epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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A MONS. SARDAGNA 910(Bergamo#1835.01.20) Il Vescovo di Cremona annuncia, con lettera d‟ufficio, la concessione sovrana e chiede alla Canossa che gli faccia avere la documentazione necessaria. La Marchesa, costretta da forte malessere a non lasciare Bergamo, teme di dover ritardare perché tutto il dossier è a Verona e lo potrà avere quando la raggiungerà. Intanto però, quasi avvertendo la prossimità della sua morte, che sarebbe avvenuta qualche mese dopo (10 aprile) , prega il Vescovo di rilasciarle un documento che accerti del possesso da parte dell'Istituto, oltre della casa, anche della somma impiegata dal Prelato per la fondazione e questa a favore delle sei candidate alla fondazione stessa. Eccellenza Reverendissima [Bergamo] 20 gennaio 1835 Questa volta le nostre lettere si sono incontrate. L’Eccellenza Vostra Reverendissima avrà ricevuto una mia che m'onorai di spedirle il giorno del corrente, ed io jer l'altro ricevetti l'ossequiata sua unitamente al Decreto Governativo che dichiara la concessione sovrana, e la veneratissima di Lei lettera d'ufficio. Ebbi in progresso nuova relazione da Milano che erale stato tutto spedito, e mi si dice essere la sovrana concessione assoluta, e non legata a condizioni, ma mi si fa cenno solo delle Regole e dell' Appendice. Con tutta quella maggiore sollecitudine che mi sarà possibile procurerò di mettere tutto in ordine. A questa mia brama di sollecitare si oppone una dispiacevole combinazione, e questa si è di trovarmi tutt'ora a Bergamo in conseguenza priva dei necessarj documenti, ed eccogliene la ragione. Quando qui venne eseguita la formale Erezione non era ancora questa stata fatta in Milano non avendola permessa il Governo sinchè l'Istituto non aveva colà casa sua propria. Tutte le altre Guberniali disposizioni, e prescrizioni che anesse furono al sovrano Decreto erano già state presentate, combinate, e digerite in conseguenza qui non mi venne neppure comunicato il Decreto, e sulla traccia del concertato a Milano si passò subito all'Erezione. Ne viene quindi l'inevitabile effetto di dovermi ritardare l'onore di tutto inviarle sinchè da Milano non mi vengono quegli originali, e che ricavate le necessarie copie gliele possa spedire. Per una parte sarà forse meglio giacchè non potei, come dubitavo, schivare il secondo salasso, ed ebbi anche bisogno del terzo, perciò mi trovo indebolitissima, e in conseguenza inabile a reggere all'applicazione un po' lunga. Riflettei per altro in questi giorni ed al Governativo Dispaccio, ed a quanto l'Eccellenza Vostra Reverendissima si compiace rimarcare nella sempre ossequiata sua, e parlando sul primo, io debolmente son d'avviso che avendo Sua Maestà approvato sin dal principio lo stabilimento del nostro Istituto sulla base del primo Piano in cui viene espresso, e dal Sovrano per quanto mi ricordo nel primo suo Decreto accettato che le Figlie della Carità vivano del proprio, così citato questo non vi sarà bisogno se non chè del documento per parte dell'Eccellenza Vostra Reverendissima che l'Istituto ha casa propria. Su quello poi ch'Ella per la sua inarrivabile carità mi dice che se il Signore benedir non volesse la Casa di Cremona Ella dichiarerà nel consegnarmi la casa che la somma da Lei impiegata nella fondazione prelevata abbia da essere in favore delle sei di Lei Figlie. Per grazia di Maria Santissima il Signore sin quì non mi permise mai tale combinazione. Per una di quelle circostanze per altro, perchè Dio permette che si porti la croce fino al momento di dover quasi farlo per la Casa di Bergamo, ma dopo una formale seguita erezione senza nuovi passi presso il Governo non si potrebbe eseguire uno scioglimento. Io dunque domando all'Eccellenza Vostra Reverendissima mille perdoni, ma essendo la vita, e la morte in mano di Dio, potrebbe il Signore chiamarmi a se prima che si eseguisse la fondazione, e la spesso vacillante mia salute merita su di ciò un qualche riflesso, potrebbe anche Dio per castigo del suo popolo chiamare a se Ella pure. Per non imbarazzarci scambievolmente tenendo però sempre io la speranza di venire a

servirla personalmente prima d'impegnarmi col Governo conviene che le domandi se potrebbe fare la carità di farmi una Carta la quale mi assicurasse, nel solo caso segua la fondazione, dell'annua rendita delle austriache lire 1500 che come mi dice Ella, oltre che l'esimia carità anche della Messa, è per assegnare per cotesta Casa, le quali come pure ella rimarca avendo in aggiunta le altre milanesi L. 500 dei fondi complessivi di dote delle Figliuole vengono a formare una rendita d'andare vivendo. Per carità mi perdoni se di tanto m'innoltro ma sono costretta a fare adesso ciò che faceva al principio, e per avere impegnato il poco mio, e per non impegnare l'Istituto il quale non ha mezzi. Se questo possibile non le fosse sapendo anch'io senza conoscere la cosa quante circostanze si possono dare che quantunque Vescovo non le lasciasse modo da far tale disposizione, le proporrei nel darle il dovuto formale riscontro ch'io la supplicassi prima di passare all'Erezione canonica di permettermi d'iniziare privatamente l’Istituto come si fece quasi in ogni altro luogo approfittando poi della sovrana clemenza al momento opportuno. Dipenderò nello stendere le Carte dalla sua risposta. La supplico ricambiare i distinti miei complimenti al nuovo Delegato Provinciale ottimo Signor Marchese Guerrieri 1 , come alla mia Carissima Cugina Marchesa di Lui moglie ed al degnissimo Conte Don Marco Passi figurandomi che il fratello sarà partito. Col massimo rispetto implorando la sacra pastorale sua benedizione passo a raffermarmi Dell'Eccellenza Vostra Reverendissima _____________________ NB. Minuta senza alcun autografo della Canossa. 1 Marchese BONAVENTURA GUERRIERI, cugino della Canossa, Consigliere Delegato di Cremona.

A MONS. SARDAGNA<br />

910(Bergamo#1835.01.20)<br />

Il Vescovo <strong>di</strong> Cremona annuncia, con lettera d‟ufficio, la concessione sovrana e chiede alla <strong>Canossa</strong> che gli<br />

faccia avere la documentazione necessaria. La Marchesa, costretta da forte malessere a non lasciare Bergamo,<br />

teme <strong>di</strong> dover ritardare perché tutto il dossier è a Verona e lo potrà avere quando la raggiungerà. Intanto però,<br />

quasi avvertendo la prossimità della sua morte, che sarebbe avvenuta qualche mese dopo (10 aprile) , prega il<br />

Vescovo <strong>di</strong> rilasciarle un documento che accerti del possesso da parte dell'Istituto, oltre della casa, anche della<br />

somma impiegata dal Prelato per la fondazione e questa a favore delle sei can<strong>di</strong>date alla fondazione stessa.<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

[Bergamo] 20 gennaio 1835<br />

Questa volta le nostre lettere si sono incontrate. L’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima avrà<br />

ricevuto una mia che m'onorai <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>rle il giorno del corrente, ed io jer l'altro ricevetti l'ossequiata sua<br />

unitamente al Decreto Governativo che <strong>di</strong>chiara la concessione sovrana, e la veneratissima <strong>di</strong> Lei<br />

lettera d'ufficio. Ebbi in progresso nuova relazione da Milano che erale stato tutto spe<strong>di</strong>to, e mi si <strong>di</strong>ce<br />

essere la sovrana concessione assoluta, e non legata a con<strong>di</strong>zioni, ma mi si fa cenno solo delle Regole e<br />

dell' Appen<strong>di</strong>ce.<br />

Con tutta quella maggiore sollecitu<strong>di</strong>ne che mi sarà possibile procurerò <strong>di</strong> mettere tutto in<br />

or<strong>di</strong>ne. A questa mia brama <strong>di</strong> sollecitare si oppone una <strong>di</strong>spiacevole combinazione, e questa si è <strong>di</strong><br />

trovarmi tutt'ora a Bergamo in conseguenza priva dei necessarj documenti, ed eccogliene la ragione.<br />

Quando qui venne eseguita la formale Erezione non era ancora questa stata fatta in Milano non<br />

avendola permessa il Governo sinchè l'Istituto non aveva colà casa sua propria. Tutte le altre<br />

Guberniali <strong>di</strong>sposizioni, e prescrizioni che anesse furono al sovrano Decreto erano già state presentate,<br />

combinate, e <strong>di</strong>gerite in conseguenza qui non mi venne neppure comunicato il Decreto, e sulla traccia<br />

del concertato a Milano si passò subito all'Erezione.<br />

Ne viene quin<strong>di</strong> l'inevitabile effetto <strong>di</strong> dovermi ritardare l'onore <strong>di</strong> tutto inviarle sinchè da<br />

Milano non mi vengono quegli originali, e che ricavate le necessarie copie gliele possa spe<strong>di</strong>re. Per una<br />

parte sarà forse meglio giacchè non potei, come dubitavo, schivare il secondo salasso, ed ebbi anche<br />

bisogno del terzo, perciò mi trovo indebolitissima, e in conseguenza inabile a reggere all'applicazione<br />

un po' lunga. Riflettei per altro in questi giorni ed al Governativo Dispaccio, ed a quanto l'Eccellenza<br />

Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima si compiace rimarcare nella sempre ossequiata sua, e parlando sul primo, io<br />

debolmente son d'avviso che avendo Sua Maestà approvato sin dal principio lo stabilimento del nostro<br />

Istituto sulla base del primo Piano in cui viene espresso, e dal Sovrano per quanto mi ricordo nel primo<br />

suo Decreto accettato che le Figlie della Carità vivano del proprio, così citato questo non vi sarà<br />

bisogno se non chè del documento per parte dell'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima che l'Istituto ha<br />

casa propria. Su quello poi ch'Ella per la sua inarrivabile carità mi <strong>di</strong>ce che se il Signore bene<strong>di</strong>r non<br />

volesse la Casa <strong>di</strong> Cremona Ella <strong>di</strong>chiarerà nel consegnarmi la casa che la somma da Lei impiegata<br />

nella fondazione prelevata abbia da essere in favore delle sei <strong>di</strong> Lei Figlie. Per grazia <strong>di</strong> Maria<br />

Santissima il Signore sin quì non mi permise mai tale combinazione.<br />

Per una <strong>di</strong> quelle circostanze per altro, perchè Dio permette che si porti la croce fino al<br />

momento <strong>di</strong> dover quasi farlo per la Casa <strong>di</strong> Bergamo, ma dopo una formale seguita erezione senza<br />

nuovi passi presso il Governo non si potrebbe eseguire uno scioglimento. Io dunque domando<br />

all'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima mille perdoni, ma essendo la vita, e la morte in mano <strong>di</strong> Dio,<br />

potrebbe il Signore chiamarmi a se prima che si eseguisse la fondazione, e la spesso vacillante mia<br />

salute merita su <strong>di</strong> ciò un qualche riflesso, potrebbe anche Dio per castigo del suo popolo chiamare a se<br />

Ella pure. Per non imbarazzarci scambievolmente tenendo però sempre io la speranza <strong>di</strong> venire a

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