Geocentro Magazine - numero 6 - novembre/dicembre 2009
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UN Photo/Marco Castro<br />
Trovare un accordo comune su questi punti faciliterà non<br />
poco la nascita di un’intesa globale per il dopo Kyoto. Molti<br />
sono però gli interessi in gioco e grandi le distanze fra le<br />
posizioni dei vari Paesi.<br />
Unione Europea: in materia di legislazione contro le emissioni<br />
di gas serra, è da sempre considerata l’Istituzione più<br />
avanzata e attenta, soprattutto in relazione all’introduzione<br />
del “Pacchetto 20-20-20”, che prevede una serie di azioni<br />
entro il 2020 atte a ridurre del 20% le emissioni di gas<br />
a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e<br />
aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili.<br />
Da verificare però se il nuovo Parlamento garantirà<br />
continuità a questa linea di tutela ambientale: con le ultime<br />
elezioni, infatti, la maggioranza si è spostata su posizioni<br />
più conservatrici, attente alle richieste degli industriali e<br />
orientate a finanza ed economia.<br />
Stati Uniti: le parole del nuovo Presidente americano, nonché<br />
fresco Premio Nobel per la Pace, Barack Obama, hanno<br />
fin da subito fatto intendere un cambiamento di rotta<br />
della politica ambientale americana. “Il tempo rimasto per<br />
correre ai ripari sta per scadere”, ha avvertito Obama. “La<br />
sicurezza e la stabilità di tutte le nazioni e di tutti i popoli, la<br />
nostra prosperità, la nostra salute e la nostra sicurezza, sono<br />
a rischio a causa della minaccia climatica”.<br />
Fino a oggi però gli Stati Uniti sono rimasti fuori dal<br />
Protocollo di Kyoto, occorre quindi capire fino a che punto<br />
la nuova Amministrazione sia incline a sottoporsi a regole,<br />
scadenze e sanzioni condivise a livello mondiale. Dalle prime<br />
mosse i dubbi non mancano.<br />
Russia: è difficile decifrare la posizione della Federazione che per<br />
molti osservatori risulta essere una vera e propria incognita.<br />
Data l’ingente presenza di impianti produttivi obsoleti e<br />
tutt’altro che efficienti, un taglio delle emissioni di gas serra<br />
richiederebbe sforzi economici che la Russia non può permettersi<br />
a causa di <strong>numero</strong>si fattori: processo di democratizzazione<br />
ancora incompleto, disinteresse per le tematiche ambientali/<br />
energetiche, crisi economica e contenziosi internazionali sugli<br />
approvvigionamenti di gas (es. Ucraina), solo per citare i<br />
principali.<br />
Giappone: il nuovo premier Hatoyama ha confermato<br />
gli impegni presi in campagna elettorale, nel corso della<br />
quale aveva promesso che entro il 2020 avrebbe ridotto le<br />
emissioni di gas serra nell’atmosfera del 25% (su base 1990),<br />
una quota più alta di quella, giudicata già buona, della Ue.<br />
Un notevole passo avanti rispetto alla maggioranza che in<br />
precedenza governava il Paese del Sol Levante, molto più<br />
attenta alle esigenze economiche del comparto industriale.<br />
Cina e India: sono fra i primi Paesi al mondo per emissioni<br />
Barack Obama, Presidente degli Stati Uniti d’America, durante<br />
l’Assemblea Generale ONU (settembre <strong>2009</strong>)<br />
di gas serra. Ma proprio al Vertice all’Onu di settembre le<br />
due delegazioni hanno presentato piani per la riduzione<br />
dei gas serra, cosa che ha stupito in positivo molti degli<br />
osservatori presenti.<br />
In primis il presidente cinese, Hu Jintao, ha delineato un<br />
piano per la riduzione del 15% dei gas serra da qui al 2020<br />
sulla base del 2005. Ma non solo, ha anche assicurato che la<br />
Cina opererà in modo determinante in merito al risparmio<br />
energetico, ponendosi obiettivi precisi (che il presidente<br />
stesso non ha esitato a definire “ambiziosi”) per abbassare<br />
l’inquinamento tramite tecnologie pulite, ma anche<br />
attraverso un aumento delle superfici boschive.<br />
Anche l’India, seppure con maggiore cautela, sembra su<br />
questa strada. Le autorità indiane infatti hanno recentemente<br />
annunciato, per la prima volta, l’intenzione di quantificare<br />
i livelli di riduzione anche se per un periodo di prova, nel<br />
tentativo di liberarsi dell’immagine di Paese inquinatore<br />
intransigente. “Stiamo già intraprendendo una serie di<br />
azioni che si tradurranno in una significativa riduzione<br />
delle nostre emissioni di gas a effetto serra”, ha affermato il<br />
ministro dell’Ambiente indiano Jairam Ramesh.<br />
Dichiarazioni, quelle di Cina e India, decisamente<br />
significative, tenendo conto che a farle sono due Paesi “in via<br />
di sviluppo” e che, in quanto tali, non sono stati tenuti ad<br />
osservare i limiti imposti dal Protocollo di Kyoto. Decisione<br />
presa a suo tempo per non penalizzarne la crescita economica<br />
e perché non hanno prodotto in dimensioni incisive emissioni<br />
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