epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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A DON TAVECCHI 821(Verona#1827.01.25) Quanto aveva spiegato al Conte Luca Passi con lettera senza data, ma evidentemente dell‟inizio del 1827, ora lo chiarisce direttamente a Don Tavecchi, al quale espone diverse scelte, perchè l‟Istituto sia indipendente e tranquillo, e le spese non siano eccessive. V:G: e M: Veneratissimo Monsignore In somma fretta per non perdere la posta d’oggi riscontro l’ossequiato foglio di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverendissima. Riflettuto seriamente il progetto ch’ella favorisce significarmi, mi trovo imbarazzatissima a rispondere, mancandomi le cognizioni locali. Quando si tratti di stabilirci la permanente quiete e sicurezza della vicinanza, per mia parte non ho difficoltà che colla solita di lei delicatezza, dolcezza e prudenza contrattando la cosa, domandi pure al di più delle duemila lire milanesi, ch’ella ha per le orfane, in conto della dote della mia Checchina 1 , nel qual caso siccome io vengo in certo modo a disporre di un fondo d’un soggetto particolare potressimo poi intenderci tra ella ed io, e fare le nostre Carte. In questo primo caso potrebbesi per ora affittare dopo anche allo stesso macellajo che la comprerebbe la casa e bottega medesima, pagando io alla madre quel piccolo frutto, che le promisi lasciarle pel periodo di tempo com’ella sà, ed ella potrebbe incassare la sua parte d’affitto e servirsene poi a vantaggio delle orfane. In seguito potremo vedere se convenga o no, metterle in detta casetta, o cambiarla per esse con quella signora, che a fare tal cambio sembrava disposta. E da quì quasi direi alla cieca pro- penderei più a questo progetto, che a quello di lasciar andare in altre mani venduta la casa, temendo che in seguito se ci disturbasse non potessimo più ottenerla, ed in alcuni paesi i piccoli macellaj sono anche contrabbandieri, conseguentemente poco buoni vicini. Oltre di che, se il macellajo non guadagna, non vorrei che avessimo in progresso a combattere con osteria, o altri imbrogli. Dopo detto questo aggiungerò i miei riflessi sull’opposto progetto, ch’è quello di lasciar andare la casa. Su questo dunque dirò, che io non conosco niente cotesto paese, che la strada su cui è posta la casa è strada grande, e la vicinanza di questa per noi vien a riuscire dalla parte dell’orto, cosa che non porta quella conseguenza, come fosse dall’altra parte, giacchè da quel lato non apriremo mai, o in caso solo di careggiatura, cosa rarissima. Potrebbe essere che con facilità chi la compera adesso se ne privasse in altro momento, e che la professione de’ macellaj da loro non fosse com’è in qualche altro luogo, ed allora verressimo a sagrificarci per niente. In ogni modo prima di tutto avverta che per noi non siano daneggiate le orfane. Detto ed esposto tutto ciò concludo col rimettermi al saggio di lei giudicio. S’ella crede potrebbe sentirne il parere sull’affare del signor Don Gaetano Milesi 2 e del signor Don Giuseppe Angelini 3 , e concludere tra di loro quello che giudicano migliore. Si accerti della mia secretezza, ed in somma fretta mi creda Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverendissima Verona San Giuseppe 25 gennaio 1827 ___________________ NB. Minuta senza alcun autografo della Canossa. 1 Francesca Luca (Ep. II/1, lett. 579, n. 4, pag. 428). 2 GAETANO MILESI, parroco di Breno. Dal Registro dei morti di Rovato si rileva che fu « sacerdote integerrimo, confessore zelantissimo, professore di belle lettere; domiciliato in contrada Castello, morto nel 1834 ». 3 Don Giuseppe Angelini, sacerdote di Rovato (Ep.II/2, lett. 797, n. 3, pag. 983).

AL MARCHESE FRANCESCO CASATI 822(Bergamo#1827.11.14) La Canossa è grata al Marchese Casati delle sue profferte d‟aiuto, ma ella ritiene che sia troppo prematuro il ricorso al Governo, quando mancano ancora molti dei coefficienti necessari per una fondazione. Cf App. A 120, lett. 6 agosto 1827 V G e M. Pregiatissimo signor Marchese La di lei carità giammai si stanca d’operare per noi pregiatissimo signor Marchese. Il Signore voglia renderle il merito di tutto, ed ella accettar voglia le nuove proteste della mia riconoscenza, ed i più distinti miei ringraziamenti. Dal venerato di lei foglio intendo la favorevole disposizione di Monsignore di Brescia 1 , per innoltrare al Governo il mio Ricorso per la fondazione di Rovato, ed in pari tempo le gentilissime disposizioni di lei di volerlo stendere per me; ma stimatissimo signor Marchese ella sà quanti intralci, o dirò meglio ritardi si trovano in ogni fondazione. Anche questa dunque, ha i suoi non piccoli, giache essendomi abboccata, dopo aver avuto l’onore di veder lei, colla buona fondatrice 2 , questa mi rese conto dello stato attuale delle cose, ed io desidero che prima d’ogni altra cosa estinto venga ogni debito da essa incontrato per i piccoli ristaurj eseguiti, ed a tale oggetto le esebii se vuole venire da noi; oltre di che fin’ora non vi sono che tre soggetti per quella fondazione accettati, compresa la fondatrice, e quantunque creda che un’altra figlia accetterò per Rovato strada facendo nel mio ritorno a Verona, qualche altra compagna ci vuole per mettere quella Casa in attività. Dietro tutti questi riflessi adunque trovo necessario differire ancora a presentare il Ricorso, nel quale non saprei nominare soggetti, che ancora non ho, e mi pare che vedendo la cosa ancora lontana sarebbe un esporsi col fare una domanda tanto anticipata al Governo. Ritenendomi dunque in quel diritto che l’inarivabile di lei carità da tanto tempo si compiacque darmi sulla di lei assistenza, mi riservo quando verrò a Milano se lo vorrà il Signore, nell’incontro degli Esercizj delle Dame a seco lei combinare la cosa in voce, ed intanto le rinnovo i miei piu distinti ringraziamenti. A Dio piacendo conto mercoledi 21 corrente partire per Verona, prima che la stagione maggiormente si innoltri. Voglia continuarmi la di lei bonta, ed assicurandola delle povere nostre orazioni, altro non mi resta se non che di pregarla di volermi credere colla massima venerazione Di lei pregiatissimo signor Marchese Bergamo li 14 novembre 1827 Devotissima Obbligatissima Ubbidientissima serva Maddalena di Canossa 3 1 Mons. Nava Gabrio Maria, Vescovo di Brescia (Ep. II/2, lett. 786, n. 3, pag. 969). 2 Margherita Caprini (Ep. II/2, lett. 809, n. 3, pag. 1015). 3 NB. Autografa solo la firma.

AL MARCHESE FRANCESCO CASATI<br />

822(Bergamo#1827.11.14)<br />

La <strong>Canossa</strong> è grata al Marchese Casati delle sue profferte d‟aiuto, ma ella ritiene che sia troppo prematuro<br />

il ricorso al Governo, quando mancano ancora molti dei coefficienti necessari per una fondazione.<br />

Cf App. A 120, lett. 6 agosto 1827<br />

V G e M. Pregiatissimo signor Marchese<br />

La <strong>di</strong> lei carità giammai si stanca d’operare per noi pregiatissimo signor Marchese. Il Signore voglia<br />

renderle il merito <strong>di</strong> tutto, ed ella accettar voglia le nuove proteste della mia riconoscenza, ed i più<br />

<strong>di</strong>stinti miei ringraziamenti.<br />

Dal venerato <strong>di</strong> lei foglio intendo la favorevole <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> Monsignore <strong>di</strong> Brescia 1 , per<br />

innoltrare al Governo il mio Ricorso per la fondazione <strong>di</strong> Rovato, ed in pari tempo le gentilissime<br />

<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> lei <strong>di</strong> volerlo stendere per me; ma stimatissimo signor Marchese ella sà quanti<br />

intralci, o <strong>di</strong>rò meglio ritar<strong>di</strong> si trovano in ogni fondazione. Anche questa dunque, ha i suoi non<br />

piccoli, giache essendomi abboccata, dopo aver avuto l’onore <strong>di</strong> veder lei, colla buona fondatrice 2 ,<br />

questa mi rese conto dello stato attuale delle cose, ed io desidero che prima d’ogni altra cosa estinto<br />

venga ogni debito da essa incontrato per i piccoli ristaurj eseguiti, ed a tale oggetto le eseb<strong>ii</strong> se<br />

vuole venire da noi; oltre <strong>di</strong> che fin’ora non vi sono che tre soggetti per quella fondazione accettati,<br />

compresa la fondatrice, e quantunque creda che un’altra figlia accetterò per Rovato strada facendo<br />

nel mio ritorno a Verona, qualche altra compagna ci vuole per mettere quella Casa in attività.<br />

Dietro tutti questi riflessi adunque trovo necessario <strong>di</strong>fferire ancora a presentare il Ricorso,<br />

nel quale non saprei nominare soggetti, che ancora non ho, e mi pare che vedendo la cosa ancora<br />

lontana sarebbe un esporsi col fare una domanda tanto anticipata al Governo. Ritenendomi dunque<br />

in quel <strong>di</strong>ritto che l’inarivabile <strong>di</strong> lei carità da tanto tempo si compiacque darmi sulla <strong>di</strong> lei<br />

assistenza, mi riservo quando verrò a Milano se lo vorrà il Signore, nell’incontro degli Esercizj<br />

delle Dame a seco lei combinare la cosa in voce, ed intanto le rinnovo i miei piu <strong>di</strong>stinti<br />

ringraziamenti.<br />

A Dio piacendo conto mercole<strong>di</strong> 21 corrente partire per Verona, prima che la stagione<br />

maggiormente si innoltri.<br />

Voglia continuarmi la <strong>di</strong> lei bonta, ed assicurandola delle povere nostre orazioni, altro non<br />

mi resta se non che <strong>di</strong> pregarla <strong>di</strong> volermi credere colla massima venerazione<br />

Di lei pregiatissimo signor Marchese<br />

Bergamo li 14 novembre 1827<br />

Devotissima Obbligatissima Ubbi<strong>di</strong>entissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> 3<br />

1 Mons. Nava Gabrio Maria, Vescovo <strong>di</strong> Brescia (Ep. II/2, lett. 786, n. 3, pag. 969).<br />

2 Margherita Caprini (Ep. II/2, lett. 809, n. 3, pag. 1015).<br />

3 NB. Autografa solo la firma.

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