epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa
epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa
PRESENTAZIONE BRESCIA Il 4 settembre 1819 la Canossa riceveva dal Signor Carlo Manziana di Brescia una lettera con cui egli chiedeva il «quadro » dell’Istituto, poiché la signora Emilia Panzerini offriva la propria casa, e i mezzi per restaurarla, a favore di un Istituto religioso che si occupasse dell’elemento femminile più povero. Ne era già stata fatta richiesta al Sovrano, il quale aveva dichiarato che l’avrebbe concesso, purchè l’Istituto fosse già approvato dal Governo. Il solo che, allora, non fosse di clausura e che aveva l’approvazione governativa era quello della Canossa. Di qui l’inizio di quel dossier, che chiarisce momenti oscuri di una storia molto complessa, ma anche incompleta, che appare, tra l’altro, in G. Losio, Glorie bresciane, Brescia. Tip. Apollonio. 1887; in Brixia sacra, Memorie storiche della diocesi di Brescia,aprile-giugno 1966; in Storia di Brescia Vol. IV. Morcelliana. Brescia, 1964; P. Guerrini, Le Dorotee di Brescia nel carteggio dei loro fondatori Don Luca e Don Marco Celio Passi, Brescia, Tip. Pavoniana, 1942, pag. 23, n. 43 (Monografie di storia bresciana, XXIII). Storia complessa si è detto che comincia nel sec. XVI, quando esistevano due Istituti «denominati il primo le Zitelle, il secondo del Soccorso, che si occupavano l’uno delle giovanette in pericolo di perdere l’onore, l’altro delle già cadute Nel 1800, il primo era stato cambiato in «ricovero», ed educazione dii figlie di famiglie civili ed oneste, ma di scadute fortune » e il secondo, era stato soppresso. Allora alcune fanciulle delle più sventurate erano state accolte in casa di una donna poverissima, ma piena di altruismo, Angela Lumini. che era stata confortata nella sua opera dalla Contessa Ippolita Martinengo. Aumentato il numero delle ospiti, i l prevosto Faustino Rossini, una delle figure !uminose di Brescia (Cf. nota, lctt. 798) ne aveva voluto fare un Istituto chiamato di S. Spirito, con un organico ben stabilito, a protezione e ricupero delle fanciulle pcricolanti. A lui contemporanee, e nella stessa città di Brescia, altre anime generose avvertivano la gravità del problema dei fanciulli e delle fanciulle, emarginati per la loro povertà e per la loro ignoranza. Tra queste la Nobile Erninia Panierini, nata nel 1751 a Cedegolo da Lodovico e dalla Contessa Maria Bettoni. Erminia, la decima della numerosa famiglia, a 21 anni, alla morte della madre, rimasta praticamente sola in casa, era entrata nell’opera delle «Sorelle Franzoni », creata in Brescia da Giacinta Franzoni e da due sue collaboratrici, chiamate anche «Figlie della Beata Maria Vergine». L’istituzione però era allora ridotta ai minimi termini, per cui Erminia, divenutane a conquanta sei anni la superiora, si era resa conto che nonostante l’ottima situazione finanziaria non era posssibile rnantenere in vita un’ opera praticamente inconsistene. Si era allora affidata al Vice Parroco dellaParrocchia di S. Afra, Don Fatistino Pinzoni che si interessava molto di scuole e di insegnamento e che , nel 1814, aveva avuto in dono una forte sornma per aprire una scuola di carità per fanciulle povere della parrocchia. Il Pinzoni avvertito il forte interesse di carità della Panzerini, aveva ritenuto opportuno afffidare a lei il capitale, perché, secondo l’ideale di entrambi, si ottenesse dall’ Imperatore l’erezione di un Istituto senza clausura, che avesse come scopo l’educazione delle fanciulle povere e la preparazione di abili maestre non solo per la città, ma anche per paesi meno progrediti.. A questo punto gli autori delle Opere elencate più sopra sembrano ignorare l’esistenza del carteggio tra la Panierini, il Manziana e la Canossa. I primi avrebbero voluto convincere quest’ultima ad una rapida fondazione di Figlie della Carità in Brescia. Era poi intervenuta la scelta del Vescovo Nava, che aveva preferito e infine proposto, le Dimesse o le Orsoline, facendo rinascere l’istituzione di S..Angela Merici sotto i due aspetti: le Orsoline di S. Angela, che avrebbero mantenuto la clausura e le Figlie di S. Angela o Dimesse che sarebbero vissute nel secolo. Ne sarà collaboratrice in parte e con alterne vicende, la Panzeri stessa, che morirà a Brescia, nel 1842, a 91 anni. Il 10 gennaio 1831, una lettera sofferta, ed insieme esplosiva, del Manziana, altra figura bresciana luminosissima. (Cf. App. A 116) riallaccia il carteggio con la Canossa. « E’ morto il troppo caro Pastore, il Padre dei Vescovi , il gran cedro del Libano, che metteva odore di soavità per tutta quanta lìItalia (Cf. in. A.C.R. la lettera del Manziana del 10(1).1831, è morto il Vescovo Nava, ma… « in Brescia non vi è più ne dimesse, ne Francescane, ne Orsoline » (idem, c.s.) quindi si dovrebbero sostituire con l’Istituto delle Figlie della Carità. La corrispondenza riprende così serrata e sempre più convinta. Chi mette ostacoli èla Canosa perché, per le varie fondazioni, non ha più disponibilità finanziarie, tanto più che la casa della Panierini ha ormai nuove destinatarie. Ma per il Manziana che sembra l’espressione viva della Provvidenza, non ci sono ostacoli; nel settembre del 1832 ha già trovato e la sede per il nuovo Istituto e ch offre i mezzi per acquistarla; il 29 novemhre 1833, è già pronto chi sancirà il contratto di acquisto della casa, chi dispone il danaro per la cappellania e chi quello per il mantenimento delle Religiose, senza limite di tempo, fino a quando cioè l’istituto potrà prendersene il carico.
La gioia del Manziana nell’annunciarlo è talmente intensa, che i suoi scritti acquistano il timbro caldo di un Salmo di esultanza. A riscontro le lettere della Canossa sono sempre una doccia fredda, perché si avverte in lei il timore che i fo ndi non siano sufficienti e che la fondazione pesi troppo sugli offerenti. Vince la certezza del Manziana, che si sente sicuro contro tutti gli ostacoli e fissa la data di fondazione: prirnavera del 1835. Ignorava – lo possiamo dire ora noi che conosciamo la soluzione del dramma – che la morte della vera protagonista avrebbe ritardato ancora la realizzazione del lungo sogno. AL SIGNORE CARLO MANZIANA 786(Bergamo#1819.09.**) La Canossa, che è in viaggio tra Bergamo e Milano, non può mandare subito il Piano richiesto, anche se ha un forte interesse per Brescia. Lo farà quanto prima. V:G: e M: Illustrissimo Signor Carlo 1 Mi fù impossibile nello scorso ordinario 2 riscontrare il pregiatissimo di Lei foglio in data 4 settembre perchè affollata di occupazioni anche per essere il momento di fare una gitta a Bergamo per affari dell'Istituto. Benché possibile non mi sia rispondere aggiungendo alla lettera il richiestomi quadro dell'Istituto come bramerei neppur oggi trovandomi in viaggio trà Bergamo e Milano non voglio però trascurare un momento libero che mi resta per assicurarla stimatissimo Signor Carlo della mia più vera stima e del sincero mio interessamento per servire il veneratissimo di Lei Prelato 3 , la Cara Signora Erminia 4 ed i comandi del (NB La minuta a questo punto rimane interrotta. In quarta pagina, appena arrivata da Bergamo, la Canossa fa stendere un'altra parte di minuta che ripete gli stessi concetti della prima, ma che rimane essa pure incompleta.) Appena giunta da Bergamo ove gli affari dell'Istituto per brevi momenti mi chiamarono, riscontro sul punto il pregiatissimo di Lei foglio in data 4 corrente. Non già per avere il contento di servire sul punto il veneratissimo loro Prelato e lo stimatissimo Signor Preposto per i quali ripiena sono di rispetto e di venerazione, la degna di Lei persona e la buona Signora Erminia ma per protestare loro il mio più vivo interessamento per Brescia e quanto prima diffusamente mi darò il piacere d'informarla d'ogni 1 CARLO MANZIANA (Ghedi 1770 - Brescia 1842). Da giovane venne a Brescia per iniziare su vasta scala il commercio estero delle sete bresciane e, della larga fortuna che procurò alla sua famiglia, fece gran parte ad ogni iniziativa di bene civile e religioso. Tra l'altro chiamò a Brescia le Figlie della Carità della Canossa e aiutò il nascente Istituto delle Ancelle della Carità della Beata Crocifissa Di Rosa. L'epigrafe del cenotafio, che sorge nel cerchio dei Grandi bresciani nel cimitero Vantiniano, lo definisce « nettissimo commerciante » mentre le altre iscrizioni dei vari specchi danno la misura dei gravi dolori, che egli seppe inserire nella divina economia. Lo precedettero nella tomba nel 1824 la sorella Lucia, nel 1832 la moglie Elisabetta, in altri anni due sorelle e due bimbi appena nati, nel 1839 due fratelli, uno dei quali, Giuseppe, giovane seminarista. L'attuale Vescovo di Crema, Mons. Carlo Manziana, dichiara che il suo trisavolo aveva una filanda a Brescia, una a S. Eufemia della Fonte, sobborgo di Brescia, un negozio di seta in contrada della Mercanzia, ora Via Goffredo Mameli, e una Messaggeria per rapporti commerciali con l'estero. Era pure entusiasta aderente alla rosminiana «Società degli amici », come asserisce G. Garioni Bertolotti di Brescia, che scrisse sul Rosmini. 2 Servizio postale. 3 Mons. GABRIO MARIA NAVA, nato a Barzanò nel 1758, dottore in teologia, prevosto di S. Stefano in Milano, poi di S. Ambrogio. Nel 1807 fu consacrato, a Milano, vescovo di Brescia e morì nel 1831. 4 ERMINIA PANZERINI: Cf. c.s. nell'introduzione all'AFFARE.
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PRESENTAZIONE<br />
BRESCIA<br />
Il 4 settembre 1819 la <strong>Canossa</strong> riceveva dal Signor Carlo Manziana <strong>di</strong> Brescia una lettera con cui egli chiedeva il<br />
«quadro » dell’Istituto, poiché la signora Emilia Panzerini offriva la propria casa, e i mezzi per restaurarla, a favore <strong>di</strong> un<br />
Istituto religioso che si occupasse dell’elemento femminile più povero. Ne era già stata fatta richiesta al Sovrano, il quale<br />
aveva <strong>di</strong>chiarato che l’avrebbe concesso, purchè l’Istituto fosse già approvato dal Governo.<br />
Il solo che, allora, non fosse <strong>di</strong> clausura e che aveva l’approvazione governativa era quello della <strong>Canossa</strong>. Di qui<br />
l’inizio <strong>di</strong> quel dossier, che chiarisce momenti oscuri <strong>di</strong> una storia molto complessa, ma anche incompleta, che appare, tra<br />
l’altro, in G. Losio, Glorie bresciane, Brescia. Tip. Apollonio. 1887; in Brixia sacra, Memorie storiche della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />
Brescia,aprile-giugno 1966; in Storia <strong>di</strong> Brescia Vol. IV. Morcelliana. Brescia, 1964; P. Guerrini, Le Dorotee <strong>di</strong> Brescia nel<br />
carteggio dei loro fondatori Don Luca e Don Marco Celio Passi, Brescia, Tip. Pavoniana, 1942, pag. 23, n. 43 (Monografie<br />
<strong>di</strong> storia bresciana, XXIII).<br />
Storia complessa si è detto che comincia nel sec. XVI, quando esistevano due Istituti «denominati il primo le<br />
Zitelle, il secondo del Soccorso, che si occupavano l’uno delle giovanette in pericolo <strong>di</strong> perdere l’onore, l’altro delle già<br />
cadute<br />
Nel 1800, il primo era stato cambiato in «ricovero», ed educazione d<strong>ii</strong> figlie <strong>di</strong> famiglie civili ed oneste, ma <strong>di</strong><br />
scadute fortune » e il secondo, era stato soppresso. Allora alcune fanciulle delle più sventurate erano state accolte in casa <strong>di</strong><br />
una donna poverissima, ma piena <strong>di</strong> altruismo, Angela Lumini. che era stata confortata nella sua opera dalla Contessa<br />
Ippolita Martinengo.<br />
Aumentato il numero delle ospiti, i l prevosto Faustino Rossini, una delle figure !uminose <strong>di</strong> Brescia (Cf. nota,<br />
lctt. 798) ne aveva voluto fare un Istituto chiamato <strong>di</strong> S. Spirito, con un organico ben stabilito, a protezione e ricupero delle<br />
fanciulle pcricolanti.<br />
A lui contemporanee, e nella stessa città <strong>di</strong> Brescia, altre anime generose avvertivano la gravità del problema dei fanciulli e<br />
delle fanciulle, emarginati per la loro povertà e per la loro ignoranza. Tra queste la Nobile Erninia Panierini, nata nel 1751 a<br />
Cedegolo da Lodovico e dalla Contessa Maria Bettoni. Erminia, la decima della numerosa famiglia, a 21 anni, alla morte<br />
della madre, rimasta praticamente sola in casa, era entrata nell’opera delle «Sorelle Franzoni », creata in Brescia da<br />
Giacinta Franzoni e da due sue collaboratrici, chiamate anche «Figlie della Beata Maria Vergine». L’istituzione però era<br />
allora ridotta ai minimi termini, per cui Erminia, <strong>di</strong>venutane a conquanta sei anni la superiora, si era resa conto che<br />
nonostante l’ottima situazione finanziaria non era posssibile rnantenere in vita un’ opera praticamente inconsistene. Si era<br />
allora affidata al Vice Parroco dellaParrocchia <strong>di</strong> S. Afra, Don Fatistino Pinzoni che si interessava molto <strong>di</strong> scuole e <strong>di</strong><br />
insegnamento e che , nel 1814, aveva avuto in dono una forte sornma per aprire una scuola <strong>di</strong> carità per fanciulle povere<br />
della parrocchia. Il Pinzoni avvertito il forte interesse <strong>di</strong> carità della Panzerini, aveva ritenuto opportuno afffidare a lei il<br />
capitale, perché, secondo l’ideale <strong>di</strong> entrambi, si ottenesse dall’ Imperatore l’erezione <strong>di</strong> un Istituto senza clausura, che<br />
avesse come scopo l’educazione delle fanciulle povere e la preparazione <strong>di</strong> abili maestre non solo per la città, ma anche per<br />
paesi meno progre<strong>di</strong>ti..<br />
A questo punto gli autori delle Opere elencate più sopra sembrano ignorare l’esistenza del carteggio tra la<br />
Panierini, il Manziana e la <strong>Canossa</strong>. I primi avrebbero voluto convincere quest’ultima ad una rapida fondazione <strong>di</strong> Figlie<br />
della Carità in Brescia. Era poi intervenuta la scelta del Vescovo Nava, che aveva preferito e infine proposto, le Dimesse o<br />
le Orsoline, facendo rinascere l’istituzione <strong>di</strong> S..Angela Merici sotto i due aspetti: le Orsoline <strong>di</strong> S. Angela, che avrebbero<br />
mantenuto la clausura e le Figlie <strong>di</strong> S. Angela o Dimesse che sarebbero vissute nel secolo. Ne sarà collaboratrice in parte e<br />
con alterne vicende, la Panzeri stessa, che morirà a Brescia, nel 1842, a 91 anni.<br />
Il 10 gennaio 1831, una lettera sofferta, ed insieme esplosiva, del Manziana, altra figura bresciana luminosissima.<br />
(Cf. App. A 116) riallaccia il carteggio con la <strong>Canossa</strong>. « E’ morto il troppo caro Pastore, il Padre dei Vescovi , il gran<br />
cedro del Libano, che metteva odore <strong>di</strong> soavità per tutta quanta lìItalia (Cf. in. A.C.R. la lettera del Manziana del<br />
10(1).1831, è morto il Vescovo Nava, ma… « in Brescia non vi è più ne <strong>di</strong>messe, ne Francescane, ne Orsoline » (idem, c.s.)<br />
quin<strong>di</strong> si dovrebbero sostituire con l’Istituto delle Figlie della Carità.<br />
La corrispondenza riprende così serrata e sempre più convinta.<br />
Chi mette ostacoli èla Canosa perché, per le varie fondazioni, non ha più <strong>di</strong>sponibilità finanziarie, tanto più che la<br />
casa della Panierini ha ormai nuove destinatarie.<br />
Ma per il Manziana che sembra l’espressione viva della Provvidenza, non ci sono ostacoli; nel settembre del 1832<br />
ha già trovato e la sede per il nuovo Istituto e ch offre i mezzi per acquistarla; il 29 novemhre 1833, è già pronto chi sancirà<br />
il contratto <strong>di</strong> acquisto della casa, chi <strong>di</strong>spone il danaro per la cappellania e chi quello per il mantenimento delle Religiose,<br />
senza limite <strong>di</strong> tempo, fino a quando cioè l’istituto potrà prendersene il carico.