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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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PRESENTAZIONE<br />

MASSA<br />

Il Ducato <strong>di</strong> Massa Carrara, nel 1823, era in possesso della Principessa Maria Beatrice d’ Este, vedova<br />

dell’Arciduca Fer<strong>di</strong>nando d’Asburgo-Lorena, zio dell’Imperatore Francesco I.<br />

Vi si stava istituendo una nuova Diocesi e, poichè Massa era piuttosto turbolenta ed irrequieta e, assai in<strong>di</strong>fferente<br />

nel carnpo religioso, la Principessa aveva chiesto al Sommo Pontefice Leone XII una guida ben dotata, che sapesse capire le<br />

esigenze delle nuove generazioni degli Stati Italiani. Erano esse ormai insoffercnti <strong>di</strong> soggezioni straniere e, nell ‘ombra,<br />

cercavano <strong>di</strong> costruire una propria identità politica e giuri<strong>di</strong>ca.<br />

A Milano c’era una personalità spiccata, ricca <strong>di</strong> un potenziale intellettuale ed affettivo assai notevole, Mons.<br />

Francesco Maria Zoppi, che da quin<strong>di</strong>ci anni reggeva come Prevosto, la grande parrocchia <strong>di</strong> Santo Stefano .A lui Leone<br />

XII aveva chiesto ed ottenuto l’assenso.<br />

Il 23 novembre 1823, lo Zoppi era stato consacrato vescovo a Roma (Cf. I, ind. an.) e nel 1824, aveva raggiunto il<br />

nuovo campo <strong>di</strong> missione.<br />

La ricchezza spirituale del nuovo Presule avrebbe potuto affrontare e superare gli innumeri ostacoli, che si<br />

frapposero subito al suo lavoro, sofferto ed accettato con donazione evangelica. Quasi tutte le sue iniziative però urtavano<br />

contro mentalità impreparate o volutamente sospettose, per cui lo Zoppi aveva sentita urgente, la necessità <strong>di</strong> una<br />

collaborazione, che già conosceva come antidoto spesso risolutivo.<br />

Si era così rivolto alla <strong>Canossa</strong>, e in una lettera dell’agosto 1823 le aveva annunciato che stava cercando un locale<br />

adatto per dar inizio ad una fondazione <strong>di</strong> Figlie della Carità.<br />

La Marchesa si era mostrata subito <strong>di</strong>sponibile e la sua lettera del 28 agosto dà inizio a quel dossier, abbastanza<br />

nutrito, che dà l’impressione <strong>di</strong> una insistente preoccupazione materna, che inverte la posizione dei due protagonisti.<br />

A Milano, Monsignor Zoppi era padre spirituale, sostegno morale, guida illuminata e illuminante, atta a risolvere<br />

tutte le <strong>di</strong>fficoltà della fondatrice, non solo per le Case della metropoli lombarda, ma anche per quelle degli altri centri, dove<br />

ormai ferveva l’opera delle Figlie della Carità. A Massa, il Vescovo era il padre dolorante, che avvertiva e portava a fatica<br />

in sofferenze fisiche e morali per una Diocesi tanto <strong>di</strong>ffici!e, e la <strong>Canossa</strong> era <strong>di</strong>venuta la consolatrice, la trepida cirenea,<br />

che cercava la strada per arrivare a lui e sostenerlo, aiutarlo, rasserenarlo.<br />

La sua corrispondenza va solo dal 1824 al 1828; e poiché lo Zoppi era rimasto a Massa fino al 18332, rinunciando<br />

poi a quella Diocesi per tornare a Milano, vescovo titolare <strong>di</strong> Gera e canonico della cattedrale fino al suo ultimo ritiro a<br />

Cannobio, evidentemente il dossier è incompleto. E’ tuttavia sufficiente per seguire i tentativi del Vescovo <strong>di</strong> organizzare in<br />

Diocesi un Istituto <strong>di</strong> Figle della Carità, assecondato da programmazioni sostitutive della <strong>Canossa</strong> che cercava, in qualche<br />

modo, <strong>di</strong> risolvere il <strong>di</strong>fficile problema del Prelato.<br />

Forse il non trovare una sede adatta, in quasi nove anni <strong>di</strong> ricerca, ha un significato <strong>di</strong>verso: forse era un non<br />

volerla trovare, perché lui stesso <strong>di</strong>lazionava, avvertendo che non avrebbe potuto reggere a lungo in un ambiente quasi<br />

ostile.<br />

La <strong>Canossa</strong> però trova, nel frattempo, un ripiego: consiglia lo Zoppi <strong>di</strong> mandare a Milano — sede che sarà poi<br />

cambiata con Verona — quattro giovani, atte ad essere istruite e preparate all’assistenza religiosa e scolastica dei ragazzi,<br />

così da sostituire, in qualche modo, l’ opera delle Figlie della Carità.<br />

Poìchè poi subentrano <strong>di</strong>versi intralci all’arrivo delle prescelte, ridotte a tre, le lettere su questo argomento non<br />

sono poche, ma, più che altro, ogni missiva della <strong>Canossa</strong> ha lo scopo <strong>di</strong> informare il Vescovo lontano della crescita del suo<br />

Istituto, così che egli se ne senta sempre padre, e si senta meno isolato.<br />

A Massa, o a Milano, lo Zoppi è sempre il valido consigliere, al quale la Marchesa sottopone le sue dubbiosità.<br />

L’ultima lettera del dossier è la richiesta dell’in<strong>di</strong>rizzo del Prelato, che è in viaggio verso Roma, perché la <strong>Canossa</strong><br />

teme <strong>di</strong> avere urente bisogno del suo aiuto: è, a sua volta, sulle mosse per Coriano, quel centro della Romagna, che l’attira e<br />

l’angustia insieme ( Cf. Aff. Coriano)

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