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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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AD ANTONIO ROSMINI<br />

717(Verona#1826.01.08)<br />

E' sempre viva in Rosmini la convinzione che sarebbe bene attuare una fondazione <strong>di</strong> Figlie della Carità anche<br />

a Rovereto, ma la <strong>Canossa</strong>, sostenuta pure da Margherita Rosmini, che è a Verona in noviziato, <strong>di</strong>mostra che è<br />

necessario attendere che prima si risolva quella <strong>di</strong> Trento. La lettera poi, lunghissima, ripropone al Rosmini la<br />

sua concezione sulla ragione ispiratrice dei Figli della Carità, che evidentemente non collima con quella del<br />

filosofo roveretano. Le due posizioni antitetiche daranno al Rosmini la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> un'altra fondazione,<br />

<strong>di</strong>versa da quella maschile della Marchesa veronese.<br />

V G e M Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Posso con ogni sincerità assicurare la S. V. Ill.ma e Molto Reverenda, che il lungo <strong>di</strong> Lei<br />

silenzio a nessun'altra cosa fu da me attribuito, se non che alla verace cagione che lo produsse. Non<br />

voglio <strong>di</strong>re che certa come sono della <strong>di</strong> Lei premura pel <strong>di</strong>vino servizio, e <strong>di</strong>rò anche della <strong>di</strong> Lei<br />

gentilezza, vedendo che nulla mi scriveva, facilmente argomentai nulla esservi <strong>di</strong> concludente per<br />

l'affare preposto. Le aggiungerò bensì, che per quelle piccole cognizioni fatte dall'esperienza, vedeva<br />

già <strong>di</strong>fficoltà senza numero, se effettuata si fosse la fondazione in quel modo. Perciò veneratissimo<br />

Signor Don Antonio, non solo per adesione alle giuste <strong>di</strong> Lei viste, ma <strong>di</strong> più anche per propria mia<br />

persuasione, se piacerà al Signore, che serviamo la loro città, assai più volentieri lo farò, senza portare<br />

peso veruno al Pubblico, che come fu prima <strong>di</strong>visato.<br />

Lessi alla Cara e tanto virtuosa <strong>di</strong> Lei Sorella una parte del pregiatissimo <strong>di</strong> Lei foglio. Prima <strong>di</strong><br />

questo però avevamo varie volte insieme trattato sull'argomento, conservando essa la più viva premura<br />

per la sua patria. Ciò che per ora ritiene la Signora Margherita dal pensarvi, ed a me pure toglie il<br />

coraggio <strong>di</strong> animarvela, è l'incontrato impegno per Trento; della qual fondazione non conosciamo<br />

ancora quali saranno i pesi. Ella non sa il motivo che unitamente ci determinò a presciegliere, e<br />

preferire Trento a Rovereto, che fu il bisogno <strong>di</strong> quella popolazione colà molto maggiore che la loro. E<br />

d'altronde l'incaglio attualmente messo da Trento alla fondazione <strong>di</strong> Riva, mi prova, che sino a tanto<br />

che la fondazione <strong>di</strong> Trento non sia eseguita niente otteremmo per le città subalterne. Ella non dubiti<br />

però <strong>di</strong> tutto l'impegno dell'ottima Signora Margherita, e <strong>di</strong> me pure, per quanto da me può <strong>di</strong>pendere al<br />

momento che potremo considerarla per ogni rapporto possibile, bramando giustamente la Sorella<br />

stabilire con sicurezza una parte, prima <strong>di</strong> pensare all'altra.<br />

Vorrei poi adesso <strong>di</strong>rle tante, ma tante cose; intorno ai Figli della Carità. Innanzi però d'entrare<br />

in sì importante argomento a <strong>di</strong> Lei consolazione voglio <strong>di</strong>rle che la cara Signora Margherita oltre il<br />

godere la miglior salute si conduce in un modo il più e<strong>di</strong>ficante, e se continua, come spero ad<br />

approfittare delle misericor<strong>di</strong>e che il Signore le comparte, avremo la consolazione <strong>di</strong> vederla santa, e<br />

può ben credere che non <strong>di</strong>co tali cose per complimento. Veniamo adesso ai Figli della Carità.<br />

Non posso significarle quanta consolazione abbia provato sentendo l'orazione da Lei fatta a tale<br />

oggetto ed i riflessi <strong>di</strong> Lei su questa sospirata opera. Conviene che le confessi essere restata ammirata<br />

osservando come in sostanza ci siamo incontrati <strong>di</strong> pensiero. Io stava per iscriverle, e narrarle l'attuale<br />

situazione della cosa quando fui onorata dal pregiatissimo <strong>di</strong> Lei foglio, ed il piano ch'Ella mi propone,<br />

io pure l'aveva ma in <strong>di</strong>fferente modo da qualche tempo <strong>di</strong>visato. Il <strong>di</strong> Lei pensiero però me lo rese più<br />

chiaro e mi determina a proccurarmi sull'argomento lumi novelli. Già se giu<strong>di</strong>car dobbiamo <strong>di</strong><br />

quest'opera dall'attuale sua situazione, si conviene a mio credere pensare essere opera <strong>di</strong> Dio, e per<br />

tante circostanze che si andarono succedendo, e per l'invariabile costanza del Capo 1 , cioè <strong>di</strong><br />

1 L’orefice Bonetti (Ep. II/2, lett. 700, pag. 762).

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