Roberto Roversi - Gli Amici di Luca

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EDITORIALE
La memoria ci aiuta a tenere un contatto con chi ci ha lasciato
Presenze silenziose che fanno
sentire la propria voce
Ci sono persone che non ci
sono più e fanno sentire con
vivacità la loro presenza. Sono
quelli che ci hanno lasciato e con
i quali manteniamo un contatto
intenso, costante. Non è quell’andarli
a trovare, quando
capita, nella loro dimora
fisica, ma è quello che
ci hanno lasciato dentro,
nelle azioni che compiamo
e fuori nelle tracce
tangibili della loro presenza.
Con questo con-
tatto, come dice in
maniera più precisa
Douglas Hofstadter nei
suoi scritti, noi attivia-
mo le zone cerebrali dove è riposta
la loro memoria. La rafforziamo
con le immagini statiche e in
movimento, con l’immaginazione
e alimentiamo quella parte di noi
che era con loro e che si è irrimediabilmente
persa. In questo
modo facciamo un’opera di
“resuscitazione”. Che ci fa
meglio capire cosa vuol dire per i
familiari di una persona in coma
o stato vegetativo avere sempre
sul comodino e attaccate alle
pareti le foto del proprio caro in
piena salute nei momenti del
prima. Non è il delirio di farlo
tornare com’era. Anche se la speranza
è molto forte, l’opera è
quella di farlo rivivere nella
nostra mente, attenuando la
distanza che c’è tra quelle foto e
il momento attuale, nell’attesa
che si compia la sovrapposizione
tra quello che era e quello che è,
per accettare ed accompagnarlo
in quello che è diventato. È un’operazione
complessa ma non è
triste o patetica. Le stesse immagini
religiose che affiancano sul
comodino la foto del proprio
caro, al di là della fede, non
di
Fulvio De Nigris
vanno viste in questo senso. Sono
rafforzative, come può esserlo
una preghiera o qualsiasi cosa
possa far stare meglio il familiare
che accudisce e di rimando la
persona curata.
Luca è tra queste presenze
silenziose. Parliamo
di lui perché ne
siamo direttamente
coinvolti. Ma se ci guardiamo
intorno vediamo
quanti segnali sono stati
lasciati dai vari Luca
che non ci sono più e
hanno permesso a genitori,
associazioni, gruppi
di amici, di creare
qualcosa che li ricordasse. È un
modo di fare sentire la loro voce
e di percepire il loro grande percorso.
Questo giornale ha una
rubrica “Mi ricordo di te” che nel
suo piccolo cerca di comunicare
agli altri esperienze personali. In
questo numero Giana Petronio
Andreatta ricorda suo marito
Nino Andreatta, economista, una
grande figura culturale e politica
di cui il 26 marzo ricorrono i
quattro anni dalla sua scomparsa
e al quale è stata intitolata una
delle più importanti sale del
Ministero dell’Economia e delle
Finanze.
Poi ci sono figure silenziose che
sono ancora tra noi, che attraverso
il loro pensiero e i loro scritti
fanno sentire la propria voce. Al
poeta Roberto Roversi è dedicata
la copertina di questo numero,
nella rubrica “Risvegli di parole”
curata da Bruno Brunini le sue
poesie toccano il cuore. Ci dicono
anche che bisognerebbe meglio
ricordare quanto valore ha ancora
la sua presenza e il suo contributo,
ora, nella città di Bologna. Ma
questa è un’altra storia…
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