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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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A MONSIGNOR TRAVERSI<br />

735(Verona#1831.11.**)<br />

Era da poco arrivato il Rescritto Pontificio, che concedeva tante indulgenze ai Figli della Carità, quando,<br />

dopo un incontro <strong>di</strong> Don Antonio Rosmini con il Vescovo <strong>di</strong> Verona, quest‟ultimo era andato personalmente<br />

a visitare la Marchesa per convincerla ad unire la sua opera dei Figli della Carità con quella del Rosmini.<br />

Ella aveva <strong>di</strong>mostrato, in tutti i mo<strong>di</strong>, l‟impossibilità <strong>di</strong> fondere insieme due attività che avevano <strong>di</strong>rettive<br />

<strong>di</strong>verse, ma il Vescovo era deciso a raggiungere il suo scopo. Quando però la <strong>Canossa</strong> gli aveva mostrato il<br />

Rescritto Pontificio, aveva <strong>di</strong>sarmato subito, convinto che « <strong>di</strong>gitus Dei est hic ». Per questo la fondatrice<br />

esterna, nella lettera, tutta la sua riconoscenza a Monsignore, che aveva ottenuto dal Pontefice il Rescritto.<br />

Dà poi notizie sulla prassi che sta seguendo per dare una sede ai Figli della Carità.<br />

V G e M. Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Cf. App. A 109, 2 <strong>di</strong>cembre 1831<br />

Finalmente posso sod<strong>di</strong>sfare al vivissimo mio desiderio <strong>di</strong> scrivere un po lungamente alla<br />

Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima. Per verità quest’anno senza avere malattia grave<br />

Egli è già qualche mese che la mia salute non si ristabilisce durevolmente. Non posso <strong>di</strong>rle <strong>di</strong> star<br />

bene neppure adesso alterandosi verso sera un po il polso cosa che mi lascia una debolezza<br />

particolare, sempre alzata però, e potendo anche sufficentemente <strong>di</strong>simpegnare i miei doveri. Già<br />

penso che a poco a poco tutto si consumerà vedendo che quì generalmente chi si ammala benche<br />

non gravemente non finisce mai <strong>di</strong> rimettersi ma già per questi piccoli mali nessuno muore.<br />

Comincierò per <strong>di</strong>rle che con pari sorpresa che piacere ricevetti una lettera del nostro Don<br />

Antonio Bossich 1 il quale anch’esso mi <strong>di</strong>ce la <strong>di</strong>sposizione in cui era se le circostanze sanitarie<br />

non glielo avessero impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> venire nell’autunno a Venezia alla qual lettera analogamente<br />

risposi. Dall’altra lettera della superiora <strong>di</strong> costì sento come piace al Signore visitare anche cotesta<br />

nostra casa cogli incomo<strong>di</strong> <strong>di</strong> salute delle buone compagne, cosa che mi da qualche pena. Qui pure<br />

in questo momento ne ho otto d’incomodate compresa la Damina <strong>di</strong> Rimini 2 . Il più bello si è che tra<br />

un<strong>di</strong>ci giorni ho qui per la prima volta gli Esercizj delle Dame il merito dei quali è singolarmente<br />

del zelantissimo nostro Vescovo 3 e <strong>di</strong> Monsignor Ruzzenenti 4 . Ora mi viene timore che Dio lo<br />

faccia per i nostri peccati e perche sia <strong>di</strong> noi malcontento. Ora mi lusingo che adesso ci <strong>di</strong>a da patire<br />

per darci poi la consolazione <strong>di</strong> volerlo servito e glorificato. In somma mi raccomando caldamente<br />

alla carità delle sante sue orazioni e sia fatta la Divina Volontà. Tra tutto però quantunque abbia<br />

incontrato <strong>di</strong>fficoltà senza numero nel condurre l’affare conviene che le confessi che l’affare del<br />

signor Don Antonio 5 mi è <strong>di</strong> tal conforto che mi fa <strong>di</strong>mentice alcune volte ogni altro pensiero.<br />

Parve alla Ill.ma e S.V. Rev.ma ch’io avessi esagerato scrivendo al Santo Padre 6 aver ella<br />

tanta parte in quest’opera. Sappia che il Rescritto 7 da lei ottenuto dalla carità del Pontefice portò un<br />

raddoppiamento <strong>di</strong> fervore ed impegno in quelli a cui era <strong>di</strong>retto. Dio misurò si giustamente il punto<br />

del giunger <strong>di</strong> questo, che non poteva mandarlo in un momento più opportuno. Era da quì passato<br />

poco tempo prima il comune nostro conoscente l’ottimo Don Antonio Rosmini il quale con<br />

ismisurata consolazione del nostro degno Prelato erasi presso lui fermato due, o tre giorni. Partito<br />

questo per Domodossola, non molto dopo venne Monsignor Vescovo da me <strong>di</strong>cendomi voler<br />

scegliere un giorno per fermarsi meco qualche ora, onde vedere <strong>di</strong> poter unire l’una cosa all’altra.<br />

Per quanto mi adoprassi nel fargli vedere l’impossibilità della cosa per la <strong>di</strong>fferenza<br />

essenziale, non potei riuscirvi stando egli fermo anzi fissando il giorno da fare questo trattato. In<br />

1 Don Antonio Bossich (Ep. II/2, lett. 735, pag. 831).<br />

2 Isabella Ferrari da Coriano passa a Verona con <strong>Maddalena</strong> (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542)<br />

3 Mons. Grasser Giuseppe, Vescovo <strong>di</strong> Verona (Ep.I, lett. 379, n. 2, pag. 646).<br />

4 Mons. Ruzzenenti Vincenzo, Superiore della Casa <strong>di</strong> Verona (Ep. II/1, lett. 490, n. 1, pag. 166).<br />

5 Don Antonio Bossich (Ep. II/2, lett. 735, pag. 831).<br />

6 Gregorio XVI , Sommo Pontefice eletto nel 1830 (Ep. I, lett. 407, n. 2, pag. 667).<br />

7 Rescritto per i Figli della carità (2.9.1831)

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