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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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A MONS. ZOPPI<br />

829(Milano#1825.02.19)<br />

Mentre il Vescovo Zoppi sta cercando <strong>di</strong> ottenere un conventino, come prima sede delle Figlie della Carità in<br />

Massa, la <strong>Canossa</strong> cerca dei benefattori che possano contribuire, in tutto o in parte, al mantenimento <strong>di</strong><br />

aspiranti, prive <strong>di</strong> dote, e che potrebbero dar vita alla nuova fondazione.<br />

V G e M Illustrissimo Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Questa volta la Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima potrebbe trovarmi troppo<br />

sollecita nel replicarle il <strong>di</strong>sturbo de' miei caratteri, ma oltre che si gentilmente m'incoraggisce a farlo,<br />

in ogni modo più che mai alla <strong>di</strong> Lei pietà deve attribuire questo incomodo novello.<br />

L 'ultimo veneratissimo foglio <strong>di</strong> cui Ella mi onorò, <strong>di</strong>ede l'ultima spinta al mio desiderio <strong>di</strong><br />

servirla, ed a quello <strong>di</strong> potermi prestare aprendomene il Signore la strada da quella miserabile, che sono<br />

in vantaggio del <strong>di</strong> Lei popolo. I bisogni spirituali del medesimo, ch'Ella mi descrive, mi fecero nascere<br />

la dolce idea, che potrebbe però essere una vera presunzione, <strong>di</strong> poter noi colle scuole prestarci per la<br />

gioventù, e colle Terziarie 1 a lei note, insinuarci nel cuore delle adulte, ed in tal modo essere utili alla<br />

popolazione, avendo il <strong>di</strong> Lei sostegno, e come non dubito, la protezione anche della p<strong>ii</strong>ssima loro<br />

Sovrana 2 . Le confesso, che ho giu<strong>di</strong>cato, ch'Ella abbia pregato per tale oggetto Maria Santissima non<br />

trovandomi io quieta se non faccio quel poco che posso, per fare almeno un tentativo. Mi perdoni per<br />

carità, ma Ella guar<strong>di</strong> bene trà le molte sue croci, a non prendersene una <strong>di</strong> più, bramando le Figlie<br />

della Carità. Basta lasciamo questo, e parliamo un poco seriamente della cosa, troppo necessario<br />

rendendosi, che i passi primi siano fatti <strong>di</strong>ritti. Innanzi d'ogni cosa per altro debbo <strong>di</strong>rle, che me le<br />

professo obbligatissima, per le caritatevoli <strong>di</strong> Lei esebizioni, l'apporto a qualche assistenza temporale.<br />

Queste non mi sorprendono, avendo troppo presente il bene da Lei fatto a questa Casa. Ella ha altri<br />

oggetti più importanti, e più degni, da impiegare alle <strong>di</strong> Lei elemosine. Disponendo però il Signore<br />

questa fondazione, ritenendoci sempre in <strong>di</strong>ritto della paterna <strong>di</strong> Lei carità, accadendo qualche grave<br />

necessità, a questa potremo in un caso ricorrere. Adesso intanto dobbiamo stu<strong>di</strong>are il modo <strong>di</strong> riuscire<br />

nella cosa, per altra via. Le umilierò adesso quì, quello, che a me pare. Il poco che feci, è quanto mi<br />

sembrerebbe da tentarsi, aspettando da' <strong>di</strong> Lei lumi, un maggiore rischiaramento.<br />

Ricevuta dunque l'ultima ossequiosissima <strong>di</strong> Lei lettera, intenzionata già <strong>di</strong> scriverle sul<br />

proposito, per iscoprire qualche strada tenni lontano <strong>di</strong>scorso con alcuna delle persone che le<br />

conservano particolare venerazione, e che potrebbero prestarsi a coa<strong>di</strong>uvare. Non parlo già del Signor<br />

Preposto, il quale mi animò ad adoperarmi, anche col ritardo <strong>di</strong> qualche fondazione iniziata, ma in<br />

paese meno bisognoso, per combinare questa più facilmente, ma voglio <strong>di</strong>re <strong>di</strong> alcuni Signori. Mi parve<br />

dunque comprendere, che bramerebbero, che la località da Lei contemplata fossimo certe <strong>di</strong> poterla<br />

ottenere. Mi parve altresì scoprire qualche favorevole <strong>di</strong>sposizione, non però ancora maturata, come io<br />

bramerei, o forse questa da me non iscoperta, per essere andata con somma riserbatezza nel parlare.<br />

Ciò supposto a me sembrerebbe molto opportuno, s'ella pure così giu<strong>di</strong>ca, che volesse<br />

assicurarsi, potendosi combinare il rimanente, presso la <strong>di</strong> Lei Sovrana del conventino <strong>di</strong> cui mi parla, e<br />

sarebbe desiderabile, che la medesima vi facesse i necessarj ristauri, ed addattamenti. Già com'Ella ben<br />

sà io né cerco, né amo galanterie, e bellezze, ma cose povere. Essere bensì chiuse bene, e <strong>di</strong>ffese dalle<br />

intemperie delle stagioni.<br />

1 Piano delle Terziarie (Ep. II/1, lett. 640, n. 1, pag. 584).<br />

2 Principessa Maria Beatrice d'Este, vedova dell’Arciduca Fer<strong>di</strong>nando d’Asburgo Lorena

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