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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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A DON ANTONIO PROVOLO<br />

740(Venezia#1833.05.20)<br />

Don Francesco Luzzo, a Venezia, continua, con volontà e convinzione l‟opera intrapresa quale Figlio della<br />

Carità, ma necessita <strong>di</strong> collaboratori, anche perché la sua salute è precaria. La <strong>Canossa</strong> gli ha presentato<br />

due bergamaschi che egli accetterebbe volentieri, purché sia possibile il loro mantenimento. Se Don Provolo<br />

rinunciasse, con Don Luigi, al legato Priùli, il problema avrebbe una facile soluzione.<br />

V. G. e M. Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Ella sarà ritornata non solo dalla sua pre<strong>di</strong>cazione ma starà cogliendo i frutti del santo<br />

Giubileo. Noi qui sia(mo) appena sulla seconda settimana e generalmente quì pure grazie al Signore<br />

vanno facendo il poco che possono, essendo questa città nell'amara circostanza <strong>di</strong> essere tanto scarsi<br />

<strong>di</strong> sacerdoti. Si combina anche che il zelantissimo nostro Patriarca 1 si trova incomodato da<br />

in<strong>di</strong>sposizione leggiera per altro, ma dopo aver Egli aperto con tenerissimo <strong>di</strong>scorso il Giubileo,<br />

dovette mettersi a letto, e quantunque stia adesso bennino, non verrà neppure a far il solito <strong>di</strong>scorso<br />

alle nostre Dame. Voglio aggiungerle anche la novità ch'è, come il Signore vuole maggiormente<br />

esaltare l'umiltà <strong>di</strong> questo santo nostro Prelato, il quale quanto prima va ad essere creato Car<strong>di</strong>nale.<br />

Mi lusingo ch'Ella avrà veduto il Cavalier Giustiniani 2 al suo passaggio. Veniamo adesso a<br />

noi riserbandomi a darle certezza del suo piccolo ufficio e delle altre sue carte al mio ritorno; non<br />

<strong>di</strong>menticando però le altre sue premure, sulle quali compiti che siano gli Esercizj delle Dame,<br />

avendo maggior tempo libero da' trattare e da scrivere, scriverò allora a mio fratello.<br />

Senta dunque, Veneratissimo Signor Don Antonio, sono per iscrivere definitivamente a<br />

Bergamo ai nostri due conoscenti e perciò desidero informare anche la Signoria Vostra Molto<br />

Illustre e Reverenda dello stato delle cose, o della situazione <strong>di</strong> questa piccola ra<strong>di</strong>ce a reciproco<br />

conforto, e ad intelligenza nostra comune. Giunta dunque a Venezia trovai il Signor Don Francesco 3<br />

in istato fisico non troppo felice. Trovai che il buon figliuolo che ha per suo ajuto, è alquanto<br />

<strong>di</strong>fettoso <strong>di</strong> vista, e <strong>di</strong> u<strong>di</strong>to, <strong>di</strong> pietà bensì; ma per i sopradetti due incomo<strong>di</strong> non atto all'opera.<br />

Dietro i consigli <strong>di</strong> questo nostro degnissimo Superiore 4 , e dopo una apposita <strong>di</strong>vozione fatta dal<br />

Signor Don Francesco, e da noi ai Cuori Santissimi <strong>di</strong> Gesù e <strong>di</strong> Maria, interpellai nuovamente il<br />

Signor Don Francesco sulla sua vocazione, sopra i suoi desiderj, e le sue determinazioni. Il<br />

medesimo mi protestò <strong>di</strong> sentirsi sempre egualmente chiamato, che solo bramava assistenza non<br />

potendo fare ogni cosa da se. Per verità bramerebbe un sacerdote, ma non avendone per ora Ella<br />

uno da privarsene, gli proposi i due nostri conoscenti, ed egli accolse con molta consolazione questa<br />

mia offerta. Mi <strong>di</strong>sse che se Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda, ed il Signor Don Luigi 5<br />

avessero ceduto a questi due la loro porzione del Legato Priùli 6 egli sarebbe <strong>di</strong>sposto oltre la parte<br />

sua <strong>di</strong> aggiungervi una piccola cosa che ha <strong>di</strong> certo beneficio che Monsignor Patriarca cercò non<br />

andasse perduto della Chiesa <strong>di</strong> San Martino, e delle elemosine delle sue Messe quando ne ha, e<br />

viverebbe coi due in vita intieramente comune.<br />

Io gli risposi essere d'intelligenza con loro, e ch'Ella ed il Signor Don Luigi cedevano la loro<br />

parte rispettiva del Legato ai due compagni; ed allora si concluse <strong>di</strong> far venire i due soggetti,<br />

<strong>di</strong>cendogli io che li accettasse, come Padre in riguardo del sacrosanto suo Ministero, e come fratelli<br />

in riguardo dell'oggetto. Scrivo dunque in conseguenza <strong>di</strong> tutto ciò a Giuseppe perchè vengano. Mi<br />

1<br />

Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

2<br />

Cavalier Giustiniani, genero della dama Loredana Priuli (Ep. I, lett. 397, pag. 646).<br />

3<br />

Luzzo Francesco , inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

4<br />

Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).<br />

5<br />

Don Luigi Crosara , aiutante <strong>di</strong> Don Provolo<br />

6<br />

Il legato che la Priùli aveva messo a <strong>di</strong>sposizione dei Figli della Carità.

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