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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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[Senza data]<br />

PIAZZOLO<br />

AL SIGNOR SEBASTIANO<br />

930(Bergamo#**.**.**)<br />

Risposta negativa della <strong>Canossa</strong> ad un invito <strong>di</strong> fondazione nella località del Bergamasco.<br />

VG e M Stimatissimo Signor Sebastiano<br />

La mia <strong>di</strong>mora a Milano fu più lunga <strong>di</strong> quello ch’io mi credeva e soltanto la sera <strong>di</strong> mercoledì fui <strong>di</strong><br />

ritorno a Bergamo da dove mi dò il vantaggio, rinnovandole le proteste della mia stima, <strong>di</strong> darle la<br />

promessale risposta intorno all’affare che la <strong>di</strong> lei pietà e quella della degnissima <strong>di</strong> lei sorella<br />

ultimamente mi propose. Stimatissimo signor Sebastiano io feci i più serj riflessi sulla fondazione (*)<br />

<strong>di</strong> cui mi parlarono (Aggiunta in margine] ma ben pesate le circostanze tutte, mi trovo nella <strong>di</strong>spiacevole<br />

necessità (*) <strong>di</strong> non poterla (c.s.) ammettere per ora. L’assicuro sinceramente non <strong>di</strong>pendere ciò dalla<br />

mia volontà, perchè anzi, mi sarebbe della maggior consolazione il poterli compiacere, e servire, ma<br />

non so trovarne adesso il mezzo.<br />

La sola cosa ch’io vedrei eseguibile quando loro accomodasse e la trovassero combinabile<br />

sarebbe quella che nell’ultimo nostro abboccamento mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> il piacere <strong>di</strong> proporle, e questa fù che<br />

trovassero due figliuole d’illibati costumi, <strong>di</strong> vocazione allo stato verginale ed alla coltura della<br />

gioventù, fornite <strong>di</strong> bastante talento e capacità, ed assicurato a queste un mantenimento, come pure<br />

abbiamo detto, quando ritornerò con qualche stabilità a Bergamo (*) io le riceverei (c.s.) se voranno<br />

darmele per quel tempo che sarà necessario, e cercherò in ogni modo a me possibile <strong>di</strong> farle istruire<br />

(Istruirle) nel poco che sapiamo (*) e con ogni cura <strong>di</strong> vedere (c.s.) che <strong>di</strong>vengano atte all’oggetto<br />

contemplato.<br />

Chi sa che questo primo passo non apra e non faciliti per un altro giorno la strada a cosa<br />

maggiore. Io non ar<strong>di</strong>rei <strong>di</strong> assicurarlo ma però <strong>di</strong>verrebbe ciò un lontano iniziamento, ed in ogni modo<br />

potrebbesi sperare <strong>di</strong> vedere (*) con ogni sollecitu<strong>di</strong>ne (c.s.) servito e le giovanette educate ed istruite.<br />

Le ripetto stimatissimo signor Sebastiano non attribuisca questa risposta ad una in<strong>di</strong>fferenza nel<br />

prestarmi in servizio loro. Già ella sa quanto anche in voce le <strong>di</strong>ssi mi avvanzo a replicarle la fattale<br />

esebizione per fare intanto se non quanto vorrei, almeno quanto posso. La prego volere significare tutto<br />

ciò alla degna <strong>di</strong> lei sorella presentandole in pari tempo i più <strong>di</strong>stinti miei complimenti e pregandola <strong>di</strong><br />

raccomandarmi al Signore.<br />

Devo poi adesso pregarla <strong>di</strong> un altra grazia. Forse le sarà noto come dalla rispettabile<br />

Deputazione all’Amministrazione Comunale <strong>di</strong> Piazzoli fui onorata <strong>di</strong> una gentilissima Carta nella<br />

quale compiacessi significarmi l’adesione non solo ma il genio suo altressì che avesse luogo la<br />

fondazione già detta. Io vorrei dunque ch’ella avesse la bontà <strong>di</strong> presentare alla medesima i più vivi<br />

miei ringraziamenti e nello stesso tempo significarle la <strong>di</strong>spiacenza che provo, per non poter<br />

approffittare della sua compiacenza, e prestarmi personalmente in vantaggio della sua popolazione<br />

come bramerei, assicurandola pure che siccome in me resta sempre il desiderio <strong>di</strong> servirla non ne<br />

trascurerei l’occasione quando Dio me ne desse il modo. Devo concludere con <strong>di</strong>spiacere questa mia<br />

lettera, stimatissimo signor Sebastiano, ma giacché non posso scrivere ciò che bramerei, ella voglia<br />

accettare le proteste dell’invariabile mia stima, e mi creda per sempre quale mi protesto.

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