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Geocentro Magazine - numero 6 - novembre/dicembre 2009

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ANNO I | n. 6 | NOVEMBRE - DICEMBRE <strong>2009</strong><br />

significativi, che, in un periodo di tempo relativamente breve,<br />

danno vita a quell'amalgama di arte, di scienza e di tecnologia<br />

che possiamo indicare come “Rinascimento cartografico”.<br />

Il Medioevo determina, come noto, una lunghissima<br />

interruzione di quel filone che, da Anassimandro di Mileto<br />

(610 c.a - 546 c.a, a.C.) a Claudio Tolomeo (2° secolo),<br />

aveva elevato a disciplina scientifica lo studio della forma e<br />

delle dimensioni della Terra, secondo un paradigma fondato<br />

sull’osservazione, sulla misura e sul calcolo. Gran parte della<br />

pur ricca produzione cartografica medievale subisce per lungo<br />

tempo una forte deriva di carattere filosofico-religioso, con i<br />

suoi modelli cosmografici e le sue mappae mundi, e determina<br />

uno iato profondo con la tradizione classica, che solo sul finire<br />

dell’evo si comincia a colmare, sulla spinta delle esigenze di<br />

mobilità, con la creazione di nuovi modelli di descrizione del<br />

mondo o di parti di esso, identificabili sostanzialmente con gli<br />

itinerari stradali e le carte nautiche.<br />

Sulla scorta di queste esperienze, la successiva epoca della<br />

Rinascenza realizza una convergenza di sforzi e di idee, mutuati<br />

da vari saperi, che arricchisce ed amplia sia sul piano del<br />

contenuto informativo sia su quello della rappresentazione le<br />

nuove carte di terraferma, determinando la nascita di un vero<br />

e proprio “Rinascimento cartografico” ed aprendo la strada a<br />

quella che più tardi sarà salutata come una grande rivoluzione<br />

scientifica.<br />

Gli elementi che determinano l’avvento di questo Rinascimento<br />

cartografico vanno ricercati principalmente in due momenti<br />

fondamentali.<br />

Il primo di questi, in ordine cronologico e di importanza, è<br />

sicuramente la riscoperta che l’Occidente fa della geografia<br />

tolemaica, dimenticata per oltre un millennio, mentre nel<br />

vicino Oriente la cultura islamica continua ed arricchisce<br />

quell’antico filone di studi per il tramite dell’eredità greca.<br />

È a Firenze, nel 1397, che questa riscoperta prende le mosse,<br />

grazie all’arrivo in città dell’umanista bizantino Emanuele<br />

Crisolora, chiamato ad insegnare greco nello Studio fiorentino<br />

dal celebre letterato Coluccio Salutati, nel suo ruolo di<br />

Cancelliere della Repubblica.<br />

Con l’arrivo di Crisolora giunge anche una copia in greco della<br />

Geographia di Tolomeo, corredata di carte, che viene impiegata,<br />

unitamente ad altri codici di proprietà dello stesso Crisolora,<br />

nelle sue attività didattiche presso lo Studio.<br />

L’apprezzamento di questo codice è pressoché immediato,<br />

dal momento che per il suo tramite gli allievi dello Studio<br />

fiorentino possono per la prima volta vedere “in pictura” tutti<br />

i luoghi menzionati dai testi classici e collocare quindi città,<br />

monti, fiumi, paesi e popoli sia nel tempo che nello spazio.<br />

Lo Studio fiorentino fa così da cassa di risonanza per un sempre<br />

più ampio pubblico, interessato a conoscere il mondo, e presto,<br />

al successo in ambito didattico, segue anche quello in ambito<br />

politico ed economico, dal momento che in breve tempo si<br />

comprende l’importanza di quella cartografia, o pictura di<br />

Tolomeo, nelle relazioni tra paesi, nel commercio e nei viaggi.<br />

all, to perceive and “read” a territory dates back to the end of<br />

the Middle Age and the beginning of the Renaissance. In a<br />

short time, signifi cant events opened the way to that mix of art,<br />

science and technology that we can call the “Cartographical<br />

Renaissance”.<br />

Starting from Anaximander (Mileto c. 610 – c. 546 B.C.)<br />

to Ptolemy (2 nd century A.C.) the study of the scientifi c<br />

measurement of the shape and the dimension of the Terrestrial<br />

Globe became a true science, following straightforward<br />

observations, assessments and calculations. We all know that<br />

with the Middle Age this study came to a stop. For a long time,<br />

as rich at it was, the medieval cartographic production took a<br />

strong drift. Philosophical and religious opinions (with their<br />

cosmographical models and their mappae mundi) created a<br />

deep break with the classical tradition. Only at the end of the<br />

Middle Age this fracture started to heal, following the new<br />

demands of mobility and the new ways to describe the world:<br />

essentially, road trails maps and charts.<br />

As a consequence of these experiences, the Renaissance realised a<br />

fruitful match between new eff orts and innovations belonging<br />

to diff erent fi elds of knowledge. Th erefore, the new cartography<br />

of dry lands was enriched and improved both in the quality<br />

of information available and in its graphic representation.<br />

Th at’s the beginning of a true “Cartographical Renaissance”,<br />

the starting point of what would be thereafter welcomed as a<br />

“scientifi c revolution”.<br />

Two are the most signifi cant events that can be considered the<br />

core of all this process.<br />

Wikimedia, from Edward Grant, "Celestial Orbs in the Latin Middle Ages", Isis, Vol. 78, No. 2. (Jun., 1987), pp. 152-173.

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