epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa
epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa
l’esperienza di quelle di Bergamo, che trà il cambiamento dell’aria, quello del metodo di vita, il passaggio dalla libertà se non campestre almeno della propria casa, al legame d’una applicazione continua, quelle di salute vacillante, e debole si ammalarono, e ci impedirono non solo d’attende(re) ad esse, che invece conveniva curarle, ma anche d’assistere le altre. Rapporto alla fondazione di Massa poi che le dirò Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore? Se parliamo umanamente non pare tanto vicina. Maria santissima però, è quasi onnipotente, ed ecco l’appoggio illimitato, ch’io ci vedo. Ella può esser certa, che quello che da me dipenderà lo farò con tutto il cuore, crederei mancare a quella candidezza, che per ogni titolo le debbo se volessi dirle, che ottenendo ella la località, Massa sarà la fondazione, che seguirà la prima, e innanzi anche a quella di Trento. Le sottopongo non solo i bisogni ch’ivi pure si trovano, ma di più l’impegno già preso. La località che vi abbiamo, i soggetti già pronti, i mezzi egualmente preparati. Laddove che per Massa, quando bene avremo la località ci conviene pensare a tutto il rimanente, e si ricorderà, che nella mia lettera in cui mi diedi l’onore di significarle quel mio pensiero di supplicare io la di lei Sovrana le diceva però, che l’avrei fatto condizionatamente vale a dire che non mi sarei preso colla stessa un’impegno positivo, ma che avrei cercato di scoprire se in un caso in cui avessi pouto servirla, questa avrebbe aggradito la mia servitù, e mi avrebbe conceduto la località, e che dietro una favorevole risposta della Principessa mi sarei adoperata per ricercare i mezzi necessarj. Le ripeto però si assicuri la Signoria Vostra Illustrissima e Reverendissima di tutto il mio impegno, e perche si tratta del servizio di Dio e per l’ossequiosa venerazione, e riconoscenza che le professo. Termino coll’implorare la sacra pastorale di lei benedizione, umiliandole i rispetti delle compagne, raccomandandomi di nuovo alle sante di lei orazioni, ed onorandomi di confermarmi Di Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima Diriga pure le lettere intanto sempre a Verona. Bergamo li 15 aprile 1826 1 NB. Autografa della Canossa l’aggiunta in calce e la firma. Umilissima Ubbidientissima Ossequiosissima serva Maddalena di Canossa Figlia della Carità 1
A MONS. ZOPPI 838(Verona#1826.06.17) Nuova dilazione per il viaggio delle future maestre a Verona, causata non solo da malattia della Canossa e da un forzato viaggio a Venezia, ma anche da una causa, che il nobile Dugnani, nel suo passaggio da Massa, potrà chiarire. V:G: e M: Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore Non credo voglia la Signoria Vostra Illustrissima e Reverendissima per quanto lungo sia il mio silenzio, e quantunque non possa sempre sul punto riscontrare gli ossequiatissimi di Lei fogli, come bramerei, dubitare mai della sempre nuova mia premura, e del più vivo mio interessamento, per tutto quello che la riguarda. Il recente motivo dunque, per cui anche adesso dovetti lasciar passare qualche tempo, senza potermi dar l'onore di scriverle si fù perché in questo intervallo feci la gita mia solita di questa stagione a Venezia, ove dopo aver assistito agli Esercizj spirituali di quelle pie Dame, dovetti trattenermi di soprapiù altre tre settimane, per combinare molti altri affari. Si figuri, che non seppi di dover fare tal viaggio, che dal dopo pranzo alla sera, del giorno antecedente alla mia partenza, avendo prima sempre sostenuto questo nostro Superiore 1 , ch'io dovessi trattenermi quì, e mandare invece due Compagne a suplire per me; ma momentaneamente combinossi un certo affare, per cui fu costretto a mandarmi a Venezia. Durante la mia dimora colà, che fu di un mese circa, l'assicuro che mi trovai direi quasi soffocata dalle occupazioni, per lo che non avendo ivi avuto un momento di respiro in mezzo a tante cose e pensieri, appena quì ritornata caddi ammalata, e tutt'ora dal giorno 6 a questa parte sono di camera, e non posso parlare che pochissimo. Già de' miei mali soliti, cioè fui attaccata da una delle mie fortissime tossi con febbre, per la quale dopo avermi fatto un emmissione di sangue, e dovuto stare qualche giorno anche in letto, ora me la passo un pochetto meglio, ma poco, che già alcuni giorni conviene passarli. Non si prenda di ciò la minima pena la di Lei carità, che sà bene che tutto poi termina in niente, e così sarà anche questa volta. Tutto questo estesamente le ho voluto quì soggiungere, solo perché mi preme tenere Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima sempre più assicurata, che alle volte l'impotenza mi priva del contento di poter fare ciò che sarebbe del pari mio dovere, come vivo mio desiderio. Non però di tal tempera come i miei, sono per quello che sento i di Lei mali. Ella sì che ha molto da soffrire. La prego dunque a volersi fare tutto quel coraggio che può, e di confidare in Maria Santissima, e vedrà che questa carissima Madre le otterrà la necessaria fortezza, ed un perfetto ristabilimento, come vivamente lo desidero. A proposito di Maria Santissima sappia la Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima, che a momenti ho completo il numero de' sacerdoti 2 , che celebrano la Santa Messa una volta il mese, coll'intenzione ch'Ella già sà; ma adesso vò facendo a tutti una nuova supplica, la quale si è, che vogliano celebrare detta Santa Messa ad un altare privilegiato, onde liberare un'anima del Purgatorio a scielta di Maria Santissima, perché questa vada ai piedi della nostra gran Regina ad impetrarci quelle grazie, che Le chiediamo. Di tal cosa ardisco supplicar pure la Signoria Vostra Illustrissima e Reverendissima, certa che gioverà anche alla di Lei Diocesi. E' superfluo ch'io le rinnovi le sincere proteste del mio interessamento per la fondazione, solo a rischiarimento in ogni caso m'onoro di dirle, che quando sente da me degli obbietti, non creda provenir questi da raffreddamento, ma solo dalle momentanee circostanze, e tante volte lo stesso desiderio mi fa 1 Mons. Ruzzenenti Vincenzo, Superiore della Casa di Verona (Ep. II/1, lett. 490, n. 1, pag. 166). 2 Quasi trenta. In A.C.R. c'è l'elenco nominale.
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l’esperienza <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> Bergamo, che trà il cambiamento dell’aria, quello del metodo <strong>di</strong> vita, il<br />
passaggio dalla libertà se non campestre almeno della propria casa, al legame d’una applicazione<br />
continua, quelle <strong>di</strong> salute vacillante, e debole si ammalarono, e ci impe<strong>di</strong>rono non solo d’attende(re) ad<br />
esse, che invece conveniva curarle, ma anche d’assistere le altre.<br />
Rapporto alla fondazione <strong>di</strong> Massa poi che le <strong>di</strong>rò Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore?<br />
Se parliamo umanamente non pare tanto vicina. Maria santissima però, è quasi onnipotente, ed ecco<br />
l’appoggio illimitato, ch’io ci vedo. Ella può esser certa, che quello che da me <strong>di</strong>penderà lo farò con<br />
tutto il cuore, crederei mancare a quella can<strong>di</strong>dezza, che per ogni titolo le debbo se volessi <strong>di</strong>rle, che<br />
ottenendo ella la località, Massa sarà la fondazione, che seguirà la prima, e innanzi anche a quella <strong>di</strong><br />
Trento. Le sottopongo non solo i bisogni ch’ivi pure si trovano, ma <strong>di</strong> più l’impegno già preso. La<br />
località che vi abbiamo, i soggetti già pronti, i mezzi egualmente preparati. Laddove che per Massa,<br />
quando bene avremo la località ci conviene pensare a tutto il rimanente, e si ricorderà, che nella mia<br />
lettera in cui mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> l’onore <strong>di</strong> significarle quel mio pensiero <strong>di</strong> supplicare io la <strong>di</strong> lei Sovrana le<br />
<strong>di</strong>ceva però, che l’avrei fatto con<strong>di</strong>zionatamente vale a <strong>di</strong>re che non mi sarei preso colla stessa<br />
un’impegno positivo, ma che avrei cercato <strong>di</strong> scoprire se in un caso in cui avessi pouto servirla, questa<br />
avrebbe aggra<strong>di</strong>to la mia servitù, e mi avrebbe conceduto la località, e che <strong>di</strong>etro una favorevole<br />
risposta della Principessa mi sarei adoperata per ricercare i mezzi necessarj. Le ripeto però si assicuri la<br />
Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima <strong>di</strong> tutto il mio impegno, e perche si tratta del servizio <strong>di</strong><br />
Dio e per l’ossequiosa venerazione, e riconoscenza che le professo.<br />
Termino coll’implorare la sacra pastorale <strong>di</strong> lei bene<strong>di</strong>zione, umiliandole i rispetti delle<br />
compagne, raccomandandomi <strong>di</strong> nuovo alle sante <strong>di</strong> lei orazioni, ed onorandomi <strong>di</strong> confermarmi<br />
Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />
Diriga pure le lettere intanto sempre a Verona.<br />
Bergamo li 15 aprile 1826<br />
1 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> l’aggiunta in calce e la firma.<br />
Umilissima Ubbi<strong>di</strong>entissima Ossequiosissima serva<br />
<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 1