epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa
epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa
A FRANCESCO PADENGHE 895(Venezia#1826.05.18) La Canossa, lo consiglia ad accettare e a far conoscere l‟aiuto finanziario di quei benefattori, che sono disponibili per sovvenzionare, almeno in par te, un‟opera tanto grande quanto quella dell‟ospedale. V:G: e M: Pregiatissimo signor Francesco Col piu vivo piacere intesi jeri esser ella felicemente ritornata dalla campagna, pregiatissimo signor Franco, e tanto più gradita mi riuscì tal notizia, quanto che l’ottima signora Teresina di lei consorte avevami fatto dubitare, che non tanto sollecito fosse per essere il di lei ripatrio. Animata dalla ben conosciuta di lei pietà, mi prendo la libertà appena giunta di venirla ad importunare. In riguardo però della Divina Gloria, a cui unicamente è l’o pera diretta, spero che accordarmi ella vorrà un benigno compatirnento. Già ella conosce, ch’io sono per parlarle della grand’opera del caro nostro Ospitale delle Convalescenti. Ben sò la di lei sollecitudine e premura per la medesima, mi perdoni però, ma questo è il momento da rianimare più che mai queste belle disposizioni, volendo adesso singolarmente accettare la pietà di que’ caritatevoli signori, i quali concorrer volessero ad un tanto bene. I bisogni di questa vasta ed illustre città sono troppo noti a lei, ed a qualunque delle degne persone ch’ella sarà per interessare, per non aver da impegnare le persone pie a concorrere ad un’opera santa. La medesima ha in se delle proprietà particolari, che quasi direi naturalmente la raccomandano. Io altra pia opera forse non conosco, la quale in se racchiuda più di questa, maggiori e pronti motivi di consolazione, per quelle persone, che avranno la sorte di potervisi prestare, giacchè oltre il punto esenziale che riguarda la Divina Gloria, e l’eterna grandissima mercede, che dal Signore riceveranno nel Cielo, appena cominciato l’opera cogli occhi propri ne vedranno subitamente il frutto, ed avranno la compiacenza di avere in questa città aperto uno stabilimento che manca a molte città d’Italia, e che splendette con tanta utilità già in Roma, per opera d’un gran Servo di Dio 1 morto, credo, non molti anni sono. Le aggiungo, che sono quasi certa che l’esempio di Venezia, darà eccittamento ad altre città del Regno a proccurarsi simile opera santa, della quale facilmente conosceremo i vantaggi. Mi affretto ad iscriverle tutto ciò, pregiatissimo signor Franco, e perchè non perdiamo l’attuale propizia stagione, che non può essere più addattata per eseguire i necessarj restauri, e perchè come ben sà mi sollecitai di quì condurre quella mia buona compagna, alla quale diede il Signore doni particolari, onde prestarsi all’avviamento di questo sì benedetto ospitale. Termino col domandarle di nuovo mille scuse del disturbo, e pregandola de’ miei distinti complimenti alla signora Teresina, passo a protestarmi colla massima e più distinta stima Di lei pregiatissimo signor Franco [Venezia] Santa Lucia 18 maggio 1826 A Monsieur Monsieur François Padenghe S.R.M. 1 Il venerabile Fratel Angelo, carmelitano, di cui la Canossa scrive nella lett. 891. Devotissima Obbligatissima serva Maddalena di Canossa Figlia della Carità
A FRANCESCO PADENGHE 896(Verona#1828.01.17) Finalmente la Canossa ha ricevuto notizie sull‟Ospedale delle Convalescenti da parte del signor Padenghe. Gode che il nuovo Patriarca e il Viceré abbiano manifestato il loro gradimento e la loro disponibilità a favorirlo. V:G: e M: Stimatissimo signor Francesco Sempre gradite e pregiate mi sono le di lei lettere stimatissimo signor Francesco; le confesso aver io nella mia mente giustificato il di lei silenzio giudicandolo prodotto dalla varietà e molteplicità delle circostanze le quali a mio credere pare venghino a sempre più caratterizzare la bell’opera delle Convalescenti per opera di Dio, non mancando questa d’intralci e di ritardi, cose di cui sono segnate tutte le opere del Signore. La di lei invariabile costanza parimenti entra in carattere medesimo e non posso tacerle che non mi edifichi e conforti grandemente. Sia di tutto benedetto e lodato il Padre della misericordia. Mi tengo pure certissima che vorra il Signore compirla col mandare altresì tutto ciò che ancora manca per cominciare la Casa. E’ vero che il formarle spesso le volte fa prima sospirare il ritardo, ma quello che a lei infuse tanto del suo spirito e commosse il cuore delle altre persone benefattrici vorra mandarci anche questo Intesi come la buona Margherita non si dona almeno per ora di potersi unire alla buona Marianna. Cominciai dunque in conseguenza a delle indagini per trovare un ripiego. Il male si è che essendo lontana da costì e sembrando a me il migliore non potendo avere la buona Margherita, ricercare prima di tutto una veneziana così non potendo agire da vicino mi pare di non poter operare sollecitamente ne credo per ora sperabile riflettendo a tutto ciò che mi ricordo, di poter venire a Venezia prima di Pasqua. Il rimedio ch’io trovo tacendo unitamente quanto posso si è di trovare orazione. Non può negarsi umanamente parlando che la gravissima malattia di Monsignor Albrizzi e l’infortunio dell’ottimo signor Alessandri non abbiano ritardato l’avvanzamento dell’opera e ben comprendo che il primo abbisogna nel suo penoso male di gran fortezza e che anche il secondo è in uno stato di gran compassione. Non può credere quanto gli abbia ambidue nel cuore e quanta orazione abbiamo per ciascheduno. Si vede che non siam degne di essere esaudite come vorressimo, ma seguiteremo a pregare. Mi riusci poi di vera compiacenza il sentire l’aggradimento che di quest’opera mostrò cotesto degnissimo novello Patriarca 1 le di lui disposizioni di favorirlo nel modo a lui possibile ed il paterno perseverante impegno del clementissimo e piissimo nostro Principe Vice Re 2 Tutte queste cose pure a me sono prove che il Signore vorrà stabilir bene quest’opera. Quanta consolazione sarà per lei pregiatissimo signor Francesco, ed anche per me se possiamo arrivar a vedere Dio glorificato, impediti i peccati e che tante anime amino il Signore per cagione di quest’opera che a Lui costa tanto. A dir il vero ella stette del tempo ad iscrivermi, ma mi da tante buone nuove. Anche la signora Rosina lasciò dei mobili; in somma tutto si va disponendo bene. Sono anche un po’ consolata di sentire il buon signor Giuseppe 3 più sollevato di spirito e che abbia fatto carta bianca a quell’eccellente e attissimo signor avvocato Gaspari. Forse potrà trovar qualche ripiego. Le ricambio poi i più sinceri e cordiali felicissimi auguri per l’anno corrente quantunque siamo di già in esso alquanto inoltrati e stimo ch’ella possa arrivar all’età di Matusalem per la gloria di Dio e pel bene dell’anime, e che la cara signora Teresina 4 , alla quale favorirà di presentare i più 1 Mons. Monico Giacomo, Patriarca di Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164). 2 Principe Ranieri (Ep.II/1, lett. 517, n. 4, pag. 293). 3 Giuseppe Alessandri (Ep. I, lett. 257, n. 1, pag. 380). 4 Teresina Padenghe (Ep. II/2, lett. 894, n. 3, pag. l213).
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A FRANCESCO PADENGHE<br />
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Finalmente la <strong>Canossa</strong> ha ricevuto notizie sull‟Ospedale delle Convalescenti da parte del signor Padenghe.<br />
Gode che il nuovo Patriarca e il Viceré abbiano manifestato il loro gra<strong>di</strong>mento e la loro <strong>di</strong>sponibilità a<br />
favorirlo.<br />
V:G: e M: Stimatissimo signor Francesco<br />
Sempre gra<strong>di</strong>te e pregiate mi sono le <strong>di</strong> lei lettere stimatissimo signor Francesco; le confesso aver io<br />
nella mia mente giustificato il <strong>di</strong> lei silenzio giu<strong>di</strong>candolo prodotto dalla varietà e molteplicità delle<br />
circostanze le quali a mio credere pare venghino a sempre più caratterizzare la bell’opera delle<br />
Convalescenti per opera <strong>di</strong> Dio, non mancando questa d’intralci e <strong>di</strong> ritar<strong>di</strong>, cose <strong>di</strong> cui sono segnate<br />
tutte le opere del Signore. La <strong>di</strong> lei invariabile costanza parimenti entra in carattere medesimo e non<br />
posso tacerle che non mi e<strong>di</strong>fichi e conforti grandemente. Sia <strong>di</strong> tutto benedetto e lodato il Padre<br />
della misericor<strong>di</strong>a. Mi tengo pure certissima che vorra il Signore compirla col mandare altresì tutto<br />
ciò che ancora manca per cominciare la Casa. E’ vero che il formarle spesso le volte fa prima<br />
sospirare il ritardo, ma quello che a lei infuse tanto del suo spirito e commosse il cuore delle altre<br />
persone benefattrici vorra mandarci anche questo<br />
Intesi come la buona Margherita non si dona almeno per ora <strong>di</strong> potersi unire alla buona<br />
Marianna. Cominciai dunque in conseguenza a delle indagini per trovare un ripiego. Il male si è che<br />
essendo lontana da costì e sembrando a me il migliore non potendo avere la buona Margherita,<br />
ricercare prima <strong>di</strong> tutto una veneziana così non potendo agire da vicino mi pare <strong>di</strong> non poter operare<br />
sollecitamente ne credo per ora sperabile riflettendo a tutto ciò che mi ricordo, <strong>di</strong> poter venire a<br />
Venezia prima <strong>di</strong> Pasqua. Il rime<strong>di</strong>o ch’io trovo tacendo unitamente quanto posso si è <strong>di</strong> trovare<br />
orazione.<br />
Non può negarsi umanamente parlando che la gravissima malattia <strong>di</strong> Monsignor Albrizzi e<br />
l’infortunio dell’ottimo signor Alessandri non abbiano ritardato l’avvanzamento dell’opera e ben<br />
comprendo che il primo abbisogna nel suo penoso male <strong>di</strong> gran fortezza e che anche il secondo è in<br />
uno stato <strong>di</strong> gran compassione. Non può credere quanto gli abbia ambidue nel cuore e quanta<br />
orazione abbiamo per ciascheduno. Si vede che non siam degne <strong>di</strong> essere esau<strong>di</strong>te come vorressimo,<br />
ma seguiteremo a pregare.<br />
Mi riusci poi <strong>di</strong> vera compiacenza il sentire l’aggra<strong>di</strong>mento che <strong>di</strong> quest’opera mostrò<br />
cotesto degnissimo novello Patriarca 1 le <strong>di</strong> lui <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> favorirlo nel modo a lui possibile ed il<br />
paterno perseverante impegno del clementissimo e p<strong>ii</strong>ssimo nostro Principe Vice Re 2<br />
Tutte queste cose pure a me sono prove che il Signore vorrà stabilir bene quest’opera. Quanta<br />
consolazione sarà per lei pregiatissimo signor Francesco, ed anche per me se possiamo arrivar a<br />
vedere Dio glorificato, impe<strong>di</strong>ti i peccati e che tante anime amino il Signore per cagione <strong>di</strong><br />
quest’opera che a Lui costa tanto.<br />
A <strong>di</strong>r il vero ella stette del tempo ad iscrivermi, ma mi da tante buone nuove. Anche la<br />
signora Rosina lasciò dei mobili; in somma tutto si va <strong>di</strong>sponendo bene.<br />
Sono anche un po’ consolata <strong>di</strong> sentire il buon signor Giuseppe 3 più sollevato <strong>di</strong> spirito e che abbia<br />
fatto carta bianca a quell’eccellente e attissimo signor avvocato Gaspari. Forse potrà trovar qualche<br />
ripiego. Le ricambio poi i più sinceri e cor<strong>di</strong>ali felicissimi auguri per l’anno corrente quantunque<br />
siamo <strong>di</strong> già in esso alquanto inoltrati e stimo ch’ella possa arrivar all’età <strong>di</strong> Matusalem per la gloria<br />
<strong>di</strong> Dio e pel bene dell’anime, e che la cara signora Teresina 4 , alla quale favorirà <strong>di</strong> presentare i più<br />
1 Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />
2 Principe Ranieri (Ep.II/1, lett. 517, n. 4, pag. 293).<br />
3 Giuseppe Alessandri (Ep. I, lett. 257, n. 1, pag. 380).<br />
4 Teresina Padenghe (Ep. II/2, lett. 894, n. 3, pag. l213).