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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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[ Verona, febbraio 1832]<br />

A MONS. TRAVERSI<br />

761(Verona#1832.02.**)<br />

La salute precaria della <strong>Canossa</strong> le ha fatto ritardare l‟annuncio felicissimo dell‟inizio della nuova attività.<br />

Don Antonio Provolo, con sua madre e due suoi collaboratori sono finalmente entrati ad abitare le casette.<br />

Ragazzi e sordomuti frequentano numerosi. Si tratta ora <strong>di</strong> completare l‟affare della chiesetta. L‟incontro<br />

alla Intendenza <strong>di</strong> Finanza è avvenuto, ma il contratto notarile conclusivo si fa molto aspettare.<br />

V:G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Sono otto giorni ormai che cominciai questa lettera senza poter avere la consolazione <strong>di</strong><br />

terminarla. Torno a provare se mi riesce questa volta a compirla.<br />

Questa volta che più dolce del solito mi riesce il procurarmi l’onore <strong>di</strong> scrivere alla<br />

S.V.Ill.ma e Rev.ma non posso mai giungere a fare questa lettera. Piace alla bontà del Signore<br />

visitarmi quest’anno frequentemente nella salute e adesso pure ch’io scrivo lo faccio con un po’ <strong>di</strong><br />

febbre la quale da <strong>di</strong>eci, o do<strong>di</strong>ci giorni mi fa buona compagnia unitamente alla mia tosse. L’una e<br />

l’altra però sono minorate assai e penso che tra pochi giorni si consumeranno. Volle oltre già il<br />

bisogno che ho <strong>di</strong> fare un po <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio, temprare il Signore la vivissima consolazione che provai<br />

per vedere finalmente messo il primo seme <strong>di</strong> quell’opera <strong>di</strong> carità da me tanto desiderata e della<br />

quale Ella ha tanta parte. Il Signore <strong>di</strong> tutto sia benedetto.<br />

Le <strong>di</strong>rò dunque che per quanto possa dubitare d’importunarla non so starmene in<br />

quest’incontro colla S.V.II.ma e Rev.ma in silenzio che sembrerebbemi mancare a quella rispettosa<br />

gratitu<strong>di</strong>ne ch’io le professo se non la metterei al fatto dei piccolissimi nostri progressi.<br />

Sappia dunque che nella novena della festività della Purificazione primo dolore <strong>di</strong> Maria<br />

Santissima il Signor Don Antonio 1 , che mi commise presentarle tanti ossequi, andò finalmente ad<br />

abitare nella casetta, ed il mercoledì, vigilia della stessa festività andarono ad abitare con lui un <strong>di</strong><br />

lui amico sacerdote 2 , ed un giovane secolare 3 . Mi pare doverle <strong>di</strong>re che non mi <strong>di</strong>a una pienissima<br />

retta perche come sa una cosa che si desideri efficacemente colla consolazione <strong>di</strong> vederla eseguita,<br />

si può illudersi e vedere più bello <strong>di</strong> quella che è ma non posso tacerle il mio contento nel sentire<br />

l’impegno <strong>di</strong> queste caritatevoli persone per i cari miei poveri il loro stu<strong>di</strong>o per essere loro utili e la<br />

loro allegrezza, ed unione perfetta. Parlo per relazioni come si può figurare avendo passato e<br />

passando tutto questo tempo tra la camera ed il letto. I sor<strong>di</strong> mutti hanno già imparato la strada <strong>di</strong><br />

andare a trovare il loro maestro e la sera hanno principiato una piccola scuola per i nostri ragazzi<br />

poveri delle botteghe ma questa conviene che la misurino colla ristrettissima località. Potei cercare<br />

come feci <strong>di</strong> renderla salubre, e decente ma grande non poteva <strong>di</strong> modo che tutto il gran palazzo è<br />

occupato dal Signor Don Antonio il quale al momento, ha seco anche la sua mamma e dei suoi<br />

compagni, quattro appunto essendo le camerine da dormire, e tre compresa la cucina, i luoghi<br />

terreni.<br />

Raccomando questa piccola pianta alla carità delle sante sue orazioni onde il Signore voglia<br />

renderla fruttuosa colla sua bene<strong>di</strong>zione. Per la località sulla fine <strong>di</strong> questo mese potremo<br />

guadagnare una camerina se sarà vero che mi resti libera la terza casetta nella quale andrà ad abitare<br />

la mamma del Signor Don Antonio, ma un buco ai poveri più esteso non si potrà fare sino alla<br />

consumazione dell’affare della chiesa * <strong>di</strong> Santa Maria del Pianto del qual affare dopo avere<br />

segnato quì alla Finanza l’appuntamento non ne seppi mai più la cosa la più minima. Se mai la<br />

1 Don Antonio Provolo, fondatore dell’Istituto dei Sordomuti (Ep. II/2, lett. 730, n. 1, pag. 822)<br />

2 Don Corsara, aiutante <strong>di</strong> Don Antonio Provolo (Cf. lett. 730).<br />

3 Giovanni Battista Vallalta (Cf. lett. 740).

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