epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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A MONS. SARDAGNA 900(Verona#1830.07.23) Margherita Rosmini aveva avvertito la Canossa che Monsignor Sardagna le aveva scritto una lettera. La Marchesa si giustifica con il mancato recapito e chiarisce come abbia agito per ottenere da Roma, mediante l‟intervento del Conte Mellerio (I, pag. 625), che la consacrazione fosse fatta a Trento. V:G: e M: Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore Verona 23 luglio 1830 La buona mia Compagna Rosmini m'indica nell'ultima sua avermi la V.S. Illustrissima e Reverendissima favorito d'una sua lettera. Io veramente non la ricevetti e glielo dico perchè se mai avesse questa contenuto argomento di risposta non posso far il mio debito del dovuto riscontro. Essendo però molto tempo ch'io desiderava ricordarle il mio rispetto scrivendole, e non avendo avuto coraggio di farlo, figurandomi quanto si troverà in questi momenti occupata, approffitto ben volentieri direi quasi di questo per autorizzarmi a disturbarla. Prima di tutto le dirò che la risposta, ch'io ricevetti dalla persona, che interessai per cooperare affinche in vista della sua sinceramente preziosa salute Ella venga dispensata dal viaggio di Roma mi da molta lusinga di felice riuscita. Noti però la Signoria Vostra Illustrissima e Reverendissima che a me parve meglio, che questo passo secondario non venisse fatto come premura sua ne mia nominatamente ma lo combinai, come premura di persona che s'interessa per la rispettabilissima sua persona, essendomi però riuscito di trovar un mezzo ch'io so efficace. Vedremo poi cosa farà il Signore. Uno sbaglio o diremo un equivoco accadette per altro, e questo si fu, che persona addetta pienamente a Monsignor Morlachi 1 scrivendomi per altro oggetto da Bergamo mi disse: Lunedì il nominato nostro Vescovo parte per Roma. La persona cauta, e destra, che me lo scrisse mi fece credere che effettivamente fosse, ma seppi poi, che il di lui viaggio non seguì allora, e si supponeva non dovesse più aver luogo. Coll'ultimo ordinario poi mi scrive la Superiora pure di Bergamo che Monsignor Morlachi parte per Roma i primi d'agosto. Già non ne crediamo più una non dimeno a di Lei norma le dico tutto quello che so. Intanto mi vado pascendo della speranza in un luogo o nell'altro di pur rivederla, incerta però sempre anch'io del mio soggiorno, e della mia permanenza. Il nostro Don Leonardi è sempre in villeggiatura con mio cugino Canossa, motivo per cui so meno nuove di Lei. Una parola io poi debbo di risposta all'ultimo ossequiato foglio su di quanto Ella si compiaceva dirmi relativamente all'Istituto nostro per Cremona. Può credere che volendolo disporre il Signore mi sarà del maggiore contento impiegarmi per una Diocesi di cui tanto venero il Pastore ed al quale professo obbligazioni senza numero. E chi sa che Dio non mi doni la consolazione di poterla servire anche con altro modo più utile. Basta, raccomandiamo tutto alla bontà del Signore affinche si degni tutto benedire. La mia buona Cattina ha fatto un notabile miglioramento. L’aria grossa di Venezia le giovò grandemente. Sin ora quì a Verona se la passa proprio benino onde mi lusingo abbia a pienamente rimettersi. Rinnovo alla Signoria Vostra Illustrissima e Reverendissima le proteste della mia venerazione, ed umiliandole i rispetti delle mie Compagne ossequiosamente mi confermo. A Monsignor Vescovo Sardagna ____________________ NB. Il Vescovo Sardagna, in data 29 luglio 1830 ringrazia la Canossa del suo prezioso intervento e anche per la sua disponibilità ad una possibile fondazione a Cremona. 1 Mons. Morlacchi Carlo, Vescovo di Bergamo (Ep. I , lett. 388, n. 8, pag. 627).

A MONS. SARDAGNA 901(Verona#1833.11.09) Con lettera del 7 ottobre 1833, il Vescovo di Cremona aveva scritto alla Canossa che, « con un pensiero fisso in testa » voleva fondare in Cremona un Istituto di Figlie della Carità ed aveva elencato quanto si prefiggeva di disporre per l'accettazione di sei novizie e per quanto avrebbe dovuto rendere facile la nuova istituzione. Ne aveva parlato alla Rosmini, prima della sua morte. Con lettera del 21 ottobre, aveva ribadito il suo pensiero, chiarendo ancora meglio l'ammontare dell'aiuto finanziario che avrebbe messo a disposizione per la desiderata fondazione. La Canossa, in data 9 novembre, risponde alla seconda, ripetendo quanto lei e la Cristina Pilotti avevano consigliato alla Rosmini, perché riuscisse a risolvere il problema di Cremona, ma ella non se ne era mostrata convinta; poi la morte aveva troncato tutto. Ora la Marchesa ripropone quel piano, perché, se la fondazione si potrà effettuare, non ci saranno vuoti economici, se non avverrà, 1'Istituto non avrà danni. V G e M Eccellenza Reverendissima Se non fosse l'Eccellenza Vostra Reverendissima il santo Vescovo ch'è, io penserei ch'avesse formato dei gran giudizj sopra di me. Eppure, ho l'onore d'assicurarla, che non si verificano propriamente. Impegnatissima pel desiderio di vedere dilatata la divina gloria e per quello di servirla, vado pensando, e ripensando per ritrovarne il modo. Dovrei dirle che questa benedetta posta in alcuni paesi fa portare pazienza; che dopo il mio ritorno a Verona, che seguì il giorno 24 ottobre l'ultimo venerato suo foglio del 21 mi giunse giorni dopo, e che arrivata quì dovetti farmi fare un altro salasso per la vacillante mia salute, ma ommettendo tutto questo, accennato solo perche l'Eccellenza Vostra Reverendissima non mi credesse indiferente in ciò che la riguarda, entro subito nell'argomento, che reciprocamente c'interessa. Com'Ella dice, noto erami il progetto ch'aveva Ella fatto alla defonta sempre a me cara Rosmini. Sappia anzi, che la medesima non trovava maniera da poterlo accettare. Cristina, ed io le avevamo suggerito di accettarlo nel seguente modo. La nostra proposizione era, che ricevesse dalle Figliuole vocate, e colle necessarie qualità, per potere riuscire soggetti idonei per l'Istituto, ma in qualità di maestre da educare, per nostra parte senza impegno, compito il corso dell'educazione, cercando però tra queste di avere alcuna ch'avesse almeno una parte della dote osservando loro il vantaggio ch'avrebbero di essere ammaestrate gratuitamente venendo l'Istituto soddisfatto pel loro mantenimento colle annue 300 austriache caritatevolmente per esse disposte. Avendo luogo la fondazione, i sei soggetti già formati, troverebbero il loro stato in Cremona, portando con sè, il poco, o molto che avessero. Non avendo luogo la fondazione coll'altra carità di Lei, delle austriache 7200 si pareggiarebbe, chi ha parte della dote, e resterebbero queste nell'Istituto, e le altre avendo goduto il frutto dell'educazione si collocherebbero per maestre, o in qualche Ritiro, o in qualche paese come meglio inclinassero, venendo noi frequentemente richieste di soggetti nell'Istituto educati per simili oggetti. L 'amata defonta, approvò il pensiero, ma non sentivasi disposta di accettarlo per Trento. Io sottopongo il progetto stesso ai riflessi dell 'Ecc. V. Reverendissima non potendomi dispensare dall'aggiungervi qualche osservazione. La prima si è, che nell'attuale progetto pare a me essere questo atto in pari tempo a servirla senza altra esposizione dell'Eccellenza Vostra che di quella caritatevole dispossione ch'Ella propone, e per parte dell'Istituto parimenti non restare impegnato più di quello, che potrebbe, poiche andando a vuoto la fondazione di Cremona non avrebbe modi di aggravarsi di sei persone aventi una dote sì limitata, mentre neppure la dote nostra intiera non basta al mantenimento dei soggetti e le Case stabilite andarono innanzi perche qualcheduna tra noi aveva

A MONS. SARDAGNA<br />

901(Verona#1833.11.09)<br />

Con lettera del 7 ottobre 1833, il Vescovo <strong>di</strong> Cremona aveva scritto alla <strong>Canossa</strong> che, « con un pensiero fisso in<br />

testa » voleva fondare in Cremona un Istituto <strong>di</strong> Figlie della Carità ed aveva elencato quanto si prefiggeva <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sporre per l'accettazione <strong>di</strong> sei novizie e per quanto avrebbe dovuto rendere facile la nuova istituzione. Ne<br />

aveva parlato alla Rosmini, prima della sua morte. Con lettera del 21 ottobre, aveva riba<strong>di</strong>to il suo pensiero,<br />

chiarendo ancora meglio l'ammontare dell'aiuto finanziario che avrebbe messo a <strong>di</strong>sposizione per la desiderata<br />

fondazione. La <strong>Canossa</strong>, in data 9 novembre, risponde alla seconda, ripetendo quanto lei e la Cristina Pilotti<br />

avevano consigliato alla Rosmini, perché riuscisse a risolvere il problema <strong>di</strong> Cremona, ma ella non se ne era<br />

mostrata convinta; poi la morte aveva troncato tutto. Ora la Marchesa ripropone quel piano, perché, se la<br />

fondazione si potrà effettuare, non ci saranno vuoti economici, se non avverrà, 1'Istituto non avrà danni.<br />

V G e M Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Se non fosse l'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima il santo Vescovo ch'è, io penserei ch'avesse<br />

formato dei gran giu<strong>di</strong>zj sopra <strong>di</strong> me. Eppure, ho l'onore d'assicurarla, che non si verificano<br />

propriamente.<br />

Impegnatissima pel desiderio <strong>di</strong> vedere <strong>di</strong>latata la <strong>di</strong>vina gloria e per quello <strong>di</strong> servirla, vado<br />

pensando, e ripensando per ritrovarne il modo. Dovrei <strong>di</strong>rle che questa benedetta posta in alcuni paesi<br />

fa portare pazienza; che dopo il mio ritorno a Verona, che seguì il giorno 24 ottobre l'ultimo venerato<br />

suo foglio del 21 mi giunse giorni dopo, e che arrivata quì dovetti farmi fare un altro salasso per la<br />

vacillante mia salute, ma ommettendo tutto questo, accennato solo perche l'Eccellenza Vostra<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima non mi credesse in<strong>di</strong>ferente in ciò che la riguarda, entro subito nell'argomento, che<br />

reciprocamente c'interessa.<br />

Com'Ella <strong>di</strong>ce, noto erami il progetto ch'aveva Ella fatto alla defonta sempre a me cara Rosmini.<br />

Sappia anzi, che la medesima non trovava maniera da poterlo accettare. Cristina, ed io le avevamo<br />

suggerito <strong>di</strong> accettarlo nel seguente modo.<br />

La nostra proposizione era, che ricevesse dalle Figliuole vocate, e colle necessarie qualità, per<br />

potere riuscire soggetti idonei per l'Istituto, ma in qualità <strong>di</strong> maestre da educare, per nostra parte senza<br />

impegno, compito il corso dell'educazione, cercando però tra queste <strong>di</strong> avere alcuna ch'avesse almeno<br />

una parte della dote osservando loro il vantaggio ch'avrebbero <strong>di</strong> essere ammaestrate gratuitamente<br />

venendo l'Istituto sod<strong>di</strong>sfatto pel loro mantenimento colle annue 300 austriache caritatevolmente per<br />

esse <strong>di</strong>sposte. Avendo luogo la fondazione, i sei soggetti già formati, troverebbero il loro stato in<br />

Cremona, portando con sè, il poco, o molto che avessero. Non avendo luogo la fondazione coll'altra<br />

carità <strong>di</strong> Lei, delle austriache 7200 si pareggiarebbe, chi ha parte della dote, e resterebbero queste<br />

nell'Istituto, e le altre avendo goduto il frutto dell'educazione si collocherebbero per maestre, o in<br />

qualche Ritiro, o in qualche paese come meglio inclinassero, venendo noi frequentemente richieste <strong>di</strong><br />

soggetti nell'Istituto educati per simili oggetti. L 'amata defonta, approvò il pensiero, ma non sentivasi<br />

<strong>di</strong>sposta <strong>di</strong> accettarlo per Trento.<br />

Io sottopongo il progetto stesso ai riflessi dell 'Ecc. V. Reveren<strong>di</strong>ssima non potendomi<br />

<strong>di</strong>spensare dall'aggiungervi qualche osservazione. La prima si è, che nell'attuale progetto pare a me<br />

essere questo atto in pari tempo a servirla senza altra esposizione dell'Eccellenza Vostra che <strong>di</strong> quella<br />

caritatevole <strong>di</strong>spossione ch'Ella propone, e per parte dell'Istituto parimenti non restare impegnato più <strong>di</strong><br />

quello, che potrebbe, poiche andando a vuoto la fondazione <strong>di</strong> Cremona non avrebbe mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

aggravarsi <strong>di</strong> sei persone aventi una dote sì limitata, mentre neppure la dote nostra intiera non basta al<br />

mantenimento dei soggetti e le Case stabilite andarono innanzi perche qualcheduna tra noi aveva

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