 La solenne cerimonia di ieri a S. Zeno per <strong>la</strong> vittoria delle nostre armi, in “L’Arena”, 23-24 agosto<br />

1915.<br />

61 Cfr. Scottà A.,(a cura di), I Vescovi veneti e <strong>la</strong> Santa Sede nel<strong>la</strong> guerra 1915-1918 Vol. II, Edizioni di<br />

Storia e Letteratura, Roma, 1991, p. 182.<br />

62 Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 48. Per un approfondimento generale cfr. Traniello F.,<br />

Campanini D., Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, 5 voll., Marietti, Casale di<br />

Monferrato, 1984.<br />

63 Coppari M. F. e Marchi G. P., I Segni del<strong>la</strong> <strong>Verona</strong> nel Novecento, op. cit., p. 23.<br />

108


Ad una lettura attenta di queste poche righe si potrà notare come anche al cardinal<br />

Bacilieri non era estraneo l’artificio retorico che “piegava” <strong>la</strong> letteratura alle esigenze del<strong>la</strong><br />

propaganda, come si nota dal<strong>la</strong> sua citazione petrarchesca (del Bel paese, che Appennino a<br />

parte, il mar circonda e l’Alpe), qui adoperata a pretesto da accostare ai soldati in armi.<br />

Durante il suo operato non mancarono accenni di col<strong>la</strong>borazione e opere di<br />

sensibilizzazione, che in più di qualche caso finirono per rappresentare l’alternativa<br />

assistenziale che tentava di sopperire alle mancanze governative. Nell’ottobre del 1915<br />

il Cardinale intervenne presso i parroci per sensibilizzare i fedeli alle necessità dei<br />

soldati, “adattando” anche gli obblighi del precetto festivo alle necessità del<strong>la</strong> guerra:<br />

Le brezze autunnali già ritornate ci avvertono dell’avvicinarsi dell’inverno, il quale<br />

se sarà come al solito rigido per tutti noi, lo sarà molto più per i nostri diletti soldati, che<br />

lo dovranno passare lontani dalle loro famiglie fra le raffiche, le brine, le nevi ed i<br />

ghiacciai delle Alpi. […]Praticamente si tratta di allestire quanto prima camicie, maglie,<br />

calze e guanti di <strong>la</strong>na; si può anche offrire <strong>la</strong>na in natura. […]Permettiamo che si possa<br />

<strong>la</strong>vorare anche nei giorni festivi fuori dall’orario delle funzioni, per tre ore continuate o<br />

disgiunte 64 .<br />

In un primo momento i documenti fino a qui riportati possono concorrere al<strong>la</strong><br />

formazione di un giudizio critico poco lusinghiero nel confronti di Bacilieri,<br />

apparentemente e pubblicamente ancorato al<strong>la</strong> visione del<strong>la</strong> guerra-f<strong>la</strong>gello a cui<br />

opporre pratiche devozionali. Tuttavia un documento mai citato dal<strong>la</strong> storiografia locale,<br />

parrebbe suggerire una diversa natura dei suoi convincimenti rispetto a quelli<br />

apertamente manifestati. A tale riguardo l’imponente <strong>la</strong>voro a cura di Antonio Scottà fa<br />

emergere dall’Archivio Vaticano un carteggio di estremo interesse, una lettera<br />

indirizzata al Segretario di Stato Vaticano Cardinal Pietro Gasparri, subito dopo<br />

l’eccidio in Piazza Erbe avvenuto il 14 novembre 1915:<br />

[…] Appresso, vorrei chiederle se sia o no temerario il pregare il Santo Padre di<br />

interessare il governo austriaco a cessare dai bombardamenti di queste nostre città,<br />

bombardamenti che uccidono tanti inermi cittadini, e distruggono tanti insigni nostri<br />

capo<strong>la</strong>vori. Anche oggi, mentre sto scrivendo, aerop<strong>la</strong>ni nemici vo<strong>la</strong>no minacciosi sopra<br />

questa povera <strong>Verona</strong>, con generale sgomento dei cittadini sopraffatti dal terrore dopo <strong>la</strong><br />

catastrofe luttuosa di domenica p.p. 65 Sua Santità che si rese altamente benemerito per<br />

aver mitigato gli orrori di questa guerra selvaggia e propugnata <strong>la</strong> conclusione del<strong>la</strong><br />

pace, non potrebbe ai molti altri aggiungere il merito di far cessar questo barbaro mezzo<br />

di uccisione e di distruzione? Almeno non potrebbe indurre il governo austriaco a<br />

dichiarare ufficialmente che rinuncia a bombardare con i suoi aerop<strong>la</strong>ni le nostre<br />

64<br />

“Bollettino Ecclesiastico Veronese”, 1 ottobre 1915, pp. 228-229, cfr. anche <strong>Verona</strong> e il suo territorio,<br />

op. cit., p. 656.<br />

65<br />

Bacilieri fa riferimento al bombardamento avvenuto il 14 novembre 1915 in Piazza Erbe.<br />

109


innocenti città, purché il governo italiano desista esso pure dal servirsi più oltre di<br />

questo feroce argomento di guerra 66 ?<br />

Il contenuto del<strong>la</strong> lettera appare piuttosto sorprendente, quasi lontano dal<strong>la</strong> consueta<br />

diplomazia che caratterizza il personaggio Bacilieri, uomo di indubbia preparazione<br />

culturale ma di estrema prudenza. Per quanto apparentemente difficile possa apparire il<br />

tentativo di conciliare l’atteggiamento pubblico dell’alto pre<strong>la</strong>to con il richiamo privato<br />

al<strong>la</strong> pace, occorre ricordare che <strong>la</strong> repressione delle autorità nei confronti degli<br />

atteggiamenti antibellici, non risparmiò neppure il clero. Fin dal principio <strong>la</strong> Chiesa<br />

cattolica aveva guardato con diffidenza <strong>la</strong> prospettiva di una guerra contro l’Austria,<br />

tradizionalmente ritenuta il baluardo del tradizionalismo cattolico europeo, e non furono<br />

rari i casi di religiosi perseguitati per atteggiamenti antipatriottici. La sorveglianza nei<br />

confronti di costoro nel corso del<strong>la</strong> guerra divenne sempre più attenta e pressante, a<br />

causa del<strong>la</strong> notevole influenza del clero sull’opinione pubblica e in partico<strong>la</strong>r modo<br />

sulle masse contadine 67 .<br />

L’estrema prudenza del Bacilieri caratterizzò anche il suo atteggiamento sul piano<br />

<strong>civile</strong>. Nonostante gli apparenti contrasti, egli non esitò a mettere a disposizione del<strong>la</strong><br />

Croce Rossa il seminario fin dall’inizio del conflitto, concedendo <strong>la</strong> dispensa dal riposo<br />

festivo in casi di necessità per i <strong>la</strong>vori nei campi, raccomandando il prestito nazionale e<br />

<strong>la</strong> raccolta di indumenti di <strong>la</strong>na peri soldati al fronte 68 . Tutto questo aprirà <strong>la</strong> strada<br />

verso un tentativo di diplomatica riconciliazione con le autorità civili: in una lettera<br />

pubblica che Bacilieri indirizzò al tenente generale Ricci-Armani comandante del<strong>la</strong><br />

Fortezza di <strong>Verona</strong>, egli indugiò nel ricordare i meriti del clero <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra:<br />

Il nostro clero[…] in questi momenti di guerra diede prova costante del suo<br />

interessamento ed affetto per l’esercito, non con l’arroganza delle parole, ma con<br />

l’eloquenza dei fatti: cioè con l’assiduo suo adoperarsi presso le persone e le famiglie<br />

dei coscritti, dei richiamati, dei pochi disertori, dei prigionieri, dei feriti e dei morti; sia<br />

con <strong>la</strong> direzione dell’opera per <strong>la</strong> confezione degli indumenti militari e con <strong>la</strong><br />

cooperazione a tutti i comitati di assistenza civica; sia finalmente con l’ospitalità<br />

accordata alle truppe accantonate nei vari paesi del<strong>la</strong> provincia, ai quali si aprirono<br />

<strong>la</strong>rgamente le case canoniche, divenute d’un tratto “case del soldato” 69 .<br />

Anche in favore dei prigionieri di guerra il clero non aveva trascurato l’importante<br />

compito di mediazione per un possibile rimpatrio, tuttavia le modalità attraverso le quali<br />

66<br />

Archivio di Stato Vaticano, <strong>Guerra</strong>, fasc. 477, p. 55, Prot. n. 11582, citata in Scottà A. (a cura di), I<br />

Vescovi veneti, op. cit., pp. 199-200.<br />

67<br />

Cfr. Gibelli A., La <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong> degli italiani, op. cit., p. 176.<br />

68<br />

Cfr. Scottà A., I Vescovi veneti, op. cit., pp. 188-189.<br />

69<br />

“Bollettino Ecclesiastico Veronese”, 1918, p. 189.<br />

110


questo “servizio” era reso apparivano piuttosto macchinose, e contribuirono a<br />

legittimare almeno di fatto il ruolo e l’autorità del<strong>la</strong> Chiesa in ambito pubblico. Per far<br />

rimpatriare un prigioniero ma<strong>la</strong>to, occorreva chiedere una sorta di intercessione del<strong>la</strong><br />

Santa Sede, e le modalità furono spiegate nel “Bollettino Ecclesiastico” <strong>durante</strong> il mese<br />

di giugno del 1918:<br />

Per poter trasmettere nel nome augusto del Santo Padre domande di rimpatrio a<br />

favore di prigionieri di guerra si richiede assolutamente: 1 un’istanza al Sommo<br />

Pontefice proveniente direttamente dal<strong>la</strong> famiglia interessata, con il visto del<strong>la</strong> Curia. 2<br />

le indicazioni re<strong>la</strong>tive al prigioniero raccomandato[…]3 Ragioni per le quali si presume<br />

<strong>la</strong> sua attuale invalidità. Queste ragioni sono assolutamente necessarie, perché <strong>la</strong> S. Sede<br />

possa interporre i suoi buoni uffici; ed ove non risultassero chiare ed attendibili, <strong>la</strong><br />

Segreteria di Stato non potrebbe in nessun modo inoltrare <strong>la</strong> domanda. […]Dopo ciò, e<br />

finché il prigioniero non abbia fatto noto il risultato del<strong>la</strong> visita medica, al<strong>la</strong> quale in<br />

ogni caso deve essere sottoposto, ogni ulteriore insistenza riuscirebbe superflua 70 .<br />

Traccia di questa “operazione” <strong>la</strong> si può riscontrare nel<strong>la</strong> già citata lettera di Bacilieri al<br />

Cardinal Gasparri che prosegue:<br />

Finalmente, una distinta famiglia di questa città mi prega di rivolgermi a Sua Santità,<br />

per raccomandargli <strong>la</strong> sorte di un infelice suo membro. […]Ecco <strong>la</strong> grazia di cui si prega<br />

il Santo Padre, di voler avanzare ricerche presso il governo austriaco, per sapere se il<br />

capitano Cerù sia o no fra i prigionieri; del<strong>la</strong> qualcosa <strong>la</strong> famiglia, per quante ricerche<br />

abbia fatte finora, non poté sapere nul<strong>la</strong>, e perciò versa nel<strong>la</strong> più angosciosa ansietà.<br />

Essa supplica, e confida di essere liberata da sì crudele incertezza per <strong>la</strong> benignità del<br />

nostro Santo Padre 71 .<br />

Con l’approssimarsi degli eventi anche i tentativi di riconciliazione tra Bacilieri e le<br />

autorità si fecero maggiormente evidenti, in partico<strong>la</strong>r modo dopo <strong>la</strong> sconfitta di<br />

Caporetto. Con una lettera del 4 novembre egli manifestò <strong>la</strong> preoccupazione per le<br />

vicende belliche e rivolgendosi al<strong>la</strong> diocesi rilevò <strong>la</strong> gravità del momento e l’esigenza di<br />

reagire ai nemici esterni ed interni, questi ultimi accusati di non ben definite “malvagie<br />

macchinazioni” 72 . Nel<strong>la</strong> lettera si nota l’ampio ricorso ai riferimenti dei valori<br />

tradizionali cristiani: Dio, patria famiglia, l’auspicio di concordia, obbedienza agli<br />

ordini e alle direzioni impartite dai supremi poteri dello Stato.<br />

Il resto, come afferma lui stesso, appariva propaganda sovversiva, insinuazione di<br />

settari e di sobil<strong>la</strong>tori, malcostume che indebolisce le coscienze e provoca <strong>la</strong> rovina dei<br />

70<br />

“Bollettino Ecclesiastico Veronese”, giugno 1918, p. 111, cfr. anche <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit.<br />

p. 697.<br />

71<br />

Scottà A., I Vescovi veneti, op. cit., lettera al Segretario di Stato Vaticano del 18 novembre 1915, p.<br />

200.<br />

72<br />

Cfr. <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit., p. 692.<br />

111


singoli e degli stati 73 . Bacilieri non tra<strong>la</strong>sciò l’attacco contro i costumi: «il vizio più<br />

vergognoso ed innominabile incede pettoruto e spavaldo nel<strong>la</strong> piena luce del sole per le<br />

vie, per le piazze, e per i dintorni delle nostre città, che rigurgitano di meretrici» 74 . Al<br />

dramma del<strong>la</strong> guerra si accompagnavano altri problemi che le autorità non sembravano<br />

in grado di fronteggiare tanto che lui stesso chiese con insistenza l’uso del<strong>la</strong> forza<br />

armata «per purgare le nostre città da tanto luridume e per sconfiggere il<br />

libertinaggio» 75 , mentre onnipresente appariva ormai il richiamo ai cristiani e l’appello<br />

al<strong>la</strong> fede, al<strong>la</strong> concordia e all’unione con le autorità, caratteristiche richieste al buon<br />

cristiano che non doveva mai dimenticare <strong>la</strong> penitenza vista come mezzo di espiazione.<br />

Immancabile naturalmente il riferimento al<strong>la</strong> «Provvidenza che non fallisce mai nelle<br />

adorabili sue disposizioni» 76 . Ancora una volta si affermava l’interpretazione cattolica<br />

che vedeva il conflitto al<strong>la</strong> stregua di un castigo e come mezzo di espiazione. Non vi fu<br />

alcun riferimento all’inutile strage e nul<strong>la</strong> venne messo in discussione all’interno del<br />

potere costituito. La posizione pubblica di Bacilieri ribadiva l’impegno complessivo<br />

del<strong>la</strong> gerarchia cattolica a fianco delle autorità militari, e nei convulsi momenti legati<br />

al<strong>la</strong> sconfitta di Caporetto, pubblicò una lettera rivolta ai fedeli e al clero in cui per <strong>la</strong><br />

prima volta apparve il riferimento al “nemico interno”:<br />

Mentre i nostri robusti soldati difendono i vio<strong>la</strong>ti confini del regno contro l’invasione<br />

improvvisa del nemico esterno, ogni buon cittadino italiano deve difendere il suo diletto<br />

almo paese dai nemici interni, e dalle malvagie loro macchinazioni. […] gli è appunto a<br />

tale scopo che io, […] mi rivolgo a tutti voi, o miei direttissimi diocesani, e vi prego e vi<br />

scongiuro per quanto avete di più sacro di bandire fin d’ora le dissensioni, i rancori, le<br />

contrarie opinioni dei partiti che vi dividono, per unirvi tutti fraternamente […],<br />

ottemperando agli ordini e cooperando alle direzioni che ci vengono impartiti dai<br />

supremi poteri dello stato. Non date mai retta[…] alle sovversive insinuazioni dei<br />

settari, ed ai sobil<strong>la</strong>tori che cercassero di spargere i semi del<strong>la</strong> divisione o[…]e<br />

sopportate ancora pazientemente […] i pesi, le gravezze e le privazioni[…].<br />

Rammentatevi, o direttissimi, che l’unione fa <strong>la</strong> forza di un popolo, come <strong>la</strong> discordia ne<br />

cagiona lo scadimento e <strong>la</strong> debolezza[…] 77 .<br />

La metafora del “nemico interno” appare figlia diretta di un’altra espressione coniata<br />

dalle forze interventiste, quel<strong>la</strong> del “fronte interno”. L’idea era nata dal tentativo di<br />

trasporre lo spirito del<strong>la</strong> trincea all’intero territorio nazionale, perché nessuno potesse<br />

considerarsi estraneo allo sforzo comune per <strong>la</strong> causa bellica, come spiega Antonio<br />

Gibelli:<br />

73<br />

Cfr. “Bollettino Ecclesiastico Veronese”, dicembre 1917, p. 253, cfr. anche <strong>Verona</strong> e il suo territorio,<br />

op. cit., p. 693.<br />

74<br />

Ibidem.<br />

75<br />

Ibidem.<br />

76<br />

Ibidem.<br />

77<br />

Ivi, lettera del vescovo di <strong>Verona</strong> del 4 novembre 1917, pp. 250-252, cfr. anche <strong>Verona</strong> e il suo<br />

territorio, op. cit., p. 691.<br />

112


L’idea di fronte interno richiamava quel<strong>la</strong> di «nemico interno» e implicava un<br />

programma di lotta a oltranza contro quanti non avevano approvato l’intervento e si<br />

mantenevano tiepidi di fronte ai richiami patriottici, considerati al<strong>la</strong> stregua di veri e<br />

propri traditori 78 .<br />

La lettera del 4 novembre sopraccitata, nel manifestare al<strong>la</strong>rme e inquietudine per le<br />

vicende belliche, riferisce infatti di “nemici interni” accusati di non ben definite<br />

“malvagie macchinazioni”, segno di evidenti preoccupazioni per <strong>la</strong> vivace propaganda<br />

sovversiva e non da ultimo per una certa suscettibilità <strong>politica</strong> 79 . Evidente appare invece<br />

l’intento di ricompattare il fronte interno e di cooperare con le autorità. Proseguendo<br />

nelle sue disposizioni, il Cardinale richiamò il clero al desiderio del Papa, invitando i<br />

sacerdoti a rimanere nel<strong>la</strong> diocesi anche in caso di invasione nemica 80 . Un successivo<br />

avviso che ribadiva l’impegno complessivo del<strong>la</strong> gerarchia al fianco dell’autorità<br />

militare, richiamava un bando del Generale Cadorna che aveva invitato i disertori a<br />

ritornare alle armi entro un tempo stabilito:<br />

Nell’interesse personale di questi giovani e delle loro famiglie raccomandiamo<br />

caldamente ai MM. RR. Parrochi e a tutti i Sacerdoti del<strong>la</strong> Diocesi di adoperarsi<br />

efficacemente affinché i giovani disertori che si trovassero nelle loro parrocchie<br />

provvedano saggiamente ai casi loro entro il tempo utile e cioè il mese corrente 81 .<br />

Sia pure con i limiti rive<strong>la</strong>ti dal<strong>la</strong> sintesi, <strong>la</strong> posizione generale del capo del<strong>la</strong> diocesi<br />

veronese pare essere nel<strong>la</strong> sostanza in linea con quel<strong>la</strong> del pontefice alle cui disposizioni<br />

egli si attenne fedelmente 82 . Tuttavia, se <strong>la</strong> lettera del 4 novembre rivelò ossequioso<br />

riguardo soprattutto nel già citato avvertimento al clero, i toni rivolti ai fedeli apparvero<br />

quanto mai lontani dal monito papale sull’inutile strage del 1° agosto 1917.<br />

L’atteggiamento è in buona parte spiegabile con quanto già riportato in precedenza.<br />

Un Cardinale non avrebbe dunque mai potuto esporsi direttamente con richiami pubblici<br />

contro <strong>la</strong> guerra, l’atteggiamento di Bacilieri appare pertanto piuttosto coerente con ciò<br />

che <strong>la</strong> situazione imponeva. Il monito del Papa ebbe in tutti i paesi del<strong>la</strong> cattolicità un<br />

effetto destabilizzante, governi e opinioni pubbliche ne rimasero profondamente scossi.<br />

La presa di posizione di Benedetto XV, lungi da configurarsi soltanto come espressione<br />

del messaggio evangelico, nasceva in un preciso contesto:<br />

78 Gibelli A., La grande guerra degli italiani, op. cit., p. 174.<br />

79 Cfr. Scottà A., I Vescovi veneti, op. cit., p. 190.<br />

80 ”, lettera del vescovo di <strong>Verona</strong> del 4 novembre 1917, in “Bollettino Ecclesiastico veronese”, pp. 250-<br />

252, cfr. anche <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit., p. 691.<br />

81 Ivi, p. 693.<br />

82 Scottà A., i Vescovi veneti, op. cit., p. 187.<br />

113


[…]Il nunzio di Baviera Eugenio Pacelli (il futuro papa Pio XII), aveva tratto<br />

l’impressione che in Germania il terreno fosse ormai maturo per par<strong>la</strong>r di pace. Infatti,<br />

di fronte alle stragi crescenti, temeva che il movimento socialista europeo diventasse<br />

l’unico punto di riferimento per le masse e per i soldati, ansiosi di veder concluse, in<br />

qualche modo, le ostilità. E infine non poteva sfuggirgli che il proseguimento del<strong>la</strong><br />

guerra avrebbe potuto condurre ad altri sbocchi rivoluzionari del tipo russo,<br />

estremamente pericolosi per <strong>la</strong> chiesa di Roma 83 .<br />

Non appare pertanto sorprendente il fatto che non vi fosse allineamento tra il<br />

messaggio di Benedetto XV e il comportamento del clero italiano. La posizione del<br />

Papa, costretto ad assistere a paesi di fede cattolica contrapposti dal<strong>la</strong> guerra, non era<br />

certamente facile, come non fu facile quel<strong>la</strong> di Bacilieri, diviso tra un sostanziale<br />

lealismo nei confronti dello Stato e il mantenimento di posizioni autonome 84 . La sua in<br />

definitiva non fu però una posizione così dissimile dalle altre in Italia. Come argomenta<br />

nuovamente Pietro Melograni, gli accenti che caratterizzarono il clero italiano furono<br />

differenti, quando non addirittura diametralmente opposti:<br />

[…]I fedeli, i sacerdoti, e anche i vescovi, uomini tra gli uomini, compivano le loro<br />

scelte facendo propri i miti e le passioni del<strong>la</strong> società e dell’epoca al<strong>la</strong> quale<br />

appartenevano. Molti condannavano il conflitto; ma altri si avviavano al fronte e<br />

benedicevano i combattenti senza essere troppo tormentati dal rimorso per <strong>la</strong> distruzione<br />

delle vite e delle cose che <strong>la</strong> guerra avrebbe provocata 85 .<br />

A chiudere <strong>la</strong> breve indagine sul comportamento del clero veronese di fronte al<strong>la</strong><br />

guerra, concorre inoltre un documento del Prefetto rinvenuto presso l’Archivio Centrale<br />

di Stato. La sensazione generale che emerge dal<strong>la</strong> lettura, suggerisce una ricercata<br />

concordia di intenti tra potere pubblico e religioso. Lontano dagli echi risorgimentali, il<br />

documento sembra suggel<strong>la</strong>re e legittimare l’azione pubblica del clero, che tra le righe<br />

appare quasi relegata al<strong>la</strong> stregua di una “emanazione” del<strong>la</strong> Prefettura:<br />

Si è recato da me S.E. il Generale Pecori Giraldi Comandante del<strong>la</strong> Prima Armata,<br />

per chiedermi se mi risultasse essere esatte le notizie avute dai suoi partico<strong>la</strong>ri<br />

informatori, nel senso che tra il clero di questa Provincia va manifestandosi un contegno<br />

contrario al<strong>la</strong> guerra, in certi casi avente carattere di vero, pericoloso disfattismo.[…]<br />

Dalle informazioni che mi vengono periodicamente e continuamente fornite[…]mi<br />

risulterebbero completamente infondate le voci riferite[…]. Per ben tre volte ho visitato<br />

tutti i Comuni del<strong>la</strong> Provincia:vi ho raccolte da persone di condizioni, di sentimenti e<br />

fede diversa le impressioni dell’ambiente. Dappertutto ho potuto ricevere<br />

confortanti indici delle buone condizioni dello spirito pubblico. Ho trovato in vari<br />

luoghi fervida attività di opere e di incuoramento da parte del clero; in altri un’azione<br />

83 Rocca G., Cadorna il generalissimo di Caporetto, op. cit., pp. 246-247.<br />

84 Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 48.<br />

85 Melograni P., Storia <strong>politica</strong> del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op. cit., p. 128.<br />

114


meno calorosa, in altri alquanto pavida e tiepida, ma quasi dovunque si opera in maniera<br />

da mantenere salda <strong>la</strong> resistenza delle popo<strong>la</strong>zioni con gli aiuti ai più bisognosi, con<br />

l’assistenza alle famiglie dei soldati e con altre utili provvidenze. È stata mia cura nelle<br />

visite ai Comuni di accostarmi al clero, al quale ho sempre rivolto in pubblico, al<strong>la</strong><br />

presenza del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, parole di incitamento ed in certi casi ho finanche loro<br />

suggeriti gli argomenti che devono usare nel<strong>la</strong> opera di propaganda; a quanto constami,<br />

<strong>la</strong> mia paro<strong>la</strong> è stata accolta e seguita 86 .<br />

Per una maggiore completezza di giudizio a conclusione del<strong>la</strong> breve indagine, appare<br />

opportuno riportare quanto afferma lo storico Antonio Gibelli: richiamando l’attenzione<br />

sul<strong>la</strong> doppia valenza dell’autorità ecclesiastica in grado di ricoprire sia un ruolo<br />

eminentemente morale ma anche un ruolo pubblico e <strong>civile</strong>, (come può essere dedotto<br />

da quanto fino ad ora documentato) egli evidenzia che subito dopo <strong>la</strong> sconfitta di<br />

Caporetto si verificò un periodo di occupazione da parte delle forze austro-tedesche in<br />

alcune provincie del Veneto e del Friuli, come è peraltro documentato anche da Daniele<br />

Ceschin 87 . Il tema che appare di grande interesse soprattutto perché a lungo trascurato<br />

dal<strong>la</strong> storiografia italiana, rive<strong>la</strong> partico<strong>la</strong>ri di non poco conto sull’atteggiamento del<br />

clero e suscettibili di approfondimento: in tali frangenti, e in conseguenza con lo<br />

sfaldamento dell’apparato amministrativo italiano che seguì quello dell’esercito dopo <strong>la</strong><br />

rotta di Caporetto, <strong>la</strong> Chiesa, dimostrando singo<strong>la</strong>re duttilità e capacità di adattamento,<br />

assunse il ruolo di primo mediatore tra le forze di occupazione austro-tedesche nei<br />

rapporti con <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione 88 .<br />

86 ACS, MI, PS, A5G, busta 126, documento del 10 giugno 1918.<br />

87 Per ulteriore approfondimento sulle vicende dell’occupazione dopo Caporetto, cfr. Ceschin D.,<br />

«L’estremo oltraggio»: <strong>la</strong> violenza alle donne in Friuli e in Veneto <strong>durante</strong> l’occupazione austrogermanica<br />

(1917-1918), in Bianchi B., (a cura di), La violenza contro <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione <strong>civile</strong> nel<strong>la</strong> <strong>Grande</strong><br />

guerra. Deportati, profughi, internati, Unicopli, Mi<strong>la</strong>no, 2006, pp. 165-184.<br />

88 Cfr. Gibelli A., op. cit., pp. 284-286.<br />

115


Capitolo 6 - La censura del<strong>la</strong> stampa<br />

6.1 Aspetti generali<br />

Il presente capitolo si propone di fornire una panoramica generale sull’aspetto del<strong>la</strong><br />

censura, per cercare di mettere successivamente a fuoco <strong>la</strong> portata di questa realtà in<br />

ambito veronese, nel<strong>la</strong> misura più obiettiva consentita dal<strong>la</strong> leggibilità dei documenti,<br />

provenienti in massima parte dal Fondo Prefettura dell’Archivio di Stato di <strong>Verona</strong>. Nel<br />

fondo vi sono conservati moltissimi carteggi in grado di testimoniare il febbrile <strong>la</strong>voro<br />

di tale apparato sul<strong>la</strong> stampa veronese nel periodo coincidente con <strong>la</strong> prima guerra<br />

mondiale. Alcune considerazioni di carattere più generale, possono contribuire ad una<br />

migliore obiettività di analisi: percepita dall’immaginario collettivo comune al<strong>la</strong> stregua<br />

di un “fantasma” sul<strong>la</strong> cui esistenza poco si poteva conoscere, l’apparato censore fu<br />

destinato a ricoprire un ruolo strategico non indifferente, al punto tale che non è lontano<br />

dal vero affermare che <strong>la</strong> censura fu il vero e proprio braccio destro del<strong>la</strong> propaganda.<br />

Come efficacemente sintetizza il giornalista Roberto Coaloa nel saggio L’inizio del<strong>la</strong><br />

fine, <strong>la</strong> “prima vittima” del<strong>la</strong> guerra fu proprio il giornalismo, costretto a muoversi tra<br />

censura e propaganda. Se ne vedano pertanto le ragioni attraverso le parole dello stesso<br />

giornalista:<br />

Con il passare dei mesi divenne sempre più importante coltivare il “fronte interno”,<br />

e i giornali si trovarono coinvolti nel compito di col<strong>la</strong>borare allo sforzo bellico<br />

nazionale. Le restrizioni nei confronti dei giornalisti si attenuarono; in cambio essi<br />

produssero un racconto del<strong>la</strong> guerra edulcorato e funzionale al mantenimento del<br />

consenso. Le battaglie furono descritte soprattutto in una chiave di “spettacolo”<br />

fantasmagorico, animato dagli atti di eroismo personale, mentre venne taciuto lo<br />

squallido orrore delle trincee, <strong>la</strong> devastante e insensata violenza degli assalti, l’orrore<br />

dell’uso dei gas. Gli errori, le incompetenze, le disfunzioni dei comandi militari<br />

rimasero intenzionalmente nascosti […]Le sconfitte furono minimizzate[…]; gli<br />

scioperi e le proteste popo<strong>la</strong>ri che accompagnarono il conflitto furono ignorati, così<br />

come le frequenti fraternizzazioni tra soldati dei due eserciti. D’altro canto il “nemico”<br />

fu sistematicamente demonizzato, attingendo a questo fine a tutti i tradizionali stereotipi<br />

razzisti. Austriaci e tedeschi, infatti, venivano descritti come individui rozzi, crudeli e<br />

malvagi, dediti a deliberate crudeltà. Lo stile rimase prevalentemente retorico ed<br />

e<strong>la</strong>borato, anziché diretto e referenziale, anche se dopo <strong>la</strong> sostituzione di Cadorna con<br />

Diaz al<strong>la</strong> testa dell’esercito, quest’ultimo dispose che i dispacci inviati per telegrafo dai<br />

giornalisti nelle zone del fronte non potessero superare le 500 parole, e questo li rese di<br />

colpo più asciutti e concreti 1 .<br />

1 Coaloa R., in La Rosa G., L’inizio del<strong>la</strong> fine. La prima guerra mondiale e le sue conseguenze sul<strong>la</strong><br />

storia d'Europa tra pensiero politico, istituzioni e cultura, EPAP, Firenze, 2006, p. 177.<br />

116


Lungi dal configurarsi al<strong>la</strong> stregua di un fenomeno locale e circoscritto, <strong>la</strong> censura<br />

non mancava di un apparato centrale e di precise linee guida governative. I primi<br />

provvedimenti sul controllo del<strong>la</strong> stampa coincidono con <strong>la</strong> dichiarazione del<strong>la</strong><br />

neutralità italiana, come suggerisce il completo ed esaustivo <strong>la</strong>voro di Antonio Fiori al<br />

riguardo: poco prima del 4 agosto 1914, il Presidente del Consiglio Sa<strong>la</strong>ndra a seguito<br />

del<strong>la</strong> pubblicazione da parte di alcuni giornali di movimenti di truppe e navi italiane,<br />

invitò i prefetti ad intervenire presso i direttori dei giornali perché si astenessero “per<br />

patriottica prudenza” dal pubblicare nuove informazioni al riguardo 2 .<br />

Ma alle b<strong>la</strong>nde raccomandazioni seguirono a brevissima distanza direttive più rigide.<br />

Il 2 agosto Sa<strong>la</strong>ndra emanò le misure da adottare in materia, che comprendevano il<br />

divieto assoluto di pubblicare notizie ritenute contrarie agli interessi nazionali, come<br />

quelle re<strong>la</strong>tive ai movimenti di navi e truppe, <strong>la</strong> spedizione di materiali da guerra, le<br />

manifestazioni pro e contro nazioni estere, e le operazioni di banche o di borse, facendo<br />

appello all’ articolo 107 del Codice Penale che prevedeva pene severe per chiunque<br />

rive<strong>la</strong>sse segreti politici o militari concernenti <strong>la</strong> sicurezza dello Stato 3 . Che <strong>la</strong> questione<br />

avesse assunto un ruolo strategico del<strong>la</strong> massima importanza, lo rive<strong>la</strong> il fatto che lo<br />

stesso Sa<strong>la</strong>ndra preferì inviare queste circo<strong>la</strong>ri ai prefetti direttamente, senza il tramite<br />

del<strong>la</strong> Direzione Generale del<strong>la</strong> Pubblica Sicurezza 4 .<br />

L’ultima circo<strong>la</strong>re in ordine di tempo prima degli interventi normativi che<br />

istituiranno il servizio di censura vero e proprio, risale al 21 dicembre 1914 e dalle<br />

precedenti si distingue per <strong>la</strong> maggiore severità: in quel determinato frangente, infatti, <strong>la</strong><br />

pubblicazione di notizie sui movimenti militari venne giudicata «in sommo grado<br />

pericolosa». Ai procuratori generali del<strong>la</strong> Corte d’Appello furono inviate le disposizioni<br />

dell’allora Ministro di Grazie a Giustizia Vittorio Emanuele Or<strong>la</strong>ndo, ex giolittiano e<br />

neutralista che aveva appoggiato <strong>la</strong> tesi dell’intervento subito dopo l’entrata in guerra, e<br />

che diventerà capo del Governo nel 1917:<br />

Gravi interessi del Paese esigono in questo momento che evitata qualsiasi<br />

divulgazione, specialmente a mezzo del<strong>la</strong> stampa, re<strong>la</strong>tiva ai provvedimenti e ai<br />

movimenti militari. Che in re<strong>la</strong>zione a tali propa<strong>la</strong>zioni (non si sa se peggiori, negli<br />

effetti, quando le notizie sian vere o quando siano false) si determini un pericolo per lo<br />

Stato, non pare che alcuno possa dubitare; ond’è che più che mai solerte e attiva deve<br />

essere <strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza dell’autorità del Pubblico Ministero, perché sia repressa <strong>la</strong> vio<strong>la</strong>zione<br />

di un elementare dovere <strong>civile</strong>[…] 5 .<br />

2 Cfr. Fiori A., Il Filtro deformante – <strong>la</strong> Censura sul<strong>la</strong> stampa <strong>durante</strong> <strong>la</strong> prima guerra mondiale, Istituto<br />

Storico Italiano per l’Età Moderna e Contemporanea, Roma 2001, p. 27.<br />

3 Ivi, p. 28.<br />

4 Cfr. Ibidem.<br />

5 Ivi, p. 50.<br />

117


Di fatto, le disposizioni con le quali fu istituita <strong>la</strong> censura vera e propria, appartengono<br />

ad un corpus di decreti rivolti a limitare <strong>la</strong> sfera dei diritti connessi al<strong>la</strong> libertà dei<br />

cittadini: tra questi il Regio Decreto 674 del 23 maggio 1915, che dava <strong>la</strong> possibilità ai<br />

prefetti di vietare riunioni ed assembramenti in luogo pubblico 6 . L’Art. 6 prevedeva <strong>la</strong><br />

facoltà di censura da parte delle autorità civili o militari nei confronti di espressioni<br />

culturali tra le quali le opere, i drammi, le rappresentazioni cinematografiche e teatrali 7 .<br />

Fu con il Regio Decreto n. 675, immediatamente successivo al precedente, che il<br />

Governo provvide a vietare <strong>la</strong> pubblicazione di notizie sul<strong>la</strong> guerra che fossero<br />

differenti da quelle comunicate ufficialmente dal Governo stesso e dagli alti comandi<br />

dell’Esercito. Si trattava tuttavia di una definizione ulteriore di norme già previste da<br />

una legge di due mesi prima, che aveva vietato <strong>la</strong> «pubblicazione, con qualsiasi mezzo,<br />

di notizie concernenti <strong>la</strong> forza, <strong>la</strong> preparazione, o <strong>la</strong> difesa militare dello stato» 8 . Il<br />

Regio decreto sul<strong>la</strong> stampa dava ai Prefetti il potere di sequestrare ogni giornale che a<br />

loro giudizio potesse<br />

[…]deprimere lo spirito pubblico, scuotendo <strong>la</strong> fiducia nelle autorità dello Stato,<br />

eccitando gli urti tra i partiti politici, o altrimenti essere gravemente pregiudizievole ai<br />

supremi interessi nazionali connessi con <strong>la</strong> guerra e con <strong>la</strong> situazione internazionale<br />

dello stato 9 .<br />

Grazie a queste disposizioni, il Prefetto o chi da lui nominato aveva facoltà di<br />

procedere con provvedimento non soggetto a rec<strong>la</strong>mo, al sequestro del<strong>la</strong> pubblicazione<br />

nel<strong>la</strong> quale fossero stati ravvisati a loro giudizio degli elementi di reato perseguibili<br />

d’ufficio 10 . Contestualmente al decreto del 1915 precedentemente menzionato, fu<br />

istituito un Ufficio Stampa del Comando militare supremo con sezioni distaccate in tutte<br />

le città, e presso le prefetture furono attivati gli Uffici di Censura Telegrafica e sul<strong>la</strong><br />

Stampa 11 . L’accesso dei giornalisti al fronte fu sostanzialmente vietato dal comando<br />

supremo con poche eccezioni, come da disposizioni ministeriali:<br />

Non dovranno essere consentite, all’infuori dei bollettini di guerra, certe<br />

pubblicazioni sulle operazioni del nostro esercito che non siano le sobrie spiegazioni<br />

6 Cfr. ivi, p. 70.<br />

7 Cfr. Ibidem.<br />

8 Peretti A., Il controllo del “fronte interno” <strong>durante</strong> <strong>la</strong> <strong>Grande</strong> guerra, in La <strong>Grande</strong> guerra. Quaderni<br />

del centro per <strong>la</strong> didattica del<strong>la</strong> storia, Felici Editore, cfr. inoltre Fiori A., Il filtro deformante, op. cit., p.<br />

71.<br />

9 Ibidem.<br />

10 Cfr. Ibidem.<br />

11 Ibidem<br />

118


geografiche dei bollettini e le corrispondenze dell’inviato speciale di ciascun giornale<br />

dal<strong>la</strong> zona di guerra. Tali corrispondenze che dovranno essere sempre firmate,<br />

subiranno <strong>la</strong> revisione preventiva dell’autorità militare 12 .<br />

Le fonti ufficiali sostituirono così <strong>la</strong> libera informazione sugli aspetti attinenti al<strong>la</strong><br />

guerra. A tale riguardo, una circo<strong>la</strong>re diramata dal Ministero dell’Interno ai Prefetti<br />

del Regno, chiariva:«si vuole, in sostanza, che notizie concrete di carattere militare<br />

non circolino se non provengano dalle Autorità politiche e militari, le quali soltanto<br />

hanno i mezzi di stabilirne <strong>la</strong> verità e di valutarne gli effetti in rapporto ai cittadini e<br />

ai nemici» 13 .<br />

È opportuno ricordare che precedentemente all’approvazione del decreto sul<strong>la</strong><br />

censura, Antonio Sa<strong>la</strong>ndra aveva inviato ai Prefetti delle città ritenute più “sensibili”<br />

una circo<strong>la</strong>re riservatissima <strong>la</strong> quale anticipava che il servizio di preventiva revisione<br />

del<strong>la</strong> stampa sarebbe stato affidato alle dirette responsabilità dei prefetti e dei<br />

sottoprefetti, che avrebbero potuto delegare tali compiti a funzionari dello Stato di loro<br />

fiducia. Re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> costituzione di un vero ufficio per <strong>la</strong> censura, Sa<strong>la</strong>ndra,<br />

Raccomandava di tener presenti le esigenze dei grandi giornali: l’esame delle copie o<br />

delle bozze di stampa doveva esser fatto con grande rego<strong>la</strong>rità e rapidità; il servizio<br />

doveva funzionare con maggiore intensità nelle ore immediatamente precedenti quelle<br />

di uscita dei quotidiani e pertanto in quelle ore doveva essere adibito il maggior numero<br />

di persone. Nei rapporti con i giornalisti i censori dovevano usare «<strong>la</strong> più grande e<br />

costante cortesia»; dovevano accoglierne i consigli se volti ad «agevo<strong>la</strong>re<br />

l’adempimento dei comuni doveri»; dovevano ottenerne «l’arrendevolezza» con <strong>la</strong><br />

persuasione. I censori dovevano essere scelti di rego<strong>la</strong> tra i funzionari dello Stato che<br />

per «intelligenza e tatto» avrebbero potuto assicurare un buon servizio; ma potevano<br />

anche esservi addette persone estranee all’amministrazione[…]purché di pena fiducia<br />

del prefetto e col preventivo consenso dell’Ufficio stampa del Ministero dell’Interno 14 .<br />

La circo<strong>la</strong>re del Presidente del Consiglio conteneva anche un richiamo al<strong>la</strong> censura<br />

cosiddetta “diplomatica”, che contemp<strong>la</strong>va l’invito ad impedire <strong>la</strong> pubblicazione di<br />

notizie “sgradite” alle nazioni alleate, o che avessero potuto costituire una critica nei<br />

confronti di nazioni neutrali 15 . Veniva inoltre riportato l’elenco degli argomenti, degli<br />

“atteggiamenti” e delle critiche da vietare, qui di seguito riprodotte:<br />

12 ASVr, Prefettura, busta 330, Censura,documento del 12 agosto 1915 n. 2152.<br />

13 La circo<strong>la</strong>re proviene dalle buste del<strong>la</strong> Censura <strong>politica</strong> del Fondo del<strong>la</strong> Prefettura conservate presso<br />

l’Archivio di Stato di Pisa. Per gentile concessione dell’autrice Peretti. A.<br />

14 Fiori A., Il filtro deformante, op. cit., p. 80.<br />

15 Cfr. Ibidem.<br />

119


1°- non sono ammissibili dubbi e critiche sul<strong>la</strong> lealtà e legittimità dell’atteggiamento del<br />

nostro Paese;<br />

2°- non dev’essere in alcun modo turbata <strong>la</strong> fiducia nel successo finale del<strong>la</strong> nostra<br />

azione diplomatica o militare;<br />

3°- non dev’essere in alcun modo menomata <strong>la</strong> grandissima importanza degl’interessi e<br />

delle aspirazioni nazionali, che l’Italia si propone di raggiungere;<br />

4°- è colpevole qualsiasi dubbio sul<strong>la</strong> solidarietà patriottica di ciascun cittadino e di<br />

ciascun partito politico;<br />

5°- è doveroso non svalutare e anzi validamente sorreggere l’opera <strong>politica</strong> e<br />

diplomatica del governo,<br />

6°- non è dei popoli forti un linguaggio meno che dignitoso verso i nemici, né da popoli<br />

civili <strong>la</strong> eccitazione a condurre <strong>la</strong> guerra barbaramente 16 .<br />

Esaminando più da vicino il <strong>la</strong>voro dei censori, è possibile dettagliare le varie fasi<br />

delle operazioni: innanzitutto il <strong>la</strong>voro di revisione veniva svolto sulle bozze che<br />

presentavano i giornali, sulle quali i censori apponevano segni blu o rossi sulle parti da<br />

censurare, cioè su singole parole, periodi, frasi o interi articoli. Gli uffici preposti al<strong>la</strong><br />

censura dovevano conservare copia delle bozze “tagliate” per poter verificare, a<br />

pubblicazione avvenuta, l’effettivo rispetto delle redazioni dei giornali sul<strong>la</strong> censura<br />

operata 17 . I censori nell’esercizio delle loro funzioni dovevano tenere conto non solo<br />

delle disposizioni di carattere generale, ma anche di quelle partico<strong>la</strong>ri segna<strong>la</strong>te da<br />

Sa<strong>la</strong>ndra telegraficamente, e tale modus operandi non si rivelò sempre garanzia di<br />

infallibilità, generando talvolta notevole disparità nel<strong>la</strong> <strong>politica</strong> censoria tra una città e<br />

l’altra 18 .<br />

Una riflessione forse ovvia ma non per questo inopportuna, suggerisce che le bozze<br />

sulle quali venivano operati i tagli (vale a dire gli articoli completi che presentavano<br />

leggibili anche le parti successivamente censurate), potrebbero costituire da sole un<br />

ritratto significativo e più attendibile delle condizioni del paese negli anni del<strong>la</strong> guerra.<br />

A completare l’apparato normativo concorrono le Norme e Istruzioni pel<br />

Funzionamento del Servizio di Censura, diffuse riservatamente dal Ministero<br />

dell’Interno all’inizio del 1917, dove è possibile leggere che:<br />

[…]Le guerre moderne non si decidono solo, alle frontiere, dagli eserciti che stanno in<br />

campo: esse impegnano tutte le risorse materiali e morali dei popoli, di guisa che<br />

l’andamento del<strong>la</strong> guerra può esser compromesso non meno dal<strong>la</strong> pubblicazione degli<br />

effettivi militari, dei cannoni e delle munizioni di cui dispongano, che da qualsiasi altro<br />

mezzo il quale, con l’enorme, rapida diffusione del<strong>la</strong> stampa contemporanea, porti<br />

negl’intimi tessuti dell’organismo sociale un’azione dissolvente, o anche soltanto<br />

deprimente 19 .<br />

16 Ivi, p. 81.<br />

17 Cfr. Ivi, p. 96.<br />

18 Cfr. ivi pp. 96-97.<br />

19 Fiori A., Disposizioni generali sul<strong>la</strong> Censura, in Il filtro deformante, op. cit., p. 505.<br />

120


6.2 La Censura del<strong>la</strong> stampa nel<strong>la</strong> città di <strong>Verona</strong><br />

I documenti consultabili presso l’Archivio di Stato di <strong>Verona</strong>, sia pure nel<strong>la</strong> loro<br />

frammentarietà e per quanto è possibile decifrare, attestano il <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> censura come<br />

dimostrano le numerose lettere, circo<strong>la</strong>ri e telegrammi, finalizzati ad un assiduo e<br />

scrupoloso controllo dei canali informativi attraverso i quali nul<strong>la</strong> doveva trape<strong>la</strong>re se<br />

non all’infuori dei comunicati ufficiali. Nonostante simili premesse, <strong>la</strong> realtà mostrata<br />

evidenzia, rispetto al<strong>la</strong> volontà degli intenti, una differenza sensibile, come dimostrano<br />

le numerose lettere di richiamo e gli ammonimenti del Governo oltre ad alcune vicende<br />

strettamente locali. Una prima testimonianza risale già al novembre 1914, quando, con<br />

una nota riservata, il Ministero dell’Interno invitò il Prefetto a far pressione presso<br />

direttori di giornali per non pubblicare i racconti delle astuzie messe in opera dai<br />

disertori austro ungarici. Emergono dal documento alcuni elementi chiave: L’Italia fino<br />

a quel momento si era dichiarata neutrale, e pertanto poteva apparire diplomaticamente<br />

non corretto censurare direttamente e con forza i giornali in re<strong>la</strong>zioni a notizie<br />

sull’esercito austriaco.<br />

La lettura del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re sotto riportata, fa emergere <strong>la</strong> delicatezza del<strong>la</strong> questione<br />

nel<strong>la</strong> quale occorreva agire ricorrendo alle vie ufficiose, con <strong>la</strong> massima riservatezza. Di<br />

fatto, <strong>la</strong> pubblicazione delle “modalità di diserzione” avrebbe potuto costituire un<br />

potenziale “decalogo” per l’esercito italiano in caso di guerra:<br />

Questo Ministero trova giuste le considerazioni contenute nel<strong>la</strong> nota 7 novembre<br />

1914 inviata al<strong>la</strong> S.V. dal Comandante il V Corpo d’Armata, e non essendo possibile al<br />

Ministero intervenire per ottenere che i giornali cessino dal pubblicare i racconti delle<br />

astuzie messe in opera dai disertori austro ungarici per allontanarsi dal territorio austro<br />

ungarico, ritiene opportuno che <strong>la</strong> S.V. spieghi personalmente l’opera sua a tale effetto<br />

presso i corrispondenti e i Direttori dei giornali di costà. Uguale preghiera il Ministero<br />

ha rivolto ai prefetti di altre Provincie perché intervengano in via ufficiosa presso i<br />

Direttori e corrispondenti di altri giornali. Trattandosi di affare delicatissimo, che<br />

potrebbe dare luogo ad incidenti col Governo Austro ungarico, si è raccomandato[…]<strong>la</strong><br />

massima riservatezza e circospezione 20 .<br />

Successivi richiami governativi testimoniano il <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> censura già a partire dal<br />

1914, oltre a far rilevare le inefficienze del sistema, dal momento che le circo<strong>la</strong>ri<br />

seguenti <strong>la</strong>sciano intuire che gran parte delle notizie che erano da considerarsi proibite,<br />

furono invece pubblicate:<br />

20 ASVr, Prefettura, busta 330, Censura, nota riservata del 15 novembre 1914.<br />

121


Avendo avuto occasione di deplorare in questi giorni pubblicazioni giornalistiche<br />

circa movimenti e operazioni militari, invito<strong>la</strong> rinnovare d’urgenza le più vive<br />

esortazioni ai direttori e corrispondenti di giornali perché si astengano dal raccogliere e<br />

divulgare siffatte notizie. V.S. voglia vigi<strong>la</strong>re perché trasgressioni non si verifichino e<br />

provvedere occorrendo al<strong>la</strong> immediata denunzia dei trasgressori all’autorità giudiziaria<br />

in base all’articolo 107 del C.P. 21 .<br />

Malgrado precedenti istruzioni[…]ho dovuto rilevare che con rincrescimento in<br />

diverse circostanze come censura stampa non sia esercitata con <strong>la</strong> vigile cura e l’ocu<strong>la</strong>to<br />

discernimento che sarebbero desiderabili. Così si permette divulgazione notizie militari<br />

non rispondenti a verità, si consentono titoli esagerati circa pretese vittorie che si<br />

prestano ad alimentare nel paese facili illusioni si amplificano e deformano senza scopo<br />

i contorni del quadro del<strong>la</strong> nostra azione militare, mentre il semplice e genuino racconto<br />

delle gesta dei nostri soldati è già sufficiente titolo di gloria per l’esercito, tutto questo<br />

ha per solo effetto di traviare l’opinione pubblica non è serio e presta troppo facilmente<br />

il fianco ai commenti sa<strong>la</strong>ci e alle smentite del<strong>la</strong> stampa austriaca rinnovo pertanto<br />

formale invito ad attenersi per quanto concerne operazioni militari a criteri di grande<br />

severità che <strong>la</strong> stampa italiana ne sono sicuro saprà nel suo patriottismo comprendere e<br />

rispettare 22 .<br />

In seguito ai primi richiami del Governo, <strong>la</strong> Prefettura di <strong>Verona</strong> non tardò a far<br />

giungere il proprio ammonimento ai direttori dei giornali cittadini. “<strong>Verona</strong> Fedele”,<br />

pubblicò l’intervento del Prefetto:<br />

Con vivo rammarico il Governo ha dovuto notare che i vari giornali continuano a<br />

pubblicare frequentemente notizie di carattere militare che interessano <strong>la</strong> difesa<br />

nazionale e si riferiscono a provvedimenti riflettenti l’esercito non ancora ufficialmente<br />

annunziati. Rinnovo <strong>la</strong> preghiera già mossa che il periodico diretto dal<strong>la</strong> S.V. si astenga<br />

per dovere patriottico dalle pubblicazioni sopraccennate onde non pormi nel<strong>la</strong><br />

spiacevole necessità di denunciare gli eventuali trasgressori all’autorità giudiziaria 23 .<br />

Come provato anche dal telegramma del gennaio 1915 qui sotto citato, l’attività di<br />

censura e di controllo riguardava principalmente il divieto di pubblicare notizie aventi<br />

carattere militare, che avrebbero potuto in una prima fase delicata, rive<strong>la</strong>re uno<br />

“sbi<strong>la</strong>nciamento” da parte dell’Italia prima del<strong>la</strong> dichiarazione di guerra:<br />

Il comando di Corpo d’Armata ha rilevato come <strong>la</strong> stampa locale[…], pubblichi,<br />

re<strong>la</strong>tivamente al disgraziato accidente del drappello alpini travolto dal<strong>la</strong> va<strong>la</strong>nga, al<br />

passo del<strong>la</strong> Vena, dati e notizie che[…]hanno carattere militare. Dal canto suo, lo<br />

scrivente, rileva come il giornale “L’Adige” in data d’oggi, nell’articolo “<strong>la</strong> tragedia<br />

alpina di Tonezza”, notifichi, nell’ultima parte, notizie di indole riservata[…] che non<br />

dovrebbero essere riconosciute. Poiché quanto sopra danneggia gli interessi dello Stato<br />

in genere e i militari in specie, mentre invito caldamente V.S. perché disponga a che<br />

vengano strettamente rispettate le prescrizioni di legge recentemente diramate[…], sono<br />

21 ASVr, ivi, telegramma n.1825 del 21 novembre 1914.<br />

22 ASVr, Prefettura, busta 340, telegramma n°2440 proveniente da Roma indirizzato ai Prefetti del Regno,<br />

a causa de deterioramento non è possibile accertarne con esattezza <strong>la</strong> data.<br />

23 ASVr, Prefettura, busta 330, Censura, copia di “<strong>Verona</strong> Fedele”, 11 novembre 1914.<br />

122


a pregarLa di voler altresì comunicare a questo comando, perché possa informare<br />

l’autorità superiore, le misure che avrà prese a carico dei contravventori e di quelle che<br />

crederà prendere perché simili fatti non abbiano più a ripetersi 24 .<br />

123<br />

Subito dopo l’inizio del<br />

conflitto, anche <strong>la</strong> città di<br />

<strong>Verona</strong> si dotò di un apposito<br />

ufficio di Censura Telegrafica e<br />

sul<strong>la</strong> Stampa come attesta <strong>la</strong><br />

risposta inviata al Prefetto dal<br />

Tenente Generale Comandante<br />

del<strong>la</strong> Fortezza di <strong>Verona</strong>: «ho<br />

preso nota di quanto <strong>la</strong> S.V.<br />

ill/ma mi riferisce col foglio<br />

sopra citato, e sarà mia premura<br />

destinare un ufficiale per <strong>la</strong><br />

censura preventiva sul<strong>la</strong> stampa, appena mi sarà possibile» 25 . Il documento riprodotto<br />

sopra 26 , testimonia solo in parte <strong>la</strong> complessità del burocratico meccanismo che era stato<br />

istituito, tuttavia il carteggio appare di estremo interesse documentale nel<strong>la</strong> misura in<br />

cui contribuisce a testimoniare “l’atto di nascita” dell’ufficio per <strong>la</strong> censura nel<strong>la</strong> città di<br />

<strong>Verona</strong>.<br />

Come già accennato all’inizio del presente capitolo, non furono infrequenti i richiami<br />

nei confronti delle inadempienze. A riprova di ciò ne da dimostrazione un documento<br />

inviato dal<strong>la</strong> direzione delle Poste e dei Telegrafi che ammette le «non facili mansioni<br />

del<strong>la</strong> censura» giustificando le sviste a causa dell’enorme mole di <strong>la</strong>voro 27 . In<br />

conseguenza di ciò, non tardarono neppure le proteste dei giornali, spesso trattati in<br />

maniera diseguale: il 27 luglio 1915, il direttore del giornale cittadino “L’Adige” scrisse<br />

al Presidente del Consiglio Ministri:<br />

Poiché applicazione di censura giornali continua con nostro grave danno, nonostante<br />

scrupolosa cernita notizie suggerita “coscienza nostro dovere” preghiamo Vostra<br />

Eccellenza provvedere quanto esponemmo lettera 15 corrente. Anche stamane giornali<br />

Venezia pubblicano inesatta versione bombardamento <strong>Verona</strong> a noi vietata domenica<br />

perfino in opposizione parere Autorità militare. Nostro trattamento confronto altre città<br />

insostenibile perciò protestiamo invocando provvedimenti 28 .<br />

24 ASVr, ivi, foglio del 6 gennaio 1915.<br />

25 ASVr, ivi, foglio n. 6444, 27 maggio 1915.<br />

26 ASVr, ivi, il Direttore Provinciale delle Poste e dei Telegrafi al Prefetto, 24 maggio 1915.<br />

27 ASVr, ivi, Censura sui telegrammi, doc. 35774/18, 2 maggio 1915.<br />

28 ASVr, ivi, copia telegramma, estremi non leggibili.


La profonda ingerenza dell’autorità militare nel<strong>la</strong> sfera <strong>civile</strong> si rifletteva anche nel<strong>la</strong><br />

stampa locale, e non di rado segna<strong>la</strong>zioni ed avvisi circa il mancato rispetto delle<br />

disposizioni inerenti <strong>la</strong> censura, furono inviate dal Comando del<strong>la</strong> Fortezza di <strong>Verona</strong><br />

direttamente al Prefetto, come attestano gli estratti di questi documenti qui riportati e<br />

che denotano in quale misura l’autorità militare stessa si sentisse quasi investita di un<br />

maggior diritto all’esercizio del controllo, rispetto al<strong>la</strong> regia autorità prefettizia che le<br />

era stata preposta.<br />

La pubblicazione, per le notizie che dà intorno al<strong>la</strong> formazione di reparti, dislocazione<br />

e nomi degli ufficiali è fra quelle proibite dal<strong>la</strong> ordinanza del Comando Supremo in data<br />

28 luglio 1915. Il comando[…] ha provveduto disciplinarmente per l’inopportuna<br />

pubblicazione ad a mio mezzo interessa <strong>la</strong> S. V. Ill.ma a voler far si che <strong>la</strong> censura<br />

preventiva sul<strong>la</strong> stampa non dia corso nell’avvenire ad articoli del genere vietati<br />

dall’ordinanza surricordata 29 .<br />

[…]Convengo col<strong>la</strong> S. V. che il giornale del 5 corr. “L’Adige” riportava notizie di poco<br />

rilievo, mi farò premura, all’avvenire, di informarLa delle eventuali pubblicazioni dei<br />

giornali locali che avessero riferimento a notizie d’indole militare, o che nel<strong>la</strong> loro<br />

essenza, anche se in forma incidentale o secondaria, assumessero carattere di<br />

riservatezza, e tali quindi da non poter venir rese di pubblica conoscenza 30 .<br />

Come gli estratti di queste due lettere confermano, l’autorità militare era solita<br />

richiamare al Prefetto le ordinanze in merito al<strong>la</strong> censura, e a far pressione affinché<br />

l’organo preposto reagisse con maggiore rigore. Il documento che invece si può leggere<br />

di seguito, oltre a rendere ulteriore testimonianza delle “imperfezioni” precedentemente<br />

accennate, permette di sondare ancora più in dettaglio <strong>la</strong> situazione fino a qui<br />

presentata. L’estratto, testimonia <strong>la</strong> reazione del Comando del<strong>la</strong> Fortezza dopo <strong>la</strong> notizia<br />

riportata da alcuni giornali sul<strong>la</strong> morte di un gruppo di alpini travolti da una va<strong>la</strong>nga nel<br />

corso di una esercitazione 31 . In quell’occasione, i comandi militari avevano denunciato i<br />

giornali all’autorità giudiziaria. 32 In partico<strong>la</strong>re, fu un articolo de “L’Arena” a suscitare<br />

l’avversa reazione dell’autorità militare, <strong>la</strong> quale si affrettò a denunciare al Prefetto:<br />

29<br />

ASVr, ivi, lettera del 137 agosto 1915 N° prot. 2875.<br />

30<br />

ASVr, ivi, documento non numerato firmato da tenente generale comandante del<strong>la</strong> Divisione, 9 gennaio<br />

1915.<br />

31<br />

Echi del<strong>la</strong> morte del tenente De Lutti, in “L’Arena”, 4-5 gennaio 1915, cfr. inoltre <strong>Verona</strong> e il suo<br />

territorio, op. cit. p. 679.<br />

32 <strong>Verona</strong> e il suo territorio op cit. p. 679.<br />

124


In re<strong>la</strong>zione alle tassative e severe prescrizioni emanate dai ministeri degli interni e<br />

del<strong>la</strong> guerra, per le quali <strong>la</strong> S. V. Ill.ma ebbe a comunicare il divieto di pubblicazione di<br />

notizie militari ai giornali locali, e poscia ad interessare il Comando del<strong>la</strong> Divisione<br />

Militare di <strong>Verona</strong> a segna<strong>la</strong>rgli le eventuali infrazioni per i necessari provvedimenti,<br />

furono, com’è noto, chiamati dall’autorità giudiziaria i rappresentanti dei tre giornali<br />

cittadini. Ora l’azione dell’autorità giudiziaria invocata a tute<strong>la</strong> di interessi nazionali, ha<br />

avuto per diretta conseguenza nel n. 24 del giornale L’Arena in un comunicato avente<br />

per titolo “Echi del<strong>la</strong> morte del tenente de Lutti”, una volgare insolenza verso l’autorità<br />

militare, che di quegli interessi ha il dovere di gelosa cura. Così stando le cose ed in<br />

re<strong>la</strong>zione al mandato conferitole dal Ministero, confido che <strong>la</strong> S. V. Ill.ma troverà modo<br />

di salvaguardare il prestigio dell’autorità militare da ingiurie che, per quanto sciocche,<br />

non debbono essere tollerate. […]f.to ten. Generale comandante corpo d’armata 33 .<br />

L’epilogo dell’intera questione è qui riassunto nelle parole del Prefetto, che, pur<br />

concordando con le autorità militari, contribuisce ad evidenziare i limiti istituzionali che<br />

impedivano una efficace azione repressiva nei confronti delle inosservanze al<strong>la</strong> censura:<br />

In conformità alle tassative disposizioni impartite dal Presidente del Consiglio dei<br />

Ministri e per il preciso incarico del Ministro dell’Interno, nell’ottobre dello scorso<br />

anno, venne[…]denunciato all’Autorità giudiziaria il giornale L’Arena col suo direttore<br />

cav. Adolfo Fossi per propa<strong>la</strong>zione di notizie militari. La magistratura aveva però<br />

dichiarato il non luogo a procedere nei confronti dei giornalisti e, secondo il Prefetto,<br />

come risposta L’Arena “aveva gratificato le autorità civili delle più p<strong>la</strong>teali ingiurie<br />

generiche”, seguite nel numero successivo da un attacco condotto con “linguaggio<br />

insolente” verso l’autorità militare. La cosa mi ha recato vivissimo dispiacere –<br />

sottolineava il prefetto – ma non sorpresa dati i precedenti del giornale in questione 34 .<br />

Ad una più attenta analisi, si evince da parte del Prefetto una certa “comprensione”<br />

nei confronti dell’autorità militare, ma egli stesso, dopo aver espresso tutto il suo<br />

sdegno per l’atteggiamento del giornale, dovette constatare che non vi erano efficaci<br />

strumenti legis<strong>la</strong>tivi per<br />

[…]salvaguardare il prestigio delle alte Autorità dello Stato, vil<strong>la</strong>namente trattate dai<br />

giornali e periodici con una ineducazione di linguaggio ormai quasi consuetudinaria.<br />

[…]Mi rendo conto –prosegue il prefetto – delle condizioni create dall’esorbitanza di<br />

libertà concessa al<strong>la</strong> stampa e deploro con <strong>la</strong> S. V. Ill.ma che non possa trovarsi modo di<br />

sanzionare contro gratuite e vil<strong>la</strong>ne ingiurie rivolte ad Autorità non d’altro censurabili<br />

che di compiere il dovere loro[…]non potendosi adire le vie legali con probabilità di<br />

successo per ora non è possibile né dignitoso altro contegno verso gli ineducati e<br />

incoscienti all’infuori del silenzio e del disprezzo 35 .<br />

Tra le righe traspare un elemento importante: silenzio e disprezzo apparivano gli<br />

unici atteggiamenti sensati, essendo carente (a giudizio del Prefetto), un meccanismo<br />

33<br />

ASVr, Prefettura, busta 330, Censura, documento n°36230.<br />

34<br />

Ibidem.<br />

35<br />

ASVr, ivi, lettera dal Comando del V corpo d’Armata al<strong>la</strong> prefettura del 29 gennaio 1915, cfr. inoltre<br />

<strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit., p. 681.<br />

125


epressivo che potesse fungere da efficace deterrente. Il dato appare già piuttosto<br />

indicativo, sebbene una ricerca approfondita sulle sentenze de tribunale <strong>civile</strong> e penale<br />

dell’epoca possa costituire una prova maggiormente attendibile. Di fatto nessun<br />

documento conservato nel Fondo Prefettura si riferisce a condanne nei confronti dei<br />

direttori dei giornali. Gli atteggiamenti del Comando militare contro “l’esorbitante<br />

libertà concessa al<strong>la</strong> stampa”, rappresentavano un altro sintomo piuttosto evidente di<br />

una diffidenza che tendeva a militarizzare <strong>la</strong> vita <strong>civile</strong>, subordinando<strong>la</strong> al<strong>la</strong> sua tute<strong>la</strong>.<br />

Nei mesi successivi le restrizioni aumentarono progressivamente, come denotano le<br />

circo<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> prefettura che richiamavano le disposizioni ministeriali, tra le quali <strong>la</strong><br />

successiva:<br />

Continuano a comparire notizie su sui giornali informazioni circa arrivi e partenze di<br />

truppe. Trattandosi di notizie vietate persino sotto pena di arresto personale, pregasi uff.<br />

censura telegrafica e stampa vigi<strong>la</strong>re accuratamente perché <strong>la</strong> cronaca di tali movimenti<br />

sia eccezionalmente consentita soltanto se essi abbiano dato luogo a pubbliche<br />

manifestazioni e purché si taccia rigorosamente il quantitativo delle truppe, le armi e i<br />

reggimenti cui appartengono, le loro provenienza per immediata denuncia responsabili<br />

Autorità Giudiziaria 36 .<br />

In generale era vietato ai giornali <strong>la</strong> pubblicazione di notizie re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> morte di<br />

altri graduati dell’esercito, di incidenti aventi come protagonisti militari, sui movimenti<br />

delle truppe e sugli spostamenti dei rappresentanti del Governo, inoltre vigeva il divieto<br />

di pubblicare qualsiasi riferimento ai provvedimenti del Governo Stati Uniti in favore<br />

del<strong>la</strong> pace. Per comprendere in misura maggiormente efficace quanto fino ad ora<br />

descritto, e “far par<strong>la</strong>re le carte”, sono riprodotte nelle pagine seguenti alcune ricevute<br />

dell’ufficio Poste e Telegrafi re<strong>la</strong>tive agli argomenti da censurare 37 .<br />

36 ASVr, ivi, documento del 2 ottobre 1915 n.2549.<br />

37 Le immagini di seguito riprodotte provengono da ASVr, Prefettura, busta 330, Censura.<br />

126


127


128


Per quanto difficilmente esaustiva, <strong>la</strong> breve sequenza dei documenti riprodotti<br />

mostra una varietà indicativa di prescrizioni che ancora una volta testimoniano il ruolo<br />

strategico del<strong>la</strong> censura in funzione del<strong>la</strong> propaganda. Non è difficile immaginare<br />

quanto invece <strong>la</strong> censura potesse essere “efficiente” nel ce<strong>la</strong>re ad esempio episodi di<br />

fuci<strong>la</strong>zioni per insubordinazione, come attesta il telegramma che segue:<br />

Disposizioni vigenti vietano pubblicazione notizie fuci<strong>la</strong>zioni e condanne riportate<br />

da soldati per reati militari. Tuttavia speciali considerazioni di opportunità consigliano<br />

talvolta, su richiesta autorità militare pubblicazione simili notizie da parte giornali altre<br />

città 38 .<br />

L’atteggiamento che <strong>la</strong>scia intravedere questa prescrizione, appare già piuttosto<br />

emblematico: in linea generale, infatti, si doveva censurare, tuttavia poteva rive<strong>la</strong>rsi<br />

opportuno far filtrare ad arte qualche notizia per dare l’esempio e mantener <strong>la</strong> disciplina.<br />

Nuovamente, una circo<strong>la</strong>re prefettizia del febbraio 1918, pare suggerire che se da una<br />

parte occorreva mantenere una forte pressione sulle truppe, dall’altra era utile non<br />

creare al<strong>la</strong>rmismi nelle famiglie:<br />

[…]Occorre però che nelle narrazioni dei maltrattamenti fatti in Germania ai soldati<br />

prigionieri <strong>la</strong> stampa conservi linea che mentre riesca salutare monito alle truppe, eviti<br />

al<strong>la</strong>rmi eccessivi nelle famiglie dei prigionieri. Sono pertanto da consentirsi le notizie di<br />

privazioni, sofferenze e maltrattamenti subiti prigionieri anche se esse rivestono<br />

carattere partico<strong>la</strong>re gravità. Ma dovranno invece continuare a censurarsi quelle notizie<br />

che accennino a morti verificatesi fra i nostri prigionieri o per eccessi di maltrattamenti<br />

o per ma<strong>la</strong>ttie o per fame 39 .<br />

Come ricordato, <strong>la</strong> censura sul<strong>la</strong> stampa fu ben lungi dal manifestarsi al<strong>la</strong> stregua un<br />

meccanismo perfettamente efficiente, poiché furono necessari molti richiami,<br />

telegrammi e avvisi sia da parte locale sia da parte del governo centrale per impedire <strong>la</strong><br />

diffusione di informazioni sensibili. Anche dopo l’abbandono del<strong>la</strong> neutralità da parte<br />

dell’Italia, il meccanismo del<strong>la</strong> censura continuò a mostrare inefficienze, come<br />

testimoniano i due telegrammi del Presidente del Consiglio Sa<strong>la</strong>ndra qui riportati:<br />

Vari giornali hanno pubblicato corrispondenze di ufficiali, soldati e giornalisti con<br />

dannosissimi partico<strong>la</strong>ri di natura militare, quali[…]quelli re<strong>la</strong>tivi alle postazioni delle<br />

artiglierie e degli accampamenti italiani ai risultati dei tiri ed al<strong>la</strong> qualità delle munizioni<br />

del nemico, partico<strong>la</strong>ri che costituiscono veri reati e giovano al nemico. Deploro ciò<br />

38 ASVr, Prefettura, busta 324, Censura, telegramma 3091. Sulle fuci<strong>la</strong>zioni cfr. inoltre Melograni P.,<br />

Storia <strong>politica</strong> del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op. cit., p. 300.<br />

39 <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit., p. 696.<br />

129


vivamente e richiamo <strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re attenzione SS. LL. sul<strong>la</strong> necessità di vigi<strong>la</strong>re[…]in<br />

materia di operazioni militari di terra o di mare vengano esclusivamente consentite<br />

pubblicazioni che ne siano <strong>la</strong> semplice esplicazione geografica o contengano innocui<br />

partico<strong>la</strong>ri di operazioni svoltesi da almeno 10 giorni. Nell’occasione rinnovo invito ad<br />

impedire eccessive e dannose esagerazioni di singole operazioni militari o di<br />

determinate persone[…] 40 .<br />

Richiamo personale attenzione SS. LL. sul<strong>la</strong> necessità dettata da gravi ragioni<br />

militari di vigi<strong>la</strong>re perché in materia di bombardamenti aerei a danno di località italiane<br />

Uffici Censura facciano con assiduo rigore rispettare divieto trasmissione e<br />

pubblicazione di notizie e partico<strong>la</strong>ri se non nel testo degli eventuali comunicati<br />

ufficiali 41 .<br />

Già all’inizio del<strong>la</strong> guerra <strong>la</strong> “macchina” aveva rive<strong>la</strong>to gli evidenti limiti, al punto<br />

tale che anche “L’Arena” aveva rivolto <strong>la</strong> sua attenzione nei confronti delle inefficienze<br />

del sistema adottato:<br />

Gli inconvenienti rilevati dai colleghi di Treviso e di Brescia purtroppo si<br />

verificano anche a <strong>Verona</strong>. Difatti mentre l’altro ieri <strong>la</strong> locale Censura ci sopprimeva <strong>la</strong><br />

notizia re<strong>la</strong>tiva a quattro prigionieri austriaci a <strong>Verona</strong>, <strong>la</strong>«Stampa» di Torino e il<br />

«Secolo» di Mi<strong>la</strong>no potevano senz’altro pubblicar<strong>la</strong>, così da essere anche stamane<br />

riprodotta da un giornale cittadino! Anche ieri si è verificato un simile inconveniente.<br />

Sottoponiamo al<strong>la</strong> Censura <strong>la</strong> bozza di un comunicato ufficiale del Dipartimento<br />

marittimo di Porto Coraini tolto dal «Corriere di Romagna» che si pubblica a Ravenna e<br />

<strong>la</strong> censura dopo circa tre quarti d’ora ci restituisce <strong>la</strong> bozza con delle modificazioni<br />

subito effettuate. Ora noi ci rivolgiamo all’Autorità <strong>politica</strong> e militare poiché insieme<br />

concretino un sistema di controllo rego<strong>la</strong>re che non intralci e renda più difficile ancora il<br />

nostro <strong>la</strong>voro 42 .<br />

Il problema del<strong>la</strong> censura, per tutto il periodo bellico fu costantemente al centro di<br />

aspre polemiche soprattutto a causa del<strong>la</strong> mancanza di criteri omogenei. Accadeva<br />

infatti che in alcune zone fosse permesso ciò che altrove era proibito, come ad esempio<br />

accadde ai giornali di Mi<strong>la</strong>no, trattati generalmente con più “benevolenza” rispetto a<br />

quelli di Roma. Anche a livello regionale non mancarono sensibili differenze di<br />

trattamento:<br />

Poiché l’applicazione di censura giornali continua con nostro grave danno,<br />

nonostante scrupolosa cernita notizie suggerita “coscienza nostro dovere” preghiamo<br />

Vostra Eccellenza provvedere quanto esponemmo lettera 15 corrente. Anche stamane<br />

giornali Venezia pubblicano inesatta versione bombardamento <strong>Verona</strong> a noi vietata<br />

domenica perfino in opposizione parere Autorità militare. Nostro trattamento confronto<br />

altre città insostenibile perciò protestiamo invocando provvedimenti 43 .<br />

40<br />

ASVr, Prefettura, busta 330, Censura, telegramma n°2067 del 21 luglio 1915.<br />

41<br />

ASVr, ivi, documento n. 3623.<br />

42<br />

La Stampa e <strong>la</strong> Censura, in “L’Arena” 27-28 maggio 1915.<br />

43<br />

ASVr, Prefettura, busta 330, Censura, non è possibile attestare <strong>la</strong> provenienza del telegramma,<br />

riconducibile verosimilmente a un quotidiano veronese.<br />

130


La censura subì un primo inasprimento nel 1916 con l’aumento delle difficoltà a<br />

causa del<strong>la</strong> Strafexpedition, <strong>la</strong> spedizione punitiva scatenata dagli austriaci nel mese di<br />

maggio 44 . Col perseverare dei tragici eventi, tra i quali l’impiego dei gas asfissianti e<br />

delle mazze ferrate da parte dell’esercito austriaco, al fine di evitare rivolte e<br />

insurrezioni popo<strong>la</strong>ri, ai militari che scrivevano alle famiglie fu vietato di fornire<br />

qualsiasi indicazione del reparto di appartenenza e delle località in cui si trovavano 45 .<br />

L’impegnativa e complessa azione principale delle autorità era rivolta inoltre a<br />

contenere <strong>la</strong> propaganda antimilitarista, oltre che ad esercitare <strong>la</strong> sorveglianza sul<strong>la</strong><br />

stampa. A tale riguardo <strong>la</strong> prefettura di <strong>Verona</strong> nel luglio del 1916 aveva c<strong>la</strong>ssificato i<br />

giornali che uscivano nel<strong>la</strong> provincia secondo il loro orientamento, riassunto nel<br />

seguente schema:<br />

L’Adige democratico Pro <strong>Verona</strong> apolitico<br />

L’Arena monarchico Ragguagli giuridici apolitico<br />

<strong>Verona</strong> fedele clericale Bollettino<br />

ecclesiastico<br />

clericale<br />

Corriere del Democratico cristiano Can del<strong>la</strong> Sca<strong>la</strong> Satirico<br />

mattino<br />

L’operaio cattolico Clericale<br />

intransigente<br />

Il <strong>la</strong>voro Democratico cristiano L’amico del<br />

131<br />

umoristico<br />

Nazaret clericale<br />

popolo<br />

clericale<br />

<strong>Verona</strong> del popolo socialista La previdenza apolitico<br />

Sarà però a partire dal 1917 che il controllo e <strong>la</strong> repressione raggiungeranno i livelli<br />

più elevati. Per quanto non di stretta attinenza locale, ne è <strong>la</strong> prova l’atteggiamento<br />

tenuto dai carabinieri di Legnago, che giunsero a censurare persino un brano del<br />

Vangelo. A darne pubblica notizia fu il cattolico “Corriere del mattino” il 16 aprile del<br />

1917:<br />

44<br />

Per un approfondimento cfr. Isnenghi M., Rochat G., Pozzato P., La Strafexpedition, Gaspari, Udine,<br />

2003.<br />

45<br />

A. S. Vr., Prefettura, Censura, busta 330, documento del 14 aprile 1916.


Vangelo censurato. Questa settimana apparvero imbiancati dal<strong>la</strong> censura i “granelli<br />

religiosi” dell’”Amico del Popolo,”. Non sappiamo veramente quale spirito abbia<br />

guidato quel tal censore! Si trattava nientemeno di un brano di vangelo, riportato tale e<br />

quale sul nostro giornale cittadino in occasione del<strong>la</strong> Pasqua. Cosa c’entra il vangelo<br />

col<strong>la</strong> censura? Il Vangelo[…]non sappiamo in quale maniera possa essere interpretato<br />

per meritare <strong>la</strong> censura![…]E dire che si <strong>la</strong>sciano incensurati certi giornali osceni quali i<br />

vari “420” ed i “Popoli d’Italia” 46 .<br />

L’estratto del Vangelo censurato doveva essere pubblicato col titolo: <strong>la</strong> Pace.<br />

Gesù, dopo <strong>la</strong> sua gloriosa risurrezione, presentandosi ai suoi apostoli li salutò così:<br />

La pace sia con voi.(Lc, 24-36) Ah dolce paro<strong>la</strong>! O dolce esempio! La pace anzitutto del<br />

cuore è quel<strong>la</strong> che circonda l’anima di ineffabili dolcezze. Piangiamo le nostre colpe,<br />

detestiamole e Gesù scenderà nel nostro cuore sua pace 47 .<br />

Queste furono le parole dell’ufficiale che motivarono <strong>la</strong> disposizione di censura:<br />

Ho censurato il brano “La Pace” del giornale locale “L’amico del popolo” poiché in<br />

esso sotto <strong>la</strong> veste del vangelo si faceva corrispondere il desiderio del<strong>la</strong> pace. Rimetto<br />

al<strong>la</strong> S. V. ill.ma le bozze di stampa del brano censurato e pregiomi notificarle che il<br />

giornaletto “l’amico del popolo” per quanto di veste religiosa è ispirato a sentimenti<br />

poco patriottici, tanto che ogni settimana devo censurare molti brani e parole che sono<br />

in aperto contrasto con l’ora che attraversa il nostro paese 48 .<br />

Ad ulteriore testimonianza del livello di repressione raggiunto nel 1917, contribuisce<br />

un episodio locale che ebbe per protagonista l’azienda veronese dei fratelli Galtarossa.<br />

La fabbrica produceva a pieno ritmo prodotti per il fronte, in partico<strong>la</strong>re cucine da<br />

campo, ma anche bombe e proiettili di <strong>la</strong>miera 49 . Il 21 luglio il direttore commerciale<br />

del<strong>la</strong> società, Ezzelino Zuliani, scrisse una lettera al Prefetto esponendo una situazione<br />

che a suo giudizio si stava rive<strong>la</strong>ndo inquietante: l’azienda possedeva, oltre allo<br />

stabilimento meccanico, anche una fabbrica elettrochimica ed elettrosiderurgica in<br />

provincia di Novara. Va ricordato che l’intera produzione dei due stabilimenti era<br />

requisita dal ministero Armi e munizioni e destinata ai bisogni del<strong>la</strong> difesa nazionale 50 .<br />

Il direttore espose le difficoltà per il rifornimento delle materie prime, che lo<br />

costringeva a spostamenti tra le due città, oltre a dover mantenere i rapporti con <strong>la</strong><br />

propria famiglia abitante in via Cesare Battisti 51 : «E ciò tanto più pel fatto che <strong>la</strong> propria<br />

moglie è sofferente e che il figlio, ufficiale riformato in seguito a ferita e susseguente<br />

ma<strong>la</strong>ttia contratta in guerra, è pure in cattive condizioni di salute» 52 .<br />

46 Vangelo Censurato, in “Il Corriere del mattino”, 16 aprile 1917.<br />

47 ASVr, Prefettura, Censura, busta 340, copia de “L’Amico del popolo”, aprile 1917.<br />

48 ASVr, ivi, documento del 18 aprile 1917 dal<strong>la</strong> tenenza carabinieri di Legnago al<strong>la</strong> Prefettura di <strong>Verona</strong>.<br />

49 Bozzini F., Intervista con Giacomo Galtarosssa, in Bozzini F., Franzina E., Zangarini M., Una città,<br />

un’industria, una famiglia, I Galtarossa, op. cit., cfr. inoltre <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op, cit., p. 685.<br />

50 ASVr, Prefettura, busta 340, Censura, documento del 21 luglio 1917.<br />

51 Cfr. <strong>Verona</strong> e il suo territorio, op. cit., p. 685.<br />

52 Ibidem.<br />

132


Tuttavia, a giudicare dall’estremo ritardo col quale i telegrammi furono ricevuti dai<br />

familiari, (rispetto a quelli inviati per motivi di <strong>la</strong>voro), il direttore esternò il sospetto<br />

che <strong>la</strong> corrispondenza telegrafica con <strong>la</strong> famiglia avesse richiamato l’attenzione<br />

dell’Ufficio censura 53 . Il sospetto si fece certezza allorquando l’imprenditore ricevette <strong>la</strong><br />

visita di un funzionario dichiaratosi incaricato dal Prefetto per avere spiegazioni sopra<br />

un telegramma inviatogli a Domodosso<strong>la</strong> e così concepito: «Sensibilmente migliorata<br />

bambini bene abbracciati» 54 . Evidente fu il risentimento del dirigente che nel<strong>la</strong> sua<br />

comunicazione al<strong>la</strong> prefettura dichiarò:<br />

In queste condizioni e tenuto conto che l’operosità del sottoscritto è dedicata a<br />

vantaggio del paese, protesta contro qualsiasi anche lontano sospetto che si possa nutrire<br />

a suo carico e si mette a disposizione del<strong>la</strong> S. V. ill.ma desiderando che ogni cosa venga<br />

chiarita nel termine più breve 55 .<br />

L’esempio appare piuttosto indicativo del clima di diffidenza che si era esteso anche<br />

in ambienti e fra persone insospettabili, al punto tale che nessuno poteva considerarsi al<br />

riparo da una capil<strong>la</strong>re attività di controllo poliziesco, nemmeno il direttore di<br />

un’azienda che <strong>la</strong>vorava per <strong>la</strong> produzione bellica e che non avrebbe potuto essere<br />

sospettato di attività lesive degli interessi nazionali, come nel caso sopraccitato. Col<br />

trascorrere del tempo e l’intensificarsi degli eventi, le autorità avevano esteso i controlli<br />

e l’atteggiamento di generale sospetto si era generalizzato. A confermare di nuovo<br />

l’inasprimento del<strong>la</strong> funzione preventiva del<strong>la</strong> censura nel terzo anno di guerra,<br />

concorre un episodio riportato in luglio da “L’Arena” che suscitò l’immediata presa di<br />

posizione delle autorità militari. L’articolo fa riferimento al<strong>la</strong> partenza di un migliaio di<br />

prigionieri austriaci, avvenuta dal<strong>la</strong> stazione di Porta Vescovo:<br />

Dicemmo l’altro giorno che dal<strong>la</strong> stazione di P.V. erano partiti 1040 prigionieri<br />

austriaci; oggi, per informazione avuta da fonte attendibilissima, possiamo aggiungere i<br />

partico<strong>la</strong>ri di un interessante scena svoltasi in una sa<strong>la</strong> del<strong>la</strong> stazione prima del<strong>la</strong><br />

partenza del treno. Quivi furono raccolti tutti gli ufficiali nemici facenti parte del<strong>la</strong><br />

spedizione e, proibitone rigorosamente l’accesso il Generale…tenne loro in tedesco, un<br />

discorso breve quanto efficace. Io – disse il Generale – ho per il passato stretta <strong>la</strong> mano<br />

a molti ufficiali austriaci e ne porto vanto. Oggi, dopo le notizie che giungono dal nostro<br />

stesso Comando sul<strong>la</strong> barbara condotta dell’esercito nemico, non solo non rinnoverò<br />

mai più un tale atto ma considererò indegno chiunque indossi <strong>la</strong> divisa austriaca.<br />

Ci parrebbe di sminuire il significato e l’importanza delle parole del Generale italiano<br />

aggiungendo anche una so<strong>la</strong> linea di commento 56 .<br />

53 Ibidem.<br />

54 Ibidem.<br />

55 ASVr, Prefettura, busta 340,Censura, documento del 21 luglio 1917.<br />

56 ASVr, ivi, gli estremi non sono identificabili.<br />

133


Di seguito è documentata <strong>la</strong> reazione dell’autorità militare indirizzata al Prefetto:<br />

Il giornale L’Arena del 4 corr., nel<strong>la</strong> cronaca veronese, riferiva che un generale il<br />

quale assisteva al<strong>la</strong> partenza di 1400 prigionieri austriaci avvenuta il 28 giugno u. s.,<br />

rivolse agli ufficiali prigionieri parole quasi ingiuriose per le barbarie commesse dalle<br />

truppe austriache; e per dare maggior valore al<strong>la</strong> notizia, il giornale assicurava di aver<strong>la</strong><br />

ricevuta da persona competentissima. In primo luogo L’Arena svisa completamente i<br />

fatti, giacché le frasi pronunciate dal Generale non furono affatto quelle riportate dal<br />

giornale, inoltre esse vennero rivolte non a tutti gli ufficiali prigionieri ma soltanto al<br />

più elevato in grado chiamato in disparte. Al carico di prigionieri assisteva un<br />

funzionario di P.S. sorge perciò il dubbio che questi sia <strong>la</strong> persona competentissima cui<br />

allude L’Arena, nel quale caso, il funzionario sarebbe colpevole di una grave mancanza<br />

di riservatezza. Rilevo poi che l’ufficio competente avrebbe potuto censurare l’articolo<br />

di cui trattasi, o[…]sospenderne <strong>la</strong> pubblicazione per sentire in merito il parere di questo<br />

Comando; tanto più che il giornale stesso accenna al fatto che era stato proibito<br />

rigorosamente l’accesso nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong>; il colloquio quindi aveva tutto il carattere riservato.<br />

Con <strong>la</strong> circostanza[…]prego <strong>la</strong> S. V. ill./ma disporre che sieno censurati gli articoli su<br />

notizie, fatti ed avvenimenti d’indole militare, che accadono nel territorio del<strong>la</strong><br />

Fortezza 57 .<br />

I giornali da parte loro ritornarono su problema del<strong>la</strong> censura <strong>durante</strong> tutto il corso<br />

del<strong>la</strong> guerra. Non mancarono atteggiamenti inclini al dileggio, al punto che si diffuse<br />

l’uso di chiamar<strong>la</strong> “Anastasia”, ma <strong>la</strong> maggior parte delle volte essa fu al centro di aspre<br />

polemiche, soprattutto per <strong>la</strong> carenza di criteri omogenei come già in precedenza<br />

evidenziato 58 . La censura subì inoltre alcune trasformazioni nelle diverse fasi del<strong>la</strong><br />

guerra. Divenuto presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Or<strong>la</strong>ndo, si registrò un<br />

certo ammorbidimento, mentre dopo Caporetto l’attenzione delle autorità politiche e<br />

militari nei confronti del<strong>la</strong> stampa apparve decisamente superiore che in passato 59 .<br />

Anche al fronte furono diffusi i giornali, chiamati comunemente “giornali di trincea”, <strong>la</strong><br />

cui diffusione fu destinata ad aumentare subito dopo <strong>la</strong> sconfitta di Caporetto, come<br />

racconta Piero Melograni:<br />

C’era stato il timore[…]che una rego<strong>la</strong>re diffusione di quotidiani […]potesse<br />

deprimere lo spirito combattivo[…]. Ci si rese però conto che le misure miranti ad<br />

impedire <strong>la</strong> diffusione del<strong>la</strong> stampa erano inefficaci e nocive. Inefficaci, poiché<br />

accadeva che notizie di gravi avvenimenti interni si spargessero in zona di guerra prima<br />

dell’arrivo dei giornali o prima ancora che lo stesso Comando fosse informato da Roma.<br />

Nocive, perché <strong>la</strong> mancanza dei giornali induceva a “fantasticare” con risultati peggiori<br />

che non quelli determinati dal<strong>la</strong> lettura dei giornali medesimi, dato che questi ultimi,<br />

almeno, contenevano «il contraddittorio o il commento risanatore». Non soltanto fu data<br />

via libera al<strong>la</strong> diffusione dei quotidiani, ma le autorità militari strinsero con essi speciali<br />

accordi secondo i quali i giornali avrebbero pubblicato articoli adatti al<strong>la</strong> propaganda fra<br />

le truppe, ed i comandi, in compenso, acquistavano varie migliaia di copie al prezzo dei<br />

57 ASVr, ivi, gli estremi non sono identificabili.<br />

58 Cfr. Luciani E., Giornalisti in trincea, op. cit., p. 68.<br />

59 Ivi, p. 69.<br />

134


135<br />

rivenditori. Gli stessi comandi<br />

rivendevano poi quelle copie al<br />

prezzo di mercato-dieci<br />

centesimi- perché il rega<strong>la</strong>re<br />

avrebbe indotto i soldati a «non<br />

credere» 60 .<br />

Anche i giornali “L’Arena”,<br />

oltre al “Corriere del<strong>la</strong><br />

Sera”, “Il Popolo d’Italia”,<br />

“Il Resto del Carlino”e “Il<br />

Secolo”, beneficiarono di<br />

questi accordi 61 .<br />

Se da una parte l’operato<br />

del<strong>la</strong> censura mirava ad esercitare un ampio controllo sul<strong>la</strong> stampa, il fenomeno del<strong>la</strong><br />

propaganda di massa si presentava tuttavia come un elemento ancora nuovo, che<br />

cominciò ad essere adoperato in maniera sistematica solo a partire dal<strong>la</strong> primavera del<br />

1918. Nel fondo d’archivio<br />

utilizzato, sono conservati anche<br />

moltissimi telegrammi come quello<br />

sopra riprodotto, e che attestano,<br />

mediante codice numerico, gli<br />

argomenti da censurare 62 . Vi si<br />

trovano inoltre molte altre ricevute<br />

dell’Ufficio Poste e Telegrafi, le<br />

re<strong>la</strong>zioni del Prefetto, lettere (molte<br />

delle quali scarsamente leggibili) e<br />

alcune copie cartacee di quotidiani<br />

con gli inequivocabili segni a matita<br />

blu attraverso i quali <strong>la</strong> Prefettura<br />

verificava l’anteprima, infatti,<br />

nonostante il <strong>la</strong>voro dell’Ufficio<br />

Censura, va ricordato che qualsiasi<br />

60<br />

Melograni P., Storia <strong>politica</strong> del<strong>la</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Guerra</strong>, op cit. p. 469.<br />

61<br />

Cfr. Ibidem.<br />

62<br />

ASVr, Prefettura busta 340, Censura, telegramma n. 19105.


periodico doveva essere sottoposto al Prefetto un’ora prima di essere posto in<br />

commercio 63 . La riproduzione qui a fianco, costituisce una testimonianza di questo<br />

<strong>la</strong>voro “conclusivo” da parte del<strong>la</strong> Prefettura, sul settimanale del<strong>la</strong> sezione socialista<br />

veronese “L’Avanguardia”, del 21 luglio 1917 64 . Per quanto <strong>la</strong> riproduzione dei<br />

documenti fino a qui proposti non possa costituire pretesa di esaustività, alcuni elementi<br />

fino ad ora analizzati, aiutano a mettere a fuoco i “grandi atteggiamenti” di questo<br />

complesso apparato. Se da una parte <strong>la</strong> censura fu l’indiscusso “braccio destro” del<strong>la</strong><br />

propaganda, dall’altra <strong>la</strong> mancanza di strumenti repressivi veramente efficaci,<br />

unitamente al<strong>la</strong> complessità burocratica del <strong>la</strong>voro richiesto, <strong>la</strong> resero talvolta fal<strong>la</strong>ce,<br />

inadatta, se non in qualche caso addirittura incline al parossismo. Se il giornalismo fu <strong>la</strong><br />

“prima vittima” del<strong>la</strong> censura, quest’ultima in non pochi casi fu “vittima di se stessa”,<br />

come testimonia questo scritto anonimo, rinvenuto in una busta del Fondo Prefettura,<br />

spedito da <strong>Verona</strong> ed indirizzato al Presidente dell’Ufficio Censura di <strong>Guerra</strong>, e firmato<br />

da “un ga<strong>la</strong>ntuomo che non procura danni al<strong>la</strong> censura”:<br />

A che mai si deve attribuire il divieto di proibire ai giornali[…]i fatti deplorevoli che<br />

succedono così spesso nel<strong>la</strong> nostra città, fatti dei quali tutti ne sono a cognizione? I<br />

nostri avversari, assassini vigliacchi, non hanno bisogno di leggere i nostri fogli per<br />

sapere l’esito del<strong>la</strong> loro malvagia empietà, perché hanno delle spie non poche che li<br />

servono perfettamente. Dunque perché tale silenzio? Forse, e sarà così, per <strong>la</strong> vergogna<br />

del<strong>la</strong> poca ocu<strong>la</strong>tezza di chi da il segnale d’al<strong>la</strong>rme, quando ormai i corsari sono nel<br />

mezzo del<strong>la</strong> città a far strage? […]Si permette poi da cotesta vigi<strong>la</strong>nte censura, che si<br />

pubblichi il bollettino firmato Cadorna, mentre egli è in giro per il mondo, a co<strong>la</strong>zione<br />

da una parte, a pranzo dall’altra, forse al suono del<strong>la</strong> banda[…]E poi si vuol far credere<br />

<strong>la</strong> verità di quanto viene acc<strong>la</strong>mato giornalmente? I citrulli, che ve ne sono in<br />

abbondanza, leggono, spa<strong>la</strong>ncando gli occhi, col<strong>la</strong> bocca aperta, sperando, chi sa? La<br />

fine del<strong>la</strong> guerra. Magari pure ma il gran mondo di imbecilli che pullu<strong>la</strong>no a perfezione!<br />

Che iddio ce <strong>la</strong> mandi buona, dirò anch’io, assieme coi più che stanno in attesa, non di<br />

chiacchierare e di inutili conferenze, ma del vero nostro risorgimento e di quel<strong>la</strong> libertà<br />

salda e sana <strong>la</strong> quale assicurata, non permette poi di vedere, di assistere al<strong>la</strong> commedia,<br />

che fra i litiganti si stringano le mani, a guerra finita, ad anche con qualche bacio, dopo<br />

che noi, a ragione, ne abbiamo dette di crude e di cotte contro i nostri eterni nemici[…].<br />

Saremo ben ridicoli, per lo meno, se ci degnassimo di toccare quelle mani, che<br />

firmarono condanna di morte ai nostri fratelli. Ma niente fa stupire, al giorno d’oggi,<br />

non è vero 65 ?<br />

A prescindere dal<strong>la</strong> curiosa testimonianza appena citata, nel complesso <strong>la</strong> censura<br />

italiana fu piuttosto severa, soprattutto nel<strong>la</strong> misura in cui nel paese venne sempre a<br />

mancare un consenso ampio al<strong>la</strong> guerra in corso sia dal punto di vista politico sia da<br />

quello sociale, che spinse i governi ad adottare misure decisamente repressive per<br />

63 Bellocci U., Storia del giornalismo italiano, vol. VIII, Bologna, 1980, p. 77. Per un approfondimento<br />

generale cfr. Castronovo V., Tranfaglia N., (a cura di), Storia del<strong>la</strong> stampa italiana, Laterza, Bari, 1979.<br />

64 ASVr, Prefettura, busta 330, Censura, copia de ”L’Avanguardia”.<br />

65 ASVr, ivi, lettera spedita da <strong>Verona</strong> al Presidente dell’Ufficio Censura di <strong>Guerra</strong>.<br />

136


impedire il manifestarsi di rivolte. Fu comunque in coincidenza con il governo Boselli,<br />

succeduto al Sa<strong>la</strong>ndra, che <strong>la</strong> propaganda interna si fece maggiormente incisiva, grazie<br />

al<strong>la</strong> creazione di un Commissariato Generale per l’Assistenza Civile, e di Propaganda<br />

Nazionale, guidate dal noto esponente interventista Ubaldo Comandini.<br />

Dopo <strong>la</strong> sconfitta di Caporetto, l’attenzione all’organizzazione del consenso divenne<br />

maggiormente efficace basandosi essenzialmente sul<strong>la</strong> repressione del dissenso<br />

piuttosto che sulle iniziative di propaganda esplicita, in partico<strong>la</strong>re a partire dal<strong>la</strong> metà<br />

137<br />

del 1917 66 . Ma i giornali<br />

impararono gradualmente ad<br />

aggirare <strong>la</strong> censura attraverso<br />

alcuni espedienti, ad esempio<br />

pubblicando le notizie in maniera<br />

parziale e in giorni successivi. Non<br />

potendo dissimu<strong>la</strong>re un fatto in<br />

maniera durevole, <strong>la</strong> censura<br />

frammentava l’opinione pubblica<br />

segmentando <strong>la</strong> divulgazione delle<br />

notizie nell’intento di evitare <strong>la</strong><br />

diffusione delle emozioni su sca<strong>la</strong><br />

nazionale 67 .<br />

Quanto fino ad ora esposto, può<br />

probabilmente contribuire ad<br />

aumentare gli elementi per una<br />

riflessione, questa volta di carattere<br />

attuale, sul<strong>la</strong> base di quanto suggerisce oggi il dibattito sui grandi temi del<strong>la</strong> libertà e del<br />

diritto all’informazione. Taluni sostengono che <strong>la</strong> censura abbia so<strong>la</strong>mente mutato volto<br />

e modalità operative, e <strong>la</strong> discussione sul<strong>la</strong> vera o presunta manipo<strong>la</strong>zione delle notizie,<br />

appare oggi ben lungi dal concludersi. Certamente, negli anni oggetto dei questa breve<br />

indagine, <strong>la</strong> censura ebbe, se non un nome, almeno un volto, un segno distintivo e<br />

riconoscibile da chiunque, come si nota nel<strong>la</strong> riproduzione 68 : gli spazi bianchi.<br />

66<br />

Cfr. Audoin Rouzeau S., Becker J.J., La prima guerra mondiale, vol. 2, edizione italiana a cura di<br />

Gibelli A., Einaudi, Torino, 2007 p. 493.<br />

67<br />

Cfr. Ivi, p. 494.<br />

68<br />

Nell’immagine riprodotta: Bibl. Civ. Vr., “<strong>Verona</strong> del popolo”, 19 febbraio 1916.

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