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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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questo giovane, tante esibizioni gli fece <strong>di</strong> farlo istruire, <strong>di</strong> or<strong>di</strong>narlo sacerdote, e <strong>di</strong> altre simili cose,<br />

che questo pure passò, però con <strong>di</strong>fficoltà, in compagnia <strong>di</strong> quel Vescovo nella <strong>di</strong> Lui Diocesi. In<br />

quest'intervallo però trovandomi io a Milano mi fu raccomandato un p<strong>ii</strong>ssimo uomo del carattere <strong>di</strong><br />

que' due santi uomini, i quali come sà erano ritirati sù quella montagna, per prepararsi a quest'opera<br />

coll'orazione; anzi erano vivuti degli anni in Compagnia. La raccomandazione versava sul trovargli un<br />

apertura, onde rendersi Religioso, laico però, ma <strong>di</strong>ssemi che avrebbe preferito qualche Istituto <strong>di</strong><br />

carità.<br />

Consigliatami col mio Superiore, significai a questa buona persona il noto progetto, esortandolo<br />

a prendere consiglio, come fece, mettendosi nelle mani <strong>di</strong> quel nostro degnissimo Prelato, ora<br />

Monsignor Vescovo <strong>di</strong> Massa 2 , che sempre poi lo condusse, e stabilì <strong>di</strong> volersi de<strong>di</strong>care a quest'opera<br />

novella. Frattanto sinchè Dio manifestasse più chiaramente il modo da eseguire il santissimo <strong>di</strong> Lui<br />

volere, gli trovai una bottega, essendo molto abile <strong>di</strong> falegname, e Monsignor Zoppi l'appoggiò per<br />

l'alloggio in un'oratorio da Lui <strong>di</strong>retto. I due poi ch'erano andati sul monte non si sapevano più<br />

<strong>di</strong>fendere dalle pie istanze <strong>di</strong> chi li voleva in qualche convento, o in altra opera pia. Il primo <strong>di</strong> questi<br />

due angustiato <strong>di</strong> trovarsi pressato ad una intempestiva determinazione, risolvette <strong>di</strong> passare anch’Esso<br />

a Milano, dove sotto la medesima <strong>di</strong>rezione, ed albergando nello stesso oratorio, trovatagli una bottega<br />

colle sue fatiche anch'Esso visse sin quì. L'altro compagno poi lasciò anch'esso la montagna, ma non<br />

ebbe il coraggio <strong>di</strong> esporsi in una bottega e conservando lo stesso desiderio, si de<strong>di</strong>cò intanto ad<br />

altr'opera <strong>di</strong> carità, dalla quale io credo, che se gli renderà presso che impossibile lo staccarsi. Fu<br />

necessario per qualche tempo, che li due amici <strong>di</strong> Milano tenessero un sistema <strong>di</strong> vita possibilmente il<br />

più comune, ed io ebbi una massima cura che niente allora trattassero con quel milanese, che<br />

chiameremo il primo, che solo restò perseverante, e ciò per vietare innanzi tempo ogni <strong>di</strong>scorso.<br />

Frattanto guadagnatasi i due amici la stima dell'oratorio, e dei loro padroni <strong>di</strong> bottega, ricevute<br />

dal Governo tutte le loro carte in regola, onde potersi liberamente fermare, partito anche con quel<br />

Vescovo l'altro milanese, mi parve tempo, che trattassero il primo, in<strong>di</strong> d'accordo col loro Direttore si<br />

partissero dall'oratorio, dove non era poi possibile niente cominciare.<br />

Ora i due amici abitano in una piccolissima casetta, seguendo quel che possono del noto piano.<br />

Il giorno vanno alle loro botteghe, ma siccome possono da soli vivere con maggior povertà, all'Ave<br />

Maria si ritirano a casa, ove ogni sera si uniscono col milanese, occupandosi in lezioni spirituali,<br />

conferenze e cose simili. A <strong>di</strong>rle il vero, sono propriamente tre anime sante.<br />

Ora vi è un'altro giovane mi <strong>di</strong>ssero essi, <strong>di</strong> grand' espettativa per talento ed abilità nell'incisione<br />

de' bronzi, il quale essendo anch'esso dell'oratorio si unì loro, ma per motivo de' suoi lavori, non può<br />

intervenire a que' p<strong>ii</strong> esercizi della sera, se non che la domenica, ed il giovedì. Quest'ultimo per due o<br />

tre mesi, è impegnato, avendo <strong>di</strong> lui bisogno la sua famiglia per sod<strong>di</strong>sfare col prodotto de' suoi lavori<br />

ad un suo impegno, terminato questo, i suoi lo lasciano in libertà, e desidera per quanto sento <strong>di</strong> farsi<br />

sacerdote, e membro <strong>di</strong> quest'Istituzione. Verificata pienamente la vocazione, giu<strong>di</strong>cherei opportuno <strong>di</strong><br />

secondarlo, essendo bensì vero, che un degnissimo sacerdote, <strong>di</strong> cui parmi averle altra volta parlato, và<br />

assicurandosi <strong>di</strong> essere costante nella <strong>di</strong> Lui presa risoluzione, <strong>di</strong> voler far parte <strong>di</strong> quest'Istituto, ma<br />

oltrechè io vedo <strong>di</strong>fficoltà senza numero da superarsi per le circostanze sue; quando bene entri questo<br />

sacerdote solo è troppo poco, ed in ogni caso ci assicuriamo del soggetto, e d'un sacerdote. Ma per ciò<br />

fare, trovo necessario adesso una particolare orazione per chiaramente conoscere dove voglia il Signore<br />

far germogliar questa pianta. Per una parte per i bisogni, e per la numerosa popolazione, Milano<br />

sembrerebbe attissimo per tale oggetto. Dall'altra, sinchè si stabilisce la prima Casa della<br />

Congregazione, sembrerebbe migliore fosse in una Diocesi, il cui Vescovo ritenesse l'affare come<br />

proprio, e si potesse liberamente operare nello stabilimento. Proposi ciò al p<strong>ii</strong>ssimo e dotto Prelato <strong>di</strong><br />

2 Mons. Zoppi Francesco Maria (Ep. I, lett. 275, n. 2, pag. 407)

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