epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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A MONS. TRAVERSI 742(Verona#1833.11.25) Monsignor Traversi propone alla Canossa di cercare un locale più ampio a Venezia, per migliorare la situazione ambientale per Don Luzzo e i Begamaschi. La Canossa dà un assenso convinto e accenna alla cessione che sta facendo a Don Provolo della chiesa e delle casetta: la separazione, anche se non ci sono altre lettere che la documentano, è ormai imminente. Cf. App. A 112, 31 agosto 1833 V G e M Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore Giacche mi si presenta l’opportuno incontro che la giovane Signora Angelica Carminati viene a Venezia per entrare in prova dal Signor Don Cattullo ne approfitto per riscontrare la S.V.Ill.ma e Rev.ma. Ella mi domanda se si potesse impiegare per l’importantissimo oggetto di trovare un locale più ampio pel Signor Don Francesco 1 e suoi Compagni quanto somministra l’ottimo Cavalier Giustiniani 2 ed io assolutamente dico di sì. Giacche la di Lui intenzione è di giovare alla cosa, ed io che già contemplava quest’oggetto anche quest’anno pensai con tale concorso provdere la cosa al momento. Di ciò che abbisognano singolarmente i Bergamaschi 3 come sa, e molto più che ancora non potevasi se si sarebbero addattati e combinati. Oltre di che non essendo a mia cognizione che la sola disposizione della Priùli 4 per la sussistenza ed incerti se i Bergamaschi avessero poi potuto trovar lavori cercai tenere l’avvanzo delle proviste nel caso avesse abbisognato qualche piccolo ajuto pel loro sostentamento. Ella dunque per ogni ragione disponga come vede meglio, e come crede. Se non mi sbaglio il Cavalier Giustiniani diede quell’elemosina nel giugno scorso, e sino a quell’epoca non pare dara altro ma gia a trovare un locale a proposito io penso che ci vorrà ancora il suo tempo. La Superiora deve avere ancora qualche piccola somma dell’anno presente. Può farsi dire quanto e fare in tutto poi Lei ciò che ne giudica. Non posso dire quanta consolazione abbia provato rilevando dall’ossequiato ultimo foglio trovarsene Ella contenta. Il terzo Bergamasco passò da quì, e venne a salutarmi . Non potei quel per momento ne la mattina quando ritornò; non lo conosce per niente. IL Signore benedica tutto. Non sono ancora entrata qui nella cessione della Chiesa al Signor Don Provolo essendo mio fratello ancora in campagna. Per ricordarle tutto delle casette, il livello non portò esborso alcuno al momento, per altro è affrancabile, anzi erano d’accordo d’affrancarlo conoscendo molto quel Cavaliere con cui concertai il contratto con degli scherzzi; ho differito sempre per mancanza di mezzi. Solo impiegai del denaro mio, o di casa nei ristaurj (NB. Da « Può farsi dire » la stesura delle minuta è fatta sulla terza facciata, che la Canossa aveva dato alla amanuense già strappata. Il periodo però da « Non sono entrata — fino – a ristaurj » è scritto di nuovo, sempre in minuta, sulla seconda pagina di un altro foglio. Viene ripetuto esattamente, ma con meno errori ortografici, come scherzzi, che presenta una z sola. Poi prosegue) e dall’ultima venerata sua se non isbaglio comprendo che vuol dire ch’io posso cedere a Don Provolo anche le casette col livello in quel momento che sembrera migliore facendomi rimborsare delle spese fatte. Scritta al Superiore li 25 novembre 1833 [Verona]. ________________ NB. Minuta molto tormentata e, in certi punti, molto scorretta. Qualche correzione è autografa della Canossa. 1 Don Luzzo Francesco, inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676). 2 Cavalier Giutinizni, genero della Dama Loredana Priuli (Ep. I, pag. 645). 3 Giuseppe Carsana e Benedetto Belloni (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676). 4 Donna Loredana Priuli, benefattrice dell’Istituto (Ep. I, lett. 397, pag. 646).

A MONS. TRAVERSI 743(Verona#1833.12.27) Lettera molto complessa. Inizia dall‟eredità Rosmini ed elenca le trattative laboriose e, assai spesso penose, con la famiglia della defunta Margherita; evidenzia il contrasto del confessore per i Voti che dovrebbe emettere la superiora di Bergamo per legittimare la sua autorità, anche in campo amministrativo; infine, la ragione per cui questa lettera è inserita nell‟affare dell‟acquisto di S. Maria del Pianto: Canossa e Don Provolo hanno deciso « di restare ambidue in libertà, ma però tutto rimane in pace ». V. G. e M. Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore Quanto mai mi fa pena il sapere essere la Signoria Vostra Ill.ma e Rev.ma circondata da tanti affari, e doverla con tanta frequenza incomodare. Gl’imbarazzi senza numero, che mi circondano e l’aver posto il Signore col mezzo del Santo Suo Vicario in terra il povero nostro Istituto nelle mani di Lei, mi obbliga a superare l’angustia che provo di disturbarla troppo, ed a sottoporle a mano a mano gli affari. Comincierò da quello della mia buona Rosmini, tutt’ ora in trattativa direi anche poco innoltrata, giacchè avendo risposto la Contessa madre alle proposizioni fatte dal mio avvocato al Conte Salvadori con formale consulto dell’avocato Rosmini di Roveredo, fui costretta a prendere un consulto qui da quell’avvocato di maggior grido voluto dall’avvocato mio. Lo manderò a Roveredo, e vedremo cosa risponderanno. Io non vorrei che si dovesse andare avanti a forza di consulti, coi quali nulla si conclude. Forse gli animi si raffreddano e la rendita poi va in avvocati. Se con quello che manderò io si acquietano, andiamo bene, altrimenti se dovessi far io rimetterei la cosa in mano di due arbitri, e nel caso di disparere nominare in terzo. Ciò per altro non lo proporrei di mia testa. Favorisca dirmene che gliene pare. Ciò di cui per tale oggetto conviene che la disturbi si è ancora intorno al livello di Don Antonio Rosmini. L’altra volta avendole minutamente narrata la cosa, non l’annoio col replicargliela adesso. Da quanto però mi onorai di scriverle al debolissimo mio giudizio sembra che riesca dubbio se il cedere il livello abbia da essere di utile all’Istituto oppure di qualche danno. Restando l’identica realtà nelle mani di Don Antonio pare a me che possa essere più vantaggioso non cedere il livello parlando dell’interesse. Se poi la casa già livellata passa nelle mani della città parmi che il non cedere il livello divenga dannoso all’Istituto. Potrebbe anche darsi che si potesse opporsi a questo cambio, ma oltre forse un litigio che converrebbe incontrare, certo che ci tireressimo contro la città, in cui com’Ella sa per volontà della defonta dobbiamo poi fondare. L’avvocato nostro dice che potrebbe essere utile o danoso secondo pretenderanno la rendita cioè se pretendessero il valore del livello ragguagliato il fondo sulla rendita pel livello stabilita; allora avrebbesi il danno. Se accettassero lo stesso livello in ragione del valore per cui fu assegnato nella parte della defonta nelle fraterne divisioni sarebbe utile, e questa parerebbe anche giusta. Mi dica dunque cosa debbo fare. Mi faccia la grazia di dirmi se nella sua facolta ella può permettermi tale contratto, o se sia sia necessario rivolgersi al Santo Padre 1 . Se comanda che faccia la storia della cosa in iscritto, e poi gliela mandi, e ch’Ella mi faccia la carità di farla presentare a Sua Santità. Se comanda che la mandi direttamente dirigendola al Cardinal Vicario 2 , in somma come comanda che faccia. Una parola adesso intorno alla Superiora di Bergamo 3 . L’affollamento degli imbarazzi, non mi lasciò luogo di scrivere colà, ma volli anche prima di farlo sottoporre a lei un altro riflesso che feci. Il Confessore di Bergamo piissimo, e dotto sacerdote è però timido in conseguenza dubbiosetto. Quando bene potrò ottenere che permetta alla Superiora i Voti dell’Istituto, non lo farà 1 Gregorio XVI, Sommo Pontefice eletto nel 1830 (Ep. I, lett. 407, n. 2, pag. 667). 2 Card. Placido Zurla, Vicario del Papa Leone XII (Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527). 3 Domenica Faccioli (Ep.I, lett. 360, n. 1, pag. 568).

A MONS. TRAVERSI<br />

742(Verona#1833.11.25)<br />

Monsignor Traversi propone alla <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> cercare un locale più ampio a Venezia, per migliorare la<br />

situazione ambientale per Don Luzzo e i Begamaschi. La <strong>Canossa</strong> dà un assenso convinto e accenna alla<br />

cessione che sta facendo a Don Provolo della chiesa e delle casetta: la separazione, anche se non ci sono<br />

altre lettere che la documentano, è ormai imminente.<br />

Cf. App. A 112, 31 agosto 1833<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Giacche mi si presenta l’opportuno incontro che la giovane Signora Angelica Carminati<br />

viene a Venezia per entrare in prova dal Signor Don Cattullo ne approfitto per riscontrare la<br />

S.V.Ill.ma e Rev.ma. Ella mi domanda se si potesse impiegare per l’importantissimo oggetto <strong>di</strong><br />

trovare un locale più ampio pel Signor Don Francesco 1 e suoi Compagni quanto somministra<br />

l’ottimo Cavalier Giustiniani 2 ed io assolutamente <strong>di</strong>co <strong>di</strong> sì. Giacche la <strong>di</strong> Lui intenzione è <strong>di</strong><br />

giovare alla cosa, ed io che già contemplava quest’oggetto anche quest’anno pensai con tale<br />

concorso provdere la cosa al momento.<br />

Di ciò che abbisognano singolarmente i Bergamaschi 3 come sa, e molto più che ancora non<br />

potevasi se si sarebbero addattati e combinati. Oltre <strong>di</strong> che non essendo a mia cognizione che la sola<br />

<strong>di</strong>sposizione della Priùli 4 per la sussistenza ed incerti se i Bergamaschi avessero poi potuto trovar<br />

lavori cercai tenere l’avvanzo delle proviste nel caso avesse abbisognato qualche piccolo ajuto pel<br />

loro sostentamento. Ella dunque per ogni ragione <strong>di</strong>sponga come vede meglio, e come crede. Se<br />

non mi sbaglio il Cavalier Giustiniani <strong>di</strong>ede quell’elemosina nel giugno scorso, e sino a quell’epoca<br />

non pare dara altro ma gia a trovare un locale a proposito io penso che ci vorrà ancora il suo tempo.<br />

La Superiora deve avere ancora qualche piccola somma dell’anno presente. Può farsi <strong>di</strong>re<br />

quanto e fare in tutto poi Lei ciò che ne giu<strong>di</strong>ca.<br />

Non posso <strong>di</strong>re quanta consolazione abbia provato rilevando dall’ossequiato ultimo foglio<br />

trovarsene Ella contenta. Il terzo Bergamasco passò da quì, e venne a salutarmi . Non potei quel per<br />

momento ne la mattina quando ritornò; non lo conosce per niente. IL Signore bene<strong>di</strong>ca tutto. Non<br />

sono ancora entrata qui nella cessione della Chiesa al Signor Don Provolo essendo mio fratello<br />

ancora in campagna. Per ricordarle tutto delle casette, il livello non portò esborso alcuno al<br />

momento, per altro è affrancabile, anzi erano d’accordo d’affrancarlo conoscendo molto quel<br />

Cavaliere con cui concertai il contratto con degli scherzzi; ho <strong>di</strong>fferito sempre per mancanza <strong>di</strong><br />

mezzi. Solo impiegai del denaro mio, o <strong>di</strong> casa nei ristaurj<br />

(NB. Da « Può farsi <strong>di</strong>re » la stesura delle minuta è fatta sulla terza facciata, che la <strong>Canossa</strong> aveva dato alla<br />

amanuense già strappata. Il periodo però da « Non sono entrata — fino – a ristaurj » è scritto <strong>di</strong> nuovo, sempre<br />

in minuta, sulla seconda pagina <strong>di</strong> un altro foglio. Viene ripetuto esattamente, ma con meno errori ortografici,<br />

come scherzzi, che presenta una z sola. Poi prosegue)<br />

e dall’ultima venerata sua se non isbaglio comprendo che vuol <strong>di</strong>re ch’io posso cedere a Don<br />

Provolo anche le casette col livello in quel momento che sembrera migliore facendomi rimborsare<br />

delle spese fatte.<br />

Scritta al Superiore li 25 novembre 1833 [Verona].<br />

________________<br />

NB. Minuta molto tormentata e, in certi punti, molto scorretta. Qualche correzione è autografa della<br />

<strong>Canossa</strong>.<br />

1 Don Luzzo Francesco, inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

2 Cavalier Giutinizni, genero della Dama Loredana Priuli (Ep. I, pag. 645).<br />

3 Giuseppe Carsana e Benedetto Belloni (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

4 Donna Loredana Priuli, benefattrice dell’Istituto (Ep. I, lett. 397, pag. 646).

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