epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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A MONS. ZOPPI 830(Verona#1825.03.27) Il Vescovo di Massa sta per iniziare la visita pastorale nella Diocesi. La Canossa chiede dove far recapitare 1e lettere, se necessitasse di qualche comunicazione urgente. VG e M Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore Avendo io inteso prima che partisse ultimamente da Milano, che Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima dopo la santa Pasqua si portava alla visita della Diocesi mi permetta, prima ch'Ella si allontani da Massa, io mi dia l'onore di dirle pur qualche cosa intorno al nostro affare. Vero è che niente ancora so di conclusivo, mi basta però poterle dire almeno che quantunque abbia dovuto ritornare a Verona senza essermi riuscito di avvicinare a Milano le trattative, unicamente per aver dovuto affrettare la mia partenza per alcuni affari nostri, continuo da quì a fare quanto posso, e subito che potrò parlare con precisione, renderò poi intesa di tutto Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima. La supplico intanto di volermi far la grazia di dirmi se dovrò continuare a dirigere le lettere a Massa, potendomi anche accadere nella trattativa d'aver bisogno di qualche di Lei lume e direzione pel concludere; e perciò mi si rende necessario il sapere dove potrò indirizzare le mie lettere. Sono quindici giorni che mi sono ripatriata, e come può credere, dopo otto mesi di lontananza mi trovo soffocata dalle occupazioni. Conto di qui fermarmi se al Signore piacerà, sino la settimana prima dell'Ascensione Se le Dame di Venezia non cambiano pensiere dovrò colà recarmi per gli Esercizj loro, che caderanno nella novena della Pentecoste Per Milano resta fissato per quelle Dame, che li comincieranno il giorno del Sacro Cuore, dimodochè subito dopo Venezia dovrò passare a Milano. Per non perdere quest'ordinario etcc. Verona San Giuseppe 27 marzo 1825 __________________ NB Dalla conclusione si avverte che, più che minuta, doveva essere una copia da lasciare agli atti. Niente di autografo della Canossa.

A MONS. ZOPPI 831(Bergamo#1825.07.06) La Canossa non ha ancora trovato gli aiuti che sperava per una possibile fondazione a Massa, ma non deflette. La Provvidenza le additerà altre strade. V G e M Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore La brama di potere scrivere a Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissimo con qualche dettaglio, mi fece determinare a pregare l’ottimo di Lei fratello Signor Commissario a volerle anticipare i miei doveri, riserbandomi a farlo col ritorno del Veneratissimo Signor Preposto Pianca, che intesi allora doversi restituire trà qualche settimana a Massa. Non dirò a Vostra Signoria Illustrissima quanta parte io prenda nelle fatiche ed angustie, ch'Ella incontra nella sacra pastorale di Lei visita, le quali atteso il dono della mia vocazione forse più di altri io comprendo, essendo cosa a mio credere da trattarne più con Dio, e con Maria Santissima, che oggetto di quì trattenerla. Le dirò solo quanto io feci, e tentai sin quì per riuscire nell'altro oggetto, lusingandomi che potrebbe ciò esserle di qualche sollievo, e sperando massimamente che potressimo operare per la gloria del Signore, e pel vantaggio de' poveri. Però nel dirle il poco che feci, niente ho, è vero, di consolante da narrarle, se non che io vada pensando, che il Signore abbia da verificare una volta, o l'altra i nostri comuni desiderj, sentendomi io fermamente stabilita nella determinazione di tentare costantemente ogni mezzo, e per quanto sola io possa vedermi, non voglio né perdere il coraggio, né la confidenza in Maria Santissima, che abbiamo da riuscirvi, sempre che tale sia il piacer del Signore. Già Ella non permetterà di parlarle colla solita mia apertura, e sincerità, ma se potessi vorrei ch'Ella mi promettesse di non prendersi pena anche per queste, avendo Ella delle croci bastanti senza farsele accrescere dalla di Lei carità. Debbo dunque confessare a Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima che non piacque al Signore sin quì ch'io trovi cooperatori all'impresa, tutti com'Ella mi disse impegnati a fare carità nei loro Paesi. Ma già per questo niente paura, il Signore è morto per le anime di Massa, come per quelle di tutto il rimanente dell'Italia e del mondo, e Maria Santissima è madre della di Lei Diocesi, come delle altre tutte, ed essi provvederanno. Intesi solo una cosa a Milano, la quale la supplico a volermi significare chiaramente per norma, aggiungendole però, che neppur questa né mi spaventa, né mi raffredda giacché senza nessun mio merito il Signore mi ha dato, e mi dà il maggior impegno direi sempre per i Paesi più bisognosi, e le difficoltà mi danno maggior coraggio, non sò se per poco giudizio, o perché il Signore voglia sostenere la mia debolezza. Mi fu dunque detto a Milano che quelle Signore della Guastalla 1 , le quali si trattennero costì del tempo, abbiano richiesto a Sua Altezza Imperiale l'ottima di Lei Sovrana 2 di una fondazione in Massa, e che la medesima abbia ricusato di accettarla. Capisco bene esservi differenza trà quella istituzione e la nostra. Capisco anche che gli abbietti politici per noi non sussistono, si combina che Sua Altezza Imperiale mi conosce, alloggiò, e fù servita alcune volte dalla mia famiglia, nondimeno le confesso, che non mi par prudente tentare passi ulteriori senza sapere poi se ci accetteranno, e se la Sovrana accorderà la da Lei indicatami località. Questa volta io scrivo con ogni chiarezza essendo certa, che la lettera non anderà smarrita, come tal volta per la posta succede, ma quando starò incerta dell'esito delle lettere io le scriverò più laconicamente. Ella però dopo questa lettera mi intenderà in ogni modo. Conobbi adesso a Milano Monsignor Ostini che fa le veci di Nunzio Apostolico a Vienna. Piacque al Signore ch'Egli spiegasse una bontà smisurata per la miserabile mia persona, ed una grande 1 La Guastalla (Ep. I, lett. 202, n. 3, pag. 315). 2 Principessa Maria Beatrice d'Este, vedova dell’Arciduca Ferdinando d’Asburgo Lorena.

A MONS. ZOPPI<br />

831(Bergamo#1825.07.06)<br />

La <strong>Canossa</strong> non ha ancora trovato gli aiuti che sperava per una possibile fondazione a Massa, ma non deflette.<br />

La Provvidenza le ad<strong>di</strong>terà altre strade.<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

La brama <strong>di</strong> potere scrivere a Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssimo con qualche<br />

dettaglio, mi fece determinare a pregare l’ottimo <strong>di</strong> Lei fratello Signor Commissario a volerle<br />

anticipare i miei doveri, riserbandomi a farlo col ritorno del Veneratissimo Signor Preposto Pianca, che<br />

intesi allora doversi restituire trà qualche settimana a Massa. Non <strong>di</strong>rò a Vostra Signoria Illustrissima<br />

quanta parte io prenda nelle fatiche ed angustie, ch'Ella incontra nella sacra pastorale <strong>di</strong> Lei visita, le<br />

quali atteso il dono della mia vocazione forse più <strong>di</strong> altri io comprendo, essendo cosa a mio credere da<br />

trattarne più con Dio, e con Maria Santissima, che oggetto <strong>di</strong> quì trattenerla. Le <strong>di</strong>rò solo quanto io feci,<br />

e tentai sin quì per riuscire nell'altro oggetto, lusingandomi che potrebbe ciò esserle <strong>di</strong> qualche sollievo,<br />

e sperando massimamente che potressimo operare per la gloria del Signore, e pel vantaggio de' poveri.<br />

Però nel <strong>di</strong>rle il poco che feci, niente ho, è vero, <strong>di</strong> consolante da narrarle, se non che io vada<br />

pensando, che il Signore abbia da verificare una volta, o l'altra i nostri comuni desiderj, sentendomi io<br />

fermamente stabilita nella determinazione <strong>di</strong> tentare costantemente ogni mezzo, e per quanto sola io<br />

possa vedermi, non voglio né perdere il coraggio, né la confidenza in Maria Santissima, che abbiamo<br />

da riuscirvi, sempre che tale sia il piacer del Signore. Già Ella non permetterà <strong>di</strong> parlarle colla solita<br />

mia apertura, e sincerità, ma se potessi vorrei ch'Ella mi promettesse <strong>di</strong> non prendersi pena anche per<br />

queste, avendo Ella delle croci bastanti senza farsele accrescere dalla <strong>di</strong> Lei carità. Debbo dunque<br />

confessare a Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima che non piacque al Signore sin quì ch'io<br />

trovi cooperatori all'impresa, tutti com'Ella mi <strong>di</strong>sse impegnati a fare carità nei loro Paesi. Ma già per<br />

questo niente paura, il Signore è morto per le anime <strong>di</strong> Massa, come per quelle <strong>di</strong> tutto il rimanente<br />

dell'Italia e del mondo, e Maria Santissima è madre della <strong>di</strong> Lei Diocesi, come delle altre tutte, ed essi<br />

provvederanno. Intesi solo una cosa a Milano, la quale la supplico a volermi significare chiaramente<br />

per norma, aggiungendole però, che neppur questa né mi spaventa, né mi raffredda giacché senza<br />

nessun mio merito il Signore mi ha dato, e mi dà il maggior impegno <strong>di</strong>rei sempre per i Paesi più<br />

bisognosi, e le <strong>di</strong>fficoltà mi danno maggior coraggio, non sò se per poco giu<strong>di</strong>zio, o perché il Signore<br />

voglia sostenere la mia debolezza. Mi fu dunque detto a Milano che quelle Signore della Guastalla 1 , le<br />

quali si trattennero costì del tempo, abbiano richiesto a Sua Altezza Imperiale l'ottima <strong>di</strong> Lei Sovrana 2<br />

<strong>di</strong> una fondazione in Massa, e che la medesima abbia ricusato <strong>di</strong> accettarla.<br />

Capisco bene esservi <strong>di</strong>fferenza trà quella istituzione e la nostra. Capisco anche che gli abbietti<br />

politici per noi non sussistono, si combina che Sua Altezza Imperiale mi conosce, alloggiò, e fù servita<br />

alcune volte dalla mia famiglia, non<strong>di</strong>meno le confesso, che non mi par prudente tentare passi ulteriori<br />

senza sapere poi se ci accetteranno, e se la Sovrana accorderà la da Lei in<strong>di</strong>catami località.<br />

Questa volta io scrivo con ogni chiarezza essendo certa, che la lettera non anderà smarrita,<br />

come tal volta per la posta succede, ma quando starò incerta dell'esito delle lettere io le scriverò più<br />

laconicamente. Ella però dopo questa lettera mi intenderà in ogni modo.<br />

Conobbi adesso a Milano Monsignor Ostini che fa le veci <strong>di</strong> Nunzio Apostolico a Vienna.<br />

Piacque al Signore ch'Egli spiegasse una bontà smisurata per la miserabile mia persona, ed una grande<br />

1 La Guastalla (Ep. I, lett. 202, n. 3, pag. 315).<br />

2 Principessa Maria Beatrice d'Este, vedova dell’Arciduca Fer<strong>di</strong>nando d’Asburgo Lorena.

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