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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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A FRANCESCO PADENGHE<br />

898(Verona#1828.08.28)<br />

Con lettera del 9 agosto 1828, Francesco Padenghe aveva chiesto alla <strong>Canossa</strong> come comportarsi con le<br />

due benefattrici Michieli e Da Mula, che non ritenevano opportune le visite ai locali dell‟Ospedale delle<br />

Convalescenti. La <strong>Canossa</strong> risponde <strong>di</strong> chiarire a quelle Dame quale è lo scopo <strong>di</strong> quelle concessioni.<br />

V. G. e M. Pregiatissimo signor Francesco<br />

Mi lusingo che la buona superiora, mia compagna, avrà giustificato il mio ritardo nel riscontrarla,<br />

pregiatissimo signor Francesco. La gita momentanea che dovetti fare a Bergamo mi rubò tutta la<br />

scorsa settimana ed ecco il primo momento che posso trovare per procurarmi il gra<strong>di</strong>to vantaggio <strong>di</strong><br />

risponderle.<br />

Ella pensa colla solita prudenza e delicatezza relativamente alle Dame benefattrici che<br />

potrebbero fare un rimarco venendo in cognizione, vedendo che si lascia ad alcuni vedere il locale<br />

escludendo le persone loro conoscenti. Per non far io pasticci, ed anche per l’impossibilità in cui<br />

frequentemente mi trovo <strong>di</strong> scrivere lungamente, la prego colla solita <strong>di</strong> lei bontà a voler far<br />

comprendere la cosa alle Dame come è veramente quando se gliele presenterà naturalmente<br />

l’incontro.<br />

Per riguardo poi al ricevere un altra convalescente avendo proveduto il Signor col mezzo<br />

della carissima signora Teresina il modo <strong>di</strong> mantenerla, puo credere se io ne sono piu che contenta.<br />

Solo riflettendo io a quanto nella precedente gra<strong>di</strong>tissima <strong>di</strong> lei lettera, ella mi <strong>di</strong>ceva intorno alle<br />

convalescenti convertite, mi nasce dubbio se possa esser maggior gloria <strong>di</strong> Dio continuar ad<br />

accrescere le convalescenti innocenti, o veramente se migliore sia nel caso si potessero trovare delle<br />

provvidenze, ritenerle intanto poi la vedova che si rendera necessaria per cominciare pure questo<br />

piano Io li metto pienamente al <strong>di</strong> lei giu<strong>di</strong>zio la cosa, con tenta per parte mia <strong>di</strong> cio che puo essere<br />

il maggior bene Sono confusissima della degnazione del santo nostro Patriarca 1 che si ricorda <strong>di</strong> me<br />

miserabile, la prego allo stesso de’ più umili e cor<strong>di</strong>ali miei ossequj. Non mancheranno le mie<br />

compagne con me <strong>di</strong> averlo presente nelle povere nostre orazioni.<br />

Termino subito per non ritardare ancor piu la mia risposta, domandandole scusa del mio<br />

involontario ritardo La prego dei più <strong>di</strong>stinti e cor<strong>di</strong>ali miei complimenti alla cara signora Teresina 2<br />

Accetti i doveri delle compagne e raccomandandomi alla carità delle <strong>di</strong> lei orazioni, passo a<br />

confermarmi colla maggiore estimazione.<br />

[Verona] 28 agosto 1828<br />

Risposta alla lettera del<br />

9 agosto 1828<br />

______________________<br />

NB. Si tratta <strong>di</strong> una brutta copia, da cui derivano le interruzioni e i richiami <strong>di</strong> ripresa<br />

dell’argomento. Non ha firma.<br />

1 Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

2 La signora Padenghe Teresina (Ep. II/2, lett. 894, n. 3, pag. l213).

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