epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa
epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa
PRESENTAZIONE CREMONA Nel 1830, Mons. Carlo Emanuele Sardagna, il Vicario Capitolare di Trento, sta per essere consacrato vescovo nella sua città, e non a Roma, per impedire conseguenze negative sulla sua salute a causa del lungo viaggio, e della diversità di clima. Se ne è interessato il Conte Mellerio, pressato dalla Rosmini, dalla Durini e dalla Canossa. La notizia ufflcìale però non è ancora a conoscenza degli interessati, per cui la Marchesa inizia la corrispondenza col nuovo Vescovo, chiedendogli dove avverrà la sua consacrazione: vorrebbe esservi presente. Il 29 luglio, il Sardagna risponde manifestando la riconoscenza per l’intervento a suo favore, e, per quanto sia ancora incerto sulla nuova sede, si augura che, a Cremona « il Signore mandi il più devoto dei di lei servitori ed il più fervente ammiratore del santo di lei Istituto. La Canossa avrebbe certo mantenuti cordialissimi i suoi rapporti epistolari col Sardagna a cui doveva tanta gratitudine per la fondazione di Trento, ma forse non immaginava che, neppure tre anni dopo, avrebbe dovuto iniziare con lui un’altra corrispondenza d’affari. ll 7 ottobre del 1833, il Vescovo le scrive che « Con un pensiero fisso in testa » vuole fondare in Cremona un Istituto di Figlie della Carità. Il Rosmini gli ha concesso, come collaboratore per un anno uno dei suoi Fratelli della carità e cugino del Vescovo stesso, il Barone Don Giulio Tedeschi, ma nel campo femminile necessita di un altro valido aiuto e la Canossa glielo può far avere. Temendo una risposta dubitativa. chiede il « patrocinio » di Cristina Pilotti. ma la Marchesa lo assicura subito che la sua adesione è completa. Sarà invece, come al solito, lungo l’iter di effettuazione per la burocraiza governativa. Per risolvere il problema finanziario il Sardagna si assume l’onere del mantenimento di sei novizie e, per l‘acquisto della casa e del suo arredamento, si affida alla generosità dei suoi diocesani, ai quali propone la partecipazione volontaria. La fiducia del Sardagna andrà non poco delusa per la poca generosità dei Cremonesi, ma non defleucrà dal suo intento. Metterà a disposizìone qualche disponibilità personale e, intanto, si accorda con la Canossa che, non solo mandi Regole e quanto necessita al curriculum di richiesta al Governo per l’erezione dell’Istituto, ma che, per copertura rnomentanea, dichiari che, se le Figlie della Carità, che comporranno il gruppo di fondazione, non avranno, corne avviene non poche volte, dote sufficiente al proprio mantenimento, l’Istituto se ne prenderà la diretta responsabilità, ciò che invece avrebbe fatto il Sardagna. Egli stava aspettando da Roma il decreto che avrebbe sancita la donazione di una somma che, come Vescovo, poteva mettere a disposizione dell’Istituto, con una clausola però: se la fondazione non si fosse effettuata, quei beni sarebbero passati ad altro convento. Il Decreto arrivò nel gennaio ed egli appunto lo comunica alla Marchesa il 25 gennaio 1835. Unico ostacolo per il momento era l’impossibilità da parte della Canossa di produrre l’elenco nominale delle Religiose e novizie, stabilite per la fondazione perché, essendo a Bergamo malata , non poteva raggiungere Verona., dove aveva tutto l’archivio. Il Sardagna che ha fretta, le indica come debba giustificare al Governo la mancanza di quel documento e la esorta ad attendere con calma il suo rientro a Verona. Ciò avverrà nel marzo, ma con la soluzione più dolorosa e più inattesa: la morte della Canossa, per cui la fondazione ritarderà fino al 1836 e sarà fatta senza la sua presenza. A MONS. SARDAGNA 899(Verona#1830.06.25) Tra notizie varie, ciò che preme maggiormente alla Canossa è sapere dove Monsignore sarà consacrato Vescovo, perché gradirebbe incontrarlo. V:G: e M: Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore Egli è presso che un mese ch'io desidero scrivere alla Signoria Vostra Illustrissima e Reverendissima sempre dovendo sacrificare alle molteplici mie occupazioni ed ai varj miei impegni questa mia brama. Al mio desiderio si unisce un dubbio che non facendolo subito dovrà passare del tempo senza potermi procurare questo gradito onore non sapendo quale possa essere il luogo in cui Ella sarà consacrata. Comincierò questa mia col darle le notizie del nostro Serafini che ebbi il piacere di rivedere venerdì scorso a Padova nel ritorno che faceva da Venezia. Il medesimo sta bene studia interrotamente
vale a dire studiò molto bene, adesso era un po' più languido. Mi raccontò peraltro che la di Lui Signora Madre gli promise che se si porta bene lo condurrà seco a Cremona nel momento del di Lei ingresso, ed io lo animai tanto a studiare per riuscirvi. E' pieno di talento e di vivacità. Forse io sarò troppo indulgente ma quando i ragazzi sono così vivaci quantunque ora mi sembra più moderato non si può ottenere subito tutto quello che si vorrebbe, d'altronde col gran capitale di talento che ha, crescendo cogli anni e calmandosi sempre più il vivo suo temperamento, in un momento pareggierà i compagni. Adesso poi Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore voglia Ella soffrire ch'io le domandi notizie della rispettabilissima e da me tanto venerata di Lei persona. Mi dica se la sua salute continua sempre buona? In qual luogo Ella verrà consacrata, e ciò le domando unicamente per vedere se posso lusingarmi, o a Verona, o a Milano di aver la sorte d'ossequiarla, e rivederla. Rapporto a quanto Ella si compiacque dirmi relativamente all'Istituto nostro per Cremona può credere che volendolo disporre il Signore mi sarà del maggior contento d'impiegarmi per una Diocesi di cui tanto venero il Pastore ed al quale professo obbligazioni senza numero. Chi sa che Dio non mi doni la consolazione di poterla servire anche in altro modo più utile. Basta, raccomandiamo tutto alla bontà del Signore affinche si degni benedire se così è in suo piacere. La mia buona Cattina ha fatto un notabile miglioramento. L 'aria grossa di Venezia le giovò grandemente. Sin ora anche a Verona se la passa proprio benino onde mi lusingo abbia a pienamente rimettersi. Non le dò notizia del nostro Signor Don Leonardo 1 non avendolo veduto dacche ritornai; credo si trovi in villeggiatura con mio cugino Canossa 2 . Rinnovo alla Signoria Vostra Illustrissima e Reverendissima le proteste della mia venerazione ed umiliandole i rispetti delle mie Compagne ossequiosamente mi confermo Di Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima Verona li 25 giugno 1830 Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma Serva Maddalena di Canossa Figlia della Carità 3 1 Don Leonardo Leonardi, precettore di Carlino Canossa (Ep. I, lett. 147, n. 6, pag. 242). 2 Carlino di Canossa, cugino di Maddalena (Ep.I, lett. 8, n. 6., pag. 23). 3 NB.Autografa solo la firma della Canossa
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PRESENTAZIONE<br />
CREMONA<br />
Nel 1830, Mons. Carlo Emanuele Sardagna, il Vicario Capitolare <strong>di</strong> Trento, sta per essere consacrato vescovo nella sua<br />
città, e non a Roma, per impe<strong>di</strong>re conseguenze negative sulla sua salute a causa del lungo viaggio, e della <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> clima.<br />
Se ne è interessato il Conte Mellerio, pressato dalla Rosmini, dalla Durini e dalla <strong>Canossa</strong>.<br />
La notizia ufflcìale però non è ancora a conoscenza degli interessati, per cui la Marchesa inizia la corrispondenza<br />
col nuovo Vescovo, chiedendogli dove avverrà la sua consacrazione: vorrebbe esservi presente.<br />
Il 29 luglio, il Sardagna risponde manifestando la riconoscenza per l’intervento a suo favore, e, per quanto sia<br />
ancora incerto sulla nuova sede, si augura che, a Cremona « il Signore man<strong>di</strong> il più devoto dei <strong>di</strong> lei servitori ed il più<br />
fervente ammiratore del santo <strong>di</strong> lei Istituto.<br />
La <strong>Canossa</strong> avrebbe certo mantenuti cor<strong>di</strong>alissimi i suoi rapporti epistolari col Sardagna a cui doveva tanta<br />
gratitu<strong>di</strong>ne per la fondazione <strong>di</strong> Trento, ma forse non immaginava che, neppure tre anni dopo, avrebbe dovuto iniziare con<br />
lui un’altra corrispondenza d’affari.<br />
ll 7 ottobre del 1833, il Vescovo le scrive che « Con un pensiero fisso in testa » vuole fondare in Cremona un<br />
Istituto <strong>di</strong> Figlie della Carità. Il Rosmini gli ha concesso, come collaboratore per un anno uno dei suoi Fratelli della carità e<br />
cugino del Vescovo stesso, il Barone Don Giulio Tedeschi, ma nel campo femminile necessita <strong>di</strong> un altro valido aiuto e la<br />
<strong>Canossa</strong> glielo può far avere.<br />
Temendo una risposta dubitativa. chiede il « patrocinio » <strong>di</strong> Cristina Pilotti. ma la Marchesa lo assicura subito che<br />
la sua adesione è completa. Sarà invece, come al solito, lungo l’iter <strong>di</strong> effettuazione per la burocraiza governativa.<br />
Per risolvere il problema finanziario il Sardagna si assume l’onere del mantenimento <strong>di</strong> sei novizie e, per l‘acquisto<br />
della casa e del suo arredamento, si affida alla generosità dei suoi <strong>di</strong>ocesani, ai quali propone la partecipazione volontaria.<br />
La fiducia del Sardagna andrà non poco delusa per la poca generosità dei Cremonesi, ma non defleucrà dal suo<br />
intento. Metterà a <strong>di</strong>sposizìone qualche <strong>di</strong>sponibilità personale e, intanto, si accorda con la <strong>Canossa</strong> che, non solo man<strong>di</strong><br />
Regole e quanto necessita al curriculum <strong>di</strong> richiesta al Governo per l’erezione dell’Istituto, ma che, per copertura<br />
rnomentanea, <strong>di</strong>chiari che, se le Figlie della Carità, che comporranno il gruppo <strong>di</strong> fondazione, non avranno, corne avviene<br />
non poche volte, dote sufficiente al proprio mantenimento, l’Istituto se ne prenderà la <strong>di</strong>retta responsabilità, ciò che invece<br />
avrebbe fatto il Sardagna.<br />
Egli stava aspettando da Roma il decreto che avrebbe sancita la donazione <strong>di</strong> una somma che, come Vescovo,<br />
poteva mettere a <strong>di</strong>sposizione dell’Istituto, con una clausola però: se la fondazione non si fosse effettuata, quei beni<br />
sarebbero passati ad altro convento. Il Decreto arrivò nel gennaio ed egli appunto lo comunica alla Marchesa il 25 gennaio<br />
1835.<br />
Unico ostacolo per il momento era l’impossibilità da parte della <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> produrre l’elenco nominale delle<br />
Religiose e novizie, stabilite per la fondazione perché, essendo a Bergamo malata , non poteva raggiungere Verona., dove<br />
aveva tutto l’archivio.<br />
Il Sardagna che ha fretta, le in<strong>di</strong>ca come debba giustificare al Governo la mancanza <strong>di</strong> quel documento e la esorta<br />
ad attendere con calma il suo rientro a Verona. Ciò avverrà nel marzo, ma con la soluzione più dolorosa e più inattesa: la<br />
morte della <strong>Canossa</strong>, per cui la fondazione ritarderà fino al 1836 e sarà fatta senza la sua presenza.<br />
A MONS. SARDAGNA<br />
899(Verona#1830.06.25)<br />
Tra notizie varie, ciò che preme maggiormente alla <strong>Canossa</strong> è sapere dove Monsignore sarà consacrato<br />
Vescovo, perché gra<strong>di</strong>rebbe incontrarlo.<br />
V:G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />
Egli è presso che un mese ch'io desidero scrivere alla Signoria Vostra Illustrissima e<br />
Reveren<strong>di</strong>ssima sempre dovendo sacrificare alle molteplici mie occupazioni ed ai varj miei impegni<br />
questa mia brama. Al mio desiderio si unisce un dubbio che non facendolo subito dovrà passare del<br />
tempo senza potermi procurare questo gra<strong>di</strong>to onore non sapendo quale possa essere il luogo in cui Ella<br />
sarà consacrata.<br />
Comincierò questa mia col darle le notizie del nostro Serafini che ebbi il piacere <strong>di</strong> rivedere<br />
venerdì scorso a Padova nel ritorno che faceva da Venezia. Il medesimo sta bene stu<strong>di</strong>a interrotamente