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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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AL SIGNOR PORTA<br />

714(Verona#1825.08.29)<br />

Il vetturale Pedrino Porta, che è uno dei Figli della Carità rimasti a Milano; dopo la fuga dei primi due, ha<br />

preso in affitto una casa <strong>di</strong> cui non si hanno sufficienti in<strong>di</strong>cazioni per in<strong>di</strong>viduarla, ma è molto spiacente perchè<br />

il sacerdote Don Ribossi, che poteva essere la guida spirituale, ha rinunciato. La <strong>Canossa</strong> lo conforta,<br />

asserendo che non era l‟elemento adatto, perchè troppo timido e dubbioso.<br />

V G e M Stimatissimo signor Pedrino Porta<br />

Verona San Giuseppe 29 agosto 1825<br />

La mia Elena 1 mi scrisse come ella fece l’affittanza <strong>di</strong> quella certa casa, e come anche si trovava<br />

mortificato riguardo al signor Don Ribossi. Stimatissimo signor Pedrino io la prego <strong>di</strong> darsi tutto il<br />

coraggio. Le contrarietà non debbono far perdere <strong>di</strong> animo, ma dare più spirito nelle cose <strong>di</strong> servizio <strong>di</strong><br />

Dio. Peraltro io vorrei che ella chiaramente mi significasse lo stato attuale delle cose, ma minutamente.<br />

Preghi il signor Francesco 2 a scriverini anch’esso coll’occasjone <strong>di</strong> quel Religioso veneziano<br />

che le porterà questa mia. Debbo confessarle che intorno al signor Don Ribossi niente la cosa mi<br />

sorprese. Ella ben sa tutto quello che a tal proposito ho detto a lei, ed al signor Francesco; mi<br />

permettano d’aggiungere che per quanto noi ve<strong>di</strong>amo necessario per quest’opera, un Sacerdote non<br />

sod<strong>di</strong>sferà questo mai alle viste <strong>di</strong> Dio, se non quello da Lui a tal cosa eletto, e se dovessi <strong>di</strong>re così alla<br />

nostra vista crederei ottimo il signor Don Ribossi a cosa stabilita, ma non opportuno perché troppo<br />

timido e dubbioso per cominciare. Basta, in ogni modo mi scriva tutto liberamente estesamente, e<br />

chiaramente, come può credere l’unico mio fine si è poterli aiutare.<br />

Comincio ad avere qualche cosa <strong>di</strong> consolante da significar loro, prima bramo sentire tutte le<br />

circostanze, oltre <strong>di</strong> che, come so, quando si è in un impresa avviata desidero <strong>di</strong> no tornare più in<strong>di</strong>etro,<br />

ma mi piace <strong>di</strong> essere cautissima principiando.<br />

Frattanto da miserabile non manco <strong>di</strong> pregare molto Maria santissima, non si <strong>di</strong>stacchino mai da questa<br />

nostra santissima Madre. Si ricor<strong>di</strong>no che l’opera è <strong>di</strong> Maria, e ha i suoi meriti, e la sua intercessione<br />

debbono condurla ad effetto. Mi scriva tutto. Si ricor<strong>di</strong>no col Signore anche <strong>di</strong> me. I miei complimenti<br />

al buon signor Francesco. Mi creda con sincerissima stima<br />

Di lei stimatissimo signor Pedrino<br />

1 Elena Bernar<strong>di</strong>, superiora della Casa <strong>di</strong> Milano (Ep. I, lett. 278, n. 2, pag. 411).<br />

2 Francesco Bonetti, uno dei primi Figli della Carità fattosi poi Rosminiano.

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