epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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principio di fondazione converrà andare a poco a poco, e dalle circostanze generali e particolari proprie del Paese facilmente saprà giudicare, se meglio sia nel principio della fondazione accomodarsi alla meglio si, ma come si può, aspettando l’accresci mento di questo per istabilirsi come si deve, o se sia meglio in Ravenna vedere alla prima di stabilirsi positivamente in un modo quasi invariabile, esendo tal cosa relativa ai Paesi. Per mia parte vorrei pregarla anzi a non volersi soverchia mente incomodare, ed ella secondo la descrizione del piccolo servizio che le possiamo rendere decida liberamente come crede meglio. Pel corso di quattro settimane volendo onorarmi de’ suoi caratteri si compiaccia dirigere le lettere a Venezia nel convento di Santa Lucia. Riguardo all’epoca poi in cui potrò servirla, stia certa che farò il possibile per affrettarla, ma siccome aveva intieramente abbandonato il progetto di Ravenna, così un pò di tempo mi si rende indispensabile quindi precisamente per settembre certa mente non posso. Ma su questo articolo mi riservo a parlarle in seguito con un po’ più di precisione. Altro dunque in questo momento non mi resta se non che ripeterle i sensi dell’illimitata mia venerazione, e nell’atto, che imploro la sacra pastorale sua benedizione, caldamente racco mandandomi alla carità delle sante sue orazioni, rispettosamente passo a confermarmi Dell’Eccellenza Vostra Reverendissima Verona li 9 maggio 1830 San Giuseppe _________________ Umilissima Obbligatissima Ossequiosissima serva Maddalena di Canossa Figlia della Carità NB. Nell’ultima facciata in bianco, al rovescio in calce, il copista ha scritto: Queste stesse copiate le ho già mandate alla nostra degnissima signora Marchesa. Non c’è infatti niente di autografo, neanche la firma, che ha lo stesso carattere della lettera.

TREVISO A MONS. SEBASTIANO SOLDATI 921(Venezia#1833.06.14) Dal 1830 le trattative da parte del Vescovo sono continuate, chiedendo insistentemente una visita della Canossa e mandando a lei persone interessate. La Marchesa, che non aveva ancora trovato la possibilità di recarsi a Treviso, si era fatta sostituire da due religiose. La signora Marianna Jnfom, una benefattrice, e la Contessina Teresa Manfredini, che aveva chiesto di far parte delle Figlie della Carità, avevano riferito, come le due visitatrici, grosse difficoltà perché la casa proposta fosse accettabile; tra l‟altro che, lungo il muro di cinta, sorgeva la camera mortuaria. La Canossa dichiara che, se non si toglieranno questi ostacoli, non potrà accettare. Cf. App. A 124, 3 giugno 1830 V.G. e M. Eccellenza Reverendissima 1 Era in pensiero di aspettare il ritorno della cara Damina Manfredini 2 per umiliare all’Eccellenza Vostra Reverendissima il dovuto riscontro al venerato suo foglio dalla stessa recatomi. Vedendo che il termine dei suoi affari, col lasciare a me il contento di godere più a lungo sì gradita compagnia mi prolungarebbe però troppo l’onore di risponderle, approffitto dell’impareggiabile carità di lei, e candidamente sono in pari tempo a sotto pone anche alcuni ostacoli ch’io trovo nella contemplata località dietro le riflessioni da me fatte su quanto mi disse la degnissima signora Marianna 3 , e mi confermarono le compagne, e la buona Contessina. Cominciando dall’ossequiata sua lettera; le dirò che alla mia partenza da Venezia quando imprevedute insuperabili circostanze non me lo vietassero verrò certamente a Treviso, e mi creda che sarà per me una grande consolazione nel rattificarle le pro teste del mio ossequio potermi un poco trattenere con la rispettabilissima sua persona. Non sò poi quando ciò sia per essere sempre però che ella lo creda opportuno dietro a quanto sono per mettere sotto i suoi riflessi a proposito di cotesta località. Per riguardo dunque all’estensione di questa, potendosi con eludere gli acquisti di que’ rustici di cui erano in trattativa, e potendosi verificare la permuta dell’orto col Parroco, trovo da quanto mi dissero le compagne che vi sarà per un principio mo do da disimpegnare le opere di carità con le dovute divisioni. Del rimanente alcuni ostacoli io riscontro sull’argomento, tre de’ quali rimetto pienamente al giudizio di lei. Un’altro è propria mente insuperabile, e quando non fosse possibile il toglierlo non potrò accettare per l’Istituto la casa di cui trattiamo. Parlando dei tre primi uno si è che colla visualità che hanno le camere d’abitazione sulla strada evvi di piu la combinazione d’essere quello il luogo usato per la stazione dei cariaggi militari. Per l’altro poi alla permuta dell’orto parocchiale con l’altro vicino, non parlerò della necessaria benedizione della Santa Se de che ben sò quanto facilmente potrà ottenere, ma dell’assenso civile, o governativo il quale dalle nostre parti alcuna volta non fu tanto facile ad averci. La giustissima venerazione ch’ella merita è certo gran mezzo per farle superare anche questo. Il terzo ostacolo poi ch’io credo che riuscirà affatto nuovo, ella che conosce individualmente l’ubicazione dell’ortaglia potrà conoscere subito se sia, o non sia reale. La premurosissima Damina Manfredini avendo parlato coll’agente della Famiglia Onigo 4 proprietaria dell’orto che in parte dovrebbe essere ceduto al Parroco 1 Mons. SEBASTIANO SOLDATI, nato a Padova nel 1780, sacerdote nel 1803, rettore del Collegio di Castelfranco Veneto, consacrato a Venezia Vescovo di Treviso nel 1829, morto nel 1849. 2 Darnina MANFREDINI, nata a Treviso nel 1802 dal Marchese Luigi, nobile veneziano. 3 MARIANNA INFOM, una delle Dame di Treviso, di cui però non sono rimaste notizie. 4 Famiglia ONIGO, appartenente a discendenza illustre.

principio <strong>di</strong> fondazione converrà andare a poco a poco, e dalle circostanze generali e particolari proprie<br />

del Paese facilmente saprà giu<strong>di</strong>care, se meglio sia nel principio della fondazione accomodarsi alla<br />

meglio si, ma come si può, aspettando l’accresci mento <strong>di</strong> questo per istabilirsi come si deve, o se sia<br />

meglio in Ravenna vedere alla prima <strong>di</strong> stabilirsi positivamente in un modo quasi invariabile, esendo tal<br />

cosa relativa ai Paesi.<br />

Per mia parte vorrei pregarla anzi a non volersi soverchia mente incomodare, ed ella secondo la<br />

descrizione del piccolo servizio che le possiamo rendere decida liberamente come crede meglio.<br />

Pel corso <strong>di</strong> quattro settimane volendo onorarmi de’ suoi caratteri si compiaccia <strong>di</strong>rigere le<br />

lettere a Venezia nel convento <strong>di</strong> Santa Lucia.<br />

Riguardo all’epoca poi in cui potrò servirla, stia certa che farò il possibile per affrettarla, ma<br />

siccome aveva intieramente abbandonato il progetto <strong>di</strong> Ravenna, così un pò <strong>di</strong> tempo mi si rende<br />

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Ma su questo articolo mi riservo a parlarle in seguito con un po’ più <strong>di</strong> precisione.<br />

Altro dunque in questo momento non mi resta se non che ripeterle i sensi dell’illimitata mia<br />

venerazione, e nell’atto, che imploro la sacra pastorale sua bene<strong>di</strong>zione, caldamente racco mandandomi<br />

alla carità delle sante sue orazioni, rispettosamente passo a confermarmi<br />

Dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 9 maggio 1830<br />

San Giuseppe<br />

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Umilissima Obbligatissima Ossequiosissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

NB. Nell’ultima facciata in bianco, al rovescio in calce, il copista ha scritto: Queste stesse copiate le ho<br />

già mandate alla nostra degnissima signora Marchesa.<br />

Non c’è infatti niente <strong>di</strong> autografo, neanche la firma, che ha lo stesso carattere della lettera.

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