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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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ISTITUTO DELLE FIGLIE DELLA CARITA’<br />

B.15a - 13(Verona#1929.**.**)<br />

L'Istituto delle Figlie della Carità istituito nel Regno Lombardo Veneto dalla Marchesa<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> sotto gli auspici <strong>di</strong> Maria santissima Addolorata ha per iscopo <strong>di</strong> operare la<br />

propria santificazione cercando d'immitare le virtù <strong>di</strong> Gesù Crocifisso praticandole in modo<br />

singolare nell'adempimento dei due precetti della Carità.<br />

Per conseguenza in esecuzione del primo richiedesi in questo Istituto un particolar esercizio<br />

delle virtù interne, e segnatamente <strong>di</strong> un vero spogliamento <strong>di</strong> tutto per non cercare che Dio.<br />

Si richiede grande esercizio d'ubbi<strong>di</strong>enza, ed annegazione della propria volontà, e vi si<br />

bramano soggetti che abbiano anche un carattere amante dell'armonia per non turbare la pace, senza<br />

la quale da questo Istituto si tiene che non potrebbe lo stesso prosperare e fiorire.<br />

Non vi è nelle case del medesimo clausura non essendo questa compatibile cogli esercizi <strong>di</strong><br />

carità della vocazione, ma le Regole loro tengono i membri <strong>di</strong>visi dal mondo per lo meno quanto se<br />

fossero nella clausura più stretta.<br />

Le Figlie della Carità vivono una vita perfettamente comune senza la minima <strong>di</strong>stinzione, a<br />

nascita, o ricchezze formando la carità l'unico <strong>di</strong>stintivo in ogni cosa, ed in ogni impiego. Vestono<br />

un abito modesto <strong>di</strong> color marone, con cuffia nera in testa, un immagine <strong>di</strong> Maria santissima<br />

pendente al collo in forma <strong>di</strong> tablò e non hanno alcun particolare <strong>di</strong>stintivo.<br />

Si fanno da tutte in privata forma i soliti tre Voti, ma questi non legano la persona che pel<br />

tempo in cui persevera nell'Istituto, e non privano gli in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> quei <strong>di</strong>ritti che loro potessero<br />

civilmente compettere ed usarne, sortendo dall'Istituto, restandone sciolte ad ogni momento quelle<br />

cui non continuando nella vocazione volessero dal medesimo sortire.<br />

La Regola non prescrive austerità particolari anzi l'Istituto somministra a ciascuna quanto<br />

può ad una vita religiosa abbisognare sia pel vito, che vestito.<br />

Le loro Regole come si <strong>di</strong>sse hanno per iscopo <strong>di</strong> perfezionarle nello spirito <strong>di</strong> carità verso il<br />

prossimo, onde formate con tale spirito pieno <strong>di</strong> attività nei p<strong>ii</strong>, e caritatevoli loro esercizj, si<br />

rendano utili alla società singolarmente a quella parte <strong>di</strong> essa che si trova più bisognosa.<br />

Queste figlie vivono del proprio senza verun aggravio ne del pubblico, ne del privato<br />

portando seco un fondo, che le <strong>di</strong>a il re<strong>di</strong>to nitido <strong>di</strong> una lira <strong>di</strong> Milano al giorno.<br />

Le figlie delle <strong>di</strong>verse case dell'istituto si riguardano come Sorelle con un legame <strong>di</strong> vera<br />

carità dovendo già s'intende essere <strong>di</strong>pendenti dal proprio Or<strong>di</strong>nario per riguardo dell'interna<br />

<strong>di</strong>rezione spirituale. Nella condotta poi, ed amministrazione economica <strong>di</strong>pendono dalla propria<br />

superiora.<br />

OGGETTI IN CUI S'IMPIEGANO LE FIGLIE DELLA CARITA’<br />

(NB. Quanto segue è tutto già stampato a pag. 1429, (B.11 – 10) ma lo si ripropone perché presenta varianti <strong>di</strong><br />

particolare rilievo).<br />

1) S'impiegano nel tenere le Scuole <strong>di</strong> carità, nelle quali vengono amesse le più miserabili<br />

fanciulle essendo già s'intende tutto gratuito insegnando loro a leggere, e scrivere adestrandole nei<br />

lavori donneschi onde agevolare loro il mezzo <strong>di</strong> procaciarsi una cristiana sussistenza, e<br />

conseguendo le ragazze ogni guadagno dei loro lavori, che verranno fatti nella scuola. Le scolare<br />

vengono la mattina, e vanno a casa al mezzo giorno pel pranzo, e tornano due ore dopo, e restano<br />

nella scuola sino alla sera, e ciò in ogni giorno dell'anno tanto feriale, che festivo colla <strong>di</strong>fferenza,<br />

che necessariamente le feste sono in <strong>di</strong>verso modo occupate. Ricevono oltre <strong>di</strong> queste in un ora<br />

determinata altre povere ragazze <strong>di</strong> costumi pure illibati per l'istruzione della Dottrina cristiana, del<br />

leggere istruendole, e vigilando perchè si accostano preparate, e colla frequenza dei confessori loro<br />

voluta, ai santissimi. Sacramenti.

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