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Geocentro Magazine - numero 6 - novembre/dicembre 2009

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Coloretrend, Urban city<br />

e accenti. Questi ultimi sono i colori che connotano in<br />

maniera netta un ambiente. Quindi, consigliamo, l’accento<br />

va miscelato nella giusta proporzione con quelli che sono,<br />

invece, i colori intermedi e dominanti. A supporto delle scelte<br />

abbiamo messo a disposizione dei progettisti uno strumento<br />

che si chiama ‘proporzione colori’ indicando, allo stesso<br />

tempo quelle che, secondo noi, in ciascun ambiente, sono le<br />

quantità corrette di accento, rispetto alla quantità di colori<br />

dominanti. Insomma delle proporzioni”.<br />

Qual è dal suo punto di vista il rapporto degli architetti<br />

e più in generale dei progettisti con il colore?<br />

“Mi piace pensare a due modi di utilizzare il colore in un progetto<br />

architettonico: come sostantivo o come aggettivo. L’architetto,<br />

storicamente e culturalmente, come vero sostantivo del progetto<br />

ha in mente la forma. Gli architetti progettano case e strutture<br />

fatte in un certo modo, con una determinata funzione, spesso<br />

dimenticandosi completamente del colore. Non utilizzandolo<br />

come elemento progettuale e quasi attaccandolo quando il<br />

progetto è ormai determinato. Il colore è solo un pezzo che<br />

viene dopo, un aggettivo. Ci sono moltissimi progetti fatti così.<br />

Credo che, invece, il colore dovrebbe essere pensato insieme<br />

alla forma, ne ha la stessa dignità perché si integra con essa<br />

ed è capace di esaltarla o di nasconderla. I professionisti più<br />

attenti al tema, a mio parere, dovrebbero far percepire nei loro<br />

progetti che il colore, in realtà, è sostantivo tanto quanto la<br />

forma. Dovrebbero pensare a colori”.<br />

Cambiamo tema, qual è il suo punto di vista sull’utilizzo<br />

attuale da parte delle Amministrazioni locali dello<br />

strumento ‘Piano del colore’?<br />

“Indubbiamente, il cambiamento che, dopo l’esperienza di<br />

Torino con il primo Piano Colore, ha indotto le Amministrazioni<br />

comunali ad osservare più da vicino il colore, dotandosi in<br />

alcuni casi di veri e propri strumenti urbanistici direttivi, è stato<br />

di natura epocale. Dopodichè, purtroppo, oggi è impossibile<br />

non osservare che il Piano Colore di un comune fa fatica a<br />

dare risultati cromatici apprezzabili in tempi brevi e risulta<br />

essere uno strumento di uso limitato ad alcune aree e spesso<br />

solo ad alcune vie. Capita, quindi, di vedere dei coordinamenti<br />

corretti e ben fatti che poi lasciano un po’ alla deriva quello<br />

che è il contorno del centro storico, il resto della città che<br />

peraltro, secondo me, andrebbe gestito anche in maniera più<br />

attenta. Perché, se i centri storici hanno comunque una loro<br />

connotazione, è nelle periferie urbane che nei decenni si sono<br />

accumulati i guasti maggiori. E proprio quelle dovrebbero,<br />

invece, essere inserite in maniera intelligente all’interno di<br />

Piani Colore fatti bene. Forse non risolveremo i problemi<br />

del cosiddetto degrado urbano con il colore, però è indubbio<br />

che in una città pulita, ordinata e colorata adeguatamente si è<br />

portati a comportarsi in un certo modo. Io, quindi, il colore<br />

lo vedrei estendersi e impossessarsi di tutta la città. Anzi, per<br />

ogni singolo comune, mi piacerebbe pensare di poter creare un<br />

abbinamento di colori corretti, i quali possano caratterizzare in<br />

maniera distintiva, evidente, coordinata nei vari elementi del<br />

tessuto e dell’arredo urbano, la città stessa”.<br />

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