Roberto Roversi - Gli Amici di Luca
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no. A proposito <strong>di</strong> quest’ultimo ritmo,<br />
sono importanti gli effetti <strong>di</strong> attivazione<br />
cerebrale conseguenti al riempimento<br />
gastrico [40] e gli effetti <strong>di</strong> neuromodulazione<br />
centrale derivanti dalla secrezione<br />
<strong>di</strong> grelina, ormone prodotto dal tratto<br />
<strong>di</strong>gerente durante il <strong>di</strong>giuno [41]. Un<br />
progetto terapeutico che includa la somministrazione<br />
<strong>di</strong> alimenti con velocità e<br />
ritmicità fisiologica, in assenza <strong>di</strong> documentata<br />
gastroparesi, combinata con<br />
cambiamenti posturali facilitanti (posizione<br />
verticalizzata seduta in particolare)<br />
dovrebbe pertanto essere assunto<br />
come standard <strong>di</strong> riferimento per la<br />
gestione del paziente in SV e MCS.<br />
Da ultimo, occorre ricordare come alcune<br />
osservazioni sembrino suggerire che<br />
la mobilizzazione posturale frequente<br />
del paziente induce effetti positivi anche<br />
sotto il profilo della risposta infiammatoria:<br />
in pazienti critici in terapia intensiva<br />
è stato osservato che anche solo 15<br />
minuti <strong>di</strong> mobilizzazione posturale multipla<br />
nel letto riduce significativamente il<br />
livello circolante <strong>di</strong> alcune citochine proinfiammatorie<br />
[42].<br />
2. I DISORDINI DEGLI SCHEMI<br />
MOTORI E POSTURALI<br />
Postura e fenomeni maladattativi<br />
(secondarismi)<br />
Nella storia naturale del paziente con<br />
DOCs è possibile in<strong>di</strong>care almeno 2 processi<br />
che nel tempo possono determinare<br />
un incremento grave delle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> danno posturale. Uno (a) deriva dalla<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> impoverimento motorio e<br />
produce decon<strong>di</strong>zionamento muscolare,<br />
il secondo (b) deriva dai <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni del<br />
tono muscolare e tende a produrre pattern<br />
motori fissi o stereotipati. Entrambi<br />
questi processi concorrono nel tempo a<br />
determinare deformità fisse a carico <strong>di</strong><br />
segmenti corporei.<br />
a. decon<strong>di</strong>zionamento muscolare<br />
È noto che con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ridotto lavoro<br />
muscolare producono un impoverimento<br />
del muscolo sia in termini <strong>di</strong> massa<br />
muscolare sia in termini <strong>di</strong> forza sviluppata.<br />
Un esempio tipico è rintracciabile<br />
nelle osservazioni condotte con i voli<br />
spaziali: dopo solo 8 giorni vi è una ridu-<br />
26<br />
D O S S I E R<br />
zione <strong>di</strong> massa muscolare che va a<br />
seconda dei muscoli da un minimo <strong>di</strong><br />
circa il 4% ad un massimo <strong>di</strong> circa il<br />
10%. I muscoli estensori del tronco sono<br />
quelli che maggiormente risentono della<br />
con<strong>di</strong>zione [43]. Osservazioni analoghe<br />
sono state condotte per svariate con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> immobilizzazione, fra le quali in<br />
particolare il riposo a letto per perio<strong>di</strong> fra<br />
30 e 119 giorni, che <strong>di</strong>mostrano un<br />
impoverimento fra il 4% ed il 26% dei<br />
muscoli degli arti [44]. La durata della<br />
restrizione al letto è la variabile principale<br />
della riduzione <strong>di</strong> funzione muscolare:<br />
5 settimane producono una riduzione<br />
del 26% della forza muscolare nei<br />
plantiflessori della caviglia [45] mentre<br />
12-16 settimane portano ad una riduzio-<br />
“Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ridotto<br />
lavoro muscolare<br />
producono un<br />
impoverimento del<br />
muscolo sia in termini<br />
<strong>di</strong> massa muscolare<br />
sia in termini <strong>di</strong> forza<br />
sviluppata”<br />
ne del 30% negli stessi muscoli [46].<br />
Analogamente, gli estensori del ginocchio<br />
perdono un 15% della forza massimale<br />
dopo 2 settimane <strong>di</strong> riposo al letto<br />
ed un 21% dopo 3 settimane [47]. Anche<br />
la massa muscolare è ridotta del 5%<br />
dopo due settimane e del 10% dopo 23<br />
giorni. I muscoli del tronco e bacino, che<br />
sono i più sensibili alla riduzione <strong>di</strong><br />
lavoro, perdono fra il 10% e il 20% dopo<br />
8 settimane <strong>di</strong> riposo al letto e a partire<br />
dal 14° giorno si manifesta in particolare<br />
una atrofia del multifido [48] che si<br />
accompagna ad un passaggio da attivazione<br />
tonica ad attivazione fasica negli<br />
estensori lombari brevi [49] e ad una<br />
atrofia selettiva <strong>di</strong> flessori d’anca (ileopsoas<br />
e sartorio) [50]. È opportuno ricordare<br />
che il lavoro muscolare negli estensori<br />
del tronco, in tutti i tratti del rachide,<br />
è in funzione della reclinazione della<br />
seduta [51, 52]. Posizioni sedute con<br />
schienale reclinato non favoriscono pertanto<br />
un lavoro specifico dei muscoli<br />
estensori.<br />
Il processo <strong>di</strong> decon<strong>di</strong>zionamento<br />
muscolare è rapido poichè dopo 9 ore<br />
inizia una riduzione del turn-over delle<br />
proteine e dopo 7-14 giorni la sintesi<br />
proteica è ridotta al 50%. Dopo 40 giorni<br />
si ha la per<strong>di</strong>ta del 40% circa delle<br />
proteine totali del corpo con una riduzione<br />
della massa corporea dell’ 1% al giorno<br />
che, per i soli muscoli scheletrici,<br />
<strong>di</strong>venta del 2-4% al giorno [53].<br />
Questi elementi tuttavia non esauriscono<br />
il problema del decon<strong>di</strong>zionamento nei<br />
pazienti allettati con DOCs. Questi sono<br />
pazienti che spesso presentano quadri<br />
caratterizzati da con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress<br />
quali febbre, crisi neurovegetative, dolore,<br />
ecc. Ebbene, la restrizione al letto in<br />
presenza <strong>di</strong> stress associa un ulteriore<br />
bilancio negativo delle proteine ed una<br />
ulteriore per<strong>di</strong>ta muscolare derivante<br />
dalle alterazioni ormonali, dallo stress<br />
ossidativo, dall’azione <strong>di</strong> citochine<br />
infiammatorie con una per<strong>di</strong>ta muscolare<br />
3 volte maggiore nello stesso intervallo<br />
<strong>di</strong> tempo [53]. Ad esempio, i plantiflessori<br />
della caviglia perdono il 7%<br />
della forza massimale dopo 28 giorni <strong>di</strong><br />
riposo al letto, ma se concomita stress la<br />
per<strong>di</strong>ta arriva al 23% [54]. La per<strong>di</strong>ta<br />
muscolare dopo coma o critical illness è<br />
dunque dovuta in prevalenza alla interazione<br />
fra posture al letto (inattività<br />
muscolare) e stress (ipercortisolemia).<br />
Naturalmente la situazione può essere<br />
ulteriormente peggiorata dalla concomitanza<br />
<strong>di</strong> uno stato nutrizionale inadeguato.<br />
Infine, come ulteriore elemento <strong>di</strong> complessità<br />
del quadro <strong>di</strong> impoverimento<br />
della forza muscolare, occorre ricordare<br />
come il 53,6% dei pazienti critici abbia<br />
sviluppato una miopatia o una neuropatia<br />
(o entrambe) da critical illness e, fra<br />
questi, il 66,7% residua paresi ancora<br />
dopo un anno [55]. Fra i pazienti con<br />
solo neuropatia da critical illness, dopo<br />
un anno il 22% dei casi presenta ancora<br />
deficit persistenti [56].<br />
Siamo dunque <strong>di</strong> fronte a pazienti che<br />
per una molteplicità <strong>di</strong> ragioni presentano<br />
un impoverimento massivo e rapido<br />
della forza muscolare (e del trofismo)