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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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A MONS. TRAVERSI<br />

909(Bergamo#1835.01.17)<br />

E‟ arrivato il Decreto <strong>di</strong> concessione sovrana per la fondazione <strong>di</strong> Cremona. Ora il Governo chiede copia delle<br />

Regole presentate per le fondazioni del Regno Lombardo Veneto. Poiché però la fondatrice ha avuto da Roma<br />

l‟approvazione su <strong>di</strong> un testo più conciso nella forma come era stato richiesto dai Car<strong>di</strong>nali, può ora presentare<br />

quello e non l‟altro più <strong>di</strong>ffuso<br />

Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Veramente sembrami d’essere proprio come la tempesta che un grano non aspetta l’altro, ma la<br />

necessità è quella che mi costringe proprio a dovere nuovamente incomodare la S.V.Ill.ma e Rev.ma.<br />

Questa mattina ho ricevuto lettera del Degnissimo Vescovo <strong>di</strong> Cremona 1 ove mi spe<strong>di</strong>sce anche<br />

il Decreto contenente la concessione sovrana per l’erezione da farsi in Cremona. Il Governo significa al<br />

Prelato <strong>di</strong> <strong>di</strong>mandare a me le Regole già presentate per l’erezione formale nelle fondazioni del Regno<br />

Lombardo cioè <strong>di</strong> Milano, e <strong>di</strong> Bergamo coll’appen<strong>di</strong>ce allora fatta in conformità e ad evasione delle<br />

con<strong>di</strong>zioni del Governo apposte alla erezione fatta già colle avvertenze dovute, come mi pare d’averle<br />

già altra volta raccontato. Ora sono a supplicare la carità <strong>di</strong> Lei a volermi <strong>di</strong>re una cosa. Trà la Regola<br />

approvata dalla Santa Sede, e quella allora presentata al Governo, ed approvata dai Vescovi la<br />

<strong>di</strong>fferenza è proprio piccola consistendo in sostanza nella concisione prescrittami dal Car<strong>di</strong>nal Vicario 2<br />

per cui dovetti omettere tutto quello che nelle Regole Governative vi era <strong>di</strong> incitamento all’osservanza<br />

e la descrizione delle Regole particolari <strong>di</strong> ciascun Ramo <strong>di</strong> carità e forse qualche altra piccola cosa<br />

omessa che non so bene o per <strong>di</strong>menticanza, o veramente perché non essendo esperimentata quanto<br />

voleva, temeva esporre la coscienza delle Compagne ad angustie se non mi assicurava bene<br />

dell’esercizio avendo l’approvazione del Santo Padre 3 e <strong>di</strong> più vi è il Padre spirituale che già <strong>di</strong>viene<br />

spirituale veramente. Fu omesso il sottoporre al Governo il ren<strong>di</strong>conto <strong>di</strong> ciò che si possiede se<br />

l’Istituto ne avesse, e l’appen<strong>di</strong>ce riguardando questa le massime governative <strong>di</strong> questo nostro Stato<br />

cioè l’ammaestramento secondo i meto<strong>di</strong> normali, essendo una massima <strong>di</strong> questo nostro Governo, in<br />

cui, volendo metter Case convien ubbi<strong>di</strong>re, ma non cose spirituali, qualunque furono in carta separata<br />

annesse al volume della Regola richiedendo da me l’osservarle, cioè la promessa d’osservarle. Ritenga<br />

che fu fatta cauta. Supplico dunque la carità <strong>di</strong> Lei a scrivermi con quella sollecitu<strong>di</strong>ne possibile se<br />

posso mandare subito queste Regole al Governo richieste al Vescovo essendovi queste piccole varietà<br />

con quelle <strong>di</strong> Roma perche ripetto nella fittanza non si possono osservare quelle <strong>di</strong> Roma senza<br />

osservare quelle del Governo.<br />

In somma fretta imploro la sacra paterna sua bene<strong>di</strong>zione e mi do l’onore <strong>di</strong> raffermarmi.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Bergamo li 17 gennaio 1835<br />

__________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Mons. Sardagna Emanuele (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).<br />

2 Card. Zurla Placido (Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527).<br />

3 Pio VII (Ep. I, lett. 146, n. 3, pag. 240).

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