epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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conosciuta. Nel farlo vorrei valutare sommamente quanto fù fatto, e quanto si vuol fare. Solo rimarcherei, che per quanti sacrificj pecuniarj si possano fare, non bastano per supplire al dono della vocazione, che viene solo da Dio, che in conseguenza ardisco asserire la debole mia servitù, aggiungendo com’è vero, che non sarebbe l’onore, che a me fosse concesso, di nessun carico a chi me lo accordasse, bastandomi l’abitazione, e per questa la tale località ecc. Eccole cosa io farei quando il Signore volesse prima benedire le pratiche che sono disposta a fare per le dovute predisposizioni necessarie, prima di tentare simile passo con persona sì rispettabile, ma ripeto non mi muovo senza il di lei parere. Nel caso ella fosse persuasa sarei a pregarla di dirmi il nome di quel conventino da lei trovato opportuno. Dubito, che converrebbe contentarci della località come si trova, e ciò porterebbe non v’ha dubbio un peso maggiore. Dio è grande, e l’intercessione di Maria santissima quasi onnipotente, onde confidiamo. Ma ella intanto si dia coraggio. In ogni caso se non piacesse al Signore di provvedermi i mezzi, o ella non credesse adesso il momento le parlerò d’un altro progetto meno diffuso, e meno permanente che potrà darle intanto qualche susidio nell’operare. Termino bramando di non perdere anche questa posta. Le domando mille perdoni, e la supplico della continuazione delle sante di lei orazioni perchè il Signore mi salvi, ed implorando la sacra di lei benedizione, ossequiosamente mi segno Di Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima Verona 29 gennajo 1826 1 Autografa solo la firma della Canossa. Umilissima Ubbidientissima Ossequiosissima serva Maddalena Canossa Figlia della Carità 1

A MONS. ZOPPI 835(Verona#1826.02.18) Egli aderisce volentieri all‟invito della Canossa per la ce/ebrazione della Messa devozionale, ma chiede qualche schiarimento che ella invierà quanto prima. Per il momento nuova proposta altrettanto utile per il Vescovo: mandi quattro figliole ben intenzionate a Milano. La Canossa a proprie spese, le istruirà ed, entro un anno, potranno ritornare in Diocesi, valide collaboratrici per l‟evangelizzazione e il miglioramento sociale di una popolazione tanto sprovveduta. V:G: e M: Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore Essendo sul punto di partire per Trento, per andare a riconoscere quel locale 1 che la clemenza di Sua Maestà si degnò con suo decreto testè concedermi gratuitamente per l’Istituto, mi affretto di significarlo alla Signoria Vostra Illustrissima e Reverendissima, certa che la di lei carità se ne rallegrerà. Di volo bensì, ma non voglio partire senza riscontr are l’ ultimo ossequiatissimo di lei foglio. Rapporto dunque a quella Compagnia, in cui ella degnasi d’entrare, quantunque anch’io lo desideri, non mi fu possibile sin quì, che i sacerdoti che la compongono si fissino una giornata, essendone alcuni d’impegnati la festa. Spero però a poco a poco di riuscire anche in questo, ed allora mi onorerò d’avvertirla, bastando intanto ch’ella faccia la carità applicare la Santa Messa una volta al mese pel fine già detto. L’altro progetto di cui le parlai, secondo me facilissimo sarebbe questo. Nella città di Massa, o nella Diocesi vi saranno certamente delle buone giovani, desiderose di darsi al servizio di Dio. So che il talento in questi paesi non manca. I di lei fedeli cooperatori in particolare i Padri Barnabiti 2 ne avranno certamente alcune in vista. Io dunque penserei, ch’ella me ne mandasse quattro a Milano quand’ella credesse il progetto opportuno, ed abbia la bontà di significarmelo, vedrò di trovare io un modo, onde senza peso veruno delle loro famiglie, possano vivere sei mesi, o un anno con noi. Anch’io con tutto il cuore farò il poco che potrò. Già non credo ci vogliano tanti studi, e potremo meglio impiegare il tempo nell’insegnar loro a leggere bene, a cucire, a far calze, in somma i lavori d’una famiglia, e ben fondamentarle nell’istruzione, secondo l’uso nostro, di Verona singolarmente. In quel caso mi basterebbe ella si compiacesse di dirmi, quali lavori e cose ella bramasse maggiormente s’insegnasse loro. Forse le condurrei in altro Paese che a Milano, e poi passato il tempo se il Signore si volesse degnare di benedire coteste, come ha benedetto quelle di Bergamo, senta se gliela dico grossa, ritornate a Massa in sei mesi io spero con fondamento ella trova una differenza notabile nella città. E se due fossero della città, e due di qualche paese, potressimo sperare un giovamento grande anche nei paesi. Queste poi tenendo scuola di guadagno possono essere d’ajuto alle loro povere famiglie, ed ella avere qualche operaria per la Dottrina cristiana, capace di educare poi le altre nell’istruzione e nel leggere. Già per la pura sincerità le confesso, che Maria santissima fu quella che tanto frutto fece ricavare dalle bergamasche, ed essa non dubito non faccia il medesimo con queste. Eccole il mio progetto. Per non perdere questa posta sono costretta subito a terminare. Sappia però, che a Trento conto di fermarmi solo questa settimana e nella terza settimana di Quaresima, conto a Dio piacendo partire per Bergamo, per indi passare a Milano, dove abbiamo nella 1 Il convento di S. Francesco a Trento (Ep. I, lett. 342, n. 3, pag. 535). 2 Padri Barnabiti della CONGREGAZIONE DI SAN PAOLO fondata neI 1530 a Milano da S. Antonio Maria Zaccaria insieme a Giacomo Morigia e Bartolomeo Ferrari, patrizi milanesi.

A MONS. ZOPPI<br />

835(Verona#1826.02.18)<br />

Egli aderisce volentieri all‟invito della <strong>Canossa</strong> per la ce/ebrazione della Messa devozionale, ma chiede qualche<br />

schiarimento che ella invierà quanto prima. Per il momento nuova proposta altrettanto utile per il Vescovo:<br />

man<strong>di</strong> quattro figliole ben intenzionate a Milano. La <strong>Canossa</strong> a proprie spese, le istruirà ed, entro un anno,<br />

potranno ritornare in Diocesi, valide collaboratrici per l‟evangelizzazione e il miglioramento sociale <strong>di</strong> una<br />

popolazione tanto sprovveduta.<br />

V:G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Essendo sul punto <strong>di</strong> partire per Trento, per andare a riconoscere quel locale 1 che la clemenza <strong>di</strong> Sua<br />

Maestà si degnò con suo decreto testè concedermi gratuitamente per l’Istituto, mi affretto <strong>di</strong><br />

significarlo alla Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima, certa che la <strong>di</strong> lei carità se ne<br />

rallegrerà.<br />

Di volo bensì, ma non voglio partire senza riscontr are l’ ultimo ossequiatissimo <strong>di</strong> lei foglio.<br />

Rapporto dunque a quella Compagnia, in cui ella degnasi d’entrare, quantunque anch’io lo<br />

desideri, non mi fu possibile sin quì, che i sacerdoti che la compongono si fissino una giornata,<br />

essendone alcuni d’impegnati la festa. Spero però a poco a poco <strong>di</strong> riuscire anche in questo, ed allora<br />

mi onorerò d’avvertirla, bastando intanto ch’ella faccia la carità applicare la Santa Messa una volta al<br />

mese pel fine già detto. L’altro progetto <strong>di</strong> cui le parlai, secondo me facilissimo sarebbe questo. Nella<br />

città <strong>di</strong> Massa, o nella Diocesi vi saranno certamente delle buone giovani, desiderose <strong>di</strong> darsi al<br />

servizio <strong>di</strong> Dio. So che il talento in questi paesi non manca. I <strong>di</strong> lei fedeli cooperatori in particolare<br />

i Padri Barnabiti 2 ne avranno certamente alcune in vista. Io dunque penserei, ch’ella me ne mandasse<br />

quattro a Milano quand’ella credesse il progetto opportuno, ed abbia la bontà <strong>di</strong> significarmelo, vedrò<br />

<strong>di</strong> trovare io un modo, onde senza peso veruno delle loro famiglie, possano vivere sei mesi, o un anno<br />

con noi. Anch’io con tutto il cuore farò il poco che potrò.<br />

Già non credo ci vogliano tanti stu<strong>di</strong>, e potremo meglio impiegare il tempo nell’insegnar loro a leggere<br />

bene, a cucire, a far calze, in somma i lavori d’una famiglia, e ben fondamentarle nell’istruzione,<br />

secondo l’uso nostro, <strong>di</strong> Verona singolarmente. In quel caso mi basterebbe ella si compiacesse <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi,<br />

quali lavori e cose ella bramasse maggiormente s’insegnasse loro. Forse le condurrei in altro Paese che<br />

a Milano, e poi passato il tempo se il Signore si volesse degnare <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re coteste, come ha benedetto<br />

quelle <strong>di</strong> Bergamo, senta se gliela <strong>di</strong>co grossa, ritornate a Massa in sei mesi io spero con fondamento<br />

ella trova una <strong>di</strong>fferenza notabile nella città. E se due fossero della città, e due <strong>di</strong> qualche paese,<br />

potressimo sperare un giovamento grande anche nei paesi. Queste poi tenendo scuola <strong>di</strong> guadagno<br />

possono essere d’ajuto alle loro povere famiglie, ed ella avere qualche operaria per la Dottrina<br />

cristiana, capace <strong>di</strong> educare poi le altre nell’istruzione e nel leggere. Già per la pura sincerità le<br />

confesso, che Maria santissima fu quella che tanto frutto fece ricavare dalle bergamasche, ed essa non<br />

dubito non faccia il medesimo con queste. Eccole il mio progetto.<br />

Per non perdere questa posta sono costretta subito a terminare.<br />

Sappia però, che a Trento conto <strong>di</strong> fermarmi solo questa settimana e nella terza settimana <strong>di</strong><br />

Quaresima, conto a Dio piacendo partire per Bergamo, per in<strong>di</strong> passare a Milano, dove abbiamo nella<br />

1 Il convento <strong>di</strong> S. Francesco a Trento (Ep. I, lett. 342, n. 3, pag. 535).<br />

2 Padri Barnabiti della CONGREGAZIONE DI SAN PAOLO fondata neI 1530 a Milano da S. Antonio Maria Zaccaria<br />

insieme a Giacomo Morigia e Bartolomeo Ferrari, patrizi milanesi.

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