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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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[Verona 1827]<br />

AL CONTE LUCA PASSI<br />

820(Verona#1827.**.**)<br />

Contiguo al monastero <strong>di</strong> Sant‟Orsola, c‟è una casa a cui aspirerebbe un macellaio. Per impe<strong>di</strong>rne l‟acquisto, il<br />

Curato <strong>di</strong> Rovato, Don Gianfilippo Tavecchi, vorrebbe comperarla, ma la proprietaria, madre della novizia<br />

Francesca Lucca, esige una somma troppo alta. Con lettera del 19 gennaio 1827, il Curato aveva chiesto alla<br />

<strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> poter sanare la <strong>di</strong>fferenza, tra la sua proposta e la richiesta, con quanto mancava alla dote della<br />

figlia. La <strong>Canossa</strong> aveva aderito e la novizia avrebbe dovuto stendere una lettera <strong>di</strong> accettazione. Per il<br />

momento, lo scritto non è ancora pronto e la Marchesa si giustifica presso il Conte, che ne era in attesa.<br />

V.G. e M. Veneratissimo signor Conte<br />

A <strong>di</strong>re il vero dovrei arrossirmi vedendo la bontà e sollecitu<strong>di</strong>ne con cui Vostra Signoria<br />

Illustrissima vuol favorirmi ed il non aver tutto pronto per accettare le <strong>di</strong> lei grazie, ma che vuole le<br />

Figlie della Carità sentono sommamente la riconoscenza ma sono tanto or<strong>di</strong>nariamente soffocate dalle<br />

occupazioni che hanno bisogno <strong>di</strong> doppio compatimento. Io dunque con questo passaporto in<br />

prevenzione ringraziandola in primo luogo <strong>di</strong> tutto le <strong>di</strong>rò non poterle occludere se non che la Carta<br />

relativa alla fondazione non già la lettera ostensibile riguardante la buona Checchina Luca 1 che non<br />

pote scrivere. Per altro dovendo con lei parlare con tutta la can<strong>di</strong>dezza effettivamente mi <strong>di</strong>sse non<br />

posso prepararla, ma riflettendoci sopra pensai ch’ella ne sa più quando dorme che io quando penso, e<br />

che senza mie lettere ella ben sa meglio <strong>di</strong> me quello che va fatto, onde sara carità doppia facendo tutto<br />

lei.<br />

Giovedì a Dio piacendo, conto partire per Milano non trattenendosi ivi Monsignor Zoppi 2 che<br />

circa quin<strong>di</strong>ci giorni; se mai potessi aver la sorte <strong>di</strong> servire, o lei, o il signor Conte Don Marco 3 , o il<br />

degnissimo <strong>di</strong> lei signor padre 4 , in somma se hanno coman<strong>di</strong>, e vogliono favorirmeli mi faranno un<br />

vero regalo.<br />

Mi raccomando sempre alla carità delle <strong>di</strong> lei orazioni e pregandola de’ miei rispeti a tutta la<br />

venerata <strong>di</strong> lei famiglia passo all’onore <strong>di</strong> protestarle la massima mia venerazione.<br />

__________________<br />

NB. Minuta molto tormentata e con qualche correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Francesca Luca (Ep. III/2, lett. 1426, n. 2, pag. 882).<br />

2 Mons. Francesco Zoppi (Ep. I, lett. 275, n. 2, pag. 407)<br />

3 Il fratello, Marco Passi, missionario apostolico (Ep. II/2, lett. 711, n. 6, pag. 787 ).<br />

4 Conte Enrico Passi (Ep. II/1, lett. 817, n. 2, pag. 1028).

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