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Geocentro Magazine - numero 6 - novembre/dicembre 2009

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20<br />

SOCIETÀ E COSTUME<br />

Quelle luci lontane<br />

che raccontano<br />

le origini<br />

del nostro universo<br />

Intervista a Margherita Hack<br />

Laureatasi in fisica a Firenze, presso l’osservatorio di Arcetri,<br />

nel 1945, Margherita Hack è stata professoressa ordinaria<br />

di astronomia dal 1964 al 1997 all’Università di Trieste<br />

(professore emerito dal 1998). Direttore dell’Osservatorio<br />

Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987 e del Dipartimento<br />

di Astronomia dell’Università di Trieste dal 1985 al 1991 e<br />

dal 1994 al 1997, è Membro dell’Accademia Nazionale dei<br />

Lincei e delle più prestigiose società fisiche e astronomiche.<br />

Ha lavorato presso <strong>numero</strong>si osservatori americani ed europei<br />

ed è stata per lungo tempo membro dei gruppi di lavoro<br />

dell’ESA e della NASA, contribuendo sensibilmente ad<br />

accrescere il prestigio della comunità astronomica italiana<br />

in ambito internazionale. E’ autrice di <strong>numero</strong>si libri e di<br />

oltre 250 lavori originali pubblicati su riviste internazionali.<br />

Come segno di apprezzamento per il suo importante contributo,<br />

le è stato anche intitolato l’asteroide 8558 Hack.<br />

In questa intervista per GEOCENTRO/magazine racconta<br />

alcuni passaggi della sua esperienza illustrando le attuali<br />

e affascinanti teorie sulle origini del nostro universo, basate<br />

sull’osservazione che, oggi, ci consente di vedere galassie lontane<br />

13 miliardi di anni luce.<br />

Margherita Hack<br />

Professoressa Hack, ci può raccontare come è nata la sua<br />

passione per l’astronomia?<br />

“In realtà non è esatto parlare di passione. Quando ho finito<br />

il liceo mi piaceva più di tutto la fisica e quindi mi sono<br />

iscritta al corso di laurea in fisica. Nel momento di scegliere<br />

la tesi avrei voluto fare una tesi in elettronica, ma il direttore<br />

di istituto decise altrimenti, assegnandomi una tesi su un<br />

argomento vecchio che non mi interessava, perché volevo<br />

fare una tesi sperimentale. A quel punto, l’altra possibilità<br />

era fare una tesi in astrofisica, la strada che scelsi. Cominciai<br />

così ad imparare ad osservare e ad utilizzare gli strumenti<br />

capendo quanto fosse interessante fare ricerca e che la mia<br />

intenzione era di seguitare a far ricerca. Non è stata, quindi,<br />

una scelta in un campo particolare. Se avessi fatto una tesi<br />

sulla fisica delle particelle, avrei fatto ricerca sulla fisica delle<br />

particelle. Diciamo che mi interessavano la fisica e la ricerca.<br />

In astronomia per interpretare la luce delle stelle si utilizzano<br />

tutte le parti della fisica, quindi l’astronomia è da considerarsi<br />

essenzialmente un ricchissimo laboratorio di fisica”.<br />

Quale percorso di studi dovrebbe intraprendere, secondo<br />

lei, un giovane che oggi desidera diventare astronomo?<br />

“Sicuramente un buon corso di laurea in fisica. E prima<br />

dell’università direi principalmente un liceo o anche un istituto<br />

tecnico. Comunque è all’università che si avvia il percorso che<br />

porta all’astronomia, e fortunatamente in Italia è rimasta la<br />

tradizione di Fermi, quindi la fisica e l’astrofisica sono ambiti<br />

nei quali c’è un ottimo livello nel campo della ricerca”.<br />

Lei ha detto che l’universo obbedisce alla geometria<br />

euclidea. Ci vuole spiegare perché?<br />

“E’ un dato delle osservazioni. Le osservazioni fatte attraverso<br />

un esperimento che si chiama Boomerang. In sintesi un<br />

pallone stratosferico in orbita attorno al Polo sud della Terra<br />

che ha osservato l’aspetto del cielo ad una lunghezza d’onda<br />

http://commons.wikimedia.org/Gianmaria Zanotti

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