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Una stagione straordinaria

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<strong>Una</strong> <strong>stagione</strong> di successi<br />

L’avvio della <strong>stagione</strong> ’67 per la<br />

Scuderia Ferrari fu eccellente,<br />

centrando la storica tripletta<br />

alla “24 Ore” di Daytona in<br />

febbraio; nelle successive<br />

competizioni sia le 330 P4 che<br />

le 412 P confermarono le<br />

speranze dei tecnici, vincendo il<br />

confronto diretto con Ford e<br />

Porsche, con il successo alla<br />

“1000 Chilometri” di Monza e<br />

piazzamenti vari a Spa, Le Mans<br />

e Brands Hatch. Risultati<br />

sufficienti a riportare a<br />

Maranello il titolo Sport-<br />

Prototipo e a completare la<br />

rivincita sul colosso americano.<br />

Intanto, verso la fine giugno del<br />

1967, la Commissione Sportiva<br />

Internazionale procedeva alla<br />

definizione del nuovo<br />

regolamento per l’anno<br />

successivo, con modifiche<br />

importanti, specie dal punto di<br />

vista della Ferrari. Le Sport-<br />

Prototipo, infatti, costruite<br />

anche in esemplare unico,<br />

avrebbero dovuto disporre di<br />

motori con cilindrata massima<br />

di 3 litri mentre per le Sport, da<br />

realizzarsi in più di 50<br />

esemplari, la cilindrata limite<br />

sarebbe stata di 5 litri.<br />

Di fronte a queste regole, Enzo<br />

Ferrari dichiarò da subito che<br />

non avrebbe schierato alcuna<br />

vettura ufficiale visto che la<br />

drastica riduzione di cilindrata<br />

per i prototipi rendeva<br />

inutilizzabili le 330 P4 e 412 P.<br />

A questo punto alla Scuderia di<br />

Maranello non rimaneva che<br />

concentrarsi su altri obiettivi,<br />

Formula 1 e Formula 2.<br />

24 Storie<br />

L’amico “americano”<br />

Pensione anticipata per le P,<br />

dunque?<br />

Ed è a questo punto che entra<br />

in scena Luigi Chinetti, un<br />

personaggio chiave nella storia<br />

del Cavallino.<br />

Milanese di nascita, parigino<br />

d’adozione, nel 1940 Chinetti<br />

approdò negli Stati Uniti non<br />

prima di aver centrato due<br />

importanti affermazioni come<br />

pilota alla “24 Ore” di Le Mans.<br />

Al volante delle primissime<br />

vetture di Maranello ottenne<br />

poi successi prestigiosi: la “12<br />

Ore” di Parigi nel ’48 e ’50, i<br />

record di velocità a Montlhéry<br />

nel ’48, la “24 Ore” di Le Mans e<br />

la “24 Ore” di Spa nel ’49, la<br />

“Carrera Panamericana” nel<br />

1951. Ma l’importanza di<br />

Chinetti fu soprattutto quella di<br />

lanciare le vetture Ferrari in<br />

America, divenendo<br />

importatore e spingendo la<br />

Casa alla realizzazione di<br />

splendidi modelli specifici per la<br />

clientela statunitense: 375<br />

America, 410 e 400<br />

Superamerica, 330 America, 275<br />

GTB/4 spider; tutto ciò senza<br />

dimenticare l’antico amore per<br />

le competizioni, fondando ed<br />

animando il N.A.R.T. (North<br />

American Racing Team), una fra<br />

le più gloriose e vittoriose<br />

scuderie Ferrari private.<br />

Visto che le P, dopo l’esaltante<br />

<strong>stagione</strong> agonistica d’esordio,<br />

non potevano essere<br />

abbandonate, Luigi Chinetti<br />

convinse il vecchio amico Enzo<br />

Ferrari alla partecipazione alla<br />

serie “Can-Am”, Canadian<br />

American Challenge Cup,<br />

competizioni riservate alle<br />

Sport gruppo 7 senza limiti di<br />

cilindrata, ammesse<br />

nell’allegato J della CSI.<br />

La 612 Can-Am viene presentata nel<br />

cortile della fabbrica, a Maranello, nel<br />

1969 (a destra). Sopra, ai box durante la<br />

Edmonton Can-Am Race, dove Chris<br />

Amon si classificò 2°. A fine anno, lo<br />

stesso Amon corse con l’evoluzione della<br />

612, la 712 (in basso, a Riverside)

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