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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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AD ANTONIO ROSMINI<br />

703(Bergamo#1822.08.21)<br />

La <strong>Canossa</strong> si é incontrata col primo sacerdote, Don Domenico Pianaro, aspirante ad essere membro dei Figli<br />

della Carità, ma sia a lei, sia a Monsignor Zoppi, é sembrato più adatto ad essere Cappuccino, propensione<br />

ancora nebulosa, ma da lui avvertita con una certa insistenza. Informa Don Rosmini, perché i <strong>di</strong>segni della<br />

<strong>Canossa</strong> su <strong>di</strong> lui continuano.<br />

V: G: e M: Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Dal Signor Don Domenico Pianaro Ella avrà ricevuto due righe scrittele in somma fretta, e<br />

prima ch'io potessi abboccarmi con quel degnissimo Preposto <strong>di</strong> Milano 1 , <strong>di</strong> cui le parlai se non<br />

isbaglio quando fui ad incomodarla a Rovereto, e che forse il Signore <strong>di</strong>spose si trovasse quì ancora<br />

alla venuta del suddetto Signor Don Domenico per la mia quiete, essendo questo Signor Preposto<br />

persona dottata <strong>di</strong> gran sapere, particolar prudenza, ma anche <strong>di</strong> grand'orazione, e mio Superiore. Io<br />

dunque adesso sapendo la <strong>di</strong> Lei secretezza, e destrezza insieme can<strong>di</strong>damente mi darò l'onore <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle<br />

come passò il nostro trattenimento col p<strong>ii</strong>ssimo Signor Don Domenico, cosa me ne parve, e finalmente<br />

cosa ne concluse il detto Signor Preposto.<br />

Dirò dunque a vostra Signoria Illustrissima e molto Reverenda ch'io restai e<strong>di</strong>ficata della <strong>di</strong> Lui<br />

pietà, ma mi sembrò più addattato per esser Cappuccino, come mi <strong>di</strong>sse essere già in trattato, che Figlio<br />

della Carità, richiedendosi dalla <strong>di</strong> Lui esemplare pietà delle cose, che per un'Istituto come quello non<br />

si renderanno sempre possibili, singolarmente in un principio, ed in un momento in cui converrà<br />

operare con somma destrezza, per persuadere col fatto dell'utilità, e qualità dell'Istituzione, e siccome<br />

dall'altra parte sembra, massimamente in una città come Milano riflessibile per ogni rapporto, che<br />

attesa la molta semplicità <strong>di</strong> cui è dotato, che si renderebbe necessario avesse sempre una persona in<br />

compagnia, come già Egli desidera, sempre più vid<strong>di</strong> da ogni lato la cosa imbarazzata. Questi dunque<br />

erano i miei pensieri, per dovere non solo, ma per mia quiete, lo mandai da quel degnissimo Signor<br />

Preposto, il quale si trovava fuori <strong>di</strong> Bergamo piccolo tratto per altro, bastante non<strong>di</strong>meno a non poterlo<br />

io vedere, né cercare che l'abboccamento fosse tenuto qui da me. Gli scrissi dunque anche i miei dubbi,<br />

e mi rispose lodandomi la bontà del sacerdote, <strong>di</strong>cendomi che aveva detto al medesimo che fra quin<strong>di</strong>ci<br />

giorni io gli avrei dato una risposta decisiva, aggiungendomi che ci saressimo poi intesi in voce prima<br />

della sua partenza. Se dunque credetti d'essermi ingannata nel mio giu<strong>di</strong>zio, e vivamente lo desiderava,<br />

conoscendo sempre più la bontà <strong>di</strong> Don Domenico, quantunque sempre più ne vedessi la semplicità.<br />

Gli lasciai conoscere uno dei due soggetti <strong>di</strong> cui altra volta ebbi l'onore <strong>di</strong> parlarle, ed era<br />

consolatissima <strong>di</strong> vedere due persone a parlarsi <strong>di</strong> spogliamento <strong>di</strong> tutto, <strong>di</strong> umiltà, e cose simili e<br />

questo è ciò ch'io volli <strong>di</strong>rle quando nella mia lettera le <strong>di</strong>co, che ho delle cose consolanti da scriverle.<br />

Non trovando però nel Signor Don Domenico quell'altre qualità da me forse falsamente giu<strong>di</strong>cate<br />

necessarie per un Istituto <strong>di</strong> quel genere, in tempi <strong>di</strong> questa sorte, feci fare molta orazione perchè Id<strong>di</strong>o<br />

illuminasse il Signor Preposto, e gli facesse conoscere il <strong>di</strong> Lui volere. Ma il fatto si fù, che lo stesso<br />

avendomi favorito prima della sua partenza mi raccontò la conferenza tra loro tenuta, le indagini che<br />

parlandogli esso fece, io gli raccontai le mie dubietà, ma già esso pure stimando quanto io la <strong>di</strong> Lui<br />

pietà, non lo giu<strong>di</strong>ca neppur esso chiamato a questa nuova opera. Per non mettere però in<br />

nessun'angustia il detto religioso, supplico la <strong>di</strong> Lei carità, a farmi la grazia <strong>di</strong> presentargli i miei<br />

complimenti, <strong>di</strong> <strong>di</strong>rgli che mi sono abboccata col Signor Preposto prima che andasse a Milano, e che<br />

1 Mons. Francesco Zoppi, Prevosto <strong>di</strong> S. Stefano a Milano (Ep. I, lett. 275, n. 2, pag. 407).

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