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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - E 3,00<br />
<strong>Ravenna</strong> www.inmagazine.it<br />
®<br />
Anno XII - N. 1 - FEBBRAIO - MARZO 2013<br />
Giuseppe<br />
Tagliavini<br />
Speciale come un Oscar<br />
Alberto Morini Fondamenta per il futuro<br />
Via dei Tigli e Monte Poggiolo Colpo d’occhio sulla piana<br />
Speciale Design Spazio alla creatività
www.salaroli.it<br />
Bologna - Forlì - Cesena - <strong>Ravenna</strong> - Faenza - Rimini<br />
L’immagine del prodotto è puramente indicativa - www.grafikamente.it
10<br />
16<br />
| EDITORIALE di Andrea Masotti |<br />
Lo Hobbit e Avatar: sono solo alcuni<br />
dei roboanti titoli cinematografici<br />
legati al personaggio di copertina di<br />
<strong>Ravenna</strong> IN, Giuseppe Tagliavini, digital<br />
compositor autore degli effetti<br />
speciali di questi ed altri celebri film,<br />
vincitore di Oscar e grande professionista<br />
a livello internazionale. Da<br />
un ragazzo che ha fatto fortuna nel<br />
mondo ad uno impegnato nello<br />
sviluppo del territorio locale come<br />
Alberto Morini, presidente della<br />
Fondazione Banca Del Monte e Cassa<br />
di Risparmio di Faenza, promotore<br />
di un progetto che coinvolge<br />
il complesso faentino dei Salesiani<br />
per trasformarlo in sede di attività<br />
imprenditoriali create dai giovani.<br />
Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (RN)<br />
Direttore Responsabile:<br />
Andrea Masotti<br />
Redazione centrale:<br />
Roberta Brunazzi, Serena Focaccia<br />
Progetto grafico: Lisa Tagliaferri<br />
Impaginazione: Marica Graziani<br />
Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli<br />
4 Annotare<br />
Brevi IN<br />
10 Essere<br />
Giuseppe Tagliavini<br />
16 Essere<br />
Alberto Morini<br />
20 Visitare<br />
Via dei Tigli<br />
e Monte Poggiolo<br />
Proseguiamo con la scoperta del territorio<br />
incamminandoci lungo una<br />
solitaria via tra i calanchi su cui si affaccia<br />
il castello di Monte Poggiolo,<br />
e recuperiamo storie della tradizione<br />
ravennate come quella dei cacciatori<br />
in valle e in pineta. Antiche<br />
sculture in cartapesta ci conducono<br />
invece alla scoperta di un’affascinante<br />
forma d’arte sacra; con la nuova<br />
stagione del golf ci avviamo verso la<br />
primavera mentre, nella rubrica libri,<br />
troviamo un’intervista alla scrittrice<br />
Erminia Crociani. Chiudiamo<br />
la rivista con lo speciale design, che<br />
offre alcuni spunti preziosi per arredare<br />
la casa in modo elegante ed<br />
originale. Buona lettura!<br />
Ufficio commerciale: Gianluca Braga, Luca Retini,<br />
Sabrina Marin<br />
Collaboratori:<br />
Maria Vittoria Andrini, Linda Antonellini, Lidia<br />
Bagnara, Annalisa Balzoni, Roberta Bezzi, Andrea<br />
Casadio, Anna De Lutiis, Serena Focaccia,<br />
Massimo Fiorentini, Matteo Ranucci, Aldo Savini.<br />
Chiuso per la stampa il 27/02/2013<br />
26 Raccontare<br />
Doppiette ravennati<br />
33 Scoprire<br />
Antiche cartapeste<br />
36 Giocare<br />
Golf<br />
40 Scrivere<br />
Erminia Crociani<br />
43 Speciale Design<br />
Spazio alla creatività<br />
20<br />
43<br />
Edizioni IN MAGAZINE S.R.L.<br />
Redazione e amministrazione:<br />
Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47100 Forlì<br />
tel. 0543.798463 - fax 0543.774044<br />
www.inmagazine.it<br />
inmagazine@menabo.com<br />
Sommario<br />
Tutti i diritti sono riservati.<br />
Foto e articoli possono essere riprodotti solo con<br />
l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte.
Annotare | Brevi IN<br />
Donna protagonista<br />
alla Ninapì-nesting<br />
<strong>Ravenna</strong> -“Il nome della donna non<br />
compare”: è il titolo della personale di<br />
stella (Stefania Gagliano), in mostra<br />
fino al 24 marzo alla Ninapì-nesting<br />
art gallery, a <strong>Ravenna</strong> in via Pascoli<br />
31. Con tratto deciso e delicato allo<br />
stesso tempo, la pittrice modenese<br />
racconta la difficile situazione che<br />
ancora oggi il mondo femminile<br />
è costretto a vivere. La mostra,<br />
presentata da Chiara Fuschini e<br />
curata da Alessandra Carini, è<br />
aperta il venerdì e il sabato dalle<br />
17,00 alle 19,00 (gli altri giorni su<br />
appuntamento, chiamando i numeri<br />
335 8340522 o 340 0789505).<br />
Dieci giorni<br />
di <strong>Ravenna</strong> Jazz<br />
<strong>Ravenna</strong> - Edizione numero 40 per<br />
<strong>Ravenna</strong> Jazz, dal 3 al 12 maggio con<br />
ben dieci giorni di musica dal vivo e<br />
seminari. Il programma coinvolgerà<br />
il teatro Alighieri e il Rasi, nonché<br />
la Sala Piazza Rinascita e il Cisim<br />
di Lido Adriano, che ospiteranno<br />
“<strong>Ravenna</strong> 40° Jazz Club”, alternativa<br />
più casual rispetto alle serate in<br />
teatro. I locali del centro cittadino,<br />
inoltre, accoglieranno i concerti<br />
pomeridiani ‘Aperitifs’, con dieci<br />
chitarristi. Il resto lo diranno gli<br />
artisti invitati a questa importante<br />
edizioneda Chucho Valdés e Afro-<br />
Cuban Messengers (4 maggio)<br />
a Pharoah Sanders (il 5, nella foto),<br />
Franco Ambrosetti, Uri Caine e Furio<br />
Di Castri (il 6), Mattia Cigalini (il 7),<br />
Gianluca Petrella e Alien Dee (l’8),<br />
Rosario Giuliani (il 9), Gino Paoli<br />
e Danilo Rea (il 10), Paolo Fresu<br />
e martux_m (l’11) e Joshua Redman,<br />
il cui quartetto chiuderà il festival<br />
il 12 maggio.<br />
4 | IN Magazine<br />
Abi, il nuovo presidente<br />
è Antonio Patuelli<br />
<strong>Ravenna</strong> - Antonio Patuelli è il<br />
nuovo presidente dell’Associazione<br />
Bancaria Italiana (Abi). Succede a<br />
Giuseppe Mussari, dimessosi dopo<br />
lo scandalo del Monte dei Paschi di<br />
Siena. Un incarico prestigioso e una<br />
sfida non facile per Patuelli: “Operiamo<br />
- ha dichiarato subito dopo<br />
l’assunzione del nuovo incarico - per<br />
un’economia soggetta all’Etica e al<br />
Diritto. Se un’operazione è ammissibile<br />
per legge, ma contrastante con<br />
l’Etica, non deve essere effettuata:<br />
le questioni di principio prevalgano<br />
sempre”. “Questa unanime designa-<br />
zione - ha commentato Lanfranco<br />
Gualtieri, Presidente della Fondazione<br />
Cassa di Risparmio di <strong>Ravenna</strong><br />
- premia la sua integrità morale, la<br />
coerenza e la conoscenza dei problemi<br />
economici, e rappresenta per<br />
tutta la nostra comunità la conferma<br />
delle grandi doti culturali ed umane<br />
del Cavaliere del Lavoro Patuelli,<br />
e l’apprezzamento di cui gode a livello<br />
nazionale il Gruppo Cassa”. Ai<br />
tanti messaggi di congratulazioni si<br />
unisce anche quello di tutta la redazione<br />
di IN Magazine, con i migliori<br />
auguri di buon lavoro.<br />
Tre Laghi<br />
diventa Aquae Sport Center<br />
Porto Fuori - Il rinnovato centro sportivo<br />
Tre Laghi di Porto Fuori cambia<br />
nome e diventa Aquae Sport Center.<br />
Nato a metà degli anni ‘70 per volontà<br />
di un’associazione di circa 400 persone,<br />
l’area costituita da ex cave riconvertite<br />
alla pesca sportiva fu presto dotata<br />
di campi da tennis, piscina, pista<br />
di pattinaggio, minigolf e ristorante. Il<br />
nuovo sport center punta alla valorizzazione<br />
funzionale della piscina, dato<br />
che la società di gestione della strut-<br />
tura, la ForSea di Marina di <strong>Ravenna</strong>,<br />
si occupa di formazione e addestramento<br />
del personale marittimo. Le<br />
dimensioni della piscina, profonda 4<br />
metri e lunga 25, con piattaforma per<br />
tuffi di 3 metri e il lago per la voga,<br />
hanno permesso all’impianto di essere<br />
accreditato presso il Ministero dei<br />
Trasporti per le esercitazioni necessarie<br />
al conseguimento di una delle abilitazioni<br />
obbligatorie alla professione<br />
di marittimo. (R.Be.)
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Annotare | Brevi IN<br />
Festa della Donna<br />
in musica<br />
<strong>Ravenna</strong> - Festa della Donna<br />
sulle note di Beethoven, Mozart,<br />
Kreisler, Wagner e Clara Schumann,<br />
eseguite dalla giovane violinista Liù<br />
Pelliciari accompagnata al pianoforte<br />
da Giovanni Nesi. Il concerto, in<br />
programma venerdì 8 marzo (ore<br />
17) nel Ridotto del Teatro Alighieri, è<br />
organizzato dalla Cooperativa Emilia<br />
Romagna Concerti in collaborazione<br />
con il Comune di <strong>Ravenna</strong> e con<br />
importanti realtà associative<br />
femminili del territorio. Al termine<br />
dello spettacolo omaggi a tutti i<br />
partecipanti, offerti da alcuni esercizi<br />
commerciali della città.<br />
Ph. Massimo Fiorentini<br />
A <strong>Ravenna</strong>-Cervia<br />
l’arcivescovo<br />
Lorenzo Ghizzoni<br />
<strong>Ravenna</strong> - Dallo scorso 20 gennaio<br />
l’archidiocesi di <strong>Ravenna</strong>-Cervia<br />
ha un nuovo vescovo. A Giuseppe<br />
Verucchi è subentrato infatti Lorenzo<br />
Ghizzoni (nella foto), già vescovo<br />
ausiliare a Reggio Emilia, elevato ad<br />
arcivescovo il 17 novembre scorso.<br />
È reggiano e proviene da una piccola<br />
frazione di campagna, nel cuore<br />
della Pianura Padana.<br />
Membro del Consiglio per gli<br />
affari economici della Conferenza<br />
Episcopale Italiana dal 2010, compirà<br />
58 anni il prossimo 3 aprile.<br />
6 | IN Magazine<br />
Ceramiche, dipinti e disegni<br />
di Pizzi Cannella<br />
Faenza - Oltre 70 pezzi tra ceramica,<br />
dipinti e grandi disegni di Pizzi Cannella<br />
occupano gli spazi del Museo<br />
Internazionale delle Ceramiche di Faenza,<br />
con una sezione dislocata presso<br />
i locali della Banca di Romagna di<br />
corso Garibaldi 1 fino al 17 marzo. Il<br />
nome di Piero Pizzi Cannella è legato<br />
ad un ambito strettamente pittorico<br />
dagli anni Ottanta, al gruppo di giovani<br />
del Pastificio Cerere (con Nunzio,<br />
Ceccobelli, Dessì, Gallo, Tirelli)<br />
e al teorico Achille Bonito Oliva. Al<br />
MIC presenta la sua produzione ceramica<br />
e le “grandi carte”, disegni a<br />
completamento dell’intervento in un<br />
dialogo serrato tra segno e gesto pittorico.<br />
Alla Banca di Romagna è invece<br />
esposta la grande tela “Senza titolo”,<br />
<strong>Ravenna</strong> - La “Trilogia d’autunno<br />
aspettando Verdi”, inedita appendice<br />
autunnale che ha concluso la XXIII<br />
edizione di <strong>Ravenna</strong> Festival, è stata<br />
impreziosita dal successo di Verdi<br />
Web, nuovo progetto-laboratorio dedicato<br />
ai giovani focalizzato su foto,<br />
video e scrittura. Il progetto ha aperto<br />
le porte del teatro Alighieri per l’intero<br />
calendario di prove di Rigoletto,<br />
Trovatore e Traviata a diciassette<br />
ragazzi dai 16 ai 28 anni, che hanno<br />
prodotto foto, video e testi pubblicati<br />
su verdiweb.it. Si tratta di dieci fotografi<br />
(Martina Zanzani, Luca Concas,<br />
Miriam Anconelli, Silvia Tortorella,<br />
Valentina Casadei, Mariasole Lega,<br />
Federica Carioli, Alex Alvisi, Giulia<br />
Baraldo e Matteo Gemolo); cinque<br />
autori di testi (Anna Bonazza, Mirko<br />
Dadich, Mario Quaggiotto, Valentina<br />
Alfonsi e Valentina Malerba) e due<br />
videomaker (Matteo Bevilacqua e<br />
a documentare la vocazione pittorica<br />
dell’artista. Il MIC è aperto dal martedì<br />
al venerdì ore 10 -13,30; sabato,<br />
domenica e festivi ore 10 - 17,30.<br />
www.micfaenza.org<br />
Giovani talenti<br />
per Verdi Web<br />
Barbara Ciriello). I ragazzi sono stati<br />
inseriti in un team creativo impegnato<br />
nella raccolta di foto, video e<br />
testi dai luoghi verdiani per la nuova<br />
produzione di Falstaff, uno dei titoli<br />
della nuova trilogia firmata da Cristina<br />
Muti che dal 8 al 17 novembre<br />
concluderà il Festival 2013. (nella foto<br />
di Martina Zanzani il teatro Alighieri).
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Annotare | Brevi IN<br />
Marzo goloso<br />
in spiaggia e in città<br />
Cervia - La proposta gastronomica<br />
è al centro della primavera cervese.<br />
Torna infatti la celebre “Sagra<br />
della seppia”, per degustare<br />
stagionalità e tradizione nei<br />
piatti tipici del territorio, e torna<br />
anche l’appuntamento con la<br />
manifestazione “Chocolat” insieme<br />
ai grandi artigiani del cioccolato, che<br />
si esibiscono nell’elegante centro di<br />
Milano Marittima. Si comincia il 17<br />
marzo con la Fiera di San Giuseppe<br />
sulla spiaggia libera di Cervia, dove<br />
la festa prende vita con l’antica<br />
usanza della “focarina”. Dal 20 al<br />
24 marzo si tiene invece la “Sagra<br />
della seppia”, che negli spazi del<br />
centro commerciale di Pinarella<br />
propone la tradizione della cucina<br />
marinara. Negli stessi giorni, dal 22<br />
al 24 marzo, Milano Marittima ospita<br />
“Chocolat”, con i migliori artigiani<br />
del cioccolato e gli stand del gusto,<br />
che presentano l’opera dei maestri<br />
cioccolatieri nazionali.<br />
www.turismo.comunecervia.it<br />
Avis, nuovo concorso<br />
per le scuole<br />
<strong>Ravenna</strong> - L’Avis provinciale ha<br />
presentato l’undicesima edizione<br />
del concorso per le classi delle<br />
scuole di ogni ordine e grado del<br />
territorio provinciale. Tema scelto per<br />
il 2013 è “Avis: io dono, non so a chi,<br />
ma so il perché!”, per porre l’accento<br />
sull’anonimato e il valore intrinseco<br />
di ogni gesto gratuito. L’obiettivo<br />
principiale di questa consolidata<br />
iniziativa è quello di sensibilizzare<br />
i giovani al valore della solidarietà.<br />
Le sezioni del concorso sono tre:<br />
racconto per immagini, racconto<br />
scritto, produzione video. Il termine<br />
per la presentazione delle opere<br />
è fissato al 16 maggio.<br />
www.avis.it/ravenna (R.Be.)<br />
8 | IN Magazine<br />
Mario Mondelli,<br />
nuovo Questore<br />
<strong>Ravenna</strong> - Cambio al vertice nella Questura<br />
di <strong>Ravenna</strong>. Giuseppe Racca saluta<br />
viale Berlinguer per passare a Parma,<br />
lasciando il posto a Mario Mondelli<br />
(nella foto), questore di Biella dal 2010.<br />
Nel corso della sua carriera Mondelli<br />
ha ricoperto numerosi incarichi, come<br />
dirigente Digos, della Squadra Mobile,<br />
della Divisione di Polizia Amministrativa<br />
e della Divisione Anticrimine. Dal<br />
2009 al 2010 ha svolto la funzione di<br />
direttore del Servizio Reparti Speciali,<br />
presso il Dipartimento di Pubblica<br />
Sicurezza del Ministero dell’Interno.<br />
<strong>Ravenna</strong> - Un festival lungo tre mesi e<br />
270 chilometri: sono i numeri del 14°<br />
festival Crossroads, manifestazione musicale<br />
organizzata da Jazz Network in<br />
collaborazione con l’Assessorato alla<br />
Cultura della Regione Emilia-Romagna<br />
e numerose altre istituzioni. Oltre<br />
40 serate di musica dal vivo nei grandi e<br />
piccoli centri urbani della regione, dal<br />
28 febbraio al 25 maggio. Un momento<br />
speciale previsto per maggio, quando il<br />
cartellone ospiterà per la prima volta al<br />
<strong>Ravenna</strong> Jazz<br />
sulle strade di Crossroads<br />
Ph. Massimo Fiorentini<br />
proprio interno <strong>Ravenna</strong> Jazz, con una<br />
sequenza ininterrotta di concerti e seminari<br />
al teatro Alighieri, al teatro Rasi<br />
e in vari club e locali della città. Tra<br />
i protagonisti della rassegna, in programma<br />
dal 4 al 12 maggio, Chucho<br />
Valdes e i suoi Afro-Cuban Messengers,<br />
Joshua Redman, Pharoah Sanders,<br />
Franco Ambrosetti, Uri Caine e Darryl<br />
Hall, Mattia Cigalini, Gianluca Petrella<br />
(nella foto), Alien Dee, Paolo Fresu<br />
e tanti altri. www.crossroads-it.org<br />
Ph. Riccardo Crimi
Normalità e follia<br />
in mostra al Mar<br />
<strong>Ravenna</strong> - Fino al 16 giugno il Museo d’Arte della Città di<br />
<strong>Ravenna</strong> (Mar) presenta una ricca esposizione con opere<br />
di Bosch, Dalì, Ligabue, Mattia Moreni e tanti altri. Titolo<br />
dell’evento è “Borderline. Artisti tra normalità e follia. Da<br />
Bosch a Dalì, dall’Art Brut a Basquiat”. In mostra un’arte<br />
non marginale per scelta ma per condizione di chi la produce:<br />
il curatore è Claudio Spadoni, direttore scientifico<br />
del museo ravennate, affiancato da Giorgio Bedoni, psichiatra,<br />
psicoterapeuta e docente all’Accademia di Brera e<br />
dall’editore-collezionista Gabriele Mazzotta. Il percorso si<br />
apre con grandi nomi del passato che hanno espresso sulla<br />
tela il lato “oscuro”, da Hieronymus Bosch a Francisco Goya,<br />
per concludersi con una sezione dedicata al sogno dove<br />
trovano spazio surrealisti come Salvador Dalì, Max Ernst,<br />
André Masson. Fino alle opere di Paul Klee, grande estimatore<br />
dell’arte infantile e degli alienati. www.museocitta.ra.it<br />
Riccardo Licata<br />
e i maestri del Mosaico<br />
<strong>Ravenna</strong> - Tradizione e arte contemporanea s’incontrano<br />
nella mostra “Riccardo Licata e i maestri del<br />
mosaico”, mettendo a confronto testimonianze conservate<br />
nel Museo Nazionale di <strong>Ravenna</strong> con i mosaici<br />
di artisti del XX e XXI secolo. Oltrepassando l’astrattismo<br />
informale, Riccardo Licata (Torino, 1929)<br />
tende all’indeterminazione della superficie pittorica<br />
e musiva, con una sorta di meta-scrittura che diventa<br />
una precisa “trascrizione grafica” di un movimento<br />
musicale. Accanto ai suoi mosaici sono esposte opere<br />
di Afro e Mirko Basaldella, Giuseppe Capogrossi e<br />
Piero Dorazio, Mimmo Paladino, Armando Pizzinato,<br />
Gino Severini, Emilio Vedova e tanti altri. La mostra al<br />
Museo Nazionale di <strong>Ravenna</strong> è aperta fino al 26 maggio,<br />
dal martedì alla domenica ore 8,30 - 19,30. (A.S.)<br />
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Essere | Giuseppe Tagliavini<br />
Speciale<br />
come un Oscar<br />
testo Anna De Lutiis - foto Massimo Fiorentini<br />
Giuseppe Tagliavini, ravennate vincitore<br />
del premio Oscar 2009 per gli effetti speciali<br />
del film Avatar, oggi è uno dei più quotati<br />
digital compositor a livello mondiale.<br />
Non capita ogni giorno di incontrare<br />
un premio Oscar. Ci si prepara<br />
quindi cercando le ultime notizie<br />
che lo riguardano, pensando a quali<br />
possano essere le domande più intelligenti<br />
e pertinenti. Nulla di tutto<br />
questo è servito. Catapultata in una<br />
serata a lui dedicata presso l’osteria<br />
Aurora ho conosciuto Giuseppe<br />
Tagliavini, tornato a <strong>Ravenna</strong> dopo<br />
due anni di assenza per il suo lavoro<br />
in Nuova Zelanda e già là di ritorno<br />
passando dal Giappone per una vacanza.<br />
Qui inaugurava la rassegna<br />
“Luoghi da Sogni, location inedite<br />
per il cinema d’autore”, promossa<br />
dal circolo cinematografico “Sogni<br />
Antonio Ricci”. Mi sono trovata<br />
davanti a un ragazzo giovanissimo<br />
(non dimostra affatto i suoi 38 anni)<br />
con jeans, t-shirt spiritosa, una faccia<br />
pulita e solare. Di una semplicità<br />
disarmante, circondato da una<br />
folla di giovani che probabilmente<br />
vedono in lui l’esempio lampante<br />
di chi “se vuole ce la fa”. La serata<br />
è trascorsa velocemente mentre Tagliavini<br />
raccontava le sue avventure,<br />
la scelta di lasciare a volte il certo<br />
per l’incerto, i successi di cui è fiero<br />
10 | IN Magazine<br />
ma per i quali non si è mai montato<br />
la testa. La conversazione veniva intervallata<br />
da proiezioni di scene dai<br />
film nei quali Tagliavini ha lavorato,<br />
con dettagliate spiegazioni tecniche<br />
sui sofisticatissimi programmi usati.<br />
L’atmosfera gioiosa e la confusione<br />
non erano davvero adatte a<br />
un’intervista. All’appuntamento<br />
fissato per il giorno dopo è arrivato<br />
puntualissimo.<br />
Inevitabile la prima domanda su<br />
come e quando sia iniziata la tua<br />
passione per il computer e tutto<br />
quello che ne consegue.<br />
“Ho studiato prima al Liceo Artistico<br />
e poi all’Accademia di Belle Arti<br />
di <strong>Ravenna</strong> e negli ultimi due anni<br />
mi sono appassionato alla produzione<br />
al computer, eseguendo lavori di<br />
scultura e di pittura virtuali. Ho poi<br />
iniziato a cimentarmi con lo strumento<br />
cinematografico al fianco di<br />
mio fratello Edoardo, detto Edo,<br />
che aveva fatto la scuola internazionale<br />
di cinematografia a Roma, nel<br />
ramo regia. Stava girando un cortometraggio,<br />
a Cinecittà, Tao. Insieme<br />
realizzammo una scena d’incidente<br />
stradale alla CSI con 26 telecamere
IN Magazine | 11
virtuali, per una trama molto simile<br />
a Hunger Games nel quale io mi inserii<br />
con gli effetti visivi. Il mio primissimo<br />
cortometraggio però l’avevo<br />
realizzato per il Festival ravennate<br />
‘Corto di Sogni’. Quello girato con<br />
Edo divenne il mio biglietto da visita<br />
virtuale: girò per diversi festival<br />
attirando l’attenzione di alcune<br />
compagnie, che mi raggiunsero attraverso<br />
mio fratello”.<br />
Giuseppe racconta senza grande<br />
entusiasmo i tre anni trascorsi a<br />
Cinecittà: molto lavoro, straordinari,<br />
contratti non sempre rispettati.<br />
Racconta divertito i film realizzati<br />
per la tv come la serie Don Matteo.<br />
“Stavo girando un film dedicato a<br />
Paolo di Tarso - dice - quando arrivò<br />
in studio un prete per informarsi<br />
su come andavano le cose. Quando<br />
apprese che il programma che stavo<br />
usando si chiamava Inferno apparve<br />
scandalizzato: come? per un santo!”.<br />
Come mai poi hai deciso di andare<br />
a Londra?<br />
“Mio fratello e io siamo cresciuti a<br />
piadina e Guerre Stellari, era quello<br />
il tipo di film che avevo sempre<br />
in mente e non vedevo in Italia la<br />
possibilità di realizzarlo. Però non<br />
sapevo l’inglese, lingua indispensabile<br />
nel mio campo, così andai<br />
12 | IN Magazine<br />
a Canterbury e mi iscrissi ad una<br />
scuola d’inglese. Portai con me il<br />
curriculum e il mio ‘showreel’, un<br />
collage di filmati e flash tratti dalle<br />
mie esperienze fatte precedentemente.<br />
Lo avevo lasciato in giro,<br />
ma non avendo avuto risposte decisi<br />
di tornare in Italia. Fu allora<br />
che ricevetti un sms per un primo<br />
colloquio. Tutto bene, fino alla richiesta<br />
su quale programma usavo:<br />
Inferno? No qui vogliamo lo Shake.<br />
Niente da fare”.<br />
Le esperienze sono utili e, a distanza<br />
di poche ore, quando Giuseppe riceve<br />
un secondo sms per un nuovo<br />
colloquio, alla domanda “Sa usare il<br />
programma Shake?”, rispose “Certo!”.<br />
“Bene, oggi è venerdì, cominci<br />
lunedì”. Due giorni per studiare il<br />
programma. Inizia così l’avventura<br />
del giovanissimo ravennate che sognava<br />
di fare film di fantascienza,<br />
perché sono quelli che maggiormente<br />
usano gli effetti speciali.<br />
Raccontaci dei tuoi inizi a Londra...<br />
“Il primo film a Londra è stato Troy,<br />
con Brad Pitt e Orlando Bloom, di<br />
A fianco, Giuseppe Tagliavini nel suo studio<br />
mentre lavora a “Lo Hobbit”, che ha ricevuto<br />
la nomination per ben sette VES awards.<br />
In apertura, il digital Compositor a <strong>Ravenna</strong>,<br />
di fronte a San Vitale.<br />
cui avevo precedentemente incontrato<br />
i genitori a Canterbury. Le<br />
riprese iniziarono ufficialmente il<br />
22 aprile 2003; i set esterni furono<br />
girati tra Malta, Marocco e Messico,<br />
i set interni invece nel Regno<br />
Unito, negli Shepperton Studios.<br />
A Londra mi si aprirono le porte<br />
per altre pellicole importanti come<br />
Alien vs Predator e il quarto episodio<br />
di Harry Potter. Fu fondamentale l’esperienza<br />
con la Mpc (Movie Picture<br />
Company), dove rimasi otto anni<br />
a lavorare con Tim Burton su film<br />
come La fabbrica di cioccolato e La sposa<br />
cadavere, per poi passare sotto la<br />
protezione della Double Negative<br />
(Batman begins e Inception)”.<br />
È stupefacente la semplicità con cui<br />
Giuseppe racconta. Ogni tanto si<br />
ferma a ricordare, perché in dodici<br />
anni di meraviglioso vagabondare<br />
a volte sfugge qualche episodio.<br />
Il suo curriculum oggi è impressionante:<br />
ha lavorato con James<br />
Da Cinecittà a Londra, per “Troy”<br />
Cameron per Avatar, Christopher<br />
Nolan per Inception, Rupert Wyatt<br />
per L’alba del Pianeta delle scimmie,<br />
Steven Spielberg con Le avventure di<br />
TinTin e adesso con Peter Jackson<br />
per Lo Hobbit. Per uno a cui stavano<br />
strette <strong>Ravenna</strong> e Cinecittà lavorare<br />
tra Londra, Los Angeles e<br />
Wellington (Nuona Zelanda) deve<br />
dare una vera sensazione di libertà.<br />
Il 2009, dunque, ha rappresentato<br />
un salto verso la casa di produzioni<br />
digitali neozelandese Weta e<br />
verso i riconoscimenti per Avatar.
Lunella Dolcini<br />
Interior Designer<br />
Via Salara 40 - 48121 <strong>Ravenna</strong><br />
Tel. 0544 39334 | Fax 0544246679 | Cell. 338 6070340 | www.lunelladolcini.it | lunelladolcini@virgilio.it
Raccontaci l’emozione di quando<br />
ti hanno comunicato che gli effetti<br />
speciali da te creati come compositor<br />
avevano fruttato al film Avatar<br />
l’Oscar per la categoria.<br />
“Mi ero comprato un elegantissimo<br />
smoking. Sono arrivato a Los Angeles<br />
dalla Nuova Zelanda per partecipare<br />
alla Notte degli Oscar visto che<br />
la VES (Visual Effect Society) aveva<br />
assegnato la nomination ad Avatar.<br />
All’ingresso mi hanno consegnato<br />
una bottiglia di acqua e una di vino.<br />
Faceva un caldo da impazzire, poi<br />
così vestito! Fino all’apertura delle<br />
buste sono rimasto col fiato sospeso,<br />
un momento indimenticabile!<br />
Il premio era per il mio composing,<br />
ma a ritirare l’Oscar è stato il team<br />
al completo. Quando guardo la<br />
mia foto con la statuetta stento ancora<br />
a crederci”.<br />
Le prime soddisfazioni per i 14<br />
mesi di lavoro sotto la direzione di<br />
Peter Jackson per Lo Hobbit sono<br />
arrivate in gennaio, con la nomina<br />
della Weta (la compagnia di effetti<br />
visivi fondata dal regista stesso) a<br />
ben sette VES awards.<br />
“Il mio ruolo in tutto questo tempo<br />
è stato quello di compositor del<br />
‘Gollum team’, una delle otto<br />
squadre che si sono occupate di<br />
una precisa porzione del film,<br />
ma ero anche uno dei 2d supervisor<br />
di tutta la produzione”.<br />
Giuseppe, anche quando viene<br />
richiesto in contesti diversi,<br />
continua a preferire il ruolo di<br />
compositor, perché ama inserire<br />
gli elementi ricreati a computer<br />
all’interno delle parti girate e<br />
dare nuova vita virtuale ai personaggi.<br />
Ora sono in programma<br />
14 | IN Magazine<br />
Lo Hobbit II e Lo Hobbit III, inoltre<br />
è in uscita anche Superman.<br />
Ti piacerebbe tornare in Italia?<br />
“Mi piacerebbe, perché ho qui la<br />
famiglia, e gli amici, ma lo farei solo<br />
se fosse possibile fare qui i film che<br />
vengono girati altrove. Cosa che so<br />
già impossibile, conoscendo le cifre<br />
astronomiche che un film viene a<br />
costare. In Italia ho fatto tante esperienze<br />
per diventare bravo in questo<br />
settore. Poi ho imparato ad usare i<br />
programmi, con impegno e sacrificio.<br />
Ho avuto anche un pizzico di<br />
fortuna, e alla fine ce l’ho fatta”. IN<br />
In alto, Tagliavini posa al fianco della<br />
celebre statuetta, andata a lui e al suo team<br />
per gli effetti speciali di “Avatar”.<br />
Sotto, Giuseppe assieme alla mamma<br />
e al fratello Edoardo.
Essere | Alberto Morini
Fondamenta<br />
Con i suoi 46 anni, Alberto Morini<br />
è probabilmente il più giovane<br />
presidente di una fondazione bancaria<br />
in Romagna. La sua nomina<br />
alla guida della Fondazione Banca<br />
Del Monte e Cassa di Risparmio<br />
Faenza risale al settembre 2010,<br />
carica che è stata subito rinnovata<br />
dopo tre mesi, grazie al consenso<br />
raccolto tra le varie associazioni<br />
di categoria chiamate ad esprimersi.<br />
Il suo percorso è stato lineare<br />
e sempre in crescita. Sul<br />
fronte privato è sposato e ha una<br />
famiglia con due figli, mentre sul<br />
versante professionale ha una formazione<br />
da ingegnere elettronico<br />
e, insieme ad altri soci, è titolare<br />
di due aziende nel settore delle<br />
automazioni industriali.<br />
Alberto Morini, come ha affrontato<br />
questa nuova sfida all’interno della<br />
Fondazione e come valuta il suo<br />
primo periodo di attività?<br />
per il Futuro<br />
testo Roberta Bezzi - foto Lidia Bagnara<br />
Progetti propri e sul lungo periodo. È la linea<br />
fissata da Alberto Morini, presidente della<br />
Fondazione Banca Del Monte e Cassa<br />
di Risparmio Faenza. A partire<br />
dal complesso dei Salesiani, pensato per<br />
ospitare imprese create dai giovani.<br />
“Inizialmente mi sono preoccupato<br />
di capire i meccanismi di<br />
funzionamento dell’ente. La mia<br />
età spesso mi ha creato un certo<br />
imbarazzo in certe circostanze,<br />
come ad avere un motivo in<br />
più per dimostrare competenza.<br />
Quando mi hanno affidato l’incarico<br />
eravamo in piena crisi finanziaria,<br />
con una forte contrazione<br />
degli investimenti abituali.<br />
Da persona che viene dall’ambito<br />
imprenditoriale ho cercato subito,<br />
con il consiglio d’amministrazione,<br />
di finalizzare al meglio le<br />
risorse a disposizione”.<br />
Oggi, infatti, è necessario fare i<br />
conti con risorse più esigue rispetto<br />
al passato…<br />
“Siamo lontani dai fasti di un<br />
tempo ma la situazione di solidità<br />
patrimoniale, l’assenza di debiti e<br />
l’equilibrio nei conti ha spinto la<br />
Fondazione ad alcune scelte forti,<br />
che prima timidamente e ora in<br />
maniera più marcata segneranno<br />
i prossimi anni. Siamo passati da<br />
una politica delle erogazioni a<br />
pioggia, spesso dispersiva e poco<br />
finalizzata, ad una di promozione<br />
di progetti propri ed investimenti<br />
di lungo periodo”.<br />
Quali sono le priorità che la Fondazione<br />
si è data in tal senso?<br />
“L’orientamento è stato quello di<br />
muoversi in due direzioni. Da una<br />
parte sostenendo il settore economico<br />
dell’imprenditoria, per<br />
mettere in circolo un po’ di liquidità<br />
e offrire nuove opportunità<br />
lavorative. Dall’altra investendo<br />
su formazione, educazione e ricerca,<br />
settori fondamentali per il<br />
futuro dei nostri giovani. In tal<br />
senso sosteniamo, per esempio,<br />
gli istituti superiori con dotazioni<br />
tecnologiche, scambi con l’estero,<br />
tirocini e progetti vari come<br />
IN Magazine | 17
Sopra e in apertura, Alberto Morini di fronte<br />
al complesso dei Salesiani di Faenza.<br />
il Parco tecnologico “Evangelista<br />
Torricelli”, che rappresenta per<br />
la città un luogo di ricerca e di<br />
potenziale supporto all’innovazione<br />
tecnologica per le imprese<br />
del territorio. Sul fronte della<br />
cultura resta alto l’impegno verso<br />
il Mic, Museo internazionale<br />
per la Ceramica, una forza per<br />
Faenza ma anche una grande responsabilità”.<br />
L’acquisizione del complesso dei<br />
Salesiani va nella prima direzione...<br />
Il presidente col pallino per lo sport<br />
La passione per lo sport è da sempre nel Dna di Alberto Morini. Nell’atletica<br />
leggera fin da giovanissimo, marciatore, è stato tesserato per l’Atletica 85<br />
Faenza, con una parentesi al C.S. Carabinieri. “Mi piace lo sport - dice - è un<br />
mondo che mi consente di restare in contatto con i giovani”, ama ripetere.<br />
Fino a qualche mese fa è stato vice presidente nazionale della Federazione<br />
Italiana di Atletica Leggera, incarico terminato dal momento in cui Franco<br />
Arese ha lasciato il posto ad Alfio Giomi. È inoltre componente del Development<br />
Committee della European Athletics, del Women Committee della IAAF e vice<br />
Presidente Mediterranean Athletics Union, Quercia di secondo grado<br />
e Stella di Bronzo del CONI.<br />
18 | IN Magazine<br />
“Sì, ne è l’esempio più lampante.<br />
Il complesso dei Salesiani è di<br />
proprietà di una società partecipata<br />
dalla Fondazione. Ne abbiamo<br />
rilevato una parte su cui<br />
esistono molti vincoli della Sovrintendenza:<br />
si tratta di Palazzo<br />
Naldi, vero e proprio simbolo della<br />
città, sede del rettorato, in cui<br />
trasferiremo i nostri uffici. Qui<br />
avremo a disposizione ampi spazi<br />
da offrire ai giovani diplomati e<br />
laureati in cerca di aiuto per intraprendere<br />
una loro attività. Per<br />
diciotto mesi daremo loro l’opportunità<br />
di avere un ufficio, in<br />
attesa di poter camminare con le<br />
proprie gambe e potersi pagare<br />
l’affitto dei locali. Sarà realizzato<br />
anche un ampio parcheggio a<br />
duecento metri dalla piazza principale.<br />
Un intervento pensato per<br />
rivitalizzare il centro storico, e<br />
per tornare a guardare con ottimismo<br />
al futuro”. IN
Via Caroli 13, Reda di Faenza (RA)<br />
Tel. 0546 639295 • Fax 0546 639201 • www.baggioniarredamenti.it
Visitare | Via dei Tigli e Monte Poggiolo<br />
Colpo d’occhio<br />
sulla Piana<br />
testo Matteo Ranucci - foto Giorgio Sabatini<br />
Confine strategico tra Stato Pontificio<br />
e Granducato di Toscana, oggi solitaria<br />
carrareccia tra i calanchi. La panoramica Via<br />
dei Tigli, su cui si affaccia il castello di Monte<br />
Poggiolo, regala una vista unica tra Faenza,<br />
Bertinoro e il mare.
Il camino della vecchia fornace di<br />
Forlì è a due passi dall’incrocio<br />
con via Biondina. L’opificio produsse<br />
mattoni fino al 1971; alla fine<br />
dell’800 vi fu una riunione segreta<br />
alla quale parteciparono quaranta<br />
mazziniani. Via dei Tigli si stacca a<br />
destra dalla stretta linea d’asfalto<br />
di via Rio Cozzi, al principio della<br />
strada principale che conduceva e<br />
conduce nella valle del torrente Samoggia,<br />
in terra faentina. La strada<br />
di sassi e terra comincia a salire. Un<br />
cancelletto in ferro battuto ricoperto<br />
da rampicanti chiude una scala<br />
di pietra desueta e inaccessibile che<br />
sale al sagrato e alla facciata in mattoni<br />
della chiesa di Monte Calvario.<br />
È un edificio sconsacrato, costruito<br />
nel XV secolo, abbellito da elementi<br />
dell’architettura barocca, da stucchi.<br />
Via dei Tigli è anche la strada<br />
vicinale di Mezzacollina. Era una<br />
22 | IN Magazine<br />
delle più brevi e frequentate per<br />
raggiungere la città di Faenza. Sale<br />
su queste prime colline i cui nomi<br />
si leggono a fatica sulle carte topografiche:<br />
Monte Cucco, Monte Collina,<br />
Monticino. Si guadagna quota<br />
ed una vista da prima fila su valli,<br />
coste, colli. È un colpo d’occhio<br />
importante. A sinistra, su un piano<br />
lontano, s’intuisce il piccolo valico<br />
delle Converselle, la conca stretta<br />
delle rupi scavate dal Rio Cozzi e,<br />
oltre, la cima rocciosa di Pietramora.<br />
In primo piano, i calanchi<br />
sono la formazione tipica. Hanno<br />
strane geometrie, in continuo mutamento.<br />
Le argille grigiastre sono<br />
instabili, modellate da pioggia e<br />
vento. Appaiono come creste montuose,<br />
cordigliere viste da un satellite,<br />
veri e propri squarci in coste<br />
altrimenti dolci di erba o coltivate<br />
a foraggio, vite e ulivi. La vegeta-<br />
Sopra, il percorso lungo la via dei Tigli,<br />
accompagnato dalla vista costante del<br />
castello di Monte Poggiolo.
zione è composta da arbusti, rosa canina, ginestre, erba<br />
alta e sottile. A poche centinaia di metri di distanza, la<br />
Valle del Montone appare più lontana. C’è silenzio, le auto<br />
faticano a percorrere questa carrareccia, persone a piedi<br />
se ne incontrano poche se non quelle impegnate nei lavori<br />
dei campi. Difficile immaginare questo luogo come confine<br />
strategico, movimentato, combattuto e controllato tra lo<br />
Stato Pontificio e il Granducato di Toscana. Ma lo era. “Casa<br />
Croce”, ora ridotta a rudere, a metà della salita, era un<br />
vecchio avamposto, un simbolo che testimonia la lotta di<br />
frontiera contro antichi contrabbandieri. Crescono anche<br />
il biancospino, il prugnolo su basamenti instabili, precari.<br />
Formano ciuffi sparsi o linee di vegetazione che seguono<br />
il bordo dei calanchi. Il colore predominante è un verde<br />
chiaro tendente al giallo, con i toni smorzati dalla stagione<br />
invernale. La carrareccia, meno stabile e comoda nella sua<br />
parte alta, incrocia la strada di crinale. È una linea sottile<br />
che percorre la cresta di questa prime colline. Una delle<br />
ultime vere “vie” sterrate. Unisce Monte Poggiolo al passo<br />
di bassa collina delle Converselle. Ci sono poche case abitate,<br />
alcuni ruderi e casolari dalla posizione invidiabile su<br />
cucuzzoli stondati e isolati. Si cammina tra i 200 e i 280<br />
metri sul livello del mare. L’Adriatico è una linea spessa<br />
MENGOZZI & MAZZONI<br />
ATELIER MGM<br />
Atelier c.so Matteotti n 60 tel. 0546 26559<br />
Showroom c.so Matteotti n 44/A tel. 0546 660153<br />
www.mgmatelier.com<br />
Mengozzi & Mazzoni ATELIER MGM srl
In alto, la chiesetta di Santa Maria<br />
del Calvario, edificio del XV secolo<br />
oggi sconsacrato.<br />
24 | IN Magazine<br />
Via Rio Cozzi Via Bion d ina<br />
PARTENZA<br />
ARRIVO<br />
che segna l’orizzonte. Si distinguo-<br />
no i grattacieli di Cesenatico e Mila-<br />
no Marittima. Verso nord l’abitato di<br />
Faenza, a est Forlì ed i colli appuntiti<br />
di Bertinoro e Monte Maggio. Non ci<br />
sono ostacoli, alture ad impedire la<br />
vista dell’ampia pianura. La salita<br />
è terminata. La bruma invernale<br />
offusca i dintorni di prima mattina<br />
e all’imbrunire. Nelle ore centrali<br />
è spazzata via da una brezza più<br />
tiepida, che schiarisce l’aria e definisce<br />
di particolari il paesaggio.<br />
Due chilometri di panorama puro,<br />
a destra, a sinistra, di fronte. Anche<br />
il castello di Monte Poggiolo fa parte<br />
della scena. Dal primo balzo domina<br />
sulla pianura. Le mura spesse e<br />
le quattro torri, di cui il maschio<br />
alto diciotto metri, formano una<br />
Informazioni sul percorso<br />
corte non troppo ampia in cui un<br />
tempo sorgeva la “piazza d’armi”<br />
e l’abitazione del comandante. È<br />
una presenza importante, massiccia,<br />
nonostante le sue linee siano<br />
in parte segnate da anni di abbandono.<br />
Dalla base del forte si può intuire<br />
la sua funzione fondamentale<br />
tra i castelli del territorio, quella<br />
di torre di avvistamento, grazie alla<br />
posizione impareggiabile di predominio<br />
sulla spianata fino al mare.<br />
Ripercorrere a ritroso la strada non<br />
è una ripetizione banale, monotona.<br />
L’angolo della visuale cambia<br />
di 180 gradi. Il panorama resta di<br />
prim’ordine. I temi principali rimangono<br />
gli stessi, solo un’altra<br />
prospettiva, altri soggetti e dettagli<br />
a riempire la scena. IN<br />
Chilometri totali: 7,2<br />
Tempo di percorrenza: 2 ore circa<br />
Difficoltà: medio-facile<br />
Partenza: strada Rio Cozzi incrocio via Biondina - Terra del Sole<br />
Percorso abbastanza semplice, con una salita nella parte iniziale di circa 2<br />
chilometri. Giunti sulla strada “principale”, anch’essa sterrata, si svolta a destra.<br />
La parte centrale dell’itinerario è su una strada di crinale, che alterna una lieve<br />
salita e una lieve discesa. Il castello di Monte Poggiolo è visibile per quasi tutto<br />
l’itinerario ed indica la direzione. Il ritorno è per la stessa strada.<br />
Il terreno è composto da terra misto ghiaia, e può risultare infangato.
FORLì - Via Ravegnana 403 - Tel. 0543.723303 - romagnauto@romagnauto.com<br />
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Romagnauto Forlì-Cesena
Raccontare | Doppiette ravennati<br />
I cacciatori<br />
della Valle<br />
testo Andrea Casadio - foto Massimo Fiorentini<br />
Ha radici antiche la passione dei ravennati<br />
per la caccia, tra precise tecniche venatorie<br />
e riti sociali. Storie di secoli passati quando<br />
l’uomo, strettamente connesso alla natura,<br />
ne condivideva anche il lato crudele.
È verità universalmente riconosciuta<br />
anche da coloro che non hanno<br />
una particolare dimestichezza con<br />
le discipline storiche, che la seconda<br />
metà del XX secolo ha rappresentato<br />
un mutamento repentino e<br />
profondo negli stili di vita della società<br />
italiana. Anche <strong>Ravenna</strong>, ovviamente,<br />
non ha fatto eccezione.<br />
Su queste pagine si è narrato di tante<br />
manifestazioni che non hanno<br />
retto alla furia della modernizzazione<br />
novecentesca. Una di queste,<br />
e fra le più tipiche, era la passione<br />
tutta ravennate per la caccia.<br />
La sua diffusione fu strettamente<br />
correlata, fin da tempi antichissimi,<br />
alla condizione ambientale del<br />
territorio, con la presenza di vaste<br />
aree incolte e selvagge, delle paludi<br />
e dei boschi, e poi delle pinete,<br />
che fornivano un’ampia gamma<br />
di prede. Si andava da una ricca<br />
schiera di volatili (pernici, fagiani,<br />
quaglie, merli, anatre e vari uccelli<br />
di valle) a piccola selvaggina come<br />
le lepri, fino a prede di stazza maggiore<br />
che, almeno fino ad un certo<br />
periodo, popolarono le pinete,<br />
come cervi, caprioli, e anche lupi.<br />
Se per i nobili, a partire dal Medioevo,<br />
l’attività venatoria era uno<br />
status symbol che univa diletto e affermazione<br />
di ruolo sociale, per i<br />
più poveri costituiva un’importante<br />
fonte di sostentamento, integrativa<br />
di quella agricola o anche esclusiva,<br />
nel caso di quelli che i “cacciatori”<br />
lo facevano di mestiere. Mentre i<br />
primi si esercitavano nell’uccellagione<br />
con lo sparviero o il falco, borghesi<br />
e popolani si avvalevano della<br />
balestra, sostituita dall’archibugio<br />
a partire dal XVII secolo. Tutti, ov-<br />
28 | IN Magazine<br />
viamente, con l’immancabile ausilio<br />
del cane da caccia. I documenti<br />
antichi testimoniano poi dell’esistenza,<br />
almeno fino al ‘500, delle<br />
“pantere”, strutture semi-stabili costituite<br />
da un fossato e da una rete,<br />
utilizzate per la cattura degli uccelli<br />
nelle zone di valle o di pineta.<br />
Ma non c’era solo l’aspetto strettamente<br />
utilitaristico. La caccia era anche,<br />
e forse soprattutto, un’attitudine<br />
mentale, uno stile di vita in cui l’atto<br />
in sé era solo un elemento fra i tanti<br />
che distinguevano il vero seguace<br />
di Sant’Uberto. Gli altri erano un<br />
vasto contorno fatto di rapporto<br />
con la natura, segni identitari come<br />
l’abbigliamento tipico (la sacona,<br />
giacca di velluto dall’ampio tascone<br />
alla base della schiena), riti sociali<br />
In alto, un “rastello” ravennate.<br />
Sotto due cacciatori posano, assieme<br />
al loro cane, dopo un’ottima battuta<br />
di caccia in valle.<br />
(Foto tratte dal volume “Curiosità<br />
ravignane” di U. Foschi e G. Ravaldini,<br />
<strong>Ravenna</strong>, Tonini, 1981).
(i ritrovi di gruppo, i racconti di imprese venatorie vere o<br />
presunte, le mangiate, gli scherzi a la ravgnâna destinati a<br />
fare epoca). Elementi che s’impressero sempre più nella<br />
mentalità comune (quasi che essere un buon cacciatore<br />
fosse un attributo indispensabile del vero “ravignano”)<br />
anche perché caratterizzavano in particolare la caccia in<br />
pineta, dove la dimensione collettiva era assai importante.<br />
La tecnica tipica, in questo ambiente, era quella del “rastello”,<br />
ossia “una adunata tattico-strategica di una quindicina<br />
di cacciatori – così la definì Paolo Poletti, l’avuchet Pulett di<br />
stecchettiana memoria ed egli stesso accanito cacciatore<br />
– che si raccoglie ai primi chiarori dell’alba in un determinato<br />
punto della pineta”. Il rastello aveva un “capitano”<br />
(carica altamente onorifica attribuita a vita), coadiuvato<br />
da un “furiere” (incaricato di organizzare il gruppo dei<br />
partecipanti) e dai “baroni” (umili portatori di viveri). “Il<br />
capitano dirige l’azione e dà il segnale dell’avanzata: la<br />
compagnia avanza a semicerchio: ad un punto designato<br />
il rastello si chiude. È quello più emozionante. I tordi saettano<br />
da tutte la parti e la fucileria si sgrana vertiginosa”.<br />
L’operazione veniva ripetuta più volte nel corso della giornata<br />
e non era priva di rischi per i partecipanti, che a volte finiva-<br />
La tecnica del “rastello”<br />
no col ricevere la scarica di piombo destinata alle prede. Non<br />
è difficile immaginare la competizione fra i diversi rastelli, i<br />
momenti di tensione nel caso d’incontro fortuito nel folto<br />
del bosco, i sotterfugi per accaparrarsi le posizioni migliori.<br />
In effetti, i rastelli non erano aggregazioni estemporanee<br />
ma parte di vere e proprie compagnie stabili, di cui abbiamo<br />
notizia almeno dal ‘700. Assai celebre, verso il 1820,<br />
fu quella degli “Americani”, così chiamata perché sorta<br />
attorno al ritrovo dell’osteria al “Cacciatore americano” di<br />
Antonio Ghirardini detto Buraccina, in borgo San Rocco,<br />
e che celava in realtà una setta di carbonari che elesse<br />
come proprio capo nientemeno che George Byron. Verso<br />
il 1870 le maggiori erano la “Compagnia di caccia”, i cui<br />
membri si ritrovavano nel caffè della piazza di fronte alla<br />
prefettura, e la “Capanna”, con sede in vicolo Violino. In<br />
seguito le compagnie iniziarono a moltiplicarsi, ognuna<br />
con un proprio nome e una propria caratterizzazione.
Ruolo identitario della caccia:<br />
sopra, la famiglia ravennate dei Gardella<br />
negli anni ‘30 (per gentile concessione<br />
di Giuseppe Gardella).<br />
Ecco allora sorgere “Agl’Ombar”,<br />
“I Cuntaden”, “E’ Canel” (composta<br />
soprattutto da coloni di Porto<br />
Fuori), “La Cocla”, nata nel 1888<br />
in una piccola stanza di borgo San<br />
Biagio da una secessione dalla<br />
Compagnia di caccia. Alcuni giovanissimi<br />
componenti della Cocla<br />
ne fuoriuscirono a loro volta per<br />
creare la “Cumpagnì d’Iorfan”, negli<br />
stessi anni in cui la “Parpaia” e<br />
i “Bigaròn” davano vita ad una furiosa<br />
rivalità reciproca. “E terròr”<br />
riuniva invece medici e farmacisti,<br />
che arrivavano alla partite di caccia<br />
in diligenza e non dovevano go-<br />
Una passione di Romagna<br />
A Forlì gli estimatori dell’arte venatoria, trovano ancora oggi una<br />
manifestazione fieristica dedicata a questo settore, che si propone come<br />
evento di riferimento nel centro Italia per tutti gli appassionati di caccia, tiro<br />
sportivo e pesca. È Caccia & Country Expo, ospitata alla Fiera di Forlì, la cui<br />
terza edizione è prevista tra novembre e dicembre 2013. Grazie alla presenza<br />
e all’impegno delle principali associazioni venatorie, di pesca e sportive, la<br />
kermesse fieristica intende essere anche un palcoscenico per iniziative ed<br />
attività legate a tematiche di tutela ambientale.<br />
30 | IN Magazine<br />
dere di eccessiva simpatia da parte<br />
degli altri sodalizi, dal momento<br />
che furono gratificati del poco<br />
commendevole epiteto di rompacaz.<br />
Particolarmente attivo nella<br />
caccia fu poi il Circolo <strong>Ravenna</strong>te.<br />
Questo, alla fine dell’Ottocento, in<br />
collaborazione con gli ufficiali del<br />
presidio militare, introdusse anche<br />
la pratica aristocratica della caccia<br />
alla volpe in pineta (per quanto si<br />
trattasse in effetti di un esercizio<br />
di abilità equestre, più che venatoria),<br />
ripresa con successo alla fine<br />
degli anni ’30, quando l’associazione<br />
mutò addirittura il nome in<br />
Circolo <strong>Ravenna</strong>te delle Cacce.<br />
Rispetto a quella di pineta la caccia<br />
di valle, che consisteva in lunghi<br />
appostamenti in ricoveri semisommersi<br />
spesso fra le intemperie, era<br />
un esercizio più solitario e, si può<br />
dire, più meditativo. “Il fascino<br />
della caccia in palude, chiusi nella<br />
botte, a godersi la burrasca (la<br />
bura), a scrutare nella nebbia”…<br />
Così la rievocava Massimo Stanghellini<br />
quando ormai era divenuta<br />
un argomento da vecchie memorie<br />
“ravignane”.<br />
Oggi il rapporto con la natura si<br />
cerca in altro modo, magari con in<br />
mano una macchina fotografica<br />
al posto del fucile. Cosa buona in<br />
sé ma anche, a ben vedere, il segno<br />
di un distacco. Quello che si<br />
è consumato qualche decennio fa,<br />
e che ci fa guardare come ad una<br />
favola i secoli in cui l’uomo era<br />
talmente connesso alla natura da<br />
condividerne anche il lato crudele,<br />
e al tempo stesso sfruttarla senza<br />
remore, proprio perché sapeva di<br />
non poterla distruggere davvero. IN
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ufficiale<br />
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Fra arte<br />
e Devozione<br />
testo Aldo Savini<br />
Scoprire | Antiche cartapeste<br />
Originale excursus sulle<br />
sculture in cartapesta<br />
conservate nelle chiese<br />
faentine. Un volume<br />
raccoglie questa<br />
affascinante arte povera,<br />
tutta da scoprire.<br />
Per oltre due secoli, da metà ‘700<br />
agli anni Sessanta del ‘900, a Faenza<br />
hanno operato una ventina<br />
di plasticatori che, oltre ad altri<br />
materiali, hanno utilizzato la<br />
cartapesta per opere di statuaria<br />
sacra. La monografia “La scultura<br />
faentina in cartapesta”, frutto<br />
dell’accurata ricerca condotta da<br />
Santa Cortesi e con il contributo<br />
della Fondazione Banca del Monte<br />
e Cassa di Risparmio di Faenza,<br />
ha fatto emergere un aspetto della<br />
cultura artistica locale trascurato,<br />
perché considerato “minore”<br />
per quella componente artigianale<br />
propria delle botteghe che<br />
si tramandavano conoscenze e<br />
pratiche esecutive di generazione<br />
in generazione. Il libro è di particolare<br />
interesse, perché si presta<br />
come guida per un percorso alla<br />
scoperta di questo prezioso patrimonio<br />
artistico locale.<br />
Nel clima artistico ricco di fermen-<br />
IN Magazine | 33
Sopra, “Miracolo di S. Biagio”, della Chiesa<br />
del Suffragio, di Gaetano Vitenè,<br />
(2ª metà del XIX sec).<br />
In apertura, “Sacra Famiglia”, Basilica<br />
Cattedrale, Enrico Dal Monte, 1923.<br />
34 | IN Magazine<br />
ti innovativi per la presenza a Faenza<br />
di architetti, scultori, pittori<br />
e decoratori d’interni. Tra questi<br />
Giuseppe Pistocchi, il riminese<br />
Antonio Trentanove, il piemontese<br />
Felice Giani. Per l’impulso dato<br />
all’economia locale e al rinnovamento<br />
della città dalla prestigiosa<br />
manifattura dei conti Ferniani,<br />
il primo ad iniziare la produzione<br />
della statuaria in cartapesta è<br />
Giuseppe Antonio Ballanti, detto<br />
Grazià, che inaugura la dinastia<br />
familiare dei Ballanti Graziani a<br />
cui per rapporti di parentela seguono<br />
i Collina, i Vitenè e infine<br />
i Dal Monte. L’evoluzione stilistica<br />
della scultura in cartapesta all’inizio<br />
assorbe aspetti della tradizione<br />
classicista caratterizzata da misura,<br />
eleganza e decoro; si avvicina<br />
poi ai modelli neoclassicheggianti<br />
tipici dell’età napoleonica e successivamente,<br />
nella stagione purista,<br />
si caratterizza per un naturalismo<br />
dai toni carichi di sentimento. Fino<br />
all’arrivo in città nell’immediato<br />
secondo dopoguerra di Gio Ponti,<br />
che provoca la conversione al<br />
modernismo e un nuovo interesse<br />
per gli arredi d’interno. Le chiese<br />
faentine custodiscono molti esemplari<br />
di sculture realizzate con<br />
questo materiale povero e leggero,<br />
destinate alla devozione popolare,<br />
una produzione che, intensificatesi<br />
nel corso dell’800, si è poi esaurita<br />
nella seconda metà del secolo<br />
scorso con l’ultimo dei plasticatori,<br />
Tano Dal Monte, scultore e pittore<br />
recentemente scomparso, alla cui<br />
memoria il volume è dedicato.<br />
Molte statue erano modellate su<br />
stampi e venivano riprodotte in<br />
varie copie, tuttavia ognuna mantiene<br />
un’originalità individuale<br />
per i ritocchi e le decorazioni policrome<br />
dell’autore. Il repertorio di<br />
immagini è alquanto vario: oltre<br />
ai santi una presenza dominante<br />
è riservata alla Madonna, spesso<br />
con in braccio il Bambino, come la<br />
delicatissima Vergine del Rosario<br />
nella chiesa di Errano di Giambattista<br />
Ballanti Graziani del 1830, o<br />
da sola, come l’Addolorata nella<br />
chiesa di Sant’Agostino di Francesco<br />
Collina Graziani del 1928. IN
_Aperto a pranzo per colazioni di lavoro. Ideale la sera, per cene intime, in una romantica atmosfera_<br />
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Giocare | Golf<br />
Uno sport adatto a tutti,<br />
con un’offerta di campi<br />
di qualità in Romagna:<br />
suggerimenti e idee<br />
per inaugurare una<br />
primavera all’insegna<br />
del golf.<br />
36 | IN Magazine<br />
La passione<br />
A chi non piacerebbe provare a<br />
giocare a golf? Si tratta di uno<br />
sport adatto a tutte le età, che<br />
coniuga in modo ineguagliato relax,<br />
destrezza e abilità (mai forza<br />
fisica) e, oltretutto, si pratica in<br />
percorsi naturalisticamente ineccepibili.<br />
Eppure tanti, troppi sono<br />
frenati dal provare questa esperienza,<br />
in ragione di una fama<br />
che identifica il golf con l’esclusività<br />
e l’ampia disponibilità di<br />
spesa. Un luogo comune, quello<br />
descritto, che è agevole sfatare,<br />
constatando come i percorsi disponibili<br />
per la pratica golfistica<br />
del Green<br />
testo Mariavittoria Andrini<br />
nel nostro paese si sono, in questi<br />
ultimi anni, letteralmente moltiplicati.<br />
Certo, esistono ancora club che<br />
richiedono un importante investimento<br />
per entrare a farvi parte,<br />
ma ci sono ormai anche in Italia<br />
numerosi circoli – e sono i più –<br />
che offrono un idoneo impianto<br />
per la pratica sportiva. Nella sola<br />
Romagna, o meglio nelle province<br />
di Forlì e <strong>Ravenna</strong>, si trovano<br />
quattro campi in grado di soddisfare<br />
ampiamente ogni esigenza: dal<br />
bellissimo 27 buche di Cervia, al<br />
collinare e impegnativo 18 buche
di Riolo Terme, dal 9 buche di Faenza completamente in<br />
pianura, fino al tecnico e movimentato 9 buche di Forlì.<br />
A Cesenatico, infine, c’è un campo pratica con 4 buche.<br />
Il campo dunque non è un problema. Cos’altro serve?<br />
Anzitutto un maestro: in ogni circolo ne è presente uno,<br />
accreditato presso la Federazione Italiana Golf. Il prezzo<br />
di una lezione singola è di 25 euro per 30 minuti, ma si<br />
possono frequentare anche corsi collettivi. L’attrezzatura<br />
per giocare viene fornita, all’inizio, direttamente dal maestro<br />
o dal circolo. Sono necessarie almeno una decina di<br />
lezioni prima di poter accedere al campo, una valutazione<br />
che spetta al maestro in base all’apprendimento, variabile<br />
da persona a persona. A questo punto bisogna cominciare<br />
a studiare le regole per poter poi affrontare un piccolo<br />
esame, che consente di iniziare a disputare le prime gare.<br />
Si arriva quindi all’acquisto di una sacca e di un paio di<br />
Via Marconi 7, Castrocaro Terme<br />
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Ph. Carolina Martines<br />
Quando il green si fa rosa<br />
Al Golf Club I Fiordalisi di Forlì da oltre dieci anni esiste l’Associazione Ladies,<br />
che raggruppa oltre 50 socie golfiste, senz’altro il fiore all’occhiello del club<br />
forlivese e una realtà quasi unica a livello nazionale. Dal 2006 le Ladies<br />
propongono un regolare calendario di gare su 9 buche, che si svolgono nella<br />
giornata del giovedì e sono aperte a tutti i golfisti iscritti alla Federazione Italiana<br />
Golf. L’Associazione organizza inoltre incontri culturali e ludici, sempre con<br />
particolare attenzione all’attività benefica che costituisce per il comitato un<br />
obiettivo centrale. Il calendario 2013 è ancora più ricco e corredato da una serie di<br />
eventi collaterali, concepiti “oltre il golf”, per un pubblico non solo di giocatori.<br />
Ecco i prossimi appuntamenti:<br />
21 marzo - Casadei Gioielleria, 9 buche Stableford<br />
4 aprile - Nivola Calzature, 9 buche Stableford<br />
18 aprile - Lovable Intimo, 9 buche Stableford<br />
25 aprile - Il brillante, 9 buche Play & putt<br />
9 maggio - Carosello, 9 buche Medal<br />
23 maggio - Estados Café, 9 buche Stableford<br />
6 giugno - Banca Popolare dell’Emilia Romagna, 9 buche Stableford<br />
20 giugno - La Sorpresa Abbigliamento, Golf e burraco<br />
4 luglio - Gelateria km7, gara al tramonto 9 buche Stableford, a seguire festa d’estate<br />
12 settembre - Edizioni In Magazine, 9 buche Medal;<br />
26 settembre - Terme della Fratta, Golf e burraco;<br />
17 ottobre - Scarpina Ristorante, 9 buche Stableford, a seguire cena conclusiva<br />
della stagione Ladies 2013 con premiazione del “Primo Circuito Ladies”.<br />
Eventi speciali aperti al pubblico:<br />
Domenica 14 aprile, ore 18 - Bruno Barbieri, giudice di Masterchef, presenta<br />
“L’Arte di utilizzare gli avanzi della mensa” di Olindo Guerrini. Riedizione a cura di<br />
Mariavittoria Andrini. Segue aperitivo.<br />
Giovedì 23 maggio, ore 18,30 - Ilaria Milandri, scrittrice forlivese, pittrice, scenografa<br />
e autrice di testi teatrali, presenterà il suo secondo libro “Amen”. Segue aperitivo.<br />
Giovedì 6 giugno, ore 18,30 - Aperitivo con Wilma Vernocchi, la cantante lirica<br />
forlivese considerata uno dei più grandi soprani italiani.<br />
38 | IN Magazine<br />
A fianco, il Comitato Direttivo delle Ladies:<br />
da sinistra, Mariavittoria Andrini, Maria<br />
Cristina Monti, Laura Valbonesi.<br />
scarpe con un fondo adeguato (dai<br />
40 euro in su). Sono numerose le<br />
offerte di sacche complete per neofiti<br />
che si possono acquistare anche<br />
su Internet. Il costo si aggira sui<br />
250 euro per sacca, ferri e carrello.<br />
Di palline se ne trovano veramente<br />
per tutte le tasche: da 3 euro in su<br />
per una confezione da 3 palline,<br />
ma per chi inizia è più conveniente<br />
approfittare delle numerose offerte<br />
di palline usate, su Internet<br />
infatti si possono trovare anche<br />
100 palline a 25 euro. Il guanto,<br />
indispensabile, costa meno di 10<br />
euro e per i tee di partenza e marchini<br />
sono sufficienti pochi spiccioli.<br />
L’abbigliamento è semplice<br />
quanto sobrio: in estate una polo,<br />
un paio di pantaloni (mai jeans!)<br />
a cinque tasche, dove mettere palline,<br />
tee di partenza e marchino, e<br />
un berrettino per difendersi dal<br />
sole. Quando piove (perché si gioca<br />
anche quando l’acqua scende<br />
a catinelle!), bisogna aggiungere<br />
una giacca, un paio di pantaloni<br />
impermeabili e un ombrello.<br />
Ogni club offre numerose possibilità<br />
di abbonamento: dall’associazione<br />
annuale che prevede<br />
ingresso libero, all’acquisto di<br />
pacchetti o al pagamento per<br />
ogni singolo ingresso. L’accesso al<br />
solo campo pratica di solito costa<br />
intorno ai 10 euro. Per conoscere<br />
le varie offerte è necessario contattare<br />
i circoli o cercare nei siti<br />
web di riferimento.<br />
Bando quindi ai luoghi comuni.<br />
Provate questa nuova esperienza.<br />
Di una cosa c’è da esser certi: sarà<br />
amore o repulsione, di certo mai<br />
e poi mai indifferenza! IN
Scrivere | Erminia Crociani<br />
Erminia Crociani è una scrittrice<br />
schiva, che preferisce siano i suoi<br />
libri e le sue idee a parlare per lei.<br />
Con una vita dedicata all’insegnamento,<br />
prima a Milano poi nelle vallate<br />
dell’Appennino forlivese, e costellata<br />
da tanti viaggi, da una lotta<br />
ininterrotta contro un destino che<br />
le ha riservato sofferenze fisiche, in<br />
tutto questo Erminia non ha smesso<br />
mai di occuparsi in prima persona<br />
del disagio giovanile e di problemi<br />
legati all’esclusione sociale.<br />
In una vita così piena, come si inserisce<br />
la scrittura?<br />
40 | IN Magazine<br />
Dire<br />
tutta la Verità<br />
testo Serena Focaccia - foto Lisa Tagliaferri<br />
Libri che sono storie ma anche momenti<br />
di riflessione: Erminia Crociani ha dedicato<br />
la vita a dare voce a chi non ce l’ha e anche<br />
nei suoi libri racconta storie vere, senza<br />
paura di trattare anche verità “scomode”.<br />
“Scrivere è sempre stata la mia<br />
passione. Fin da ragazzina mandavo<br />
lettere lunghissime a parenti<br />
e amici, ma anche a personaggi<br />
pubblici con cui dibattevo argomenti<br />
di attualità o discutevo le<br />
loro tesi su cui mi ero informata<br />
tramite letture o conferenze. Tutte<br />
queste mie riflessioni hanno<br />
poi iniziato a prendere forma e<br />
diffusione sotto forma di piccoli<br />
opuscoli. Il libro “Figlio di MM”<br />
ha rappresentato una svolta: ho<br />
raccontato la storia di un ragazzo<br />
tossicodipendente che avevo conosciuto<br />
e ho capito che volevo<br />
continuare a scrivere storie vere.”<br />
E così, raccogliendo storie vere, sono<br />
nati gli ultimi due libri, “Ho provato<br />
a fuggire” e “Non per scelta”...<br />
“Entrambi affrontano temi controversi<br />
- il primo la malattia e il<br />
diritto dell’ammalato di scegliere<br />
la propria cura e il secondo l’omosessualità<br />
- ed entrambi riportano<br />
una storia vera di vita vissuta, rappresentano<br />
un racconto personale<br />
ma che vuole affrontare l’argo-<br />
mento in maniera universale, perché<br />
sono questioni che toccano la<br />
vita di ognuno di noi. In particolare<br />
per quanto riguarda “Non per<br />
scelta” ho trattato la storia di una<br />
coppia omosessuale dal punto di<br />
vista dell’introspezione, di come<br />
una persona affronta questa condizione<br />
che ancora oggi è considerata<br />
di “diversità”. Mi piace capire<br />
come ognuno reagisce psicologicamente<br />
alle situazioni della vita,<br />
piuttosto che osservare la cosa dal<br />
punto di vista del giudizio sociale,<br />
come spesso si fa oggi.”<br />
Ha ancora dei libri nel cassetto?<br />
Delle storie da raccontare?<br />
“Certo, ho quattro libri quasi<br />
pronti, tutti con lo stesso taglio:<br />
racconti di vita veri raccolti da me.<br />
E spesso mi capita che chi ha letto<br />
i miei libri mi contatti, per raccontarmi<br />
la sua storia e chiedermi di<br />
metterla su carta.”<br />
Quindi aspettiamo altre storie di<br />
personaggi che non hanno voce,<br />
a cui Erminia Crociani presterà<br />
la sua. IN
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finalmente a casa<br />
lei sempre così accogliente<br />
quando torno a casa,<br />
spengo ipad, iphone…e mi dedico<br />
solo a lei…<br />
la mia valcucine…<br />
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A cura di Linda Antonellini e Annalisa Balzoni<br />
Spazio alla creatività.<br />
Ritorno alla natura e rielaborazione di forme ed elementi<br />
tradizionali, per trasformarli in qualcosa di nuovo.<br />
Guidati dallo stuzzicante linguaggio dell’ironia.<br />
È il filo conduttore per arredare oggi in modo originale,<br />
ed elegante con gusto contemporaneo.
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Luce sulla materia:<br />
lampade tra freddo e caldo<br />
Designer poliedrico e variegato, Andrea Magnani ha ideato insieme<br />
a Giovanni Delvecchio & Elisabetta Amatori il progetto delle sedute<br />
“Di Corte”. Si tratta di sedie recuperate e riportate al loro aspetto<br />
originale, sostituendo la protezione artificiale con quella naturale del<br />
legno. Il bosco fornisce il materiale. La corteccia di quercia e altri<br />
alberi viene raccolta, selezionata per tipologia e applicata come un<br />
vestito. Ogni pezzo viene incollato coprendo la sedia lentamente,<br />
secondo i tempi della natura. Si evince così che ogni idea ha vari<br />
livelli di lettura, strati di profondità che si trascinano l’uno nell’altro,<br />
dall’estetica alla progettazione di un archetipo. Come una stella<br />
cometa ideata per attirare lo spettatore in un piccolo mondo<br />
di evoluzione o di involuzione, in cui il momento espositivo è solo<br />
una cornice della sua continua trasformazione.<br />
Ideata dalla designer feantina Federica Bubani, la Helmet lamp s’ispira<br />
nel nome e nella forma agli elmetti dei soldati. Disponibile in due<br />
diverse colorazioni, blu petrolio e grigio, è una lampada da tavolo<br />
orientabile che si caratterizza per l’utilizzo di due materiali diversi per<br />
sensazione: la ceramica e il legno. La prima, talmente lucida e perfetta<br />
quasi a sembrare metallo, riprende la tradizione ceramica dalla quale<br />
proviene la designer. Il secondo, il legno massello di rovere, è invece<br />
un materiale caldo che, in sinergia con la ceramica, crea uno stile<br />
alchemico inconfondibile. Anche l’interruttore a semisfera diviene<br />
elemento decorativo da tavolo. La ricerca della designer feantina<br />
spazia dalla ceramica raku fino al legno o.s.b., reinterpretando questo<br />
materiale come basamento e corpo illuminante della lampada O.S.B.<br />
LAMP family. La texture casuale di questo elemento rende tutte le<br />
“o.s.b. lamp” uniche e diverse tra loro, da tavolo, a terra ed abatjour.<br />
L’interruttore a pulsante bianco con o-ring a sezione circolare in feltro<br />
nero diventa un elemento decorativo della lampada, richiamato anche<br />
nel punto d’uscita del filo elettrico in tessuto.<br />
Ceramica e legno. Materiali diversi che si intersecano<br />
per creare forme e sensazioni nuove.<br />
44 | IN Magazine<br />
Le sedie recuperate<br />
che tornano alla natura
SPECIALEdesign<br />
Il bosco in una stanza<br />
per appendere il cappotto ai rami<br />
Fondato a Cotignola da Guido Garotti e Sehr Khan, “Life Given A<br />
Shape” è uno studio-atelier che esplora la semantica del prodotto<br />
e s’ispira a princìpi di durabilità, tradizione ed innovazione.<br />
L’autoproduzione di oggetti in edizione limitata, legati all’artigianato<br />
locale, conferisce alle creazioni proprietà fisiche ed emozionali<br />
di spirito contemporaneo. Il progetto “Deviazione” utilizza<br />
l’eccellenza decorativa ligure per ottenere un risultato attuale:<br />
con chiara ironia utilizza l’analogia cromatica tra la segnaletica<br />
stradale e la decorazione tradizionale per produrre una proposta<br />
provocatoria. L’opera “3Dzionale” propone invece, attraverso un<br />
indiscreto salto temporale, un ibrido curioso: l’arcaica decorazione<br />
a mano in versione tridimensionale. Reinterpretando un’immagine<br />
stereoscopica, il progetto rompe gli schemi in cui l’Antico Savona è<br />
imprigionato da qualche secolo. La particolarità è che un risultato<br />
così originale si può banalmente ottenere ripetendo una seconda<br />
volta gli stessi consumati motivi.<br />
Le creazioni dell’atelier Ofelia Tuttotorna sono oggetti sfuggiti al<br />
loro uso quotidiano e diventati qualcos’altro, in bilico tra origine e<br />
originalità, riuso e reinterpretazione di materiali quotidiani o insoliti.<br />
Una bottega nel cuore di Cesena, piena di strumenti che definiscono<br />
nuovi linguaggi creativi e generano oggetti che sembrano ribellarsi<br />
al loro destino. Nel laboratorio di artigianato contemporaneo<br />
s’insegna a plasmare in modo etico tanto i materiali quanto le<br />
emozioni, rispettando l’ambiente naturale di entrambi. Così gli<br />
appendini “Legn_etto” dimostrano che il far entrare la natura negli<br />
spazi che ci competono è assolutamente rasserenante. La natura<br />
invade la casa assumendo una funzione antropomorfa e funzionale.<br />
Il kit di appendiabiti da parete in legno naturale, pronto per essere<br />
montato, traveste così le pareti in piccoli ritagli di bosco.<br />
Reinventare la ceramica<br />
con Deviazioni e vasi in3D<br />
La natura invade gli spazi e vecchi stilemi rinascono<br />
grazie ad un’originale rilettura.<br />
46 | IN Magazine
I dettagli fanno la perfezione<br />
e la perfezione non è un dettaglio.<br />
[Leonardo da Vinci]
SPECIALEdesign<br />
Luce come elemento d’arredo<br />
e opere d’arte che regalano emozioni.<br />
Icone contemporanee<br />
per arredare con l’arte<br />
Nel corso dei secoli l’arte è stata messaggio di vita, un mezzo<br />
sublime per far esistere e definire ogni cosa appartenente<br />
all’uomo. Trasmette emozioni, essendo interpretata<br />
individualmente, e ci accompagna all’interno degli spazi in cui<br />
viviamo divenendone parte essenziale, segno e chiaro messaggio<br />
del nostro sentire. Un’opera d’arte in casa, perciò, è ben più di<br />
un oggetto d’arredo. Per un arredo contemporaneo proponiamo<br />
un’opera del giovane pittore forlivese Daniele Casadei, un oggetto<br />
di “design d’arredo bidimensionale”, come lo definisce il suo<br />
autore, proveniente da collezione privata.<br />
Fa parte delle serie “icone”, e rappresenta il controverso gioco<br />
48 | IN Magazine<br />
Resine e battuti veneziani<br />
per pavimenti continui e rivestimenti<br />
Le resine e i battuti veneziani, designer di arredo bidimesionale<br />
di grande eleganza, sono sempre più utilizzati per<br />
pavimentazioni continue o rivestimenti.<br />
Leader nel territorio per questo tipo di lavorazione è la ditta<br />
Venerom srl, azienda da sempre interessata alla ricerca di nuovi<br />
linguaggi nel campo della resina orientata anche al “naturale”,<br />
con l’utilizzo, per le pavimentazioni continue, di un composto a base<br />
di legante minerale esente da resine o cementi. Meravigliosi i battuti<br />
veneziani con inerti di marmo, (realizzati, ad esempio, all’interno del<br />
palazzo dell’ex Monte di Pietà di Forlì) così come le resine, che con<br />
Venerom si sposano con l’arte grazie al brevetto “arte in luce”. Una<br />
luce ambientale, ecologica e sensoriale si unisce ad un’immagine<br />
in resina che viene fissata dall’artista su un film trasparente retro<br />
illuminato, consegnando un sorprendente effetto magico finale<br />
(nella foto un’opera della serie “arte in luce” di Vincenzo Baldini).<br />
d’immagini tra bellezza e finzione.
IN Magazine | Special ADV<br />
La Rustica,<br />
Romagna nel cuoRe<br />
I pIATTI deLLA CUCInA TIpICA SeRvITI<br />
neLLA CALdA ATmOSfeRA dI UnA TRAdIzIOnALe TRATTORIA<br />
Un angolo di antica Romagna nel cuore della città. La trattoria<br />
La Rustica di <strong>Ravenna</strong> cambia sede e approda in via d’Azeglio<br />
28, tra antichi utensili da cucina e l’arte di un tempo che<br />
fu. Il locale, che propone piatti tipici della tradizione romagnola<br />
sapientemente rivisitati, riproduce un’antica casa di campagna,<br />
quella di via Rustica appunto, dove trascorse la sua infanzia il padre<br />
fondatore del locale Eugenio, a San Pietro in Vincoli. Ecco che<br />
allora sul bancone del bar campeggia un tetto di legno, antica copertura<br />
di un pozzo, mentre i vecchi utensili da cucina e da campo<br />
incorniciano le pareti del locale riportandoci indietro nel tempo.<br />
Nel 2000 l’attività commerciale passa al figlio Michele: con la<br />
madre Renza, chef d’eccezione della trattoria, si occupa della<br />
gestione del ristorante, dove si respira ancora la passione per<br />
le cose buone d’una volta. Pochi tavoli e luci soffuse perché,<br />
come spiega Michele, “il nostro obiettivo è stato quello di creare<br />
un’atmosfera intima e accogliente, come a casa propria”.<br />
La trattoria, inaugurata nel 1990, offre una serie di piatti di<br />
cucina romagnola preparati con prodotti locali, come gli<br />
strozzapreti con stufatino di fagioli e pancetta o le ormai celebri<br />
chitarrine con pesto e pistacchi, tutti con pasta rigorosamente fatta<br />
a mano. Accanto alle ricette della tradizione non mancano accostamenti<br />
inediti, come il filetto di manzo alla saba. Ampia anche<br />
l’offerta dei vini, naturalmente romagnoli, ma con una variegata<br />
scelta proveniente da tutto il territorio.<br />
Aperta a pranzo e cena, La Rustica è chiusa il martedì.<br />
TRATTORIA LA RUSTICA<br />
Via M. D’Azeglio 28 - 48121 <strong>Ravenna</strong> - www.trattoria-larustica.it - Tel.: +39 0544 218128