Roberto Roversi - Gli Amici di Luca
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42<br />
L’ANTROPOSOFIA<br />
Alla ricerca dell’Io (Soglie dell’esistenza)<br />
Varcare la soglia: coma e stato<br />
<strong>di</strong> coscienza ispirativo<br />
<strong>di</strong><br />
Giovanna Bettini<br />
Psicoterapeuta antroposofa<br />
Bologna<br />
Ci vuole un’altra etica: il rovesciamento.<br />
La società dei valori alla<br />
soglia<br />
Sulla base <strong>di</strong> cosa viene considerata<br />
una persona nella nostra società<br />
moderna occidentale? Per le sue capacità?<br />
Per le sue espressioni <strong>di</strong> autonomia?<br />
Efficienza, in<strong>di</strong>pendenza, qualità,<br />
rendono presto attivo un altro aspetto<br />
dell’anima umana: l’in<strong>di</strong>fferenza. Più<br />
l’uomo è capace e autonomo più è<br />
facile <strong>di</strong>menticarselo. Se analizziamo<br />
le con<strong>di</strong>zioni intorno a un uomo malato<br />
o allettato, o in stato <strong>di</strong> coma, la<br />
prima impressione che riporterebbe<br />
un uomo efficiente e pieno <strong>di</strong> qualità<br />
sarà <strong>di</strong> vivere quel malato come un<br />
impiccio, un ostacolo: “Non potrò più<br />
fare la vita <strong>di</strong> prima! Ecco sono finito!<br />
Questa è una palla al piede!”<br />
A <strong>di</strong>r la verità basta anche un bambino<br />
problematico (lo <strong>di</strong>ce la parola<br />
stessa), o un anziano brontolone in<br />
casa, una donna in gravidanza, uno<br />
straniero, un paziente psichiatrico…<br />
l’altro uomo stesso è un ostacolo. Si<br />
sopporta soltanto chi non procura<br />
<strong>di</strong>sagi, chi non ostacola il nostro <strong>di</strong>namico<br />
solipsismo.<br />
L’Egoismo e oltre…<br />
Se noi rientriamo nella categoria degli<br />
uomini capaci ed efficienti, lungo l’arco<br />
dell’esistenza raggiungeremmo<br />
comunque una soglia in cui le nostre<br />
prestazioni cognitive e fisiche inizie-<br />
rebbero a decadere. Ci troveremmo<br />
davanti ad una soglia critica in cui o<br />
avanziamo o retroce<strong>di</strong>amo. La cura<br />
del corpo non può dare più le stesse<br />
imme<strong>di</strong>ate sod<strong>di</strong>sfazioni. Davvero<br />
non conoscevamo la verità dell’invecchiamento!<br />
Dove si trova dunque l’oltre?<br />
Iniziando a cercare il positivo nell’altro<br />
uomo usciamo dall’estremo egoismo<br />
che ci ra<strong>di</strong>ca entro la nostra corporeità,<br />
come rinchiusi entro una fortezza.<br />
Iniziando a sviluppare interesse<br />
per l’altro uomo potremmo sviluppare<br />
un “interesse <strong>di</strong>sinteressato”. Libero<br />
prima <strong>di</strong> tutto da se stesso. Potersi<br />
<strong>di</strong>menticare un po’ <strong>di</strong> se stessi!<br />
Cogliendo la <strong>di</strong>versità e il bello <strong>di</strong> ciò<br />
che io non sono, posso accedere all’elemento<br />
consustanziale (uscire dalla<br />
contrad<strong>di</strong>zione). Pensando all’altro<br />
non sono venuto meno.<br />
Specificità e consustanzialità, interesse<br />
<strong>di</strong>sinteressato per la persona che<br />
chiede attenzione, amore, assistenza:<br />
nuove soglie su cui ormai l’in<strong>di</strong>viduo<br />
si affaccia.<br />
Natività e Pietà<br />
Confrontiamo “la natività” con “la<br />
pietà”.<br />
I due movimenti sono rovesciati.<br />
Il bambinello del Natale in che modo<br />
è <strong>di</strong>verso dal Cristo morente?<br />
Qualcuno arriva e qualcuno se ne va,<br />
ma chi è colui che resta a metà strada?<br />
Del soggetto a metà strada (che non<br />
sappiamo più dove si trovi con il suo<br />
Io) cosa possiamo <strong>di</strong>re?<br />
Dove è il suo Io? Sulla via del nascere<br />
<strong>di</strong> Gesù Bambino? Al centro, nella<br />
periferia? Sulla croce del Golgota?<br />
Sulla via del morire?<br />
Nel paziente vegetativo, nel soggetto<br />
Il fiore <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o <strong>di</strong>pinto alla Casa dei<br />
Risvegli con Giuseppe De <strong>Luca</strong>.<br />
che pare addormentato, parla qualcuno<br />
per lui? Ci troviamo davanti alla<br />
nascita <strong>di</strong> una comunità, nel silenzio<br />
<strong>di</strong> una in<strong>di</strong>vidualità al centro. Il<br />
paziente in coma si mostra come un<br />
“vuoto <strong>di</strong> sé pieno <strong>di</strong> mondo”.<br />
Lui parla negli altri, in lui parlano gli<br />
altri, in lui e nella comunità che si<br />
organizza stabilmente intorno a lui.<br />
Non si può più agire per avere qualcosa<br />
ma per donare, “per-donare”, vuotandosi<br />
continuamente liberandosi da<br />
se stessi per far entrare il mondo.<br />
Nasce un organismo sociale<br />
La coscienza in<strong>di</strong>viduale è smorzata<br />
sia nel paziente che nella comunità,<br />
per due ragioni <strong>di</strong>fferenti: nell’uomo<br />
che si è addormentato in una con<strong>di</strong>zione<br />
vegetativa, che <strong>di</strong>venta una<br />
sorta <strong>di</strong> specchio del corpo sociale<br />
della comunità; nella comunità per via<br />
<strong>di</strong> questo affacciarsi <strong>di</strong> ciascuno e il<br />
porgersi oltre una coscienza in<strong>di</strong>viduale<br />
or<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> ascolto verso l’altro<br />
uomo. L’Io-Comunità opera in relazione<br />
<strong>di</strong>retta e assoluta con il corpo<br />
dell’uomo in coma e i suoi processi<br />
vitali. L’amore, soltanto l’amore, può<br />
metter le forze <strong>di</strong> egoismo in ginocchio,<br />
porle al servizio, grazie al fatto<br />
che non c’è più nessuna certezza<br />
riguardo a schemi o modelli. Leggi,