7-06-2010, 14:31 - Alvarez Festi

Dedicato
al mio caro
zio Enrico
che sempre
ha incoraggiato
la mia opera
pittorica

Questa pubblicazione
è stata curata
da Marcello Voltolini

Alvarez
Festi
le recensioni

Alvarez
Festi
Maso Case Carli, 1
38060 ALDENO (TN)
Tel. e Fax 0461 842394
Cell. 0339 1445830
E-mail: alvarez-arte@katamail.com

ANNA VOLTOLINI - Trento
Un , appassionata ispirazione romantica
Un’appassionata ispirazione romantica caratterizza i dipinti di Alvarez Festi,
che accosta alla scelta tematica dei pagliacci, divenuti ormai l’emblema della
sua pittura, altri interessanti soggetti.
Tra questi il“vagabondo”, il Wanderer paesaggio e nelle composizioni floreali.
romantico, appunto, colui che va senza Qui la pennellata impressionista di
fissa dimora e senza una meta precisa Alvarez fissa la luce radente di tramonti
e che incarna tutte le inquietudini di sul lago, la corsa delle nubi in cieli
un’epoca e, più generalmente,
tempestosi, le trasparenze della frutta
dell’animo umano.
matura e la freschezza dei fiori appena
Notevole è l’intento realistico, la fantasia recisi.
non viene usata come frutto di mestiere, In questi suoi cesti eterogenei, che
ma è la realtà ad imporsi in tutta la sua accostano fiori e frutti di stagioni
interezza, anche se negli aspetti meno diverse, Alvarez raggiunge una grande
armonici, che la sensibilità dell’artista armonia compositiva, fondata sulla
riesce comunque a rendere poetici. ricerca di equilibrio tra forma e colore e
La grande attenzione nell’uso del colore crea così una realtà coloristicamente
e l’accurato studio della luce, si
perfetta, in grado di trascendere la
realizzano pienamente nei quadri di singola realtà delle stagioni.
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ANNA VOLTOLINI - Trient
Eine leidenschaftliche
romantische Inspiration
Eine leidenschaftliche romantische Inspiration charakterisiert die Gemälde von
Alvarez Festi, der zu der Wahl des Clowns-Sujets, das inzwischen beinahe zum
Sinnbild seiner Malerei geworden ist, andere interessante Themen gesellt.
Darunter der Vagabund, der
Blumen-Kompositionen. Hier hält der
romantische Wanderer, der ohne festen impressionistische Pinselstrich Alvarez
Wohnsitz und Ziel umherzieht und der all den Sonnenuntergang am See fest, das
die Unsicherheit einer Epoche
Spiel der Wolken beim heraufziehenden
verkörpert und ganz allgemein die Seele Gewitter, die Transparenz des reifen
des Menschen. Beachtenswert ist der Obstes und die Frische der eben
realistische Grundzug. Die Phantasie gepflückten Blumen.
wird nicht als Frucht des Berufes
In diesen üppigen Körben kombiniert
verwendet, sondern die Realität drängt Alvarez Blumen und Obst verschiedener
sich in ihrer ganzen Fülle auf. Auch dort, Jahreszeiten miteinander und erreicht
wo die Wirklichkeit nicht so harmonisch dabei eine große kompositorische
daherkommt, gelingt es dem Künstler, Harmonie, die sich auf die Suche nach
sie poetisch wiederzugeben.
einem Gleichgewicht zwischen Form
Die große Sorgfalt in der Verwendung und Farbe stützt und so eine farblich
der Farben und das genaue Studium perfekte Realität erzielt, in der die
des Lichts zeigen sich vollkommen in Wirklichkeit der jeweiligen Jahreszeit
den Landschaftsgemälden und den transzendiert wird.
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ANNA VOLTOLINI - Trento
Passionate, romantic inspiration
The paintings by Alvarez Festi feature a passionate and romantic inspiration
transpiring from the placing of his favourite and characterising theme, clowns,
next to other interesting subjects.
Among these, the “vagabond”, the
Here his impressionist technique
romantic Wanderer, he who walks
transfixes the grazing light of sundown
without a stable home and without a on the lake, the race of clouds across
destination, he who incarnates the
stormy skies, the transparency of ripe
restlessness of the times and, more in fruit and the freshness of newly picked
general, of the human spirit.
flowers.
The realistic intent is considerable, and In these heterogeneous baskets
fantasy is not slave to routine. Here reality comprising flowers and fruits of different
imposes itself in its entirety, even if in its seasons, Alvarez achieves a greatly
less harmonic aspects that the artist harmonious composition, based on a
anyhow succeeds in making poetic. search for equilibrium between shape
The great care in the use of colour and and colour. The result is the creation of
the careful study of lighting are fully a chromatically perfect reality capable of
expressed in the landscapes and in the transcending the individual significance
flower compositions.
of the seasons.
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ANNA VOLTOLINI - Trento
Une inspiration romantique
passionée
Une inspiration romantique passionnée caractérise les toiles d’Alvarez Festi
qui associe d’autres sujets intéressants au thème des clowns, devenus
désormais l’emblème de sa peinture.
Parmi ces sujets, citons “le vagabond” La touche impressionniste d’Alvarez y
romantique qui erre sans domicile fixe et fixe la lumière rasante des couchers de
sans un but précis, en incarnant toutes soleil sur le lac, la course des nuages
les inquiétudes d’une époque et de dans le ciel orageux, la transparence
l’âme humaine en général.
des fruits mûrs et la fraîcheur des fleurs
Le dessein réaliste est considérable, la qui viennent d’être coupées.
fantaisie n’est pas utilisée comme le fruit Alvarez obtient une grande harmonie
du métier car la réalité s’impose dans de composition basée sur la
son ensemble, même sous les aspects recherche de l’équilibre entre la forme
les moins harmonieux que la sensibilité et la couleur dans ses paniers
de l’artiste arrive néanmoins à rendre hétérogènes qui regroupent des fleurs
poétiques.
et des fruits de différentes saisons. Il
Le souci de la couleur utilisée et l’étude crée ainsi une réalité parfaite au
soignée de la lumière se concrétisent niveau des couleurs qui est en
pleinement dans les tableaux de paysage mesure d’aller au-delà de la simple
et dans les compositions florales.
réalité des saisons.
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VITTORIO SGARBI
Basta un velo di colore
“Con la fine dell’Ottocento, più precisamente in corrispondenza della stagione
post-impressionista, sono finalmente la pittura e la scultura ad infrangere il
dominio della letteratura nella riproposizione di un’arte primitiva in chiave
moderna. Festi impersona a meraviglia Nel corso degli anni, Festi ha coltivato
quel genio artistico del popolo che il un’idea sempre più purificata delle
gusto romantico aveva riabilitato ed immagini: la sua pittura ha una
idolatrato. È un artista che nella sua sorprendente pulizia, una naturalezza,
assoluta istintività, nella sua arcaica una felicità che non indulge a giochi,
complicità con la natura, è in grado di compiacimenti, citazioni di superficie.
inserirsi a pieno titolo nel dibattito
Intanto la pittura deve raccontare, deve
sull’arte contemporanea, proponendo illustrare, dando anima agli eventi; è
un linguaggio figurativo a spiccato finito l’equivoco della materia su cui si
carattere espressivo che parla di cose basava la pittura informale, nella quale il
semplici e si rivolge a persone comuni. segno non significava altro che se
L’arte non è riproduzione della realtà, stesso. A quell’estetismo, Festi ha
ma continuazione della realtà: essa opposto una riduzione ai minimi termini
aggiunge, non sottrae, complica, non della sua pittura. Per dare vita ed
riduce; arricchisce per non immiserire. energia ad un corpo basta un velo di
L’artista, nella sua espressione migliore, colore. Sintesi nel disegno, ritmo nella
vuole comunicare. Ecco perché
composizione, semplificazione della
guardo con rispetto ad Alvarez Festi, pittura; gran parte dell’arte
pittore di clown e di vecchi con la pipa. contemporanea è, rispetto alle
Perché Festi è pittore “popolare”, che ispirazioni ed ai progetti, “ad alta
parla con la stessa lingua delle
infedeltà”, non restituisce emozioni, ma
persone “normali”, che vedono ed segni. L’artista non produce marchi,
apprezzano le sue opere riconoscendo sigle; non deve essere riconoscibile per
in esse valori formali e lirici che sono lo stile, ma per un modulo, un’immagine
compatibili con le loro abitudini
ripetuta. Festi risarcisce, attraverso una
culturali, riconoscendo alle sue opere lenta elaborazione ed un mestiere
una funzione di rassicurante sermo consumato, la condizione originale: uno
cotidianus, ciò che non si può certo stile, tante immagini. E per questo i suoi
riconoscere nelle lingue “straniere” di eroi sono eterni ragazzi ai quali è
un Emilio Vedova o di un Alberto Burri.
consentita ogni libertà”.
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MARCELLO VOLTOLINI - Trento
Quell , ultima sera di Carnevale
A Rovereto lo strano incontro del pittore Alvarez
Alvarez Festi è nato a Nomi, nel 1940 e fin da giovane ha coltivato la passione
per la pittura. Da anni ormai vive e lavora a Rovereto e proprio qui, l’ultima
sera di un lontano carnevale, gli è capitato d’incontrare un personaggio che…
Ma andiamo con ordine.
Conosciamo anzitutto Alvarez: è un
pittore poliedrico, le sue tematiche
spaziano dal paesaggio al ritratto, dalle
composizioni floreali agli scorci
caratteristici che “cattura”, col suo
spirito di osservazione, negli angoli
talvolta nascosti di città o di paese.
Spesso (quasi sempre) protagonista è
la natura, osservata da un’angolazione
chiara e spontanea, con l’occhio di un
pittore che rifugge qualsiasi
infingimento. Ma c’è un soggetto
particolare cui Alvarez riserva una
preferenza fedele: il viso del pagliaccio.
Il pennello diventa qui reale e fantasioso
allo stesso tempo, per cogliere la
caratteristica del clown nel suo
abbigliamento volutamente sopra le
righe, il trucco esagerato, il naso a
patata, il cappellaccio o cappellino di
sghimbescio, la bocca resa enorme per
un riso che talvolta diventa ghigno
farsesco con la regia di due occhi dalle
mille espressioni e ammiccamenti.
Ma perché proprio il clown?
Tutto nasce da un episodio
fondamentale. Una sera di febbraio di
molti anni fa, tornando a casa sul tardi,
Alvarez sta attraversando i giardini
pubblici della propria città nel centro di
Rovereto.
Era il martedì grasso.
Tracce di coriandoli e stelle filanti un po’
dovunque per testimoniare un’allegria
collettiva che era stata chiassosa.
Ma era ormai tardi. La luna alta nel cielo,
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i giardini quasi deserti.
Dietro a un grosso cespuglio una
panchina fiocamente illuminata da un
vecchio lampione. Sulla panchina un
uomo di età indefinibile, solo.
Alvarez lo fissa un istante e su quel viso
coglie subito un’espressione smarrita,
quasi specchio (forse) di una lacrima
non ancora caduta.
Attorno, silenzio.
L’uomo, dignitosamente vestito, alza lo
sguardo verso il pittore e in quel
momento la luce del lampione svela due
occhi che esprimono una disperazione
a stento repressa.
Nessun dialogo, solo quello sguardo
che l’uomo gira subito verso terra
chinandosi a raccogliere qualcosa: una
maschera di cartone, ormai inutile,
abbandonata tra coriandoli e stelle filanti
di carnevale. L’uomo se la mette sul
volto, fa pochi passi e Alvarez se lo
trova dirimpetto con una faccia nuova:
la faccia di un clown.
Triste non più, sorridente nemmeno.
Celato il dolore, quell’uomo - davanti ad
uno sconosciuto - voleva un brandello
di carnevale anche per sé, pagandolo
col prezzo amaro del “ridi pagliaccio”.
Dignitosamente, senza una parola, si
allontanò subito. Quel “clown” di
carnevale è rimasto incancellabile per
Alvarez. Così, anche oggi, lui lo fa
rivivere in tante interpretazioni per un
silenzioso dialogo pittorico.
È il “suo” clown rimasto sempre
sconosciuto.

MARIO CUPISTI - Sanremo
L , arte come riflesso della verità
Non tragga in errore il nome spagnolo: Alvarez Festi è trentino puro sangue, di
Nomi. Le biografie essenziali ci dicono che dipinge fin da bambinio e che, nel
tempo, ha impegnativamente affinato il naturale estro artistico, fino a
raggiungere risultati più che notevoli, Un programma, questo, esemplarmente
sottolineati da affermazioni ricevute in rispettato perché nell’arte di Alvarez
concorsi nazionali ed internazionali. Festi, caratterizzata da un approdo
Nell’impegnativo meeting pittorico di fedele e deliberato all’impressionismo, il
Sanremo egli ha ricevuto il primo premio rapporto-contatto tra il pittore e
per “il richiamo illusionistico della sua l’osservatore è immediato a pronta
arte”, come si legge nel verbale
presa, agevolissimo, sia che egli
della giuria.
ritragga figure o nature morte, fiori,
Un bilancio, come si vede, oltremodo boschi, paesaggi della terra in cui vive
positivo e che premia l’impegno severo fermati in una luce di stupefatto nitore.
del giovane artista trentino,
Ciò che a Festi Alvarez pittore interessa,
indubbiamente avviato verso ulteriori non è la pittura come creazione astratta
affermazioni.
o come riflesso del pensiero ma l’arte
“Il mio punto di vista – ci ha detto a come specchio della verità, della realtà
Sanremo, subito dopo la cerimonia della natura, di ciò che l’occhio coglie e
della premiazione – è quello di portare il cuore registra. Non vi è nulla di
in positivo lo stato d’animo dell’artista, artificioso, di costruito nei suoi quadri,
in modo da comunicare con il
ed è anche questo uno dei motivi per
prossimo”.
cui piacciono e convincono.
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MARIO DE MARCO - Lecce
L , eloquenza dei dipinti
La produzione pittorica di Alvarez Festi non può essere sbrigativamente
collocata nell’ambito del filone verista poiché, occorre premetterlo, il nostro
artista non opera il pedissequo riporto della realtà ma, al contrario, egli trae
spunto ispirativo e creativo dal mondo
che lo circonda per rappresentare una
propria visione del mondo e della vita
nella quale gli animi più sensibili si
riconoscono.
Se sotto il profilo stilistico i dipinti del
Maestro trentino palesano radici di
tipo impressionistico, l’opera sua,
però, possiede inequivocabili
connotazioni personali, un impegno
sicuramente umano che esorcizza il
ruolo effimero di un’arte che si
assegna il compito puramente
estetico teso a realizzare quel
divertissement che, alla fin fine, non è
neanche consolatorio in quanto
restano ineludibili tanti aspetti e
problemi dell’esistenza.
Ecco, allora, la necessità di riflettere
sulle opere di Alarez, meditando con
l’intento di individuare quanto si cela
“dentro” e “dietro” il quadro. Solo così
saremo in grado di capire il significato
profondo dei suoi “Pagliacci” coi quali
egli se da una parte sollecita il sorriso
dei bimbi, ma non solo di questi,
dall’altra mette a nudo il quotidiano
“mascherarsi” di ognuno e di tutti,
indica il dramma di quel “recitare” ruoli
e apparenze che stridono con i tanti
drammi individuali che, spesso, non
riusciamo ad affrontare, a risolvere e a
comunicare perché fragili con noi
stessi e sospettosi nei riguardi degli
altri. L’artista, pertanto, propone
all’attenzione del fruitore l’eterno
dilemma dell’essere o dell’apparire,
richiama alla coerenza del “sentire” e
dell’”agire”, auspica una umanità in
equilibrio e capace di guardarsi dentro
e attorno, idonea innanzitutto a
colloquiare con il proprio intimo, senza
tuttavia prendere confidenza con se
stessa.
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A queste riflessioni “impegnate”
appartiene la rappresentazione degli
emarginati o di chi, incapace di pagare il
prezzo dell’apparire, e quindi di operare i
quotidiani compromessi con la
cosiddetta civiltà, sceglie di
assecondare la propria infinita esigenza
di libertà, avviluppandosi tuttavia in un
innaturale solipsismo.
Paesaggi, nature morte e altre
composizioni popolano pure le tele di
Alvarez, e in questo caso l’artista trova
ristoro senza però annullarsi. La
castigatezza cromatica, il giuoco dei
piani e delle luci, anzi l’interpretazione di
ambienti e soggetti appare
creativamente riproposta con rara
sensibilità che, ed è appena il caso di
notarlo, si affida alla certosina
articolazione della gamma cromatica e
alla strutturazione sapiente delle
composizioni, soprattutto di quelle che
esprimono il tema sacro.
Padrone indiscusso dei mezzi
espressivi, Alvarez non smette mai di
sorprenderci con la coerenza del suo
essere uomo e del proporsi come
artista, come educatore e pure come
cattiva coscienza di una umanità tanto
distratta e priva di solidi referenti morali
ed esistenziali.
Il colloquio che i suoi dipinti riescono
ad instaurare con l’osservatore
costituisce una sorta di cartina
tornasole che, senza ombra di dubbio,
testimonia la validità del nostro artista il
quale, al di là di evidenti effetti
suggestivi di natura coloristica, pure
questi frutto di doti native e di tanta
esperienza professionale, ci fa dono
della sua sensibilità, proponendosi
sommessamente anche col ruolo di
educatore.
Lecce, 7 settembre 1997
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DOMENICO RIZZOLI - Brescia
Pennellate poetiche
Se il volto di un pagliaccio, segnato da una malinconia che si ferma un attimo
prima di divenire tristezza è la cifra pittorica che distingue l’impegno di
Alvarez Festi e lo ha reso internazionalmente noto, la sua attenzione al dato
naturale merita di essere richiamata in
tutto il proprio vigore.
Osservando i toni accesi e
armonicamente accostati dei suoi tini
pieni di spighe e di fiori, i paesaggi
raccolti nei toni ambrati e forti che la
gente di montagna ben conosce, li
scopriamo percorsi da uno sguardo
sempre critico, mai tranquillamente
obiettivo, ma volto a revocare una
memoria che lo accomuna a chi, nelle
sue tele, ritrova il senso di un’esperienza
vissuta.
Ecco perché, nelle nature morte, il
marcato limite cronologico che separa
le stagioni è spesso eluso.
La scelta che, sul piano letterario aveva
guadagnato al Leopardi de “Il sabato del
villaggio”, con il suo mazzolino di rose e
viole, il rimbrotto severo del Pascoli di
Mirycae - non accettava lui, che la
poesia potesse prescindere da un
doveroso legame con la realtà - viene
oggi riaffermata dal coraggioso tocco
impressionistico dl Alvarez che,
attraverso una ricca policromia, si fa
incontro, in modo limpido e schietto,
allo spettatore, concedendogli lo spazio
necessario per ricollegarsi - all’interno di
un dialogo fatto anche solo di silenzio
“pieno” - ad una scala di valori ineludibili
e mai scontati.
Ne sono custodi i suoi Vecchi, con il viso
scavato dalla fatica, eppure sereni,
perché vivi di un’interiore forza che li
affranca dai ritmi rapinosi di un tempo del
quale si sentono umanamente padroni.
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A loro è possibile guardarsi indietro per
gustare di nuovo ogni passo compiuto
sulla strada della vita.
Con i Chierichetti, invece, Alvarez ci
riporta all’altro capo della sua
produzione, alla vivace innocenza di
fanciulli che si muovono con spontanea
naturalezza nei confini noti e rassicuranti
dell’interno di una chiesa. Molto si è
detto a proposito della maestria con la
quale Festi ne segue i più minuti
particolari architettonici, sbalzandoli
quasi dalla superficie preziosa a foglia
d’oro, in un gioco di piani prospettici,
favorito da raggi di sole che gettano
luce, fulgida e improvvisa, su colonne,
capitelli e archi, restituendoceli in tutta la
loro maestosa e raffinata identità.
Troppo poco, al contrario, si è rilevato,
ci sembra, che la ricchezza dello sfondo
è tutta orientata a porre in risalto i
giovanissimi protagonisti del ciclo di
tavole.
Alvarez li segue con l’occhio discreto e
affettuoso di chi ne apprezza
sinceramente la dedizione, si meraviglia
davanti alla dolcezza dei loro momenti di
preghiera, stupiti e profondi, ma non
nasconde il sorriso di fronte
all’immediatezza birichina di gesti che
sconfessano la sacrale austerità della
loro piccola tonaca.
Eccone uno che salta su un carretto
dorato di spighe per occupare l’ultimo
posto disponibile e far da guida ad una
lunga processione, là ce n’è un altro
voltato per un vivace scambio di

vedute con il compagno inginocchiato
dietro di lui… Sono il simbolo di una
spiritualità autentica, da ritrovare, che
deve e vuole incarnarsi nelle giornate di
ognuno.
Anche di chi condivide lo sguardo
dolorosamente affranto dell’uomo
qualunque ispiratore dei clowns: dopo
aver raccolto una maschera
abbandonata la sera di Martedì grasso,
la indossa e, mostrando un sorriso non
suo, se ne va. Senza lasciarsi afferrare,
perché la gioia restituitagli da un pezzo
di cartone colorato possa essere,
almeno una volta, di tutti.
Brescia, agosto 2000
Un discorso pittorico aperto a tutti
Chi si pone davanti a un’opera di Alvarez Festi deve farlo come atteggiamento
di religiosità e d’amore per la vita, perché questo pittore coltiva il bello, inteso
come fulcro dell’arte pura.
Ecco il motivo per cui le immagini
realizzate sulla tela gridano la gioia
attraverso il sapiente uso del colore,
dove il giallo oro la fa da padrone in un
primo piano che ti cattura, lasciandoti
smarrito a contemplare. Ci vuole tempo
per interiorizzare la rappresentazione: sia
essa un particolare che raccoglie in sé
la predominante di una stagione, sia il
volto di un uomo che vuole nascondere
i suoi veri sentimenti. È il caso del
pagliaccio, che racchiude tutta
l’amarezza dell’esistenza nel pudore
chiassoso della maschera.
Come non pensare a una reverie
davanti a Gardesana o ad Autunno in
Val di Ledro? Nella prima, l’acqua è
l’elemento - specchio della vita, che
trascina l’immagine verso un infinito
foriero di arcani misteri; la seconda ci
porta a un incipiente autunno dai toni
infuocati che corrono a un orizzonte
lontano, dove i monti aprono invalicabili
porte, al di là delle quali il cielo proietta
luci sfumate, in armonica dissolvenza.
Questa sete d’infinito, d’altra parte,
è la musa ispiratrice di Alvarez, che
si china a pennellare preziosi interni in
chiese, definiti da una ricerca prospettica
sorprendentemente fissata nel contrasto
tra la fine descrizione degli sfondi, delle
geometrie architettoniche e la spontanea
naturalezza dei piccoli Chierichetti,
cantori di litanie antiche, accese da una
purezza interiore che ispira quella del
tratto.
Una dichiarata volontà affabulatoria,
un’inesausta apertura alla
partecipazione costituisce, in ultima
analisi, la cifra espressiva di Alvarez
Festi. Che essa rimanga appena
trattenuta da scelte tematiche uscite dal
consolidato bagaglio della pietà
popolare - gli angeli, - le processioni - o
colte con intima e vivace precisione dai
diversi momenti del ciclo vitale - lo
sguardo profondo dei suoi vecchi, la
ricchezza cromatica delle nature morte -
è solo implicita garanzia, per chi
osserva, di riconoscersi, con felice
consapevolezza, nei suoi quadri.
Cavalese, 12 agosto 1999
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GIORGIO FALOSSI - Milano
Una pennellata sicura e prepotente
Non si può fare a meno vedendo la pittura di Festi Alvarez di parlare di
“impressionismo” specialmente nella parte tecnica, che ne rivela la pennellata
sicura e prepotente come l’uso del colore nervoso e personale. Ma al tutto
vorrei aggiungere un cenno sulla luce
che piove sulle opere dandogli una
dolcezza serale, un chiarore poetico
che riporta alla serenità ed
all’apprezzamento della vita. Saranno i
luoghi ove l’artista ha vissuto per
diversi anni, egli abitava nel Comasco,
ma ritorna nei suoi quadri evidente il
ricordo manzoniano con la sua
poetica pura dettata da un animo
contemplativo quasi mistico, inteso
come arcana visione dei misteri
dell’anima in un’atmosfera di intimo.
Diviene il dipingere del Festi un
bisogno di luci e di vibrazioni in cui il
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soggetto più che disegnato è
impresso nel gioco del colore e dei
chiaroscuri.
Ciò aggiunge un certo movimento,
come una larga cavalcata attraverso
paesi e città, per montagne e mari, per
boschi e fiumi, ondeggiando sulle ali
della fantasia che pur riconosce come
vissuto ogni suo luogo. È ciò che si
prova osservando i quadri di questo
artista tanto bravo perché preparato non
solo tecnicamente ma anche
culturalmente ed in cui si raccoglie con
uguale emozione il ritrovarsi con la gioia
e la verità dell’arte.

GIOVANNI MAZZETTI - Firenze
Un Cristo dipinto per l , intera umanità
L’artista Festi Alvarez è un uomo-artista capace di realizzare un’opera d’arte
come il Cristo, un grande capolavoro, dove la vera professionalità di questo
Maestro dell’Impressionismo è riuscita ad emergere attraverso una scalata di
colori tutti scelti per rendere più
professionale e per capacità individuali
PREMIO
impressionante il quadro di questa
dello stesso ideatore e realizzatore, di
ÉLITE
realizzazione, dove il Cristo impera e un’opera d’arte, autentica e assoluta per
Firenze
Opera:
“Pagliaccio”
convince da ogni parte si guardi e si
ammiri.
la ricchezza dei suoi valori impressi nella
stessa, i quali si individuano attraverso
Una costruzione voluta dal grande
quella parte essenziale della cultura,
Alvarez Festi, pittore
di grande valore,
“vero professionista”,
esploratore dell’arte vera Festi Alvarez, un
nome ormai affermato nel difficile mondo
dove il miraggio essenziale esistente in
tutta l’opera, ci porta in alto come fase di
la sua capacità è delle Belle Arti. Un autentico costruttore di espansione e di interpretazione delle più
dimostrata dalla
realizzazione
un’opera d’arte rivolta verso l’intera
qualificate scuole d’arte, tra queste
dell’opera
umanità, un’opera che parla del cuore scuole emerge con forza la scuola di
“Pagliaccio”, un
ottimo lavoro
dell’uomo con tutti gli aspetti della più questo Maestro Alvarez Festi al quale va
artistico, con un assoluta trasparenza. Guardando
reso omaggio di essere stato capace di
perfetto impianto
nella scelta dei
colori, il tutto in
attentamente questo magnifico dipinto, ci
viene trasmessa dalla medesima figura
imprimere un impressionismo, tutto
essenziale e in ogni logico e minuzioso
chiave moderna. espressa dal Maestro Festi Alvarez una passaggio sulla realizzazione della figura,
L’Artista si dona
interamente, senza sofferenza, ma nello stesso tempo, la con le sue sofferenze non per niente
riserve, ed è questa grande gioia di poter consolidare tutti gli accentuate, ma sofferenze dimostrative.
genuinità che
costituisce la nota
aspetti dell’assoluto positivo, dove il Cristo Un’opera d’arte, degna di tutto rispetto,
più saliente della sua trasmette un suo stato, il tutto costruito un’opera essenziale, un’opera fatta con
personalità artistica
e lo colloca in una
posizione di rispetto
sempre in modo impressionistico, con
marcature molto bene evidenziate
grande coraggio e sentimento con un
fine mirato alla qualificazione
nel panorama riguardanti la corona di spine, lo
dell’impressione da dare alla intera
dell’Arte
contemporanea. scorrimento del sangue, la posizione degli figura, affinché questa meravigliosa
Fortemente sensibile occhi chiusi, come segno di una
interpretazione della figura del CRISTO
verso i veri e
autentici valori della
istantanea rassegnazione, con la bocca emergesse da ogni lato della propria
bella figurazione quasi semiaperta dall’espressione
visione, il tutto concepito attraverso una
pittorica, Alvarez
Festi tenta con
successo la
causata dalla sofferenza, sul volto una
barba espressamente voluta ad artificio
approfondita analisi logica, mai divisibile
per i suoi valori esistenti, il tutto
trasposizione del dall’artista Alvaro Festi, conclude con un realizzato con grande raffinatezza
mondo che lo
circonda in tele di rifinito accostamento del collo nel
artistica dove la grande realizzazione del
notevole
completamento dell’opera stessa.
tutto, rende onore a questo Maestro
suggestione come il
suo “Pagliaccio”,
Non ci sono temi di smentita, in questo dell’arte contemporanea: Festi Alvarez.
ottimamente riuscito
in un’atmosfera di
struggente
dimensione lirica.
Giovanni Mazzetti
CRISTO, emergono per tecnica
Vada, 4 novembre 1997
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EMILIO BIANCHI - Livorno
Un mondo incantato
“Alvarez Festi con la sua pittura ci fa penetrare in un mondo incantato
permeato di romanticismo e di poesia.
I suoi soggetti non si perdono in una tristezza di maniera, sembrano anzi voler
provocare un sorriso spontaneo
preghiera o in lieto movimento all’interno
facendolo scaturire dal nostro intimo. della chiesa.
Così riesce a farci ritrovare i pagliacci I suoi colori cercano tonalità solari
della nostra infanzia, quelli cioè che trasmettendo sensazioni piacevoli e
rappresentano la gioiosità e l’allegria riuscendo ad arricchire i soggetti.
senza essere ancora accompagnati Così anche le nature morte vibrano per
dall’ombra di malinconia che
l’uso di un cromatismo acceso.
crescendo abbiamo voluto scorgere in La capacità cromatica di Alvarez riesce
loro.
sempre a conferire armonia alle
Ritroviamo la stessa gioiosità nei
composizioni ammantandole di un forte
chierichetti, siano essi assorti nella
significato poetico”.
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ROMANO PELLONI - Modena
Clowns, fiori e dolenti Cristi
Pennellate lanciate come coriandoli dai vividi colori o come petali rossi di
gerani o di papaveri incastonati nell’oro di spighe opime. Colori che subito ti
invitano alla gioia di una giornata di sole e il segreto è, per molti quadri, il
fondo preparato a Foglia d’oro come nell’opera di Alvarez una nota di
antiche icone, ma
malinconia che cogliamo in particolare
che nulla hanno della sacralità
nei volti dolenti di Cristo tutt’intonati a
medioevale, anzi!
ocre gialle rosse, brune, folgorate da
Colgo alla vernice alla Sala-Gialla un lampi di luce che mettono a nudo la
sussurrato desiderio di una visitatrice ricerca del pittore per un dialogo con la
all’amica, davanti a un rutilante vaso di diversità. E anche nelle insistite
azzurri fiordalisi “mi piacerebbe averlo in maschere dei pagliacci c’è un ricercare
casa, farebbe compagnia alla mia
stati d’animo che lasciano trapelare
solitudine…”
una struggente tristezza. Qui la
Finestre assolate che suscitano
pennellata si fa rapida come per
contentezza.
allontanare ogni melanconia e perdersi
Ma a ben guardare dietro al
nella gioia sensitiva del colore caldo e
consumato mestiere di pittore c’è
dorato.
19

ESTER MARTINELLI - Rovereto
Un inno alla vita
Un inno alla vita, alla primavera e alla natura la personale di Alvarez, allestita
fino al 6 aprile nelle sale di palazzo Alberti di corso Bettini.
Alvarez, un pittore dalla facile scrittura cromatica, che predilige il
lussureggiante, lo sfarzo cromatico, che anche quel tanto di effimero che in arte
sa trarre dalla tavolozza le sue narrazioni equivale alla fantasia, significano
poetiche, non è alla sua prima apparizione creatività e poesia.
nel mondo dell’arte figurativa: un iter lungo L’ultima poetica di Alvarez, quindi,
e fortunato, che tuttavia non lo ha lasciato presenta una visione più pacata e più
nelle linee rigide di una pittura facile e di raffinata della realtà, il colore è più
facile lettura, lo ha portato alla costante adeguato e l’insieme iconografico si
ricerca del “qualcosa” in più che anima i presenta più completo: la ricerca della
suoi ultimi quadri.
memoria, lo scorcio paesaggistico,
Lo sforzo qui è sia contenutistico che l’accostamento indovinato, ci mostrano
tecnico, il colore, primordiale e
un personaggio complesso, anche se
materico, ha lasciato il posto ad un apparentemente facile, una pittura tutta
impasto più leggero e rapido, alle
da scoprire, una narrazione nuova ed
composizioni, dove la materialità, ma emozionante.
20

Perché il clown?
Alvarez Festi è pittore poliedrico, le sue tematiche spaziano dal paesaggio al
ritratto, dalle composizioni floreali agli scorci caratteristici che “cattura”, col
suo spirito di osservazione, negli angoli talvolta nascosti di città o di paese.
Spesso (quasi sempre) protagonista è uomo di età indefinibile, solo.
la natura, osservata da un’angolazione Alvarez lo fissa un istante e su quel viso
chiara e spontanea, con l’occhio di un coglie subito un’espressione smarrita,
pittore che rifugge qualsiasi
quasi specchio (forse) di una lacrima
infingimento.
non ancora caduta.
Ma c’è un soggetto particolare cui
Attorno, silenzio.
Alvarez riserva una preferenza fedele: il L’uomo, dignitosamente vestito, alza lo
viso del pagliaccio.
sguardo verso il pittore e in quel
Il pennello diventa qui reale e fantasioso momento la luce del lampione svela due
allo stesso tempo, per cogliere la
occhi che esprimono una disperazione a
caratteristica del clown nel suo
stento repressa. Nessun dialogo, solo
abbigliamento volutamente sopra le quello sguardo che l’uomo gira subito
righe, il trucco esagerato, il naso a
verso terra chinandosi a raccogliere
patata, il cappellaccio o cappellino di qualcosa: una maschera di cartone,
sghimbescio, la bocca resa enorme per ormai inutile, abbandonata tra i coriandoli
un riso che talvolta diventa ghigno
e stelle filanti di carnevale. L’uomo se la
farsesco con la regia di due occhi dalle mette sul volto, fa pochi passi e Alvarez
mille espressioni e ammiccamenti.
se lo trova dirimpetto con una faccia
Ma perché proprio il clown?
nuova: la faccia di un clown.
Tutto nasce da un episodio
Triste non più, sorridente nemmeno.
fondamentale. Una sera di febbraio di Celato il dolore, quell’uomo - davanti ad
molti anni fa, tornando a casa sul tardi, uno sconosciuto - voleva un brandello
Alvarez sta attraversando i giardini
di carnevale anche per sé, pagandolo
pubblici della propria città.
col prezzo amaro del “ridi pagliaccio”.
Era il martedì grasso.
Dignitosamente, senza una parola, si
Tracce di coriandoli e stelle filanti un po’ allontanò subito. Quel “clown” di
dovunque per testimoniare un’allegria carnevale è rimasto incancellabile per
collettiva che era stata chiassosa.
Alvarez. Così, anche oggi, lui lo fa
Ma era ormai tardi. La luna alta nel cielo, rivivere in tante interpretazioni per un
i giardini quasi deserti.
silenzioso dialogo pittorico.
Dietro ad un grosso cespuglio una
È il “suo” clown rimasto sempre
panchina fiocamente illuminata da un
vecchio lampione. Sulla panchina un
sconosciuto.
M.V.
21

Why a Clown?
Alvarez Fest is a very versatile painter, his subjects range from landscapes to
portraits, floral compositions to characteristic views, wich he “captures” with
his spirit of observation in the sometimes hidden corners of towns and cities.
Often (almost always) the focus is on Alvarez looked at him for a moment and
nature, seen from a clear, spontaneous saw on that face an expression of loss,
point of view, with the eye of a painter (perhaps) reflecting a tear as yet
who shuns any pretence.
unshed.
Yet there is a subject for wich Alvarez All around silence.
has a particular preference: the face of The man, well dressed, looked up
a clown.
towars the painter and just then the light
The brush becomes simultaneously from the lamp-post revealed an
realistic and imaginative, to capture the expression of barely concealed
characteristic features of the clown in desperation.
his deliberately over the top putfit, his No words were exchanged, just that
overdone make up, his red nose, the look; the man bent down immediately to
floppy or tiny hat worn askew, his mouth pick something up: a cardboard mask,
made enormous for laughter wich
now unwanted and abandoned among
somet mes becomes a farcical grin all the carnival confetti and streamers. He
run by eyes with a thousand
put it to his face; and with a few more
expressions and gestures.
steps Alvarez found before him a new
But why a clown of all things?
face: the face of a clown.
All goes back to a fundamental episode. No longer sad, nor smiling.
One February evening many years ago, Covering his pain - before a stranger -
coming home late, Alvarez was crossing that man wanted a scrap of carnival for
the public gardens of his home town. him self, paying the bitter price of a
It was Shrove Tuesday.
clown’s role.
There were confetti and streamers all Without a word and with great dignity he
over the place as reminders of the
left immediately. That carnival “clown”
chaotic carnival celebrations.
left an indelible mark on Alvarez. So
But now it was late. The moon was high even today he makes him live again in
in the sky, the gardens almost deserted. many versions for a silent pictorial
Behind a large bush a bench was dimly dialogue.
lit by an old lamp-post. On the bench a
man of indefinable age sat alone.
“His” clown, left forever unknown.
M.V.
22

PAGLIACCIO
tecnica mista
tela cm 50 x 40
23

Warum der Clown?
Alvarez Festi ist ein vielseitiger Künstler.
Seine Themen reichen vom Landschaftsgemälde bis zum Portrait, von florealen
Kompositionen bis zu charakteristischen Szenen, die er mit seinem Sinn für
Beobachtung in den versteckten
Winkeln der Stadt oder der Landschaft
einfängt.
Oft (fast immer) spielt die Natur die
Hauptrolle, die mit einer klaren und
spontanen Sichtweise eingefangen
wird, mit den Augen eines Malers, dem
keine Fälschung verborgen bleibt. Es
gibt jedoch ein Sujet, dem Alvarez den
Vorzug vor anderen gibt: dem Gesicht
des Clowns.
Der Pinsel wird hier realistisch und
phantasievoll zugleich eingesetzt, um
die Eigenart des Clowns in seiner
bewußt überzogenen Tracht, der
übertriebenen Schminke, der Knollen-
Nasc, dem Schlapphut oder dem schief
sitzenden Hütchen, dem großen Mund
für ein Lachen zu zeigen, das manchmal
eine possenhaften Fratze freilegt und
unter der Regie zweier Augen mit
tausend verschiedenen Ausdrücken
und dem typischen Augenzwinkern
steht.
Aber warum ausgerechnet der Clown?
All das läßt sich auf eine bedeutsame
Episode zurückführen. An einem Abend
im Februar vor vielen Jahren, als Alvarez
spät nach Hause kam, durchquerte er
den Stadtpark. Es war
Fastnachtsdienstag. Spuren von
Konfetti und Luftschlangen waren
überall Zeugen kollektiven und
lärmenden Frohsinns. Aber mittlerweile
war es spät geworden. Der Mond stand
hoch am Himmel und der Park war fast
menschenleer. Hinter einem Gebüsch
war eine nur schlecht beleuchtete Bank
M.V.
24
zu sehen. Auf der Bank ein Mann
unbestimmten Alters, allein. Alvarez
schaut ihn einen Augenblick lang an
und nimmt den verstörten Ausdruck in
sich auf, der (vielleicht) so etwas wie die
Spur einer noch nicht geweinten Träne
spiegelt. Rundherum Stille. Der
ordentlich gekleidete Mann hebt den
Blick gegen den Maler und damit
enthüllen sich unter dem Licht der
Straßenlampe zwei Augen, die eine
kaum unterdrückte Verzweiflung zum
Ausdruck bringen. Es kommt nicht zum
Gespräch. Nur der Blick des Mannes
kehrt wieder auf den Boden zurück und
er bückt sich, um etwas aufzuheben:
eine nunmehr unnütze Maske aus
Karton, die swischen Konfetti und
Luftschlangen zurückgelassen wurde.
Der Mann streift sie über sein Gesicht,
geht einige Schritte und Alvarez sieht
sich nun einem neuen Gesicht
gegenüber: dem eines Clowns. Nicht
mehr traurig, aber auch nicht lachend.
Der Schmerz war versteckt und dieser
Mann wollte – vor den Augen eines
Fremden – einen Hauch von Karneval
für sich, auch um den Preis eines
“Immer nur lachen”.
Würdevoll, ohne ein Wort, entfernt sich
der Mann sofort. Dieser Karnevals-
Clown ist für Alvarez unauslöschlich in
Erinnerung geblieben. So belebt er
diese Momentaufnahme heute noch in
vielen Interpretationen in einem stillen
malerischen Dialog. Es ist “sein” immer
unbekannt gebliebener Clown.

Porquoi le Clown?
Alvarez Festi est un peintre multiforme; ses sujets vont du paysage au portrait,
des compositions floréales aux vues caractéristiques qu’il “capture” par son
esprit d’observation dans les coins quelquefois cachéss - d’une ville ou d’un pays.
Presque toujours, la nature est
protagoniste: ALVAREZ l’observe d’un
point de vue clair et spontané, avec
l’oeil d’un peintre qui fuit la simulation. Il
y a, toutefois, un sujet particulier, auquel
ALVAREZ réserve une fidèle préfèrence:
la masque (le visage) du clown.
Le peinceau devient réaliste et fantaisiste
en meme temps, pour saisir la
caractéristique du clown dans sa mise
volontairement frappante, son maquillage
exageré, son nez à pomme de terre, son
chapeau - gros ou petit - en travers, sa
bouche rendue énorme par un souris qui
quelquefois devient une grimace
comique, controlée par deux yeux aux
mille expressions et clignements.
Mais pourquoi le clown? Il faut reppeler
un épisode fondamental.
Un soir de février, il y a beaucoup
d’années, en revenant chez lui sur le
tard, ALVAREZ va traverser les jardins
publiques de sa ville. C’était le Mardi
gras. Il y avait des traces des confettis
et des serpentins presque toute part,
qui tèmoignaient une gaieté collective
qui avait été bruyante. Toutefois, il était
désormais tard. La lune, haute dans le
ciel, les jardins presque déserts.
Derrière un gros massif, un banc
faiblement éclairé par un vieux
réverbére. Assis sur le banc, un homme
à l’age indéfinie, tout seul. ALVAREZ le
fixe un moment et sur son visage saisit
tout à coup une expression perdue,
M.V.
25
presque réflexe d’une larme qui va
tomber. Tout autour, silence.
L’homme, convenablement habillé, lève
son régard vers le peintre et, à ce
moment là, le lumière du rèverbère
révèle deux yeux qui expriment une
désperation réprimé avec peine. Pas de
dialogue, seulement ce régard que
l’homme tourne à terre tout de suite, en
se baissant pour ramasser quelque
chose: une masque en carton,
désormais inutile, qu’on a abandonnée
parmi les confettis et les serpentins de
carnaval.
Il la met sur son visage, s’avance de
quelques pas, et ALVAREZ le trouve
devant soi, avec une face nouvelle:
celle d’un clown.
Cet homme n’est plus triste, mais
souriant ni moins.
En cachant son douleur - en face d’un
inconnu - il désirait un morceau de
carnaval pour soi aussi, en le payant le
prix amer du role du clown.
Avec dignité, sans une parole, il
s’éloignait immédiatement.
Ce “clown” de carnaval est resté
inéffaçable pour ALVAREZ. Pour cela, il
lui rédonne la vie, encore aujourd’hui,
dans plusieures intérpretations, pour
continuer un dialogue qui s’engage
dans le silence.
C’est “son” clown, resté toujours
inconnu.

PAGLIACCIO
tela cm 30 x 35
PAGLIACCIO
tela cm 50 x 60
26
PAGLIACCIO
tela cm 40 x 50
PAGLIACCIO
tela cm 40 x 50

PAGLIACCIO
tela cm 40 x 50
27
PAGLIACCI
tela cm 50 x 60

PAGLIACCI
tela cm 60 x 70
28

PAGLIACCIO
tela cm 40 x 50
29

PAGLIACCIO
tela cm 40 x 50
30
BOLLE DI SAPONE
tela cm 40 x 50
IL BACIO
tela cm 50 x 60

PAGLIACCIO
tela cm 40 x 50
31
PAGLIACCIO
tela cm 40 x 50

PAGLIACCIO
tela cm 60 x 80
32

PAGLIACCI
tecnica mista
foglia oro
cm 50 x 60
33
PAGLIACCIO
tela cm 50 x 60

PAGLIACCIO
tela cm 40 x 50
34

Le tre strade di Alvarez
Il mondo di Alvarez si può raggiungere
per diverse strade, apparentemente
lontane tra loro, ma che conducono a
una stessa anima. Si potrebbe
cominciare il cammino con le sue
chiese dorate popolate solo da
Di Alvarez,
un PAGLIACCIO del ’98,
tecnica mista
con foglia d’oro su tela,
cm 60 x 50.
L’artista trentino
espone dal 1975,
dopo aver lavorato
nel campo del restauro.
Tre sono i temi battuti
dalla sua pittura:
i melcanconici volti di clown,
gli interni di chiese,
le nature morte
di frutta e fiori.
bambini, gruppi di chierichetti che
vivono le navate come fossero le
stanze di una casa, cantano, ridono, si
inginocchiano sui gradini con una
naturalezza che un adulto non avrebbe
mai. Abita in questi quadri il suo
istintivo senso del sacrale, in quella
spontaneità di atteggiamenti che
Alvarez dipinge come contraltare alla
sapienza tecnica profusa nelle
architetture sullo sfondo. Si potrebbe
dare un nome alla chiesa che offre, di
volta in volta, la ricchezza dei suoi
interni al palcoscenico delle sue opere,
ma sarebbe superfluo. Incredibilmente
la speranza più ovvia, un gruppo di
chierichetti in una chiesa, diventa quasi
metafisica: non si riesce a immaginare
che possa essere frequentata da
nessun altro oltre loro, non si immagina
un mondo fuori di là, né orde di turisti
invadere la riconoscibilissima San
Pietro. E Alvarez sa giocare tante carte,
anche quella di una discreta ironia: il
putto gigante dell’acquasantiera si volta
ammiccante per scambiare uno
sguardo con lo spettatore. Ed è un
gioco intellettuale, una citazione che ha
le sue origini già nei grandi maestri del
passato. Una seconda strada è la via
che porta ai pagliacci, a quel mondo
agrodolce, fatto di gioia ostentata e di
35

grande malinconia sottesa che tanto
affascinano generazioni di artisti.
Alvarez non fa eccezione e incarna i
suoi volti bistrati senza corpo a volte su
una trama di volti spettatori, a volte su
una texture astratta. C’è un’elezione
sentimentale alla radice di questo suo
secondo tema, uan storia delicatissima
e commovente che da anni è moto di
questi suoi volti misteriosi. La storia
riguarda un incontro casuale, un
incontro come tanti capitano nella vita
che troppo spesso finiscono cancellati
nell’indifferenza di tutti i giorni. Un uomo
solo su una panchina in una sera di
festa (è Martedì grasso) e un passante
fortuito che incrocia i suoi occhi. La
nudità di quello sguardo svanisce
presto dietro una maschera da
pagliaccio raccolta a terra per
nascondere un attimo troppo forte.
Forse chi quella sera sedeva sulla
panchina ha dimenticato quell’incontro,
ma Alvarez certamente no e lo fa
vivere, sublimato, nei suoi quadri. C’è
poi un’ultima strada per giungere al
cuore di Alvarez: la via della natura, un
trionfo psichedelico di colori senza
stagione. Sono per lo più papaveri e
margherite sapientemente accordati nei
loro cromatismi alle foglie arrossate
delle viti che trionfano, barocche,
raccolte nei loro vasi. Un innaffiatoio,
un cesto di vimini, rame, coccio sono i
mezzi minimali che l’artista sceglie per
risaltare la potenza dei colori della
natura”. Così il critico Gioia Gardini
presenta Alvarez Festi, pittore
autodidatta, nato a Nomi, in provincia
di Trento. I suoi inizi lo vedono attivo in
qualità di restauratore. In seguito ha
rivolto la sua attenzione alla pittura, una
passione coltivata dalla più tenera età.
Espone dal 1975; e da allora i suoi
soggetti preferiti sono stati sempre gli
stessi: pagliacci e suonatori di strada,
chierichetti, paesaggi di sapore
ottocentesco, realistiche nature morte
e composizioni floreali vibranti di luce.
Olio su tela o tecniche miste con
inclusioni di foglia d’oro sono materiali
che Alvarez predilige. Perché come lui
stesso dice, “sono particolarmente
congeniali al mio modo di dipingere.
Che è tradizionale, romantico,
influenzato dall’impressionismo di
Renoir e Cézanne”. La pennellata fitta e
il vivo cromatismo caratterizzano dipinti
“su cui la luce piove dando loro una
dolcezza serale, un chiarore poetico”,
come scrive il critico Giorgio Falossi.
L’artista (il cui nome completo è Alvarez
Festi) vive e lavora ad Aldeno, in
provincia di Trento.
36

CHIERICHETTI
tela cm 60 x 80
37

Com , è malinconico il sorriso
dei pagliacci di Festi
Alvarez Festi posa uno sguardo
romantico sul mondo e crea una pittura
di grande forza evocativa. Atmosfere e
sensazioni paiono appartenere a un
tempo e a un luogo lontani. Eppure con
i suoi dipinti Festi riesce a scavare nel
profondo e a suscitare stati d’animo
comuni a tutti. Pittore autodidatta,
l’artista, è nato a Nomi, in provincia di
Trento. Dopo un esordio in qualità di
restauratore si è dedicato alla pittura,
PAGLIACCIO
tela cm 18 x 24
passione coltivata sin da ragazzo. Festi
vive e lavora ad Aldeno. Ha iniziato a
esporre nel 1975 e “da allora”,
racconta, “continuo a dipingere gli
stessi soggetti: pagliacci, vagabondi,
chierichetti, paesaggi e nature morte”.
L’artista lavora a olio o usa una tecnica
mista che include la foglia d’oro. “È un
materiale particolarmente congeniale al
mio modo di dipingere, che è
tradizionale, romantico, influenzato
dall’impressionismo di Renoir e
Cézanne”. Un linguaggio di sapore
ottocentesco che si riflette anche nella
scelta dei temi, come il clochard e la
veduta lacustre. Festi ha vissuto sul lago
di Como per diversi anni. E da allora
dipinge scorci e vedute del lago sul far
della sera, nell’ora del tramonto o con i
cieli in tempesta. Dei clown, simbolo
della sua poetica, che gli hanno valso
nel 1997 il Premio Elite a Firenze, Festi
ama raffigurare solo il volto. “M’interessa
cogliere la nota malinconica del loro
sguardo, più che il sorriso”, spiega il
pittore, “e quindi gioco tutto
sull’espressione degli occhi, con una
pennellata fitta e un cromatismo
sviluppato”. Luce e colore acquistano
così un ruolo primario nel definire e
riportare in modo vibrante i contenuti a
volte gioiosi, a volte malinconici e
riflessivi, ma mai drammatici, della sua
opera. Emilio Bianchi scrive che “Alvarez
Festi riesce a farci ritrovare i pagliacci
della nostra infanzia, quelli cioè che
38

appresentavano la gioiosità e l’allegria”.
E Mario De Marco sottolinea che, “se
da una parte sollecita il sorriso dei
bimbi, e non solo di questi, dall’altra
mette a nudo il quotidiano ‘mascherarsi’
di tutti e il ‘recitare’ ruoli e apparenze”.
“Vedendo la pittura di Festi”, scrive poi
Giorgio Falossi, “non si può fare a meno
di parlare di ‘impressionismo’”. La
pennellata nervosa e accesa da vivo
colorismo dei suoi dipinti, “su cui la luce
piove dando loro una dolcezza serale,
un chiarore poetico”, scrive ancora
Falossi, raggiunge gli esiti più alti nei
paesaggi del lago e nelle composizioni
floreali. Festi dipinge mazzi di fiori di
campo impreziositi dall’oro di fasci di
spighe o sapientemente accostati a
PASTORE
olio su tela
cm 70 x 50
PAGLIACCI
cm 60 x 50
grappoli di uva e tralci di vite, con una
cura particolare per il realismo. “Ci
avviciniamo a questi mazzi enormi,
policromi, per sentirne il profumo acre
ed intenso. E questi effetti vengono
raggiunti dal Festi”, scrive Arnolfo Fierli,
“ricercando la precisione della
rappresentazione”. Una ricerca che si
risolve in una resa armonica ed
equilibrata di grande suggestione lirica.
Alvarez Festi ha presentato la sua
produzione in numerose manifestazioni
e mostre personali, in Italia e all’estero.
Questo mese espone, dal 4 fino al 9, a
Lineart, la fiera d’arte contemporanea di
Gent, in Belgio. Per il 1998, invece, il
calendario di fiere e mostre è fitto di
date: in febbraio sarà a Palermo Arte, in
maggio all’Europart di Ginevra, poi alla
fiera internazionale di Chicago e infine,
in agosto, a Cavalese, in provincia di
Trento. Ancora da confermare le mostre
a San Remo e a Gallipoli.
39

Un vagabondo romantico
sulle strade della tradizione
Alvarez Festi, nato a Nomi, in provincia
di Trento, vive e lavora ad Aldeno. Dal
1953 al 1958 si è dedicato al restauro.
Pittore autodidatta, dipingeva già all’età
di tredici anni. A Como, dove è vissuto
per qualche tempo, ha frequentato un
cenacolo di artisti. Da quell’epoca i
paesaggi del Comasco sono rimasti nel
cuore di Alvarez Festi e scorci del lago
di Corno compaiono spesso nelle sue
opere. Definisce la sua “un’arte
tradizionale, romantica, influenzata
dall’impressionismo di Renoir e
Cézanne”. Anche i critici riconoscono la
VAGABONDO
cm 80 x 70
40
sua vena ottocentesca. Anna Voltolini,
per esempio, afferma: “Una
appassionata ispirazione romantica
caratterizza i dipinti di Alvarez Festi, che
accosta alla scelta tematica dei
pagliacci, divenuti ormai l’emblema della
sua pittura, altri interessanti soggetti. Tra
questi c’è il vagabondo, il Wanderer
romantico, appunto, colui che va senza
fissa dimora e senza una meta precisa
e che incarna tutte le inquietudini di
un’epoca e, più generalmente,
dell’animo umano”.
Il colore e la luce rivestono, nei suoi
quadri, un’importanza fondamentale: “La
luce piove sulle opere dando loro una
dolcezza serale, un chiarore poetico
che riporta alla serenità e
all’apprezzamento della vita. Diviene, il
dipingere del Festi, un bisogno di luci e
di vibrazioni in cui il soggetto più che
disegnato è impresso nel gioco del
colore e dei chiaroscuri”, scrive invece
Giorgio Falossi. E continua: “Ciò
aggiunge un certo movimento, come
una larga cavalcata attraverso paesi e
città, per montagne e mari, per boschi e
fiumi, ondeggiando sulle ali della
fantasia che pur riconosce come
vissuto ogni suo luogo. È ciò che si
prova osservando i quadri di questo
artista tanto bravo perché preparato non
solo tecnicamente, ma anche
culturalmente e in cui si raccoglie con
uguale emozione il ritrovarsi con la gioia
e la verità dell’arte”.
I media preferiti da Festi sono l’olio e la
tecnica mista, ma l’artista si è cimentato
anche nella realizzazione di affreschi.
Prepara da solo le sue tele, scegliendo il

materiale più adatto al dipinto che
intende realizzare. I suoi soggetti preferiti
sono i pagliacci, i chierichetti e l’arte
sacra in generale, i paesaggi e i fiori.
Sono in particolare questi ultimi due temi
a testimoniare l’abilità del pittore trentino.
“La grande attenzione nell’uso del colore
e l’accurato studio della luce si realizzano
pienamente nei quadri di paesaggio e
nelle composizioni floreali. Qui la
pennellata impressionistica di Alvarez
fissa la luce radente di tramonti sul lago,
la corsa delle nubi in cieli tempestosi, le
trasparenze della frutta matura e la
freschezza dei fiori appena recisi. In
questi suoi cesti eterogenei, che
accostano fiori e frutti di stagioni diverse,
Alvarez raggiunge una grande armonia
compositiva, fondata sulla ricerca di
equilibrio tra forma e colore, e crea così
una realtà coloristicamente perfetta, in
grado di trascendere la singola realtà
delle stagioni”, afferma Anna Voltolini.
Attraverso le sue tele, l’artista punta ad
allacciare un rapporto diretto con
l’osservatore, per comunicargli il suo
stato d’animo, rappresentare la realtà
PAGLIACCIO
cm 40 x 50
41
CARRIOLA DI SPIGHE
cm 60 x 90
così come lui l’ha vista, “programma,
questo, esemplarmente rispettato”,
scrive Mario Cupisti, che aggiunge:
“Nell’arte di Alvarez Festi, caratterizzata
da un approdo fedele e deliberato
all’impressionismo, il rapporto-contatto
tra il pittore e l’osservatore è infatti
immediato, a pronta resa,
agevolissimo”. I suoi pagliacci, per
esempio, sono persone reali, che
l’artista trasforma in clown: “Mi piace
cogliere lo sguardo triste della gente. I
miei pagliacci sono persone vere”. L’arte
come specchio della verità, quindi, non
come astrazione o riflesso del pensiero
dell’artista: questo è ciò che il pittore di
Nomi si propone di realizzare. Festi ha
partecipato a mostre in Italia e all’estero.
Nel 1976 ha conquistato il primo posto
al Premio Sanremo. Dal 15 al 18
novembre 1996 i suoi dipinti sono stati
in fiera, all’Art Est di Udine. Per il 1997
sono già in programma due mostre: una
in Germania, ai primi di gennaio, l’altra a
Carpi, in febbraio.

CARRIOLA CON GRANO
tecnica mista
cm 60 x 80
Vibrazioni cromatiche
… “pittore popolare” che parla con la
stessa lingua delle persone ‘normali’, che
vedono e apprezzano le sue opere,
riconoscendo in esse valori formali e lirici
compatibili con le loro abitudini culturali.
Nel corso degli anni Festi ha coltivato
un’idea sempre più purificata delle
42
immagini; la sua pittura ha una
sorprendente pulizia, una naturalezza,
una felicità che non induce a giochi,
compiacimenti, citazioni di superficie,
perché la pittura deve raccontare, deve
illustrare, dando anima agli eventi.
Vittorio Sgarbi

PENSIERO
ROMANTICO
tecnica mista
cm 60 x 80
Una grande vibrazione cromatica
caratterizza gli oli di Festi. Il messaggio
artistico si sviluppa in un crescendo di
tonalità espressive per sottolineare un
linguaggio vario e suggestivo nella sua
incisività drammatica o serena, ma
sempre autentica di valori umani e
poetici. Una realtà che non direi
parossistica da nevrosi, ma una realtà
naturale, che sfuggendo ad uno
sguardo superficiale, ha bisogno della
sensibile interpretazione di una lettura
43
attenta per essere definita nella
molteplicità e nella complessità dei suoi
soggetti. I soggetti variegati, paesaggi,
fiori di campo, sono soggetti di rara
autenticità interpretativa (un arcobaleno
di tonalità di rossi, gialli, cui gli altri colori
fan da timido contorno), che denotano
la chiara evidenza impressionista.
Il tema, attualmente a lui più caro, è
quello dei Clown, entità umane e naturali
che invitano ad una seria riflessione.
Remo Alessandro Piperno

Memorie di luce
Alvarez Festi gioca su immagini
di schietto spirito popolare per
recuperare con echi di tradizione
una sensibilità più alta: l’umanità
della pittura. Il ‘900 ed il
Barocco, il gusto per il sacro.
di MARCO LAMPREDA
Il ‘900 vive l’intimo dissidio fra tradizione
e avanguardia. Taluni prediligono
fortissimi avanzamenti, come se il
passato costituisse un peso morto,
qualcosa che ti porta sotto la linea di
galleggiamento, che ti impedisce il
respiro, qualcosa di cui liberarsi per
continuare a vivere: il loro mito è il
futuro, i loro mezzi si muovono fra il
video e internet. Altri perseverano entro i
termini della tradizione celebrando nelle
infinite possibilità della pittura e della
scultura il primo cardine del movimento
anti-moderno. Questi ultimi di norma
resuscitano l’abilità tecnica come
argomento conclusivo sopra l’opera.
Per essi il contenuto non è nulla, la
forma padroneggia la scena, senza
rivali. In questo senso certamente chi
pratica i nuovi mezzi ha una change di
più: per lui la novità è così evidente nello
strumento che il contenuto può tornare
a riguardarci tutti, l’arte può nuovamente
occuparsi delle cose comuni. Cioè può
riguardare i sentimenti, il paesaggio, la
natura morta, il volto: tutti temi che le
avanguardie consideravano quanto mai
ritriti. Però, indagando la provincia
italiana, cercando fra paesucoli e
castelli, si scoprono gli assertori, i
difensori estremi di un’altra linea di
tenuta, finalmente tutta pittorica,
44
tradizione e rivoluzione insieme, ma
soprattutto umanità. Fra essi deve
essere menzionato Alvarez Festi,
trentino preso in maniera assai curiosa
tra le suggestioni di Balla, le memorie
della grande pittura veneziana (tutta
lunghi segni che in distanza si sciolgono
e compongono la visione) e una certa
curiosità fiamminga, da Italia anni Trenta
però, che sposa il segno fino e minuto
ad inaspettate accensioni luminose.
Alvarez Festi costruisce la immagine del
Cristo, in equilibrio fra l’estro barocco e
la possanza di Sironi, recuperando nella
aureola un movimento in circolo -
susseguirsi di pennellate in bianco e
giallo con molto ritmo -che vorrebbe
aprire oltre lo spazio visibile non già il
presagio ma la forma e la sostanza della
Divinità, dell’Ultraterreno. È un gioco di
prospettive fra lo scuro, intorno, e il
chiaro, in tondo, il cui risultato più
mirabile è la coesistenza su un unico
piano dei Cristo in Carne e in Spirito (le
prime due persone del Dogma trinitario).
Lo Spirito Santo ha forma di cerchio,
aspetto di sole: non a caso gli uomini
toccati dalla Grazia Divina sono coronati
d’aureola e la parola richiama, nella
radice stessa, ad aurum la sostanza
preziosa che rammemorava agli antichi
la perfezione morale e materiale, la
mitica età dell’oro. D’altra parte il Cristo
stesso è scisso a mezzo del volto, con
pennellate povere, quasi che il segno
dovesse comunicare, ad un tempo, la
morte e la resurrezione. Atmosfera del
tutto diversa - ma con un uso della luce
sovrapponibile - è nel volto di un clown
sbarazzino che rimette, d’un soffio, bolle
di sapone. I capelli, rossi, gialli e bianchi

ancora, le vesti e, dietro, lanterne o
fuochi d’artificio infiammano la
composizione, pur mantenendo sopra
tutto uno strato di caligine, una nebbia,
come un velo: l’emozione del passato.
Poi grandi nature silenti, fiori a
cespuglio, a cascata, posti in ciotole e
tondi, recuperati sino all’estremo ultimo,
alla spiga, al fiore che porge a gonna i
petali dimessi, come con intuizione
geometrica. Al fondo una moltitudine di
NATURA MORTA
cm 60 x 80
SPIGHE E PAPAVERI
cm 60 x 80
45
pennellate piuttosto ampie, quasi nuvole
immaginarie oppure balugini e riflessi
solari. La pennellata si fa quasi grafica,
ricerca i segreti dei disegno, rievoca con
una certa indifferenza informale
immagini di paesaggio. Meglio di altri,
Alvarez Festi raduna fenomeni di natura
ed effetti fantastici, memoria e
innovazione, schiettezza e profondità,
superando quei tratti popolari che i suoi
lavori a prima vista suggeriscono.
CLOWN
cm 40 x 50
ECCE HOMO
cm 40 x 50

ALVAREZ
Alvarez Festi
Maso Case Carli, 1
38060 ALDENO (TN)
Tel. e Fax 0461 842394
Cell. 0339 1445830
E-mail: alvarez-arte@katamail.com
LE TRE STAGIONI
olio su tela
cm 50 x 60
BOCCALE DI STELLE ALPINE
olio su tela
cm 27 x 37
PAPAVERI
olio su tela
cm 50 x 60
CESTO DI STAGIONI
olio su tela
cm 40 x 50
PRESENTE
ARTE FIERA VICENZA 4-7 APRILE 1997
EUROP’ART GINEVRA 30 APRILE 4 MAGGIO 1997

VECCHIO CON PIPA
olio su tela
cm 40 x 30
PRIMAVERA
tela cm 60 x 80
PAGLIACCIO
tecnica mista foglia oro
cm 40 x 50
47

Incontro con Alvarez
Ho osservato i quadri di Alvarez, con
calma, mentre attendevo di potermi
incontrare con lui. Ho voluto poi saggiare
il suo pensiero, per trovare il vero essere
di questo giovane pittore, che dipinge a
tratti con foga, a tratti con pacatezza.
Alterna i paesaggi dalle tinte rossastre,
incisive, a paesaggi dai colori tenui,
pastello, osservando il soggetto e
traducendolo accortamente in bagni di
luce chiara, che danno la possibilità di
raggiungere una certezza nella scansione
dei piani, di effetto materialistico ma del
tutto efficiente. Alvarez si apparta, pur
vivendo in un suo mondo sempre in
agitazione, cerca il silenzio, la
profondezza del silenzio. Ed in questo
silenzio questo pittore si lascia prendere
dal fascino e porta sulle sue tele questo
incantesimo, che ama realizzare
pulitamente, in maniera concreta ed
uniforme. Pensa ai fiori e ne dipinge
mazzi enormi, policromi, ai quali ci
avviciniamo per sentirne il profumo
acre ed intenso. E questi effetti
vengono raggiunti dal Festi, perché,
mentre dipinge, riesce a dominare la
passionalità dei suoi intenti, ricercando la
precisione della rappresentazione.
Talvolta ama attardarsi esprimendo nudi
di donna. E qui il discorso assume un
aspetto del tutto inaspettato. Nella sua
“Fanciulla che si osserva”, c’è la
possibilità di dare un volto a questo
artista. Il suo nudo è profondamente
pudico, quelle fattezze perfette sono
delineate solamente dal pensiero e
danno la esatta sensazione che il pittore
abbia visto la fanciulla in una nube di
sogno. Compiaciuta della sua fresca
bellezza, la giovanetta osserva le sue
linee appena abbozzate, acerbe, le
osserva certamente pensando che il
suo corpo è, realmente, come altri corpi
di adolescenti: la espressione della
perfezione poggiata sul bello. È un
discorso profondo, su cui fa leva tutta la
storia del genere umano. La
sublimazione di questo bello, che ha
sempre regolato e sempre dovrà
regolare il mondo. È certamente
pensando a questo, che Alvarez ha
dato volto a questa sua figura ideale,
sulla quale possiamo attardarci con
l’occhio, senza subire variazioni interiori
o scosse che ci indichino il sesso,
quale generatore di sensazioni. Festi
ama, nelle sue meditazioni, accomunare
talvolta la figura con il paesaggio, una
simbiosi, un accomunamento
ambientale, che riesce lieve, fresco,
perfettamente in carattere con la psiche
di questo pittore, che sta salendo,
neppure con fatica, la via della tavolozza
che egli impiega intensamente, come
ama intensamente quanto ne sa far
scaturire, con brillantezza e maestria.
Arnolfo Fierli, Roma 1970
48

GRAPPOLI E FIORI
cm 40 x 50
CLOWN
cm 40 x 50
49

Fiori
Le sapienti pennellate impressioniste di
Alvarez creano gioiose composizioni di
spighe, fiori e frutta, che sanno
raccontare in intimo e quasi sacrale
senso di appartenenza ad una natura
sempre viva, resa in un vivido trionfo di
forme e di colori.
L’attenzione ai particolari descrittivi si
stempra in morbide sfumature intrise di
luce e lo sfondo dai toni smorzati
50
accentua l’esplosione coloristica del
primo piano, che invade ogni spazio
con il suo tripudio di vita.
In queste composizioni Alvarez
trascende il realismo naturalistico
accostando fiori e frutta di stagioni
diverse, nel tentativo di comunicare in
modo totale il suo sentimento della
natura, vitale ed appassionato.

Flowers
Alvarez’s knowledgeable impressionist
brushstrokes create joyful compositions
of corn, flowers and fruit wich transmit
an intimate, almost sacred sense of
belonging to an ever living nature,
rendered in a vivid triumph of shapes
and colours.
The attention to descriptive detail
blends into softer shades imbued with
light and the milder tones of the
51
background accentuate the explosion
of colour in the foreground wich
pervades the whole with its joie de
vivre.
Alvarez transcends naturalistic realism in
these compositions, bringing together
fruit and flowers from different seasons,
in his attempt to communicate in a
complete sense his feeling for a vital,
passionate nature.

Blumen
Die besonnen geführten
impressionistischen Pinselstriche von
Alvarez lassen heitere Kompositionen
von Ähren, Blumen und Früchten
entstehen, die einen beinahe heiligen
Sinn für die Zugehörigkeit zu einer
lebendigen Natur erahnen lassen, die
sich in einem lebhaften Triumph an
Formen und Farben zu erkennen gibt.
Die Neigung zur Wiedergabe des
deskriptiven Details wird durch milde
Nuancen, die dem Licht innewohnen,
52
gemildert und der Hintergrund mit
seinen milden Farbtönen akzentuiert die
Farbexplosion im Vordergrund, die jeden
Winkel mit Leben erfüllt.
In diesen Kompositionen transzendiert
Alvarez den naturalistischen Realismus,
in dem er Früchte und Blumen
Verschiedener Jahreszeiten in dem
Versuch vereint, in vollkommener
Weise sein lebendiges und
leidenschaftliches Gefühl für die Natur
mitzuteilen.

Fleurs
Les savants touches impressionistes
d’ALVAREZ créent des gaies
compositions d’épis, des fleurs et des
fruits qui savent reconter avec un
sentiment intime et presque sacré
d’appartenance à une nature toujours
vivante, rendue par un véritable
triomphe des formes et des couleurs.
L’attention aux particuliers déscriptifs se
détrempe dans des douce nuances,
pleines de lumière et le fond, aux tons
53
atténués, accentue l’exposition des
couleurs du prémier plan, qui va
occuper chaque éspace par sa fete de
vie.
Dans ces compositions, ALVAREZ
dépasse le réalisme naturaliste, en
approchant des fleurs et des fruits qui
appartiennent à des saisons différentes,
parce qu’il essaie à communiquer d’une
façon totale son sentiment de la nature,
vitale et passioné.

SPIGHE E MARGHERITE
cm 60 x 80
54

MASTELLA DI FIORI
tela cm 60 x 80
MASTELLA DI TRALCI
tela cm 60 x 80
55

POESIA D’AUTUNNO
olio su tela
cm 80 x 60
56
NATURA MORTA
tela cm 40 x 60

SPIGHE E PAPAVERI
cm 60 x 80
57
VASO D’ESTATE
tela cm 60 x 80

CESTO D’AUTUNNO
cm 60 x 80
58

COLORI D’AUTUNNO
tela cm 60 x 80
FIORI DI PRIMAVERA
tela cm 60 x 80
59
CESTO DI SPIGHE
cm 60 x 80
FIORI E SPIGHE
cm 60 x 80

CARRIOLA DI FIORI E SPIGHE
tela cm 60 x 80
60
ROSE E MIMOSE
tela cm 60 x 80

NATURA MORTA
tela cm 40 x 60
61
BOCCALE DI ROSE
tela cm 40 x 50

SOLITUDINE
tela cm 40 x 50
62

Chierichetti
L’ispirazione più spirituale della pittura di
Alvarez si realizza appieno negli interni di
chiesa, permeati da un’atmosfera
mistica e raccolta. Filo conduttore di
queste composizioni le figure dei
chierichetti, colti in un momento di canto
corale, di processione e di preghiera
personale, singolarmente caratterizzati
con attenta precisione nelle espressioni
e negli atteggiamenti.
CHIERICHETTI
cm 60 x 80
63
La luce entra di sguincio dalle finestre,
corre sugli elementi architettonici
individuati con grande abilità tecnica:
colonne, capitelli, trabeazioni, archi
trionfali si delineano nei loro elementi
costitutivi grazie ad una pennellata
precisa e meticolosa, in grado di
descrivere ogni particolarità strutturale e
decorativa del marmo.
E proprio l’architettura acquista notevole
rilievo con l’uso della foglia d’oro, che
imprigiona la luce naturale,
rarefacendola: primo e secondo piano si
scambiano in un abile gioco di
contrappassi, che evidenzia gli elementi
prospettici del pavimento delle navate e
dei contorni absidali. Due composizioni
diverse, quindi, saldate dall’abilità
tecnica in un’unica spazialità, permeata
di suggestione e di mistero.

Altar boys
The most spiritual inspiration in
Alvarez’s painting is achieved with
church interiors, permeated by a
thoughtful, mystic atmosphere. The
thread linking these compositions in
provided by the figures of altar boys,
captured in moments of choir singing,
procession and personal prayer and
portrayed with great attention to the
details of their expressions and
behaviour. Light slants in from the
windows and runs along the
architectural elements wich are picked
out with great technical skill: columns,
capitals, trabeations and triumphal
64
arches are outlined in their essential
elements with meticulous brushstrokes
that can describe every structural and
decorative detail of the marble. It is the
architecture wich acquires
considerable importance with the use
of gold leaf, wich captures natural light,
rarefying it. Foreground and
background are exchanged in a clever
counterpositioning wich highlights the
prospective elements of the floor of the
naves and the apse edges. Thus two
different compositions joined in the
same space by tecnhnical skill and
permeated with charm and mysticism.

Ministranten
Die spirituellste Inspiration der Malerei
von Alvarez verwirklicht sich
vollkommen im Inneren von Kirchen,
durchdrugen von einer Atmosphäre der
Mystik und der Sammlung. Leitfaden
für diese Kompositionen sind die
Figuren von Ministranten, die in einem
Augenblick des Chorgesangs, der
Prozession und des persönlichen
Gebetes eingefangen sind und die mit
großer Präzision im Ausdruck und in
der Haltung gezeichenet sind. Das
Licht fälIt schräg durch die Fenster ein
und zieht über die architektonischen
Elemente dahin, die mit großem
technischen Geschick festegehalten
sind: Pfeiler, Kapitelle, Gebälke und
Triumphbögen entfalten sich in ihren
wesentlichen Zügen, dank einer
65
präzisen und sorgfältigen
Pinselführung, die in der Lage ist, jeder
strukturelle und dekorative Einzelheit
des Marmors erkennbar zu machen. Es
ist gerade die Architektur, der durch die
Verwendung von Blattgold eine
beachtliche Bedeutung zufält. Auf
diese Weise wird das natürliche Licht
eingefangen und verdünnt: Vorder- und
Hintergrund wechseln einander in
einem geschickten Spiel ab, das die
perspektvischen Momente des Bodens
der Schiffe und der Umrisse der Apsis
hervorhebt. Zwei unterschiedliche
Kompositionsebenen also, die durch
technische Meisterschaft in einem
einzigen Raum zusammenengeführt
werden, der von suggestive Kraft und
dem Mysterium durchdrungen ist.

Enfants de Choeur
L’inspiration la plus spirituelle de la
peinture d’ALVAREZ se réalise
complétement dans les intérieurs
d’église, imprégnés par une
atmosphère mystique et récolte.
Fil rouge de ces compositions sont les
silhouettes des enfants de choeur,
saisis dans un moment de chant choral,
en procéssion, pendant la prière
personelle, chacun choral, caractérisé
LA FESTA DEL PAESE
tela cm 60 x 80
66
avec précise attention à son expression
et à ses poses.
La lumière entre en travers par les
fénetres, court sur les éléments
architéctoniques, individués avec bien
d’habileté téchnique: colonnes,
chapiteaux, entablements, arcs de
triomphe, se dessinent dans leurs
éléments principaux grace à un touche
précis et détaillé, qui peut décrire
chaque particularité structurale et
décorative du marbre. C’est juste
l’architécture qui prend beaucoup de
rélief en employant l’or en feuilles qui
emprisonne la lumière naturelle, en la
raréfiant.
Gros et moyen s’échangent dans un jeu
habile des contre-pas, qui met en
évidence les éléments perspectifs du
plancher, des nefs et des contours
absidals. Deux différentes compositions
donc, qui se soudent dans une seule
spatialité, imprégnée de suggestion et
de mysticisme.

CHIERICHETTO
tela cm 60 x 80
67

CHIERICHETTI
tela cm 60 x 80
68

IL CORO
tela cm 60 x 50
69
L’INCENSO
tela cm 40 x 50

CHIERICHETTI
cm 60 x 80
70

L’ANGELO CUSTODE
tela cm 40 x 50
71

ECCE HOMO
tela cm 40 x 50
72

Paesaggi
AUTUNNO
tela cm 60 x 115
ESTATE
tela cm 60 x 90
73

PAESAGGIO
tela cm 60 x 115
ESTATE
tela cm 60 x 115
74

Ritratti
ZINGARA
tela cm 40 x 50
75

VAGABONDO
tela cm 60 x 80
76

VECCHIO CON TOSCANO
tecnica olio
tela cm 30 x 40
77
RIFLESSIONE
tela cm 30 x 40

VECCHIO CON PIPA
tecnica mista
tela cm 30 x 40
78

NUDO
tela cm 40 x 50
MADRE NATURA
tela cm 40 x 50
79

Il pittore
Alvarez Festi è nato a Nomi (Trento) nel
1940 e fin da giovane ha coltivato la
passione per la pittura. Artista genuino,
rifugge le mode facili, ancorato ad una
sua personale interpretazione dei vari
soggetti, resi sempre con spontaneità
ed immediatezza. Accurata sempre la
sua pennellata che agilmente spazia in
una policromia mirata ad evidenziare un
messaggio d’arte che ogni dipinto
desidera trasmettere.
È presente nei migliori cataloghi d’arte
nazionale ed esteri.
Alvarez Festi
Maso Case Carli, 1
38060 ALDENO (TN)
Tel. e Fax 0461 842394
Cell. 0339 1445830
E-mail: alvarez-arte@katamail.com
Alvarez Festiwas born in Nomi (Trento) in
1940 and has cultivated a love of
painting since he was a young man. As
a genuine artist he refutes changing
fashions and approaches various
subjects with his own personal
interpretation rendering them with
spontaneity and immediacy. His skilled
brushwork ranges easily across the
colour spectrum to achieve an artistic
message which any painting would wish
to convey.
His work is to be found in the best
national and international art catalogues.
Alvarez Festi
Maso Case Carli, 1
38060 ALDENO (TN)
Tel. e Fax 0461 842394
Cell. 0339 1445830
E-mail: alvarez-arte@katamail.com
80
Alvarez Festiist 1940 in Nomi (Trento)
geboren und hat seit seiner Jugend die
Leidenschaft für die Malerei kultiviert. Als
originärer Künstler entzieht er sich den
Modeströmungen, vielmehr ist er einer
sehr persönlichen Interpretation der
verschiedenen Themen verhaftet, die er
mit Spontaneität und Unmittelbarkeit
darstellt. Sein Pinselstrich ist sicher und
bewegt sich in einer Polychromie, die
danach strebt, die Botschaft seiner
Kunst zu vermitteln und in jedem seiner
Bilder wiederzugeben.
Er ist in den angesehensten nationalen
und internationalen Kunstkatalogen
vertreten.
Alvarez Festi
Maso Case Carli, 1
38060 ALDENO (TN)
Tel. e Fax 0461 842394
Cell. 0339 1445830
E-mail: alvarez-arte@katamail.com
ALVAREZ FESTI est né a Nomi (Trento)
en 1940.
Dès qu’il était très jeune, il a cultivé sa
passion pour la peinture.
Véritable artiste, il évite les modes
passegères, en restant lié à sa
personelle intérpretation des différents
sujets, toujours rendus d’une façon
spontanée et immédiate. Son touche,
toujours très soigné, se déroule dans
une polycromie qui vise à mettre en
évidence un message artistique que
chaque tableau désire transmettre.
ALVAREZ est présent dans les
catalogues d’art national et étranger les
plus importants.
Alvarez Festi
Maso Case Carli, 1
38060 ALDENO (TN)
Tel. e Fax 0461 842394
Cell. 0339 1445830
E-mail: alvarez-arte@katamail.com

Qui l’artista abita e crea le sue opere
81

Alvarez al lavoro nel suo studio
82

Lo studio personale
La mostra permanente in casa
83

Finito di stampare
dalla Litografia EFFE e ERRE
Trento, novembre 2000