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Geocentro Magazine - numero 6 - novembre/dicembre 2009

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44<br />

AMBIENTE<br />

Clima<br />

Vertice mondiale<br />

a Copenhagen<br />

Un’occasione<br />

da non perdere<br />

Due settimane per cambiare rotta, stabilire nuovi obiettivi<br />

e raggiungere un nuovo accordo globale sul clima che<br />

sostituirà il protocollo di Kyoto a partire dal 2012.<br />

Questo è ciò che l’ONU e, soprattutto, la comunità scientifica<br />

mondiale si aspettano, nonostante le difficoltà e le notevoli<br />

divergenze della vigilia, dalla “COP 15” di Copenhagen, la<br />

Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici<br />

in programma dal 7 al 18 <strong>dicembre</strong>.<br />

L’appuntamento nella capitale scandinava è la quindicesima<br />

“Conferenza della Parti” (COP), appuntamento che si svolge<br />

quasi annualmente dal 1992, anno in cui a Rio de Janeiro,<br />

in occasione della Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo<br />

delle Nazioni Unite, è stata ratificata la Convenzione quadro sui<br />

cambiamenti climatici. Un trattato ambientale internazionale,<br />

questo, finalizzato alla riduzione delle emissioni dei gas serra,<br />

sulla base dell’ipotesi di riscaldamento globale, per raggiungere<br />

la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra in atmosfera<br />

a un livello abbastanza basso per prevenire interferenze<br />

antropogeniche dannose per il sistema climatico.<br />

Lo strumento cardine di questo accordo internazionale<br />

è la definizione periodica di protocolli o previsioni di<br />

aggiornamenti in cui vengono fissati i limiti obbligatori di<br />

emissioni nocive in ambiente. Il più famoso (soprattutto per<br />

la mancata ratifica da parte degli Stati Uniti) è il protocollo<br />

di Kyoto, adottato, non senza tese negoziazioni, nella<br />

COP 3, svoltasi nel <strong>dicembre</strong> 1997 in Giappone. Furono<br />

concordate riduzioni legalmente vincolanti delle emissioni<br />

di gas serra, in media di 6%-8% rispetto ai livelli del 1990,<br />

da raggiungere fra gli anni 2008 e 2012.<br />

L’incontro di Copenhagen si segnala per la sua importanza<br />

perché rappresenta il dopo-Kyoto. È infatti la fase finale<br />

di un piano di trattative (Bali Road Map), iniziato nel<br />

2007 durante la COP 13 di Bali in Indonesia, volto alla<br />

realizzazione in due anni di un accordo internazionale<br />

ambizioso ed efficace sul cambiamento climatico, a<br />

Il Segretario Generale ONU Ban Ki-moon (sinistra) e Erik Solheim,<br />

Ministro dell’Ambiente norvegese (destra), in visita al Circolo Polare Artico.<br />

Il manifesto “Seal the Deal” rappresenta la campagna di sensibilizzazione<br />

che Ban Ki-moon sta portando avanti nei confronti dei Paesi membri<br />

dell’ONU affi nché la Conferenza di Copenhagen abbia esito positivo<br />

seguire la prima fase del Protocollo di Kyoto.<br />

Quattro sono i punti chiave al centro del dibattito<br />

internazionale per la stesura di un nuovo protocollo:<br />

• mitigazione: ovvero riduzione delle emissioni di gas<br />

serra. Tra il 1970 e il 2004 le emissioni di gas serra<br />

sono aumentate del 70%, senza ulteriori politiche di<br />

regolamentazione, si prevede tra il 2000 e il 2030 un<br />

aumento delle emissioni globali di gas serra dal 25 al 90%,<br />

di cui due terzi imputabili ai Paesi in via di sviluppo;<br />

• adattamento: sostegno ai Paesi poveri nell’adattarsi agli<br />

inevitabili effetti del cambiamento climatico causato<br />

dalle emissioni dei gas serra presenti nell’atmosfera.<br />

Secondo dati ONU, nel 2008 oltre 20 milioni di persone<br />

sono state costrette ad abbandonare le proprie case per i<br />

disastri derivati dal cambiamento climatico, circa quattro<br />

volte il <strong>numero</strong> di profughi causati dalle guerre;<br />

• tecnologia: nuova e a bassa emissione di carbonio,<br />

possibilmente da trasferire rapidamente ai Paesi più poveri.<br />

La capacità e le tecnologie per ridurre le emissioni esistono<br />

in tutti i settori maggiormente responsabili delle emissioni<br />

stesse: approvvigionamento energetico, trasporti, edilizia,<br />

industria, agricoltura, silvicoltura, gestione dei rifiuti;<br />

• finanziamenti e incentivi: per mitigare gli effetti<br />

dei cambiamenti climatici si calcola che serviranno<br />

circa 250 miliardi di dollari entro il 2020, finalizzati<br />

all’adozione di incentivi per lo sviluppo e la messa in<br />

opera di tecnologie eco-compatibili. Questo tipo di<br />

incentivi può essere creato stabilendo un prezzo per<br />

le emissioni di carbonio, risultato ottenibile attraverso<br />

imposte, tasse e diritti di emissione negoziabili.<br />

UN Photo/Mark Garten

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