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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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A MONS. TRAVERSI<br />

743(Verona#1833.12.27)<br />

Lettera molto complessa. Inizia dall‟ere<strong>di</strong>tà Rosmini ed elenca le trattative laboriose e, assai spesso penose,<br />

con la famiglia della defunta Margherita; evidenzia il contrasto del confessore per i Voti che dovrebbe<br />

emettere la superiora <strong>di</strong> Bergamo per legittimare la sua autorità, anche in campo amministrativo; infine, la<br />

ragione per cui questa lettera è inserita nell‟affare dell‟acquisto <strong>di</strong> S. Maria del Pianto: <strong>Canossa</strong> e Don<br />

Provolo hanno deciso « <strong>di</strong> restare ambidue in libertà, ma però tutto rimane in pace ».<br />

V. G. e M. Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Quanto mai mi fa pena il sapere essere la Signoria Vostra Ill.ma e Rev.ma circondata da<br />

tanti affari, e doverla con tanta frequenza incomodare.<br />

Gl’imbarazzi senza numero, che mi circondano e l’aver posto il Signore col mezzo del Santo<br />

Suo Vicario in terra il povero nostro Istituto nelle mani <strong>di</strong> Lei, mi obbliga a superare l’angustia che<br />

provo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbarla troppo, ed a sottoporle a mano a mano gli affari. Comincierò da quello della<br />

mia buona Rosmini, tutt’ ora in trattativa <strong>di</strong>rei anche poco innoltrata, giacchè avendo risposto la<br />

Contessa madre alle proposizioni fatte dal mio avvocato al Conte Salvadori con formale consulto<br />

dell’avocato Rosmini <strong>di</strong> Roveredo, fui costretta a prendere un consulto qui da quell’avvocato <strong>di</strong><br />

maggior grido voluto dall’avvocato mio. Lo manderò a Roveredo, e vedremo cosa risponderanno.<br />

Io non vorrei che si dovesse andare avanti a forza <strong>di</strong> consulti, coi quali nulla si conclude.<br />

Forse gli animi si raffreddano e la ren<strong>di</strong>ta poi va in avvocati. Se con quello che manderò io si<br />

acquietano, an<strong>di</strong>amo bene, altrimenti se dovessi far io rimetterei la cosa in mano <strong>di</strong> due arbitri, e nel<br />

caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sparere nominare in terzo. Ciò per altro non lo proporrei <strong>di</strong> mia testa. Favorisca <strong>di</strong>rmene<br />

che gliene pare. Ciò <strong>di</strong> cui per tale oggetto conviene che la <strong>di</strong>sturbi si è ancora intorno al livello <strong>di</strong><br />

Don Antonio Rosmini. L’altra volta avendole minutamente narrata la cosa, non l’annoio col<br />

replicargliela adesso. Da quanto però mi onorai <strong>di</strong> scriverle al debolissimo mio giu<strong>di</strong>zio sembra che<br />

riesca dubbio se il cedere il livello abbia da essere <strong>di</strong> utile all’Istituto oppure <strong>di</strong> qualche danno.<br />

Restando l’identica realtà nelle mani <strong>di</strong> Don Antonio pare a me che possa essere più vantaggioso<br />

non cedere il livello parlando dell’interesse. Se poi la casa già livellata passa nelle mani della città<br />

parmi che il non cedere il livello <strong>di</strong>venga dannoso all’Istituto. Potrebbe anche darsi che si potesse<br />

opporsi a questo cambio, ma oltre forse un litigio che converrebbe incontrare, certo che ci<br />

tireressimo contro la città, in cui com’Ella sa per volontà della defonta dobbiamo poi fondare.<br />

L’avvocato nostro <strong>di</strong>ce che potrebbe essere utile o danoso secondo pretenderanno la ren<strong>di</strong>ta<br />

cioè se pretendessero il valore del livello ragguagliato il fondo sulla ren<strong>di</strong>ta pel livello stabilita;<br />

allora avrebbesi il danno.<br />

Se accettassero lo stesso livello in ragione del valore per cui fu assegnato nella parte della<br />

defonta nelle fraterne <strong>di</strong>visioni sarebbe utile, e questa parerebbe anche giusta. Mi <strong>di</strong>ca dunque cosa<br />

debbo fare. Mi faccia la grazia <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi se nella sua facolta ella può permettermi tale contratto, o se<br />

sia sia necessario rivolgersi al Santo Padre 1 . Se comanda che faccia la storia della cosa in iscritto, e<br />

poi gliela man<strong>di</strong>, e ch’Ella mi faccia la carità <strong>di</strong> farla presentare a Sua Santità.<br />

Se comanda che la man<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong>rigendola al Car<strong>di</strong>nal Vicario 2 , in somma come<br />

comanda che faccia.<br />

Una parola adesso intorno alla Superiora <strong>di</strong> Bergamo 3 . L’affollamento degli imbarazzi, non<br />

mi lasciò luogo <strong>di</strong> scrivere colà, ma volli anche prima <strong>di</strong> farlo sottoporre a lei un altro riflesso che<br />

feci. Il Confessore <strong>di</strong> Bergamo p<strong>ii</strong>ssimo, e dotto sacerdote è però timido in conseguenza<br />

dubbiosetto. Quando bene potrò ottenere che permetta alla Superiora i Voti dell’Istituto, non lo farà<br />

1 Gregorio XVI, Sommo Pontefice eletto nel 1830 (Ep. I, lett. 407, n. 2, pag. 667).<br />

2 Card. Placido Zurla, Vicario del Papa Leone XII (Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527).<br />

3 Domenica Faccioli (Ep.I, lett. 360, n. 1, pag. 568).

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