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Carlo Rocchetta - Arcidiocesi di Catania

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<strong>Carlo</strong> <strong>Rocchetta</strong><br />

“MASCHIO FEMMINA DIO LI CREÒ”<br />

Il matrimonio nel progetto <strong>di</strong> Dio. Ra<strong>di</strong>ce e contenuti<br />

antropologici del sacramento nuziale”.<br />

Mai come oggi si avverte l’rgenza <strong>di</strong> una spiritualità del sacramento nuziale<br />

fondata sulla reciprocità del maschile e del femminile e sulla teologia dell’evento<br />

sacramentale delle nozze.<br />

Parlo <strong>di</strong> urgenza, perché - nonostante i notevoli passi avanti fatti in questi<br />

ultimi decenni - c'è ancora un lungo cammino da percorrere sull’orizzonte <strong>di</strong> una<br />

spiritualità del sacramento nuziale adeguatamente fondata.<br />

Due concezioni riduttive, in particolare, permangono presenti tutt’oggi nella<br />

mentalità <strong>di</strong>ffusa e e nella prassi degli sposi:<br />

• la concezione minimalista<br />

• e quella dualistica.<br />

La concezione minimalista si limita al minimo e al dovere, oppure centra tutto<br />

l’impegno degli sposi su un volontarismo naturale o introspezione psicologica che<br />

finisce per prescindere dalla novità del matrimonio-sacramento e dai suoi doni, come<br />

se gli sposi fossero soli nella loro "battaglia quoti<strong>di</strong>ana" e il Signore non fosse vicino<br />

a loro e non partecipasse alla loro festa nuziale.<br />

La concezione dualista sovrappone il sacramento del matrimonio alla realtà<br />

della coppia, come se si trattasse <strong>di</strong> due realtà più o meno giustapposte o parallele, e<br />

non l'una nell'altra, finendo per ritenere che la spiritualità coniugale sia qualcosa <strong>di</strong><br />

esterno che si aggiunge alla vita della coppia o che può esserci o non esserci.<br />

Due concezioni riduttive che generano un insieme <strong>di</strong> equivoci sulla<br />

spiritualità coniugale, tra cui ad esempio:<br />

1. ridurre la spiritualità <strong>di</strong> coppia solo alla preghiera o comunque ad un modo <strong>di</strong><br />

essere che <strong>di</strong>ce esclusivamente riferimento a Dio, senza essere in grado <strong>di</strong> incidere<br />

sulla vita concreta della coppia e sul suo vissuto feriale;<br />

2. contrapporre la spiritualità <strong>di</strong> coppia alla sessualità coniugale, e vedere<br />

quest'ultima come un ostacolo alla santità degli sposi o, al massimo, tollerarla<br />

nell’ottica della procreazione;<br />

3. chiamare “vocazione speciale” la vocazione al ministero or<strong>di</strong>nato o alla<br />

consacrazione, e non considerare il matrimonio con una vocazione altrettanto<br />

impegnativa e straor<strong>di</strong>naria, finendo per ritenerla come un ripiego o una scelta <strong>di</strong><br />

serie “b” rispetto agli stati <strong>di</strong> vita fondati sul celibato;<br />

4. pensare alla spiritualità come una fuga dal mondo, scindendo l’amore del<br />

coniuge dall’amore <strong>di</strong> Dio, come se si trattasse <strong>di</strong> due binarti paralleli, senza saper<br />

vederne l’unità vitale, nella consapevolezza <strong>di</strong> come Dio cerchi gli sposi nel bel


mezzo della loro quoti<strong>di</strong>anità <strong>di</strong> coppia dove li interpella perché possano<br />

realizzare la loro vocazione.<br />

"Dio che ha chiamato gli sposi 'al' matrimonio, continua a chiamarli 'nel'<br />

matrimonio. Dentro e attraverso i fatti, i problemi, le <strong>di</strong>fficoltà, gli avvenimenti<br />

dell' esistenza <strong>di</strong> tutti i giorni, Dio viene ad essi rivelando e proponendo le<br />

'esigenze' concrete della loro partecipazione all'amore <strong>di</strong> Cristo per la Chiesa"<br />

(FC 51).<br />

La santità degli sposi non è da realizzare “nonostante” o malgrado il<br />

matrimonio, ma proprio grazei ala sacramento nuziale, in forza <strong>di</strong> esso e nella sua<br />

linea, vivendo fino in fondo le esigenze della sua grazia.<br />

L’obiettivo che si deve prefiggere è <strong>di</strong> verificare come la spiritualità nuziale<br />

nuziale consista recupero dell’interazione profonda che sussiste tra Dio-Amore e<br />

l’essere come coniugi amore l’uno per l’altra, al punto che ognuno de due<br />

• assapora la tenerezza <strong>di</strong> Dio attraverso la tenerezza del coniuge;<br />

• scopre l'intimità con Dio me<strong>di</strong>ante l'intimità con il coniuge;<br />

• trova Dio nel cuore de coniuge;<br />

• vivere la reciprocità con coiuge sul modello della relazione Cristo-<br />

Chiesa: <strong>di</strong> “Gesù che ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei”.<br />

La comprensione <strong>di</strong> tutto questo suppone, come primo approfon<strong>di</strong>mento, la<br />

verifica del tema proposto per questa la relazione <strong>di</strong> questo pomeriggio:<br />

“Maschio e femmina li creò”. Il matrimonio nel progetto <strong>di</strong> Dio. Ra<strong>di</strong>ce e<br />

contenuti antropologici del sacramento nuziale”.<br />

Svolgerò il tema in tre momenti essenziali:<br />

1° L’impostazione <strong>di</strong> fondo a cui mi riferisco.<br />

2° La reciprocità del maschile e del femminile sul piano creaturale.<br />

3° I fondamenti essenziali del sacramento delle nozze.<br />

1. Impostazione <strong>di</strong> fondo: “è la relazione uomo donna che<br />

<strong>di</strong>venta sacramento”<br />

La prospettiva <strong>di</strong> partenza da cui muovo è data da un'affermazione <strong>di</strong> un<br />

teologo contemporaeo, E.Schillebeeckx, tanto sintetica quanto densa <strong>di</strong> contenuti:


"La grazia del sacramento (del matrimonio) s'impossessa della persona nella<br />

sua relazione <strong>di</strong> fronte all'altra, agisce quin<strong>di</strong> in un modo nella donna e in un<br />

altro nell'uomo, la donna nel suo orientamento femminile verso l'uomo, l'uomo<br />

nel suo orientamento maschile verso la donna. E' la relazione interpersonale,<br />

specifica, <strong>di</strong> questi due esseri che <strong>di</strong>venta sacramento nel senso stretto della<br />

parola".[1]<br />

L'affermazione costituisce la base <strong>di</strong> una comprensione realmente nuovo o<br />

rinnovata della teologia del matrimonio cristiano;<br />

• una teologia che non muova anzitutto dalla categoria <strong>di</strong> "sacramento"<br />

da applicare successivamente alla realtà della coppia, come è stato fatto<br />

finora;<br />

• ma si orienti a percorrere un cammino inverso, mostrando come sia<br />

la realtà stessa, specifica della coppia uomo-donna, con tutto lo spessore<br />

del loro essere uomo e donna, della loro corporeità sessuata, del loro<br />

amore, del loro consenso e della loro de<strong>di</strong>zione reciproca, a trasformarsi<br />

in sacramento.<br />

Si tratta, in altre parole, <strong>di</strong> elaborare una teologia del sacramento del<br />

matrimonio che si ra<strong>di</strong>chi nella consistenza stessa della bipolarità della coppia,<br />

compresa nella sua più profonda realtà antropologica <strong>di</strong> reciprocità maschile e<br />

femminile e <strong>di</strong> attrazione, <strong>di</strong> eros, agape, philia; una teologia del matrimoniosacramento<br />

che si strutturi come teologia del "sacramento della coppia".<br />

La singolarità del sacramento nuziale sta infatti in questo:<br />

• gli altri sacramenti rappresentano eventi <strong>di</strong> salvezza che si inseriscono<br />

nella storia umana,<br />

• il matrimonio è un evento della storia umana che - per i battezzati - si<br />

trasforma in evento <strong>di</strong> salvezza.<br />

Questa origine <strong>di</strong>fferenzia il matrimonio dall'insieme degli altri sacramenti: si è<br />

<strong>di</strong>nanzi in esso ad un acca<strong>di</strong>mento appartenente all'or<strong>di</strong>ne creaturale che, in virtù<br />

dell’atto <strong>di</strong> Cristo nella Chiesa e del dono del suo Spirito, entra a far parte dell'or<strong>di</strong>ne<br />

storico-salvifico, in una reale unità <strong>di</strong> corrispondenza e d’identità.<br />

Una metodologia induttiva. L'impostazione tra<strong>di</strong>zionale della teologia<br />

cristiana del matrimonio rifletteva, <strong>di</strong> fatto, una forma essenzialmente deduttiva:<br />

• si teorizza il concetto <strong>di</strong> sacramento del matrimonio,<br />

• e lo si applica poi alla realtà della coppia,<br />

• con la conseguenza che il matrimonio-sacramento finiva per risultare come<br />

una realtà "altra" rispetto al vissuto storico della coppia (si pensi alla <strong>di</strong>zione<br />

ricorrente: "ricevere il sacramento del matrimonio").<br />

Non è esagerato <strong>di</strong>re che la riflessione teologica, sotto questo aspetto, è


chiamata a realizzare una svolta <strong>di</strong> 360 gra<strong>di</strong>, passando<br />

• da una metodologia che dall'alto si sforza <strong>di</strong> <strong>di</strong>re qualcosa <strong>di</strong><br />

dogmatico sul matrimonio-sacramento;<br />

• ad una impostazione che parte dal basso, dalla realtà umana della<br />

coppia, dell'essere-uomo e dell'essere-donna, della sponsalità dei loro<br />

corpi e dal significato relazione della sessualità,<br />

• per affermare come lo "sposarsi nel Signore" implichi la piena<br />

assunzione dell’intima comunità <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> amore dei due nuben<strong>di</strong><br />

battezzati a costituirsi come comunità coniugale, in<strong>di</strong>visibile e santa, in<br />

Cristo e nella Chiesa.<br />

Lo stesso avviene in alcune teorie recenti della nuzialità imperanti oggi: si<br />

elabora il concetto astratto <strong>di</strong> nuzialità e lo si applica alla coppia. Il proce<strong>di</strong>mento è lo<br />

stesso. Si tratta <strong>di</strong> capovolgere questa impostazione, mostrando come sia la coppia<br />

uomo-donna a <strong>di</strong>venire sacramento in C risto e nella Chiesa.<br />

L'atto celebrativo del matrimonio non si pone dopo la realtà antropologica<br />

dell'incontro e del reciproco accettarsi/consegnarsi dei due sposi; al contrario,<br />

coincide con questa realtà, essendo la relazione sponsale tra un uomo e una donna<br />

battezzati che <strong>di</strong>viene sacramento nuziale, evento <strong>di</strong> grazia in Cristo, sposo della<br />

Chiesa.<br />

Unità tra realtà creaturale e sacramento nuziale. L'evento sacramentale del<br />

matrimonio recupera nelle sue profon<strong>di</strong>tà, <strong>di</strong> storia e <strong>di</strong> metastoria, <strong>di</strong> realtà terrena e<br />

<strong>di</strong> mistero <strong>di</strong> salvezza, l'unità strutturale che sussiste tra l'or<strong>di</strong>ne della creazione e<br />

l'or<strong>di</strong>ne della redenzione, tra natura e grazia.<br />

Come non esistono due storie, ma un'unica storia salvifica che, dalla prima<br />

creazione, va verso la creazione definitiva inaugurata dal Signore risorto e dal dono<br />

del suo Spirito alla Chiesa e al mondo, così non esistono due matrimoni: è l'unico<br />

matrimonio voluto da Dio fin dalle origini che entra a far parte dello sposalizio <strong>di</strong><br />

Cristo con la Chiesa e ne <strong>di</strong>viene simbolo reale, realizzante ed esemplare.<br />

La stessa <strong>di</strong>zione <strong>di</strong> "elevazione" del matrimonio naturale alla <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong><br />

sacramento, abitualmente utilizzata in teologia, è da intendere bene: non vuole<br />

in<strong>di</strong>care una sorta <strong>di</strong> "traslocazione" da una realtà ad un'altra, ma semmai<br />

un’inverazione.<br />

Il sacramento del matrimonio, pur derivando dall'alto per la sua origine e il suo<br />

contenuto e appartenendo all'agire <strong>di</strong> Cristo e della Chiesa, non rappresenta una realtà<br />

<strong>di</strong>versa, separata o "altra" rispetto alla storicità concreta della coppia e del suo<br />

vissuto.<br />

L'atto <strong>di</strong> Cristo e della Chiesa che costituisce il matrimonio-sacramento non<br />

opera al <strong>di</strong> sopra della coppia e del mutuo scambio <strong>di</strong> consenso dei nuben<strong>di</strong>, ma al<br />

suo interno, assumendo la totalità del reciproco promettersi, accettarsi e donarsi<br />

dei due battezzati e facendo partecipare la coppia alla nuzialità stessa <strong>di</strong> Cristo e


della Chiesa.<br />

Ci si deve dunque guardare dal pericolo <strong>di</strong> una concezione <strong>di</strong>cotomica tra<br />

l'identità naturale del matrimonio e l'evento soprannaturale del sacramento. Le<br />

conseguenze sono le concezioni riduttive e gli equivoci sulla spiritualità coniugle <strong>di</strong><br />

cui si è parlato fin dall’inzio.<br />

2. La reciprocità del maschile e del femminile<br />

La comunità coniugale - spiega la Familiaris Consortio -<br />

"affonda le sue ra<strong>di</strong>ci nella naturale complementarietà (oggi <strong>di</strong>remmo<br />

reciprocità) che esiste tra l'uomo e la donna" (FC 19).<br />

L'affermazione è <strong>di</strong> un'evidenza lampante; eppure, se assunta seriamente, porta<br />

con sé delle implicazioni decisive, conducendo ad assumere come contesto fondativo<br />

della teologia del matrimonio il significato che il maschile e il femminile all'interno<br />

del "grande mistero" <strong>di</strong> Cristo e della Chiesa.<br />

Meraviglia, in questo senso, come nella riflessione tra<strong>di</strong>zionale questo aspetto<br />

non venisse trattato o tematizzato in modo esplicito e <strong>di</strong>retto, quando è solo alla luce<br />

<strong>di</strong> esso che si è in grado <strong>di</strong> recepire il pieno significato delle testimonianze bibliche,<br />

dalle prime pagine <strong>di</strong> Genesi 1 e 2, fino a Efesini 5,21-33.<br />

Il matrimonio fra due battezzati - prima <strong>di</strong> essere un sacramento - corrisponde<br />

all'identità peculiare e reciproca dell'essere-uomo e dell'essere-donna e la realizza:<br />

• è infatti la relazione specifica dell'essere maschile e dell'essere femminile,<br />

nella loro corrispondenza reciproca, con la loro povertà e ricchezza, con il loro<br />

mutuo richiamo e l'apertura all'Assoluto, che <strong>di</strong>venta sacramento;<br />

• è la reciprocità <strong>di</strong> amore fra i due coniugi, con la pienezza del loro essere<br />

sessuato e la loro vocazione trascendente che, nell'atto sacramentale del<br />

matrimonio, entra far parte dell'historia salutis e partecipa all' eschaton della<br />

pasqua.<br />

La grazia del sacramento nuziale è del tutto rispettosa dell'alterità uomo-donna<br />

che egli stesso ha voluto come riflesso, immagine e somiglianza, del suo mistero <strong>di</strong><br />

comunione trinitaria.<br />

Il matrimonio come sacramento compie e conduce a pienezza questa relazione<br />

specifica, introducendola nella novità del "grande mistero" <strong>di</strong> Cristo e della Chiesa,<br />

quale inizio della nuova umanità rinata "nell'acqua e nello Spirito" (Gv 3,5).<br />

L'autore della Lettera agli Efesini va in questa <strong>di</strong>rezione quando situa il vissuto<br />

degli sposi cristiani tra<br />

• la vicenda originaria <strong>di</strong> Adamo-Eva


• e l'acca<strong>di</strong>mento escatologico Cristo-Chiesa.<br />

E <strong>di</strong> fatto, è proprio entro questo duplice orizzonte teologico, che va compreso<br />

il sacramento nuziale:<br />

• tra l'origine della creazione e la pienezza dei tempi,<br />

• tra la prima alleanza e l’alleanza ultima realizzata in Cristo e nella<br />

Chiesa.<br />

Le parole <strong>di</strong> Gn 2,24 sono, per l'autore <strong>di</strong> Ef 5, un annuncio profetico del<br />

"mistero" dei tempi escatologici quale è lo sposalizio <strong>di</strong> Cristo-sposo con la Chiesasposa.<br />

La formazione della prima coppia rappresentava, infatti, per la cultura<br />

rabbinica, una prefigurazione delle nozze escatologiche entro cui si colloca il<br />

matrimonio tra battezzati.<br />

Il primo matrimonio implicava un segreto, un mistero grande, che doveva<br />

essere svelato nella pienzza dei tempi. E tale era l’attesa d’Israele.<br />

Il matrimonio fra i cristiani si colloca, secondo l’autore <strong>di</strong> Ef 5, entro questo<br />

"mistero", lo rivela e attua.<br />

“Questo mistero è grande; lo <strong>di</strong>co in riferimento a Cristo e alla Chiesa”<br />

A partire dalla pasqua, le nozze fra battezzati riproducono in se stesse la<br />

fisionomia dell'alleanza nuziale <strong>di</strong> Cristo con la Chiesa e dell'amore oblativo con<br />

Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei. E’ alla luce <strong>di</strong> questa<br />

corrispondenza che il maschile e il femminile vengono riletti nell'ottica del dono e<br />

dell'accoglienza, dell'oblazione reciproca, della gratuità, secondo il modello del<br />

Signore della pasqua.<br />

La comunità <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> vita dell'uomo e della donna e il loro essere chiamati<br />

a <strong>di</strong>ventare "uno", a questo punto, non rappresenta più solo un fine, ma il fondamento<br />

specifico del matrimonio cristiano e la sua essenza.<br />

Da una parte, si recupera il pieno il <strong>di</strong>segno originario <strong>di</strong> Dio secondo cui<br />

“maschio e femmnina Dio li creò”, in<strong>di</strong>rizzanndo i due a <strong>di</strong>venire una “una sola<br />

carne”. E dall’altra, si rileva la novità del matrimonio tra battezzati, che non solo<br />

recupera la bellezza del progetto originario <strong>di</strong> Dio sul matirmonio, ma lo invera nello<br />

sposalizio escatologico <strong>di</strong> Cristo con la Chiesa, <strong>di</strong> cui è simbolo reale, manifestativo e<br />

attuativo.<br />

Il "sacramento delle nozze", così, se si ra<strong>di</strong>ca sull'originaria e nativa reciprocità<br />

che sussiste tra l'uomo e la donna e ne rappresenta la forma più completa <strong>di</strong><br />

realizzazione, si costituisce come evento <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne sacramentale, ricolmo del<br />

contenuto nuziale della pasqua e del dono dello Spirito.<br />

Senza la consistenza della reciprocità del maschile e del femminile verrebbe<br />

meno la possibilità stessa <strong>di</strong> un'adeguata teologia del sacramento del matrimonio e <strong>di</strong>


una corrispondente antropologia sacramentale della coniugalità. Tale è la ra<strong>di</strong>ce<br />

antropologica del sacramento nuziale.<br />

Il maschile e il femminile va inteso nei termini<br />

“<strong>di</strong> una relazione reciproca: dell’uomo verso la donna e della donna verso<br />

l’uomo. Essere persona ad immagine e somiglianza <strong>di</strong> Dio comporta un esistere<br />

in relazione, in rapporto all’altro ‘io’ <strong>di</strong>verso da sé... Nell’unità dei due l’uomo<br />

e la donna sono chiamati non solo ad esistere ‘uno accanto all’altro’ oppure<br />

semplicemente ‘insieme’, ma sono chiamati ad esistere reciprocamente l’uno<br />

per l’altro... Tutta la storia dell’umanità si realizza nell’ambito <strong>di</strong> questa<br />

chiamata. In base al principio del reciproco essere ‘per’ l’altro nella<br />

‘comunione interpersonale’, si sviluppa in questa storia l’integrazione<br />

nell’umanità stessa, voluta da Dio, <strong>di</strong> ciò che è maschile e <strong>di</strong> ciò che è<br />

femminile” (MD 7).<br />

3. Contenuti antropologici<br />

Quali contenuti comporta il recupero della ra<strong>di</strong>ce antrologica del<br />

sacramento delle nozze?<br />

Ne enumero quattro:<br />

• l’amore uomo-donna,<br />

• il corpo e la sua sponsalità,<br />

• la sessualità coniugale,<br />

• la parola come promessa.<br />

1°. L'amore uomo-donna. Quando un uomo e una donna si innamorano,<br />

orientandosi ad una scelta <strong>di</strong> vita matrimoniale, <strong>di</strong>fficilmente pensano che il loro<br />

amore sgorghi da Dio, sorgente dell'amore, e conduca a Dio, vertice dell'amore.<br />

Ritengono <strong>di</strong> sperimentare un fatto solo o quasi solo umano, che li coinvolge in<br />

tutto il loro essere, ma che non presenta particolari riferimenti al mondo della<br />

trascendenza.<br />

Si tratta <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare questa concezione, mostrando come l'amore autentico<br />

tra un uomo e una donna - nella sua più profonda realtà - sia già inabitato da Dio,<br />

derivi da Lui e sia in<strong>di</strong>rizzato a Lui, Amore assoluto.<br />

Il sacramento del matrimonio suppone e porta a pienezza questa inabitazione,<br />

sanando, confermando, santificando l'amore <strong>di</strong> un uomo verso la sua donna e <strong>di</strong> una<br />

donna verso il suo uomo.<br />

Solo nella percezione <strong>di</strong> un amore che deriva da Dio-Amore ed è a Lui<br />

orientato, si è in grado <strong>di</strong> comprendere la luce <strong>di</strong> grazia che promana dallo sposarsi


"nel Signore" e la novità <strong>di</strong> un amore sacramentale che partecipa a quello <strong>di</strong> Cristo<br />

per la Chiesa e si modella su <strong>di</strong> esso.<br />

L'amore coniugale va visto come sacramento dell'amore <strong>di</strong> Dio-Trinità e<br />

dell'amore <strong>di</strong> Cristo e della Chiesa. Sussiste, <strong>di</strong> conseguenza, una continuità ra<strong>di</strong>cale<br />

tra la verità dell'amore coniugale e l'evento sacramentale del matrimonio, tra "l'amore<br />

come sacramento" e il "sacramento dell'amore", per usare la felice espressione <strong>di</strong><br />

P.Evdokimov.[2]<br />

Non c'è dualismo tra l'amore umano della coppia e l'amore <strong>di</strong> Dio donato nel<br />

sacramento del matrimonio: l'uno ha bisogno dell'altro, l'uno alimenta l'altro.<br />

Più la coppia cresce nella verità dell'amore vicendevole che la fonda più<br />

cresce nella grazia del sacramento del matrimonio, e viceversa più cresce nella<br />

grazia del sacramento più è in grado <strong>di</strong> crescere nell'amore reciproco.<br />

E' su questa unità vitale che si fonda la spiritualità coniugale: superare il<br />

dualismo dell'amore umano <strong>di</strong> coppia da una parte, e l'amore <strong>di</strong> Dio donato nel<br />

sacramento da un'altra, per poter vivere in reale unità un amore nell'altro e<br />

un'amore per mezzo dell'altr.<br />

La riflessione teologica contemporanea deve muoversi in questa <strong>di</strong>rezione,<br />

nella consapevolezza che è solo in questo modo che si può sviluppare un’adeguata<br />

spiritualità congiuale.<br />

2° Il corpo e la sua sponsalità. La storia del matrimonio cristiano attesta che il<br />

corpo è stato collegato al matrimonio-sacramento più in termini <strong>di</strong> formalizzazione<br />

giuri<strong>di</strong>ca che <strong>di</strong> corrispondenza reciproca e <strong>di</strong> piena assunzione della sua sponsalità.<br />

L'impostazione contrattualistica tra<strong>di</strong>zionale era centrata sull'idea che l'oggetto<br />

del matrimonio sia rappresentato dal reciproco "jus in corpus", un "<strong>di</strong>ritto sul corpo"<br />

del coniuge; <strong>di</strong>ritto compreso come un possesso, in senso fisico, sessuale, e <strong>di</strong><br />

corrispondenti doveri ("debito coniugale").[3]<br />

L'attenzione è stata rivolta, <strong>di</strong> fatto, più sul fine della procreazione (bonum<br />

prolis) che su quello della realizzazione personale dei coniugi, del loro amore e del<br />

senso teologico della loro corporeità.<br />

Già il concilio Vaticano II ha segnato, da questo punto <strong>di</strong> vista, una svolta,<br />

delineando il contenuto del patto coniugale<br />

• come una consegna reciproca, un darsi e un riceversi come persone<br />

("atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono",<br />

GS 48),<br />

• e dunque non semplicemente come uno scambio <strong>di</strong> "<strong>di</strong>ritti sul corpo"<br />

o una presa <strong>di</strong> possesso dell'altro/a.<br />

Quanto alla questione dei fini la formulazione conciliare risente, in parte,<br />

dell'impostazione tra<strong>di</strong>zionale, ma lascia intravedere elementi <strong>di</strong> novità nella misura<br />

in cui prospetta la realtà dell'amore coniugale come la motivazione profonda e il


senso primario del sacramento del matrimonio.<br />

Il problema che si presenta oggi, in or<strong>di</strong>ne ad uno sviluppo ulteriore, è quello <strong>di</strong><br />

un recupero del rapporto matrimonio-corpo in termini <strong>di</strong> sponsalità:<br />

• il corpo è sponsale, il matrimonio è un evento <strong>di</strong> sponsalità;<br />

• la sponsalità del corpo fonda la comprensione del matrimonio-sacramento<br />

come acca<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> sponsalità in Cristo e nella Chiesa.<br />

Il corpo esprime la vocazione dell'uomo e della donna alla sponsalità (FC 11);<br />

nel sacramento del matrimonio esso rende partecipi gli sposi alla sponsalità stessa <strong>di</strong><br />

Cristo verso la Chiesa.<br />

Dire "sponsalità del corpo" significa <strong>di</strong>re "risposta, promessa, offerta <strong>di</strong> sè" ed<br />

evoca qualcuno a cui si risponde, ci si promette, ci si offre.<br />

Solo in un contesto <strong>di</strong> questo genere<br />

• si è in grado <strong>di</strong> delineare la valenza antropologica positiva del<br />

sacramento del matrimonio come evento <strong>di</strong> grazia che attua il senso della<br />

sponsalità del corpo nell'incontro uomo-donna,<br />

• e si può intuire perché l'esistenza coniugale si costituisca come<br />

nuzialità reciproca sul modello <strong>di</strong> Cristo verso la Chiesa.<br />

La corporeità degli sposi, sia a livello creaturale che redentivo, rappresenta il<br />

"sacramento" <strong>di</strong> questa sponsalità, il suo simbolo espressivo e realizzativo.<br />

Si supera, in questo modo, una teologia del matrimonio legata all'idea <strong>di</strong><br />

rimozione o <strong>di</strong> "paura" del corpo, <strong>di</strong>pendente da un modello monastico che ha<br />

dominato per lungo tempo l'orizzonte della spiritualità cristiana, e si promuove il<br />

senso specifico della corporeità nello sviluppo della persona umana e, segnatamente,<br />

nella realizzazione dell'amore <strong>di</strong> coppia.<br />

La redenzione <strong>di</strong> Cristo rappresenta il "sì" <strong>di</strong> Dio alla grandezza e alla<br />

promessa racchiuse nella con<strong>di</strong>zione corporea dell'uomo e della donna e un dono <strong>di</strong><br />

grazia per la piena realizzazione della sua sponsalità. Solo entro il significato<br />

teologico della corporeità si può elaborare un'integrale teologia del sacramento del<br />

matrimonio.[4]<br />

3° La sessualità. La riflessione sul corpo e il suo significato sponsale introduce<br />

al senso che la sessualità riveste all'interno del matrimonio come sacramento.<br />

Un dato paradossale, a riguardo, dev'essere subito segnalato: la tra<strong>di</strong>zione<br />

cristiana si è occupata della sessualità più in or<strong>di</strong>ne alla castità e alla<br />

verginità consacrata che al sacramento del matrimonio.<br />

In relazione a quest'ultimo, la riflessione si è generalmente limitata alle<br />

questioni della procreazione e al coretto uso dei rapporti sessuali, non senza una<br />

buona dose <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidenza e negatività.<br />

Fin da Agostino la concezione dell'atto coniugale ha dovuto far ricorso ai tre


"bona matrimonii" per giustificarne la valenza e l'onestà.<br />

Pur avendo opinioni <strong>di</strong>sparate, i teologi me<strong>di</strong>evali - compreso s.Tommaso<br />

d'Aquino - erano generalmente convinti che i rapporti matrimoniali avessero sempre<br />

a che fare con il peccato, almeno veniale, a meno che non fossero <strong>di</strong>rettamente e<br />

intenzionalmente finalizzati alla prole e alla preservazione della fedeltà reciproca.<br />

La teologia contemporanea avverte la necessità <strong>di</strong> un allargamento <strong>di</strong> orizzonti,<br />

con il superamento <strong>di</strong> una visione solo o prevalentemente moralistica e il recupero<br />

della sessualità matrimoniale in un quadro antropologico più positivo e personalista,<br />

in grado <strong>di</strong> rilevare come i significati umani della sessualità entrino a far parte della<br />

<strong>di</strong>namica sacramentale del matrimonio e siano da comprendere nell'ambito della<br />

grazia che da esso sgorga.<br />

Il sacramento del matrimonio è un dono <strong>di</strong> Dio che "sana" la sessualità<br />

coniugale, liberandola - almeno a livello oggettivo - dal pericolo <strong>di</strong> una sua<br />

<strong>di</strong>ssociazione dall'amore e rendendola segno dell'unione <strong>di</strong> Cristo e della Chiesa.<br />

E' risaputo come la buona riuscita <strong>di</strong> un matrimonio sia, in una certa misura,<br />

collegata alla verità del gesto sessuale e alla valorizzazione del suo autentico<br />

significato.<br />

La teologia non può delegare la riflessione su questo aspetto solo agli psicologi<br />

o ai sociologici o limitarsi a considerazioni teoriche; deve saper proclamare quanto ha<br />

imparato dalla rivelazione, annunciando il senso più alto della sessualità nel quadro<br />

del progetto creativo e storico-salvifico <strong>di</strong> Dio e del suo compimento in Cristo Gesù,<br />

mostrando come questo senso si connetta con il matrimonio cristiano e con i suoi<br />

doni.<br />

Come scrive E.Schillebeeckx:<br />

"La 'grazia <strong>di</strong> guarigione' sacramentale (del matrimonio) completa<br />

l'integrazione della sessualità nell'amore coniugale e per mezzo <strong>di</strong> esso, in<br />

quanto è l'espressione visibile dell'amore redentore <strong>di</strong> Cristo per la Chiesa".[5]<br />

L'amarsi degli sposi, in quanto corrisponde al progetto <strong>di</strong> Dio su <strong>di</strong> loro, è<br />

forma partecipativa all'amore salvifico <strong>di</strong> Cristo per la sua Chiesa e realizza il senso<br />

profondo della grazia sacramentale del matrimonio. Una corrispondenza tra amore<br />

umano e grazia del sacramento del matrimonio che è stata perfettamente delineata dal<br />

Concilio Vaticano II quando ha spiegato che<br />

"il Signore si è degnato <strong>di</strong> sanare, perfezionare ed elevare questo amore con un<br />

dono speciale <strong>di</strong> grazia e carità. Un tale amore, unendo assieme valori umani<br />

e <strong>di</strong>vini, conduce gli sposi al libero e mutuo dono <strong>di</strong> se stessi, provato da<br />

sentimenti e gesti <strong>di</strong> tenerezza e pervade tutta quanta la vita dei coniugi, anzi<br />

<strong>di</strong>venta più perfetto e cresce proprio me<strong>di</strong>ante il suo generoso esercizio" (GS<br />

49).<br />

4°. La parola come consegna reciproca. I contenuti antropologici analizzati<br />

(l'amore come sacramento, la sponsalità del corpo, il significato positivo della


sessualità coniugale) trovano la loro espressione e il loro compimento nella "parola"<br />

che gli sposi si scambiano come promessa <strong>di</strong> matrimonio. Il matrimonio si attua nella<br />

"parola" e attraverso la "parola" che i due nuben<strong>di</strong> pronunciano con il consenso<br />

reciproco.<br />

"Io accolgo te come mia sposa/o"; un atto <strong>di</strong> linguaggio che assume le stesse<br />

persone che lo pongono e le stabilisce in una nuova con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vita; una "parola"<br />

performativa, col significato <strong>di</strong> una decisione e <strong>di</strong> un'autode<strong>di</strong>zione mutua, <strong>di</strong><br />

garanzia e <strong>di</strong> attestazione pubblica.<br />

La novità del matrimonio tra due battezzati consiste nel fatto che quella stessa<br />

"parola" assume un significato nuovo, sacramentale: è una parola degli sposi che, in<br />

forza del loro battesimo, viene pronunciata in Cristo e nella Chiesa e <strong>di</strong>viene perciò,<br />

nella potenza dello Spirito, una parola <strong>di</strong> Cristo e della Chiesa sugli sposi, capace <strong>di</strong><br />

introdurli nell'alleanza dei tempi escatologici e <strong>di</strong> fare dei due una comunità <strong>di</strong> grazia,<br />

come una "parola <strong>di</strong> Dio" incarnata nel mondo: una parola che <strong>di</strong>ce ciò che fa e fa<br />

ciò che <strong>di</strong>ce.<br />

La promessa è preceduta da un breve introduzione del ministro assistente che<br />

ricorda agli sposi il senso del loro presentarsi davanti alla comunità ecclesiale, il loro<br />

battesimo come prima forma <strong>di</strong> consacrazione e la valenza del sacramento del<br />

matrimonio come atto <strong>di</strong> Cristo ("Ora Cristo vi bene<strong>di</strong>ce e vi rafforza con il<br />

sacramento nuziale") che ratifica, porta a pienezza e santifica l'amore dei coniugi<br />

("Perché vi amiate l'un l'altro con amore fedele e inesauribile").<br />

Segue la triplice domanda sulla verità delle intenzioni degli sposi per quanto<br />

riguarda:<br />

- la libertà e la consapevolezza con cui si sono scelti,<br />

- l'accettazione del matrimonio come via <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> rispetto reciproco che li<br />

coinvolge per tutta la vita,<br />

- la <strong>di</strong>sponibilità ad accogliere i figli che Dio vorrà donare e ad educarli "secondo<br />

la legge <strong>di</strong> Cristo e della sua Chiesa".<br />

Una volta accertata la presenza <strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni, il ministro invita gli sposi a<br />

darsi la mano destra in segno <strong>di</strong> unione e a scambiarsi il consenso reciproco con la<br />

formula:<br />

"Io accolgo te come mio sposo/a.<br />

Con la grazia <strong>di</strong> Cristo<br />

prometto <strong>di</strong> esserti fedele sempre,<br />

nella gioia e nel dolore,<br />

nella salute e nella malattia,<br />

e <strong>di</strong> amarti e onorarti<br />

tutti i giorni della mia vita"<br />

La formula evoca in primo luogo la verità umana del consenso come "parola"


finalizzata alla messa in comune delle due persone e dei rispettivi progetti <strong>di</strong> vita: è il<br />

darsi e il riceversi <strong>di</strong> un uomo e <strong>di</strong> una donna nell'oblatività e nell'apprezzamento<br />

reciproco ("amarsi" e "onorarsi") in vista della realizzazione <strong>di</strong> una comunità<br />

coniugale non abbandonata all'arbitrio, ma che nasce da un atto <strong>di</strong> manifestazione<br />

pubblica, ratificato nella forma <strong>di</strong> una celebrazione ecclesiale.<br />

Un amore che va da persona a persona e suppone il "tutto" e il "per sempre",<br />

senza limiti o con<strong>di</strong>zionamenti. Questo amore impegna infatti ad "essere fedeli<br />

sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia...".<br />

La locuzione rituale non si pone come un augurio o una speranza, ma come<br />

garanzia <strong>di</strong> una promessa e <strong>di</strong> un'obbligazione con cui l'uno e l'altro si <strong>di</strong>cono e da cui<br />

sono detti nella realtà <strong>di</strong> marito e <strong>di</strong> moglie che la stessa parola-promessa realizza.<br />

“Con la grazia <strong>di</strong> Cristo”.....<br />

E' quanto emerge dalla formula con cui il ministro assistente la riceve e la<br />

ratifica in modo ufficiale:<br />

"Il Signore onnipotente e misericor<strong>di</strong>oso confermi il consenso che avete<br />

manifestato davanti alla Chiesa e si degni <strong>di</strong> ricolmarvi della sua bene<strong>di</strong>zione.<br />

Non osi separare l'uomo, ciò che Dio unisce."<br />

[1]E.SCHILLEBEECKX, Il matrimonio è un sacramento, Milano 1963, pp.23-24. Personalmenteo<br />

ho sviluppato questa prospettiva in modo articolato nel volume: C.ROCCHETTA, Il sacramento<br />

della coppia. Saggio <strong>di</strong> teologia del matrimonio cristiano, EDB, Bologna 1996.<br />

[2]P. EVDOKIMOV, Sacramento dell'amore. Il ministero coniugale secondo la tra<strong>di</strong>zione<br />

ortodossa, (1962), Bergamo 1987 (3aed.).<br />

[3]L'idea del "debito coniugale" sarà così dominante nella prospettiva canonistica tra<strong>di</strong>zionale da<br />

arrivare ad affermare che esso è più obbligante <strong>di</strong> qualsiasi <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà e che, <strong>di</strong><br />

conseguenza, non c'è alcun bisogno <strong>di</strong> ricorrere al tribunale per estorcerlo (cf. ad esempio:<br />

T.SANCHEZ (+1610), De Matrimonio, lib.2, <strong>di</strong>sp. 22, n.13).


[4]Non è possibile, nell'ambito <strong>di</strong> questo spazio, verificare i molteplici aspetti della teologia della<br />

corporeità. Rimando, in proposito, al mio: C.ROCCHETTA, Per una teologia della corporeità,<br />

Camillianum, Torino 1993 (2aed.).<br />

[5]E.SCHILLEBEECKX, Il matrimonio è un sacramento, p.62.

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