epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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[Non oltre il 1805] PIANO DELLA CONGREGAZIONE B.7 - 7(Verona#1805.**.**) La tematica è molto più complessa e insieme molto più analitica. Ha sempre una forte incidenza il problema educativo e istruttivo della gioventù povera, ma quello dominante è l'INFERMIERISTICO, che ammette anche il Governo degli Ospedali e degli Orfanatrofi. Gli stessi verbi all‟imperativo indicano che il pluralismo di attività, ferma la costante iniziale, è senz'altro appoggiato dalla Canossa. PIANO DELLA CONGREGAZIONE DELLE SORELLE DELLA CARITA', per la città n.n. Molte persone pie, considerando l'ignoranza nella quale giace tutto il popolo, mancando la città di scuole per le ragazze, non vi sono che alcune povere donne che per vivere si danno per maestre, e non insegnano alle loro scolare che il Rosario, ed i primi elementi della Dottrina Cristiana, che loro fanno imparare a mente, non ispiegando il senso, che ignorano esse stesse. Ve- dendo ancora le dette pie persone, che gl'infermi della città, e degli ospitali sono trascurati desiderano formare una Congregazione di Carità per sovvenire a questi bisogni spirituali. Per riuscirvi propongono di riunirsi per vivere in una stessa Casa, sotto la direzione di una superiora scelta tra loro, e di osservare una regola di vita approvata dai loro Superiori Ecclesiastici, e di osservare il celibato per attendere interamente a servire i prossimi. In detta Casa riceveranno tutte le persone, che vorranno congregarsi, e menare lo stesso tenore di vita, e impiegarsi negli stessi uffizij. Apriranno scuole gratis nella casa della Congregazione per tutte le ragazze povere e vagabonde. Come la città è grande, e anche molte non ne potrebbero approfittare massimamente in tempo d'inverno secondo il numero delle persone congregate, apriranno scuole nelle parrocchie col consenso dei Curati nei diversi luoghi rimoti della casa della Congregazione: in dette scuole insegneranno a leggere, scrivere, la Dottrina Cristiana non solamente la lettera, ma vi si spiegherà il senso di essa. Si educheranno le scolare nei buoni costumi e nell'amore alla santa Religione Cattolica. S'insegneranno i lavori adattati allo stato di ciascheduna. Le persone congregate non adattate per le scuole anderanno servire all'ospitale degli ammalati. Le une faranno i letti ed altri servizi corporali, le altre porgeranno agl'infermi tutti gli aiuti spirituali dei quali saranno capaci. Similmente agli infermi della città; per questo effetto le sorelle congregate pregheranno i Curati di procurar loro la lista degli ammalati di ciascuna par- rocchia. Per evitare la confusione, nei diversi impieghi la superiora nominerà tutte le uffiziali, e assegnerà a ciascuna di quelle che vanno dagli infermi il giro delle visite. Se il Signore si degnerà moltiplicare il numero e la facoltà temporale delle sorelle congregate, assisteranno agli infermi tanto della città che dell'ospitale giorno, e notte, e si estenderanno a prestare gli stessi servigi di scuole, e d'infermi nelle campagne similmente gratis. Se il governo ecclesiastico desidererà che prendino il governo degli ospitali d'infermi e di orfani i Superiori della Congregazione manderanno sorelle in numero, e abilità sufficiente per servire, e governare detti luoghi pii, e vi anderanno ad abitare. Osserveranno la stessa Regola, che nella Casa primitiva della Congregazione, sotto l'ubbidienza di una Priora, scelta tra quelle, che abiteranno il luogo pio. Dette pie persone propongono di adoperarsi in ogni opera buona, che sarà compatibile al loro sesso sempre coll'approvazione dei superiori ecclesiastici, e civili, e secondo che le loro facoltà, ed il numero delle sorelle lo permetterà per non mai deviare dal primo scopo della congregazione, che è le scuole e gli infermi .

[1818] P I A N O G E N E R A L E B.8 - 8(Verona#1818.**.**) L‟opera in Venezia era iniziata il 1° agosto 1812, ma il Piano dovrebbe essere del 1818, quando, dopo il Decreto di Spalatro (17 maggio 1818) e in seguito alla forte opposizione del Governo di sancire il dono sovrano dei due monasteri di S. Lucia in Venezia e dei Santi Giuseppe e Fidenzio in Verona, la Canossa ritenne suo dovere chiedere il riconoscimento dell'Istituto e delle Regole, prima alle Autorità religiose, poi a quelle civili. A questo scopo era necessario stendere una specie di prontuario che facilitasse la conoscenza e dell'Istituto e della sua attività caritativa. Le costanti sono le stesse, ma la prassi è diversa o almeno appena accennata, così da lasciare respiro alle iniziative locali. PIA N O G E N E R A L E DELLA ISTITUZIONE DELLE SORELLE DELLA CARITA' SERVE DEI POVERI COMINCIATA A PIANTARSI IN VENEZIA L'ANNO 1812: IL GIORNO PRIMO D'AGOSTO, SOTTO LA PROTEZIONE DI MARIA SS.ma ADDOLORATA Penetrate alcune poche persone, varj anni sono, dai molti spirituali bisogni di tante anime, non potendo per l'impedimento del loro sesso impiegarsi come il bisogno portava, spinte dalla fiducia di quella Divina Carità, che non isdegna servirsi dei più miserabili istromenti per far risplendere unicamente la di Lui mano; proposero di formare una Istituzione sopra alcuna traccia dell'Istituto delle Sorelle della Carità, vari anni sono piantato dal gran servo di Dio S. Vincenzo de' Paoli. Ad una sola di queste, e la più incapace, degnossi il Signore fare la grazia singolare, di veder finalmente il principio di questo gran dissegno; e la medesima desiderando di assicurarsi sempre più della volontà del Signore, umilia ai suoi Superiori colla possibile brevità, gli oggetti, che contemplarono fin dal principio della Istituzione medesima, ed i mezzi, che giudicarono necessari, per ottenere il bramato intento, già cominciati a sperimentare in questa prima Casa, onde potere colla loro benedizione impiegarsi, se così lo giudicheranno, alla possibile dilatazione della Istituzione istessa. Fra la moltitudine dei bisogni spirituali del popolo cristiano questi singolarmente rimarcarono, l'abbandono della gioventù povera, tanto nell'età più tenera, che nell'adolescenza. L'ignoranza generale delle povere donne, le quali o per la loro negligenza nel frequentare la Dottrina Cristiana, o per mancanza di operarie, che nella Dottrina medesima le istruiscano bene, ordinariamente non sanno, neppure le cose necessarie per salvarsi, e molto più ignorano il modo d'accostarsi ai santissimi Sacrameriti. Finalmente il bisogno degli Ospitali, in cui pel gran numero delle inferme, la maggior parte così ignorante, e il poco numero dei Sacerdoti, tanto diminuito anche nei passati calamitosi tempi, spesso fà succedere, non restare ad essi altro tempo che quello, che basta per l'amministrazione dei santissimi Sacramenti. Di più ad un altro bisogno rifletterono per gli Ospitali, il quale benche non sia interamente spirituale, oltre già l'opera in se di carità, collima poi affatto al bene dell'anima, e questo si è il confortarle non solo, ma prestar altresì qualche assistenza corporale, come sarebbe far loro i letti, pettinarle e simili. Per rimediare dunque ad oggetti così vasti, ed importanti, credettero queste persone di cominciare una Istituzione nella quale si ricevessero, oltre le vergini, anche delle vedove, che avessero la stessa vocazione di Carità. In questa Istituzione giudicarono non ammettersi voti nè solenni nè perpetui, ma sol tanto semplici e che obblighino per quel tanto soltanto in cui perseverassero nella vocazione. Bensì essendo necessario un grande spirito interno, ed un grande esercizio di virtù per questo stato, stabilirono, oltre la vita comune perfettissima, un sistema di povertà, obbedienza, silenzio, ora- zione, lontananza dal mondo, per quanto la loro vocazione porta, quanto a proporzione vi può essere nelle Religioni le più ristrette, chiamandole col nome delle Sorelle della Carità; le quali si prestassero poi per i mentovati bisogni nel seguente modo. In un luogo a ciò deputato nella Casa ove stanno congregate per supplire al primo bisogno

[1818]<br />

P I A N O G E N E R A L E<br />

B.8 - 8(Verona#1818.**.**)<br />

L‟opera in Venezia era iniziata il 1° agosto 1812, ma il Piano dovrebbe essere del 1818, quando, dopo il<br />

Decreto <strong>di</strong> Spalatro (17 maggio 1818) e in seguito alla forte opposizione del Governo <strong>di</strong> sancire il dono<br />

sovrano dei due monasteri <strong>di</strong> S. Lucia in Venezia e dei Santi Giuseppe e Fidenzio in Verona, la <strong>Canossa</strong><br />

ritenne suo dovere chiedere il riconoscimento dell'Istituto e delle Regole, prima alle Autorità religiose, poi a<br />

quelle civili. A questo scopo era necessario stendere una specie <strong>di</strong> prontuario che facilitasse la conoscenza e<br />

dell'Istituto e della sua attività caritativa. Le costanti sono le stesse, ma la prassi è <strong>di</strong>versa o almeno appena<br />

accennata, così da lasciare respiro alle iniziative locali.<br />

PIA N O G E N E R A L E<br />

DELLA ISTITUZIONE DELLE SORELLE DELLA CARITA'<br />

SERVE DEI POVERI COMINCIATA A PIANTARSI IN VENEZIA<br />

L'ANNO 1812: IL GIORNO PRIMO D'AGOSTO,<br />

SOTTO LA PROTEZIONE DI MARIA SS.ma ADDOLORATA<br />

Penetrate alcune poche persone, varj anni sono, dai molti spirituali bisogni <strong>di</strong> tante anime,<br />

non potendo per l'impe<strong>di</strong>mento del loro sesso impiegarsi come il bisogno portava, spinte dalla<br />

fiducia <strong>di</strong> quella Divina Carità, che non isdegna servirsi dei più miserabili istromenti per far<br />

risplendere unicamente la <strong>di</strong> Lui mano; proposero <strong>di</strong> formare una Istituzione sopra alcuna traccia<br />

dell'Istituto delle Sorelle della Carità, vari anni sono piantato dal gran servo <strong>di</strong> Dio S. Vincenzo de'<br />

Paoli.<br />

Ad una sola <strong>di</strong> queste, e la più incapace, degnossi il Signore fare la grazia singolare, <strong>di</strong> veder<br />

finalmente il principio <strong>di</strong> questo gran <strong>di</strong>ssegno; e la medesima desiderando <strong>di</strong> assicurarsi sempre più<br />

della volontà del Signore, umilia ai suoi Superiori colla possibile brevità, gli oggetti, che<br />

contemplarono fin dal principio della Istituzione medesima, ed i mezzi, che giu<strong>di</strong>carono necessari,<br />

per ottenere il bramato intento, già cominciati a sperimentare in questa prima Casa, onde potere<br />

colla loro bene<strong>di</strong>zione impiegarsi, se così lo giu<strong>di</strong>cheranno, alla possibile <strong>di</strong>latazione della<br />

Istituzione istessa.<br />

Fra la moltitu<strong>di</strong>ne dei bisogni spirituali del popolo cristiano questi singolarmente<br />

rimarcarono, l'abbandono della gioventù povera, tanto nell'età più tenera, che nell'adolescenza.<br />

L'ignoranza generale delle povere donne, le quali o per la loro negligenza nel frequentare la<br />

Dottrina Cristiana, o per mancanza <strong>di</strong> operarie, che nella Dottrina medesima le istruiscano bene,<br />

or<strong>di</strong>nariamente non sanno, neppure le cose necessarie per salvarsi, e molto più ignorano il modo<br />

d'accostarsi ai santissimi Sacrameriti. Finalmente il bisogno degli Ospitali, in cui pel gran numero<br />

delle inferme, la maggior parte così ignorante, e il poco numero dei Sacerdoti, tanto <strong>di</strong>minuito<br />

anche nei passati calamitosi tempi, spesso fà succedere, non restare ad essi altro tempo che quello,<br />

che basta per l'amministrazione dei santissimi Sacramenti. Di più ad un altro bisogno rifletterono<br />

per gli Ospitali, il quale benche non sia interamente spirituale, oltre già l'opera in se <strong>di</strong> carità,<br />

collima poi affatto al bene dell'anima, e questo si è il confortarle non solo, ma prestar altresì qualche<br />

assistenza corporale, come sarebbe far loro i letti, pettinarle e simili.<br />

Per rime<strong>di</strong>are dunque ad oggetti così vasti, ed importanti, credettero queste persone <strong>di</strong><br />

cominciare una Istituzione nella quale si ricevessero, oltre le vergini, anche delle vedove, che<br />

avessero la stessa vocazione <strong>di</strong> Carità.<br />

In questa Istituzione giu<strong>di</strong>carono non ammettersi voti nè solenni nè perpetui, ma sol tanto<br />

semplici e che obblighino per quel tanto soltanto in cui perseverassero nella vocazione. Bensì<br />

essendo necessario un grande spirito interno, ed un grande esercizio <strong>di</strong> virtù per questo stato,<br />

stabilirono, oltre la vita comune perfettissima, un sistema <strong>di</strong> povertà, obbe<strong>di</strong>enza, silenzio, ora-<br />

zione, lontananza dal mondo, per quanto la loro vocazione porta, quanto a proporzione vi può essere<br />

nelle Religioni le più ristrette, chiamandole col nome delle Sorelle della Carità; le quali si<br />

prestassero poi per i mentovati bisogni nel seguente modo.<br />

In un luogo a ciò deputato nella Casa ove stanno congregate per supplire al primo bisogno

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