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epistolario ii / 2 - S.Maddalena di Canossa

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LETTERE DI<br />

MADDALENA DI CANOSSA<br />

VOLUME SECONDO<br />

LETTERE UFFICIALI<br />

SECONDA PARTE<br />

EP. II / 2


PRESENTAZIONE<br />

FIGLI DELLA CARITA’<br />

1800: dovrebbe essere la data d’ideazione del nuovo progetto dei Figli della Carità. Lo scrive la<br />

<strong>Canossa</strong> a Don Antonio Rosmini il 3 ottobre 1821, quando aveva già realizzato quattro fondazioni <strong>di</strong><br />

Figlie della Carità, che riflettevano le <strong>di</strong>rettive dell’opera <strong>di</strong> S. Vincenzo de’ Paoli. Anche le sue<br />

seguaci erano, certo con caratteristiche della terra italiana e <strong>di</strong> epoca <strong>di</strong>versa, ma, come loro, senza<br />

vincoli <strong>di</strong> clausura. Anche per loro, il contatto con Dio assumeva <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong>verse da quelle<br />

tra<strong>di</strong>zionali: non dovevano essere « l’anima sola con Dio solo », ma quel senso <strong>di</strong> universalità, che è la<br />

<strong>di</strong>mensione terrena del Dio senza <strong>di</strong>mensioni, si doveva riflettere nel loro operato. Per questo<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> non si adattava ad orizzonti circoscritti. Nelle Case, che aveva fondato, le bimbe<br />

e le ragazze più povere acquistavano certezze nuove per la loro vita, ma c’erano, nel campo maschile,<br />

creature altrettanto bisognose della stessa promozione umana. C’erano già tanti sacerdoti che se ne<br />

occupavano, ma per <strong>Maddalena</strong> una Congregazione maschile, con gli stessi ideali e con la stessa<br />

programmazione delle Figlie della Carità, poteva abbracciare un campo più vasto. La voleva <strong>di</strong><br />

sacerdoti perché la loro missione pastorale fosse facilitata e sostenuta da quella culturale, ma, lungo le<br />

varie attese, si era accorta che, quello che le avrebbe detto, in quel 1821, Don Rosmini, e, con forma<br />

meno accomodante, pressapoco nel 1825, poiché la lettera non porta data, Padre Cesare Bresciani, era<br />

forse più realizzabile. Il Padre Camilliano le aveva infatti scritto: « I suoi riflessi sul pio <strong>di</strong>segno del<br />

sacerdote mi sembrano ben fondati e giusti. Quantunque io mi senta sempre risuonar nell’orecchio fate<br />

buoni Parrochi, buoni Curati, buoni Preti, trovo che questi si potranno avere, ma non per la via d’un<br />

Istituto particolare » (Cfr. A.C.R.).<br />

Nel 1821 però il suo Piano contemplava ancora una Istituzione composta <strong>di</strong> sacerdoti, con<br />

l’aiuto <strong>di</strong> qualche laico, e ne aveva mandato una copia al fratello <strong>di</strong> Margherita Rosmini, la quale, da un<br />

anno, si era legata a lei da un’amicizia che l’avrebbe portata a decidere della stessa sua vita.<br />

Il sacerdote roveretano, che già da molto tempo... aveva messo in pratica il — principio della<br />

passività — (Cf. Diario della carità, in Massime <strong>di</strong> perfezione cristian, Centro internazionale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong><br />

rosminiani . Stresa 1976, pag. 23), e lasciava che esso lo guidasse, aveva subito avvertito, nonostante<br />

l’ammirazione per la gentildonna veronese, una certa <strong>di</strong>ssonanza, che, fattasi più evidente qualche anno<br />

dopo, lo porterà a seguire, nella sua fondazione, <strong>di</strong>rettive <strong>di</strong>verse.<br />

Eppure la <strong>Canossa</strong> aveva continuato ad accarezzare la convinzione che il Rosmini sarebbe stato<br />

il suo « alter ego » nel campo maschile e la corrispondenza <strong>di</strong>mostra che riteneva necessario tenerlo<br />

informato delle alternative <strong>di</strong> quell’opera che, nonostante le evidenti <strong>di</strong>fficoltà, ella cercava <strong>di</strong> attuare.<br />

Un primo tentativo pareva dovesse approdare a qualche risultato a Milano, dove si erano<br />

radunati cinque laici che, nel promemoria, che la <strong>Canossa</strong> scriverà per Monsignor Zoppi in partenza per<br />

Roma, il 7 maggio 1823, appaiono coi loro nomi: Lorenzo Piarada, il compagno Carlo, Giuseppe<br />

Carsana, Pietro Falcini, Francesco Bonetti.<br />

Quest’ultimo, orefice <strong>di</strong> Milano, rimarrà nella Congregazione — se così si può chiamare — fino<br />

a che seguirà il Rosmini nel suo Istituto (Cf. Massime <strong>di</strong> perfezione cristiana, pag. 264, n. 3). Degli<br />

altri, Giuseppe Carsana (e non Calzana come scriveva la <strong>Canossa</strong>), nel 1833 passerà a Venezia, dove<br />

manterrà accesa una fiammella che continuerà anche dopo lui e solo cent’anni dopo, acquisterà nuovo<br />

vigore. I suoi compagni, o si faranno sacerdoti o andranno a far parte <strong>di</strong> altri Istituti. Ma l’esodo<br />

avverrà a varie riprese, anche perché, come era stato agli inizi dell’opera femminile a Verona, dove le


prime maestre continuavano ad alternarsi, a Milano, nel 1825, se non è errata l’interpretazione perché<br />

mancano Fonti sicure, c’erano Pietro Carsana, Francesco Bonetti e Pedrino Porta. Quest’ultimo aveva<br />

acquistato una casetta attualmente non in<strong>di</strong>viduabile, per dar inizio stabile all’opera tanto incerta. Poi<br />

l’<strong>epistolario</strong> della <strong>Canossa</strong> non dà altre in<strong>di</strong>cazioni, per cui ci si ritrova a Venezia, dove il sacerdote<br />

Francesco Luzzo, che con<strong>di</strong>videva le ansie evangeliche della <strong>Canossa</strong>, aveva accettato <strong>di</strong> dar inizio<br />

all’oratorio per i ragazzi, animato e sostenuto anche da Mons. Traversi che, come era Superiore<br />

spirituale delle Figlie della Carità, tutelava, con trasporto paterno, anche l’opera maschile. Il Luzzo, che<br />

aveva qualche aiuto <strong>di</strong> laici, nel 1830, era entrato in una casetta procuratagli dalla <strong>Canossa</strong> vicino a<br />

Santa Lucia (Ep. I, pag. 677) e l’attività per i ragazzi del popolo incominciava a far sorgere gran<strong>di</strong><br />

speranze. Nel 1833 erano arrivati poi i due bergamaschi, il citato Giuseppe Carsana e Benedetto<br />

Belloni.<br />

Quei due, attivissimi e veramente chiamati alla donazione <strong>di</strong> sè ai poveri ragazzi del sestriere,<br />

avevano, non molto dopo il loro arrivo, avvertito forti <strong>di</strong>ssonanze col carattere, piuttosto teso, <strong>di</strong> Don<br />

Luzzo, ma avevano pazientato, finchè, nel 1834, si erano decisi a separarsi da lui. Si fermeranno, <strong>di</strong>etro<br />

insistenza d Mons. Traversi, ad attendere la venuta a Venezia della <strong>Canossa</strong>, la quale nel frattempo,<br />

stava cercando un altro sacerdote per sostituire Don Luzzo, già in contatto con i Carmelitani <strong>di</strong> Treviso,<br />

perché lo accogliessero nel loro convento.<br />

Poi gli eventi precipitarono. La morte colse la <strong>Canossa</strong> il 10 aprile 1835 e Mons. Traversi fu<br />

chiamato definitivamente a Roma col titolo <strong>di</strong> Arcivescovo Patriarca <strong>di</strong> Costantinopoli. Don Luzzo,<br />

oppresso anche da questi vuoti, affrettò la sua partenza e i due bergamaschi rimasero, scrivendo pagine,<br />

che i Figli della Carità, che poi consolidarono la Congregazione voluta dalla <strong>Canossa</strong>, non poterono<br />

ignorare mai.<br />

Ma c’era anche a Verona, fin dal 1831, una speranza, che appariva certezza, <strong>di</strong> dar vita ad un<br />

centro <strong>di</strong> Figli della Carità. La lettera della <strong>Canossa</strong> del 15 febbraio a Don Antonio Provolo non tratta<br />

della Congregazione maschile, ma lumeggia la sua fiducia nel sacerdote veronese, che manifesta una<br />

propensione spiccata per i ragazzi poveri ed emarginati.<br />

La sede ci sarebbe stata, ma bisognava acquistarla e la <strong>Canossa</strong> mise in moto tutte le sue amicizie, a<br />

Milano il Conte Mellerio e il suo segretario Abate Polidori, a Venezia il Cavaliere Giustiniani e Mons.<br />

Traversi e, tra Vienna e Lombardo Veneto, il primo e l’ultimo a cui si doveva arrivare, lo stesso Viceré.<br />

Ma la rete dei collaboratori era molto più vasta, per cui in un anno, tra il 1831 e il 1832, la nuova<br />

attività per il ceto maschile poteva avere tranquillo inizio. La sede era la chiesetta <strong>di</strong> Santa Maria del<br />

Pianto, come oratorio, le tre casette annesse come abitazione del Provolo, <strong>di</strong> sua madre, <strong>di</strong> un suo<br />

compagno sacerdote, <strong>di</strong> un laico e, in mattinata, come classi per i sordomuti, e a sera dei ragazzi, che,<br />

dovendo lavorare <strong>di</strong> giorno, non potevano frequentare le scuole pubbliche, L’iter <strong>di</strong> acquisto però non<br />

era stato così facile. L’orto era stato comperato; per le casette era stato fatto un «livello perpetuo » col<br />

Nobile Albertini, ma per la chiesetta, che stava per essere messa all’asta dal Demanio, c’era voluto,<br />

come già si <strong>di</strong>sse, l’intervento <strong>di</strong> molti interme<strong>di</strong>ari, molte attese, moltissime ansie, anche molti timori,<br />

ma la <strong>Canossa</strong>, aiutata dalla inesauribile fiducia nella « sua Madonna », aveva scritto, riscritto,<br />

sollecitato e c’era riuscita, con una stima affrontabile per la sua borsa. Il piano organizzativo, a cui si<br />

sarebbe orientato il Provolo, era quello che già nel 1821 la fondatrice aveva presentato a Don Rosmini,<br />

con qualche ritocco che <strong>Canossa</strong> e Don Antonio avevano apposto <strong>di</strong> comune accordo. Il sacerdote<br />

veronese aveva poi conosciuto Don Luzzo quando era andato a Venezia per tenervi la pre<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />

un corso <strong>di</strong> Esercizi spirituali, ne aveva ammirato l’attività e ne chiedeva spesso notizie.<br />

Pareva ormai che non si dovesse temere altro intralcio al maturarsi e rafforzarsi <strong>di</strong> quell’opera<br />

che la Marchesa giu<strong>di</strong>cava preziosissima e per la quale non aveva dubitato <strong>di</strong> spendere danaro e fatiche.<br />

Invece nel 1833, due lettere <strong>di</strong> Mons. Traversi la prima del 31 agosto, la seconda del 10 <strong>di</strong>cembre,<br />

senza che nell’A.C.R. ci siano altre documentazioni sintomatiche, chiariscono la rottura già avvenuta<br />

tra la <strong>Canossa</strong> e Don Provolo. Monsignore stabilisce, senza mezzi termini, la procedura per la cessione<br />

al sacerdote della chiesa e delle due casette, con esclusione dell’ orto, che deve rimanere delle Figlie


della Carità, ma ancor più esplicita è la sua frase: « Ritenendo che l‟istituzione <strong>di</strong> cotesti zelantissimi<br />

sacerdoti sia cosa totalmente staccata dall‟Istituto delle Figlie delta Carità, ed essenzialmente <strong>di</strong>versa<br />

da quella, sulla <strong>di</strong> cui base furono fondate le pratiche intavolatesi presso la Santa Sede, e le<br />

concessioni dalla stessa ottenute, crederei <strong>di</strong> operare contro coscienza, se <strong>di</strong>visassi <strong>di</strong>versamente da<br />

quanto le ho esposto ».<br />

Nella seconda lettera altro periodo incandescente: « Se Don Provolo adotta pienamente e<br />

semplicemente la Regola dei Figli della Carità qual fu presentata al Car<strong>di</strong>nal Odescalchi, potrà venire<br />

a qualche trattativa con lei, salva sempre la proprietà dell‟orto alle Figlie della Carità, del quale<br />

secondo il mio parere, non può farsi alcuna cessione o <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> sorta senza il permesso della<br />

Santa Sede ».<br />

Quest’ultima frase sembrerebbe sollecitata da una lettera che la <strong>Canossa</strong> avrebbe dovuto<br />

scrivere prima <strong>di</strong> quella data, ma che non è stata reperita. Rimane invece un’altra sua, scritta ancora a<br />

Mons. Traversi il 27 <strong>di</strong>cembre 1833. In essa, tra molte altre notizie, <strong>di</strong>chiara: « Per terminare gli affari,<br />

le soggiungo che si concluse con Don Provolo <strong>di</strong> restare ambidue in libertà, ma però tutto rimane in<br />

pace. Gli cederò la chiesa quanto prima, che per le casette mi parve ch‟essa volesse <strong>di</strong>rmi che posso,<br />

ma non mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> farlo » .<br />

Don Antonio era ormai tutto preso da una sola <strong>di</strong>rezione: l’educazione dei sordomuti, per cui il<br />

Piano <strong>Canossa</strong> perdeva il suo stimolo e la sua ragione d’essere. Mons. Traversi, in un altro suo scritto<br />

del 3 gennaio 1834, con un tono evidentemente più raddolcito, dà il suo ultimo assenso: «… ceda pure<br />

oltre la chiesa anche le casette, ben inteso che siano esattamente adempiti tutti li conguagli <strong>di</strong> giustizia<br />

relativi ».<br />

L’atto conclusivo <strong>di</strong> questa vertenza rimane nell’ A.C.R. solo sotto forma <strong>di</strong> minuta ed è la<br />

procura che la <strong>Canossa</strong> fa a suo fratello Marchese Bonifacio per la cessione degli stabili a Don Provolo.<br />

Vi manca la data, ma evidentemente è del gennaio del 1834.<br />

Sembrerebbe così chiusa definitivamente la pagina dei Figli del la Carità, invece a Venezia<br />

rimaneva quella tenuissima fiammella, che come già <strong>di</strong>mostrammo, avrebbe acceso poi, dopo anni e<br />

anni <strong>di</strong> attività eroica, condotta da Giuseppe Carsana, Benedetto Belloni e da pochi altri che li<br />

seguirono, una fiamma vivissima e, attualmente, tanto ricca <strong>di</strong> calore.<br />

Il dossier dell’acquisto <strong>di</strong> Santa Maria del Pianto, e annessi, non è fuso insieme al complesso<br />

dramma del sorgere dei Figli della Carità, ma vi è necessariamente agganciato, perché vi si inserisce<br />

naturalmente e, cronologicamente, quasi lo completa, anche se le tematiche <strong>di</strong>verse dei due fondatori<br />

non potranno che far prendere a ciascuno strade <strong>di</strong>verse.


AD ANTONIO ROSMINI<br />

696(Bergamo#1831.**.**)<br />

Questo “Ristretto del Piano dei Figli della Carità” ivi riportato è forse databile 1831 e deve essere stato scritto<br />

dal Provolo (basti pensare all‟esplicito accenno ai sordomuti) sia pure <strong>di</strong>etro in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong>.<br />

“L‟Istitutore (cioè il Provolo) – scrive egli stesso nella sua Cronaca Mariana nel 1842 – comunicò ogni cosa<br />

alla Marchesa, scrisse il Piano, lo volle veduto al Vicario <strong>di</strong> S. Lorenzo [d. Giov. Batt. Frisoni], ed anche ad un<br />

celebre Sacerdote dotato da Dio singolarmente del dono del Consiglio, fondatore d‟una Congregazione <strong>di</strong><br />

sacerdoti alle Stimmate, nominato d. Gaspare Bertoni, a cui sempre ricorse l‟Istitutore ne‟ suoi dubbi e ne fu<br />

sempre condotto per la retta via; poi lo mostrò alla Marchesa, la quale volle consegnarlo <strong>di</strong> sua propria mano<br />

al vescovo (…)”. (Dalla biografia <strong>di</strong> S. Gaspare Bretoni)<br />

RISTRETTO DEL PIANO DEI FIGLI DELLA CARITA'<br />

Questa Congregazione <strong>di</strong> sacerdoti posta sotto il patrocinio <strong>di</strong> Maria Santissima Addolorata, <strong>di</strong><br />

San Michele Arcangelo, e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, abbraccia le seguenti opere <strong>di</strong> carità:<br />

L'istruzione cristiana e la santa educazione, principalmente della gioventù, dell'uno e dell'altro sesso,<br />

coll'Oratorio, colla scuola della Dottrina Cristiana, cogli Esercizj spirituali, colla Scuola degli Artigiani<br />

elementare minore senza convitto; e finalmente colla scuola dei poveri sor<strong>di</strong>muti parimenti senza<br />

convitto; e col volger del tempo con quelle opere <strong>di</strong> carità, che il Signore mostrasse <strong>di</strong> volere da noi *.<br />

L'oratorio, la dottrina cristiana, gli esercizj spirituali si faranno in tutte quelle chiese, dove<br />

fossero chiamati dai Parochi, secondo le forze, i maggiori bisogni, e il desiderio <strong>di</strong> Monsignor<br />

Vescovo, così che i sacerdoti che compongono questa Congregazione, sono tenuti bracci dei Parochi, i<br />

quali massimamente nell'istruzione della gioventù, e nella <strong>di</strong>rezione delle loro anime avranno dei<br />

cooperatori alla santificazione del loro popolo, che faticheranno volentieri, con cuore e spirito retto, e<br />

senza aspettarsi quaggiù alcuna mercede. E perché i membri della Congregazione abbiano più tempo <strong>di</strong><br />

eseguire lo scopo del loro Istituto, e perché ancora tolgano ogni sospetto <strong>di</strong> interesse, è loro proibito <strong>di</strong><br />

andare agli Ufficj e agli Obiti, e <strong>di</strong> ricevere regalo o limosina <strong>di</strong> sorte, solo quella della Messa, che è<br />

necessaria al loro sostentamento.<br />

Questi sacerdoti vivono del proprio patrimonio e della limosina della loro Messa, senza bisogno<br />

<strong>di</strong> questuare, ma cedono l'uso e il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> quello che posseggono alla Congregazione menando una<br />

vita perfettamente comune.<br />

E perché non vi può essere or<strong>di</strong>ne senza soggezione dell'uno all'altro, si regoleranno<br />

nell'ubbi<strong>di</strong>enza del Superiore, che sarà un membro della stessa Congregazione.<br />

______________<br />

* Una <strong>di</strong> queste opere sarebbe l'assistenza degli Infermi all'Ospitale, in quelle città dove non vi fosse<br />

apposita Congregazione.<br />

- Il loro metodo <strong>di</strong> vita non ha niente <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario contentandosi <strong>di</strong> praticar quelle devozioni<br />

consuete, che i Maestri <strong>di</strong> spirito suggeriscono a chi vuol vivere da buon sacerdote.<br />

- II loro abito non ha niente <strong>di</strong> singolare, vestendo secondo prescrivono le Costituzioni Diocesane dei<br />

Vescovi. *<br />

- Dopo tre anni <strong>di</strong> noviziato faranno in forma semplice i tre consueti Voti religiosi <strong>di</strong> Povertà, Castità<br />

ed Obbe<strong>di</strong>enza, dai quali resteranno sciolti sortendo dalla Congregazione, e allora non potranno<br />

più abbandonarla, ma per giusti motivi potranno essere licenziati.


- Pel servizio e per l'assistenza della casa sono necessarj alcuni secolari. Non se ne accetteranno <strong>di</strong> più<br />

<strong>di</strong> quello che è necessario pel buon governo <strong>di</strong> essa. Anche essi dopo tre anni <strong>di</strong> noviziato faranno i<br />

tre consueti voti semplici, e dopo <strong>di</strong>eci il Voto <strong>di</strong> perseverare nella Congregazione, a simiglianza<br />

dei sacerdoti. Vivranno una vita cristiana ed esemplare, si eserciteranno in quegli ufficj domestici<br />

assegnati dal superiore, e assisteranno i sacerdoti nella custo<strong>di</strong>a e sorveglianza, e, se la loro abilità<br />

il volesse, anche nell'istruzione dei giovani (ma non delle donzelle).<br />

_____________<br />

* Si bramerebbe <strong>di</strong> più <strong>di</strong> portare un Crocefisso <strong>di</strong> ottone pendente dal collo, quando le Autorità civili<br />

non lo impe<strong>di</strong>ssero.<br />

- Negli oratori nelle dottrine e negli esercizj, vestiranno * un abito modesto *, per ora conveniente al<br />

loro stato.<br />

Nella propria casa non terranno mai unioni <strong>di</strong> donne.<br />

OSSERVAZIONI SULLE OPERE DI CARITA'<br />

CHE ESERCITANO<br />

I - Quanto all'Oratorio: l) Custo<strong>di</strong>re la gioventù tutta la festa, e per quanto è possibile, sorvegliarla e<br />

farla sorvegliare tutta la settimana. 2) Insinuare nei giovani lo spirito <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>enza e <strong>di</strong><br />

subor<strong>di</strong>nazione alle Autorità ecclesiastiche e civili, e la <strong>di</strong>ligenza ai doveri del proprio stato. 3)<br />

Dividere la gioventù in tre classi Grande Mezzana e Piccola, perché ciascheduno abbia la istruzione<br />

adattata all'età. 4) Il Paroco e il Rettore della Chiesa sarà il superiore dell'oratorio, e uno dei<br />

sacerdoti dell'Istituto ne sarà <strong>di</strong>rettore ed assistente, perchè l’oratorio si permetta regolato con questo<br />

spirito.<br />

II -Quanto alle scuole della dottrina cristiana, per questa sarà ben provveduto col procurare che sia<br />

osservato lo spirito e le Regole dell'Illustrissimo Monsignor Vescovo.<br />

III La scuola degli artigiani possibilmente sarà regolata in casa dal Regolamento delle scuole<br />

elementari minori; avendo riguardo principalmente <strong>di</strong> formarli buoni cristiani.<br />

E siccome tutte queste Opere le praticheranno gratuitamente e per carità, la Congregazione sarà<br />

nominata dei Figli della Carità .<br />

(Timbro) B E R G A M O<br />

All 'Illustrissimo e Molto Reverendo Signore<br />

Il Nobile Signor Don Antonio Rosmini de Serbati<br />

ROVERETO<br />

_______________<br />

NB. Dall'Archivio Rosminiano <strong>di</strong> Stresa.


AL SIGNOR BONETTI<br />

697(Verona#1821.09.28)<br />

Un commerciante <strong>di</strong> cappelli vorrebbe unirsi all‟opera <strong>di</strong> carità che si sta iniziando per i ragazzi, ma la<br />

<strong>Canossa</strong> non è convinta che il postulante abbia le doti richieste, per cui avverte che si usi prudenza nel prendere<br />

decisioni a suo riguardo.<br />

Stimatissimo signor Francesco<br />

Non ricordandomi se ella mi abbia detto che il degnissimo signor Abate Don Gio Batta 1<br />

sapesse la <strong>di</strong> lei gita a Bergamo per ogni maggior cautela do a lei il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> queste due righe<br />

sembran domi necessario <strong>di</strong> prevenirla d’una cosa che credo sia per seguire nell’entrante settimana<br />

onde lei e i fratelli possono regolarsi colla solita loro prudenza. Sappia certo signor Paolo che ha<br />

negozio qui in Bergamo <strong>di</strong> capeli persona <strong>di</strong> pietà e qualche modo secondo lo stato suo avendo sentito<br />

le intenzioni del degnissimo signor Canonico Giglio 2 relativamente all’opera <strong>di</strong> carità che sta ora per<br />

cominciare persuaso che il bene migliore sia che le arti siano in casa ha parlato a detto signor Canonico<br />

esibendogli qualche piccola somma perchè così facesse. Per quanto so gli fece conoscere il signor Don<br />

Pietro che non poteva per riguardo che i compagni non erano in caso <strong>di</strong> ciò fare. Lasciando a parte la<br />

massima della quale abbiamo già parlato, questo signore benchè molto pio, è però come ben vede,<br />

d’altro spirito e siccome mi pare anche destro, lei ed i fratelli stiano sommamente avvertiti e riservati<br />

nel parlare.<br />

Questa settimana dunque questo signor Paolo vuoi venire ed esibire col poco che può anche la<br />

sua persona e credo un altra persona pure del suo pensare. Già è superfluo <strong>di</strong> <strong>di</strong>rglielo attesa la <strong>di</strong> lei<br />

prudenza, ma non <strong>di</strong>ca neppure ai fratelli se può, da chi sia stata avvertita.<br />

Oggi festa del gran principe celeste San Michele, feci molto pregare perchè si compiaccia <strong>di</strong> essere<br />

protettore della loro opera <strong>di</strong> carità.<br />

Mi riservo ad altro momento a scrivere più in lungo frattanto con <strong>di</strong>stinta stima mi <strong>di</strong>co<br />

[Verona] 28 settembre 1821<br />

Stimatissimo signor Pietro 3<br />

Non sapendo il nome della parentela del signor Francesco prego la <strong>di</strong> lei bontà a volere colla possibile<br />

sollecitu<strong>di</strong>ne consegnare l’occlusa. Mi raccoman<strong>di</strong> al Signore e mi creda con <strong>di</strong>stinta stima<br />

_________________<br />

NB. Lettera composita in quanto in<strong>di</strong>rizzata, con perio<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, a due destinatari. Minuta quin<strong>di</strong> non<br />

chiara e che presenta una sola correzione autografa della <strong>Canossa</strong>. Molto sgrammaticata.<br />

1 Don Giovanni Battista Biasiuti degli Oratoriani <strong>di</strong> Venezia. (Ep. II/1, lett. 670, n. 2, pag. 651).<br />

2 Don PIETRO GIGLIO canonico onorario della Basilica <strong>di</strong> S .Ambrogio (Cf. Milano Sacro, 1817, pag. 74).<br />

3 Pierino Porta (Ep.II/1, lett. 524, n. 4, pag. 303).


AD ANTONIO ROSMINI<br />

698(Bergamo#1821.10.03)<br />

Rosmini aveva preso interesse al Piano dei Figli della Carità, ma non trovava opportuno formare una<br />

Congregazione <strong>di</strong> sacerdoti. Meglio sarebbe stato formarne una <strong>di</strong> laici, guidati, sia pure dall'esterno, da un<br />

sacerdote. La <strong>Canossa</strong> apprezza le obiezioni del roveretano e, nella sua lettera, gli rivela che il suo progetto<br />

risale a circa vent‟anni prima; pare che ora la Provvidenza aiuti ad effettuarlo. Due laici, anni ad<strong>di</strong>etro, le<br />

avevano comunicato un piano molto simile al suo, <strong>di</strong>chiarandosi <strong>di</strong>sposti a collaborare; qualche tempo dopo, ne<br />

aveva incontrati altri due, ma mentre i primi <strong>di</strong>mostravano <strong>di</strong>sposizioni eccezionali alla pratica <strong>di</strong> una vita <strong>di</strong><br />

donazione e <strong>di</strong> rinuncia, gli ultimi non davano lo stesso affidamento. Don Antonio raccoman<strong>di</strong> a Dio progetto e<br />

speranze.<br />

V G e M Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Di quanta consolazione riuscito mi sia l'onore dei <strong>di</strong> Lei caratteri non solo, ma il sentire come il<br />

Signore degnasi preparare a mio credere le strade per l'esecuzione d'una cosa, ch'io spero<br />

indubitamente abbia da riuscire a gloria grande <strong>di</strong> Dio, ed a salvezza delle anime, non mi è possibile <strong>di</strong><br />

significarglielo. Già troppo conosco la bontà <strong>di</strong> vostra Signoria Illustrissima e Molto Reverenda: ed<br />

anche mi permetta <strong>di</strong>rlo, il <strong>di</strong> Lei modo <strong>di</strong> pensare, per <strong>di</strong>ffondermi nei doverosi preliminarj, che per<br />

ogni rapporto le si converrebbero; per ciò tutto lasciando nel più rispettoso silenzio, non dubito un<br />

momento <strong>di</strong> entrare nella materia, e darmi il coraggio <strong>di</strong> sinceramente manifestarle ogni cosa, non<br />

potendole bensì nascondere la massima sorpresa, ed ammirazione insieme che mi forma, il vedere,<br />

come Dio voglia <strong>di</strong> me servirsi per dare qualche mano all'avviamento d'un'opera <strong>di</strong> questa sorte. Ben<br />

capisco ciò provenire dalla Divina Misericor<strong>di</strong>a, la quale vuol darmi per l'intercessione <strong>di</strong> Maria<br />

Santissima: un nuovo mezzo onde impegnarla a coprire la moltitu<strong>di</strong>ne dei miei peccati.<br />

Sappia dunque, che siccome quell'idea, o abbozzo che le feci tenere in iscritto, benché più<br />

confusamente, saranno ben circa vent'anni, che l'ho in vista, e nel decorso <strong>di</strong> questo tempo,<br />

presentandomisi occasioni da me giu<strong>di</strong>cate quali mezzi offertimi dalla Divina Provvidenza per cercarne<br />

l'esecuzione, tentati <strong>di</strong>remo alla lontana, <strong>di</strong> più vedere se modo vi era <strong>di</strong> dargli principio, tanto più che<br />

già non avrei dubitato un momento, attesa la natura della cosa, che non fosse riuscita gra<strong>di</strong>ta a qualsiasi<br />

Governo. Non piacque però al Signore in allora che rinvenire potessi o persone <strong>di</strong> vero spirito, e tal<br />

vocazione insieme, o se alcuna ne trovai, Dio la tirò a sè. Tutti però gli ostacoli, che ne saggi <strong>di</strong> Lei<br />

riflessi Ella prevede, mi si presentarono non solo in questo lungo periodo, ma dovetti ancora<br />

praticamente in alcuni casi esperimentarli. Ora poi, ove appunto com'Ella troppo ben <strong>di</strong>ce, scarseggiano<br />

ovunque i sacerdoti, aumentano i bisogni, vedo anch'io che ci si <strong>di</strong>mostrano assai maggiori gli ostacoli,<br />

ed io pure pienamente convengo, che quand'altro non si possa, anche una semplice unione <strong>di</strong> laici, tal<br />

quale Ella me la descrive, non solo è eseguibile, ma anche può riuscire <strong>di</strong> molto utile pel servizio della<br />

Chiesa. Prima però <strong>di</strong> addottare ciò, che per solo ripiego, ed impossibilità si abbraccierebbe, mi<br />

permetta <strong>di</strong> confidarle adesso ciò che in quest'ultimi anni mi accadette, e come sembra, che Dio, solo<br />

vada <strong>di</strong>sponendo le cose in questo momento. Saranno circa quattro anni, che trovandomi per<br />

combinazione momentaneamente in un paese, il Signore mi fece conoscere un secolare <strong>di</strong> età matura,<br />

ma non avvanzata, che da molti anni aveva i medesimi desiderj. Questo, ha un amico <strong>di</strong> egual tempra,<br />

ed intenzione; la vita de' quali sin quì si può <strong>di</strong>re un esercizio continuo <strong>di</strong> carità, e d'ogni virtù. La<br />

combinazione però non solo dei mezzi <strong>di</strong> sussistenza ch'io non aveva, e ch'essi ricavavano col lavoro<br />

delle mani nelle loro famiglie, e l'essere anche ambe due mancanti d'ogni stu<strong>di</strong>o, oltre altre circostanze<br />

temporarie, che le <strong>di</strong>rò altra volta, mi fece giu<strong>di</strong>care, non essere questi due soli, un mezzo sufficiente a


dar principio all'opera. Li sostenni per altro nella speranza, rintracciando qualche sacerdote, che avesse<br />

la stessa vocazione, ma inutilmente. A me avrebbe bastato un solo, tenendomi anche nella speranza,<br />

che Dio avrebbe provvedutto anche pel temporale. Due anni dopo la prima scoperta, trovandomi in<br />

altro paese mi fu significato esservi alcuni amici allora pur secolari, che bramavano comunicarmi una<br />

loro idea. Effettivamente venne da me il maggiore, e trovai che tutto perfettamente combinava. In<br />

questi ultimi vi è stu<strong>di</strong>o, coltura, e due adesso sono già iniziati al sacerdozio, al quale pure qualche altro<br />

<strong>di</strong> essi aspira. Sono costantissimi ne loro desiderj, prevedono non<strong>di</strong>meno delle maggiori <strong>di</strong>fficoltà ad<br />

eseguirli nella loro patria. Di questi però, benchè potrei farlo, non avrei coraggio <strong>di</strong> asserire quanto <strong>di</strong>r<br />

posso degli altri due primi cioè, che altra patria non riconoscono, né curano che la Celeste, e che tale è<br />

l'amore che portano a Dio, e lo spirito <strong>di</strong> morte per tutto quello che nel mondo si trova, che <strong>di</strong>sposti<br />

sarebbero alle catene, alle carceri, e ad ogni patimento per amore <strong>di</strong> Gesù Cristo, e per assistere i<br />

poveri, e gli infermi, si contenterebbero <strong>di</strong> vivere miseramente, dormire sulla paglia, e morire<br />

all'ospitale, ed i fatti accompagnano le parole. Già com'ella ben vede, tutto questo non può chiamarsi<br />

che uno sbozzo, o <strong>di</strong>remo l'or<strong>di</strong>namento che ha fatto Dio sin qui <strong>di</strong> questa tela, e tutto glielo comunico<br />

per <strong>di</strong> lei consolazione, certa della <strong>di</strong> Lei prudenza, e secretezza. Ora che dalla veneratissima <strong>di</strong> Lei<br />

lettera comprendo, voler pure il Signore, che con maggior fondamento possa investigare sù tale articolo<br />

le ammirabili <strong>di</strong> Lui vie, m'innoltrerò sempre più, senza né scoprirmi, né prendermi positivi impegni,<br />

per sempre più assicurarmi dello stato, e spirito con cui cammina in ogni luogo la cosa, e se mi<br />

permette tutto le significherò. E forse le circostanze stesse ci manifesteranno il volere del Signore.<br />

Frattanto io la supplico d'avere quest'affare presente <strong>di</strong>nnanzi a Dio, singolarmente nel sacrosanto<br />

Sacrificio. Non si <strong>di</strong>mentichi pure per carità <strong>di</strong> me miserabile, e creda che sono, e sarò sempre colma <strong>di</strong><br />

venerazione, e <strong>di</strong> rispetto.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e molto Reverenda<br />

Bergamo 3 ottobre 1821<br />

_____________________<br />

NB. Da Archivio Rosminiano. Stresa - A 1 - Teca 11.<br />

Umil.ma Ubb.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AD ANTONIO ROSMINI<br />

699(Verona#1821.12.27)<br />

La <strong>Canossa</strong>, riferendosi ai quattro laici <strong>di</strong> cui aveva trattato nella lettera del 3 ottobre, comunica al Rosmini le<br />

buone <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> tutti per seguire il Piano dei Figli della Carità, ma i primi sono in attesa <strong>di</strong> sistemazione<br />

più sicura, gli altri, aumentati <strong>di</strong> numero in quanto aggregati ad un oratorio, stanno già a Milano,<br />

organizzandosi, a gran<strong>di</strong> linee, secondo le <strong>di</strong>rettive del Piano. La fondatrice ha anche avuto rapporto, a<br />

Bergamo, con una scuola <strong>di</strong> carità, dalla quale si potrebbero prendere ottimi orientamenti.<br />

V G e M Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Cf. App. A 104, 10 marzo 1822<br />

Aspettai sin qui a darmi nuovamente l'onore <strong>di</strong> scrivere a Vostra Signoria Illustrissima e Molto<br />

Reverenda, non solo per farlo col mezzo <strong>di</strong> privato incontro, ma anche per poterle significare<br />

minutamente lo stato dell'affare a Lei noto, dopo averlo riconosciuto <strong>di</strong> persona. Come già mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> il<br />

vantaggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle, quei due Servi del Signore ai quali furono <strong>di</strong> somma consolazione i <strong>di</strong> Lei saluti, e<br />

pregheranno certamente per Lei, sono sempre, ov'erano, finchè la carità del Signore manifesterà meglio<br />

ciò che <strong>di</strong> essi vuol farne, sia colle circostanze come col provvederli, e parlandole con quella santa<br />

confidenza che mi ispira la <strong>di</strong> Lei bontà, le soggiungerò, che per questi al caso avrò bisogno del <strong>di</strong> Lei<br />

ajuto. E già i medesimi come pur le <strong>di</strong>ssi, sono <strong>di</strong>sposti tanto <strong>di</strong> eseguire la loro vocazione a portarsi in<br />

qualsiasi luogo e paese.<br />

Rapporto poi agli altri, i quali pure trovai nella stessa <strong>di</strong>sposizione, ma non al momento nella<br />

medesima libertà relativamente alle loro famiglie; li trovai provveduti <strong>di</strong> una casa per ora bastante, con<br />

piccola chiesa, resa ora pubblica, nella quale verrà anzi da qui innanzi fatta la Dottrina dei ragazzi della<br />

loro parrocchia. In qualità <strong>di</strong> Fratelli d'un oratorio a cui apparterranno, si presteranno all'esercizio delle<br />

opere <strong>di</strong> carità nel Piano contemplate. La mattina assai per tempo sod<strong>di</strong>sfano agli spirituali esercizj,<br />

pure stabiliti, poi tre <strong>di</strong> essi vanno ai loro negozj e botteghe, finchè il Signore andrà a poco a poco,<br />

aprendo la strada a cose maggiori, e così ricavano il modo della loro sussistenza; il quarto iniziato al<br />

sacerdozio, và nella mattina a servire una Chiesa per ricavare egualmente la sussistenza e nelle ferie poi<br />

fà le sue scuole per essere a suo tempo sacerdote. Già tutti tre gli altri a questo grado pure aspirano, ma<br />

non solo conviene prendere la cosa a poco a poco, fin che il pubblico viene a gustare il bene, ma anche<br />

conviene aspettare la Divina Provvidenza per essi. La sera pranzano unitamente, e fanno pure tutto<br />

quello che possono in esecuzione del Piano. Le feste, la mattina <strong>di</strong> buon'ora vanno all'ospitale per<br />

assistere i poveri infermi e prepararli alla Santa Communione, poi vanno essi a ricevere i Santi<br />

Sacramenti, in<strong>di</strong> passano al loro oratorio <strong>di</strong> ragazzi.<br />

Hanno stabilito <strong>di</strong> assistere alla Dottrina parrocchiale, pure dei ragazzi, ed io mi permisi <strong>di</strong><br />

suggerir loro <strong>di</strong> tener questa loro gioventù accolta, e <strong>di</strong>vertita il dopo pranzo della festa. Hanno poi un<br />

sacerdote <strong>di</strong> età matura, <strong>di</strong> santità e <strong>di</strong> sapere, il quale li ha uniti, non convive però con essi venendone<br />

impe<strong>di</strong>to da suoi impegni, nè si può assicurarsi che questo benchè fornito <strong>di</strong> tante qualità abbia la<br />

necessaria vocazione, ma intanto celebrerà nella loro chiesa, farà la dottrina ai ragazzi, anima queste<br />

buone persone, ed è poi anche il Direttore dell'oratorio dei giovani della parrocchia nella quale egli è<br />

coadjutore. Lo stesso dalla sua biblioteca, somministra què libri <strong>di</strong> cui possono abbisognare, ed è<br />

pratico <strong>di</strong> dare i Santi Esercizi, e naturalmente le Missioni. Cio che più <strong>di</strong> tutto mi consolò si è lo spirito<br />

con cui cominciarono. Venni in cognizione che alcuni dormivano sul pagliericcio, e senza lenzuoli<br />

perchè sortendo dalla famiglia o non poterono, o non vollero per amor <strong>di</strong> pace esserne provveduti, ed<br />

essendomi riuscito <strong>di</strong> ritrovar loro un piccolo sovvenimento da una mia amica, non ci era mezzo che il


maggiore tra essi volesse accettarlo; <strong>di</strong> modo che io poi feci loro provvedere qualche lenzuolo e<br />

qualche coperta, e la feci loro tenere. Sin quì mi sono <strong>di</strong>ffusa a parlarle della pianta della Casa, adesso<br />

le <strong>di</strong>rò anche l'umiltà <strong>di</strong> tutte queste buone persone, parlando tanto dei due primi, che <strong>di</strong> questi ultimi.<br />

Vollero dunque ch'io dassi loro una qualche norma <strong>di</strong> vivere simile alla nostra, e a <strong>di</strong>rle il vero,<br />

ancorchè mi ricor<strong>di</strong> che fece il Signore parlare un'altra volta un'asina, però mi trovai molto imbrogliata.<br />

Il desiderio per'altro dell'opera mi fece superare que' riflessi, che <strong>di</strong>venivano doverosi per ogni<br />

rapporto. Non ebbi però coraggio <strong>di</strong> fare quanto forse essi volevano, e scrissi loro semplicemente le<br />

sette Commemorazioni accennate nel Piano, e poi scrissi alcuni riflessi sopra le medesime in<strong>di</strong>canti<br />

soltanto lo spirito a mio credere necessario per tal opera, le virtù analoghe al medesimo, ed i mezzi che<br />

nell'attuale loro situazione mi sembrano necessarj per <strong>di</strong>sporsi all'esecuzione della cosa, aggiungendovi<br />

a loro richiesta l'elenco <strong>di</strong> que' libri da me reputati i migliori pel loro spirituale vantaggio. Sapendo la <strong>di</strong><br />

lei prudenza, perchè conosca ogni cosa le unisco copia <strong>di</strong> tutto. Siccome altresì le unisco un'altra carta<br />

relativa <strong>di</strong> cui ora le parlerò. Ultimamente venni in cognizione esservi in Bergamo una scuola <strong>di</strong> carità,<br />

<strong>di</strong>retta da un pio ed ottimo Canonico 1 , ed assistita da altri canonici, curati, e buoni secolari. Questa è<br />

conosciuta e gra<strong>di</strong>ta da Sua Maestà Imperiale come finalmente vedrà dall'anessa nota, che pur mi<br />

proccurai. Parvero a me tanto belli, utili, ed addattati all'uopo i Regolamenti, che li feci tenere a quelle<br />

buone persone, ma non sò ancora se li addotteranno. Eccole tutto veneratissimo Signor Don Antonio.<br />

Cosa farà poi il Signore, e la nostra cara Madre Maria Santissima io non lo sò. Forse vi sarebbe<br />

altro soggetto ecclesiastico provveduto, e che ha tutti i numeri, <strong>di</strong>sposto piantandosi la cosa bene, ad<br />

abbracciare tale Istituzione, ma <strong>di</strong> questo sinchè non <strong>di</strong>spone il Signore un qualche incontro nel quale<br />

abbia la sorte d'abboccarmi seco lei in voce, non posso <strong>di</strong>re <strong>di</strong> più. Non dubito ch'ella presso il Signore<br />

non continui ad aver presente queste prime linee <strong>di</strong>rette alla <strong>di</strong> Lui gloria, ed alla salvezza delle anime,<br />

e più che mai la supplico nei santi suoi Sacrifizj <strong>di</strong> averne particolar memoria, aspettandomi che il<br />

demonio farà ogni sforzo per impe<strong>di</strong>re la cosa, tanto più che sono tutte quelle buone persone animate se<br />

potessero ad operare per tutto il mondo.<br />

Non si <strong>di</strong>mentichi neppur <strong>di</strong> me miserabile con Dio, e piena <strong>di</strong> venerazione col massimo rispetto<br />

mi segno<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Molto Reverenda<br />

Verona 27 <strong>di</strong>cembre 1821<br />

P.S. Aggiungo queste due righe oggi, che dalla lettera della carissima <strong>di</strong> Lei sorella signora Margherita<br />

mi viene in<strong>di</strong>cato, a chi posso consegnare questo involtino. Le desidero nel nuovo cominciato anno<br />

ogni celeste bene<strong>di</strong>zione, e raccomandandovi <strong>di</strong> nuovo alla carità delle <strong>di</strong> Lei orazioni, me le<br />

riprotesto.<br />

25 del 1822<br />

Umil.ma Dev.ma Ubb.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

1 Canonico GAETANO BENAGLIO, e non Benaglia come da lettera della <strong>Canossa</strong>. Organizzatore delle scuole <strong>di</strong> carità <strong>di</strong><br />

Bergamo, membro del Collegio Apostolico e fondatore <strong>di</strong> Congregazioni Mariane (Cf. Dalle Vedove, Vita e pensiero, II,<br />

pag. 142).


[1822]<br />

AL SIGNOR BONETTI<br />

700(Verona#1822.**.**)<br />

Il regolamento della scuola <strong>di</strong> carità <strong>di</strong> Bergamo, che ha fatto ottima impressione sulla <strong>Canossa</strong>, è già stato da<br />

lei spe<strong>di</strong>to a Monsignor Zoppi. Il signor Francesco lo prenda in visione da lui, mentre gli anticipa, a gran<strong>di</strong><br />

linee, la struttura essenziale dell‟opera.<br />

V G e M Stimatissimo signor Francesco<br />

Se mi fosse stato possibile avrei voluto scriverle da Bergamo stimatissimo signor Francesco ma<br />

essendomene stata dalle mie occupazioni impe<strong>di</strong>ta colgo il primo momento <strong>di</strong> libertà dopo il mio arrivo<br />

a Verona per significarle una cosa la quale io credo sarà molto utile ai santi loro desiderj <strong>di</strong> giovare alla<br />

gioventù del loro oratorio tanto più io credo riuscirà loro gra<strong>di</strong>ta quanto che tall’opera <strong>di</strong> carità è non<br />

solo conosciuta e gra<strong>di</strong>ta ma anche formalmente approvata da Sua Maestà nostro augustissimo<br />

Sovrano 5 . A me pare che il Signore mi trattenesse in Bergamo un pò <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quello che aveva <strong>di</strong>visato<br />

appunto per conoscere quell’istituzione averne i regolamenti, come pure mi fù promesso farmi avere<br />

qui copia della sovrana approvazione in iscritto. Sappia dunque che da quel zelantissimo Vicario<br />

Generale <strong>di</strong> Bergamo 6 fù comprato un apposito locale ed in questo ogni sera eccettuati i mesi delle<br />

vacanze vi si uniscono alcuni Canonici Curati e buoni secolari, e con un sistema, a me sembra il più<br />

bello, per due ore fanno una scuola <strong>di</strong> carità la quale se non isbaglio adesso è frequentata da due cento e<br />

trenta ragazzi.<br />

Per non moltiplicare carte sopra carte, essendo come può figurarsi tanto ristretta <strong>di</strong> tempo la<br />

prego <strong>di</strong> andare a mio nome dal signor Preposto <strong>di</strong> Santo Stefano 7 e domandargli la Carta dei<br />

Regolamenti che gli feci tenere da Bergamo perchè desiderava sapere se a lui pure piacevano come a<br />

me sembravano bellissimi. Mi sembrano poi affatto addattati alla loro situazione giacchè restando loro<br />

tutta la giornata e la sera innoltrata libera per attendere ai loro negozi, botteghe, stu<strong>di</strong>, ecc... Senza una<br />

soverchia spesa possono fare un gran<strong>di</strong>ssimo bene certi del so i gra<strong>di</strong>mento e con morale certezza <strong>di</strong><br />

ottenere a cosa stabilita una scritta e <strong>di</strong>ffusa approvazione. Parimenti io penso che adottando la<br />

massima, forse si renderà necessario qualche piccolo e non essenziale cambiamento nei regolati stessi<br />

per Milano, come :sarebbe per esempio fissare l’istruzione religiosa in vece <strong>di</strong> farla nella vigilia delle<br />

feste farla invece un giorno <strong>di</strong>fferente tra la settimana potendo costì facilmente accadere che essendovi<br />

molti lavori le vigilie delle feste alcuni non possono venire.<br />

Io già penso possa essere un grande stimolo per i padroni che i ragazzi imparino a leggere<br />

scrivere e far conti, a molti accomoderà pure che abbiano timore <strong>di</strong> Dio ma per appagare ogni modo <strong>di</strong><br />

pensare sembra a me che ciò che può portare incaglio e non decider per la sostanza sia da regolarsi.<br />

Siccome venni in chiara cognizione della cosa soltanto gli ultimi momenti che mi trattenni in Bergamo,<br />

così niente posso <strong>di</strong>rle <strong>di</strong> quanto ivi si pratichi nelle feste, ma per l’ora dell’oratorio forse potrà<br />

accomodare d’assistere i ragazzi per i Santi Sacramenti piuttosto la festa <strong>di</strong> mattina che la vigilia delle<br />

feste come praticano per la confessione pure a Bergamo e lo vedrà fissato nei Regolamenti siccome<br />

altresì in qualità <strong>di</strong> membri dell’oratorio, potranno assistere la loro gioventù le feste alla Dottrina e<br />

tenerla raccolta e <strong>di</strong>vertita il rimanente della giornata.<br />

Se crede comunichi pure liberamente tanto quanto io le scrivo come i regolamenti quando se li<br />

avrà procurati al degnissimo signor Canonico e subito che avrò la copia dell’approvazione sovrana<br />

5 Francesco I, Imperatore (Ep.I, lett. 283, n. 2, pag. 422).<br />

6 Don Passi Marco Celio, (Ep. II/1, lett. 569, n.1, pag. 404).<br />

7 Mons. Zoppi Francesco , prevosto della parrocchia <strong>di</strong> S. Stefano a Milano (Ep. I, lett. 275, n. 2, pag. 407);


gliela farò similmente tenere. Mi favorisca de miei doveri al signor Canonico ed ai suoi fratelli e<br />

raccomandandomi alla carità delle loro orazioni passo a segnarmi colla più <strong>di</strong>stinta stima.<br />

_________________<br />

NB. Minuta molto tormentata con qualche brevissima correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.


A MONS. ZOPPI<br />

701(Bergamo#1822.03.**)<br />

Entusiasta per la scuola <strong>di</strong> carità, che ha ammirato a Bergamo, opera del Canonico Benaglio, la <strong>Canossa</strong> si<br />

attarda a descriverla nei particolari, perché le pare molto utile come orientamento per quanto i ragazzi<br />

dell'Oratorio <strong>di</strong> Sant'Ambrogio <strong>di</strong> Milano, guidati dal Canonico Giglio e con la collaborazione del signor<br />

Francesco Bonetti, vorrebbero attuare.<br />

V.G. e M. Veneratissimo Signor Preposto<br />

Prima <strong>di</strong> allontanarmi da Bergamo mi permeta <strong>di</strong> rinnovarle le proteste del mio rispetto e <strong>di</strong><br />

raccomandarmi <strong>di</strong> nuovo alla carità delle <strong>di</strong> lei orazioni. Oltre ciò poi non posso a meno <strong>di</strong> non<br />

comunicare a Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima un altra opera pia che viene praticata in<br />

questo buon Paese la quale forse sarà a <strong>di</strong> lei cognizione ma sul dubbio che lo sia mi prendo la libertà<br />

<strong>di</strong> descrivergliela in tutta quell'estenzione che potrò, sembrando a me che quei giovani dell'Oratorio <strong>di</strong><br />

Sant'Ambrogio 1 come pure la pietà del Signor Canonico Giglio 2 interessati per i poveri dereliti niente<br />

<strong>di</strong> meglio potrebbero fare che addotare tall'esercizio <strong>di</strong> carità <strong>di</strong> pari utilità a molti, che <strong>di</strong> sicurezza <strong>di</strong><br />

riportare altresi il sovrano e governativo gra<strong>di</strong>mento, anzi se mi riesce averla, le occluderò la copia<br />

dell'approvazione in iscritto che degnossi Sua Maestà mandare a chi ha pratica qui.<br />

Sappia dunque che Monsignor Vicario 3 comprò col proprio una parte del vecchio seminario, ed<br />

ivi alcuni Canonici Curati ed altre pie persone si uniscono la sera e ricevono quei poveri ragazzi i quali<br />

per essere obbligati alle loro botteghe non possono approffittare delle pubbliche scuole. Mi viene fatto<br />

sperare il mettodo preciso in iscritto che pure le unirò ma sull'incertezza le <strong>di</strong>rò quanto potei saperne<br />

sin quì.<br />

Il capo <strong>di</strong> questa scuola è il Signor Conte Canonico Benaglia 4 . Da questa stagione vanno i<br />

ragazzi alla scuola alle ore cinque. Il numero attuale dei medesimi per quanto mi ricordo è <strong>di</strong> due cento<br />

trenta. Vengono <strong>di</strong>visi in classi; parlando con Lei, aggiungerò come facciamo noi. Vi è una classe<br />

stabile per insegnar loro le cose <strong>di</strong> Dio ed altre pel leggere scrivere e credo un po' <strong>di</strong> aritmetica non<br />

credo niente <strong>di</strong> più. Dura la scuola sino alle sette della sera in<strong>di</strong> dalle stesse pie persone che assistono<br />

questi ragazzi vengono a piccole torme ricondotti o alle loro botteghe o alle loro case per evitare i<br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni ed i fracassi. La festa poi credo uniscano questi, ragazzi per farli <strong>di</strong>vertire ma della festa non<br />

sono bene informata. Similmente vanno provvedendo a norma della possibilità a qualche loro bisogno<br />

<strong>di</strong> vistiario per esempio calze e simili. Ciò posto dunque a me sembrerebbe che niente <strong>di</strong> migliore vi<br />

potrebbe essere per què certi giovani dell'Oratorio che <strong>di</strong> addottare piuttosto questo che altro metodo<br />

potendo essi così senza aggravarsi <strong>di</strong> molte spese restare in libertà per i loro negozi botteghe studj per<br />

tutto il giorno e la sera innoltrata ancora e nello stesso tempo possono sod<strong>di</strong>sfare alla loro carità in<br />

grande e con vero utile.<br />

Per non perdere però l’uso <strong>di</strong> voler <strong>di</strong>re la mia opinione in tutto anche non ricercata, nel<br />

momento presente per rendere sempe più gra<strong>di</strong>ta tal'opera al nostro Governo io prenderei ad esaminare<br />

minutamente il sistema tutto delle scuole elementari minori e vorrei <strong>di</strong>stribuire possibilmente le classi<br />

in modo che ogni sera nel periodo del tempo prefisso venisse insegnata quanto nei sistemi delle scuole<br />

già dette viene variamente e susseguentemente insegnato nella settimana ritenuto già <strong>di</strong> assistere le<br />

1 Annesso alla Basilica <strong>di</strong> S. Ambrogio.<br />

2 Don Giglio Pietro, canonico onorario dell Basilica <strong>di</strong> S. Ambrogio, Milano (Ep. II/2, lett. 697, n. 2, pag. 754) .<br />

3 Vicario Marco Celio Passi, Vicario Capitolare della Diocesi <strong>di</strong> Bergamo (Ep. II/1,lett. 569, n.1, pag. 404).<br />

4 Conte Canonico Gaetano Benaglio, organizzatore <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> carità (Ep. II/2, lett. 699, n. 1, pag. 760 )


feste alla Dottrina cristiana dei ragazzi e <strong>di</strong> tenerli raccolti poi per farli <strong>di</strong>vertire come <strong>di</strong> vigillare<br />

perche frequentino e nel debito modo i santi Sacramenti.<br />

Dopo averle detto tutto ciò conviene che le esponga un dubbio che mi nasce ed è che Ella forse<br />

potrebbe aver <strong>di</strong>fficoltà per qualche suddetto motivo <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> ciò al Signor Canonico Giglio ed in<br />

tal caso quando voglia farmi solo la grazia <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi se è persuasa della cosa e se crede ch'io la proponga<br />

al Signor Francesco 5 perché la combini col Signor Canonico mi sembrerebbe necessario facesse la<br />

carità <strong>di</strong> farsi venir Francesco e <strong>di</strong>re una parola a lui pure.<br />

Non<strong>di</strong>meno al debole mio pensare pur sembra che tal modo <strong>di</strong> scuola possa essere opportuna<br />

per i giovani dell'Oratorio <strong>di</strong> Sant'Ambrogio sembrandomi <strong>di</strong> trovar esatamente esercitato ogni sorte<br />

d'istruzione che nelle scuole elementari minori che dal Governo si brama.<br />

Essi poi possono aver cura dei ragazzi la mattina delle feste nell'oratorio in<strong>di</strong> alla cristiana<br />

Dottrina poi possono tenerli raccolti e farli <strong>di</strong>vertire nel dopo pranzo e nello stesso tempo restano i<br />

Maestri o membri dell'oratorio suddetto liberi tutta la giornata e possono attendere ai loro negozj<br />

botteghe studj. E restando loro anche <strong>di</strong> più libera parimenti anche la sera più innoltrata ed il bene<br />

sembra maggiore <strong>di</strong> quello che sia restringersi a pochi figli totalmente raccolti. Mi <strong>di</strong>menticava <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle<br />

che qui vanno le persone per tal bene interessate provvedendo come possono ad alcune necessità dei<br />

ragazzi come sarebbe <strong>di</strong> vestiario calze etc.<br />

Adesso che sono certa d'averle potuto <strong>di</strong>re ciò che più mi premeva le <strong>di</strong>rò non essere io certa del<br />

gi(o)rno positivo della mia partenza essendosi imbrogliati un poco per la incertezza e tiri poco per la<br />

posta quelli che devono venire a prendermi per altro credo che partirò lunedì. Già spero che Maria<br />

Santissima bene<strong>di</strong>rà e condurrà a termine l'opera della <strong>di</strong> Lei carità rapporto al locale. Le buone mie<br />

Compagne non cessano <strong>di</strong> domandarlo al Signore; avrei altre cose d'aggiungerle ma ho incomodata<br />

anche più del bisogno con tante ciarle e carte senza più dunque passo a confermarle la mia venerazione<br />

ed il mio rispetto.<br />

[marzo 1822]<br />

____________________<br />

NB. Minuta senza alcuna parola autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

A MONS. ZOPPI<br />

702(Bergamo#1822.**.**)<br />

Triplice argomento in una minuta molto tormentata: sondaggi su una presunta can<strong>di</strong>data al matrimonio con<br />

Carlino <strong>Canossa</strong>; ancora notizie sulla scuola <strong>di</strong> carità <strong>di</strong> Bergamo e primi orientamenti verso il Piano dei Figli<br />

della Carità dei giovani dell'Oratorio <strong>di</strong> Sant'Ambrogio; rapide informazioni sul giovane sacerdote Don<br />

Rosmini, che la Marchesa vorrebbe e capo della nuova Congregazione maschile.<br />

V G e M Veneratissimo Signor Preposto<br />

5 Francesco Bonetti , orefice <strong>di</strong> Milano, aspirante canossiane, poi seguirà il Rosmini.(Ep. II/2, lett. 700, pag. 762).


Tante sono le cose ch'io debbo <strong>di</strong>re a Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima che non<br />

so da quale cominciare. Mi fò coraggio sapendo la <strong>di</strong> Lei carità perché sono cose riguardanti in<br />

sostanza il servizio <strong>di</strong> Dio. Principierò da un affare della mia famiglia che può credere che le espongo<br />

semplicemente come mi pare lusingandomi che l'affetto niente mi faccia alterare <strong>di</strong> ciò ch'è veramente.<br />

Il motivo principale per cui mio fratello bramava ch'io andassi a Verona era perché vorrebbe esso<br />

vedere il mio Carlino 1 colocato. Ella si ricorderà come parlando <strong>di</strong> altra Damina trà le altre cose le<br />

raccontai che la <strong>di</strong>fferenza grande che passa trà i mo<strong>di</strong> 2 <strong>di</strong> mio fratello ed i suoi è notabilissima e per<br />

conseguenza ch'Egli aspirava ad un partito che avesse conseguenze. Mi scrive dunque mio fratello cosa<br />

penserei della Damina Mellerio 3 . Già Ella ben mi intende forse già non gliela vorranno dare ma per<br />

questo ci... (NB. Sulla minuta manca la connessione con quanto viene scritto poi) in mia compagnia, ama mio<br />

fratello ed ha cura <strong>di</strong> non <strong>di</strong>sgustarlo più che se fosse suo padre e benché sia fuori <strong>di</strong> minorità<br />

l'ubbi<strong>di</strong>sce in tutto fuori che mio fratello non avrebbe genio del teatro se non che rare volte e del ballo<br />

non vorebbe che ci andasse quasi mai ed esso ha voglia <strong>di</strong> andarci e ci va. A me pare che se potessi<br />

comandar io vorrei farcelo andar meno e farlo <strong>di</strong>vertire <strong>di</strong> più con qualche gita allegra ed inocente ma<br />

sin ora non ho potuto combinare mai che venga ad accompagnarmi col suo maestro né miei viaggetti<br />

com'esso tanto desidera per i riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> mio fratello. Il carattere della buona Giovannina Melerio<br />

sin'ora non è formato ne mi parebbe uniforme. Mi fa timore Milano con tutti i suoi <strong>di</strong>vertimenti e più<br />

ancora se la moglie non impegnasse il marito. Dall'altra parte il cuore gratissimo per natura propria <strong>di</strong><br />

Carlino e la sua docilità pare che dovrebbero renderli più felici; già mi viene da ridere a parlare in<br />

questi termini, voglio <strong>di</strong>re che la croce <strong>di</strong> quello stato sarà men greve. Dunque la supplico a volermi<br />

<strong>di</strong>re quanto gliene pare. Passo adesso ad altro molto più gra<strong>di</strong>to argomento. E prima comincierò a <strong>di</strong>rle<br />

che effettivamente come Ella già mi scrisse uno dè, giovani che ora abita nella casa del Signor<br />

Canonico Giglio 4 acquistata per raccogliervi què ragazzi, fù qui da me.<br />

Mi raccontò che non ancora si compromettevano totalmente che detto Signor Canonico aderisse<br />

in totalità alle loro intenzioni ma ch’essi già erano fermissimi <strong>di</strong> voler eseguire il noto Piano che anzi<br />

quattro erano quelli che andavano ad ivi abitare e tutti <strong>di</strong> uno stesso spirito <strong>di</strong> carità che avevano<br />

stabilito il loro orario che pur mi <strong>di</strong>sse, e che a me parve prudentemente <strong>di</strong>stribuito, bramarono da me il<br />

Piano in iscritto che <strong>di</strong>cessi loro quello che mi pareva e mi si raccomandarono.<br />

Siccome mi sta sommamente a cuore tall'affare gli feci tutto il coraggio raccomandando loro<br />

più <strong>di</strong> tutto lo spirito e l'esercizio dell’orazione e lo spirito <strong>di</strong> mortificazione esortandoli bensì a<br />

stu<strong>di</strong>are, ma a far più conto dell'orazione che dello stu<strong>di</strong>o.<br />

Gli <strong>di</strong>e<strong>di</strong> un idea delle conferenze, parlammo dei libri spirituali addattati per essi, e gli promisi<br />

<strong>di</strong> mandargliene la nota ed anche in iscritto dargli quelle idee che a me avessero sembrato più<br />

opportune desiderando io più che tutto che si stabiliscano nello ispirito interno. Mi <strong>di</strong>sse che intanto i<br />

due Chierici frequenteranno le loro scuole o avranno chi insegnerà loro in casa, che la biblioteca del<br />

Signor Canonico li provvederà <strong>di</strong> libri ma che andando innanzi non credevano in quella situazione ed in<br />

quel Paese poter vedere il <strong>di</strong>segno loro stabilito.<br />

Gli promisi <strong>di</strong> fargli tenere la copia del Piano le offerte al Sangue Preziosissimo e tutto quel <strong>di</strong><br />

più che avessi potuto. Già le confesso che fù il cuore che parlava tanto più che vene questo tale<br />

singolarmente a Bergamo perché gli <strong>di</strong>cessi quello che a me pareva intorno; dopo ricevuta l'ultima<br />

veneratissima <strong>di</strong> Lei lettera mi venne timore d'essermi innoltrata al <strong>di</strong> là del <strong>di</strong> Lei volere, e adesso<br />

cercherò se Ella crederà <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>are alla meglio. Quello per altro che mi accade poi sempre più mi<br />

persuase che Dio voglia tal cosa, ma però sono <strong>di</strong>sposta a fare qualunque cosa Ella mi comanderà ed<br />

1<br />

Carlino <strong>Canossa</strong>, cugino <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> (Ep.I, lett. 8, n. 6, pag. 23).<br />

2<br />

Beni.<br />

3<br />

Giovanna Mellerio, figlia del Conte Giacomo Mellerio (Ep.I, pag. 623).<br />

4<br />

Don Giglio Pietro canonico onorario dell Basilica <strong>di</strong> S. Ambrogio, Milano (Ep. II/2, lett. 697, n. 2, pag. 754)


anche a lasciar tutto. Si ricorderà come le raccontai aver io promesso il Piano al fratello della mia<br />

amica <strong>di</strong> Roveredo 5 per non moltiplicar parole le occludo la medesima <strong>di</strong> lui lettera e la mia risposta.<br />

Voglio darle un idea <strong>di</strong> questo Religioso perché conosca meglio lo stato dell'affare.<br />

Questo Religioso è <strong>di</strong> una pietà esimia, <strong>di</strong> grande stu<strong>di</strong>o pari a talento e capacità, benché molto<br />

giovane. Fu sempre inclinato ad opere <strong>di</strong> carità e le esercitò giusta il suo potere. E' anche molto ricco.<br />

[marzo o aprile 1822]<br />

__________________<br />

NB. Minuta nulla <strong>di</strong> autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

A MONS. ZOPPI<br />

702 bis(Verona#1822.**.**)<br />

Altra minuta che tratta lo stesso argomento.<br />

V G e M Veneratissimo Signor Proposto<br />

Ancorchè io sappia ch'Ella con tanta bontà soffre i miei <strong>di</strong>sturbi sono certa che questa volta più<br />

volentieri leggerà questa lettera benché avrà bisogno d'una pazienza più straor<strong>di</strong>naria non solo per la<br />

sua lunghezza ma anche perché la somma consolazione che a me cagiona l'affare mi farà <strong>di</strong>re degli<br />

straor<strong>di</strong>narj spropositi. Solo io spero col <strong>di</strong>vino ajuto che non mi allontanerò un punto da quanto Ella<br />

mi <strong>di</strong>rà su d'ogni rapporto. Già Ella si ricorderà come a proposito <strong>di</strong> quel Piano le raccontai che doveva<br />

mandarlo a quel Religioso il quale mi aveva spontaneamente esebiti mezzi <strong>di</strong> sussistenza; ritornata da<br />

Milano così feci ed Ella vedrà nella annessa risposta quanto egli mi scrive come pure vedrà in qual<br />

modo regolata mi sia nel riscontrarlo. Conviene però ch'io faccia a Lei il ritratto <strong>di</strong> questo Religioso,<br />

fratello <strong>di</strong> quella mia amica che vuole la fondazione a Roveredo. Questo Religioso è <strong>di</strong> una pietà esimia<br />

<strong>di</strong> grande stu<strong>di</strong>o pari talento e capacità benchè molto giovane. Fù sempre inclinato alle opere <strong>di</strong> carità e<br />

le esercita giusta il suo potere. E anche molto ricco.<br />

(NB. Nel verso del foglio la minuta passa ad altro argomento, tratta cioè <strong>di</strong> Carlino <strong>Canossa</strong> che <strong>Maddalena</strong><br />

e suo fratello Bonifacio vorrebbero accasare) .<br />

Ecco quello ch'io le domando su quanto sono per soggiungerle si è cosa ho da rispondere io<br />

riguardo alla persona. Prima le voglio descrivere il carattere <strong>di</strong> Carlo come lo conosco io. E <strong>di</strong> un<br />

talento me<strong>di</strong>ocre <strong>di</strong> cuore eccellente e tanto sincero e schietto che da che vive avrei coraggio d'asserire<br />

che non ha mai detto una sola bugia neppure per ischerzo. E pieno <strong>di</strong> religione e <strong>di</strong> fede; senza<br />

interomper mai pur da che e al mondo, frequenta i Santi Sacramenti credo ogni quin<strong>di</strong>ci giorni,<br />

santifica la festa e per conseguenza fu sempre ed è <strong>di</strong> costumi illibati ma poi gli piace a <strong>di</strong>vertirsi<br />

essendo <strong>di</strong> umore sempre uguale ma allegro. Va al teatro volentieri e qualche volta anche alla festa <strong>di</strong><br />

ballo, la sera a qualche conversazione buona, si e mai pero sentito che <strong>di</strong>cesse una parola men retta e<br />

quando non ci va or<strong>di</strong>nariamente la sera va a qualche conversazione o con mia cognata o solo e per<br />

<strong>di</strong>rgliene una prova per me conserva un affetto da più che da figlio mi <strong>di</strong>ce sino i suoi pensieri ed<br />

5 Don Antonio Rosmini, fratello <strong>di</strong> Margherita (Ep. II/1, lett. 494, pag. 172).


antepone ad ogni cosa il poter venire


AD ANTONIO ROSMINI<br />

703(Bergamo#1822.08.21)<br />

La <strong>Canossa</strong> si é incontrata col primo sacerdote, Don Domenico Pianaro, aspirante ad essere membro dei Figli<br />

della Carità, ma sia a lei, sia a Monsignor Zoppi, é sembrato più adatto ad essere Cappuccino, propensione<br />

ancora nebulosa, ma da lui avvertita con una certa insistenza. Informa Don Rosmini, perché i <strong>di</strong>segni della<br />

<strong>Canossa</strong> su <strong>di</strong> lui continuano.<br />

V: G: e M: Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Dal Signor Don Domenico Pianaro Ella avrà ricevuto due righe scrittele in somma fretta, e<br />

prima ch'io potessi abboccarmi con quel degnissimo Preposto <strong>di</strong> Milano 1 , <strong>di</strong> cui le parlai se non<br />

isbaglio quando fui ad incomodarla a Rovereto, e che forse il Signore <strong>di</strong>spose si trovasse quì ancora<br />

alla venuta del suddetto Signor Don Domenico per la mia quiete, essendo questo Signor Preposto<br />

persona dottata <strong>di</strong> gran sapere, particolar prudenza, ma anche <strong>di</strong> grand'orazione, e mio Superiore. Io<br />

dunque adesso sapendo la <strong>di</strong> Lei secretezza, e destrezza insieme can<strong>di</strong>damente mi darò l'onore <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle<br />

come passò il nostro trattenimento col p<strong>ii</strong>ssimo Signor Don Domenico, cosa me ne parve, e finalmente<br />

cosa ne concluse il detto Signor Preposto.<br />

Dirò dunque a vostra Signoria Illustrissima e molto Reverenda ch'io restai e<strong>di</strong>ficata della <strong>di</strong> Lui<br />

pietà, ma mi sembrò più addattato per esser Cappuccino, come mi <strong>di</strong>sse essere già in trattato, che Figlio<br />

della Carità, richiedendosi dalla <strong>di</strong> Lui esemplare pietà delle cose, che per un'Istituto come quello non<br />

si renderanno sempre possibili, singolarmente in un principio, ed in un momento in cui converrà<br />

operare con somma destrezza, per persuadere col fatto dell'utilità, e qualità dell'Istituzione, e siccome<br />

dall'altra parte sembra, massimamente in una città come Milano riflessibile per ogni rapporto, che<br />

attesa la molta semplicità <strong>di</strong> cui è dotato, che si renderebbe necessario avesse sempre una persona in<br />

compagnia, come già Egli desidera, sempre più vid<strong>di</strong> da ogni lato la cosa imbarazzata. Questi dunque<br />

erano i miei pensieri, per dovere non solo, ma per mia quiete, lo mandai da quel degnissimo Signor<br />

Preposto, il quale si trovava fuori <strong>di</strong> Bergamo piccolo tratto per altro, bastante non<strong>di</strong>meno a non poterlo<br />

io vedere, né cercare che l'abboccamento fosse tenuto qui da me. Gli scrissi dunque anche i miei dubbi,<br />

e mi rispose lodandomi la bontà del sacerdote, <strong>di</strong>cendomi che aveva detto al medesimo che fra quin<strong>di</strong>ci<br />

giorni io gli avrei dato una risposta decisiva, aggiungendomi che ci saressimo poi intesi in voce prima<br />

della sua partenza. Se dunque credetti d'essermi ingannata nel mio giu<strong>di</strong>zio, e vivamente lo desiderava,<br />

conoscendo sempre più la bontà <strong>di</strong> Don Domenico, quantunque sempre più ne vedessi la semplicità.<br />

Gli lasciai conoscere uno dei due soggetti <strong>di</strong> cui altra volta ebbi l'onore <strong>di</strong> parlarle, ed era<br />

consolatissima <strong>di</strong> vedere due persone a parlarsi <strong>di</strong> spogliamento <strong>di</strong> tutto, <strong>di</strong> umiltà, e cose simili e<br />

questo è ciò ch'io volli <strong>di</strong>rle quando nella mia lettera le <strong>di</strong>co, che ho delle cose consolanti da scriverle.<br />

Non trovando però nel Signor Don Domenico quell'altre qualità da me forse falsamente giu<strong>di</strong>cate<br />

necessarie per un Istituto <strong>di</strong> quel genere, in tempi <strong>di</strong> questa sorte, feci fare molta orazione perchè Id<strong>di</strong>o<br />

illuminasse il Signor Preposto, e gli facesse conoscere il <strong>di</strong> Lui volere. Ma il fatto si fù, che lo stesso<br />

avendomi favorito prima della sua partenza mi raccontò la conferenza tra loro tenuta, le indagini che<br />

parlandogli esso fece, io gli raccontai le mie dubietà, ma già esso pure stimando quanto io la <strong>di</strong> Lui<br />

pietà, non lo giu<strong>di</strong>ca neppur esso chiamato a questa nuova opera. Per non mettere però in<br />

nessun'angustia il detto religioso, supplico la <strong>di</strong> Lei carità, a farmi la grazia <strong>di</strong> presentargli i miei<br />

complimenti, <strong>di</strong> <strong>di</strong>rgli che mi sono abboccata col Signor Preposto prima che andasse a Milano, e che<br />

1 Mons. Francesco Zoppi, Prevosto <strong>di</strong> S. Stefano a Milano (Ep. I, lett. 275, n. 2, pag. 407).


avendo insieme bilanciato, e pesato ogni circostanza non abbiamo trovato eseguibile il trattato con esso<br />

fatto, che perciò mi affretto <strong>di</strong> parteciparglielo, perchè questo non gli serva d'ostacolo all'esecuzione<br />

della sua vocazione, che teneva per tale oggetto sospesa, pregandolo che singolarmente nel giorno del<br />

suo vestiario, che mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong>visava dovesse essere il giorno della Natività <strong>di</strong> Maria Santissima, si<br />

ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> me col Signore e colla Santissima <strong>di</strong> Lui Madre.<br />

Quantunque a <strong>di</strong>re il vero, se avesse piaciuto al Signore che questo Religioso fosse stato<br />

addattato sembra si fosse potuto affrettare la cosa, però non sono senza speranza che abbiasi da<br />

effettuare tra non molto, ma forse la vuole il Signore in un modo totalmente in questi principj privato,<br />

ed aperto solo agli occhi suoi. Sto aspettando anzi tra non molto una qualche conclusione, che già<br />

allora le significherò, e forse sarà il momento che approfitterò della <strong>di</strong> Lei carità, purchè ci sia<br />

un'avviamento chiaro, e fondato. Raccomando nuovamente quest'opera alle sante <strong>di</strong> Lui orazioni,<br />

supplicandola in pari tempo a non <strong>di</strong>menticarsi neppur <strong>di</strong> me miserabile, a cui ogni giorno s'aumentano<br />

li pesi, ed i doveri. I miei più <strong>di</strong>stinti complimenti alla degnissima <strong>di</strong> Lei famiglia, ma in particolare alla<br />

Cara Signora Margherita. Le rassegno le proteste del mio rispetto, e me le confermo per sempre<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Molto Reverenda<br />

Bergamo Santa Croce li 21 agosto 1822<br />

BERGAMO<br />

All'Ill.mo e Molto Rev.do Signor<br />

il Nobile Signor Don Antonio Rosmini<br />

De' Serbati<br />

ROVERETO<br />

Umil.ma Ubb.ma Dev.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong>, Figlia<br />

della Carità


AD ANTONIO ROSMINI<br />

704(Verona#1822.10.23)<br />

La <strong>Canossa</strong> chiede informazioni, per alcuni suoi conoscenti, sul Liceo <strong>di</strong> Venezia, ma quello che il Rosmini non<br />

deve ignorare é che il primo tentativo <strong>di</strong> dar vita alla Congregazione dei Figli della Carità, <strong>di</strong> cui gli aveva<br />

scritto nella lettera del 3 ottobre 1821, e ancora più il 27 <strong>di</strong>cembre, é fallito. Rimangono i primi due laici che,<br />

nel ritiro su <strong>di</strong> una montagna, stanno cercando <strong>di</strong> capire il vero piano <strong>di</strong>vino.<br />

V. G. e M. Veneratissimo Signor Don Antonio,<br />

Le sorprenderà forse, Veneratissimo Signor Don Antonio, che in mezzo a tanti affari io venga<br />

ad incomodarla, per domandarle informazione <strong>di</strong> un luogo d'altra città, ma l'assicuro che conoscendo, e<br />

stimando tanto il <strong>di</strong> Lei modo <strong>di</strong> pensare, e le giustissime <strong>di</strong> Lei vedute, mi faccio coraggio <strong>di</strong><br />

rivolgermi a Lei, che per quanto so pienamente conosce il Liceo <strong>di</strong> cui sono per parlarle. Da ottima<br />

persona, vengo pregata <strong>di</strong> procurarle una ingenua informazione del Liceo <strong>di</strong> Venezia 1 , essendovi una<br />

buona Signora che ha un figlio unico, conseguentemente al doppio caro, e questa come il padre,<br />

bramerebbe trovare un luogo nello Stato nostro, dove fosse educato nobilmente non solo, ma più<br />

ancora virtuosamente, e d'alcuna persona fu ad essa messo in vista il Regio Liceo <strong>di</strong> Venezia. Supplico<br />

dunque, Vostra Signoria Illustrissima e Molto Reverenda, a volermi <strong>di</strong>re su <strong>di</strong> ciò la <strong>di</strong> Lei opinione.<br />

Già può essere sicura che approfittando dei lumi, ch'Ella sarà per favorirmi, non si saprà com'io<br />

gli abbia avuti, ma creda che si tratta <strong>di</strong> fare un'atto <strong>di</strong> carità non piccola, essendo troppo <strong>di</strong>cisivo, che i<br />

figli che crescono, e che massimamente sembra siano destinati, a sostenere la propria famiglia, siano<br />

educati bene.<br />

Sò bene, che non si saprebbe cosa desiderare <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quell'ottimo, e degno Provve<strong>di</strong>tore 2 , e che<br />

frequentemente la buona <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> simili, pubblici locali <strong>di</strong>pende in gran parte dai Superiori, ma<br />

talvolta o i subalterni, o altre combinazioni prodotte dalle circostanze impe<strong>di</strong>scono, o almeno infirmano<br />

le buone intenzioni <strong>di</strong> chi <strong>di</strong>rige. Resto dunque colla lusinga, che vorrà darmi tutte quelle nozioni che<br />

potrà.<br />

L'altro affare <strong>di</strong> cui ebbi l'onore <strong>di</strong> parlarle, dalla parte che l'anno scorso sembrava volesse<br />

stabilirsi, si può <strong>di</strong>re caduto, ma , quelle due p<strong>ii</strong>ssime persone, <strong>di</strong> cui pure <strong>di</strong>e<strong>di</strong> a Lei ragguaglio sino<br />

dal principio, non solo sono sempre perseveranti, ma a momenti dopo aver passato croci d'ogni sorte,<br />

Dio li ha messi in piena libertà. Agli occhi nostri sembra che avrebbero bisogno <strong>di</strong> un sacerdote in<br />

compagnia, per altro i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Dio sono <strong>di</strong>fferenti dai nostri, e vedremo in progresso cosa il Signore<br />

<strong>di</strong>sporrà. Intanto vanno ad abitare sù d'una montagna, ed a prepararsi a servire i prossimi coll'orazione,<br />

ed altre pratiche <strong>di</strong> pietà. Se il Signore aprirà una strada sollecita ne avrei piacere doppio, sino che c'è<br />

Sua Maestà ch'io credo aggra<strong>di</strong>rebbe molto tal cosa. Io spero che lo scioglimento primo, abbia da<br />

giovare ad un più stabile iniziamento. Raccomando questo affare, come la fondazione <strong>di</strong> Trento, alla<br />

carità delle <strong>di</strong> Lei orazioni; supplicandola <strong>di</strong> aver memoria <strong>di</strong> me pur col Signore. Non ebbi ancora<br />

l'onore <strong>di</strong> presentarmi al Sovrano, non avendo cominciato a dare u<strong>di</strong>enza, se non che, se non isbaglio<br />

lunedì. Dopo subito, bramo se posso ritornare a Bergamo, colle mie care conta<strong>di</strong>ne, avendone<br />

quest'anno varie in educazione. Favorisca de' miei doveri a tutta le degnissima <strong>di</strong> Lei famiglia, ma in<br />

particolare alla Carissima Signora Margherita.<br />

Colma <strong>di</strong> venerazione, rispettosamente mi segno<br />

1 Liceo Classico Statale « Marco Foscarini », situato verso le Fondamenta Nuove <strong>di</strong> Venezia.<br />

2 Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).


Di Vostra Signoria Illustrissima e Molto Reverenda<br />

Verona San Giuseppe 23 ottobre (1)822<br />

VERONA<br />

Al Nobile Molto Reverendo Signore<br />

Signor Don Antonio Rosmini<br />

De' Serbati<br />

ROVERETO<br />

Dev.ma Obb.ma Ubb.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A MONS. ZOPPI<br />

705(Milano#1823.05.07)<br />

PRO MEMORIA DELLA CANOSSA A MONS. ZOPPI<br />

Prima <strong>di</strong> tutto la supplica a voler a Suo nome umiliare al Santo Padre 1 i suoi dubbi, e le sue<br />

angustie pel danaro messo a frutto.<br />

Nel caso <strong>di</strong> morte supplica il Veneratissimo Signor Preposto nel caso, che il Santo Padre non<br />

fosse neppur lui persuaso <strong>di</strong> questo, <strong>di</strong> volerlo far sapere alla Superiora della Casa <strong>di</strong> Verona, la quale<br />

restituirà a quei signori <strong>di</strong> Milano, che hanno quei nostri capitali, i frutti <strong>di</strong> questi anni. Siccome è pure<br />

supplicato il medesimo, <strong>di</strong> far levare questi capitali medesimi.<br />

Parimenti se Ella morisse raccomanda alla <strong>di</strong> Lei carità, i FIGLI della CARITA', i quali al<br />

momento sono N.N. Lorenzo Piarada, Carlo <strong>di</strong> lui compagno, Giuseppe Calzana 2 , Pietro Falcini,<br />

Francesco Bonetti. Io avvartirò mio fratello, Monsignor Albrizzi Arciprete della Cattedrale <strong>di</strong> Venezia,<br />

il nobile Signor Don Antonio Rosmini <strong>di</strong> Roveredo, i quali si mostrarono <strong>di</strong>sposti a soccorrere questa<br />

istituzione, a <strong>di</strong>rigere le loro benefiche <strong>di</strong>sposizioni, al Veneratissimo Signor Preposto, o in Milano se<br />

Dio lo vorrà lasciare, o all’episcopale sua sede.<br />

Milano 7 maggio 1823<br />

1 Pio VII, Sommo Pontefice fino 1823 (Ep. I, lett. 146, n. 3, pag. 240).<br />

2 Legg. Carsana (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).


AL SIGNOR PIETRO PORTA<br />

706(Bergamo#1823.11.01)<br />

Notizie belle quelle che il vettura/e Porta, uno dei primi volonterosi per l‟opera maschile, ha mandato alla<br />

<strong>Canossa</strong>, la quale ringrazia e lo prega <strong>di</strong> ricordarla al signor Francesco e ai suoi fratelli.<br />

VG. e M. Stimatissimo Signor Pietro<br />

Non posso <strong>di</strong>rle la consolazione che mi abbia apportato oggi la d.i lei lettera. Sia ringraziata<br />

senza fine la bontà del Signore che in riguardo <strong>di</strong> Maria santissima nostra Madre comincia a <strong>di</strong>ffondere<br />

le sue misericor<strong>di</strong>e sul tanto sospirato soggetto.<br />

Mi lusingo che quanto prima avrò il vantaggio <strong>di</strong> rivederla ed in voce combineremo ogni cosa.<br />

Distintamente la ringrazio <strong>di</strong> quanto fece relativamente al Padre Portalupi. Tanti complimenti al<br />

signor Francesco 1 ed a suoi fratelli. Confi<strong>di</strong>amo nel Cuore adorato della santissima nostra Madre. Sono<br />

con piena stima e sarò sempre invariabilmente<br />

<strong>di</strong> lei stimatissimo signor Pietro<br />

Bergamo 1 novembre 1823<br />

All’Onoratissimo Signore<br />

Signor Pietro Porta<br />

MILANO<br />

Devotissima Obbligatissima<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia 2<br />

della Carità<br />

1 Francesco Bonetti, orefice <strong>di</strong> Milano, aspirante canossiano, poi seguirà il Rosmini.(Ep. II/2, lett. 700, pag. 762).<br />

2 NB. Autografa solo la firma.


AD ANTONIO ROSMINI<br />

707(Verona#1823.12.28)<br />

Da più <strong>di</strong> un anno la <strong>Canossa</strong> non scriveva al Rosmini, anche perché aveva seguito con angoscia i <strong>di</strong>fficili inizi<br />

della Congregazione dei Figli della Carità <strong>di</strong> Milano. Quando pareva che tutto fosse naufragato, le speranze si<br />

erano ravvivate e, al momento in cui scrive, sembra proprio che la pianticella voglia riprendere vigore. Si tratta<br />

ora <strong>di</strong> vedere quale sia la città più adatta ad essere sede della nuova opera. La lettera, molto lunga, segnala i<br />

vari particolari <strong>di</strong> quella iniziale attività milanese e chiede al Rosmini quale sia la <strong>di</strong>sponibilità dell'aiuto<br />

finanziario, con cui ha promesso <strong>di</strong> collaborare.<br />

V:G: e M: Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Cf. App. A 105, lett. 9 gennaio 1824<br />

La lunghezza del mio silenzio, Veneratissimo Signor Don Antonio potrebbe averle dato luogo<br />

<strong>di</strong> pensare, che fosse andato a terra il nostro progetto dei Figli della Carità dal quale io spero abbia da<br />

risultare tanto bene. Ma quantunque desiderassi molte volte darmi l'onore <strong>di</strong> scrivere a Vostra Signoria<br />

Illustrissima, e Reveren<strong>di</strong>ssima, sono andata <strong>di</strong>fferendo sin quì, bramando pure <strong>di</strong> vedere un principio<br />

più solido, e dal quale si potesse dedurre con qualche sicurezza un felice riuscimento, prima<br />

d'incomodarla domandandole l'assistenza della <strong>di</strong> Lei carità, e trattarne nuovamente con Lei. D'altronde<br />

tante furono le <strong>di</strong>fficoltà da superarsi, che alcuni momenti sembrò la cosa ridotta al punto <strong>di</strong> dover<br />

deporre ogni lusinga. Maria Santissima però, dalla quale unicamente possiamo attendere l'esecuzione<br />

dell'opera, se tale sarà il Voler <strong>di</strong> Dio, pare che adesso abbia essa quasi <strong>di</strong>rei cominciato positivamente,<br />

e che si avvicini il momento in cui rendasi necessario il pensare a dare un'opportuno avviamento a<br />

norma del progettato.<br />

Credo però non le <strong>di</strong>spiacerà sentire con quella brevità che potrò maggiore, le contrarietà<br />

incontrate, poi le <strong>di</strong>rò lo stato attuale dell'affare, e qual sia il modo con cui a me sembra vada ora a<br />

stabilirsi, e ciò succedendo sarà questo il momento in cui vi sarà bisogno anche della <strong>di</strong> Lei carità.<br />

Ella si ricorderà quel bel principio <strong>di</strong> que' quattro primi giovani unitisi a Milano presso quel<br />

Signor Canonico 1 . Sappia dunque, che due <strong>di</strong> questi non vedendo presso <strong>di</strong> quel degno sacerdote<br />

eseguibile l'impresa, avendo Egli idee sante bensì, ma d'altra sorte, in poco tempo si ritirarono vestendo<br />

l'abito clericale, nè so più se conservino l'antico desiderio, e quando ciò fosse, sarebbe sempre da<br />

assicurarsene bene, ma già dubito l'abbiano cangiato. Gli altri due restarono costanti, ma il maggiore,<br />

che può <strong>di</strong>rsi quello che aveva unito gli altri tre, oppresso dalle fatiche della vita attiva, accoppiata ad<br />

un metodo che alla mia freddezza sembrava troppo austero, si ammalò seriamente, e vedendo anch'esso<br />

l'impossibilità d'ivi dar esecuzione al piano, dopo aver tentato ogni mezzo per persuaderne il Canonico,<br />

al quale erasi con tal concerto unito, si ritirò a casa sua, mantenendo però sempre vivo il desiderio<br />

medesimo, e si rimise in salute.<br />

Finalmente il quarto pure fermissimo nella vocazione si tenne, restando frattanto con quel<br />

Canonico, né io voleva eccittarlo a lasciarlo pel bene che vi faceva, però bramando egli <strong>di</strong> farsi<br />

sacerdote lo aveva secondato in questo, ed aveva pre<strong>di</strong>sposto le cose in modo, che lasciando egli da se<br />

e naturalmente il luogo ove si trovava, avesse modo d'essere ricevuto per gli studj nel seminario <strong>di</strong><br />

Bergamo, del quale io ho grande opinione, per la pietà, come per la dottrina.<br />

Nel qual caso già avrei scritto a Lei un passo, che in riflesso <strong>di</strong> tutte le altre combinazioni dava<br />

a me l'idea <strong>di</strong> un principio. Ma lo scorso agosto un Vescovo novellamente consacrato conoscendo<br />

1 Canonico Giglio (Ep. II/2, lett. 697, n. 2, pag. 754).


questo giovane, tante esibizioni gli fece <strong>di</strong> farlo istruire, <strong>di</strong> or<strong>di</strong>narlo sacerdote, e <strong>di</strong> altre simili cose,<br />

che questo pure passò, però con <strong>di</strong>fficoltà, in compagnia <strong>di</strong> quel Vescovo nella <strong>di</strong> Lui Diocesi. In<br />

quest'intervallo però trovandomi io a Milano mi fu raccomandato un p<strong>ii</strong>ssimo uomo del carattere <strong>di</strong><br />

que' due santi uomini, i quali come sà erano ritirati sù quella montagna, per prepararsi a quest'opera<br />

coll'orazione; anzi erano vivuti degli anni in Compagnia. La raccomandazione versava sul trovargli un<br />

apertura, onde rendersi Religioso, laico però, ma <strong>di</strong>ssemi che avrebbe preferito qualche Istituto <strong>di</strong><br />

carità.<br />

Consigliatami col mio Superiore, significai a questa buona persona il noto progetto, esortandolo<br />

a prendere consiglio, come fece, mettendosi nelle mani <strong>di</strong> quel nostro degnissimo Prelato, ora<br />

Monsignor Vescovo <strong>di</strong> Massa 2 , che sempre poi lo condusse, e stabilì <strong>di</strong> volersi de<strong>di</strong>care a quest'opera<br />

novella. Frattanto sinchè Dio manifestasse più chiaramente il modo da eseguire il santissimo <strong>di</strong> Lui<br />

volere, gli trovai una bottega, essendo molto abile <strong>di</strong> falegname, e Monsignor Zoppi l'appoggiò per<br />

l'alloggio in un'oratorio da Lui <strong>di</strong>retto. I due poi ch'erano andati sul monte non si sapevano più<br />

<strong>di</strong>fendere dalle pie istanze <strong>di</strong> chi li voleva in qualche convento, o in altra opera pia. Il primo <strong>di</strong> questi<br />

due angustiato <strong>di</strong> trovarsi pressato ad una intempestiva determinazione, risolvette <strong>di</strong> passare anch’Esso<br />

a Milano, dove sotto la medesima <strong>di</strong>rezione, ed albergando nello stesso oratorio, trovatagli una bottega<br />

colle sue fatiche anch'Esso visse sin quì. L'altro compagno poi lasciò anch'esso la montagna, ma non<br />

ebbe il coraggio <strong>di</strong> esporsi in una bottega e conservando lo stesso desiderio, si de<strong>di</strong>cò intanto ad<br />

altr'opera <strong>di</strong> carità, dalla quale io credo, che se gli renderà presso che impossibile lo staccarsi. Fu<br />

necessario per qualche tempo, che li due amici <strong>di</strong> Milano tenessero un sistema <strong>di</strong> vita possibilmente il<br />

più comune, ed io ebbi una massima cura che niente allora trattassero con quel milanese, che<br />

chiameremo il primo, che solo restò perseverante, e ciò per vietare innanzi tempo ogni <strong>di</strong>scorso.<br />

Frattanto guadagnatasi i due amici la stima dell'oratorio, e dei loro padroni <strong>di</strong> bottega, ricevute<br />

dal Governo tutte le loro carte in regola, onde potersi liberamente fermare, partito anche con quel<br />

Vescovo l'altro milanese, mi parve tempo, che trattassero il primo, in<strong>di</strong> d'accordo col loro Direttore si<br />

partissero dall'oratorio, dove non era poi possibile niente cominciare.<br />

Ora i due amici abitano in una piccolissima casetta, seguendo quel che possono del noto piano.<br />

Il giorno vanno alle loro botteghe, ma siccome possono da soli vivere con maggior povertà, all'Ave<br />

Maria si ritirano a casa, ove ogni sera si uniscono col milanese, occupandosi in lezioni spirituali,<br />

conferenze e cose simili. A <strong>di</strong>rle il vero, sono propriamente tre anime sante.<br />

Ora vi è un'altro giovane mi <strong>di</strong>ssero essi, <strong>di</strong> grand' espettativa per talento ed abilità nell'incisione<br />

de' bronzi, il quale essendo anch'esso dell'oratorio si unì loro, ma per motivo de' suoi lavori, non può<br />

intervenire a que' p<strong>ii</strong> esercizi della sera, se non che la domenica, ed il giovedì. Quest'ultimo per due o<br />

tre mesi, è impegnato, avendo <strong>di</strong> lui bisogno la sua famiglia per sod<strong>di</strong>sfare col prodotto de' suoi lavori<br />

ad un suo impegno, terminato questo, i suoi lo lasciano in libertà, e desidera per quanto sento <strong>di</strong> farsi<br />

sacerdote, e membro <strong>di</strong> quest'Istituzione. Verificata pienamente la vocazione, giu<strong>di</strong>cherei opportuno <strong>di</strong><br />

secondarlo, essendo bensì vero, che un degnissimo sacerdote, <strong>di</strong> cui parmi averle altra volta parlato, và<br />

assicurandosi <strong>di</strong> essere costante nella <strong>di</strong> Lui presa risoluzione, <strong>di</strong> voler far parte <strong>di</strong> quest'Istituto, ma<br />

oltrechè io vedo <strong>di</strong>fficoltà senza numero da superarsi per le circostanze sue; quando bene entri questo<br />

sacerdote solo è troppo poco, ed in ogni caso ci assicuriamo del soggetto, e d'un sacerdote. Ma per ciò<br />

fare, trovo necessario adesso una particolare orazione per chiaramente conoscere dove voglia il Signore<br />

far germogliar questa pianta. Per una parte per i bisogni, e per la numerosa popolazione, Milano<br />

sembrerebbe attissimo per tale oggetto. Dall'altra, sinchè si stabilisce la prima Casa della<br />

Congregazione, sembrerebbe migliore fosse in una Diocesi, il cui Vescovo ritenesse l'affare come<br />

proprio, e si potesse liberamente operare nello stabilimento. Proposi ciò al p<strong>ii</strong>ssimo e dotto Prelato <strong>di</strong><br />

2 Mons. Zoppi Francesco Maria (Ep. I, lett. 275, n. 2, pag. 407)


Massa, con questo che accettando nella sua Diocesi questa ra<strong>di</strong>ce voglia averne Egli, la cura<br />

imme<strong>di</strong>ata. Egli accettò volentieri, sempreche possiamo unire i mo<strong>di</strong> 3 <strong>di</strong> sussistenza per questi quattro<br />

primi, non potendo Egli prestarsi, attesa la limitatissima mensa <strong>di</strong> quella piccola novella Diocesi. Il<br />

sacerdo(te) persistendo nella vocazione non ha bisogno <strong>di</strong> nulla. Adesso questo Prelato è ritornato dalla<br />

sua Congregazione seguita in Roma, ed io tra qualche settimana conto passare a Milano, per seco Lui<br />

concludere molti affari, con questo ancora. Nel caso possiamo combinare, il giovane vorrei andasse nel<br />

<strong>di</strong> Lui seminario, e sotto <strong>di</strong> Lui per lo stu<strong>di</strong>o si educasse. E gli altri intanto in una piccola casetta ivi<br />

esercitassero le opere <strong>di</strong> carità della loro vocazione, essendo il milanese primo, anche capace per<br />

insegnare carattere, aritmetica e cose simili. Se si intralciasse il passaggio a Massa, vorrei che il<br />

giovane si educasse nel seminario <strong>di</strong> Bergamo, anche per appoggiarlo a chi lo sostenesse nella<br />

vocazione, e gli altri li lascierei a Milano a continuare sempre più nelle loro opere <strong>di</strong> carità,<br />

frequentando già la dottrina, e le feste l'ospitale.<br />

Eccole lo stato della cosa, veneratissimo Signor Don Antonio, ed ecco i miei progetti e pensieri.<br />

La supplico a volermi <strong>di</strong>re che gliene pare, come a voler tenere la cosa caldamente<br />

raccomandata a Dio. Similmente favorisca <strong>di</strong>rmi quali sacrificj la <strong>di</strong> Lei carità sia <strong>di</strong>sposta a fare per<br />

tale oggetto, certa del maneggio il più cauto ed il più povero. Sperando altresì che il Signore vorrà<br />

accettarli, e darci la consolazione <strong>di</strong> vederne risultare la Divina Gloria. Intanto non si <strong>di</strong>mentichi<br />

neppur <strong>di</strong> me miserabile, nelle sante <strong>di</strong> Lei orazioni, mentre confermandole i sensi del mio ossequio<br />

rispettosamente mi segno<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe 28 <strong>di</strong>cembre 1823<br />

3 Mezzi finanziari.<br />

Umil.ma, Dev.ma, Ubb.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

Figlia Carità


AD ANTONIO ROSMINI<br />

708(Bergamo#1824.01.17)<br />

<strong>Maddalena</strong> chiede a Don Antonio <strong>di</strong> non preoccuparsi se dovrà ritardare la sua sovvenzione, soltanto non<br />

tratti dei Fratelli della Carità col Vescovo <strong>di</strong> Trento.<br />

Cf. App. A 105, 9 gennaio 1824<br />

V:G: e M: Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Mille perdoni domando a Vostra Signoria Illustrissima e Molto Reverenda se appena ricevuto il<br />

veneratissimo <strong>di</strong> Lei foglio, le replico il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> questa mia. La <strong>di</strong> Lei conosciuta bontà me ne dà il<br />

coraggio, e la situazione presente della piccola Istituzione dei Figli della Carità mi obbliga a farlo.<br />

Sento con molta consolazione non <strong>di</strong>spiacerle quel avviamento che piacque al Signore dare sin<br />

quì a quest'opera desiderata. Essendo però la cosa affatto sul principio, la supplico quando avrà<br />

occasione <strong>di</strong> scrivere al nominato Monsignor Vescovo <strong>di</strong> Trento 1 a non fargli il più piccolo cenno dei<br />

Fratelli della Carità; bensì mi farà una somma grazia <strong>di</strong> parlargli della nostra Istituzione, e del loro<br />

caritatevole genio <strong>di</strong> vederla anche in Tirolo, ed in Trento segnatamente, accennando a Monsignore<br />

come la bontà e l'amicizia della Cara <strong>di</strong> Lei sorella Signora Margherita <strong>di</strong>ede la mossa a simile<br />

progetto, con quel <strong>di</strong> più poi ch'Ella giu<strong>di</strong>cherà a tal proposito, però come Lei, non trovando io<br />

opportuno per motivi che quando avrò l'onor <strong>di</strong> vederla le <strong>di</strong>rò, <strong>di</strong> far io adesso passi che in seguito mi<br />

si renderanno doverosi <strong>di</strong>rettamente con cotesto Prelato. Ritornando poi ai Figli della Carità ella voglia<br />

ricordarsi, e conservare la buona <strong>di</strong>sposizione ch'ebbe sempre per assisterli pel momento che potrà.<br />

Sappia che ancor io credo starebbero assai bene presso Monsignor Vescovo <strong>di</strong> Treviso 2 , come che<br />

potrebbero anche giovare assai in quella Diocesi, ma per ora conviene che stiamo vedendo dove la<br />

provvidenza li destina anche per proccurar loro il mantenimento.<br />

Del rimanente conviene che le confessi, non comprendere bene cosa ella intenda che le<br />

piacerebbe, circa le forme esteriori delle loro devozioni, quantunque mi rammenti benissimo quanto<br />

Ella favorì scrivermi su tale argomento altra volta, e leggerò con pari piacere, che interessamento, il<br />

libretto Dell'educazione Cristina ch'Ella vuol compiacersi <strong>di</strong> mandarmi. Il mio desiderio come lo scopo<br />

loro sarebbe, che con vero spirito <strong>di</strong> santità, e <strong>di</strong>stacco universale s'impiegassero negli esercizj <strong>di</strong> carità<br />

della loro vocazione.<br />

Non si <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> pregare affinche si degni il Signore <strong>di</strong> compiere anche in questo il<br />

santissimo <strong>di</strong> Lui volere, e non lasci <strong>di</strong> ricordarsi <strong>di</strong> me miserabile nelle sante <strong>di</strong> Lei orazioni. Spero in<br />

Maria Santissima <strong>di</strong> poterle dare in progresso notizie <strong>di</strong> più stabile fondamento.<br />

La prego dei <strong>di</strong>stinti miei complimenti alla Carissima Signora Margherita, che pure tra non<br />

molto avrò il bene <strong>di</strong> riscontrare. Colma <strong>di</strong> venerazione passo ad ossequiosamente riprotestarmi<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e molto Reverenda<br />

Bergamo li 17 gennaio 1824 Santa Croce in Rocchetta<br />

Ubb.ma Dev.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

1 Mons. Luschin Francesco Saverio (Ep. I, lett. 388, n 5, pag. 626).<br />

2 Mons. Grasser Giuseppe, Vescovo <strong>di</strong> Verona (Ep.I, lett. 379, n. 2, pag. 646).


BERGAMO<br />

Al Nobile e Molto Reverendo Signore<br />

Il Signor Don Antonio Rosmini De'<br />

Serbati<br />

ROVERETO


AD ANTONIO ROSMINI<br />

709(Bergamo#1824.02.18)<br />

Con i ringraziamenti per i consigli che il Rosmini le ha dato, la <strong>Canossa</strong> segnala, sia pure marginalmente, la<br />

continuazione dell'opera maschile a Milano: per il momento solo tre laici e un quarto, si stanno preparando al<br />

sacerdozio.<br />

Cf. App. A 106, 20 gennaio 1824<br />

V:G: e M: Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

L'ultima volta, che mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> l'onore <strong>di</strong> scrivere a Vostra Signoria Illustrissima e Molto<br />

Reverenda: le domandai tante scuse per averle così sollecitamente rinnovato il <strong>di</strong>sturbo de' miei<br />

caratteri, e questa volta invece dovrò farlo per la mia tardanza a riscontrare il veneratissimo <strong>di</strong> Lei<br />

foglio.<br />

Sappia che fui a Milano ad ossequiare Mons. Zoppi, che tra non molto passar deve alla novella<br />

<strong>di</strong> Lui Diocesi 1 , e tra la molteplicità degli affari, ed un poco anche la mia salute che fu sempre a Milano<br />

vacillante, non potei darmi il vantaggio <strong>di</strong> scriverle per quanto lo bramassi. Ora stò meglio e già potei<br />

sempre stare alzata, onde come vede sono in sostanza mali da poco. Rilevai dunque dalla pregiatissima<br />

<strong>di</strong> Lei lettera cosa Ella voleva <strong>di</strong>rmi parlandomi intorno le forme esteriori delle loro devozioni.<br />

La supplico a non volere meco usare riguar<strong>di</strong>, ne temere d'innoltrarsi a darmi istruzioni.<br />

Qualunque me ne <strong>di</strong>a mi fà una carità; da Lei poi ch'è Ministro del Signore, ed anche da Lui con occhio<br />

<strong>di</strong> singolare misericor<strong>di</strong>a riguardato le riceverei con doppio desiderio, e piacere , insieme. Sappia anzi<br />

che in riflesso <strong>di</strong> quanto Ella mi scrisse combinai adesso a Milano, e ritrovai una dotta persona, la quale<br />

vada intanto una volta alla settimana, a catechizzare quei tre Figli della Carità, perchè apprendano<br />

parimenti, il modo da comunicare agli altri quello che avranno bene imparato, ed a poco, a poco, vedrò<br />

che imbevendosi pienamente dello spirito <strong>di</strong> Chiesa santa, ne conoscano i riti, e le santissime sue<br />

istituzioni; siccome altresì abbiamo stabilito che si rendano almeno due capaci d'ammaestrare i ragazzi<br />

sin dove giunge lo stu<strong>di</strong>o delle scuole elementari minori. Frattanto ve<strong>di</strong>amo poi cosa il Signore<br />

<strong>di</strong>sporrà. Si ricor<strong>di</strong> la prego <strong>di</strong> farmi la grazia <strong>di</strong> non privarmi <strong>di</strong> que' lumi che il Signore le darà su tale<br />

argomento, giacche Ella ben vede aver giovato, molto alla cosa, con quelli che mi <strong>di</strong>ede.<br />

Ella poi <strong>di</strong>ce che io non rida <strong>di</strong> quella caritatevole assistenza ch’Ella crede poter dare a questa<br />

piccola opera nascente, nel venturo anno. Veneratissimo Signor Don Antonio altro che ridere; io<br />

ammiro colla <strong>di</strong> Lei carità anche la <strong>di</strong> Lei degnazione <strong>di</strong> parlarmi con tanta can<strong>di</strong>dezza, e bontà.<br />

Accetterò ben volentieri qualunque sia la <strong>di</strong> Lei carità ; della quale creda mi servirò pel quarto Figlio<br />

della Carità, che vuol farsi sacerdote, ma che per un qualche mese, è ancora impegnato a terminare<br />

alcuni lavori per la sua famiglia.<br />

Intanto per carità assista quest'opera coll'orazione. La prego dei miei cor<strong>di</strong>ali, e <strong>di</strong>stinti<br />

complimenti alla Cara Signora Margherita, come dei miei doveri, a tutta la degnissima <strong>di</strong> Lei famiglia.<br />

Si ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> me miserabile <strong>di</strong>nnanzi a Dio, e mi creda quale colla solita venerazione, e rispetto mi<br />

segno<br />

Di V .S.Ill.ma e Molto Reverenda<br />

Bergamo li 18 febbraio 1824<br />

1 Massa (Cf. Aff. Massa).<br />

Dev.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


BERGAMO<br />

Al Nobile Signore<br />

Il Signor Don Antonio Rosmini<br />

De' Serbati<br />

ROVERETO


AD ANTONIO ROSMINI<br />

710(Bergamo#1824.03.03)<br />

Quando avesse ricevuto risposta dal nuovo Vescovo <strong>di</strong> Trento, voglia segnalargliela, perché sappia come<br />

regolarsi sulla fondazione in quella città. Intanto comunica la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> sua cognata Francesca Castiglioni.<br />

V:G: e M: Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Vivamente ringrazio la bontà <strong>di</strong> Vostra Signoria Illustrissima e Molto Reverenda: dei tre libri,<br />

<strong>di</strong> cui Ella volle favorirmi, che jeri ricevetti. Non le bastò semplicemente il <strong>di</strong>sturbarsi per quanto<br />

portava il bisogno, mandandomene uno; ma si compiacque mandarmene tre.<br />

L'assicuro, che veramente mi furono molto cari. Ella preghi poi il Signore, che me ne approfitti<br />

per la <strong>di</strong> Lui gloria, unico oggetto per cui Ella li compose.<br />

Spero, ch'avrà ricevuto un'altra mia lettera, in riscontro dell'ultimo veneratissimo <strong>di</strong> Lei foglio.<br />

Quand'Ella avrà qualche risposta del novello Vescovo <strong>di</strong> Trento 1 , intorno a quanto era <strong>di</strong>sposto<br />

scrivergli del minimo nostro Istituto, la supplico a volermelo ,far sapere, bramando io per mia norma,<br />

conoscere le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> questo Prelato verso <strong>di</strong> noi per poter <strong>di</strong>sporre a tenore delle medesime le<br />

cose. E siccome da quanto comunemente intesi da chi conosce Trento, sembra che avremo ivi da<br />

lavorare in servizio <strong>di</strong> Dio, così chiaro è, che dovremo vincere molti ostacoli per riuscire in tale<br />

fondazione. Col <strong>di</strong>vino ajuto sono <strong>di</strong>sposta ad ogni cosa, onde non si faccia riguardo alcuno a <strong>di</strong>rmi<br />

tutto liberamente, potendo d'altronde a mio credere molto giovare l'essere al fatto d'ogni circostanza a<br />

quest'affare relativa, per continuare con sicurezza la concludente trattativa.<br />

La prego poi de' miei più <strong>di</strong>stinti, e cor<strong>di</strong>ali complimenti alla Cara Signora Margherita, alle<br />

orazioni della quale, come a quelle <strong>di</strong> V. S. Illustrissima e Molto Reverenda caldamente raccomando la<br />

buona mia cognata 2 , che come avrà forse inteso piacque al Signore <strong>di</strong> chiamar a miglior vita, ed anche<br />

la mia famiglia, la quale si trova nella massima desolazione per una tal per<strong>di</strong>ta, la qual'è agli occhi<br />

nostri veramente irreparabile. Non posso nasconderle, che a me pure non sia amarissima, ma dobbiamo<br />

<strong>di</strong>re, che così ha <strong>di</strong>sposto il Signore, e che adorabili e amabili sempre sono le <strong>di</strong> Lui <strong>di</strong>sposizioni. Già<br />

morì come visse, cioè della morte de' santi; non<strong>di</strong>meno se mai per l'umana fragilità, non fosse ancora al<br />

possesso <strong>di</strong> Dio, la raccomando nuovamente alla loro carità, e non si <strong>di</strong>mentichi neppur <strong>di</strong> me.<br />

Io mi trovo ancora a Bergamo, dove se altro non succede credo mi tratterrò sin' dopo Pasqua,<br />

terminando a quell'epoca il corso dell'ammaestramento delle nostre giovani <strong>di</strong> campagna, le quali<br />

furono in quest'anno quì educate.<br />

Le confermo l'invariabili proteste del mio rispetto, e passo all’onore <strong>di</strong> segnarmi<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Molto Reverenda<br />

Bergamo Santa Croce li 3 marzo 1824<br />

P.S. Al momento <strong>di</strong> mandare in posta la presente ho il contento <strong>di</strong> ricevere una pregiatissima<br />

lettera della Cara Signora Margherita. Mi faccia la grazia <strong>di</strong> <strong>di</strong>re alla medesima che quanto<br />

prima le risponderò, e che la mia salute è sufficientemente buona, e che non si prenda pena che<br />

già non è niente ed a momenti starò benissimo.<br />

1 Mons. Luschin Francesco Saverio (Ep. I, lett. 388, n 5, pag. 626).<br />

2 Francesca Castiglioni (Ep.I, lett. 124, n. 3, pag. 208).


BERGAMO<br />

All 'Illustrissimo Molto Reverendo Signore<br />

Il Signor Don Antonio Rosmini<br />

De' Serbati<br />

ROVERETO<br />

Umil.ma Obbl.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A MONS. ZOPPI<br />

711(Bergamo#1824.03.07)<br />

Monsignore è a Milano, ma sta per partire per la sua nuova Diocesi <strong>di</strong> Massa. La <strong>Canossa</strong> lo sa molto<br />

occupato, ma non può non comunicargli che due dei quattro che stavano organizzando la Congregazione dei<br />

Figli della Carità, sono partiti senza avvertirla.<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Di volo due righe mi conviene scrivere a Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

quantunque mi sia adesso una vera pena l'incomodarla, non perché dubiti della <strong>di</strong> Lei carità, e<br />

sofferenza, ma perché sò quanto in questi ultimi momenti che si trattiene a Milano sarà soffocata<br />

d'occupazioni. La prego <strong>di</strong> non rispondermi, solo per <strong>di</strong> Lei norma conviene, che l'avverta <strong>di</strong> quanto<br />

concerne ai Figli della Carità. Ella avrà trovato la novità della partenza dei due compagni i quali nulla<br />

<strong>di</strong>ssero ove fosse <strong>di</strong>retto il loro viaggio. Furono quì, ma non si lasciarono da me vedere. Solo seppi, che<br />

volevano andare nuovamente al Sacro Monte <strong>di</strong> Varallo 1 , o a San Francesco a Orta 2 . Jer l'altro poi mi<br />

fù confidato che sono andati a Turino 3 con intenzione <strong>di</strong> entrare in una Religione singolarmente nei<br />

Gesuiti dove sperano poter essere ricevuti trovandosi adesso in quella città un Religioso Gesuita stato<br />

già <strong>di</strong>retto da Monsignor Mozzi 4 e gran conoscente <strong>di</strong> Lorenzo 5 . Se poi non verranno accettati<br />

certamente da quanto mi <strong>di</strong>sse la medesima persona, che abbiano intenzione <strong>di</strong> ritornare a Milano.<br />

In questo periodo <strong>di</strong> tempo ebbi occasione <strong>di</strong> vedere il Signor Conte Marco 6 , il medesimo niente<br />

mi domandava sull'argomento. Io, che nulla sapeva anche dei due viaggiatori scherzando gli <strong>di</strong>ssi, che<br />

ha tanta voglia <strong>di</strong> farsi dei Figli della Carità, che neppure me ne parla.<br />

Egli mi mostrò un pò <strong>di</strong> <strong>di</strong>spiacere <strong>di</strong> tal mio <strong>di</strong>scorso, e mi domandò se a Lei aveva mostrato <strong>di</strong><br />

dubitare <strong>di</strong> lui. Gli risposi aver io detto a Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima che mi aveva<br />

detto esser <strong>di</strong>sposto nel caso che i suoi superiori glielo permettessero, e che già mi figurava, che tal<br />

permesso non l'avrebbe ottenuto.<br />

Mi mostrò intenzione <strong>di</strong> venirla ad ossequiare prima ch'Ella parta, e subito che saprò quanto si<br />

trattiene glielo farò sapere. Mi <strong>di</strong>sse, che scriveva subito a suo fratello 7 ch'è a pre<strong>di</strong>care per vedere se<br />

mai quand'Ella sarà nella sua Diocesi, avendo genio d’averli per le Missioni, se verrebbe con lui. Io<br />

lasciai correre per lasciare la strada aperta alle <strong>di</strong>vine <strong>di</strong>sposizioni, ed anche in qualunque caso perchè<br />

potrebbe forse a Lei accomodare avere questi due zelanti sacerdoti, con poco <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o; per carità mi<br />

perdoni se così parlo, ma sapendo ch'Ella va in una Diocesi povera, e che il <strong>di</strong> Lei cuore è tanto pieno<strong>di</strong><br />

1 Dove sorge il celebre Santuario de<strong>di</strong>cato alla Beata Vergine Assunta e situato in Valsesia, provincia <strong>di</strong> Novara.<br />

2 Santuario che sorge presso il lago subalpino d'Orta in Piemonte.<br />

3 Per Torino.<br />

4 Mons. LUIGI MOZZI, membro del Collegio Apostolico <strong>di</strong> Bergamo, Unione <strong>di</strong> sacerdoti ideata e attuata da Madre Maria<br />

Antonia Grumelli delle Francescane <strong>di</strong> S. Chiara, nel 1775 (Cf. Dalle Vedove, Vita e pensiero, pag. 142).<br />

5 LORENZO PIARADA, uno dei primi cinque laici, che avrebbero voluto oganizzare a Milano, secondo le <strong>di</strong>rettive della<br />

<strong>Canossa</strong>, la Congregazione dei Figli della Carità, tentativo poi fallito.<br />

6 Don MARCO PASSI, nacque a Bergamo nel 1790 e morì canonico della Cattedrale <strong>di</strong> Bergamo nel 1863. Fu uno dei <strong>di</strong>eci<br />

figli del Conte Enrico e <strong>di</strong> Caterina Corner. Fu, come il fratello Luca, confondatore dell'Istituto <strong>di</strong> Santa Dorotea e come<br />

lui Missionario Apostolico (Ep. II/2, lett. 711, n. 6, pag. 787).<br />

7 Don LUCA PASSI, uno dei figli del Conte ENRICO e della patrizia veneta Caterina Corner. Era nato a Bergamo nel 1789<br />

e morì a Venezia in fama <strong>di</strong> santità nel 1866. Fu Missionario Apostolico e fondatore della Pia Opera e Istituto religioso <strong>di</strong><br />

Santa Dorotea, a carattere educativo (Ep. II/2, lett. 711, n. 7, pag. 788).


carità, per quanto spenderà vi sarà sempre da fare.<br />

Senza, che per ciò s'incomo<strong>di</strong> a rispondermi, basta per quest'ultima cosa, che mi faccia <strong>di</strong>r<br />

dall'Elena 8 quant'Ella si ferma.<br />

Per quelli, che sono partiti poi se crede finché ve<strong>di</strong>amo il finale non <strong>di</strong>remo se non, che<br />

andarono alla visita d'un Santuario. Per la cosa poi in massima l'affare è <strong>di</strong> Maria Santissima, farà essa,<br />

ed io se crede cercherò tener <strong>di</strong>etro alle traccie della materna sua misericor<strong>di</strong>a. Non ha essa bisogno <strong>di</strong><br />

nessuno, e saprà in ogni modo condurre a termine le <strong>di</strong>vine <strong>di</strong>sposizioni. In questo pure il <strong>di</strong> Lei<br />

silenzio mi terrà luogo <strong>di</strong> risposta regolandomi già su quanto ultimamente Ella mi <strong>di</strong>sse.<br />

Termino per non perdere questa posta ringraziandola <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong> tutto ed implorando la sacra<br />

pastorale <strong>di</strong> Lei bene<strong>di</strong>zione. Col massimo rispetto ossequiosamente mi segno<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Bergamo 7 marzo 1824<br />

Anche al Conte Marco altro non <strong>di</strong>rò se non che andarono alla visita d'un santuario, e gli farò<br />

conoscere Francesco.<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> Figlia della Carità 9<br />

8 Elena Bernar<strong>di</strong>, superiora <strong>di</strong> Milano (Ep. I, lett. 278, n. 2, pag. 411).<br />

9 Autografe della <strong>Canossa</strong> l’aggiunta in calce e la firma.


AD ANTONIO ROSMINI<br />

712(Verona#1824.07.10)<br />

L'intervento <strong>di</strong> Don Antonio presso il Patriarca <strong>di</strong> Venezia e il nuovo Principe Vescovo <strong>di</strong> Trento ha avuto un<br />

ottimo risultato. Per ora la <strong>Canossa</strong> si limita a ringraziarlo, perché spera <strong>di</strong> vederlo presto a Milano, dove gli<br />

parlerà dei Figli della Carità.<br />

V:G: e M: Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Non essendomi stato possibile per i tanti imbroglietti, che mi circondano quallora giungo <strong>di</strong><br />

passaggio nelle nostre Case, <strong>di</strong> darmi il vantaggio <strong>di</strong> rispondere al veneratissimo <strong>di</strong> Lei foglio negli<br />

scorsi or<strong>di</strong>narj, voglio proccurarmi oggi questo bene. Però occluderò questa mia all'ottima <strong>di</strong> Lei<br />

Sorella mia buona Amica, sul dubbio in cui sono, ch'Ella non si trovi in Rovereto, avendo inteso esser<br />

V .S. Ill.ma Molto Reverenda per fare una gita a Milano, dove credo mi porterò verso la fine <strong>di</strong> questo<br />

mese. Non posso tacerle <strong>di</strong> non essere nella lusinga <strong>di</strong> poterla con quest'incontro ossequiare. Intanto<br />

sull'incertezza <strong>di</strong> poterlo fare in voce, la ringrazio adesso <strong>di</strong>stintamente <strong>di</strong> tutto ciò che pel minimo<br />

nostro Istituto Ella si compiacque operare col degnissimo nostro Patriarca, come pure col novello loro<br />

Principe Vescovo 1 .<br />

Staremo adesso aspettando cosa <strong>di</strong>sporrà il Signore, e la Santissima nostra cara Madre Maria.<br />

Dalla potentissima protezione della medesima io riconosco unicamente la benignità <strong>di</strong> Monsignor<br />

Patriarca 2 , ed il <strong>di</strong> Lui interessamento pel minimo nostro Istituto, che con mia confusione, e sorpresa<br />

rende essa comune a tutti i nostri Prelati. Ella però non poteva trovare secondo me, un punto migliore, e<br />

più profittevole per Trento, <strong>di</strong> quello ch'Ella colse in<strong>di</strong>rizzando col mezzo <strong>di</strong> Monsignor Patriarca, le <strong>di</strong><br />

Lei raccomandazioni a Monsignore Luschin. La Cara Signora Margherita le avrà mi figuro raccontato,<br />

quanto degnossi Egli farmi significare dopo la <strong>di</strong> Lei approvazione dalla Santa Sede, col mezzo <strong>di</strong><br />

Monsignor Vicario <strong>di</strong> Trento, perché restassi accertata della <strong>di</strong> Lui bontà, e premura per noi. La<br />

supplico non<strong>di</strong>meno a volerci continuare l'assistenza delle <strong>di</strong> Lei orazioni, perché io stò sempre in<br />

aspettativa, che il <strong>di</strong>avolo tirolese, non abbia da essere ancora contento. Mi saranno poi oltremodo<br />

gra<strong>di</strong>te le notizie, che favorirà comunicarmi a tal proposito, quando ne avrà ricevuto.<br />

Ho poi la vera compiacenza <strong>di</strong> darle le migliori nuove del degnissimo <strong>di</strong> Lei amico, da me tanto<br />

venerato Signor Provve<strong>di</strong>tore Traversi 3 .<br />

Ebbe Egli la bontà, e la pazienza <strong>di</strong> venire qualche volta a trovarmi, nel breve soggiorno, che<br />

ultimamente feci a Venezia, e sempre più trattandolo restai e<strong>di</strong>ficata <strong>di</strong> tanta santità, unita a tanta<br />

umiltà, ed a tanto sapere. Vid<strong>di</strong> pure l'ottimo Abate Fontana, col quale molto ci siamo trattenuti a<br />

parlare del, comincerò a <strong>di</strong>re « nostro Tirolo ». Voglia la Divina Bontà bene<strong>di</strong>re ogni cosa.<br />

Il medesimo, avendo da me inteso che ricercava ove si vendessero que' libri da Lei composti, <strong>di</strong><br />

cui già mi favorì, e dei quali bramava io provvedere qualche altra copia, volle che in ogni conto che<br />

due ne ricevessi, senza che possibile mi fosse fargliene ricevere l'importo. Non sò, da quanto Egli mi<br />

<strong>di</strong>sse, se debba alla S. V. Ill.ma e Molto Reverenda, o al veneratissimo Signor Don Pietro Orsi, rivolger<br />

i miei ringraziamenti. Per non isbagliare li accettino ambidue.<br />

Nella speranza in questo <strong>di</strong> Lei viaggio, <strong>di</strong> potermi seco lei abboccare, nulla le <strong>di</strong>co questa volta<br />

dei Figli della Carità; se mai poi vana sarà la mia lusinga dovrò scrivergliene un'altra volta.<br />

1 Mons. Francesco Saverio Luschin, principe vescovo <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n 5, pag. 626).<br />

2 Mons. Pyrcher Giovanni La<strong>di</strong>slao, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 482, n. 1, pag. 156).<br />

3 Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165). Diventerà superiore<br />

ecclesiastico della Casa <strong>di</strong> Venezia


La prego dei miei doveri alla <strong>di</strong> Lei degnissima famiglia, mi raccomando caldamente alle sante<br />

<strong>di</strong> Lei orazioni, e passo a rassegnarle la mia rispettosa venerazione.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Molto Reverenda<br />

Verona San Giuseppe 10 luglio 1824<br />

All'Illustrissimo e Molto Reverendo Signore<br />

Il Signor Don Antonio Rosmini<br />

De' Serbati<br />

ROVERETO<br />

Umil.ma Ubb.ma Dev.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A DON FRANCESCO LUZZO<br />

713(Verona#1825.08.28)<br />

Prima ancora <strong>di</strong> rispondere il giorno seguente, 29 agosto, al vetturale Pedrino Porta (Cf. Introduzione), la<br />

<strong>Canossa</strong> annuncia al Luzzo che l'altro ha preso in affitto una casetta per l‟opera. Sarà però più chiara in<br />

seguito.<br />

V.G. e M. Veneratissimo Signor Don Francesco Luzzo 1<br />

Verona 28 agosto 1825<br />

Della maggiore consolazione mi riuscì il Veneratissimo Foglio <strong>di</strong> Vostra Signoria Molto Illustre<br />

e Reverenda. Tardai a darmi l'onore <strong>di</strong> riscontrarla, e per speranza <strong>di</strong> poterle <strong>di</strong>re qualche cosa <strong>di</strong><br />

preciso, e per essere sempre in giro, ed oppressa quasi <strong>di</strong>rei dalle tante mie occupazioni.<br />

Le posso <strong>di</strong>re sol tanto , che il buon Signor Pedrino 2 era per prendere in affitto una casa prima<br />

che partissi ultimamente da Milano. So che effettivamente fece il contratto d'affittanza, ma questo a me<br />

per Lei non basta. Può figurarsi la mia premura, ed appunto per esser grande, voglio operando, in<br />

qualche modo essere se non certa affatto, almeno avere una prudente sicurezza lasciando sempre il suo<br />

lato alla Divina Provvidenza. Già Ella m'intende, intanto facciamo orazione. Io sono indegnissima, ma<br />

non lascio d'innanzi a Dio d'interporre la Santissima nostra Madre Maria, dai meriti e dall'intercessione<br />

della quale tutto aspetto.<br />

Mi consolo che il Signore l'abbia liberata dal peso <strong>di</strong> esser parroco; che a <strong>di</strong>rle il vero mi faceva<br />

tremare. Si ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> avere tutta la, cura della <strong>di</strong> lei salute.<br />

Subito che potrò <strong>di</strong>rle qualche cosa con fondamento non mancherò <strong>di</strong> rinnovarle il <strong>di</strong>sturbo dei<br />

miei caratteri.<br />

Mi trovo da otto giorni ripatriata, e per un mese non parmi che mi muoverò da Verona. Se Ella<br />

si allontana da Venezia, anche col mezzo della Superiora <strong>di</strong> Santa Lucia mi faccia sapere dove va,<br />

perché in un caso possa <strong>di</strong>rigerle qualche lettera.<br />

Non si <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> me col Signore, e mi creda quale colla maggiore venerazione me le<br />

protesto.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

__________________________<br />

NB. Copia da manoscritto<br />

1 Don Francesco Luzzo inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

2 Pedrino Porta, vetturale (Ep. II/1, lett. 524, n. 4, pag. 303).


AL SIGNOR PORTA<br />

714(Verona#1825.08.29)<br />

Il vetturale Pedrino Porta, che è uno dei Figli della Carità rimasti a Milano; dopo la fuga dei primi due, ha<br />

preso in affitto una casa <strong>di</strong> cui non si hanno sufficienti in<strong>di</strong>cazioni per in<strong>di</strong>viduarla, ma è molto spiacente perchè<br />

il sacerdote Don Ribossi, che poteva essere la guida spirituale, ha rinunciato. La <strong>Canossa</strong> lo conforta,<br />

asserendo che non era l‟elemento adatto, perchè troppo timido e dubbioso.<br />

V G e M Stimatissimo signor Pedrino Porta<br />

Verona San Giuseppe 29 agosto 1825<br />

La mia Elena 1 mi scrisse come ella fece l’affittanza <strong>di</strong> quella certa casa, e come anche si trovava<br />

mortificato riguardo al signor Don Ribossi. Stimatissimo signor Pedrino io la prego <strong>di</strong> darsi tutto il<br />

coraggio. Le contrarietà non debbono far perdere <strong>di</strong> animo, ma dare più spirito nelle cose <strong>di</strong> servizio <strong>di</strong><br />

Dio. Peraltro io vorrei che ella chiaramente mi significasse lo stato attuale delle cose, ma minutamente.<br />

Preghi il signor Francesco 2 a scriverini anch’esso coll’occasjone <strong>di</strong> quel Religioso veneziano<br />

che le porterà questa mia. Debbo confessarle che intorno al signor Don Ribossi niente la cosa mi<br />

sorprese. Ella ben sa tutto quello che a tal proposito ho detto a lei, ed al signor Francesco; mi<br />

permettano d’aggiungere che per quanto noi ve<strong>di</strong>amo necessario per quest’opera, un Sacerdote non<br />

sod<strong>di</strong>sferà questo mai alle viste <strong>di</strong> Dio, se non quello da Lui a tal cosa eletto, e se dovessi <strong>di</strong>re così alla<br />

nostra vista crederei ottimo il signor Don Ribossi a cosa stabilita, ma non opportuno perché troppo<br />

timido e dubbioso per cominciare. Basta, in ogni modo mi scriva tutto liberamente estesamente, e<br />

chiaramente, come può credere l’unico mio fine si è poterli aiutare.<br />

Comincio ad avere qualche cosa <strong>di</strong> consolante da significar loro, prima bramo sentire tutte le<br />

circostanze, oltre <strong>di</strong> che, come so, quando si è in un impresa avviata desidero <strong>di</strong> no tornare più in<strong>di</strong>etro,<br />

ma mi piace <strong>di</strong> essere cautissima principiando.<br />

Frattanto da miserabile non manco <strong>di</strong> pregare molto Maria santissima, non si <strong>di</strong>stacchino mai da questa<br />

nostra santissima Madre. Si ricor<strong>di</strong>no che l’opera è <strong>di</strong> Maria, e ha i suoi meriti, e la sua intercessione<br />

debbono condurla ad effetto. Mi scriva tutto. Si ricor<strong>di</strong>no col Signore anche <strong>di</strong> me. I miei complimenti<br />

al buon signor Francesco. Mi creda con sincerissima stima<br />

Di lei stimatissimo signor Pedrino<br />

1 Elena Bernar<strong>di</strong>, superiora della Casa <strong>di</strong> Milano (Ep. I, lett. 278, n. 2, pag. 411).<br />

2 Francesco Bonetti, uno dei primi Figli della Carità fattosi poi Rosminiano.


[Verona, 5 agosto 1825]<br />

A DON GIOVANNI BATTISTA FRISONI<br />

715(Verona#1825.08.05)<br />

La <strong>Canossa</strong> aveva parlato dell‟opera incipiente dei Figli della Carità ad un sacerdote, Don Pietro Ribossi, che<br />

pareva seguirla spiritualmente, ma la sua convinzione è che l‟eccessiva timidezza ed insicurezza dell‟aspirante<br />

non lo rendono raccomandabile.<br />

V G e M Veneratissimo signor Don Giovanni Battista<br />

Mi affretto <strong>di</strong> riscontrare il pregiatissimo <strong>di</strong> lei foglio in data 5 corrente da me ricevuto soltanto lunedì<br />

per poterle significare l’esito dell’abboccamento tenuto col signor Canonico Don Pietro 1 il quale mi<br />

favorì la mattina imme<strong>di</strong>ata dopo il suo arrivo cioe jeri. Conviene ch’io pure confessi a Vostra Signoria<br />

Molto Illustre e Reverenda non aver potuto chiaramente scoprire le <strong>di</strong> lui intenzioni sembrandomi<br />

inclinato per i comuni nostri desiderj, ma dall’altra parte pieno <strong>di</strong> timi<strong>di</strong>tà. La pietà del medesimo, il<br />

dolcissimo suo carattere mi lasciano luogo a sperare che la freddezza attuale sia piuttosto un timore per<br />

procurar poi il maggior bene <strong>di</strong> quello che sia una vera alienazione alla cosa: non<strong>di</strong>meno non me ne<br />

assicurerei totalmente anzi siccome non fù possibile dal tempo in cui ritornai da Milano sin qui <strong>di</strong><br />

verificare ciò che riguardava i due altri soggetti ch’io ho in vista approfittai <strong>di</strong> tale combinazione per<br />

tenere riguardo a questi ogni cosa sospesa non solo per maturare quanto <strong>di</strong>viene in<strong>di</strong>spensabile ma<br />

anche per dar luogo a vedere la pianta della cosa. Aggiungerò poi adesso a lei ed al ottimo signor<br />

Francesco 2 la debolissima mia opinione alla quale <strong>di</strong>ano poi loro il valore che credo no. Già per la<br />

prima sono certa che siano perfettamente d’accordo e questa si è che non vacillino un momento in una<br />

smisurata confidenza in Maria santissima Addolorata dai meriti ed intercessione della quale deve essere<br />

unicamente ogni cosa appianata Poi a me pare, dopo avere pesate e riflettute le circostanze tutte<br />

ch’ebbe la bontà <strong>di</strong> comunicarmi il Reverendo signor Don Pietro che adoperandosi da loro una somma<br />

destrezza e circospezione potrebbero subito dar principio ed anche farlo in modo da non compromettere<br />

ne <strong>di</strong>sgustare nessuno.<br />

Siccome io resto nella lusinga che il signor. Francesco possa effettuare la sua gita qui e che<br />

d’altronde tali affari è quasi im possibile in iscritto spiegarli bene mi riservo in voce a <strong>di</strong>rle ogni cosa<br />

assicurandoli intanto che io non manco benchè indegnissima <strong>di</strong> raccomandare e far raccomandare ogni<br />

cosa alla cara nostra Madre Maria santissima essendo troppo chiaro che il demonio cercherà <strong>di</strong> fare<br />

ogni sforzo per opporsi al caritatevole loro <strong>di</strong>ssegno, ancorchè dovrebbe ben vedere costui che non ha<br />

armi contro <strong>di</strong> quella che già gli schiacciò il capo.<br />

Nel caso che non potesse verificare il signor Francesco la sua venuta qui stu<strong>di</strong>erò il modo che<br />

ripetto vedo <strong>di</strong>ficilissimo in iscritto <strong>di</strong> far loro sapere cosa farei in relazione dei <strong>di</strong>scorsi tenùti a me dal<br />

Reverendo signor Don Pietro il quale niente mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> più ritornare benchè in qualche modo senza<br />

mostrare <strong>di</strong> desiderarlo nel <strong>di</strong>scorso gli lasciai luogo <strong>di</strong> offerirmelo.<br />

Mi raccomando sempre alla carità delle loro orazioni e <strong>di</strong> sposta <strong>di</strong> servirli mi dò il vantaggio <strong>di</strong><br />

rispetosamente protestarmi.<br />

____________________<br />

NB. Minuta con qualche brevissima correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Don Pietro Ribossi (Cf. Ep. II/2, lett. 714, pag. 792).<br />

2 Francesco Bonetti .(Ep. II/2, lett. 700, pag. 762).


AL SIGNOR PORTA<br />

716(Verona#1825.10.04)<br />

ll sacerdote veronese, Don Bresciani, è in viaggio per Milano. La <strong>Canossa</strong> ne avvisa il signor Porta perchè, con<br />

Francesco Bonetti, vadano a fargli visita e trattino con lui della loro attività.<br />

V. G. e M. Stimatissimo signor Pedrino 1<br />

Mi lusingo ch’ella abbia ricevuto un altra mia lettera, stimatissimo signor Pedrino.<br />

Io le scriveva nella stessa d’approfittarsi della venuta qui della mia carissima Durini 2 , per<br />

rispondermi e sapermi <strong>di</strong>re da quanto tempo sia ch’io non le dò danaro pel noto oggetto, e mi <strong>di</strong>ca<br />

anche quanto fu la piccolla somma che l’ultima volta le <strong>di</strong>e<strong>di</strong>. Non avendo ricevuto sue lettere<br />

coll’incontro che un degnissimo nostro Religioso veronese, chiamato signor Don Bresciani 3 viene a<br />

fare una gita a Milano, pensai <strong>di</strong> scriverle nuovamente. Desidero ch’ella conosca quest’ottimo<br />

Religioso, e che lo faccia conoscere al signor Francesco 4 . Vedranno un santo e dottissimo Sacerdote, il<br />

quale se la salute non glielo avesse impe<strong>di</strong>to, sarebbe Gesuita. Questo potrà dar loro molto conforto<br />

in<strong>di</strong>rizzo e lume, ed appunto per tale oggetto, procuro loro il vantaggio <strong>di</strong> fare la <strong>di</strong> lui conoscenza.<br />

L’avverto ch’io ho confidato secretamente i loro santi desiderj a questo Sacerdote, ma trattino con<br />

libertà con lui, bensì avvertendo però <strong>di</strong> non fare <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> ciò con nessuno. Al ritorno dello stesso, mi<br />

scrivano qualche cosa. Occludo questa lettera alla Domenica 5 perchè essendo ella <strong>di</strong> casa vicina a Santo<br />

Stefano 6 , possa subito andare a riverire dalle compagne il Religioso suddetto, ed andarlo a trovare poi<br />

con Francesco dove sarà alloggiato.<br />

Mi favorisca anche condurlo se avrà desiderio, come mi ha mostrato + dalla mia Elena 7 + alla<br />

nostra Casa della Certosa 8<br />

Già scrivo alla mia Elena, ma ella favorisca <strong>di</strong> condurglielo se volesse andarvi.<br />

Mi racomando alla carità delle loro orazioni. Tanti complimenti al signor Francesco e mi creda<br />

quale con pienissima stima mi protesto<br />

Verona 4 ottobre 1825<br />

__________________<br />

NB. Senza firma. Richiamo e asterisco sono nella lettera.<br />

1 Pietro Porta, vetturale, uno dei primi aspiranti canossiane (Ep.II/1, lett. 524, n. 4, pag. 303).<br />

2 Contessa Carolina Durini, amica <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> (Ep. I, lett. 2, pag. 6).<br />

3 Don Camillo Cesare Bresciani (Ep.I, lett. 394, n. 1, pag. 638).<br />

4 Francesco Bonetti. (Ep. II/2, lett. 700, pag. 762).<br />

5 Domenica Faccioli (Ep.I, lett. 360, n. 1, pag. 568).<br />

6 La prima sede delle Figlie della Carità in Milano, in via della Signora.<br />

7 Elena Bernar<strong>di</strong> (Ep. I, lett. 278, n. 2, pag. 411).<br />

8 La seconda casa in Milano, in Via della Chiusa


AD ANTONIO ROSMINI<br />

717(Verona#1826.01.08)<br />

E' sempre viva in Rosmini la convinzione che sarebbe bene attuare una fondazione <strong>di</strong> Figlie della Carità anche<br />

a Rovereto, ma la <strong>Canossa</strong>, sostenuta pure da Margherita Rosmini, che è a Verona in noviziato, <strong>di</strong>mostra che è<br />

necessario attendere che prima si risolva quella <strong>di</strong> Trento. La lettera poi, lunghissima, ripropone al Rosmini la<br />

sua concezione sulla ragione ispiratrice dei Figli della Carità, che evidentemente non collima con quella del<br />

filosofo roveretano. Le due posizioni antitetiche daranno al Rosmini la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> un'altra fondazione,<br />

<strong>di</strong>versa da quella maschile della Marchesa veronese.<br />

V G e M Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Posso con ogni sincerità assicurare la S. V. Ill.ma e Molto Reverenda, che il lungo <strong>di</strong> Lei<br />

silenzio a nessun'altra cosa fu da me attribuito, se non che alla verace cagione che lo produsse. Non<br />

voglio <strong>di</strong>re che certa come sono della <strong>di</strong> Lei premura pel <strong>di</strong>vino servizio, e <strong>di</strong>rò anche della <strong>di</strong> Lei<br />

gentilezza, vedendo che nulla mi scriveva, facilmente argomentai nulla esservi <strong>di</strong> concludente per<br />

l'affare preposto. Le aggiungerò bensì, che per quelle piccole cognizioni fatte dall'esperienza, vedeva<br />

già <strong>di</strong>fficoltà senza numero, se effettuata si fosse la fondazione in quel modo. Perciò veneratissimo<br />

Signor Don Antonio, non solo per adesione alle giuste <strong>di</strong> Lei viste, ma <strong>di</strong> più anche per propria mia<br />

persuasione, se piacerà al Signore, che serviamo la loro città, assai più volentieri lo farò, senza portare<br />

peso veruno al Pubblico, che come fu prima <strong>di</strong>visato.<br />

Lessi alla Cara e tanto virtuosa <strong>di</strong> Lei Sorella una parte del pregiatissimo <strong>di</strong> Lei foglio. Prima <strong>di</strong><br />

questo però avevamo varie volte insieme trattato sull'argomento, conservando essa la più viva premura<br />

per la sua patria. Ciò che per ora ritiene la Signora Margherita dal pensarvi, ed a me pure toglie il<br />

coraggio <strong>di</strong> animarvela, è l'incontrato impegno per Trento; della qual fondazione non conosciamo<br />

ancora quali saranno i pesi. Ella non sa il motivo che unitamente ci determinò a presciegliere, e<br />

preferire Trento a Rovereto, che fu il bisogno <strong>di</strong> quella popolazione colà molto maggiore che la loro. E<br />

d'altronde l'incaglio attualmente messo da Trento alla fondazione <strong>di</strong> Riva, mi prova, che sino a tanto<br />

che la fondazione <strong>di</strong> Trento non sia eseguita niente otteremmo per le città subalterne. Ella non dubiti<br />

però <strong>di</strong> tutto l'impegno dell'ottima Signora Margherita, e <strong>di</strong> me pure, per quanto da me può <strong>di</strong>pendere al<br />

momento che potremo considerarla per ogni rapporto possibile, bramando giustamente la Sorella<br />

stabilire con sicurezza una parte, prima <strong>di</strong> pensare all'altra.<br />

Vorrei poi adesso <strong>di</strong>rle tante, ma tante cose; intorno ai Figli della Carità. Innanzi però d'entrare<br />

in sì importante argomento a <strong>di</strong> Lei consolazione voglio <strong>di</strong>rle che la cara Signora Margherita oltre il<br />

godere la miglior salute si conduce in un modo il più e<strong>di</strong>ficante, e se continua, come spero ad<br />

approfittare delle misericor<strong>di</strong>e che il Signore le comparte, avremo la consolazione <strong>di</strong> vederla santa, e<br />

può ben credere che non <strong>di</strong>co tali cose per complimento. Veniamo adesso ai Figli della Carità.<br />

Non posso significarle quanta consolazione abbia provato sentendo l'orazione da Lei fatta a tale<br />

oggetto ed i riflessi <strong>di</strong> Lei su questa sospirata opera. Conviene che le confessi essere restata ammirata<br />

osservando come in sostanza ci siamo incontrati <strong>di</strong> pensiero. Io stava per iscriverle, e narrarle l'attuale<br />

situazione della cosa quando fui onorata dal pregiatissimo <strong>di</strong> Lei foglio, ed il piano ch'Ella mi propone,<br />

io pure l'aveva ma in <strong>di</strong>fferente modo da qualche tempo <strong>di</strong>visato. Il <strong>di</strong> Lei pensiero però me lo rese più<br />

chiaro e mi determina a proccurarmi sull'argomento lumi novelli. Già se giu<strong>di</strong>car dobbiamo <strong>di</strong><br />

quest'opera dall'attuale sua situazione, si conviene a mio credere pensare essere opera <strong>di</strong> Dio, e per<br />

tante circostanze che si andarono succedendo, e per l'invariabile costanza del Capo 1 , cioè <strong>di</strong><br />

1 L’orefice Bonetti (Ep. II/2, lett. 700, pag. 762).


quell’ottima persona a cui <strong>di</strong>ede Dio da <strong>di</strong>eci o do<strong>di</strong>ci anni tal vocazione, e questo intanto si và sempre<br />

maggiormente fondamentando nella pietà la più soda. Gli altri <strong>di</strong> Lui compagni aspiranti, chi per<br />

mancanza <strong>di</strong> sussistenza, e chi per istanchezza <strong>di</strong> aspettare lo abbandonarono, alcuni entrando in altre<br />

Religioni, altri abbracciando la ecclesiastica secolare carriera, rimanendo legati con chi <strong>di</strong>ede loro il<br />

mantenimento. Al povero Capo restò solo un amico 2 legato però, per avere la madre vecchia da<br />

assistere, e provvedere. Questi prese pochi mesi sono a pigione una casa <strong>di</strong>screta con orticello,<br />

lusingandosi <strong>di</strong> poter ivi cominciare. Avevano messo l'occhio su d'un sacerdote 3 <strong>di</strong> molta pietà, col<br />

quale erano in qualche intelligenza, che sarebbe andato ad abitare nella casa, e sarebbesi con essi<br />

prestato. Tal sacerdote era stato da me varie volte quando mi trovava a Milano. A me non sembrava che<br />

fosse veramente vocato, quantunque vedessi la <strong>di</strong> lui santità. Lo <strong>di</strong>ssi al Capo, ma vedendo la bontà e<br />

carità del sacerdote per una parte e trovandosi bisognoso per l'altra <strong>di</strong> compagni si determinò <strong>di</strong><br />

accettarlo. Un giorno ad opera stabilita forse lo sarà, ma adesso fatta che fu l'affitanza il sacerdote si<br />

ritirò, e la cosa è andata così.<br />

Io ho in vista due ottimi sacerdoti. L 'uno anzi sarebbesi unito al Capo nello scorso autunno, e<br />

me lo aveva esibito, ma essendo questo d'altra città, abbandonando la patria restava senza niente, e non<br />

avendo io un mantenimento al momento, ne un mezzo onde assicurargli la sussistenza mi parve<br />

prudente non accettarlo, sin che Dio non mi apre una qualche strada. Questo sacerdote fù per del tempo<br />

maestro in seminario della sua Diocesi, ha molto dono e vocazione per la gioventù, è confessore,<br />

pre<strong>di</strong>catore non insigne, ma da frutto, è tutto <strong>di</strong> Dio. Volevano fosse parroco, ma gli riuscì <strong>di</strong> sottrarsi.<br />

Parlai <strong>di</strong> tale Religioso al nostro Provve<strong>di</strong>tore Traversi 4 , che lo conosce pienamente, ed egli ne sarebbe<br />

molto persuaso. L'altro pure <strong>di</strong> pietà singolare, gran sapere, insigne pre<strong>di</strong>catore, confessore, anch'esso,<br />

<strong>di</strong> spirito vero, e <strong>di</strong> gran dono per la gioventù. Ma questo al momento più assai legato del primo, credo<br />

per soccorrere la sua famiglia non si potrebbe così sollecitamente avere.<br />

Oltre <strong>di</strong> questi due, ho sempre costante l'altro sacerdote <strong>di</strong> cui parmi averle altre volte parlato.<br />

Questo è pre<strong>di</strong>catore, confessore, e <strong>di</strong>rei piuttosto santo, che buono. Non ha egli bisogno <strong>di</strong> niente<br />

essendo provveduto da se, ma per degni rispetti non può entrare che ad opera incominciata.<br />

Quantunque tutti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti Diocesi Dio <strong>di</strong>ede l'opportunità che tutti e tre separatamente conoscessero<br />

il Capo, e tutti ne restarono presi. Continui per carità a pregare affinche il Signore voglia fare il<br />

rimanente se tal è la santissima <strong>di</strong> Lui volontà. Eccole l'andamento e la situazione attuale della casa.<br />

Veniamo adesso all'altra parte del progetto ch'Ella mi mette sott'occhio, e che in qualche maniera era<br />

stato da me <strong>di</strong>visato. Non può trovarsi a mio credere idea più consolante <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> poter servire la<br />

Chiesa universale e prestarsi ad un sempre maggiore ravvivamento dello spirito ecclesiastico. Provo<br />

una gran consolazione solo in trattenermi ora <strong>di</strong> ciò con Lei.<br />

Fù questo il singolar <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> San Gaetano 5 nell'istituire l’apostolica sua Religione. Debbo<br />

confessarle però che bramando molto la verificazione della cosa in massima, non parmi opportuno per<br />

l'esecuzione il servirsi dei membri della Congregazione, ne stabilirne per prestarsi <strong>di</strong>rò per ispiegarmi<br />

identicamente neppure il Corpo della Congregazione medesima. Quell'introdurre nell'istituzione dei<br />

Figli della Carità per uno scopo spirituale suo proprio, non solo la possibilità, ma quasi <strong>di</strong>rei anche il<br />

dovere, e la sicurezza d’essere poi promossi a parrocchie, cure, ed altri ecclesiastici sì, ma provveduti<br />

posti.<br />

Più da paventare quanto più alti e luminosi, temerei portasse troppo facilmente all'umana<br />

2 Piero Porta (Ep. II/1, lett. 524, n. 4, pag. 303).<br />

3 Don Pietro Ribossi (Cf. lett. 714).<br />

4 Mons. Traversi Antonio , provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).<br />

5 San GAETANO DA THIENE (1480-1547). A Venezia, fondatore e promotore dell'Ospedale degli Incurabili alla<br />

Giudecca. A Roma fondatore dell'Or<strong>di</strong>ne dei Chierici Regolari, detti comunemente Teatini o Chietini, presso la Chiesa <strong>di</strong><br />

S. Nicola dei Prefetti e poi sul Pincio.


miseria la fatal conseguenza d'insinuare uno spirito falso nell'Istituto, e far tralignare i membri del<br />

medesimo da quello spirito d'universale spogliamento, che tanto io reputo necessario a questa<br />

Congregazione. Ve<strong>di</strong>amo quanto fece per allontanare da simili pericoli i suoi figli Sant'Ignazio 6 , quanto<br />

San Filippo Neri 7 , e quale non fu il dolore <strong>di</strong> San Gaetano per l'innalzamento del Carafa? 8 E così tengo<br />

la pensassero gli altri santi Istitutori.<br />

Per la Congregazione dei Figli della Carità io vorrei, e crederei migliore che germogliasse<br />

veramente sul Calvario, tra Gesù Crocifisso e Maria Santissima Addolorata, e crescendo all'inaffio del<br />

Divin Sangue e delle lacrime <strong>di</strong> Maria, ardesse conseguentemente, anzi avampasse <strong>di</strong> carità, ma per se<br />

stessa restasse nell'umiltà ed oscurità della Croce.<br />

Amerei bensì sommamente che tale Congregazione coa<strong>di</strong>uvasse a formare idonei Ministri del<br />

Santuario i quali potessero essere dai propri Vescovi impiegati come Pastori e Parrochi ovunque il<br />

Superior loro credesse, ma sempre estrinseci questi della Congregazione in cui però trovar potessero un<br />

punto d'appoggio valevole ad eccitarne il fervore, a ravvivarne lo spirito, ed a proccurare se non la<br />

perpetuità almeno una successiva particolare coltivazione per gli ecclesiastici Ministri, ed i Pastori<br />

delle anime.<br />

Tutto il punto Ella giustamente <strong>di</strong>rà stà a ritrovarne il modo, ed eccole cosa pensava prima<br />

ch'Ella m'onorasse dei <strong>di</strong> Lei caratteri. Non so se sia a <strong>di</strong> lei cognizione l'Unione dei Religiosi <strong>di</strong> San<br />

Paolo <strong>di</strong> Roma, i quali vivendo tutti nelle loro famiglie si prestarono nelle passate vicende con grande<br />

profitto del loro spirito in tanti caritatevoli Esercizj <strong>di</strong> carità. Io ho i loro Regolamenti in due libri dei<br />

quali se mi riuscirà aver delle copie come spero mi darò il vantaggio <strong>di</strong> fargliene tener una. Pensava<br />

dunque da molto tempo <strong>di</strong>rei confusamente <strong>di</strong> veder <strong>di</strong> eccitare tal'unione, e dopo la <strong>di</strong> Lei lettera mi<br />

sembrerebbe non <strong>di</strong>rò <strong>di</strong> legarla come Ramo, ma solo come una relazione <strong>di</strong> carità appoggiata alla<br />

Congregazione dei Figli della Carità.<br />

Similmente dacche Ella favorì scrivermi mi sovenni gli Obblati <strong>di</strong> San Carlo 9 , che non conosco<br />

apieno, ma dei quali subito che sarò a Milano esattamente m'informerò. Fra gli uni e gli altri potremo<br />

forse conciliare anche meglio, e vedere cosa sarà da farsi, piacendo al Signore <strong>di</strong> condurre a termine<br />

l’0pera fondamentale. Veneratissimo Signor Don Antonio, eccole che secondando la <strong>di</strong> Lei bontà e<br />

sofferenza, le ho esposto con ogni can<strong>di</strong>dezza i miei pensieri ed i miei desiderj. Prima però <strong>di</strong> chiudere<br />

questa lunghissima lettera voglio sottoporle un altro gravissimo riflesso per cui sempre più parmi<br />

restare apoggiati i miei timori. Questo riguarda a <strong>di</strong>rittura la vocazione de soggetti, che bramassero<br />

entrare tra i Figli della Carità, nel caso la Congregazione fosse istituita collo scopo <strong>di</strong> abbracciare a<br />

piacere del Superiore Parrocchie e Cure. Rifletto dunque così, o la persona aspirante è <strong>di</strong> spirito vero, e<br />

cerca abbracciare una vita <strong>di</strong> perfezione religiosa per praticar seriamente gli emessi voti, e questo non<br />

sarà mai per abbracciare un'Istituto nel quale è sempre in procinto <strong>di</strong> ritornare nel mondo che fugge, e<br />

<strong>di</strong> ritornarvi pur anche con pesi e doveri, che non abbracciando la Religione forse non le sarebbero<br />

addossati giammai. O la persona che vuole entrare nella Congregazione, ha una qualche lontana vista <strong>di</strong><br />

essere un dì o l'altro impiegato, e come potremo sperare in questo uno spirito ch'altro non cerchi, che<br />

Dio? Quali terribili esempi non abbiamo a questo proposito nelle Vite dei santi Istitutori. Eppure<br />

certuni la durarono benissimo nei noviziati più santi, e poi fecero sospirare tutto l'Or<strong>di</strong>ne loro.<br />

Ve<strong>di</strong>amo un Frat'Elia nell 'Or<strong>di</strong>ne Serafico 10 , e quei due poveri sacerdoti <strong>di</strong> San Giuseppe<br />

6 Sant'IGNAZIO <strong>di</strong> LOYOLA (1491- Roma 1556), fondatore dei Gesuiti.<br />

7 San FILIPPO NERI (Firenze 1515 -Roma 1595), fondatore della Congregazione dei Preti dell'Oratorio.<br />

8 GIAN PIETRO CARAFA, poi Papa Paolo IV.<br />

9 OBLATI <strong>di</strong> SAN CARLO, Congregazione fondata da San Carlo Borromeo verso il 1570 e formata da sacerdoti secolari<br />

che dovevano vivere sotto l'obbe<strong>di</strong>enza del Vescovo, a sua <strong>di</strong>sposizione per il servizio della Diocesi.<br />

10 Frate ELIA, primo ministro generale dell'Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> S. Francesco.


Calassanzio 11 , e non si trattava, che <strong>di</strong> presiedere nell'Istituto proprio. Le confesso che tali esempj mi<br />

fanno tremare. Ella <strong>di</strong>rà esser ben quest'altra cosa, dovendo aver que' religiosi lo spirito <strong>di</strong> stare anzi<br />

nascosti e soggetti, e che nel caso i nostro non sarebbe che per esercitare il Sacro Ministero.<br />

Questo non toglie io <strong>di</strong>co, che intanto chi venisse a professare ubbi<strong>di</strong>enza e povertà, in<br />

conseguenza sommessione, e spogliamento non sia poi nel caso <strong>di</strong> aspirare o <strong>di</strong> aspettarsi<br />

continuamente <strong>di</strong> passare al comando, ed a possedere più alcuna volta <strong>di</strong> quello che prima <strong>di</strong> entrare<br />

nella Religione, nel mondo vi possedeva. Egli è verissimo ch'ora qui pure da tutti si <strong>di</strong>ce, che conviene<br />

pensare a formare Parrocchie, e sacerdoti, ma secondo le mie vedute il volerli formare col mezzo de'<br />

membri d'un Istituto religioso, è lo stesso che <strong>di</strong>re che l'Istituto non abbia a sussistere. Veneratissimo<br />

Signor Don Antonio lo <strong>di</strong>co con compiacenza per una parte, e con <strong>di</strong>spiacere per l'altra. Sappia che quì<br />

in Verona, mi vien fatto credere che varj giovani sacerdoti se fosse avviata la Congregazione dei Figli<br />

della Carità avrebbero lo spirito da entrarvi, ma dove si tratta d'esser Parrochi anche nelle città, hanno<br />

spavento <strong>di</strong> accettare, e la sola ubbi<strong>di</strong>enza ve li determina. Non sò è vero, se sia così in ogni luogo, ma<br />

da per tutto pero susisteranno sempre gli obblietti detti <strong>di</strong> sopra.<br />

Termino questa lettera per non <strong>di</strong>re questo Processo, col <strong>di</strong>mandarle mille scuse della mia<br />

lunghezza. La supplico per carità <strong>di</strong> continuar a pregare non solo per quest'Opera, ma ancora per la<br />

miserabile che le scrive. Tanti rispetti alla degnissima <strong>di</strong> lei famiglia. Accetti i cor<strong>di</strong>ali complimenti<br />

della sorella, e mi creda con ossequiosa venerazione<br />

Di lei Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Verona San Giuseppe 8 gennaio 1826<br />

Nulla le scrivo con precisione <strong>di</strong> Trento<br />

continuandosi le trattative, ma resta la conclusione.<br />

Dev.ma Umil.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 12<br />

11 San GIUSEPPE CALASANZIO (Peralta de la Sal nell'Aragona 1556/57 -Roma 1648) , fondatore delle Scuole Pie in<br />

Trastevere e della Congregazione religiosa degli Scolopi.<br />

12 Autografa solo la firma. Il poscritto è <strong>di</strong> mano <strong>di</strong>versa <strong>di</strong> quella che ha steso la lettera.


A DON FRANCESCO LUZZO<br />

718(Verona#1826.02.01)<br />

Don Francesco Luzzo con<strong>di</strong>vide il desiderio della <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> fondare una Congregazione maschile per i<br />

poverissimi ragazzi <strong>di</strong> Venezia e delle città che la richiedessero, ma è incerto, anche perché deve mantenere le<br />

sorelle. La Marchesa gli fa coraggio e gli propone <strong>di</strong> occuparsene lei.<br />

V: G: e M: Veneratissimo Signor Don Francesco 1<br />

Non posso <strong>di</strong>re a Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda quanta consolazione m'abbia<br />

apportato il pregiatissimo <strong>di</strong> Lei foglio.<br />

Sia ringraziata la bontà del Signore che continua a <strong>di</strong>sporre dolcemente e fortemente le cose<br />

onde dar principio ad opera ch'io credo abbia da riuscire d'una gloria singolare al Signore, e ch'abbia da<br />

confluire alla salvezza <strong>di</strong> tante anime.<br />

Coraggio Veneratissimo Signor Francesco, Ella può ben credere quanto io conosca e quanto<br />

anche m 'interessino i bisogni della città ove Ella si trova. Già altro non bramo che l'adempimento della<br />

Divina Volontà. Ma rifletto in massima che per quanto Ella si affatichi partendo da costì resta la città<br />

priva, <strong>di</strong>ciamolo a gloria del Signore, <strong>di</strong> uno zelante ed operativo maestro, ma perde poi una persona<br />

sola, laddove l'opera nascente ritardata solo dalla mancanza d'un Sacerdote veramente vocato sarà in<br />

caso d'assistere e provvedere non già ad una Parrocchia, ma ad una, e poi chi sà a quante città.<br />

Credo che la seconda o terza settimana <strong>di</strong> quaresima andrò a Milano da dove mi darò il<br />

vantaggio <strong>di</strong> scriverle come parimenti farò nel caso avessi a quì restare. Se si verificherà la <strong>di</strong> Lei gita<br />

da queste parti ci sarà della più gran compiacenza. Vorrei, che intanto Ella favorisse <strong>di</strong>rmi quante sono<br />

le <strong>di</strong> Lei sorelle e <strong>di</strong> che età. Sento ch'Ella va cercando <strong>di</strong> assicurar loro un assistenza. Giacché ha la<br />

degnazione <strong>di</strong> parlarmi con tanta apertura, vorrei supplicarla a <strong>di</strong>rmi quale assegnamento vorrebbe<br />

assicurar loro.<br />

Noi quì dopo la Santa Pasqua avremo il Giubileo essendo giunta la Bolla Appostolica. Non se<br />

ne sa ancora le norme, esendo l'arrivo <strong>di</strong> detta Bolla affatto recente. Sono impegnata colle buone Dame<br />

<strong>di</strong> Venezia per i soliti puntuali esercizj nella Novena della Pentecoste che contemplano cadere appunto<br />

nel Santo Giubileo. Per gli esercizj similmente delle Signore dovrò andare a Milano ed a Bergamo.<br />

Per carità non si <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> me nelle sante <strong>di</strong> Lei orazioni. Si assicuri delle miserabilissime<br />

mie per Lei e per l'Opera e mi creda quale col maggior rispetto ho l'onore <strong>di</strong> segnarmi<br />

Verona San Giuseppe primo febbrajo 1826<br />

_______________________<br />

NB. Minuta con qualche correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Don Francesc Luzzo, inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).


AD ANTONIO ROSMINI<br />

719(Bergamo#1826.04.05)<br />

<strong>Canossa</strong> e Rosmini stanno prendendo accor<strong>di</strong> per fare insieme il viaggio a Roma, ma poiché non è facile<br />

chiedere il passaporto senza spiegarne la ragione, si accordano <strong>di</strong> chiederlo l'una per Rimini e Loreto, l'altro,<br />

come scriverà <strong>di</strong> nuovo la Marchesa nella lettera del 19 aprile, per Bologna o Firenze, poi stabiliranno dove<br />

incontrarsi.<br />

V G e M Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Lo stesso giorno, cioè domenica ch'ebbi il vantaggio <strong>di</strong> parlare con Vostra Signoria Illustrissima<br />

e Molto Reverenda, potei col Superiore nostro concludere la risposta per Roma, ed il lunedì<br />

susseguente la <strong>di</strong>e<strong>di</strong>. Sul riflesso però, che la stagione a gran passi s'innoltra ad oggetto <strong>di</strong> farmi<br />

schivare i cal<strong>di</strong> maggiori mi consigliò tanto la persona ch'ebbe la commissione d'interpellarmi, quanto<br />

il Superiore <strong>di</strong> proccurarmi intanto il passaporto per Loreto, <strong>di</strong>cendomi il primo che se non avrò da<br />

servirmene, non mancheranno ragioni per giustificar il mio soggiorno, e se dovrò valermene sarà tutto<br />

preparato, e non incontrerò ritar<strong>di</strong>.<br />

Quantunque a me <strong>di</strong>spiaccia il dover cio fare scrivendo a mio fratello 1 , che avrei bramato<br />

poterlo impegnare ad ottenermelo personalmente, pure coll'or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> sabbato gli scriverò e lo<br />

domanderò per tre mesi, per me, con una compagna, ed un cameriere, il quale sarà Michele 2 .<br />

Avendo riflettuto meglio a quant'Ella si compiacque <strong>di</strong>rmi, mi pare, che domandando Ella pure<br />

il suo passaporto per Loreto, la cosa è affatto staccata. Di più il <strong>di</strong> Lei Governo non è il mio, e niente vi<br />

può essere <strong>di</strong> rimarcabile nelle nostre ricerche.<br />

Unendoci poi quasi per accidente, bene pesando ogni cosa non vi trovo quelle <strong>di</strong>fficoltà, che da<br />

principio, ed a prima vista vi scorgeva. Ella pure vi faccia le sue riflessioni, ed abbia la supplico la<br />

bontà <strong>di</strong> significarmi più presto che può quanto risolve, perche accadendo, che non potessi aver la sorte<br />

<strong>di</strong> godere la <strong>di</strong> Lei compagnia, possa rintracciarne in tempo qualche altra.<br />

Se non potesse consegnare la risposta al corriere <strong>di</strong> Bergamo che le porterà in persona la<br />

presente, essendo questo incontro sicurissimo, giovedì venturo lo rimanderò da lei, venendo questo a<br />

Milano ogni settimana. La posta da Milano a Bergamo è sempre incerta, ed anche ritarda. Questo è il<br />

corriere del lotto. Mi raccomando quanto posso alla carita delle <strong>di</strong> Lei orazioni, ed in somma fretta<br />

passo subito al vantaggio <strong>di</strong> rispettosamente <strong>di</strong>chiararmi .<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Molto Reverenda<br />

Bergamo Santa Croce li 5 aprile 1826<br />

All 'Illustrissimo e Molto Reverendo Signore<br />

Il Signor Don Antonio Rosmini<br />

De' Serbati<br />

Alla Croce <strong>di</strong> Malta M I L A N O<br />

1 Bonifacio <strong>Canossa</strong>, fratello <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> (Ep.I, lett. 351, pag. 553).<br />

2 Michele Masina, vetturale (Ep.I, lett. 357, pag. 564).<br />

Umil.ma Dev.ma Obbl.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AD ANTONIO ROSMINI<br />

720(Bergamo#1826.04.19)<br />

V: G: e M: Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Eccomi ad iscriverle un'altra volta Veneratissimo Signor Don Antonio senza però poterle <strong>di</strong>re<br />

niente <strong>di</strong> conclusivo neppure questa volta non avendo ancora ricevuto risposta veruna da Roma. Le <strong>di</strong>rò<br />

quello che feci intanto per non perdere tempo nel caso mi venga detto che parta.<br />

Feci da mio fratello domandare un passaporto per Loreto per tre mesi, e ciò ad oggetto <strong>di</strong> averlo<br />

preparato quando mi giungerà la risposta, e non aver da aspettare, e lasciar intanto che la stagione<br />

soverchiamente s'innoltri. Scrivo oggi col medesimo incontro col quale mi onoro <strong>di</strong> scrivere a Lei, a<br />

quel Cavaliere che deve mandarmi la risposta tosto che l'avrà ricevuta <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigermela sollecitamente a<br />

Verona, e <strong>di</strong> comunicarla al Signor Prevosto <strong>di</strong> San Giorgio. A questo pure scrivo oggi che appena<br />

l’avrà avuta lo significhi a Lei. Se la risposta è negativa altro non evvi da <strong>di</strong>re, se affermativa, da<br />

Verona le scriverò se ho il passaporto, e quando posso partire, che già per me avuto questo cercherò <strong>di</strong><br />

farlo al più presto. Per Lei poi desidero ch'Ella decida propriamente cosa trova migliore quantunque<br />

sembri anche a me opportuno doman<strong>di</strong> il passaporto per oggetti letterarj sia per Firenze, sia per<br />

Bologna.<br />

Se per questa ultima città potremo ivi unirci, se poi prende la via <strong>di</strong> Firenze può Ella ad<strong>di</strong>ttarmi<br />

ove potremo trovarci. Se le accomoda <strong>di</strong> venire con me può credere quanto gra<strong>di</strong>ta mi sia la continua <strong>di</strong><br />

Lei compagnia, e come già sà ho il posto, ma se il <strong>di</strong> Lei comodo maggiore fosse <strong>di</strong> venire col proprio<br />

legno sono contenta in ogni modo purche sia comoda Lei. Scrivendomi per la posta mi scriva in modo<br />

che possiamo liberamente intenderci, ma con riserva e senza mai nominare Roma, ma solo Loreto e<br />

Rimini. Rapporto al tempo ch'io possa fermarmi andando, non lo so neppur io, <strong>di</strong>pendendo anche in ciò<br />

dal volere, e <strong>di</strong>sposizioni del Supremo Pastore. Peraltro a me pare che in ogni evento se dovessi<br />

trattenermi più <strong>di</strong> quello che pare, potrebbe Ella in ogni caso ritornare anche senza <strong>di</strong> me, se non<br />

potesse aspettarmi. E' superfluo sapendo la <strong>di</strong> Lei gentilezza ch'io la supplichi nel caso qualche<br />

innaspettato affare le impe<strong>di</strong>sse il viaggio, voglio, <strong>di</strong>re Ella prevedesse che qualche affare potesse<br />

mettere ostacolo ad intraprendere questo viaggio, <strong>di</strong> avvertirmene subito per provvedere in altro modo.<br />

Non dubiti delle povere mie orazioni. Raccomandai alle compagne <strong>di</strong> suffragare il padre <strong>di</strong><br />

Francesco. Per carità non mi <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong>nanzi a Dio, e mi creda col maggior rispetto.<br />

Di Lei Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Bergamo li 19 aprile 1826<br />

All'Illustrissimo e Molto Reverendo Signore<br />

Il Signor Don Antonio Rosmini De' Serbati<br />

Alla Croce <strong>di</strong> Malta<br />

M I L A N O<br />

Umil.ma Ubb.ma Dev.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AD ANTONIO ROSMINI<br />

721(Verona#1826.09.10)<br />

Don Marco Passi <strong>di</strong> Bergamo voleva incontrarsi con Don Rosmini, ma nel suo viaggio <strong>di</strong> ritorno dal Piemonte<br />

non era potuto passare da Milano. Ne aveva avvertito la Superiora perché il <strong>di</strong>sguido delle lettere aveva<br />

impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> darne prima la giustificazione.<br />

V. G. e M. Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Dopo un'ottimo viaggio arrivai felicemente a Verona giovedì a sera dove trovai la cara <strong>di</strong> Lei<br />

Sorella in ottima salute.<br />

Mi affretto a darmi l'onore <strong>di</strong> scriverle prima della <strong>di</strong> Lei partenza da Milano, trovando<br />

necessario metterla al fatto <strong>di</strong> quanto mi <strong>di</strong>sse il Signor Don Marco 1 semplicemente per <strong>di</strong> Lei regola.<br />

Mi <strong>di</strong>sse egli dunque come avendo dovuto nel suo ritorno da Piemonte prendere la strada <strong>di</strong> Oleggio 2<br />

vedendo <strong>di</strong> non poter più passare da Milano scrisse alla Superiora <strong>di</strong> Milano cred'io non solo il<br />

cambiamento che doveva fare della strada, ma anche le dava la commissione <strong>di</strong> prevenirla <strong>di</strong> questo.<br />

Giu<strong>di</strong>co che la lettera sia andata smarrita non avendomene la compagna menomamente parlato. Mi<br />

<strong>di</strong>sse anche il Signor Don Marco che scriveva a Lei, ed anzi gli sugger<strong>ii</strong> il <strong>di</strong> Lei in<strong>di</strong>rizzo, ma siccome<br />

egli abita in campagna, io temendo che la lettera possa venirle ritardata, mi parve bene <strong>di</strong> prevenirla io,<br />

affinchè sapendo non essere stato volontario il cambiamento della strada, Ella veda se sia migliore<br />

potendo però, nel <strong>di</strong> Lei ripatrio, passare dalla villeggiatura del Signor Don Marco, o pure prendere<br />

l'altra strada.<br />

Non è già ch'io pensi che si possa questa volta effettuare i già concertati passi, che anzi credo<br />

non sarà ancora il momento, ma io <strong>di</strong>rei solo che il rivedersi gioverebbe a ravvivare l'amicizia, e ad<br />

avvicinare o rendere reciprocamente più chiare le idee. Ella però assai meglio <strong>di</strong> me vedrà quello che si<br />

ha da fare, anzi <strong>di</strong>rò piuttosto Ella farà non solo quello che troverà migliore, ma anche quanto le <strong>di</strong> Lei<br />

circostanze le permetteranno.<br />

Forse al <strong>di</strong> Lei passaggio avrò la sorte <strong>di</strong> rivederla non essendomi ancora giunta da Venezia la<br />

nota carta in<strong>di</strong>spensabile come Ella sà per la mia partenza.<br />

In tal caso le <strong>di</strong>rò <strong>di</strong> più in voce. Frattanto raccomandandomi caldamente alla carità delle <strong>di</strong> Lei<br />

orazioni, passo a confermarmi colla massima venerazione.<br />

Verona San Giuseppe a' 10 settembre 1826<br />

V E R O N A<br />

All'Illustrissimo e Molto Reverendo Signore<br />

Il Signor Don Antonio Rosmini<br />

De' Serba ti Alla Croce <strong>di</strong> Malta<br />

M I L A N O<br />

1 Don Passi Marco, missionario apostolico (Ep. II/2, lett. 711, n. 6, pag. 787 )<br />

2 Località in provincia <strong>di</strong> Novara.<br />

Umil.ma Ubb.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


[Data non rilevabile]<br />

AD ANTONIO ROSMINI<br />

722(Verona#1827.**.**)<br />

Lettera brevissima che accompagna l‟invio <strong>di</strong> polveri <strong>di</strong> lepre, ma sintomatica per la preghiera che la <strong>Canossa</strong><br />

rivolge a Don Antonio: chieda luce a Maria Santissima prima <strong>di</strong> prendere certe decisioni.<br />

V G e M Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Nell'atto che le rinnovo le proteste del profondo mio rispetto, le invio le lettere della degnissima<br />

<strong>di</strong> Lei Sorella Signora Margherita: le unisco pure le polveri <strong>di</strong> lepre 1 colla loro ricetta.<br />

Vedendo Monsignor Vicario <strong>di</strong> Trento 2 presentandogli i miei rispetti gli <strong>di</strong>ca pure a mio nome<br />

come l'attuale mio viaggio è a Rimini.<br />

Riflettei oggi più del solito al nostro trattato <strong>di</strong> questa mattina, e mi pare ci voglia la grande<br />

orazione.<br />

Per carità mi perdoni ma si rivolga a Maria Santissima.<br />

In somma fretta ho l’onore <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi<br />

[Verona 1827 San Giuseppe<br />

Pel Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima<br />

1 Polveri <strong>di</strong> lepre, me<strong>di</strong>cinale<br />

2 Mons. Emanuele Sardagna , Vicario Capitolare <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).<br />

Umil.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> Figlia della Carità


AD ANTONIO ROSMINI<br />

723(Verona#1827.07.28)<br />

Dolore della <strong>Canossa</strong> per la morte della tirolese Beatrice Olivieri, da sette anni Figlia della Carità: lo<br />

comunica, mentre consiglia Don Antonio ad incontrarsi con la sorella per decidere sullo stabile <strong>di</strong> Santa Maria,<br />

che egli aveva chiesto.<br />

V G e M Veneratissimo signor Don Antonio<br />

Una delle mie tossi fortissime mi ritardò fin qui l’onore <strong>di</strong> riscontrare il pregiato foglio della S.V.Ill.ma<br />

e Molto Reverenda.<br />

Mille combinazioni si <strong>di</strong>edero al mio ritorno a Verona per cui la mia salute cominciò a<br />

vacillare, ma già i miei mali terminano sempre in niente, onde non sono cose d’abbadare, se non che<br />

m’impe<strong>di</strong>scano <strong>di</strong> fare quanto vorrei.<br />

Non posso negarle, che non mi sia riuscita amarissima la morte della mia cara Beatrice 1 .<br />

Degnossi per altro il Signore <strong>di</strong> dare a me pure il maggior de’ conforti nella morte santa che le <strong>di</strong>ede, e<br />

<strong>di</strong>rò con lei quant’ella mi <strong>di</strong>ceva dell’ottimo Cavaliere, e del degnissimo <strong>di</strong> lei amico, che non potei a<br />

meno <strong>di</strong> non invi<strong>di</strong>are la sorte <strong>di</strong> questa virtuosisssima figlia, oltre <strong>di</strong> che, contentissima sono<br />

dell’adempimento del <strong>di</strong>vino volere.<br />

Ebbi il piacere <strong>di</strong> vedere il degnissimo <strong>di</strong> lei fratello signor Giuseppe, che veniva a trovarla.<br />

Questo mi fa credere ch’ella forse anticiperà forse alcun poco il suo passaggio da Verona. La cara<br />

signora Margherita dopo il mio ritorno mi mise al fatto <strong>di</strong> quanto ella le aveva scritto intorno allo<br />

stabile <strong>di</strong> Santa Maria 2 .<br />

Per parte mia degnissimo signor Don Antonio, ella ben sa, che tanto <strong>di</strong> vedere una Casa bene<br />

stabilita secondo i nostri desiderj, io le darei con tutto il cuore, non una, ma cento case se le avessi. La<br />

<strong>di</strong> lei sorella poi mi pare su tale oggetto molto indecisa. Anzi mi feci una delicatezza <strong>di</strong> non <strong>di</strong>rle<br />

neppure ch’ella mi abbia scritto. Non è già che la signora Margherita non abbia genio <strong>di</strong> compiacerla;<br />

ma è dubbiosa in massima, oltre <strong>di</strong> che s’ella volesse non permutarlo in fon<strong>di</strong>, ma pagarlo in danaro, si<br />

troverebbe imbarazzata per l’impiego <strong>di</strong> questo, nel qual caso parlandole io colla solita mia can<strong>di</strong>dezza<br />

vi troverei maggiori <strong>di</strong>fficoltà attesa la mia massima <strong>di</strong> regolarmi in cio pienamente colle <strong>di</strong>sposizioni<br />

<strong>di</strong> San Pio quinto, e colla Bolla <strong>di</strong> Benedetto decimo quarto 3 . Parmi dunque che dovendo ella in breve<br />

portarsi da queste parti il migliore sarà che in voce se la intenda colla sorella far poi quelle <strong>di</strong>sposizioni<br />

che crederan migliori. .<br />

Non vedo l'ora d'aver la sorte <strong>di</strong> riverirla, lusingandomi <strong>di</strong> sentire qualche notizia confortante.<br />

Frattanto raccomandandomi caldamente alle sante <strong>di</strong> lei orazioni, assicurandola delle povere<br />

mie, passo all'onore <strong>di</strong> riprotestarmi. Se non le <strong>di</strong>spiace mi riverisca il buon Francesco.<br />

Di V.S.Ill.ma e Molto Reverenda<br />

Verona li 28 luglio 1827<br />

Umilissima Devotissima Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

1 Olivieri Beatrice, sottosuperiora a Trento (Ep. I, lett. 339 n. 5, pag. 529).<br />

2 Un e<strong>di</strong>ficio appartenente a Margherita Rosmini e in cui Don Antonio voleva iniziare la sua opera, ma che lasciò dopo non<br />

molto.<br />

3 Disposizioni <strong>di</strong> cui si tratta nella lett. 693.


A DON FRANCESCO LUZZO<br />

724(Bergamo#1827.11.06)<br />

Nonostante il desiderio d‟incontrarsi per comunicarsi a vicenda molte e necessarie notizie, la <strong>Canossa</strong> e il<br />

Luzzo hanno dovuto rinunciarvi, perché i piani non si sono accordati.<br />

V G e ~11 Veneratissimo Signor Don Francesco<br />

La fortuna ci perseguita Veneratissimo Signor Don Francesco. Prima <strong>di</strong> partire da Venezia la<br />

feci cercare per mare e per terra, desiderando molto <strong>di</strong> seco Lei abboccarmi ed Ella era fuori <strong>di</strong> città.<br />

Ella favorì scrivermi, ed io che dovetti girare da un mese a questa parte tra Verona, Bergamo e Milano<br />

ricevetti la <strong>di</strong> Lei lettera quando questa mi raggiunse. In somma veniamo alla sostanza. Quello che mi<br />

<strong>di</strong>spiace sommamente si è doverle <strong>di</strong>re che le cose vanno bene ma che progre<strong>di</strong>scono con lentezza. Io<br />

non manco da quella miserabilissima che sono <strong>di</strong> battere più che mai alla porta della Divina<br />

Misericor<strong>di</strong>a perche in riguardo <strong>di</strong> Maria Santissima accelleri a <strong>di</strong>ffondere gli effetti suoi anche per<br />

questa parte sopra il suo popolo, ma indegnissima sono <strong>di</strong> essere esau<strong>di</strong>ta.<br />

Confi<strong>di</strong>amo però nella Madre delle Misericor<strong>di</strong>e, e seguitiamo a pregare.<br />

Sono in dubbio <strong>di</strong> venire nell'inverno a passare alcune settimane a Venezia se ciò sarà, in voce<br />

tutto le narrerò. Intanto non si stanchi <strong>di</strong> pregare, e <strong>di</strong> far pregare perche al mio vicino ritorno a Verona<br />

sarò forsi in stato <strong>di</strong> poterle <strong>di</strong>re <strong>di</strong> più ed in ogni modo qualche cosa le scriverò. Non si <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong><br />

me col Signore e mi creda colla massima venerazione.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

Bergamo li 6 novembre 1827<br />

____________________<br />

NB. Lettera scritta da due segretarie, senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.


AD ANTONIO ROSMINI<br />

725(Verona#1827.12.30)<br />

Si tratta <strong>di</strong> due poscritti, che la <strong>Canossa</strong> aggiunge in calce alle lettere <strong>di</strong> Margherita al fratello e che si limitano<br />

a chiedere notizie sulla salute <strong>di</strong> Don Antonio.<br />

PS. (Verona, 19 <strong>di</strong>cembre 1827)<br />

V. G. e M. Veneratissimo signor Don Antonio<br />

Quanti perdoni debbo domandarle per avere a lei <strong>di</strong>fferito il piacere <strong>di</strong> ricevere le notizie dell'ottima <strong>di</strong><br />

lei sorella, onde poter avere io il vantaggio e la compiacenza <strong>di</strong> presentarle qui sotto i miei doveri. Mi<br />

trovai quest'ultimo tempo con varie compagne ammalate, ed io a questo non sono capace d'avezzarmi e<br />

perdo la testa. In somma mi perdoni, ed accetti adesso i più sinceri augurj tanto maggiori quanto in<br />

quest'anno che an<strong>di</strong>amo, a Dio piacendo, a cominciare, ella avrà bisogno <strong>di</strong> copiosissime e raddoppiate<br />

bene<strong>di</strong>zioni. Io mi lusingo <strong>di</strong> poter venire a Milano le prime settimane <strong>di</strong> Quaresima dovendomene<br />

partire appena compiti gli Esecizj delle Dame, onde sollecitar in ogni luogo per esser in libertà per la<br />

fondazione <strong>di</strong> Trento, che Monsignor Vicario 1 pensa possa aver luogo in maggio. Mi lusingo <strong>di</strong> aver il<br />

vantaggio <strong>di</strong> riverirla. Non si <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> me col Signore, e mi creda quale colla maggior venerazione<br />

mi raffermo<br />

Di V .S.Ill.ma e M. Rev.da<br />

Verona, li 30 <strong>di</strong>cembre 1827<br />

1 Mons. Sardagna Emanuele, Vicario Capitolare <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).<br />

Umilissima Ubbi<strong>di</strong>entissima Devotissima<br />

Serva <strong>Maddalena</strong>, Figlia della Carità.


PS.<br />

AD ANTONIO ROSMINI<br />

726(Trento#1829.09.22)<br />

Mi permetta, veneratissimo signor Don Antonio, che approfittando dell'incontro in cui la buona <strong>di</strong> lei<br />

sorella le scrive, mi richiami alla <strong>di</strong> lei memoria presso Dio. Aveva scritto al signor Bernardo per saper<br />

qualche cosa <strong>di</strong> lei, ma spero col mezzo del Conte Padulli avrò estesamente le <strong>di</strong> lei notizie che tanto<br />

desidero. Tanti rispetti agli Eminentissimi Zurla 1 , Cappellari 2 e Bertazzoli 3 , come a S.Ecc.za il signor<br />

Conte De Lutzen 4 ambasciatore.<br />

Si assicuri delle povere mie orazioni e colla maggior venerazione mi creda<br />

Trento Dalla Addolorata<br />

22 settembre 1829<br />

_____________________<br />

NB. Entrambe da fotocopie <strong>di</strong> dattiloscritti.<br />

1 Car<strong>di</strong>nale Placido Zurla, Vicario Generale(Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527).<br />

2 Card. Cappellari, Prefetto <strong>di</strong> Propaganda Fide (Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527).<br />

3 Card. Bertazzoli Francesco (Ep.II/1, lett. 620, n. 9, pag. 526).<br />

4 Conte De Lutzen, Ambasciatore d’Austria a Roma (Ep. II/1, lett. 657, n. 3, pag. 620).<br />

Umilissima Devotissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AD ANTONIO ROSMINI<br />

727(Milano#1828.03.30)<br />

Egli aveva scritto alla <strong>Canossa</strong> dal Calvario <strong>di</strong> Domodossola. Ella gli risponde dalla Certosina <strong>di</strong> Milano e si<br />

mostra spiacente <strong>di</strong> non potergli mandare subito le richieste Regole. A Trento sosterrà anche l'opera dei Figli<br />

della Carità, ma poichè il Piano steso dal Rosmini è <strong>di</strong>verso da quello suo per il ramo femminile, non sa se in<br />

quella città potrà essere accetto.<br />

Segnali invece la sua conoscenza della Congregazione femminile e il suo desiderio, e quello <strong>di</strong> sua sorella<br />

Margherita, <strong>di</strong> avere l‟istituzione nel Tirolo, particolarmente a Trento. Per il momento chiarisca invece alla<br />

<strong>Canossa</strong> che significa il suo pensiero sulla forma devozionale.<br />

Veneratissimo signor Don Antonio<br />

Ricevetti col maggior contento il pregiato <strong>di</strong> lei foglio, veneratissimo signor Don Antonio.<br />

Ella mi scrisse il giorno <strong>di</strong> san Giuseppe dal Calvario 1 , ed ho il vantaggio <strong>di</strong> risponderle il<br />

giorno della santissima nostra Madre dalla Certosa 2 epoche e luoghi tutti rimarchevoli.<br />

Prima <strong>di</strong> tutto ringrazio la bontà del Signore della salute ridonatale, ed invi<strong>di</strong>o alquanto la <strong>di</strong> lei<br />

sorte <strong>di</strong> trovarsi solo col nostro buon Dio laddove ch'io nella Certosa invece <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne, ebbi tutti<br />

questi giorni grande compagnia, essendosi terminati solo questa mattina gli Esercizj delle Dame,<br />

motivo per cui fui sin quì impossibilitata <strong>di</strong> riscontrarla.<br />

Comincio a rispondere ad ogni argomento, e prima <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong>rolle, che quando andrò a Trento<br />

vedrò per quanto ne sono capace <strong>di</strong> sostenere la cosa presso il Principe Vescovo 3 . Solo conviene che le<br />

sottoponga, come essendo, come ella ben sà, il Piano antecedentemente da lei formato per i Figli della<br />

Carità <strong>di</strong>ferente da quello delle Figlie, e non sapendo <strong>di</strong> più se il suo potrà aver luogo in questi nostri<br />

paesi per le ragioni <strong>di</strong> cui abbiamo parlato, mi converrà andar barcheggiando per sostenere una cosa, e<br />

l'altra, sinchè avrà piaciuto alla bontà del Signore dare a lei tutti que' lumi necessarj alla determinazione<br />

migliore dell'opera.<br />

Sento, che il francese non fù da lei trovato, e chi sà se potrà più venire per quanto me ne <strong>di</strong>sse il<br />

degnissimo Abate Polidori 4 , il quale per lei conserva la più vera stima, e la maggiore estimazione.<br />

Faccia il Signore quanto deve essere <strong>di</strong> maggior vantaggio <strong>di</strong> questa Sua opera. Ho veduto li<br />

fervorosi <strong>di</strong> lei amici Boselli 5 , e Bonetti 6 , e li ho veduti replicatamente. Mi consegnarono anzi la lettera<br />

che le occludo. Mi <strong>di</strong>spiace non poterla ora servire mandandole le Regole nostre avendole la mia<br />

compagna lasciate a Bergamo, giu<strong>di</strong>cando, che quì al momento non avessero d'abbisognarmi, e<br />

d'altronde siccome le scrissi lusingandomi, che i mei superiori me le correggessero, vi misi quanto mi<br />

venne allora in mente, conseguentemente sono lunghissime da copiarsi. Vedrò per altro <strong>di</strong> cercare<br />

qualche modo da poterla servire, e vivamente la ringrazio della caritatevole <strong>di</strong> lei <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong><br />

favorirci dalla parte <strong>di</strong> Mezzo giorno, ove chi sà non man<strong>di</strong> me pure il Signore. Per orazione mi<br />

<strong>di</strong>spiace che le mie sono altrettanto indegne, che debolissime, ma si assicuri, che non ho mai più<br />

pregato tanto, ne sentito interesse maggior <strong>di</strong> adesso per i Figli della Carità.<br />

Non si <strong>di</strong>mentichi ella pure <strong>di</strong> me, che può figurarsi i miei bisogni. Lunedì giorno 31, conto, a<br />

1 Il « Casino » degli esercizi al Sacro Monte Calvario <strong>di</strong> Domodossola, dove ebbe principio l'istituzione religiosa del<br />

Rosmini (Cf. Rosmini, Massime <strong>di</strong> perfezione cristiana, pag. 26).<br />

2 La nuova casa <strong>di</strong> Milano in via della Chiusa (Ep. I, lett. 337, n. 1, pag. 524).<br />

3 Mons. Luschin Francesco Saverio , principe vescovo <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n 5, pag. 626).<br />

4 Abate Polidori, precettore della Casa Mellerio (Ep. II/1, lett. 529, n. 4, pag. 312).<br />

5 Sac. Giovanni Borselli, amico <strong>di</strong> Antonio Rosmini.<br />

6 Orefice Francesco Bonetti .(Ep. II/2, lett. 700, pag. 762).


Dio piacendo, recarmi a Bergamo, da dove la settimana delle feste, ho intenzione <strong>di</strong> partire per Verona,<br />

per in<strong>di</strong> recarmi sollecitamente a Venezia, giacchè Monsignor Sardagna 7 insiste perche vorrebbe<br />

eseguita entro il maggio la fondazione nostra 8 , contando egli abbia da essere per quel tempo in or<strong>di</strong>ne<br />

la fabbrica.<br />

Avrà inteso forse l'elezione in nostro Vescovo del <strong>di</strong> lei amico Monsignor Grasser 9 . Chi sà che<br />

Verona non <strong>di</strong>venga un campo pel <strong>di</strong> lei zelo. Il nostro degnissimo Provve<strong>di</strong>tore 10 fù gravemente<br />

ammalato. Grazie al Signore ora và rimettendosi.<br />

Ritenni la <strong>di</strong> lei lettera per la cara <strong>di</strong> lei sorella, per avere il piacere, <strong>di</strong> consegnargliela io stessa.<br />

La medesima gode ottima salute, e <strong>di</strong>viene sempre più santa.<br />

Rimetto il vantaggio <strong>di</strong> rivederla al beneplacito del Signore, e termino oggi giorno 30 questa<br />

mia lettera cominciata il giorno 28 col rinnovarle la supplica <strong>di</strong> avermi presente <strong>di</strong>nnanzi a Dio, ed alla<br />

santissima <strong>di</strong> Lui Madre, e <strong>di</strong> credermi rispettosamente.<br />

Di lei veneratissimo signor Don Antonio<br />

Milano li 30 marzo 1828<br />

Devotissima Obbligatissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

7 Mons. Sardagna Emanuele, Vicario Capitolare <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).<br />

8 Trento.<br />

9 Mons. Grasser Giuseppe, Vescovo <strong>di</strong> Verona (Ep.I, lett. 379, n. 2, pag. 646).<br />

10<br />

Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).


AD ANTONIO ROSMINI<br />

728(Venezia#1828.05.02)<br />

La fondazione <strong>di</strong> Trento è prossima, anche se dovrà ritardare <strong>di</strong> un mese. Margherita Rosmini ne sarà con tutta<br />

probabilità la prima superiora e precederà la <strong>Canossa</strong>, anche per portarsi a Rovereto per affari. Don Antonio<br />

preghi per la sua riuscita.<br />

V. G. e M. Veneratissimo signor Don Antonio<br />

Giacchè mi si presenta l'opportuno incontro della mia amica Durini che quì venne a fare una gita, mi<br />

approfitto del suo ritorno a Milano per venire a farle una visita nella sua solitu<strong>di</strong>ne.<br />

Sono nella speranza che il Signore continuerà a donarle salute, ma sentirò volentieri se<br />

realmente la cosa è come la spero.<br />

Ho il piacere <strong>di</strong> continuarle le migliori notizie dell'ottima <strong>di</strong> lei sorella, la quale è tutta in<br />

facende per i preparativi della fondazione <strong>di</strong> Trento che Monsignor Sardagna vorrebbe eseguita in<br />

maggio, ma ch'io non vedo modo che possa aver luogo che per i primi <strong>di</strong> giugno, trovandomi da otto<br />

giorni a Venezia dove non mi è possibile accelerare gli Esercizj spirituali delle Dame, e questi non si<br />

chiuderanno che il giorno della Pentecoste.<br />

Subito passate le feste conto a Dio piacendo partir per Verona per passar poi alla fondazione. In<br />

questo intervallo che quì mi trattengo la cara signora Margherita mi precederà, ed anderà con qualche<br />

compagna a Rovereto per ultimare alcuni suoi affari, e dare le imme<strong>di</strong>ate <strong>di</strong>sposizioni per la<br />

fondazione. Le <strong>di</strong>co tutto questo, veneratissimo signor Don Antonio, figurandomi quanto interesse ella<br />

prenderà a tale fondazione supplicandola a volerne aver memoria <strong>di</strong>nnanzi a Dio. Penso che la cara<br />

Margherita abbia da esser la prima superiora, anche tale circostanza l'impegnerà a pregare<br />

maggiormente.<br />

Non sò se ella si trovi ancora costì sola com'era, o se qualche amico suo sia venuto a farle<br />

compagnia. Il signor professore Brunati che non ho l'onore <strong>di</strong> conoscere personalmente, mi scrisse<br />

gentilmente una lettera che non riscontrai per non sapere dove fosse, avendomi detto chi me la portò,<br />

ch'era partito da Brescia. Già la lettera non chiedeva risposta perchè non mi parlava che <strong>di</strong> Roma, ma<br />

sentendo che si portava tra non molto a Milano mi venne in pensiero che venisse a ritrovarla.<br />

Similmente mi fu scritto da Firenze che certo signor Lotteri missionario era <strong>di</strong> lei amico, e poi mi<br />

scrissero che andava a Rovereto, e che sarebbe venuto nel suo passaggio da Verona a salutarmi, ma<br />

come ella vede non ne sono lontana. Tutto questo per altro mi fece pensare che forse avrà compagnia.<br />

Faccia il Signore la santissima <strong>di</strong> lui volontà, e ci doni la consolazione <strong>di</strong> vederlo glorificato.<br />

Che tempo bello è mai questo pregiatissimo signor Don Antonio per implorare i <strong>di</strong>vini lumi, e<br />

per ottenere le grazie! Ci avviciniamo alla novena del santo Divino Spirito, e siamo nel mese <strong>di</strong> Maria<br />

santissima nostra Madre. Ella faccia la carità <strong>di</strong> pregare per me, ch'io da miserabile non manco, e non<br />

mancherò <strong>di</strong> farlo per lei, e per l'opera <strong>di</strong> Dio. Ebbi l'onore d'ossequiare replicatamente il nostro<br />

degnissimo santo Patriarca 1 , donato dalla Divina Misericor<strong>di</strong>a per intercessione <strong>di</strong> Maria santissima a<br />

questa citta.<br />

Il medesimo mi parlò <strong>di</strong> lei con molta stima e persuasione. Glielo <strong>di</strong>co sembrandomi utile abbia<br />

tutto da sapere. Ci assicurano che Monsignor Grasser 2 sarà nostro Vescovo a Verona. Monsignor<br />

Traversi 3 è quasi ristabilito dalla lunga e grave malattia che sofferse, ma non ebbi ancora la sorte <strong>di</strong><br />

1 Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

2 Mons. Grasser Giuseppe, Vescovo <strong>di</strong> Verona (Ep.I, lett. 379, n. 2, pag. 646)<br />

3 Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).


vederlo.<br />

Rapporto alle nostre Regole andai sin'ora <strong>di</strong>visando un qualche modo per poterla servire, ma<br />

non avendolo potuto trovare per varie combinazioni, scrivo alla superiora <strong>di</strong> Milano <strong>di</strong> consegnare le<br />

Regole approvate dall'Arcivescovo 4 al signor Don Boselli 5 , il quale avevami offerto <strong>di</strong> copiarle per lei.<br />

Gli faccio consegnare il libro delle Regole interne, sembrandomi affatto superfluo le esterne dei Rami<br />

nostri, oltre che sono anche lunghe.<br />

Non voglio ulteriormente abusare della <strong>di</strong> lei sofferenza; perciò nell’atto che le confermo le<br />

proteste dell'invariabile mio rispetto, passo al vantaggio <strong>di</strong> protestarmi.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima Molto Reverenda<br />

Venezia Santa Lucia 2 maggio 1828<br />

All 'Illustrissimo Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Il signor Don Antonio Rosmini De' Serbati<br />

D O M O D O S S O L A<br />

4 Card. Gaysruck Gaetano, Arcivescovo <strong>di</strong> Milano (Ep.I, lett. 326, n. 4, pag. 506).<br />

5 Sac. Giovanni Borselli, amico <strong>di</strong> Antonio Rosmini<br />

Umilissima Devotissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AD ANTONIO ROSMINI<br />

729(Trento#1828.07.12)<br />

Poche notizie, ma consolanti, sulla fondazione <strong>di</strong> Trento e sul suo assestarsi; saprà già tutto da Margherita.<br />

Qualche accenno alle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> Francesco Bonetti, inizialmente uno dei Figli della Carità.<br />

V: G: e M: Veneratissimo signor Don Antonio<br />

Desiderava prima d'ora <strong>di</strong> riscontrare il venerato <strong>di</strong> lei foglio ch'ebbi il piacere <strong>di</strong> ricevere a Trento ma<br />

il primo tempo per gli imbarazzi poi per non sapere il suo ricapito <strong>di</strong>retto andai <strong>di</strong>fferendo sin qui.<br />

La buona Margherita Gioseffa mi <strong>di</strong>ce esser ella per trasferirsi a Recoaro 1 , ove pure si porta il<br />

signor Canonico Frentini per ciò con questo mezzo vengo a farle una visita tramezzo il tumulto. Mi<br />

pare che molte volte abbia da venirle in mente la sua solitu<strong>di</strong>ne. Restai sorpresa, e contenta sentendo<br />

che il signor Don Boselli 2 le faceva compagnia. Non v'ha dubbio che il povero Francesco 3 non meriti<br />

compassione. Il Signore <strong>di</strong>sporrà Lui <strong>di</strong> quell'ottima persona, che mi figuro avrà ella veduto e<br />

confortato nel suo passaggio da Milano. Mi lusingo <strong>di</strong> vederla se prende la strada <strong>di</strong> Verona per passare<br />

a Rovereto, e sentirò pur molto volentieri il finale del francese. Quanto ammirabili mai sono le vie del<br />

Signore, e quando imperscrutabili i <strong>di</strong>vini giu<strong>di</strong>cj.<br />

Se ha veduto Bonetti le avrà detto come stò facendo copiare le Regole nostre per lei, e giacche<br />

ella brama quelle pure dei Rami nostri <strong>di</strong> Carità sarà servita anche per quelli, ma si ricor<strong>di</strong>, che tutto<br />

affido alla <strong>di</strong> lei prudenza, e secretezza.<br />

Non le parlo della nostra formale erezione sapendo esserne ella stata minutamente informata. Le<br />

<strong>di</strong>rò soltanto che grazie al Signore le cose tutte si vanno avviando. Sono già due feste, ch'abbiamo<br />

cominciato a ricevere le ragazze, che forse per la novità accorrono in gran numero. Oggi abbiamo<br />

aperta la scuola. In somma tutto và insensibilmente stabilendosi, e spero in Maria santissima che<br />

avremo la consolazione <strong>di</strong> vedere questa Casa stabilita in buono spirito, ed in vera osservanza. Di<br />

preciso non so quanto mi fermerò avendo altri pressanti impegni. Dopo <strong>di</strong> quì la prima mia stazione<br />

sarà Verona. Chi sà che in qualche luogo non ci incontriamo. Ella non dubita delle miserabili mie<br />

orazioni, ed io la supplico delle sue. Intanto col maggiore rispetto ;passo a confermarmi<br />

invariabilmente.<br />

Della Signoria Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

e Illustrissima<br />

Trento dal Convento dell'Addolorata<br />

Li 12 luglio 1828<br />

All'Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Il Signor Don Antonio Rosmini de' Serbati<br />

D O M O D O S S O L A<br />

Umilissima Devotissima Ubbi<strong>di</strong>entissima<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

1 Centro idro-termale nell'alta Valle dell'Agno in provincia <strong>di</strong> Vicenza.<br />

2 Don Borselli, amico <strong>di</strong> Antonio Rosmini.<br />

3 Francesco Bonetti orefice <strong>di</strong> Milano, aspirante canossiane, poi seguirà il Rosmini.(Ep. II/2, lett. 700, pag. 762).


A DON ANTONIO PROVOLO<br />

730(Bergamo#1831.02.15)<br />

La risposta che la <strong>Canossa</strong> manda alla lettera <strong>di</strong> Don Provolo del 31 febbraio non tratta in alcun modo <strong>di</strong> Figli<br />

della Carità, ma lo stile faceto lascia intravedere un rapporto molto fiducioso nel sacerdote veronese.<br />

V. G. e M. Veneratissimo Signor Don Antonio 1<br />

Ella sarà ritornata dalla sua pre<strong>di</strong>cazione, onde mi permetterà <strong>di</strong> riscontrare adesso il<br />

pregiatissimo suo foglio del giorno 28 gennaio, da me ricevuto qui in Bergamo.<br />

A <strong>di</strong>rle il vero la Signoria Vostra Molto Illustre e Reverenda sta molto male <strong>di</strong> corrispondenti, o<br />

<strong>di</strong>rò meglio, sta troppo bene <strong>di</strong> corrispondenti.<br />

Qualche Angelo del Para<strong>di</strong>so sarà venuto a <strong>di</strong>rle che quel Servo <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong> Trascore vive,<br />

siccome speriamo che viverà eternamente; ed Ella intese, che vive in questa terra, ma il fatto si è che<br />

più non vive, che nella terra dei viventi; ed Ella sarà più ascoltata se lo pregherà <strong>di</strong> quello, che possa<br />

essere ascoltata io. Da miserabile per altro, ho cominciato per Lei una novena al nostro protettore S.<br />

Zenone 2 , il quale cred'io la tenghi in modo singolare sotto la sua protezione, per la cura che ha <strong>di</strong> noi<br />

suoi poveri Veronesi, che non hano altri, che vi si de<strong>di</strong>chino propriamente come fa Lei, cioè per i<br />

poveri sordo, e muti. Passo dalle cose serie alle cose carnevalesche, essendo oggi l'ultimo giorno <strong>di</strong><br />

carnevale.<br />

Ebbi tempo da scrivere, perchè avendo avuto bisogno <strong>di</strong> farmi cavar sangue sono in camera, ma<br />

sono cose da niente. Non può credere quanto avessi genio <strong>di</strong> trovarmi a mangiare i gnocchi co' miei<br />

cari San Zenati, ma le replicate malattie delle mie Compagne mi hanno privato <strong>di</strong> questo contento <strong>di</strong><br />

mangiare i gnocchi a San Zeno. Ci vuole pazienza, verrò a mangiar le frittole, se piace al Signore, e<br />

conto <strong>di</strong> essere a Verona la terza settimana <strong>di</strong> Quaresima. Sbaglio voglio <strong>di</strong>re la seconda lunga. La<br />

supplico se può <strong>di</strong> non impegnarsi a pre<strong>di</strong>care per la settimana <strong>di</strong> Pasqua fino alla mia venuta.<br />

Similmente già come sa per la Novena della Pentecoste.<br />

Coraggio Signor Don Antonio. Egli è vero, che la messe dei sordo e muti domanda tempo, e<br />

pazienza, ma a mio credere vale più un piccolo rivo <strong>di</strong> acqua perenne, che un guazzo <strong>di</strong> estate, che al<br />

momento pare che risusciti tutte le campagne, oltre <strong>di</strong> che anche attendendo ai sordo e muti, ed avendo<br />

qualche amico, che in ciò fare l'assista, tratto, tratto può sod<strong>di</strong>sfare al suo fervore, e pre<strong>di</strong>care quanto<br />

vuole. L 'opera <strong>di</strong> carità stessa le farà ottenere maggiori bene<strong>di</strong>zioni dal Signore per ricavarne frutto.<br />

I miei rispetti al Signor Arciprete 3 .<br />

1 Sac. ANTONIO PROVOLO (Verona 1801-1842). Nacque nella parrocchia <strong>di</strong> S. Pietro Incarnario, da Stefano, ven<strong>di</strong>tore<br />

ambulante <strong>di</strong> frutta e da Antonia Allegri, lavandaia. Or<strong>di</strong>nato sacerdote nel 1824, insegnò nel ginnasio del Seminario <strong>di</strong><br />

Verona, poi venne destinato come coa<strong>di</strong>utore nella parrocchia <strong>di</strong> San Lorenzo. Si orientò infine all'educazione dei<br />

sordomuti e coll'aiuto <strong>di</strong> Don Luigi Crosara, Don Giacomo Salvi, Don Tomaso Brighenti e <strong>di</strong> alcuni laici, la sera, come si<br />

era accordato con la <strong>Canossa</strong>, teneva scuola serale per gli artigiani poveri (Cf. G. Ederle, Antonio Provolo, Verona 1930).<br />

2 S. Zeno, protettore <strong>di</strong> Verona (Ep. I, lett. 394, n. 2, pag. 638).<br />

3 Arciprete <strong>di</strong> San Lorenzo Don GIOVANNI BATTISTA FRISONI, « sacerdote insigne per santità ed elevatezza <strong>di</strong><br />

pensiero, che per tanti anni fu professore <strong>di</strong> retorica in Seminario e <strong>di</strong>rettore spirituale, per quasi tutta la sua vita, <strong>di</strong> Don<br />

Antonio Provolo » (Cf. Ederle, Antonio Provolo).


Mi raccomando quanto posso alle sante <strong>di</strong> Lei orazioni, e riservandomi a maggiormente <strong>di</strong>ffondermi al<br />

mio ritorno, passo a segnarmi rispettosamente.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda Bergamo<br />

Bergamo li 15 febbrajo 1831<br />

Al Molto Illustre e Reverendo Signore<br />

Il Signor Don Antonio Provolo<br />

V E R O N A<br />

Dev.ma Umil.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A DON ANTONIO PROVOLO<br />

731(Venezia#1831.06.04)<br />

Don Provolo era stato a pre<strong>di</strong>care a Venezia con Don Venturi e vi aveva conosciuto Don Luzzo. Ora la <strong>Canossa</strong><br />

gli trasmette i suoi saluti e s‟indugia a descrivere l‟attività dell‟oratorio maschile <strong>di</strong> Venezia, auspicando che<br />

anche quell‟opera prenda consistenza.<br />

V. G. e M. Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Col maggior piacere rilevai dalla pregiatissima lettera <strong>di</strong> Vostra Signoria Molto Illustre e<br />

Reverenda l’ottimo suo viaggio e con pari compiacenza intesi che sieno restati contenti della vettura e<br />

del vetturino. Questo mi fece avere la scatola ch’Ella favorì consegnarli. Il Signor Don Francesco 1 le<br />

presenta tanti cor<strong>di</strong>ali complimenti, e carissime gli furono le orazioncine da Lei inviategli.<br />

Come la mia Compagna Superiora <strong>di</strong> S. Giuseppe le avrà detto, la mattina stessa della sua<br />

partenza mi fu portata una lettera a Lei <strong>di</strong>retta, che ben mi figurai fosse del Signor Arciprete 2 , e<br />

quantunque non potessi sapere cosa contenesse provai anch’io un po’ <strong>di</strong> pena perché fosse giunta<br />

troppo tar<strong>di</strong>.<br />

Monsignor Traversi 3 che fu martedì a favorirmi per annunziarmi la visita pastorale del santo<br />

Prelato 4 mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> riverirla tanto, e <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle che Ella stia <strong>di</strong>sposta a fare la volontà <strong>di</strong> Dio, aggiungendo<br />

con me che sarebbe troppo <strong>di</strong>sturbo il qui tornare. Anzi sbaglio, prima mi <strong>di</strong>sse che sarebbe troppo<br />

<strong>di</strong>sturbo il ritornare, e poi cred’io sul dubbio mi <strong>di</strong>sse scrivetegli che sia <strong>di</strong>sposto a fare la volontà <strong>di</strong><br />

Dio. L’Oratorio del Signor Don Francesco 5 per quanto a me pare va molto bene. Monsignor Traversi<br />

gli proccurò tre maestri uno de’ quali và nel Liceo 6 a scuola, ed ha intenzione <strong>di</strong> abbracciare lo stato<br />

ecclesiastico.<br />

I due maestrini ch’Ella conosce sono fedelissimi, e tra i maestri, oltre quelli <strong>di</strong> Monsignor<br />

Traversi un altro vè n’è che sarà presto chierico. Scrivo oggi, giorno del Corpus Domini. Questa<br />

mattina non vi fù l’Oratorio, né in questo dopo pranzo so se vi siano ragazzi piovendo per fortuna<br />

abbondantemente: ma l’invio era stato fatto con tutto l’impegno attesochè nel dopo pranzo <strong>di</strong> tal<br />

giornata qui <strong>di</strong>nnanzi a noi vi è <strong>di</strong> solito un gran corso <strong>di</strong> batelli, ed in conseguenza gran concorso <strong>di</strong><br />

popolo perciò chi ha coltivazione <strong>di</strong> gioventù cerca tirarla più che può.<br />

Domenica scorsa sulla sera venne da me Don Francesco consolatissimo per una parte, ma un<br />

po’ angustiato per l’altra, perché aveva avuto l’Oratorio tanto pieno che aveva dovuto rimandare alcuni<br />

ragazzi, e per questo gli <strong>di</strong>spiaceva. Credo che abbia combinato con Monsignor Traversi adesso che ha<br />

questi maestri da potersi fidare, <strong>di</strong> fare una classe separata da’ piccoli, e così si guadagnerà per ogni<br />

parte. Due volte alla settimana fa loro l’istruzione religiosa alla sera, <strong>di</strong>videndoli anche allora, e presto<br />

comincierà un po’ <strong>di</strong> scuola la sera.<br />

Giacchè sono inviata a darle delle buone notizie le <strong>di</strong>rò che furono a salutarmi delle Signore<br />

nostre esercitanti. Già non posso <strong>di</strong>rle quanto si ricordano del Signor Abate Venturi 7 ; ma mi<br />

raccontarono anche la perseveranza del fervore dei loro boscajoli onde ringraziano Dio <strong>di</strong> tutto.<br />

1 Sac. Luzzo Francesco, inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

2 Don Frisoni Giovanni Battista, arciprete (Ep. II/2, lett. 730, n. 3, pag. 823).<br />

3 Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).<br />

4 Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

5 Sac. Luzzo Francesco (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

6 Liceo Foscarini (Ep. II/2, lett. 704, n. 1, pag. 773).<br />

7 Abate Venturi , pre<strong>di</strong>catore (Ep I, lett. 366, n. 3, pag. 578).


Il Signor Don Clemente non l’ho più veduto, ma so che cerca chiesa pel suo Oratorio, e luogo<br />

da far <strong>di</strong>vertire i suoi ragazzi, ma dubito che trovi con più facilità l’orto, chè quello che sia la chiesa<br />

venendomi detto che <strong>di</strong> vaste da quelle parti non ve ne sono. Farò tenere allo stesso le orazioni che Ella<br />

mi mandò.<br />

Tanti rispetti al Signor Arciprete, ed al Signor Abate Venturi. Mi raccomando caldamente alle<br />

orazioni <strong>di</strong> Lei ed a quelle del Signor Arciprete. Da quella miserabile che sono non mi <strong>di</strong>mentico<br />

certamente <strong>di</strong> pregare come Ella mi <strong>di</strong>ce. Dovrei pensare per me, ma desidero vivamente ch’Ella si<br />

faccia santo, e che faccia quel bene che non so far io. Nulla so <strong>di</strong> S. Cassano, ma temo che la <strong>di</strong> Lei<br />

partenza abbia raffredato la cosa. Quel sacerdote <strong>di</strong> San Marcelliano dopo l’abboccamento col Signor<br />

Alessandri non l’ho più veduto, ma <strong>di</strong> questo per Santa Dorotea non me ne assicuro troppo.<br />

Cerca però <strong>di</strong> fare un ben maggiore, ma più <strong>di</strong>fficile, né so come vi riuscirà. Eccole le notizie <strong>di</strong><br />

tutta quasi Venezia da Lei conosciuta.<br />

Per quegli altri affari io continuo ad operare per quanto posso anche da qui, ma se non opera<br />

Maria Santissima, io non faccio che un bel nulla. Di nuovo la prego <strong>di</strong> raccomandarmi al Signore,<br />

mentre rispettosamente mi confermo. Il dopo pranzo del Corpus Domini nell’oratorio <strong>di</strong> Don Francesco<br />

vi erano cinquanta ragazzi.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

Venezia Santa Lucia li 4 giugno 1831<br />

Al Molto Illustre e Reverendo Signore<br />

Signor Don Antonio Provolo<br />

V E R O N A<br />

Umil.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A DON ANTONIO PROVOLO<br />

732(Verona#1831.08.14)<br />

Non è chiaro il significato della lettera della <strong>Canossa</strong> a don Provolo, ma s’intravede che la sistemazione<br />

della sede per l’opera <strong>di</strong> Verona esige più <strong>di</strong> quanto sia preve<strong>di</strong>bile <strong>di</strong>sporre. Tuttavia la fondatrice<br />

chiede libertà d’azione e si occuperà <strong>di</strong> risolvere per il meglio.<br />

Cf. App. A 110, 10 giugno 1831<br />

V. G. e M. Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

E’ superfluo che le raccoman<strong>di</strong> <strong>di</strong> non angustiarsi, perché la Signoria Vostra Molto Illustre e<br />

Reverenda è piena <strong>di</strong> fortezza, ma sappia che la qui occlusa, per la mia gran debolezza, non mi lasciò<br />

dormire questa notte. Nelle cose <strong>di</strong> Dio però, non conviene perdersi <strong>di</strong> coraggio. La cosa che mi dà<br />

molto da sperare si è, che avendo ricevuto questa lettera la vigilia della nostra cara Madonna, Ella<br />

accomoderà le cose più bene <strong>di</strong> quello noi possiamo immaginarsi. Leggerà dunque la lettera, vi faccia i<br />

suoi riflessi. Se crede che faccia io quello che mi pare meglio, mi riman<strong>di</strong> la lettera subito, che farò<br />

meglio che saprò, basta che non precipiti la sua borsa. Se ha qualche cosa da rimarcarci veda <strong>di</strong> venire<br />

al momento.<br />

Mi raccomando si governi che Maria Santissima provvederà Essa senza le sue economie. Preghi<br />

questa Madre <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a che voglia ottenerla anche per me, e mi creda con tutto il rispetto.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

Li 14 agosto 1831[Verona]<br />

(senza firma)


A DON FRANCESCO LUZZO<br />

733(Verona#1831.10.05)<br />

Don Luzzo, che non ha un carattere felice, si trova a Venezia in <strong>di</strong>fficoltà sia dal lato finanziario, sia<br />

per la collaborazione che gli manca. La <strong>Canossa</strong>, che ha già trattato con la Priùli, <strong>di</strong>sposta a<br />

sovvenzionare l'opera purché la sappia fattibile, dà vari consigli al sacerdote perché l'oratorio possa<br />

funzionare senza però spese superflue, tanto più che la sede è solo temporanea.<br />

V: G: e M: Veneratissimo Signor Don Francesco<br />

Comincierò questa mia lettera colle mie congratulazioni, Veneratissimo Signor Don Francesco,<br />

per le copiose bene<strong>di</strong>zioni che sparge il Signore sopra il suo Oratorio. Tutto è effetto della materna<br />

protezione <strong>di</strong> Maria Santissima ed io caldamente la prego a volersi dare tutto il coraggio non essendo<br />

possibile, che l’opere <strong>di</strong> gloria <strong>di</strong> Dio, e <strong>di</strong> vantaggio del prossimo possano stabilirsi senza angustie,<br />

patire, e contrastare.<br />

Può credere per altro che dove io posso coadjuvare al bene della cosa sono <strong>di</strong>spostissima a farlo<br />

con tutto il cuore. Sappia anzi che <strong>di</strong> quanto ella vorrebbe ch'io scrivessi alla Dama Priùli 1 sarà circa un<br />

mese che ne trattai col Cavalier Giustiniani 2 il quale pure era commissionato dalla Dama Priùli <strong>di</strong><br />

parlarmi sull'argomento. Allora Ella aveva appena ricevuto il vecchio, e come sa mi aveva scritto che<br />

se ne trovava contentissima. Gli <strong>di</strong>ssi dunque che a me sembrava che quella somministrazione veniva<br />

impiegata per due persone impiegate nell'opera cioè la degnissima persona <strong>di</strong> Lei, ed il vecchio il quale<br />

in sostanza era un Compagno. Il Cavaliere se ne persuase e mi <strong>di</strong>sse che avrebbe tranquillizzato la<br />

Priùli, e le avrebbe detto alla stessa che al mio ritorno a Venezia questa primavera le avrei spiegato<br />

meglio tutto. Senta adesso il debolissimo mio parere Veneratissimo Signor Don Frcmcesco.<br />

Pel tempo a<strong>di</strong>etro Ella fece molte spese per addatare possibilmente la piccola casa, e preparare<br />

banche, ed altre cosette per l'oratorio. Adesso su questo articolo io non spenderei più, giacchè se<br />

parliamo della casa come sa è cosa provvisoria, non essendo locale addattato, se Dio bene<strong>di</strong>rà come<br />

non dubito. Per l’oratorio pure adesso non ispenda altro, e quando ha un'altro con se, per esempio se<br />

fosse stato addattato il Vecchio 3 o fosse stato a proposito Domenico 4 , e che invece <strong>di</strong> sabiare 5 i Salmi<br />

da morto, avesse avuto vocazione per i ragazzi era questo un Compagno, e sò bene che mostrando per<br />

prudenza apparentemente <strong>di</strong> avere un servo in sostanza, e lo trattava da compagno, e da fratello, quel<br />

tale dunque che avrà seco, e Lei ecco i due fratelli dalla Dama Priùli desiderati. Ella favorisca<br />

rispondermi in proposito giacchè sembrerebbe a me superfluo affatto scrivere alla Dama adesso. Ne<br />

parli anche col Degnissimo Superiore 6 , a me pare che tranquillamente Ella possa servirsi della<br />

somministrazione per Lei e per un Compagno, e che la persona benefatrice abbia da essere contenta.<br />

Non dubiti che anche quando non le scrivo non trascuro incontri da poter giovare anche da<br />

lontano. Mi permetta a tal proposito che le raccoman<strong>di</strong> <strong>di</strong> non mancare, a tutto confidare, e sottomettere<br />

allo zelantissimo Monsignor Traversi.<br />

So che pel doveroso rispetto che le professa Ella talvolta temerà l'incomodarlo ma si faccia<br />

coraggio che la <strong>di</strong> Lui Carità, e premura soffrirà volentieri i <strong>di</strong>sturbi, ed Ella <strong>di</strong>a pure <strong>di</strong> questi<br />

1<br />

Dama Loredana Priuli,amica <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> e benefattrice dell’Istituto (Ep. I, lett. 397, pag. 646).<br />

2<br />

Cavaliere Francesco Giustiniani, genero <strong>di</strong> Loredana Priuli (Ep. I, lett. 397, pag. 646).<br />

3<br />

Il sacrestano.<br />

4<br />

Il terzo bergamasco, non in<strong>di</strong>viduato.<br />

5<br />

Subiare per biascicare, anche se il termine significa zuffolare.<br />

6<br />

Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).


liberamente la colpa a me, e quando lo vede favorisca <strong>di</strong> tanti miei rispetti. II signor Don Antonio 7 mi<br />

portò un libro da mandarle ed una lettera. A prima occasione le spe<strong>di</strong>rò ogni cosa. Quando vede Sua<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima il santo nostro Patriarca 8 lo ringrazi della memoria che si degna conservare<br />

<strong>di</strong> me, e gli umili i miei ossequi. Faccia lo stesso con Monsignor Vicario.<br />

Ella accetti i <strong>di</strong>stinti complimenti del Signor Don Provolo. L'affare che lo interessa va<br />

lentamente benissimo.<br />

Mi raccomando quanto posso alle sante <strong>di</strong> Lei orazioni.<br />

Verona li 5 ottobre 1831<br />

__________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

7 Don Provolo Antonio, fondatore dell’Istituto dei Sordomuti (Ep. II/2, lett. 730, n. 1, pag. 822)<br />

8 Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).


A DON ZANETTI<br />

734(Verona#1831.11.13)<br />

Scrivendo al Confessore <strong>di</strong> Milano, la <strong>Canossa</strong> è contenta per l‟inizio promettente dei Figli della Carità a<br />

Venezia, delle prospettive per Verona e, ancora più per il Rescritto del Santo Padre, ricco <strong>di</strong> indulgenze a favore<br />

dei Figli stessi della Carità. Ora Don Giovanni l‟aiuti a risolvere il problema delle sue Memorie, che si<br />

vorrebbe, non che fossero bruciate secondo il suo parere, ma continuate e completate. Infine la consigli sul suo<br />

interesse per i Greci scismatici.<br />

Veneratissimo signor Don Giovanni<br />

Egli è del tempo ch’io desideravo d’incomodare in iscritto la Signoria Vostra Molto Illustre e<br />

Reverenda. Voleva scriverle relativamente all’Elena 1 e voleva prima ancora farlo per me. La poca<br />

salute che da qualche mese mi trovo avere m’impedì il farlo sul primo argomento, che viene adesso a<br />

cessare, e la lusinga <strong>di</strong> poter fare io una gita costì oltre il desiderio <strong>di</strong> scriverle con incontro sicuro mi<br />

fece ritardare sin qui. Adesso che ho deposto la speranza <strong>di</strong> venire a Bergamo per qualche tempo colgo<br />

l’incontro delle compagne per <strong>di</strong>sturbarla.<br />

Prima <strong>di</strong> tutto le <strong>di</strong>rò come piacque al Signore bene<strong>di</strong>re il mio progetto dei Figli della Carità 2<br />

essendosi coll’intelligenza <strong>di</strong> quel degnissimo Patriarca 3 e coll’assistenza del Superiore dato un piccolo<br />

principio a Venezia sul quale però non vi è adesso da far fondamento pel piccolissimo numero che però<br />

fa del bene. Sotto altro aspetto per altro. Quì poi non si pote cominciare ad operare perche non è finito<br />

ancora ciò che riguarda il materiale, ma pel formale la misericor<strong>di</strong>a del Signore abbonda <strong>di</strong><br />

bene<strong>di</strong>zioni. Quello che più <strong>di</strong> tutto mi confortò come può credere si è che avendomi obbligata il<br />

superiore <strong>di</strong> Venezia <strong>di</strong> scrivere una lettera al Santo Padre 4 <strong>di</strong> congratulazione semplicemente della sua<br />

assunzione al Ponteficato degnossi la Santità Sua nel rispondermi accludermi nella stessa sua lettera un<br />

Rescritto d’indulgenze perpetue per i Figli della Carità 5 nominandoli nel Rescritto, e <strong>di</strong>cendo in questo<br />

che tra le amarezze dei primor<strong>di</strong> del suo Pontificato tale opera gli riuscì <strong>di</strong> conforto. Glielo <strong>di</strong>co non<br />

solo perche nelle sue orazioni se lo ricor<strong>di</strong> ma più perche dovendo venire da coteste parti uno <strong>di</strong> questi<br />

nostri sacerdoti desidero che il medesimo abbia il vantaggio <strong>di</strong> fare la sua conoscenza, e gli darò una<br />

lettera perche sappia essere quello. Quando poi fui a Venezia come le <strong>di</strong>ssi feci leggere al Superiore 6<br />

que’ libri ch’io voleva bruciare. Ma il medesimo non solo mi confermò <strong>di</strong> non farlo, ma mi aggiunse<br />

che scrivessi quel <strong>di</strong> più, che non feci singolarmente questi ultimi anni. Gli <strong>di</strong>ssi, che non mi pareva<br />

essere ciò secondo il <strong>di</strong> lei parere, e mi <strong>di</strong>sse prima <strong>di</strong> partire ch’io faccia poi quello ch’ella crede. Se<br />

può mi faccia la grazia con quest’incontro <strong>di</strong> una parola <strong>di</strong> risposta. Adesso poi ho da <strong>di</strong>rgliene una <strong>di</strong><br />

belle. Su della quale pure la prego d’una parola <strong>di</strong> risposta. Si ricorderà quant’io le <strong>di</strong>ssi intorno i Greci<br />

scismatici.<br />

Parlando col Superiore <strong>di</strong> Venezia dopo avergli lette quelle carte siccome egli ebbe, come io<br />

pure da fare con un santo sacerdote nativo ed ora abitante in que Paesi raccontai al Superiore le mie<br />

idee per giovare alla Chiesa Greca combinandosi, che questo essere amatissimo dal Santo Padre che in<br />

qualche modo l’educò. Il Superiore ravvivò il carteggio che pel tempo, che questo sacerdote era in<br />

propaganda aveva con me. Io mi vedo una strada aperta per eccittare e forse giovare. Sapendo<br />

1<br />

Elena Bernar<strong>di</strong>, superiora della Casa <strong>di</strong> Milano (Ep. I, lett. 278, n. 2, pag. 411).<br />

2<br />

Cf. Aff. Figli della Carità.<br />

3<br />

Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

4<br />

Gregorio XVI, Sommo Pontefice eletto nel 1830 (Ep. I, lett. 407, n. 2, pag. 667).<br />

5<br />

Rescritto del 2 settembre 1831.<br />

6<br />

Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).


quant’ella mi <strong>di</strong>sse su <strong>di</strong> ciò temendo <strong>di</strong> far male domandai a questo Superiore prima <strong>di</strong> scrivere senza<br />

<strong>di</strong>re niente altro che la circostanza che mi si presentava. Il Superiore mi confortò a farlo non<strong>di</strong>meno<br />

non seppi risolvermi quantunque ne abbia avuto l’incontro essendo, poche settimane sono, venuto a<br />

salutarmi Monsignor Secretario <strong>di</strong> Propaganda inviato da queste parti per oggetti del suo impiego,<br />

anche su <strong>di</strong> ciò mi <strong>di</strong>ca se posso tranquillamente operare il pochissimo che potrò. Già i miei pensieri<br />

passano in pieno per le mani de’ miei Superiori e come sa approfittando dei momenti e delle<br />

circostanze che mi si presentano.<br />

Termino subito col supplicarla <strong>di</strong> raccomandarmi al Signore avendone un gran bisogno ma più<br />

<strong>di</strong> tutto lo preghi perche mi doni una buona morte quando piacerà al Signore. Favorisca <strong>di</strong> tanti<br />

complimenti alla signora Betta e piena <strong>di</strong> rispetto passo a <strong>di</strong>chiararmi.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

Verona li 13 novembre 1831<br />

___________________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.


A MONSIGNOR TRAVERSI<br />

735(Verona#1831.11.**)<br />

Era da poco arrivato il Rescritto Pontificio, che concedeva tante indulgenze ai Figli della Carità, quando,<br />

dopo un incontro <strong>di</strong> Don Antonio Rosmini con il Vescovo <strong>di</strong> Verona, quest‟ultimo era andato personalmente<br />

a visitare la Marchesa per convincerla ad unire la sua opera dei Figli della Carità con quella del Rosmini.<br />

Ella aveva <strong>di</strong>mostrato, in tutti i mo<strong>di</strong>, l‟impossibilità <strong>di</strong> fondere insieme due attività che avevano <strong>di</strong>rettive<br />

<strong>di</strong>verse, ma il Vescovo era deciso a raggiungere il suo scopo. Quando però la <strong>Canossa</strong> gli aveva mostrato il<br />

Rescritto Pontificio, aveva <strong>di</strong>sarmato subito, convinto che « <strong>di</strong>gitus Dei est hic ». Per questo la fondatrice<br />

esterna, nella lettera, tutta la sua riconoscenza a Monsignore, che aveva ottenuto dal Pontefice il Rescritto.<br />

Dà poi notizie sulla prassi che sta seguendo per dare una sede ai Figli della Carità.<br />

V G e M. Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Cf. App. A 109, 2 <strong>di</strong>cembre 1831<br />

Finalmente posso sod<strong>di</strong>sfare al vivissimo mio desiderio <strong>di</strong> scrivere un po lungamente alla<br />

Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima. Per verità quest’anno senza avere malattia grave<br />

Egli è già qualche mese che la mia salute non si ristabilisce durevolmente. Non posso <strong>di</strong>rle <strong>di</strong> star<br />

bene neppure adesso alterandosi verso sera un po il polso cosa che mi lascia una debolezza<br />

particolare, sempre alzata però, e potendo anche sufficentemente <strong>di</strong>simpegnare i miei doveri. Già<br />

penso che a poco a poco tutto si consumerà vedendo che quì generalmente chi si ammala benche<br />

non gravemente non finisce mai <strong>di</strong> rimettersi ma già per questi piccoli mali nessuno muore.<br />

Comincierò per <strong>di</strong>rle che con pari sorpresa che piacere ricevetti una lettera del nostro Don<br />

Antonio Bossich 1 il quale anch’esso mi <strong>di</strong>ce la <strong>di</strong>sposizione in cui era se le circostanze sanitarie<br />

non glielo avessero impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> venire nell’autunno a Venezia alla qual lettera analogamente<br />

risposi. Dall’altra lettera della superiora <strong>di</strong> costì sento come piace al Signore visitare anche cotesta<br />

nostra casa cogli incomo<strong>di</strong> <strong>di</strong> salute delle buone compagne, cosa che mi da qualche pena. Qui pure<br />

in questo momento ne ho otto d’incomodate compresa la Damina <strong>di</strong> Rimini 2 . Il più bello si è che tra<br />

un<strong>di</strong>ci giorni ho qui per la prima volta gli Esercizj delle Dame il merito dei quali è singolarmente<br />

del zelantissimo nostro Vescovo 3 e <strong>di</strong> Monsignor Ruzzenenti 4 . Ora mi viene timore che Dio lo<br />

faccia per i nostri peccati e perche sia <strong>di</strong> noi malcontento. Ora mi lusingo che adesso ci <strong>di</strong>a da patire<br />

per darci poi la consolazione <strong>di</strong> volerlo servito e glorificato. In somma mi raccomando caldamente<br />

alla carità delle sante sue orazioni e sia fatta la Divina Volontà. Tra tutto però quantunque abbia<br />

incontrato <strong>di</strong>fficoltà senza numero nel condurre l’affare conviene che le confessi che l’affare del<br />

signor Don Antonio 5 mi è <strong>di</strong> tal conforto che mi fa <strong>di</strong>mentice alcune volte ogni altro pensiero.<br />

Parve alla Ill.ma e S.V. Rev.ma ch’io avessi esagerato scrivendo al Santo Padre 6 aver ella<br />

tanta parte in quest’opera. Sappia che il Rescritto 7 da lei ottenuto dalla carità del Pontefice portò un<br />

raddoppiamento <strong>di</strong> fervore ed impegno in quelli a cui era <strong>di</strong>retto. Dio misurò si giustamente il punto<br />

del giunger <strong>di</strong> questo, che non poteva mandarlo in un momento più opportuno. Era da quì passato<br />

poco tempo prima il comune nostro conoscente l’ottimo Don Antonio Rosmini il quale con<br />

ismisurata consolazione del nostro degno Prelato erasi presso lui fermato due, o tre giorni. Partito<br />

questo per Domodossola, non molto dopo venne Monsignor Vescovo da me <strong>di</strong>cendomi voler<br />

scegliere un giorno per fermarsi meco qualche ora, onde vedere <strong>di</strong> poter unire l’una cosa all’altra.<br />

Per quanto mi adoprassi nel fargli vedere l’impossibilità della cosa per la <strong>di</strong>fferenza<br />

essenziale, non potei riuscirvi stando egli fermo anzi fissando il giorno da fare questo trattato. In<br />

1 Don Antonio Bossich (Ep. II/2, lett. 735, pag. 831).<br />

2 Isabella Ferrari da Coriano passa a Verona con <strong>Maddalena</strong> (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542)<br />

3 Mons. Grasser Giuseppe, Vescovo <strong>di</strong> Verona (Ep.I, lett. 379, n. 2, pag. 646).<br />

4 Mons. Ruzzenenti Vincenzo, Superiore della Casa <strong>di</strong> Verona (Ep. II/1, lett. 490, n. 1, pag. 166).<br />

5 Don Antonio Bossich (Ep. II/2, lett. 735, pag. 831).<br />

6 Gregorio XVI , Sommo Pontefice eletto nel 1830 (Ep. I, lett. 407, n. 2, pag. 667).<br />

7 Rescritto per i Figli della carità (2.9.1831)


questo periodo ricevetti coll’ossequiatissimo foglio <strong>di</strong> Sua Santità il Rescritto il quale <strong>di</strong>venne<br />

prima <strong>di</strong> tutto per me la più incontrastabile prova del <strong>di</strong>vino volere, che mi portò <strong>di</strong> più una gioia<br />

inesplicabile vedendo quanto operava la <strong>di</strong>vina misericor<strong>di</strong>a bene comprendendo che questo solo<br />

avrebbe bastato a persuadere come seguì il Prelato per l’opera. Quando lo vidde mi <strong>di</strong>sse Digitus<br />

Dei est hic, e non parlò più <strong>di</strong> unione.<br />

Adesso poi le <strong>di</strong>rò come va il materiale. Sino dallo scorso luglio potei concludere il contratto<br />

dell’orto in<strong>di</strong> mi riusci formare un enfiteusi delle tre casette latterali alla Chiesa 8 . Con quest’ultima<br />

poi ho seguito ovunque trovavasi la trattativa ne scrissi in proposito al Signor Presidente Camerale 9 .<br />

Finalmente l’affare trovasi adesso a Milano quando non ne fosse partito col Gabinetto Reale<br />

giacche qui oggi aspettavasi il nostro buon Principe Vice Re 10 il quale mi <strong>di</strong>ssero, che venga a<br />

Venezia. Da un or<strong>di</strong>nario all’altro da Milano saprò qualche cosa ma si assicuri che tante furono sin<br />

quì le <strong>di</strong>fficoltà che in ogni passo anche minimo incontrai che pare che il <strong>di</strong>avolo non abbia altro da<br />

fare che da imbrogliarmi ma in fine è più imbrogliato Lui <strong>di</strong> me perche l’affare è <strong>di</strong> Maria<br />

Santissima. Pel formale poi la mia consolazione è propriamente intera, ed ogni giorno per così <strong>di</strong>re<br />

ho argomenti che si accresca, e confermi per lo spirito del Signore, ed i lumi che Egli sparge in chi a<br />

ciò elesse a servirlo. Il numero si va <strong>di</strong>sponendo maggiore ma non si può dar principio a niente non<br />

avendo potuto sin adesso riuscire a fare dar luogo a chi occupa le casette. Don Antonio mi commise<br />

i suoi <strong>di</strong>stinti doveri e le rinnova i ringraziamenti assicurandola che per Lei sara pregato ogni giorno<br />

essendo uno dei massimi benefattori.<br />

Di Don Luzzo 11 e molto tempo che niente ne so avendomi scritto un po <strong>di</strong> tempo prima che<br />

andasse in campagna. Mi fu fatto qualche risentita ammarezza: gli abbiamo levato Giuseppe 12 ed io<br />

doverosamente rispondendogli senza entrare in detagli lo assicurai gli feci conoscere la sincera mia<br />

premura per Chioggia come per Venezia assicurandolo che costì nel lavorar per Venezia si lavorava<br />

per Chioggia e che il mio desiderio era che gli fosse servito non con un bene efimero ma<br />

permanente aggiungendogli che venendo io a Venezia sarei andata ad ossequiarlo e saressimo<br />

andati del tutto intesi e ciò lo feci per tenerci sempre qualche strada apperta pel continuo mio timore<br />

pensando che colà vi fosse forse qualche buon Sacerdote che con ispirito vero cominciasse<br />

realmente incoragitto dallo zelo <strong>di</strong> quel degno Prelato nel periodo <strong>di</strong> questo mese che qui mi trovo<br />

trattai con un degno sacerdote ma un ostacolo che in voce poi Le <strong>di</strong>rò rese vana la mia trattativa; mi<br />

informai <strong>di</strong> un altro al quale se parlassi credo accetterebbe sul punto e co spirito vero ma senza <strong>di</strong><br />

Lei per i primi anni non starei proprio quieta tremando anche per lo zelo se non ista in freno Le <strong>di</strong>co<br />

tutto perchè sappia tutto, ed Ella se pure in tempo, fosse persuasa dell’uno o dell’altro faccia tutto<br />

quello che Dio le ispira, per i primi due miei progetti; continui a sostenersi operando ove si trova.<br />

Mi perdoni <strong>di</strong> tutto, si assicuri delle povere incessanti mie orazion.i. Si ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> me col Signore ed<br />

implorando la sacra paterna bene<strong>di</strong>zione rispettosamente mi con…<br />

[ Verona, novembre 1831]<br />

__________________________<br />

NB. Minuta che esprime un pensiero tormentato e non sempre controllato. Nell’A.C.R. c’è un’altra<br />

minuta su questo argomento, ma del tutto incompleta.<br />

8 Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria del Pianto <strong>di</strong> Verona.<br />

9 Responsabile del settore finanziario.<br />

10 Principe Ranieri (Ep.II/1, lett. 517, n. 4, pag. 293).<br />

11 Don Luzzo , inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

12 Giuseppe Carsana , uno dei primi Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).


A DON ANTONIO PROVOLO<br />

736(Verona#1832.04.20)<br />

La <strong>Canossa</strong> dovrebbe rispondere ad una lettera <strong>di</strong> Don Luzzo a Venezia, ma prima vuol parlare con Don<br />

Provolo, a cui fissa l‟appuntamento.<br />

V. G. e M. Veneratissimo Don Antonio<br />

Avendo ricevuto una lettera da Venezia del Signor Don Lusso 1 , prima <strong>di</strong> riscontrarla mi<br />

premerebbe <strong>di</strong> parlare con Lei, sono però a pregarla, <strong>di</strong> farmi la grazia, <strong>di</strong> venire oggi dopo che avrà<br />

pranzato prima <strong>di</strong> andare alle funzioni, perché più tar<strong>di</strong> io non potrei venire in parlatorio dovendo<br />

questa sera cavar sangue.<br />

Mi raccomando caldamente alle sue orazioni, e colma <strong>di</strong> stima me le protesto.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

Or ora li 20 aprile 1832 [Verona ]<br />

Dev.ma Ubb.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

1 Don Luzzo Francesco , inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).


A DON ANTONIO PROVOLO<br />

737(Verona#1832.11.30)<br />

Da Roma è arrivato il Rescritto per l‟erezione della Via crucis nelle case maschili <strong>di</strong> Verona e Venezia. La<br />

<strong>Canossa</strong> lo annuncia, ma lo chiarirà a voce.<br />

V. G. e M. Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Sappia aver io ricevuto da farle una spirituale Santa Lucia 1 . Quantunque basti l’abbia domani<br />

voglio per altro significarglielo subito perche ne ringrazi il Signore. Mi raccoman<strong>di</strong> a Maria Santissima<br />

che ne ho bisogno.<br />

Lo <strong>di</strong>ca pure al Signor Arciprete 2 voglio <strong>di</strong>re racconti al medesimo che il Signore le mandò un<br />

nuovo dono spirituale. Piena <strong>di</strong> rispetto mi creda.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

Verona San Giuseppe li 30 novembre 1832<br />

Dimandò la facoltà <strong>di</strong> far erigere la Via Crucis ne’ suoi stabilimenti maschili <strong>di</strong> Venezia e <strong>di</strong><br />

Verona.<br />

Al Molto Illustre e Reverendo Signore<br />

Il Signor Don Antonio Provolo<br />

S.O.M.<br />

__________________<br />

Dev.ma Obbl.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

NB. L’aggiunta in calce alla lettera è scritta con la stessa calligrafia. Probabilmente il copista del notaio<br />

ha trovato scritto da qualcuno la spiegazione del dono annunciato<br />

1 Un dono come avviene, invece che a Natale, in molte località dove è forte la devozione per la santa siracusana.<br />

2 Don Frisoni Giovanni Battista, arciprete (Ep. II/2, lett. 730, n. 3, pag. 823).


A DON ANTONIO PROVOLO<br />

738(Verona#1833.03.28)<br />

La <strong>Canossa</strong> chiede a Don Provolo un incontro imme<strong>di</strong>ato per trattare con «il buon bergamasco», possibile<br />

collaboratore <strong>di</strong> Don Luzzo.<br />

Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Jeri dopo pranzo è arrivato a Verona il buon Bergamasco 1 per <strong>di</strong> cui mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> l’onore <strong>di</strong> parlare<br />

alla Signoria Vostra Molto Illustre e Reverenda. Il medesimo, non può, attesi alcuni suoi affari,<br />

trattenersi lungamente al momento a Verona.<br />

Supplico dunque la carità <strong>di</strong> Lei <strong>di</strong> fare il possibile oggi dopo pranzo <strong>di</strong> favorirmi onde<br />

possiamo unitamente considerare le cose.<br />

Le mie buone dame termineranno i santi Esercizj questa mattina.<br />

Mi raccomando alle sante sue orazioni e mi creda che sono e sarò sempre col massimo rispetto.<br />

Della Signoria Vostra Molto Illustre e Reverenda<br />

Verona San Giuseppe li 28 marzo 1833<br />

Al Molto Illustre e Reverendo Signore<br />

Il Signor Don Antonio Provolo<br />

S.O.M.<br />

1<br />

Giuseppe Carsana, uno dei primi Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

2<br />

NB. Firma autografa della <strong>Canossa</strong><br />

Umil.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 2


Invito a portarsi dalla <strong>Canossa</strong> per urgenti comunicazioni.<br />

Veneratissimo Don Luigi<br />

A DON LUIGI CROSARA<br />

739(Verona#1833.05.17)<br />

Quantunque la nostra intelligenza sia ch’ella mi favorisca forse domani, o alla più lunga sabbato<br />

mattina, avendo io ricevuto lette:re da Venezia, e da Bergamo, avrei bisogno <strong>di</strong> parlarle se fosse<br />

possibile oggi. Ciò sarebbe perche domani necessariamente conviene, che scriva a Venezia, e<br />

d’altronde dovendo ella partire sabbato per Grezzano 1 , ed io essendo per partire per Venezia, se non ci<br />

parliamo in tempo, ella non può combinar niente col signor Arciprete 2 . Se però attesi gli Esercizj <strong>di</strong> San<br />

Lorenzo 3 ella non può venir oggi, io mi regolerò a tenore <strong>di</strong> quanto ella mi <strong>di</strong>sse quando Giuseppe 4 era<br />

qui.<br />

Vi è proprio gran bisogno d’orazioni perche il demonio si a juta quanto può.<br />

Piena <strong>di</strong> rispetto mi protesto<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

San Giuseppe li 17 [ maggio 1833]<br />

(NB. Il destinatario è Don Luigi Crosara, ma l’in<strong>di</strong>rizzo è:)<br />

Al Molto Illustre e Reverendo Signore<br />

Il signor Don Antonio Provolo<br />

S.O.M.<br />

_____________________<br />

Umilissima Devotissima Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

NB. La data della lettera si limita ad in<strong>di</strong>care il giorno 17, ma si può completarla, agganciandola alla<br />

richiesta fatta a Don Provolo il 20 maggio 1833.<br />

1 Grezzano, villa <strong>di</strong> villeggiatura dei <strong>Canossa</strong> (Ep. I, lett. 22, n. 1, pag. 55).<br />

2 Don Frisoni Giovanni Battista, arciprete (Ep. II/2, lett. 730, n. 3, pag. 823).<br />

3 La parrocchia del Frisoni e del Provolo.<br />

4 Giuseppe Carsana, uno dei primi Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).


A DON ANTONIO PROVOLO<br />

740(Venezia#1833.05.20)<br />

Don Francesco Luzzo, a Venezia, continua, con volontà e convinzione l‟opera intrapresa quale Figlio della<br />

Carità, ma necessita <strong>di</strong> collaboratori, anche perché la sua salute è precaria. La <strong>Canossa</strong> gli ha presentato<br />

due bergamaschi che egli accetterebbe volentieri, purché sia possibile il loro mantenimento. Se Don Provolo<br />

rinunciasse, con Don Luigi, al legato Priùli, il problema avrebbe una facile soluzione.<br />

V. G. e M. Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Ella sarà ritornata non solo dalla sua pre<strong>di</strong>cazione ma starà cogliendo i frutti del santo<br />

Giubileo. Noi qui sia(mo) appena sulla seconda settimana e generalmente quì pure grazie al Signore<br />

vanno facendo il poco che possono, essendo questa città nell'amara circostanza <strong>di</strong> essere tanto scarsi<br />

<strong>di</strong> sacerdoti. Si combina anche che il zelantissimo nostro Patriarca 1 si trova incomodato da<br />

in<strong>di</strong>sposizione leggiera per altro, ma dopo aver Egli aperto con tenerissimo <strong>di</strong>scorso il Giubileo,<br />

dovette mettersi a letto, e quantunque stia adesso bennino, non verrà neppure a far il solito <strong>di</strong>scorso<br />

alle nostre Dame. Voglio aggiungerle anche la novità ch'è, come il Signore vuole maggiormente<br />

esaltare l'umiltà <strong>di</strong> questo santo nostro Prelato, il quale quanto prima va ad essere creato Car<strong>di</strong>nale.<br />

Mi lusingo ch'Ella avrà veduto il Cavalier Giustiniani 2 al suo passaggio. Veniamo adesso a<br />

noi riserbandomi a darle certezza del suo piccolo ufficio e delle altre sue carte al mio ritorno; non<br />

<strong>di</strong>menticando però le altre sue premure, sulle quali compiti che siano gli Esercizj delle Dame,<br />

avendo maggior tempo libero da' trattare e da scrivere, scriverò allora a mio fratello.<br />

Senta dunque, Veneratissimo Signor Don Antonio, sono per iscrivere definitivamente a<br />

Bergamo ai nostri due conoscenti e perciò desidero informare anche la Signoria Vostra Molto<br />

Illustre e Reverenda dello stato delle cose, o della situazione <strong>di</strong> questa piccola ra<strong>di</strong>ce a reciproco<br />

conforto, e ad intelligenza nostra comune. Giunta dunque a Venezia trovai il Signor Don Francesco 3<br />

in istato fisico non troppo felice. Trovai che il buon figliuolo che ha per suo ajuto, è alquanto<br />

<strong>di</strong>fettoso <strong>di</strong> vista, e <strong>di</strong> u<strong>di</strong>to, <strong>di</strong> pietà bensì; ma per i sopradetti due incomo<strong>di</strong> non atto all'opera.<br />

Dietro i consigli <strong>di</strong> questo nostro degnissimo Superiore 4 , e dopo una apposita <strong>di</strong>vozione fatta dal<br />

Signor Don Francesco, e da noi ai Cuori Santissimi <strong>di</strong> Gesù e <strong>di</strong> Maria, interpellai nuovamente il<br />

Signor Don Francesco sulla sua vocazione, sopra i suoi desiderj, e le sue determinazioni. Il<br />

medesimo mi protestò <strong>di</strong> sentirsi sempre egualmente chiamato, che solo bramava assistenza non<br />

potendo fare ogni cosa da se. Per verità bramerebbe un sacerdote, ma non avendone per ora Ella<br />

uno da privarsene, gli proposi i due nostri conoscenti, ed egli accolse con molta consolazione questa<br />

mia offerta. Mi <strong>di</strong>sse che se Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda, ed il Signor Don Luigi 5<br />

avessero ceduto a questi due la loro porzione del Legato Priùli 6 egli sarebbe <strong>di</strong>sposto oltre la parte<br />

sua <strong>di</strong> aggiungervi una piccola cosa che ha <strong>di</strong> certo beneficio che Monsignor Patriarca cercò non<br />

andasse perduto della Chiesa <strong>di</strong> San Martino, e delle elemosine delle sue Messe quando ne ha, e<br />

viverebbe coi due in vita intieramente comune.<br />

Io gli risposi essere d'intelligenza con loro, e ch'Ella ed il Signor Don Luigi cedevano la loro<br />

parte rispettiva del Legato ai due compagni; ed allora si concluse <strong>di</strong> far venire i due soggetti,<br />

<strong>di</strong>cendogli io che li accettasse, come Padre in riguardo del sacrosanto suo Ministero, e come fratelli<br />

in riguardo dell'oggetto. Scrivo dunque in conseguenza <strong>di</strong> tutto ciò a Giuseppe perchè vengano. Mi<br />

1<br />

Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

2<br />

Cavalier Giustiniani, genero della dama Loredana Priuli (Ep. I, lett. 397, pag. 646).<br />

3<br />

Luzzo Francesco , inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

4<br />

Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).<br />

5<br />

Don Luigi Crosara , aiutante <strong>di</strong> Don Provolo<br />

6<br />

Il legato che la Priùli aveva messo a <strong>di</strong>sposizione dei Figli della Carità.


accomando che nel loro passaggio faccia la carità <strong>di</strong> animarli, <strong>di</strong> sostenerli, e <strong>di</strong> eccittare in essi<br />

probabilmente lo spirito del Signore, e dell'Istituto. Vederemo in seguito se la vocazione del Signor<br />

Don Francesco sarà perseverante. Lo stesso mi commise <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle tante belle cose, e <strong>di</strong> assicurarla<br />

della sua stima, ed attaccamento verso <strong>di</strong> loro. Riverisce tanto con Lei, il Signor Don Luigi, ed il<br />

buon Valalta 7 .<br />

Riverisca quest'ultimo anche a nome mio, e favorisca de' miei rispetti al Signor Arciprete, ed<br />

al Signor Don Luigi.<br />

Colla maggior venerazione passo a confermarmi<br />

Della Signoria Vostra Molto Illustre e Reverenda<br />

Santa Lucia Venezia li 20 maggio 1833<br />

Al Molto Illustre e Reverendo Signore<br />

Il Signor Don Antonio Provolo<br />

ai Colombini Verona<br />

7 GIOVANNI BATTISTA VALALTA, il laico che aiutava Don Provolo.<br />

Umil.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> F .d.C.


A DON FRISONI<br />

741(Verona#1833.08.21)<br />

Davide Belloni si sta per unire a Don Luzzo col compagno Giuseppe Carsana, che è gia a Venezia Nel suo<br />

passaggio da Verona la <strong>Canossa</strong> desidera conosca l‟Arciprete Frisoni e Don Provolo.<br />

V. G. e M. Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Il lattore del presente e Davide Belloni compagno <strong>di</strong> Giuseppe Bergamasco <strong>di</strong>morante ora a<br />

Venezia, ove questo pure è <strong>di</strong>retto. Oggi lo feci restare a Verona per qualche affaretto, e desidero<br />

possa baciare la mano alla Signoria Vostra Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima e conoscere il signor<br />

Don Antonio 1 , e gli altri suoi fratelli.<br />

Mi faccia anzi la grazia <strong>di</strong> <strong>di</strong>re al signor Don Antonio che l’aveva fatto pregare jeri come<br />

anche l’altro giorno <strong>di</strong> venire da me per prevenirlo dell’arrivo <strong>di</strong> questo giovane, ma non potè<br />

favorirmi.<br />

Mi raccomando caldamente alle sante sue orazioni Le presento gli ossequi della mia<br />

Cristina 2 , e piena <strong>di</strong> rispetto mi raffermo.<br />

Della Signoria Vostra Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

San Giuseppe li 21 agosto 1833<br />

Al Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Il signor Don Gio Batta Frisoni<br />

Arciprete Degnissimo <strong>di</strong> San Lorenzo<br />

S.O.M.<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

Umilissima Devotissima Serva<br />

1 Don Provolo Antonio, fondatore dell’Istituto dei Sordomuti (Ep. II/2, lett. 730, n. 1, pag. 822)<br />

2 Cristina Pilotti , a Verona con <strong>Maddalena</strong> (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).


A MONS. TRAVERSI<br />

742(Verona#1833.11.25)<br />

Monsignor Traversi propone alla <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> cercare un locale più ampio a Venezia, per migliorare la<br />

situazione ambientale per Don Luzzo e i Begamaschi. La <strong>Canossa</strong> dà un assenso convinto e accenna alla<br />

cessione che sta facendo a Don Provolo della chiesa e delle casetta: la separazione, anche se non ci sono<br />

altre lettere che la documentano, è ormai imminente.<br />

Cf. App. A 112, 31 agosto 1833<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Giacche mi si presenta l’opportuno incontro che la giovane Signora Angelica Carminati<br />

viene a Venezia per entrare in prova dal Signor Don Cattullo ne approfitto per riscontrare la<br />

S.V.Ill.ma e Rev.ma. Ella mi domanda se si potesse impiegare per l’importantissimo oggetto <strong>di</strong><br />

trovare un locale più ampio pel Signor Don Francesco 1 e suoi Compagni quanto somministra<br />

l’ottimo Cavalier Giustiniani 2 ed io assolutamente <strong>di</strong>co <strong>di</strong> sì. Giacche la <strong>di</strong> Lui intenzione è <strong>di</strong><br />

giovare alla cosa, ed io che già contemplava quest’oggetto anche quest’anno pensai con tale<br />

concorso provdere la cosa al momento.<br />

Di ciò che abbisognano singolarmente i Bergamaschi 3 come sa, e molto più che ancora non<br />

potevasi se si sarebbero addattati e combinati. Oltre <strong>di</strong> che non essendo a mia cognizione che la sola<br />

<strong>di</strong>sposizione della Priùli 4 per la sussistenza ed incerti se i Bergamaschi avessero poi potuto trovar<br />

lavori cercai tenere l’avvanzo delle proviste nel caso avesse abbisognato qualche piccolo ajuto pel<br />

loro sostentamento. Ella dunque per ogni ragione <strong>di</strong>sponga come vede meglio, e come crede. Se<br />

non mi sbaglio il Cavalier Giustiniani <strong>di</strong>ede quell’elemosina nel giugno scorso, e sino a quell’epoca<br />

non pare dara altro ma gia a trovare un locale a proposito io penso che ci vorrà ancora il suo tempo.<br />

La Superiora deve avere ancora qualche piccola somma dell’anno presente. Può farsi <strong>di</strong>re<br />

quanto e fare in tutto poi Lei ciò che ne giu<strong>di</strong>ca.<br />

Non posso <strong>di</strong>re quanta consolazione abbia provato rilevando dall’ossequiato ultimo foglio<br />

trovarsene Ella contenta. Il terzo Bergamasco passò da quì, e venne a salutarmi . Non potei quel per<br />

momento ne la mattina quando ritornò; non lo conosce per niente. IL Signore bene<strong>di</strong>ca tutto. Non<br />

sono ancora entrata qui nella cessione della Chiesa al Signor Don Provolo essendo mio fratello<br />

ancora in campagna. Per ricordarle tutto delle casette, il livello non portò esborso alcuno al<br />

momento, per altro è affrancabile, anzi erano d’accordo d’affrancarlo conoscendo molto quel<br />

Cavaliere con cui concertai il contratto con degli scherzzi; ho <strong>di</strong>fferito sempre per mancanza <strong>di</strong><br />

mezzi. Solo impiegai del denaro mio, o <strong>di</strong> casa nei ristaurj<br />

(NB. Da « Può farsi <strong>di</strong>re » la stesura delle minuta è fatta sulla terza facciata, che la <strong>Canossa</strong> aveva dato alla<br />

amanuense già strappata. Il periodo però da « Non sono entrata — fino – a ristaurj » è scritto <strong>di</strong> nuovo, sempre<br />

in minuta, sulla seconda pagina <strong>di</strong> un altro foglio. Viene ripetuto esattamente, ma con meno errori ortografici,<br />

come scherzzi, che presenta una z sola. Poi prosegue)<br />

e dall’ultima venerata sua se non isbaglio comprendo che vuol <strong>di</strong>re ch’io posso cedere a Don<br />

Provolo anche le casette col livello in quel momento che sembrera migliore facendomi rimborsare<br />

delle spese fatte.<br />

Scritta al Superiore li 25 novembre 1833 [Verona].<br />

________________<br />

NB. Minuta molto tormentata e, in certi punti, molto scorretta. Qualche correzione è autografa della<br />

<strong>Canossa</strong>.<br />

1 Don Luzzo Francesco, inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

2 Cavalier Giutinizni, genero della Dama Loredana Priuli (Ep. I, pag. 645).<br />

3 Giuseppe Carsana e Benedetto Belloni (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

4 Donna Loredana Priuli, benefattrice dell’Istituto (Ep. I, lett. 397, pag. 646).


A MONS. TRAVERSI<br />

743(Verona#1833.12.27)<br />

Lettera molto complessa. Inizia dall‟ere<strong>di</strong>tà Rosmini ed elenca le trattative laboriose e, assai spesso penose,<br />

con la famiglia della defunta Margherita; evidenzia il contrasto del confessore per i Voti che dovrebbe<br />

emettere la superiora <strong>di</strong> Bergamo per legittimare la sua autorità, anche in campo amministrativo; infine, la<br />

ragione per cui questa lettera è inserita nell‟affare dell‟acquisto <strong>di</strong> S. Maria del Pianto: <strong>Canossa</strong> e Don<br />

Provolo hanno deciso « <strong>di</strong> restare ambidue in libertà, ma però tutto rimane in pace ».<br />

V. G. e M. Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Quanto mai mi fa pena il sapere essere la Signoria Vostra Ill.ma e Rev.ma circondata da<br />

tanti affari, e doverla con tanta frequenza incomodare.<br />

Gl’imbarazzi senza numero, che mi circondano e l’aver posto il Signore col mezzo del Santo<br />

Suo Vicario in terra il povero nostro Istituto nelle mani <strong>di</strong> Lei, mi obbliga a superare l’angustia che<br />

provo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbarla troppo, ed a sottoporle a mano a mano gli affari. Comincierò da quello della<br />

mia buona Rosmini, tutt’ ora in trattativa <strong>di</strong>rei anche poco innoltrata, giacchè avendo risposto la<br />

Contessa madre alle proposizioni fatte dal mio avvocato al Conte Salvadori con formale consulto<br />

dell’avocato Rosmini <strong>di</strong> Roveredo, fui costretta a prendere un consulto qui da quell’avvocato <strong>di</strong><br />

maggior grido voluto dall’avvocato mio. Lo manderò a Roveredo, e vedremo cosa risponderanno.<br />

Io non vorrei che si dovesse andare avanti a forza <strong>di</strong> consulti, coi quali nulla si conclude.<br />

Forse gli animi si raffreddano e la ren<strong>di</strong>ta poi va in avvocati. Se con quello che manderò io si<br />

acquietano, an<strong>di</strong>amo bene, altrimenti se dovessi far io rimetterei la cosa in mano <strong>di</strong> due arbitri, e nel<br />

caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sparere nominare in terzo. Ciò per altro non lo proporrei <strong>di</strong> mia testa. Favorisca <strong>di</strong>rmene<br />

che gliene pare. Ciò <strong>di</strong> cui per tale oggetto conviene che la <strong>di</strong>sturbi si è ancora intorno al livello <strong>di</strong><br />

Don Antonio Rosmini. L’altra volta avendole minutamente narrata la cosa, non l’annoio col<br />

replicargliela adesso. Da quanto però mi onorai <strong>di</strong> scriverle al debolissimo mio giu<strong>di</strong>zio sembra che<br />

riesca dubbio se il cedere il livello abbia da essere <strong>di</strong> utile all’Istituto oppure <strong>di</strong> qualche danno.<br />

Restando l’identica realtà nelle mani <strong>di</strong> Don Antonio pare a me che possa essere più vantaggioso<br />

non cedere il livello parlando dell’interesse. Se poi la casa già livellata passa nelle mani della città<br />

parmi che il non cedere il livello <strong>di</strong>venga dannoso all’Istituto. Potrebbe anche darsi che si potesse<br />

opporsi a questo cambio, ma oltre forse un litigio che converrebbe incontrare, certo che ci<br />

tireressimo contro la città, in cui com’Ella sa per volontà della defonta dobbiamo poi fondare.<br />

L’avvocato nostro <strong>di</strong>ce che potrebbe essere utile o danoso secondo pretenderanno la ren<strong>di</strong>ta<br />

cioè se pretendessero il valore del livello ragguagliato il fondo sulla ren<strong>di</strong>ta pel livello stabilita;<br />

allora avrebbesi il danno.<br />

Se accettassero lo stesso livello in ragione del valore per cui fu assegnato nella parte della<br />

defonta nelle fraterne <strong>di</strong>visioni sarebbe utile, e questa parerebbe anche giusta. Mi <strong>di</strong>ca dunque cosa<br />

debbo fare. Mi faccia la grazia <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi se nella sua facolta ella può permettermi tale contratto, o se<br />

sia sia necessario rivolgersi al Santo Padre 1 . Se comanda che faccia la storia della cosa in iscritto, e<br />

poi gliela man<strong>di</strong>, e ch’Ella mi faccia la carità <strong>di</strong> farla presentare a Sua Santità.<br />

Se comanda che la man<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong>rigendola al Car<strong>di</strong>nal Vicario 2 , in somma come<br />

comanda che faccia.<br />

Una parola adesso intorno alla Superiora <strong>di</strong> Bergamo 3 . L’affollamento degli imbarazzi, non<br />

mi lasciò luogo <strong>di</strong> scrivere colà, ma volli anche prima <strong>di</strong> farlo sottoporre a lei un altro riflesso che<br />

feci. Il Confessore <strong>di</strong> Bergamo p<strong>ii</strong>ssimo, e dotto sacerdote è però timido in conseguenza<br />

dubbiosetto. Quando bene potrò ottenere che permetta alla Superiora i Voti dell’Istituto, non lo farà<br />

1 Gregorio XVI, Sommo Pontefice eletto nel 1830 (Ep. I, lett. 407, n. 2, pag. 667).<br />

2 Card. Placido Zurla, Vicario del Papa Leone XII (Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527).<br />

3 Domenica Faccioli (Ep.I, lett. 360, n. 1, pag. 568).


certamente senza farle premettere molte riserve ed eccezioni <strong>di</strong> cui Ella so non essere persuasa.<br />

Esaminai <strong>di</strong> questi giorni la Regola ma per la mia ignoranza trovai che tanto nella Regola<br />

della povertà, che nel capitolo del relativo voto non è espresso l’a<strong>di</strong>re alle ere<strong>di</strong>tà e poter fare i passi<br />

necessarj per esserne messi al possesso. Sembra che quando si <strong>di</strong>ce come appunto è espresso nel<br />

capitolo del Voto, che non morendosi <strong>di</strong> quella morte che civile si chiama resteranno capaci <strong>di</strong><br />

ere<strong>di</strong>tare s’intenda che possono fare tutti questi passi per cui entrare e mantenersi in possesso<br />

dell’ere<strong>di</strong>tà gia fatta. Ad ogni modo prima, ch’io scriva al Confessore abbia la bontà <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi anche<br />

su questo cosa debbo fare. Col Superiore <strong>di</strong> quel Paese non potrei che imbrogliare scrivendogli.<br />

Altre cosette rimarcai nella Regola impossibili da eseguirsi o per la località, perche il<br />

numero dei soggetti dalla Regola voluti non vi è in nessuna cosa, come sarebbe l’articolo<br />

infermeria. Sino che il Signore provvede <strong>di</strong> quanto manca s’Ella crede sto quieta così.<br />

Per terminare gli affari le soggiungo che si concluse con Don Provolo <strong>di</strong> restare ambidue in<br />

libertà, ma però tutto rimane in pace. Gli cederò la Chiesa quanto prima, che per le casette mi parve<br />

ch’Ella volesse <strong>di</strong>rmi che posso, ma non mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> farlo.<br />

Compito il <strong>di</strong>scorso degli affari mi resta adesso a parlarle <strong>di</strong> ciò che più m’interessa, ed è il<br />

viaggio della S.V. Ill.ma e Rev.ma per Roma. Già lo temei quand’Ella mi scrisse che bramava<br />

orazione e le confesso che ne provo un vero piacere. Due cose mi confortano unicamente. La prima<br />

la consolazione che ben so proverà l’amatissimo nostro Santo Padre l’altra, che accompagnando<br />

Ella l’Eminentissimo Patriarca vorrei sperare ch’Ella ritornerà. Noi certo pregheremo per la sua<br />

conservazione e pel suo viaggio, ma <strong>di</strong> andata, e ritorno.<br />

Mi bene<strong>di</strong>ca Ella intanto con tutte le alte sue Figlie, e mi creda quale col rispetto maggiore<br />

mi onoro <strong>di</strong> protestarmi.<br />

Della Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 27 <strong>di</strong>cembre 1833<br />

PS. La fondazione <strong>di</strong> Riva non mi sembra combinabile. Per quella <strong>di</strong> Brescia e Cremona stia<br />

certo, che mi regolo pienamente a tenore del suo volere ed in altra mia le <strong>di</strong>rò il <strong>di</strong> più.<br />

________________<br />

NB. Minuta con qualche raro ritocco autografo della <strong>Canossa</strong>


A DON ANTONIO PROVOLO<br />

744(Verona#1834.**.**)<br />

NB. Si stampano alla fine due brevissimi appuntamenti a Don Provolo che la <strong>Canossa</strong> scrive<br />

telegraficamente, senza apporvi la data e che non presentano alcun elemento per una loro<br />

precisa datazione.<br />

A Don PROVOLO<br />

Alleluja Alleluja<br />

Ho delle buone notizie da comunicarle<br />

Oggi favorisca <strong>di</strong> venire senza fallo. Ma adesso bisogna a quanto ci vuole.<br />

Al Veneratissimo Signor<br />

Don Provolo<br />

S. (O.M.)<br />

Sua Serva <strong>Maddalena</strong><br />

Figlia della Carità<br />

V. G. e M. Molto Reverendo Signor Don Antonio<br />

La prego che domani mattina dalle ore otto alle nove <strong>di</strong> portarsi quì indubitatamente perchè ci è a<br />

Verona il Conte Mellerio 1 e Giustiniani 2 . Mi protesto con tutta la stima.<br />

Or ora dal Convento <strong>di</strong> San Giuseppe<br />

Al Molto Illustre e Reverendo<br />

Signor Don Antonio Provolo<br />

S.O.M.<br />

Sua Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

PS. Preparai jeri sera questo viglietto vedendo il cattivo tempo questa mattina, mi viene timore che<br />

il Signor Arciprete patisca.<br />

Se può patire lasciamo piuttosto la cosa. Facciamo orazione, e cercheremo se fosse possibile<br />

<strong>di</strong>fferire.<br />

Al Molto Illustre e Reverendo Signor<br />

Il Signor Don Antonio Provolo<br />

S.O.M<br />

__________________<br />

NB. Segue il « Concordat ».<br />

1 Conte Mellerio Giacomo, benefattore della Casa <strong>di</strong> Milano (Ep.I, lett. 387, pag. 624).<br />

2 Cavalier Giustiniani, genero della Dama Loredana Priuli (Ep. I, pag. 645).


AL VESCOVO DI CHIOGGIA<br />

745(Bergamo#1834.09.21)<br />

Giuseppe Carsana, il Figlio della Carità <strong>di</strong> Venezia, col consenso <strong>di</strong> Monsignor Traversi, e quin<strong>di</strong> della<br />

<strong>Canossa</strong>, è andato a Chioggia per organizzare l‟oratorio <strong>di</strong> quei ragazzi. Fa molto bene e il Vescovo<br />

vorrebbe trattenerlo presso <strong>di</strong> sè, ma la <strong>Canossa</strong>, per non rovinare l‟opera maschile sul nascere, anche a<br />

nome del Padre spirituale, risponde negativamente.<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima 1<br />

Cf. App. A 108, 7 ottobre 1834<br />

Bergamo [21] settembre 1834<br />

Da Bergamo ove per qualche affare <strong>di</strong> questa nostra Casa dovetti recarmi, rni onoro <strong>di</strong> riscontrare<br />

l’ultimo ossequiato foglio dell’Eccellenza vostra Reveren<strong>di</strong>ssima. Le confesso che provai il più<br />

vivo <strong>di</strong>spiacere trovandomi impossibilitata dal viaggio <strong>di</strong> scriverle prima.<br />

Ringrazio <strong>di</strong> cuore il Signore che la carità <strong>di</strong> lei abbia saputo trovare il modo <strong>di</strong> avere una<br />

maestra anche per Pellistrina 2 paese che da tanti anni mi stava sempre nel cuore. Appena sarà il<br />

momento dell’apertura dell’educazione mi farò un dovere d’avvertire l’Eccellenza Vostra<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima. L’ostacolo maggiore si è la salute vacillante della prima maestra, la quale però è<br />

tanto piena <strong>di</strong> fervore che mi sollecita con lettere perchè le permetta dar principio.<br />

Confido molto nelle orazioni <strong>di</strong> lei, ed a queste appoggiata spero che tra non molto potrò<br />

avere la consolazione sod<strong>di</strong>sfando l’ardente suo zelo avere quella pure <strong>di</strong> poterla in qualche modo<br />

servire.<br />

Riguardo poi a Giuseppe 3 non posso <strong>di</strong>rle quanta sod<strong>di</strong>sfazione io provi sentendo, che nella<br />

sua semplicità possa aggra<strong>di</strong>re all’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima, e secondare la sua carità.<br />

Farei però torto alla vivissima premura che sento pel bene dei ragazzi <strong>di</strong> Chioggia s’io le <strong>di</strong>cessi che<br />

potrò lasciarglielo stabilmente, e lungamente. Potei con tutto il genio consentire<br />

che venisse ad istradare costì l’oratorio, ma lo staccarlo dalla sua casa prima, è lo stesso che<br />

intralciare l’opera tutta, far cadere l’incominciato bene a Venezia ed illudere anche Chioggia <strong>di</strong><br />

quella assistenza continua, e perenne ch’io contemplo potrà avere un altro giorno. So quanto grande<br />

sia il suo cuore, sono quin<strong>di</strong> ben certa che a Giuseppe niente mancherà presso <strong>di</strong> lei, ma costretta<br />

sono a supplicare l’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima per la gloria <strong>di</strong> Dio pel bene delle anime, e<br />

pel comune vantaggio <strong>di</strong> fare che Giuseppe avviato che abbia l’oratorio, e fermatosi quel tempo che<br />

dal suo Padre spirituale 4 gli fu concesso, ritorni a’ suoi fratelli da dove tratto tratto s’ella lo<br />

giu<strong>di</strong>cherà opportuno potrà fare qualche gita costì riservandomi se il Signore mi concederà vita a<br />

poter trattare d’ogni cosa in voce personalmente con l’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima che sono<br />

certa approverà quanto le scrivo, e chi sa cosa possa Dio frattanto <strong>di</strong>sporre. Rinnovo all’ Eccellenza<br />

Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima le umili proteste del mio rispetto, ed implorando la sagra pastorale sua<br />

bene<strong>di</strong>zione mi raccomando sempre alle sante sue orazioni, e ricolma <strong>di</strong> venerazione mi confrmo.<br />

_________________<br />

NB. Minuta scritta da varie mani e con alcune correzioni della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Mons. ANTONIO SAVORIN, nato nella parrocchia <strong>di</strong> Torreglia, <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Padova, consacrato vescovo nel 1830,<br />

Vescovo <strong>di</strong> Chioggia (Ep. II/2, lett. 745, n. 1, pag. 849).<br />

2 Comune del Veneto, che sorge quasi nel meno dell’Isola omonima.<br />

3 Giuseppe Carsana (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

4 Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).


A MONS. TRAVERSI<br />

746(Verona#1835.01.**)<br />

L‟accettazione della giovane, proposta dalla superiora <strong>di</strong> Milano, è molto problematica ma Monsignore decida. La<br />

salute della <strong>Canossa</strong> è <strong>di</strong>screta. Ciò che più l‟angustia è l‟opera dei Figli della Carità a causa dell‟insofferenza <strong>di</strong> Don<br />

Luzzo: forse sarebbe meglio cercare un altro sacerdote. In fine la trepidazione <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> per la nuova partenza per<br />

Roma <strong>di</strong> Monsignor Traversi, dopo la morte del Car<strong>di</strong>nal Zurla.<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Per ubbi<strong>di</strong>rla relativamente a quella giovane <strong>di</strong> cui mi scrisse la superiora giorni sono e della<br />

quale la S.V.IlLma e Rev.ma vuole che le <strong>di</strong>ca ciò che me ne pare, le rinnovo sì presto il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong><br />

miei caratteri. Intorno alla persona della figlia come ella ben vede nulla poso <strong>di</strong>rle non<br />

conoscendola niente, e quand’anche la conoscessi da molti anni, mi rimetterei pienamente al<br />

giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Lei per risolvere. Risposi allora alla Superiora trovar io necessario assicurarsi della<br />

vocazione, e della sanità ora che maggiormente intesi le circostanze del fratello trovo doversi<br />

riflettere anche, prima <strong>di</strong> riceverla che siasi certi che vi sarà persona a cui poterla consegnare, con<br />

formata intelligenza <strong>di</strong> questa del fratello e della figlia, nel caso non avesse per qualsiasi cagione a<br />

riuscire nel Noviziato.<br />

Rapporto poi ai mezzi temporali sento non aver essa ne tutto il mantenimento pel tempo del<br />

Noviziato, ne tutta la dote al compimento <strong>di</strong> questo. Scrissi dunque alla Superiora se la figlia entrar<br />

volesse in qualità <strong>di</strong> educanda cioè Maestra, che per tal oggetto avrebbe il bastevole, e si proverebbe<br />

la vocazione, e la sanità senza impegno, ma meglio riflettendovi poi. L’educazione delle Maestre<br />

non è che <strong>di</strong> sette mesi, e terminati questi che se ne farebbe? Io ho è vero varj trattati <strong>di</strong> fondazioni:<br />

Brescia, Cremona, come sa, Treviso per quel che può valere, Lonato e Bassano. Le due che<br />

sembrano certe sono le due prime, forse si potrà collocarla, o nell’una o nell’altra, ma desso con<br />

positiva certezza non lo posso <strong>di</strong>re. Se si concluderà con Bassano <strong>di</strong> certo parmi si potrà ricevere.<br />

Le sottopongo <strong>di</strong> più anche un altro riflesso il qual è che pare assai <strong>di</strong>ficile che nel decorso<br />

dei tre anni <strong>di</strong> Noviziato in cui è vero non ha tutto; ma con trenta sol<strong>di</strong> veneti al giorno in comunità<br />

poco vi si rimeterebbe che <strong>di</strong> tante vecchie che siamo alcuna non <strong>di</strong>a luogo, e se ne chiamasse<br />

alcuna <strong>di</strong> Venezia varie <strong>di</strong> queste non hanno niente. Detto tutto ciò per ubbi<strong>di</strong>rla mi rimetto <strong>di</strong><br />

nuovo pienamente a quant’Ella giu<strong>di</strong>cherà a crederà secondo le sue facoltà <strong>di</strong>sporre.<br />

Molto mi consolo che la salute sua si <strong>di</strong>fenda in una stagione sì rigida ed asiuta. Per carità<br />

non se ne abusi, essendo veramente un freddo straor<strong>di</strong>nario. Anch’io cerco avermi tutti i riguar<strong>di</strong>.<br />

Ebbi venerdì bisogno d’un salasso ma però con molta cura me la passo bene. Non so poi spiegare<br />

alla S.V.Ill.ma e Rev.ma il dolore che provai sentendo da Lei un imminente novello suo viaggio per<br />

Roma. Il figliale ossequiosissimo attaccamento che professo al Santo Padre 1 mi fa certamente<br />

bramare ogni <strong>di</strong> Lui conforto, già dopo la grave per<strong>di</strong>ta dell’Eminentissimo Zurla 2 dovea<br />

aspettarmelo, ben sapendo esser Ella forse la sola persona che possa compensare il cuor del Santo<br />

Padre. Ciò che doppiamente in questo mi afflige si è che non posso conservare la speranza <strong>di</strong><br />

rivederla ripatriata da qualche mese come lusingavami l’anno scorso. Sappia Ella che due cose qui<br />

ar<strong>di</strong>sco soggiungerle. La prima capisco essere uno sfogo della vivissima gratitu<strong>di</strong>ne ch’io le<br />

professo, e questa mi farà <strong>di</strong>re delle cose fuor <strong>di</strong> ragione e senza prudenza; ma non importa con Lei<br />

che è Padre mi è lecito tutto.<br />

Forse tra le persone che bramano la conservazione del Santo Padre una certo son io, avendo<br />

riconosciuto, e riconoscendo per una delle più singolari misericor<strong>di</strong>e <strong>di</strong> Dio verso la sua Chiesa la <strong>di</strong><br />

Lui esaltazione e conservazione, e per ciò ben volentieri darei la vita mia per conservare la sua. Io<br />

spero anche che Dio non ci darà tale castigo, ma i peccati nostri meritano ogni pena. Io bramerei<br />

dunque che se parte, comprendendo già <strong>di</strong> restare a Roma, Ella lasciasse <strong>di</strong>sposte costì tutte le cose<br />

1 Gregorio XVI, Sommo Pontefice eletto nel 1830 (Ep. I, lett. 407, n. 2, pag. 667).<br />

2 Card. Placido Zurla, Vicario del Papa Leone XII (Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527).


in modo, da poter però ritornare a Venezia quando Ella lo bramasse. Per carità mi perdoni, ma come<br />

sò quando una cosa dà vera pena se ne pensano d’ogni sorte.<br />

L’altra cosa <strong>di</strong> cui poi la prego si è <strong>di</strong> volermi <strong>di</strong>re precisamente quando abbia stabilito<br />

partire. Non so se vi riuscirò, ma almeno tenterei <strong>di</strong> anticipare la mia venuta a Venezia per prima<br />

rivederla.<br />

Le parlerò adesso poi intorno a quanto Ella mi <strong>di</strong>ce sulla fine dell’ossequiato suo foglio dei<br />

nostri Bergamaschi 3 . Le confesso che tal notizia ritrovata successiva a quella <strong>di</strong> sua partenza mi<br />

ricolmò d’amarezza. Già come abbiamo detto tante volte il Signor Don Francesco 4 non mostrò<br />

vocazione vera all’opera in conseguenza li compatisco: ma se non è Maria Santissima che faccia<br />

delle sue imprese io vedo l’opera <strong>di</strong>sfatta molto più coll’allontanamento <strong>di</strong> Lei.<br />

Sappia che prevedendo anch’io che l’unione <strong>di</strong> questi tre 5 con Don Francesco non sarebbe<br />

durata, l’anno scorso dopo la <strong>di</strong> Lei partenza, interessai nella cosa quel degno Parroco ch’Ella<br />

assegnò loro per Confessore, colla vista che prevedendo qualche contrattempo avessi potuto<br />

trasferire i Bergamaschi presso <strong>di</strong> Lui, nella lusinga <strong>di</strong> poter ivi stabilire ciò che vedeva<br />

impossibilitato a continuarsi da noi mancando questi tre. Quantunque la cosa continuasse com’era<br />

non trovandomi mai sicura, poco più d’un mese fà scrivendomi il Vescovo <strong>di</strong> Chioggia 6<br />

nell’incontro delle Maestre, a qualche risentita amara parola che mi <strong>di</strong>sse perché gli abbiamo levato<br />

Giuseppe nel rispondergli doverosamente sul primo argomento senza entrare in dettagli sul secondo<br />

lo assicurai della sincera mia premura per Chioggia come per Venezia, soggiungendogli che nel<br />

lavorare per questa si lavorava anche per Chioggia che bramava fosse Egli servito non con un bene<br />

effimero ma permanente, e che in voce avrei avuto l’onore <strong>di</strong> intendermela seco lui e ciò feci<br />

pensando che colà vi fosse qualche buon sacerdote che con ispirito vero cominciasse con Giuseppe<br />

incoraggito dal Prelato, l’opera veramente potrebbesi farla, e forse uno o ambedue de giovani se<br />

Don Francesco non và subito sarebbe adatto.<br />

Nel periodo del mese che qui mi trovo trattai; ma non si poté concludere con un degnissimo<br />

Sacerdote che in voce poi le <strong>di</strong>rò atto a presiedere; <strong>di</strong> più m’informai d’un altro che a mio credere<br />

accetterebbe sul punto e con ispirito vero, ma l’ardentissimo zelo del medesimo non mi lascierebbe<br />

quieta senza <strong>di</strong> Lei perché potrebbero compromettersi, e rovinar tutto. Mi sono dunque ristretta a far<br />

orazione, e sentirò l’esito della cosa, o restar con lui per quel po <strong>di</strong> bene cominciato.<br />

PS. Mi perdoni se ho sempre timore <strong>di</strong> non avere detto tutto. Parlando delle investiture dei capitali<br />

le norme generali io bene le ho, ma mi sarà pure una gran quiete ne timori miei potendo<br />

tranquillizzare anche gli altri ricorrendo a Lei. Mi creda che chi vuol troppo credendo già che<br />

possa farlo, e chi vuole troppo poco, onde il poter manifestare a Lei le successive circostanze le<br />

quali sempre variano, facendo così conoscere che anche questo punto è compreso nelle<br />

decizioni a Lei commesse dell’Istituto sarà per questo un gran bene. Mi <strong>di</strong>menticava <strong>di</strong>rle come<br />

qui vorrebbero ch’io permettessi d’essere eletta Superiora <strong>di</strong> questa prima Casa pel triennio<br />

vegnente nel qual caso attese le circostanze sottoposte <strong>di</strong> sopra mi pare che mi si renderebbe<br />

necessario nominare io la mia assistente, e le ministre. Ma Ella sa che non ho voti ne certo li<br />

farei. Oltre <strong>di</strong> che mi ricordo avermi Ella detto che l’essere <strong>di</strong> Superiora d’una Casa porta il<br />

soggiorno, è vero che gran parte dell’anno lo passo qui, ma anche le altre Case abbisognano <strong>di</strong><br />

qualche visita. Oltre le nuove fondazioni che abbiamo.. Che ne <strong>di</strong>ce Lei?<br />

[ Gennaio1835]<br />

______________________<br />

NB. Minuta, senza firma e con qualche lieve ritocco della <strong>Canossa</strong><br />

3 Giuseppe Carsana, Benedetto Belloni, il 3° non in<strong>di</strong>viduato.<br />

4 Francesco Luzzo, inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

5 Giuseppe Carsana e Belloni Benedetto (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

6 Mons. Antonio Savorin, Vescovo <strong>di</strong> Chioggia (Ep. II/2, lett. 745, n. 1, pag. 849).


ACQUISTO DELLA CHIESETTA<br />

DI S. MARIA DEL PIANTO


A DON ANTONIO PROVOLO<br />

747(Milano#1830.11.03)<br />

La <strong>Canossa</strong> non ha ancora trovato chi possa impegnarsi ad acquistare la sede per la potenziale opera <strong>di</strong><br />

Verona a favore dei ragazzi e dei sordomuti. Chiede a don Provolo, per il momento, <strong>di</strong> pagare l'affitto <strong>di</strong><br />

quei locali che gli sono necessari.<br />

V G e M Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Colla maggior compiacenza rilevai dalla pregiatissima lettera <strong>di</strong> Vostra Signoria Molto<br />

Illustre, e Reverenda com'ella si va rimettendo, e come <strong>di</strong>ce che ha intenzione <strong>di</strong> governarsi. A <strong>di</strong>rle<br />

il vero credo, che l'intenzione sarà buona, ma per i fatti non me ne i comprometto molto. Già<br />

com'ella saprà, io non so fare complimenti, ma vorrei che si governasse unicamente per la Gloria e<br />

pel servizjo del Signore.<br />

Rapporto a quant'ella si compiace scrivermi intorno al <strong>di</strong>scorso da lei tenuto coll'ottimo<br />

signor Don Bertoni 1 , stia quietissimo, che al momento scriverò, e farò tutto quello, che sarà<br />

necessario su tale argomento. Bella cosa sarebbe, che cominciassimo a servire il Signore con degli<br />

scomunicati, onde per questa parte stia quieta. Veniamo adesso all'altro argomento riguardante i<br />

mezzi per fare l'acquisto, sempre che i documenti siano stati presentati esaminati, e trovato la<br />

compera sicura. Da quanto oggi mi scrive la mia compagna superiora 2 <strong>di</strong> cotesta casa sento, che non<br />

riuscì ne a lei, ne al veneratissimo signor Arciprete 3 <strong>di</strong> trovare persona ch'assuma l'impegno<br />

dell'acquisto. A me pure non riuscì a trovarla. Ho per altro in vista alcune persone mie amiche le<br />

quali hanno qualche piccola somma da investire. Vorrei vedere se mi riuscise con queste combinare<br />

<strong>di</strong> farne, o farne fare l'acquisto. La supplico intanto a volermi <strong>di</strong>re a posta corrente se riuscendomi la<br />

cosa ella avrebbe <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> pagare l'affitto <strong>di</strong> quella parte <strong>di</strong> casa che le fosse necessaria per dar<br />

principio all'opera sino che il Signore ci manda dei mezzi, e che intanto il rimanente della casa<br />

venisse affittata a buone persone per sod<strong>di</strong>sfare agli impegni pel danaro che verrebbe investito.<br />

In somma fretta per non perdere la posta raccomandandomi alle sante sue orazioni, piena <strong>di</strong><br />

venerazione me le protesto.<br />

Milano li 3 novembre 1830<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

1 Don Gaspare Bertoni, fondatore degli Stimmatini (Ep. I, lett. 364, n. 2, pag. 574).<br />

2 Superiora <strong>di</strong> Verona, Dabalà Rosa (Ep. II/1, lett. 585, n. 4, pag. 442)<br />

3 Don Frisoni Giovanni Battista, arciprete (Ep. II/2, lett. 730, n. 3, pag. 823).


AL VICERÉ RANIERI<br />

748(Verona#1831.05.08)<br />

Supplica <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong>, perché il Vicerè le ottenga <strong>di</strong> fare acquisto, fuori asta, <strong>di</strong> una piccola<br />

Chiesa chiamata Santa Maria del Pianto, delta dei Colombini, appartenente alla Cassa d‟ammortizzazione<br />

In essa e a<strong>di</strong>acenze, dovrebbe sorgere un‟opera, simile a quella delle Figlie della Carità, ma a favore dei<br />

poveri ragazzi della contrada e dei sordomuti.<br />

Altezza Imperiale<br />

La clemenza e degnazione con cui l’A(l)tezza Vostra Imperiale 1 si compiacque favorire replicate<br />

volte l’umilissima sua serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità incoraggisce la stessa ad<br />

avanzarle novella sua supplica.<br />

Diretta è questa a dare il compimento, almeno l’accrescimento, a quel poco <strong>di</strong> bene, che la<br />

Divina Misericor<strong>di</strong>a degnossi ri cavare da quel minimo Istituto, che col miserabilissimo suo mezzo<br />

me<strong>di</strong>ante la protezione dell’Augusto Sovrano 2 e dell’Altezza Vostra Imperiale venne da ben x anni<br />

eretto nella Parrocchia <strong>di</strong> San Zeno in Verona. Ben noto è già all’Imperiale Altezza Vostra essere<br />

questa Parrocchia l’abitazione permanente, e successiva delle famiglie più miserabili <strong>di</strong> questa<br />

nostra città.<br />

Per assistere le figlie <strong>di</strong> questi poveri prescelse la supplicante <strong>di</strong> quivi stabilirsi. Nel periodo<br />

in cui vi si trova l’Istituto delle Figlie della Carità ha la consolazione <strong>di</strong> vedere dalla bontà del<br />

Signore benedette le fatiche delle sue compagne a vantaggio spirituale temporale, e civile <strong>di</strong> queste<br />

povere fanciulle, varie delle quali già collocate riescono nel povero loro stato buone madri <strong>di</strong><br />

famiglia.<br />

Ma vorrebbe pure la riverente sottoscritta fare, se possibile ciò le si rendesse, a questa<br />

misera popolazione un bene anche maggiore, a compimento, e per rendere stabile il poco già fatto<br />

A quest’oggetto osservato perennemente avendo, come per la necessità <strong>di</strong> guadagnarsi un pò <strong>di</strong><br />

pane vengono i ragazzi nell’età la più tenera impegnati dai genitori in alcuni lavori relativi ai<br />

prodotti del Paese, e quin<strong>di</strong> in gran parte non possono frequentare quelle scuole che la munificenza<br />

sovrana ha negli Stati suoi graziosamente istituite, cosi vorrebbe essa approfittare delle caritatevoli<br />

<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> alcune pie persone le quali se avessero una bastante località gratuitamente si<br />

presterebbero a far delle private scuole giusta i meto<strong>di</strong> delle scuole elementari minori a’ ragazzi<br />

predetti nell’ora in cui restano questi in libertà dalle botteghe cogliendo tale opportunità per istilar<br />

loro il santo timor <strong>di</strong> Dio ed il vivere cristiano.<br />

Oltre <strong>di</strong> che essendo che queste persone stesse si esercitano gratuitamente in un altro Ramo <strong>di</strong> carità<br />

dall’Augusto nostro Sovrano da molto tempo introdotto nelle primarie città del suo Stato, ch’è<br />

l’insegnamento dei poveri sor<strong>di</strong> e muti, così in <strong>di</strong>fferente ora verrebbe ivi pure tenuta una privata e<br />

gratuita scuola <strong>di</strong> questi infelici parlando sempre dei maschi, supplendo per quanto i preventivi loro<br />

impegni <strong>di</strong> carità lo permettono le Figlie della Carità in questa loro casa pure gratuitamente per le<br />

ragazze.<br />

Susistendo dunque ancora nella Parrocchia invenduta una piccola Chiesa chiamata Santa Maria del<br />

Pianto detta de Colombini al civico n.... e questa <strong>di</strong> ragione della Cassa d’amortisazione, locata<br />

interinalmente ad un oste, l’umile sua serva supplica l’Altezza Vostra Imperiale a volerle concedere<br />

la grazia <strong>di</strong> poterla acquistare dalla Finanza senza comperarla collo esperimento dell’asta<br />

offerendosi a pagare oltre il prezzo della già seguita stima anche il 5% più della stima stessa.<br />

Disposta a rispettare anche la locazione se non fosse questa, come ha motivo <strong>di</strong> credere, limitata<br />

fino al momento dell’alienazione del fondo.<br />

A vieppiù far conocere all’Altezza Vostra Imperiale quanto fondamento ci sia da riprometterci <strong>di</strong><br />

potere da tale acquisto ricavare un gran bene, unisce a questa rispettosissima supplica una<br />

1 Arciduca Ranieri, Viceré del Lombardo Veneto (Ep. I, lett. 299, n. 4, pag. 459).<br />

2 Francesco I, imperatore (Ep.I, lett. 283, n. 2, pag. 422)..


<strong>di</strong>chiarazione in proposito dalla ricorrente ottenuta dall’Illustre suo Prelato 3 a conferma <strong>di</strong> quanto<br />

osò rappresentarle.<br />

Le prove dell’efficace interessamento con cui la pietà dell’Altezza Vostra Imperiale si compiacque<br />

secondare le premure dell’ossequiosissima sua serva <strong>di</strong>rette queste alla Gloria <strong>di</strong> Dio e bene de’<br />

poveri non mi lascia luogo a dubitare <strong>di</strong> non essere esau<strong>di</strong>ta.<br />

Per ciò ricolma della più viva ed eterna riconoscenza si onora <strong>di</strong> confermarsi colla venerazione più<br />

profonda<br />

Dell’Altezza Vostra Imperiale<br />

Verona li 8 maggio 1831<br />

____________________<br />

NB. Minuta con qualche brevissima correzione autografa della <strong>Canossa</strong>. Nell’A.C.R. c’è un’altra<br />

minuta quasi del tutto simile.<br />

3 Mons. Grasser Giuseppe, Vescovo <strong>di</strong> Verona (Ep.I, lett. 379, n. 2, pag. 646).


[Verona] Giugno 1831<br />

[ Conte ANTONIO PIATTI ]<br />

749(Verona#1831.06.**)<br />

Dopo aver presentato al Vicerè la supplica per l‟acquisto della Chiesetta <strong>di</strong> Santa Maria del Pianto, la<br />

<strong>Canossa</strong> si rivolge al Conte Piatti, se non si tratta <strong>di</strong> altro destinatario, poichè non è in<strong>di</strong>cato, pregandolo <strong>di</strong><br />

chiarirle se il SUO proce<strong>di</strong>mento e le proposte da lei fatte sono valide a raggiungere il suo scopo.<br />

V G e M Eccellenza 1<br />

Vado pensando che l’Eccellenza Vostra abbia da restare non poco sorpresa vedendo che dopo molti<br />

anni che non ho l’onore <strong>di</strong> vederla io mi prenda la libertà <strong>di</strong> scriverle. Quasi vorrei <strong>di</strong>rle che anch’io<br />

mi sorprendo <strong>di</strong> farmi tanto coraggio. Ma animata per una parte dalla bontà con cui si compiacque<br />

favorirmi se mi si presentò qualche volta l’occasione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbarla e spinta dal desiderio <strong>di</strong><br />

maggiormente giovare a questo povero popolo <strong>di</strong> San Zeno tra il quale, come è ben noto<br />

all’Eccellenza Vostra ho il contento <strong>di</strong> passare gran parte della mia vita * mi faccio ar<strong>di</strong>ta<br />

d’in<strong>di</strong>rizzarmi <strong>di</strong>rettamente a lei con questa rispettosa mia. (NB. se guono due perio<strong>di</strong>, messi in<br />

parentesi e che sono incompiuti, perchè la <strong>Canossa</strong> vuole esprimersi <strong>di</strong>versamente) (Quando<br />

ultimamente trovavami a Venezia non avendo coraggio<br />

Dietro la supplica che dal Precettore del giovane Cavaliere <strong>di</strong> lei figlio le feci innoltrare)<br />

* ed animata da quanto degnosi ella farmi <strong>di</strong>re ultimamente in proposito da mia sorella. *<br />

L’Eccellenza Vostra si compiacque farmi <strong>di</strong>re avermi favorito in ciò <strong>di</strong> cui la pregai e <strong>di</strong><br />

questo non saprei dubitarne anzi <strong>di</strong>stintamente ne la ringrazio ed accettai, benchè da miserabile, la<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrarle la mia riconoscenza pregando per lei la bontà del Signore come già ho<br />

cominciato e continuerò qual sono a fare. Il male si è ch’io dubito per mancanza <strong>di</strong> cognizioni non<br />

aver saputo domandare, ed è perciò che nuovamente ricorro alla bontà dell’Eccellenza Vostra<br />

perchè nelle vie <strong>di</strong> rettitu<strong>di</strong>ne ed equità ch’ella calca e da cui neppur io non saprei allontanarmi, ella<br />

voglia doppiamente favorirmi e giovare ai cari miei poveri a cui cercò ella esser utile più da vicino<br />

quando si trovava a Verona.<br />

Nella supplica da me fatta umiliare a Sua Altezza Imperiale il nostro buon Principe Vice Re<br />

come ha veduto implorai <strong>di</strong> potere sulla stima fare acquisto dell’Oratorio <strong>di</strong> Santa Maria del pianto<br />

detta dei Colombini posta nella Parrocchia <strong>di</strong> San Zeno nella remota strada <strong>di</strong> San Bernar<strong>di</strong>no pel<br />

doppio caritatevole oggetto gia esposto.<br />

Come l’Eccellenza Vostra si figurerà io presi la misura <strong>di</strong> tale offerta dalla stima in relazione<br />

dell’affitto scopersi non ha molto però che frequentemente alla stima predetta viene aggiunta quella<br />

pure dei materiali in istato <strong>di</strong> demolizione la quale come sa non è mai nelle pubbliche aste<br />

verificabile, e ben la saggezza ed esperienza dell’Eccellenza Vostra lo ricorderà anche nel caso<br />

presente sempre che sia vero quanto è <strong>di</strong> mia cognizione cioè che la stima in ragion d’affitto quì<br />

rilevata come decenio amonta ad austriache lire 768 : 86 e quella in istato <strong>di</strong> demolizione compresa<br />

l’area fu fatta ascendere ad austriache lire 5121<br />

Ben so che l’Eccellenza Vostra troppo giustamente farà per inviare le stime all’ottimo nostro<br />

Principe ne mai la pregherei d’una grazia che alterar mai potesse la rettitu<strong>di</strong>ne, ed equità con cui<br />

ella opera. (NB. Segue un periodo tutto cancellato).<br />

Ciò <strong>di</strong> cui la supplico ecco a cosa si estende. O l’Eccellenza Vostra conosce, come ar<strong>di</strong>rei<br />

asserire, sinceramente e francamente non essere assolutamente verificabile ne con l’asta ne senza<br />

asta la stima in istato <strong>di</strong> demolizione ed ella volesse aver la bontà <strong>di</strong> farlo conoscere al Principe<br />

nell’accompagnare il suo voto o veramente ella non crede far questo ed allora io la supplico a voler<br />

suggerire al Principe <strong>di</strong> darmi l’Oratorio a livello perpetuo e questo lo accetterei anche coll’attuale<br />

affitto il quale supera il fondo della stima essendo in questo momento a cinquanta lire austriache<br />

1 Conte ANTONIO PIATTI, procuratore del proprietario delle casette, Nobile Albertini.


che come l’Eccellenza Vostra vede, porta un fondo <strong>di</strong> austriarche mille il quale io assicurerei su<br />

d’un fondo in terra.<br />

A <strong>di</strong>rle il vero mi confondo a trattare con lei <strong>di</strong> queste minuzie, ma l’Eccellenza Vostra ben<br />

sa che a San Zeno si fa stato d’un fondo <strong>di</strong> mille svanziche 2 come in altra parte si farebbe <strong>di</strong> 10<br />

mille zecchini 3 per ciò per carità mi perdoni ma guar<strong>di</strong> ella il bene che spero ne abbia da risultare<br />

per i poveri sor<strong>di</strong> e muti che non possono approfitare dei pubblici stabilimenti per mancanza <strong>di</strong><br />

mezzi, e che verranno gratuitamente ammaestrati e per educare un poco i poveri ragazzini <strong>di</strong> questa<br />

parrocchia.<br />

2 SVANZICA, nome della vecchia lira austriaca, circa ottantacinque centesimi <strong>di</strong> lira oro.<br />

3 Zecchini, antiche monete d’oro <strong>di</strong> Venezia (Ep. I, lett. 197, n. 4, pag. 308).


A ROSA ORTI CANOSSA<br />

750(Verona#1831.07.29)<br />

Interme<strong>di</strong>aria la sorella <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong>, il Conte Piatti, Procuratore del proprietario, Nobile Albertini,<br />

dovrebbe stendere la scrittura per l‟acquisto delle casette. <strong>Maddalena</strong> però ha un piano, che faciliterebbe<br />

l‟affare, con giustizia per tutti, ma con minor <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o. Lo sottopone per accertarsi della possibile<br />

effettuazione.<br />

Carissima sorella<br />

Non posso <strong>di</strong>rti quanto ti sia restata obbligata, mia cara Orti 1 , e quanto obbligata mi professi.<br />

All’ottimo signor Conte Piatti 2 confermandomi sempre più nella stima che da quanto ne aveva<br />

sentito a <strong>di</strong>re ne aveva formato, la tua bontà però e quella <strong>di</strong> quest’ottimo cavaliere mi per donerà se<br />

prima ch’egli abbia il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> stendere la scrittura, io ti sottopongo un progetto novello che mi<br />

frastornò questa notte, e maturai questa mattina. Già tu sai che godendo da più <strong>di</strong> vent’anni la<br />

citta<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> San Zeno, ho preso gli usi della contrada, ove i più rispettabili cercano operando<br />

risparmiare tutte le spese che possono.<br />

Riflettendo dunque a quanto gentilmente mi <strong>di</strong>sse il sullo datto signor Conte, parmi che<br />

potressimo fare una cosa sola con utile del ven<strong>di</strong>tore assicurando il <strong>di</strong> lui interesse, rispettando in<br />

pari tempo le prudenti e giuste mire del signor Conte, e dall’al tro canto anch’io per mia parte<br />

resterei quieta, e potrei più liberamente operare per la gloria del Signore, e per i cari miei poveri.<br />

Senti dunque, io <strong>di</strong>co com’è che le tre casette in trattato so no un fondo in mal essere del quale<br />

pagato il casatico 3 , non potendo per la loro qualità, ma più per la loro situazione, essere affittate se<br />

non che a poveri, i quali da queste parti non usano pagare, <strong>di</strong>vengono pel padrone un fondo più<br />

passivo che attivo.<br />

Non credere per altro che tra le mode da me addottate dalla Parocchia dei Gnocchi 4 questa<br />

non l’avessi esclusa. Penso però che facendomi l’affittanza come si compiacque il signor Conte<br />

assicurarmi, facendo in que’ ristaurj, e miglioramenti che per l’oggetto mi si renderanno necessarj, e<br />

che già vorrei contemplare nella scrittura, parmi impossibile cogli affittuali presenti, che il padrone<br />

non abbia da incontrare qualche spesa delle solite che si fanno in<strong>di</strong>spensabilmente nelle case,<br />

affittandole anche ai poveri, ma che pagano. Proporrei dunque <strong>di</strong> fare una cosa sola, e sarebbe<br />

questa.<br />

Che il signor Conte, per sua parte, ed io per la mia, facessi mo esaminare le tre casette dal<br />

nostro muratore reciproco e vi stabilissero il prezzo, e il valore. Fatto questo colle misure e giuste<br />

leggi <strong>di</strong> tali contratti, facesse con me un livello perpetuo.<br />

Avverti che per parte mia lo desidererei affrancabile perchè allora quando il signor Conte ha<br />

messo i suoi pezzi a segno quest’autunno, io pago subito se crede le casette, e se verificate le<br />

circostanze giu<strong>di</strong>casse meglio per quel signore che continuassi a pagare il livello per qualche anno,<br />

lo pagherò. In questo modo egli non avrebbe la minima spesa perchè sulla stima prenderei le case<br />

come sono; non ha più casatico perchè il contratto, mettendo in me il possesso, me lo trasmette, ha<br />

il pagamento al suo ritorno se lo vuole, e risparmiamo anche negli atti perchè colla sola Carta del<br />

Livello abbiamo fatto tutto.<br />

Per parte mia come ti <strong>di</strong>ssi poi resto ad ogni evento per sempre assicurata, e quando trovo<br />

qualche tesoro, perchè adesso conviene prendere con umiltà giusta la moda della parrocchia, e<br />

questa addottata d’averne pochi posso fabbricare allegramente. Che ti pare, mia cara sorella, <strong>di</strong><br />

questi bellissimi progetti burattati nella burattina del venerdì gnoccolaro.<br />

Comunica la cosa al signor Conte Piatti presentandogli i più <strong>di</strong>stinti miei complimenti e<br />

pregandolo a farvi sopra i suoi riflessi, e comunicarteli.<br />

1 La sorella della <strong>Canossa</strong>, Rosa Orti (Ep. I, lett.4, n. 2. pag. 11).<br />

2 Conte Antonio Piatti, procuratore del proprietario delle casette.<br />

3 CASATICO, tassa sopra le abitazioni.<br />

4 Quella <strong>di</strong> San Zeno <strong>di</strong> Verona.


Assicuralo ch’egli sarà sempre nell’orazione riguardato come un massimo benefattore <strong>di</strong><br />

quest’opera se può fargli questo bene. Tu pure lo sarai, mia cara amica e sorella, che <strong>di</strong> cuore<br />

abbraccio col maggiore attaccamento.<br />

Verona li 29 luglio 1831.


AD ANTONIETTA COCCHIGNONI<br />

751(Verona#1831.07.30)<br />

La <strong>Canossa</strong> sa che la risposta alla sua richiesta per la chiesetta è giunta al Gabinetto Reale. Sa anche a<br />

quanto ammonta la stima. La Cocchignoni ne avverta il Conte Mellerio perchè la pratica possa essere<br />

presto definita.<br />

Verona 30 luglio 1831<br />

Ti prego <strong>di</strong> far sapere a Sua Eccellenza il nostro Conte Mellerio 1 che da quanto io sò, la risposta del<br />

noto affare dovrebbe essere giunta al Gabinetto Reale. Che lo prego dunque a fare la carità <strong>di</strong><br />

compire quanto ha cominciato, e <strong>di</strong> sollecitare per quanto si può.<br />

Dopo scritta la presente venni in cognizione, che il giorno 15 partì da Verona la rilevata<br />

stima del noto locale, cioè della Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria del Pianto, con piccoli annessi locali, ed un<br />

locale superiore, e da quanto seppi da Venezia adesso che parlo posso <strong>di</strong>re che è certamente al<br />

Gabinetto Reale. Già detta chiesetta non ha che le muraglie, ed il coperto, e la stima rilevata seppi,<br />

oggi solo, essere <strong>di</strong> austriache L. 768.86- Riservatamente significa la cosa al nostro buon Conte<br />

Mellerio, pregandolo <strong>di</strong> voler presso il p<strong>ii</strong>ssimo nostro Principe 2 compir l’opera incominciata,<br />

perchè abbiamo bisogno <strong>di</strong> placare la collera del Signore, che adesso ci minaccia con tante malattie,<br />

e tu sai, che in questo caso la voce de’ poveri placherà e <strong>di</strong>sarmerà la destra del Signore,<br />

assicurandoti, che questi impegneranno Maria santissima ad ottenerci le bene<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> cui abbiamo<br />

bisogno.<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

1 Conte Mellerio Giacomo, benefattore della Casa <strong>di</strong> Milano (Ep.I, lett. 387, pag. 624).<br />

2 Vicerè Ranieri (Ep. I, lett. 299, n. 4, pag. 459).


[ il luglio e l’agosto 1831]<br />

AL CONTE MELLERIO<br />

752(Verona#1831.07.**)<br />

Perchè si affretti la conclusione dell‟affare della chiesetta, la <strong>Canossa</strong> chiede al Conte se sarebbe utile<br />

implorare l‟intervento dell‟Imperatrice. Qualunque sia la risposta del Mellerio, la Marchesa si affida<br />

pienamente al suo operato e gliene è gratissima.<br />

V: G: e M: Eccellenza<br />

Incomodai replicate volte l’Eccellenza Vostra col mezzo del degnissimo nostro Signor Abate<br />

Pollidori 1 . Questa volta soffrir voglia la bontà <strong>di</strong> lei che <strong>di</strong>retamente la <strong>di</strong>sturbi.<br />

Se fosse vero come vivamente desidero che l’affare della nostra chiesetta della mia<br />

Madonna 2 <strong>di</strong>penda totalmente per la conclusione dal nostro buon Principe Vice Re 3 questo sarebbe<br />

il momento da poter ottenere una felice e pronta conclusione.<br />

Sarà forse noto all’Eccellenza Vostra essere finalmente stato rimesso a Milano nel giorno<br />

sabbato otto corrente sotto il n. 21548** essendo partite da Venezia le relative carte. (NB. L’aggiunta<br />

è in margine).<br />

Come bene si figurerà, meno che mi facessero pagare meglio sarebbe. Non<strong>di</strong>meno, per<br />

quanto mi è noto la Consulta del Magistrato Camerale 4 non credo si opponga niente, anzi mi pare<br />

potermi assicurare che forse favorisca la massima <strong>di</strong> darmi la Chiesa in via <strong>di</strong> trattativa ma stando<br />

alla stima <strong>di</strong> prezzo <strong>di</strong> demolizione ad area.<br />

Parlando colla solita mia schiettezza all’Eccellenza Vostra meno che mi facessero pagare per<br />

tutti i rapporti sarebbe meglio ma più <strong>di</strong> tutto perchè ne ho pochi. Non<strong>di</strong>meno si tratta della mia cara<br />

Madre santissima, la casa della quale è in mano de Giudei, e si tratta dei miei pur cari poveri onde<br />

se per <strong>di</strong>minuire il prezzo ci volesse maggior larghezza <strong>di</strong> tempo o nuovi passi, volentieri e per una<br />

grazia riceverà <strong>di</strong> pagarla al prezzo anche della stima in istato <strong>di</strong> demolizione il quale come già<br />

m’onorai farle sapere si è d’austriache L. 5268.<br />

La carità, lo zelo e l’attività dell’Eccellenza Vostra non ha bisogno <strong>di</strong> stimoli con nuove mie<br />

suppliche, ar<strong>di</strong>sco però rinnovarle le mie raccomandazioni. Già continuando a parlare colla stessa<br />

can<strong>di</strong>dezza qualunque fossero state sopra <strong>di</strong> noi le <strong>di</strong>sposizioni del Signore mi sarei prestata per<br />

quanto da me <strong>di</strong>pendeva alla consumazione <strong>di</strong> quest’opera, ma mi si raddoppiò l’impegno vedendo<br />

che comincia a verificarsi quanto il prelodato Signor Abate Pollidori intorno quest’opera mi <strong>di</strong>sse<br />

che alla sua esecuzione Dio * (NB: aggiunta in margine)* senza dubbio in riguardo <strong>di</strong> Maria santissima<br />

avrebbe ritirato il flagello che purtroppo meritano i nostri peccati. Dacchè potei, comperata già<br />

l’ortaglia, formare l’enfiteusi delle annesse casette cominciò a moderarsi il cholera morbus ed io<br />

spero che compita l’opera abbia questo da totalmente cessare, e vorrei che la Madre delle<br />

misericor<strong>di</strong>e ottenesse a questi nostri Stati una stabile pace e tranquillità. Mi perdoni l’Eccellenza<br />

Vostra, ma unisca ella pure per simile intenzione i passi che per tale oggetto farà. Di più poi la<br />

supplico nei caso che il nostro ottimo Principe non avesse la facolta <strong>di</strong> volere in questo da sè<br />

derogare ai soliti meto<strong>di</strong> quantunque in tal caso risulti in vantaggio dello stato perchè nessuno<br />

all’asta darebbe una tal somma e dovesse riportare l’affare a Vienna lo raccomando vivamente<br />

anche colà alla sua protezione per una felice e pronta evasione. Se si rendesse necessario io non<br />

avrei nessuna <strong>di</strong>fficoltà d’interporre presso Sua Maestà anche la clemenza dell’Augusta nostra<br />

Sovrana * (NB: aggiunta in margine) che con tanta degnazione si compiace riguardarmi avendo io qui<br />

mezzo da poterlo fare <strong>di</strong>rettamente e se l’Eccellenza Vostra lo giu<strong>di</strong>casse necessario avrei bisogno<br />

1 Abate Polidori, segretario <strong>di</strong> Casa Mellerio (Ep.I, lett. 388, n. 1, pag. 625).<br />

2 La chiesetta della Madonna del Pianto.<br />

3 Arciduca Ranieri (Ep. I, lett. 299, n. 4, pag. 459).<br />

4 Consulta del Magistrato Camerale, l’addetto al settore finanziario.


<strong>di</strong> sapere il numero del protocolo ed il Dicastero a cui rimessa fosse la cosa; questo parmi però un<br />

passo che precisamente non saprei se potesse essere necessario e sbrigativo o in<strong>di</strong>ferente perchè ho<br />

veduto qualche volta che la moltiplicità de passi imbarazza ed allunga * (NB: aggiunta in margine) * e<br />

parlandole col cuore ho più persuasione nei passi che possa far lei <strong>di</strong> quelli che possa far io.<br />

Dipenderò per altro nel caso, pienamente dal consiglio dell’Eccellenza Vostra.<br />

Per quanto mi reputi onorata dei venerati suoi caratteri non voglia ella <strong>di</strong>sturbarsi anche a<br />

rispondermi, il quale come dello stato delle cose può farmelo sapere o dal degnissimo signor Abate<br />

Pollidori, o anche dalla buona nostra Antonietta 5 alla quale però abbisogna <strong>di</strong> una spiegazione più<br />

minuta essendo essa poi esattissima nel riferire giacchè per quanto onorata mi tenga da venerati suoi<br />

caratteri mi riesce <strong>di</strong> pena il vedere che le si moltiplichino senza numero i <strong>di</strong>sturbi.<br />

Supplico umilmente Maria santissima a volerle retribuire ogni cosa coll’ottenerle le più<br />

copiose bene<strong>di</strong>zioni. Mi raccomando alle orazioni dell’Eccellenza Vostra assicurandolo delle<br />

povere nostre se non le <strong>di</strong>spiace al signor Abate Pollidori abbia la bontà <strong>di</strong> credere che colla<br />

massima...<br />

(Nell’ultimo verso del foglio, con altra calligrafia, ma con inchiostro dello stesso colore:)<br />

Lettera scritta al signor Conte Mellerio per l’affare della Chiesa detta de Colombini.<br />

5 Antonietta Cocchignoni (Ep.II/1,lett. 529, n. 9, pag. 312).


AD ANTONIETTA COCCHIGNONI<br />

753(Verona#1831.08.03)<br />

Temendo <strong>di</strong> essersi spiegata male, la <strong>Canossa</strong> torna a scrivere alla superiora <strong>di</strong> Milano perchè chiarisca<br />

meglio al Conte Mellerio quanto ha saputo. Il locale, per prassi consueta del Demanio, viene posto in<br />

ven<strong>di</strong>ta con due stime: una in rapporto all‟affitto, che è più onerosa, l‟altra in stato <strong>di</strong> demolizione, più<br />

affrontabile. La borsa della <strong>Canossa</strong> è piuttosto leggera, quin<strong>di</strong> cerchino <strong>di</strong> metterla in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> farne<br />

l‟acquisto, ma alle migliori con<strong>di</strong>zioni.<br />

V. G. e M. Carissima Figlia<br />

L’affare della Chiesetta della mia Madonna santissima fà che torni subito ad iscriverti, mia cara<br />

figlia. Tu puoi pensare e credere quanto mi preme i nostri poveri sor<strong>di</strong> muti, ed i miei cari Sanzenati<br />

matti: meritano tutto l’impegno. Ti scrissi l’altro giorno <strong>di</strong> volo, e <strong>di</strong> sera in cui sono tanto<br />

imbrogliata dal sonno credo per la debolezza, e stanchezza del giorno, ch’io non sò neppure quello<br />

che abbia scritto almeno esattamente. Ti <strong>di</strong>rò peraltro che tenendomi certa che la premura delle cose<br />

avrà supplito a quella maggiore descrizione che avrei fatto scrivendo con maggior riflesso, seppi<br />

altre cose, che ho bisogno <strong>di</strong> subito comunicarti, perchè subito lo possa significare a Sua Eccellenza<br />

il signor Conte Mellerio della carità e premura del quale mi tengo sempre in <strong>di</strong>ritto. Seppi dunque,<br />

che giusta il consueto metodo demaniale furono rilevate, e spe<strong>di</strong>te due stime del locale suddetto.<br />

L’una a tenore dell’affitto, e questo fù come ti scrissi <strong>di</strong> 168: 86 austriache, l’altra come stato <strong>di</strong><br />

demolizione, e questa risultò per quanto mi. è noto a circa austriache L. 3500. Presentemente come<br />

altre volte mi pare averti scritto, è locata per cinquanta lire austriache all’anno.<br />

Il nostro buon Principe, il quale sono certa che può in questa cosa decidere lui solo, essendo<br />

riservata tal grazia, o all’Augusto nostro Sovrano, o al nostro buon Principe, sulle stime che gli<br />

verranno, risolverà.<br />

Già il signor Conte sa bene come vanno, e con quali regole, queste cose. Mi fù raccontato<br />

che tra una stima, e l’altra prendono un valore me<strong>di</strong>o. Non sò poi se sia vero. A Milano fù così<br />

venduta la Chiesa della Rosa.<br />

Giacchè Sua Maestà Imperiale ha la facoltà; mi premerebbe che facesse lui solo per<br />

abbreviare il tempo, giacchè per la cosa mi terrò più che certa, che anche l’ottimo nostro Sovrano<br />

me l’accorda volentieri.<br />

Ti prego dunque informare il signor Conte <strong>di</strong> tutto o parlandogli se hai occasione, e gli<br />

presenterai anche i miei <strong>di</strong>stinti rispetti, o col mezzo del signor Abate Pollidori, al quale pure<br />

presenterai i miei doveri, e del quale ti prego a darmi nuovamente le notizie. Mia cara figlia, porta<br />

pazienza, ma iutami a far del bene ai poveri onde questi ci introducano nei celesti Tabernacoli, ed in<br />

questa valle <strong>di</strong> miserie plachino la ira <strong>di</strong> Dio, e ci ottenghino la liberazione dal flagello del male<br />

contaggioso che và minacciando.. Tornando sul mio argomento, conviene che ti <strong>di</strong>ca un’altra cosa,<br />

che già sarà innutile, perchè il nostro p<strong>ii</strong>ssimo Principe, ed il buon signor Conte Mellerio ne sanno<br />

più quando dormono, ch’io quando veglio. La mia sapienza consiste nella leggerezza delle mia<br />

borsa, la quale bramerebbe essere rispettata. Io dunque <strong>di</strong>co, che domandando la grazia <strong>di</strong><br />

comperare senza asta la Chiesa, non domando per demolirla, ma per adoperar la, in conseguenza se<br />

fosse possibile vorrei pagarla a ragione <strong>di</strong> stima d’affitto, col cinque, col sei, col <strong>di</strong>eci, anche col<br />

venti per cento più della stima, ma non colla stima <strong>di</strong> demolizione, ch’io anzi ci metterò le finestre,<br />

e la porta addattata, mancando <strong>di</strong> tutto per quanto sò, ed anche <strong>di</strong> selciato. Peraltro se questo amore<br />

alla leggerezza della borsa, dovesse frastornare il contratto, o portare lunghezza maggiore nella<br />

conclusione del contratto medesimo, prega il signor Conte <strong>di</strong> non esporre ostacolo alcuno, e lasciar<br />

pur correre come verrà proposto, certa che non sarà mai il prezzo pari affitto; e cerchiamo <strong>di</strong> far<br />

presto perchè se questa opera <strong>di</strong> carità ci tiene lontana la malattia, possiamo godere delle nostre<br />

fatiche, ma se siamo morti ad<strong>di</strong>o Sanzenati. Confi<strong>di</strong>amoci però nella misericor<strong>di</strong>a del Signore che<br />

andremo a lodarlo in Para<strong>di</strong>so, ma i Sanzenati mi restano per la strada, e tu sai che parlando, io<br />

penso alla Divina Gloria, <strong>di</strong>ce il Salmo: Non mortui laudabunt te, Domine. Guarda che ho sino


parlato latino, che vuoi <strong>di</strong> più? Termino subito abbracciandoti <strong>di</strong> tutto cuore unitamente a tutte le<br />

care compagne. La mia salute, è bastantemente buona, tutte qui se la passano bene e le garelle 1<br />

benino. Di cuore mi confermo<br />

Di te carissima figlia<br />

Verona San Giuseppe li 3 agosto 1831<br />

1 Le malaticce.<br />

2 NB. Tutto autografo da « Di te, carissima figlia ».<br />

La tua affezionatissima Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 2


A ROSA ORTI CANOSSA<br />

754(Verona#1831.08.04)<br />

Il conte Piatti sta per stendere il contratto, che renderà realizzabile il sogno della <strong>Canossa</strong> a favore dei<br />

poveri sanzenatesi. La Marchesa prende con la sorella gli ultimi accor<strong>di</strong>.<br />

V.G. e M. Carissima sorella ed amica<br />

Gratissima e confusa della bontà e compiacenza dell’ottimo signor Conte Piatti 1 , ecco che colla<br />

possibile sollecitu<strong>di</strong>ne ne ap profitto, e nello stesso tempo in <strong>di</strong>ritto della tua amicizia al solito ti<br />

<strong>di</strong>sturbo. Ti occludo la minuta che feci stendere pel livello delle tre casette 2 confermandoti che se il<br />

sulodatto signor Con te fatta la sua gita troverà che il vantaggio <strong>di</strong> quel signore porti<br />

a]l’affrancazione del livello 3 , abbia egli la bontà <strong>di</strong> farmelo sa pere che subito l’affrancherò.<br />

Troverà il prelodatto cavaliere che la minuta manca <strong>di</strong> molte cose per cui * si richiede (<strong>di</strong><br />

conoscere) <strong>di</strong> averne i fondamenti d’acquisto il censimento ed il valore delle tre casette. Se crederà<br />

il signor Conte mandarmi il capo mastro che serve l’ottima famiglia Albertini 4 , sentirò il giorno e<br />

l’ora che lo stesso ha <strong>di</strong> libertà perchè avvertirò il nostro, e possono visitare le tre casette, e<br />

rilevatone il valore, rifferirlo al signor Conte perchè <strong>di</strong>battuto il casatico 5 , egli ne fissi il prezzo.<br />

Dopo <strong>di</strong> questo fissi il signor Conte o da te, perchè so che accetti le mie visite volentieri, e<br />

già te ne faccio sempre poche perchè tu sei quella che mi favorisce, o qui da me se più gli ac<br />

comoda, faremo il nostro stromento.<br />

Cara la mia Orti, quanta consolazione io provo vedendomi vicina a concludere una cosa non grande,<br />

ma per mezzo della quale spero poter giovare assai ai miei cari Sanzenati 6 ed ai sor<strong>di</strong> e muti 7 . Ogni<br />

giorno si farà un orazione particolare pel signor Conte Piatti e per te e sono già intesa.<br />

La mia Madre santissima, che per essere la Madre della misericor<strong>di</strong>a, tanto si compiace del<br />

bene che si fa ai poveri, spero che si degnerà bene<strong>di</strong>re in modo singolare con te il signor Conte.<br />

Quando egli ti riscontrerà, tu me lo scriverai ed io subito lavorerò.<br />

Ti abbraccio <strong>di</strong> tutto cuore, tanti complimenti al signor Con te e i più cor<strong>di</strong>ali saluti alla tua<br />

famiglia, in particolare alla mia Isotta. 8<br />

Sono <strong>di</strong> cuore<br />

Verona San Giuseppe li 4 agosto (1831)<br />

_______<br />

* all’atto dell’Istromento si richiederanno <strong>di</strong> conoscere<br />

2 - e combinare onde visitar possano unitamente le tre casette, e rilevatone il valore, riferirlo al<br />

signor Conte perchè <strong>di</strong>battuto il casatico, egli ne fissi il prezzo sul quale stabilito resti il livello,<br />

appoggiandomi intieramente a Lui.<br />

(NB. Le due postille servono per chiarire i richiami che appaiono nel corpo della lettera. Segue poi la ripetizione<br />

del concetto già espresso da: « Dopo <strong>di</strong> questo... » con qualche variante).<br />

Fatto questo fisserà il signor Conte o da te; parlo con questa libertà sapendo che accetti le mie visite<br />

volentieri. Il mal è che te ne faccio poche venendo sempre da te favorita, o qui da me se più gli<br />

1 Conte Antonio Piatti, procuratore (Cf. lett. 749).<br />

2 Gli e<strong>di</strong>fici che avrebbero ospitato il primo nucleo <strong>di</strong> Figli della Carità.<br />

3 LIVELLO O ENFITE USI, contratto per la cessione a tempo deter minato, o in perpetuo, <strong>di</strong> un fondo, contro il<br />

pagamento <strong>di</strong> un canone annuo.<br />

4 Proprietaria delle casette.<br />

5 Tassa sopra le abitazioni<br />

6 I poveri ragazzi della parrocchia <strong>di</strong> San Zeno.<br />

7 Gli emerginati <strong>di</strong> cui si voleva occupare in particolare il Provolo.<br />

8 Isotta, la figlia <strong>di</strong> Rosa Orti, sorella <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> (Ep. II/2, lett. 942, n. 4, pag. 1334).


accomoda e faremo il nostro stromento. Io ti invitto in forma ad essere la settima parte <strong>di</strong> testimonio<br />

perchè noi donne ci fanno contar poco, sarai però testimonio pienissimo della mia consolazione che<br />

provo già fino da ora vedendomi vicina a concludere una cosa non grande ma per mezzo della quale<br />

spero poter giovare assai ai sor<strong>di</strong> muti ed ai miei amati poveri sanzenati. Ogni giorno si farà un<br />

orazione particolare pel signor Conte Piatti, e per te e stane sicura.


A DON LUIGI POLIDORI<br />

755(Verona#1831.08.10)<br />

Anche se la <strong>Canossa</strong> è sicura che la superiora <strong>di</strong> Milano ha trasmesso al Conte Metterlo quanto le premeva,<br />

preoccupata <strong>di</strong> chiarire meglio e <strong>di</strong> essere meglio aiutata, ripete quanto è venuta a sapere sulle con<strong>di</strong>zioni<br />

poste dal Demanio per l‟acquisto della Chiesetta. E‟ l‟ultimo ostacolo perché l‟attività a favore dei ragazzt<br />

possa prendere vigore: infatti ha gia acquistato l‟orto, ha già tatto l‟enfiteusi perpetua per le casette, ora<br />

manca l‟oratorio.<br />

V: G: e M: Veneratissimo Signor Don Luigi 1<br />

Ella <strong>di</strong>rà che non contenta d’importunare la Signoria Vostra Illustrissima e Molto Reverenda, col<br />

mezzo della mia Antonietta 2 venga anche <strong>di</strong>rettamente a turbare il <strong>di</strong> lei riposo.<br />

Ha ragione ma sappi(a) ch’è una gran trista cosa avere a che fare colle figlie della Carità le<br />

quali pretendono per questo nome essere in <strong>di</strong>ritto d’incomodar tutti. Guai poi quando conoscano<br />

persone zelanti e caritatevoli. Ella ne ha molte prove, ed io continuo a renderla coll’esperienza più<br />

certa <strong>di</strong> quanto le <strong>di</strong>co.<br />

Supponendo che Sua Eccellenza l’ottimo signor Conte Mellerio, e la Signoria Vostra<br />

Illustrissima e Molto Reverenda fossero a Milano, pregai la cara Antonietta a far loro sapere come<br />

erami noto essere da qui partita la stima dell’Oratorio <strong>di</strong> Santa Maria del Pianto detta dei<br />

Colombini, per Venezia ed io aveva un’in<strong>di</strong>zio che mi pareva indubitabile che la stima fosse passata<br />

a Milano. La stima che potei qui rilevare essere stata fatta risultava <strong>di</strong> austriache L. 768. In seguito<br />

da un mio corrispondente, da Venezia fu scritto che l’affare tuttora trattatasi in Venezia che due<br />

erano le stime ivi comparse, l’una in ragione d’affitto, e questa risultante in circa austriache L. 780,<br />

l’altra come stima in istato <strong>di</strong> demolizione, e questa risultava <strong>di</strong> circa austriache 3500 e <strong>di</strong> più mi fu<br />

detto, essere questo il consueto mettodo demaniale firmare le due stime nel modo suddetto, e che<br />

poi tra le due costumano fissare un prezzo me<strong>di</strong>o. Dopo <strong>di</strong> ciò, io quantunque poco persuasa <strong>di</strong><br />

quanto il mio corrispondente <strong>di</strong>cevami, continuai a fare le <strong>di</strong>ligenze che potei per avere da Venezia<br />

nuovi lumi, e nell’atto che lo stesso mio corrispondente mi confermo, che l’affare trovavasi ancora<br />

a Venezia, e che le stime erano per l’esame al Genio mi soggiunse non esservi tra queste la grande<br />

<strong>di</strong>sparità che sul principio mi aveva detto, ed anzi sembrami capire che anche la stima <strong>di</strong><br />

demolizione s’avicini all’altra. Malgrado tutto ciò per una certa combinazione che la prima volta<br />

che avrò l’onore <strong>di</strong> vederla le racconterò sono egualmente persuasa che l’affare sia già a Milano.<br />

Siccome pur seppi essere cosa che il nostro buon Principe può decidere da se, quantunque il<br />

p<strong>ii</strong>ssimo nostro signor Conte ed ella pure si trovino in villeggiatura non posso propriamente nè star<br />

quieta io, nè lasciar loro in pace, ma supplico la carità dell’uno e dell’altro dalla loro villeggiatura a<br />

volere col mezzo <strong>di</strong> qualche amico informarsi se effettivame come io penso l’affare sia giunto al<br />

Gabinetto Reale, e sollecitarne possibilmente la spe<strong>di</strong>zione.<br />

Veneratissimo signor Don Luigi se questa opera <strong>di</strong> carità come pure fosse quella <strong>di</strong> cui ella<br />

mi parlò che avesse da placare la giusta collera <strong>di</strong> Dio che castiga i nostri peccati, e preservarci<br />

dalla malattia contaggiosa che va facendo anche negli Stati dell’ Augusto Nostro Sovrano delle<br />

stragi, perchè non cercheremo tutto ciò che da noi <strong>di</strong>pende da sbrigare?<br />

Ella sa che mi ci volevano tre cose ossiano tre piccoli acquisti per dar comodo ai cari miei<br />

poveri.<br />

Il maggior che era l’ortaglia grazia al Signore, ed a Maria santissima l’ho acquistata. Le<br />

casette in cui abiterano le caritatevoli persone che gratuitamente istruiranno i sor<strong>di</strong> muti, ed i miei<br />

poveri ragazzetti sanzenati spero saranno mie nel corrente mese, essendo per concludersi un<br />

contratto d’enfiteusi per una parte affrancabili, mi assistano poi anche loro a farmi ottenere la grazia<br />

<strong>di</strong> comperare anche l’Oratorio che subito io comincio l’opera, e chi sa che la Divina Misericor<strong>di</strong>a in<br />

1 Don Luigi Polidori, segretario del Conte Mellerio (Ep.I, lett. 388, n. 1, pag. 625).<br />

2 Antonietta Cocchignoni, la superiora <strong>di</strong> Milano (Ep.II/1,lett. 529, n. 9, pag. 312).


iguardo <strong>di</strong> Maria santissima Addolorata della quale cercarassi risvegliare la devozione non si<br />

plachi, e non cessi il flagello.<br />

Torno a <strong>di</strong>mandarle mille perdoni della libertà che mi prendo. In questo momento fanno<br />

tante cose per precauzione della malattia, noi cerchiamo questo preservativo il quale se non lo<br />

conosciamo più, certo sarà forse il più efficace.<br />

La Signoria Vostra Illustrissima Molto Reverenda mi creda ch’io mi compiacio<br />

sommamente che l’affare <strong>di</strong>penda unicamente da Sua Altezza Imperiale il nostro buon Principe<br />

Vice Re per sollecitare la cosa, ch’io mi tengo certa che se avessi dovuto ricorrere anche a Sua<br />

Maestà sarebbe pure graziata, ma pel tempo che necessariamente ci vuole a fare il giro della corte,<br />

non so se la malattia non fosse per prendere maggior piede.<br />

Tanti rispetti all’ottimo signor Conte, e se la degnissima Famiglia Patrizj 3 si trova costì tanti<br />

doveri, ma in partìcolare mille cose alla mia Virginia 4 .<br />

Mi raccomando quanto posso alle orazioni <strong>di</strong> lei, e colla maggior venerazione passo<br />

all’onore <strong>di</strong> segnarmi<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Molto Reverenda<br />

Verona li l0 agosto 1831<br />

(Senza firma)<br />

____________________<br />

NB. La lettera, copiata da qualche segretaria della <strong>Canossa</strong>, è scritta su carta molto densa con righe<br />

e margini segnati in matita.<br />

3 Discendente dalla sorella del Conte Mellerio.<br />

4 Virginia, figlia della contessa Patrizj-Somaglia


A ROSA ORTI CANOSSA<br />

756(Verona#1831.08.18)<br />

La <strong>Canossa</strong>, sempre in rapporto alla leggerezza della propria borsa, espone alla sorella molte cosiderazioni<br />

perchè se ne faccia interprete presso il Conte Piatti.<br />

Carissima sorella ed amica<br />

Eccomi ad approfittare della tua amicizia, e della bontà dell’ot timo signor Conte Piatti 1 , mia cara<br />

Orti 2 .<br />

Sono obbligatissima a te per tanti tuoi <strong>di</strong>sturbi e sono obbligata pur senza fine al prelodato<br />

cavaliere non solo che concorre a procurarmi il mezzo <strong>di</strong> fare il <strong>di</strong>vizato bene, ma anche per i<br />

gentilissimi mo<strong>di</strong> con cui mi favorisce.<br />

Senti dunque, mia buona sorella, non abusiamo della <strong>di</strong> lui pazienza, in una cosa che per me<br />

abitante <strong>di</strong> San Zeno 3 (3) è gran de, ma per persone che hanno affari gran<strong>di</strong> sul serio, <strong>di</strong>viene una<br />

minuzia, ed una importunità.<br />

Riflettei dunque al progetto del signor Conte, che adoto senza altre stime.<br />

Siccome però abito in San Zeno, mi conviene bensì al pro getto aggiungere varj<br />

considerando come costumavasi sotto il cessato Governo, la conclusione dei quali era sempre che<br />

nella borsa pochi se ne trovavano. Considerando io dunque l’ammontare del le imposte giusta la<br />

nota del signor Conte favoritami, cadente sullo sentato d’estimo, volendolo desumere da un<br />

quinquenio converebbe aggiungervi la communale 4 tanto gravosa quest’anno, la quale non cesserà,<br />

ne sarà più mite per gli anni avenire, e questa non fu osservata essendo notato il quinquenio dai<br />

1825 al 1829 in cui la communale non vi era per quanto mi è noto.<br />

Secondo considerando che se vi sono riparazioni urgenti istantanee vengono <strong>di</strong>falcate pel prezzo<br />

perchè alla consegna delle case possono essere almeno in istato servibile, avendo inteso uno <strong>di</strong><br />

questi giorni essere caduti un volto *<br />

NB. In una delle casette troverei portar ciò un altro ribasso.<br />

seconda considerazione.<br />

Finalmente considerando che attesa la situazione delle casette medesime, e la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

poter esigere gli affitti pel privilegio, e uso inveterato degli abitanti <strong>di</strong> San Zeno <strong>di</strong> non pagare, la<br />

detrazione d’un solo decenio per i ristauri or<strong>di</strong>narj vacui, e per <strong>di</strong>te d’affitto pare troppo mite, quin<strong>di</strong><br />

questa domanda un altra deduzione, terza considerazione.<br />

Adesso ti <strong>di</strong>rò poi un altro considerando <strong>di</strong>fferente dai primi, ma che colima pienamente coi<br />

medesimi, e senti cosa è. Sappi che a noi donne <strong>di</strong> questa contrada piaciono i numeri roton<strong>di</strong>, ed i<br />

rotti ci imbrogliano la testa.<br />

Per ciò se non ti pare che possa fare un <strong>di</strong>spiacere all’ottimo Conte Piatti, che piuttosto<br />

abbrucio cento volte tutto il considerato, propongo, e guarda che bel numero rotondo, propongo<br />

<strong>di</strong>ssi <strong>di</strong> fissare l’annuo pagamento del Livello, pagandolo esatamente già s’intende, nella somma <strong>di</strong><br />

austriache lire 120, in conseguenza facendo a suo tempo lo sborso del capitale, fissarlo nella somma<br />

<strong>di</strong> austriache lire 2400, ed ecco il cinque per cento giusto, cosa ti pare? non sembra a me che la<br />

<strong>di</strong>minuzione in riflesso dell’antidetto sia grande.<br />

Ti <strong>di</strong>rò poi un altra cosetta, mia cara Orti, fuori questa d’ogni considerando, per cui mi dò<br />

più coraggio nel fare tale offerta. Io in<strong>di</strong>rizzo tale opera <strong>di</strong> carità all’oggetto singolarmente <strong>di</strong><br />

placare la giustissima collera del Signore, ed impegnare la <strong>di</strong>vina misericor<strong>di</strong>a a ritirare o almeno<br />

mitigare i flageli che ci minacciano, e sapendo che Dio è la stessa carità, e che santa Teresa <strong>di</strong>ce che<br />

1 Conte Antonio Piatti, procuratore del proprietario della casette (Cf. lett. 749).<br />

2 Rosa Orti <strong>Canossa</strong>, sorella <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> (Ep. I, lett.4, n. 2. pag. 11).<br />

3 Della parrocchia omonima.<br />

4 La COMMUNALE, nuova imposta sugli stabili.


per un opera <strong>di</strong> carità il Signore talvolta salva una città intera, io confido che la bontà del Signore<br />

vorrà farlo. Così fin dove può, cerco che la pietà del Conte Piatti, giustificata dai consueti riflessi<br />

che in simili contratti in<strong>di</strong>ferentemente sogliono farsi, col la medesima intenzione cooperi a questa<br />

caritatevole impresa, restandomi già come puoi figurarti molti altri gravi pensieri che dal Signore<br />

solo spero avere il modo <strong>di</strong> condurli al termine per venire all’esecuzione dell’opera stessa.<br />

Piuttosto però <strong>di</strong> rompere il contratto, rompo il numero rotondo e se il signor Conte non può,<br />

aggiungerei altre cinquanta Bavare al fondo o capitale, che <strong>di</strong>verrebbe allora <strong>di</strong> austriache lire 2700<br />

e l’annuo Livello sarebbe <strong>di</strong> austriache lire 122 non imbrogliando coi centesimi.<br />

Ti prego sottoporre ogni cosa al prelodato signor Conte. Scrivimi subito la <strong>di</strong> lui risposta, ed<br />

il giorno, ed ora che col minore <strong>di</strong> lui incomodo potrà con te favorirmi. Io terrò preparata la carta<br />

fatta perchè egli non abbia che <strong>di</strong> segnarsi. Nel rispondermi mi <strong>di</strong>rai se tèco condurai anche il notajo<br />

per riconoscere le firme, cosa bellissima e sicurissima come <strong>di</strong> poca spesa, ch’io con tutti i miei<br />

considerando non sapeva.<br />

Il rinfresco sarà sontuoso proporzionato all’ora che mi favorirai, oltre il rinfresco durevole<br />

che sarà quello che ogni giorno si pregherà per té e pel signor Conte Piatti, al quale presenterai i più<br />

<strong>di</strong>stinti complimenti.<br />

Ti abbraccio, mia cara amica e sorella, ed abbraccio pure la cara mia Isotta. Sono e sarò<br />

sempre col più sincero attaccamento<br />

<strong>di</strong> te carissima sorella ed amica<br />

Verona San Giuseppe li 18 agosto 1831<br />

Alla Orti<br />

_________________________<br />

NB. Copia scritta con cura evidentemente per lasciarla agli atti.<br />

Il 24 agosto 1831, come risulta dal Documento, che fa parte dell’A.C.R. la <strong>Canossa</strong> procedette al<br />

contratto <strong>di</strong> « enfiteusi, ossia livello perpetuo » per le tre casette confinanti con la chiesetta <strong>di</strong> S. Maria del<br />

Pianto, <strong>di</strong> proprietà del Nobile Carlo Albertini, il cui Procuratore era il Conte Antonio Piatti.<br />

Sistemato il problema dei locali, dove sarebbe iniziata l’opera per i sordomuti, la <strong>Canossa</strong> voleva<br />

affrettare anche l’acquisto della chiesetta ad uso oratorio, per cui stese un PRO MEMORIA per il Conte<br />

Mellerio e l’Abate Polidori, il cui intervento poteva risolverne le complicazioni. Di esso nell’A.C.R. ci sono<br />

due minute, che presentano alcune <strong>di</strong>fferenze e non portano data.


AL CONTE MELLERIO<br />

757(Verona#1831.11.26)<br />

Il Conte Mellerio, con lettera che non si è rintracciata, deve aver comunicato la concessione demaniale <strong>di</strong><br />

acquisto della chiesetta e, insieme, consigliato la <strong>Canossa</strong> a seguire una certa procedura per chiedere la<br />

<strong>di</strong>minuzione del prezzo. La Marchesa vi si atterrà.<br />

V: G: e M: Eccellenza<br />

Non sò trovar termini per ispiegare all’Eccellenza Vostra la consolazione recatami dal venerato suo<br />

foglio, che ricevetti jer sera. Rilevo dal medesimo, come la nostra cara Madre Maria santissima si è<br />

compiaciuta bene<strong>di</strong>re le sante fatiche <strong>di</strong> lei per condurre l’opera sua ad un felice termine. Ne la<br />

ringrazio <strong>di</strong> cuore, e la supplico a voler dare a lei in questa vita, e nell’altra per ricompenza tutte le<br />

grazie, che desidera sì spirituali, che temporali. Oltre <strong>di</strong> che, non posso a meno <strong>di</strong> non supplicare<br />

l’Eccellenza Vostra a voler accettare anche i miei più <strong>di</strong>stinti ringraziamenti per questa novella sua<br />

carità, giacche io <strong>di</strong>fficilmente avrei potuto riuscire nell’impresa senza il suo ajuto. E quantunque<br />

obbligata me le professi per la gentile cor<strong>di</strong>alità con cui ha la bontà <strong>di</strong> esebirmisi per altri incontri,<br />

ritenendomi il <strong>di</strong>ritto della sua carità, troppo bene conobbi, che non poteva operare con maggior<br />

attività, vedute, premura, ed efficacia, <strong>di</strong> quello che fece.<br />

Rapporto al suggerimento, che si compiace darmi per ottenere la <strong>di</strong>minuzione del prezzo le<br />

rendo anche <strong>di</strong> questo infinite grazie, e oggi scrivo a Venezia ad un Cavaliere 1 , che le assomiglia, e<br />

Dio bene<strong>di</strong>rà il rimanente, secondo la santissima <strong>di</strong> Lui volontà, essendo già col <strong>di</strong> lei mezzo fatto il<br />

più.<br />

Può credere quanto rincrescimento abbia provato sentendo la morte dell’ottimo Abate<br />

Callini. Si affrettò egli tanto <strong>di</strong> riempire i suoi giorni d’opere sante, che si vede avere riempiuto<br />

innanzi al grave numero degli anni, la sua misura. Vivo nella speranza che Maria santissima ci<br />

otterrà un pari sostituto, giacche ad essa lascio la cura anche <strong>di</strong> questo, essendo delle nostre Case la<br />

padrona assoluta.<br />

Favorisca presentare i miei più <strong>di</strong>stinti complimenti al signor Abate Pollidori 2 , alle orazioni<br />

del quale, come a quelle dell’Eccellenza Vostra, caldamente mi raccomando. Si assicuri della<br />

continuazione delle povere nostre, e piena <strong>di</strong> venerazione mi confermo<br />

Dell’Eccellenza Vostra<br />

Verona San Giuseppe li 26 novembre 1831<br />

1 Cavalier Francesco Giustiniani (Ep.II/2, lett. 758, pag. 882).<br />

2 Abate Polidori, segretario del Conte Mellerio (Ep.I, lett. 388, n. 1, pag. 625).<br />

Umilissima Devotissima Obbe<strong>di</strong>entissima Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A MONS. TRAVERSI<br />

758(Verona#1831.11.27)<br />

Sono sorte altre complicazioni per l‟ammontare esatto richiesto dal Demanio per la chiesetta. Forse<br />

l‟intervento del Cavalier Giustiniani, che si era offerto <strong>di</strong> trattarne personalmente col Vicerè, potrebbe<br />

chiarire e risolvere tutto. Potrebbe Monsignore interpellarlo?<br />

NB. La risposta del Traversi del 6 <strong>di</strong>cembre 1831 <strong>di</strong>mostra positivo l’intervento del Cavaliere<br />

Giustiniani il quale ha ottenuto che l’Intendenza <strong>di</strong> Verona fissi una somma determinata e<br />

precisa, e in<strong>di</strong>ca nuovi passi da compiere.<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Quantunque sia poco tempo che mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> l’onore <strong>di</strong> scrivere alla Signoria Vostra<br />

Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima, soffra la bontà <strong>di</strong> Lei ch’io le replichi i <strong>di</strong>sturbi. Lo faccio con<br />

maggior coraggio trattandosi d’un affare nel quale Ella ha tanta parte, e che unitamente speriamo<br />

abbia da ridondare in gloria particolare del Signore. Mi convien farlo anche quasi soffocatamente<br />

trovandomi occupatissima in questi giorni per <strong>di</strong>sporre ogni cosa cominciandosi martedì per la<br />

prima volta in questa nostra Casa gli spirituali Esercizj delle Dame molto più che la mia salute<br />

continua a non esser molto ferma assicurandola per altro che cerco d’aver mi la cura che posso.<br />

Veniamo all’affare.<br />

Ben si ricorderà la S.V.Ill.ma e Rev.ma la supplica, ch’io le <strong>di</strong>ceva aver fatto umiliare a Sua<br />

Altezza Imperiale il nostro buon Principe Vice Re per ottenere la grazia <strong>di</strong> potere acquistare senza<br />

l’esperimento d’asta la Chiesa, o Oratorio <strong>di</strong> Santa Maria del Pianto detta dei Colombini come tutti<br />

gli altri passi da me fatti durante il mio soggiorno costì. Giunta a Verona ove era stata rimessa per<br />

l’informazione la cosa continuai a cercare <strong>di</strong> tenermi al fatto dell’andamento dell’affare. Siccome<br />

non ho mai fatto acquisti d’oggetti demaniali, erami affatto ignoto il metodo che si formassero due<br />

stime, l’una rilevando il valore considerato sullo stato d’affitto, l’altro considerato sullo stato <strong>di</strong><br />

demolizione, e se anche l’avessi saputo avrei giu<strong>di</strong>cato questa seconda stima dovesse risultare<br />

sempre minore dell’antecedente. Prima <strong>di</strong> formare la supplica io aveva gia saputo che la stima in<br />

ragione d’affitto era stata fatta nel prezzo d’austriache lire 768, e per ciò aveva al Principe offerto<br />

qualche cosa anche più della stima ma rilevato dopo essere quì giunto il mio Memoriale, la stima<br />

seconda cioe in istato <strong>di</strong> demolizione tra materiale ed area ascese sino a 5193 se non mi sbaglio, che<br />

se falassi sarebbe <strong>di</strong> <strong>di</strong>cine. Conosciuta tale stima consultai il degnissimo nostro Superiore 1 , ed il<br />

Signor Don Antonio 2 cosa fosse da farsi giacche per l’ortaglia, e le casette erami regolata giusta la<br />

nostra intelligenza cioè investendo il danaro in modo frutifero nell’ortaglia avendola affittata a<br />

nostro vantaggio, ed essendo d’intelligenza col Signor Don Antonio per le casette che in luogo del<br />

gravoso affitto ch’Egli pagò sin qui sod<strong>di</strong>sfasse al livello, ed al casatico.<br />

Maturate tutte le cose conclusero, e così parve a me pure ed a qualche altra persona<br />

necessariamente consultata, ch’io dovessi continuare la trattativa anche al valore del prezzo <strong>di</strong><br />

demolizione.<br />

Il Signor Don Antonio in progresso trovò persona che gli promise <strong>di</strong> dargli la somma parte pare in<br />

dono, e parte sembra a Lui prestata. Scrissi dunque allora costì al Signor Presidente marcandogli la<br />

smisurata <strong>di</strong>stanza delle stime ma pero aggiungendogli che nel caso non si potesse deviare<br />

dall’ultima stima non mi ritirava dalla fatta esebizione, e che avrei ricevuto per una grazia<br />

l’ottenerla anche in quel modo ma senza l’asta.<br />

1 Mons. Ruzzenenti Vincenzo, Superiore della Casa <strong>di</strong> Verona (Ep. II/1, lett. 490, n. 1, pag. 166).<br />

2 Don Antonio Provolo, fondatore dell’Istituto dei Sordomuti (Ep. II/2, lett. 730, n. 1, pag. 822).


Mi rispose una gentilissima lettera ministeriale però com’era troppo naturale <strong>di</strong>cendomi tra<br />

le altre cose che l’affare avrebbe avuto un lungo corso perche Sua Maesta soltanto poteva accordare<br />

tal grazia. Diede dopo questo però moto all’affare il quale tostamente fu spe<strong>di</strong>to col voto del<br />

Magistrato Camerale a Milano e per quanto seppi il voto era favorevole ma stabilito sul prezzo in<br />

istato <strong>di</strong> demolizione. Come vigillava, come può credere anche colà tosto, che ne seppi l’arrivo<br />

continuai a sollecitare la conclusione, che non potea lasciare <strong>di</strong> sperare non fosse facoltativo del<br />

nostro buon Principe come erami stato fatto credere a Milano.<br />

Ella sa chi fu il mio me<strong>di</strong>atore colà, ed a questo può figurarsi quanto e come aveva scritto il<br />

prezzo, e sono certa avra fatto il possibile; jer sera favori scrivermi significandomi essere rimandato<br />

dopo il giro del Senato Camerale e non so <strong>di</strong> qual altro Ministero l’affare a Venezia, e che quanto<br />

prima dal nostro Governo <strong>di</strong> Venezia mi verrà significato la favorevole conclusione sempre però sul<br />

prezzo in istato <strong>di</strong> demolizione. Mi soggiunge che sarebbe <strong>di</strong>ce Egli conveniente che trovandosi il<br />

nostro ottimo Principe costì lo facessi supplicare della grazia <strong>di</strong> voler tra il prezzo d’affitto e quello<br />

<strong>di</strong> demolizione fissare un prezzo me<strong>di</strong>o e compire in questo modo (la) grazia <strong>di</strong>cendomi ch’Egli<br />

pensa si degnerà Sua Altezza accordarmi tal domanda riguardando questa con persuasione e<br />

clemenza le mie suppliche da essa giu<strong>di</strong>cate <strong>di</strong>rette al bene delle popolazioni, e de poveri. La<br />

persona che farebbe questo passo costì l’avrei, ed è l’ottimo nostro Cavalier Giustiniani il quale<br />

sulla narativa ch’io gli feci appositamente per un caso <strong>di</strong> bisogno spontaneamente mi esebi<br />

occorrendo <strong>di</strong> presentarsi al Principe per me, ma non so se la cosa sia da farsi perche non vorrei, che<br />

il Ministero mi ribaltasse tutto e mi facesse andare l’affare a Vienna, ed in questo modo per<br />

risparmiare due o tre mille austriache andasse poi a farmi riuscire inutile tutto l’acquisto fatto.<br />

Io per ciò non voglio risolvere <strong>di</strong> mia testa, ne trattai già come sa essere mio costume, e<br />

dovere in ogni Paese col nostro Superiore del quale le presento i <strong>di</strong>stinti complimenti, ed insieme<br />

abbiamo concluso <strong>di</strong> ricorrere ai <strong>di</strong> Lei lumi esperienza e carità trovandosi anche pel luogo; se la<br />

grazia può andare nulla, o essere anche soverchiamente <strong>di</strong>fferita crederebbe questo Superiore non<br />

facessimo passo veruno. Se si potesse poi credere, che il Principe venendogli rappresentata la cosa<br />

dal suddetto Cavaliere a <strong>di</strong>ritura potesse stabilire e fissare da se un prezzo me<strong>di</strong>o allora approfitterei<br />

delle buone <strong>di</strong>sposizioni del Cavalier Giustiniani, e farei che supplicasse Sua Altezza Imperiale <strong>di</strong><br />

quest’ultima grazia la quale verrebbe ad essere il compimento della prima.<br />

Siccome temo <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>care e perdere questa posta e che d’altronde le forze non mi<br />

permettono <strong>di</strong> fare come voleva, e dovrei una lettera al medesimo se non crede, che facciamo passi<br />

lasciamo andare ogni cosa, ma se credesse dovessimo fare qualche tentativo mi faccia la carità <strong>di</strong><br />

far pregare il detto Cavaliere <strong>di</strong> venire da Lei, per minore suo <strong>di</strong>sturbo se gli fa leggere questa<br />

lettera prende Egli un idea <strong>di</strong> tutto, ed insieme risolvano ciò, che sia da fare.<br />

Le domando mille perdoni <strong>di</strong> tanta importunità ed raccomandandomi alle sante sue orazioni<br />

passo all’onore <strong>di</strong> confermarmi<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 27 novembre 1831<br />

_________________<br />

NB. Senza autografo della <strong>Canossa</strong>.


[Dopo il 27 novembre] 1831<br />

A MONS. TRAVERSI<br />

759(Verona#1831.11.**)<br />

La <strong>Canossa</strong> da tempo non gli scriveva assillata dalle tante pratiche necessarie a sistemare la sede della<br />

nuova opera dei Figli della Carità. Ora manca il contratto per la chiesa, ed ella, tramite Monsignore, prega<br />

il Cavalier Giustiniani che intervenga per ottenere la <strong>di</strong>minuzione del prezzo e affretti la spe<strong>di</strong>zione<br />

dell‟incartamento a Vienna.<br />

V: G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Se non conoscesse la Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima l’andamento degli<br />

affari temerei ch’Ella mi giu<strong>di</strong>casse molto fredda ed inoperosa per quello che raccomandai alla<br />

carità <strong>di</strong> Lei, per cui finalmente oggi ho l’onore <strong>di</strong> scriverle. Non le <strong>di</strong>co dunque le mie cure perchè<br />

esauriti fossero i relativi necessarj passi, che già facilmente se li figurerà. Ma siccome furono<br />

sbagliati i confini in gran parte, avendo io acquistata l’ortaglia, e fatto il livello delle casette qualche<br />

mese dopo il rapporto <strong>di</strong> questo Signor ingegnere Milani a Venezia, così fu d’uopo regolar questi,<br />

fare l’offerta d’accrescimento al prezzo <strong>di</strong> stima, in<strong>di</strong> passare all’atto che chiamano appuntamento,<br />

che in sostanza salva la superiore approvazione ch’io chiamo contratto. Gliene occludo la esatta<br />

copia. Vedrà che siamo riusciti <strong>di</strong> accrescere in due volte, solo centosei austriache e centesimi 47 e<br />

<strong>di</strong> stabilire il pagamento in cinque rate, compreso il primo e maggiore sborso. Vedrà similmente<br />

accennato in questo appuntamento, o contratto come ci parve ad un prezzo eccedente, e le ragioni <strong>di</strong><br />

tale giu<strong>di</strong>zio, <strong>di</strong> modo che tanto Sua Altezza Imperiale l’ottimo nostro Principe come Sua Maestà<br />

anche da se potrebbero ...rcarlo 1 . Se la Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima lo giu<strong>di</strong>ca<br />

opportuno mi faccia la carità dell’altra volta cioè <strong>di</strong> parlare a mio nome all’ottimo Cavalier<br />

Giustiniani acciò volesse sollecitare presso a chi Ella giu<strong>di</strong>ca la spe<strong>di</strong>zione a Vienna, onde<br />

possiamo concludere l’affare in breve. Intanto grazie al Signore potei poi finalmente lunedì due<br />

corrente avere in libertà intiera le due casette che una sola vengono a formare. Già come l’ultima<br />

volta mi onorai <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle sino nelle circostanze le più minime trovai sempre ostacoli superabili però<br />

colla pazienza e coll’opera. Intanto necessariamente dovette il Signor Don Antonio 2 rimanersene<br />

dove era, e quantunque nel tempo decorso abbia io potuto eseguire gli opportuni restauri in una<br />

delle due unite casette, ora mi ci vorranno due o tre settimane a compire quanto resta nella prima ed<br />

a fare gli addattamenti in<strong>di</strong>spensabili al momento, nella seconda. Ella vede quanto tutto sia stato<br />

ritardato. Io spero che per la festa del primo dolore <strong>di</strong> Maria santissima, cioè la Purificazione, le<br />

cose saranno ridotte al segno <strong>di</strong> poter dare il primo principio sempre che non permetta il Signore al<br />

gran demonio qualche altra novità. Vivo certa che la Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

ci continuerà anche l’assistenza delle sante sue orazioni delle quali io più <strong>di</strong> tutto il rimanente<br />

abbisogno per fare un po <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio.<br />

La mia salute è <strong>di</strong>screta ma abbiamo qui gran neve ed un freddo orrido per cui non finisco <strong>di</strong><br />

avermi riguardo. Mi fa un po <strong>di</strong> pena la Superiora <strong>di</strong> costì coll’attuale stagione. Basta sia fatta la<br />

volontà <strong>di</strong> Dio in tutte le cose.<br />

Se giu<strong>di</strong>cherà parlar dell’affare detto <strong>di</strong> sopra al Cavalier Giustiniani la supplico al<br />

medesimo de’ miei doveri.<br />

Ella si compiaccia <strong>di</strong> accettare i rispetti delle mie Compagne mentre con vero ossequio passo<br />

a ripetermi piena <strong>di</strong> venerazione.<br />

1 Legg.: ricercarlo.<br />

2 Don Antonio Provolo, fondatore dell’Istituto dei Sordomuti (Ep. II/2, lett. 730, n. 1, pag. 822).


(NB: in margine con crocetta <strong>di</strong> richiamo, che però non appare, il seguente periodo:)<br />

* Non le presento gli ossequi del Signor Don Antonio essendo egli andato in compagni(a) dei<br />

Signori Conte Passi a dare i Santi Esercizi nel paese <strong>di</strong> Calcinate vicino a Bergamo. Il Signor Don<br />

Francesco mi scrisse jeri e sento nella ristrettezza <strong>di</strong> operarj tutto camina bene.<br />

1831<br />

______________________<br />

NB. Nel verso del foglio ultimo, con inchiostro del medesimo colore, ma con calligrafia <strong>di</strong>versa:<br />

Copia d’una lettera scritta a Monsignor Traversi <strong>di</strong> Venezia relativa alla Chiesa dei Colombini.


A MONS. TRAVERSI<br />

760(Verona#1831.12.10)<br />

Contemporaneamente alla risposta del Traversi in data 6 <strong>di</strong>cembre 1831, era giunto alla <strong>Canossa</strong> da parte<br />

dell‟Intendenza <strong>di</strong> Finanza l‟invito ad un appuntamento per stabilire il contratto della chiesetta, che si<br />

sarebbe effettuato poi, come da documento (A.C.R.), il 30 <strong>di</strong>cembre. La <strong>Canossa</strong>, nell‟attesa glielo<br />

comunica.<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Il venerato foglio del giorno 6 con cui la Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima mi<br />

onorò mi fu recato appunto quand’era per significarle scrivendole avere io già ricevuta da questa<br />

Regia Intendenza <strong>di</strong> Finanza l’invito per l’appuntamento onde stabilire il contratto. Questa volta<br />

ebbi il contento prima <strong>di</strong> saperlo <strong>di</strong> combinare pienamente col <strong>di</strong> Lei saggio suggerimento giacche<br />

avevammo concluso con Monsignor Ruzzenenti 1 il Signor Don Antonio 2 ed io venendo alla<br />

trattativa <strong>di</strong> domandare e cercare che i pagamenti siano <strong>di</strong>visi in rate. Per l’accrescimento quando<br />

non vi fosse: una prescrizione normale io tento <strong>di</strong> stare più bassa che posso.<br />

Non so tacere però alla S.V.Ill.ma e Rev.ma <strong>di</strong> non essere restata sommamente sorpresa che<br />

in questa sorte <strong>di</strong> affari abbiano da servire <strong>di</strong> base le lettere amichevoli giacche tale mi intesi che<br />

fosse quella che scrissi al Signor Presidente molto più che non ritirandomi è vero dall’offerta gli<br />

marcava però il mio sbalio <strong>di</strong> non aver saputo che si facessero due stime, e la grande <strong>di</strong>fferenza<br />

dall’una all’altra. Pregandolo colla maggior delicatezza, che seppi a voler procurare che si<br />

prendesse almeno un prezzo me<strong>di</strong>o tra l’una e l’altra stima, la <strong>di</strong> Lui risposta fu <strong>di</strong>remo lettera<br />

amichevole e <strong>di</strong> più gentilissima. La <strong>di</strong>ssi ministeriale non già .perche provenisse da uffizio ma per i<br />

termini e mo<strong>di</strong> coi quali parlava dell’affare. In ogni modo non si deve temere nulla, essendo la cosa<br />

tutta <strong>di</strong> Maria Santissima.<br />

Io andrò innanzi sulle traccie che la carità <strong>di</strong> Lei e quella del Cavalier Giustiniani 3 hanno la<br />

bontà <strong>di</strong> suggerirmi. Concluso il contratto vedremo poi se sia o non sia opportuno fare altri passi.<br />

Oggi mandai persona idonea all’Uffizio per trattare per me, e riconoscere le stime<br />

verificando le località giacche nella lettera sopracitata della Regia Intendenza trovai uno sbalio nei<br />

confini ch’io suppongo certamente sbalio <strong>di</strong> penna. Quando accaduta non fosse la <strong>di</strong>menticanza<br />

nella cancellazione d’acquisto d’altre proprietà demaniali, che se fosse la cosa reale la stima<br />

verrebbe necessariamente a <strong>di</strong>minuirsi molto da se. Lunedì spero sapere l’esito della trattativa e<br />

tosto che l’avrò finito tutto quì le significherò ogni cosa certa della continuazione della <strong>di</strong> lei<br />

assistenza e carità.<br />

Ritornando poi adesso all’antecedente pur veneratissimo suo foglio mi creda che sono<br />

propriamente confusa <strong>di</strong> tanta sua carità e bontà come pure lo sono della clemenza del nostro buon<br />

Principe, e della premura del Cavalier Giustiniani. Quando il Signore vuole una cosa si vede che lo<br />

mette nel cuore a tutti quelli <strong>di</strong> cui vuole Egli servirsi. La ringrazio vivamente <strong>di</strong> tutto e la supplico<br />

a ringraziare per me il prelodatto Cavaliere. Rilevai pure da questo il bel regalo fattole tenere dal<br />

Santo Padre 4 . Prima ch’Ella si porti ai santi <strong>di</strong> Lui pie<strong>di</strong> già avrò occasione d’incomodarla altre<br />

volte onde per ora del suo viaggio che non mancherò <strong>di</strong> far raccomandare al Signore, al presente<br />

non parlo.<br />

Quì si terminavano la festa dell’Immacolata gli spirituali Esercizj <strong>di</strong> queste Dame. Se altro<br />

non succede pare, che questo ramo abbia messo ra<strong>di</strong>ce giacche tanto se ne mostrarono queste<br />

Signore sod<strong>di</strong>sfatte che <strong>di</strong>vizzarono il modo da renderlo stabile in progresso.<br />

1 Mons. Ruzzenenti Vincenzo, Superiore della Casa <strong>di</strong> Verona (Ep. II/1, lett. 490, n. 1, pag. 166).<br />

2 Don Antonio Provolo, fondatore dell’Istituto dei Sordomuti (Ep. II/2, lett. 730, n. 1, pag. 822)<br />

3 Cavalier Giustiniani (Ep. II/2, lett. 758, pag. 882).<br />

4 Papa Gregorio XVI , Sommo Pontefice eletto nel 1830 (Ep. I, lett. 407, n. 2, pag. 667).


Rapporto alla mia salute l’assicuro che mi ho proprio cura.<br />

Non sono affatto libera dalla mia tosse ma del rimanente sono guarita. Sento anche da cotesta<br />

Superiora che si vada rimettendo e che ha già fatto cominciare i santi Esercizj da alcune Compagne.<br />

Senza l’incoraggimento <strong>di</strong> Lei capisco che non avrebbe avuto animo <strong>di</strong> fare eseguire quest’anno tale<br />

regola. Spero che il Signore metterà nel cuore <strong>di</strong> Monsignor Patriarca 5 il soggetto opportuno onde<br />

venga eseguita l’altro pure del Confessore straor<strong>di</strong>nario.<br />

Accetti Ella intanto i doveri <strong>di</strong> Monsignor Ruzzenenti e del Signor Don Antonio e mi creda<br />

quale con piena venerazione raccomandandomi alle sante sue orazioni mi confermo rispettosamente<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 10 <strong>di</strong>cembre 1831<br />

_________________<br />

NB. Minuta in cui non c’è nulla <strong>di</strong> autografo.<br />

5 Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).


[ Verona, febbraio 1832]<br />

A MONS. TRAVERSI<br />

761(Verona#1832.02.**)<br />

La salute precaria della <strong>Canossa</strong> le ha fatto ritardare l‟annuncio felicissimo dell‟inizio della nuova attività.<br />

Don Antonio Provolo, con sua madre e due suoi collaboratori sono finalmente entrati ad abitare le casette.<br />

Ragazzi e sordomuti frequentano numerosi. Si tratta ora <strong>di</strong> completare l‟affare della chiesetta. L‟incontro<br />

alla Intendenza <strong>di</strong> Finanza è avvenuto, ma il contratto notarile conclusivo si fa molto aspettare.<br />

V:G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Sono otto giorni ormai che cominciai questa lettera senza poter avere la consolazione <strong>di</strong><br />

terminarla. Torno a provare se mi riesce questa volta a compirla.<br />

Questa volta che più dolce del solito mi riesce il procurarmi l’onore <strong>di</strong> scrivere alla<br />

S.V.Ill.ma e Rev.ma non posso mai giungere a fare questa lettera. Piace alla bontà del Signore<br />

visitarmi quest’anno frequentemente nella salute e adesso pure ch’io scrivo lo faccio con un po’ <strong>di</strong><br />

febbre la quale da <strong>di</strong>eci, o do<strong>di</strong>ci giorni mi fa buona compagnia unitamente alla mia tosse. L’una e<br />

l’altra però sono minorate assai e penso che tra pochi giorni si consumeranno. Volle oltre già il<br />

bisogno che ho <strong>di</strong> fare un po <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio, temprare il Signore la vivissima consolazione che provai<br />

per vedere finalmente messo il primo seme <strong>di</strong> quell’opera <strong>di</strong> carità da me tanto desiderata e della<br />

quale Ella ha tanta parte. Il Signore <strong>di</strong> tutto sia benedetto.<br />

Le <strong>di</strong>rò dunque che per quanto possa dubitare d’importunarla non so starmene in<br />

quest’incontro colla S.V.II.ma e Rev.ma in silenzio che sembrerebbemi mancare a quella rispettosa<br />

gratitu<strong>di</strong>ne ch’io le professo se non la metterei al fatto dei piccolissimi nostri progressi.<br />

Sappia dunque che nella novena della festività della Purificazione primo dolore <strong>di</strong> Maria<br />

Santissima il Signor Don Antonio 1 , che mi commise presentarle tanti ossequi, andò finalmente ad<br />

abitare nella casetta, ed il mercoledì, vigilia della stessa festività andarono ad abitare con lui un <strong>di</strong><br />

lui amico sacerdote 2 , ed un giovane secolare 3 . Mi pare doverle <strong>di</strong>re che non mi <strong>di</strong>a una pienissima<br />

retta perche come sa una cosa che si desideri efficacemente colla consolazione <strong>di</strong> vederla eseguita,<br />

si può illudersi e vedere più bello <strong>di</strong> quella che è ma non posso tacerle il mio contento nel sentire<br />

l’impegno <strong>di</strong> queste caritatevoli persone per i cari miei poveri il loro stu<strong>di</strong>o per essere loro utili e la<br />

loro allegrezza, ed unione perfetta. Parlo per relazioni come si può figurare avendo passato e<br />

passando tutto questo tempo tra la camera ed il letto. I sor<strong>di</strong> mutti hanno già imparato la strada <strong>di</strong><br />

andare a trovare il loro maestro e la sera hanno principiato una piccola scuola per i nostri ragazzi<br />

poveri delle botteghe ma questa conviene che la misurino colla ristrettissima località. Potei cercare<br />

come feci <strong>di</strong> renderla salubre, e decente ma grande non poteva <strong>di</strong> modo che tutto il gran palazzo è<br />

occupato dal Signor Don Antonio il quale al momento, ha seco anche la sua mamma e dei suoi<br />

compagni, quattro appunto essendo le camerine da dormire, e tre compresa la cucina, i luoghi<br />

terreni.<br />

Raccomando questa piccola pianta alla carità delle sante sue orazioni onde il Signore voglia<br />

renderla fruttuosa colla sua bene<strong>di</strong>zione. Per la località sulla fine <strong>di</strong> questo mese potremo<br />

guadagnare una camerina se sarà vero che mi resti libera la terza casetta nella quale andrà ad abitare<br />

la mamma del Signor Don Antonio, ma un buco ai poveri più esteso non si potrà fare sino alla<br />

consumazione dell’affare della chiesa * <strong>di</strong> Santa Maria del Pianto del qual affare dopo avere<br />

segnato quì alla Finanza l’appuntamento non ne seppi mai più la cosa la più minima. Se mai la<br />

1 Don Antonio Provolo, fondatore dell’Istituto dei Sordomuti (Ep. II/2, lett. 730, n. 1, pag. 822)<br />

2 Don Corsara, aiutante <strong>di</strong> Don Antonio Provolo (Cf. lett. 730).<br />

3 Giovanni Battista Vallalta (Cf. lett. 740).


S.V.Ill.ma e Rev.ma ne sapesse qualche cosa mi farebbe una grazia singolare a volermelo far<br />

sapere. Gia il <strong>di</strong>avolo non è contento ancora <strong>di</strong> farmi combattere.<br />

Seppi da cotesta mia Compagna Superiora 4 esser Ella pure stata incornodata. Mi <strong>di</strong>ceva però<br />

ch’Ella erasi rimessa; voglia il Signore che lo sia stabilmente perchè con questa benedetta stagione,<br />

e un pensier serio il poter riuscir ad istar sani. La salute <strong>di</strong> cotesta buona Compagna mi sta molto sul<br />

cuore, ma da quello ch’io posso comprendere parmi si metta molto male.<br />

Se il <strong>di</strong> Lei viaggio resta fermo per subito dopo pasqua secondo il Signore non me lo<br />

impe<strong>di</strong>sca Lui, faccio quanto mai mi è possibile per avere la sorte d’ossequiarla e <strong>di</strong> vederla prima<br />

della sua partenza<br />

* ed annesse abitazioni<br />

Sento che ha da fare con M.<br />

Per voce le contero poi il ri<br />

(Queste le proposizioni incomplete in calce alla lettera e che forse erano appunti che la <strong>Canossa</strong> voleva fossero<br />

sviluppati. Nella contropagina:)<br />

Ella avrà passato come passai anch’io dei momenti d’angustia pel nostro Santo Padre 5 pel quale<br />

ogni giorno si fa una apposita devozione da questa comunità. Pare adesso a me peraltro che il<br />

Signore me<strong>di</strong>ante l’intercessione <strong>di</strong> Maria Santissima alla quale il Santo Padre in ogni circostanza<br />

ricorre sempre sin qui abbia spiegata una sì aperta <strong>di</strong> Lui protezione sul suo Vicario che mi sono<br />

messa in piena tranquillità.<br />

_________________<br />

NB. Minuta che presenta qualche lieve ritocco autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

4 Terragnoli Giuseppa (Ep. I, lett. 398, n. 2, pag. 649).<br />

5 Gregorio XVI, Sommo Pontefice eletto nel 1830 (Ep. I, lett. 407, n. 2, pag. 667).


AL CONTE MELLERIO<br />

762(Verona#1832.02.25)<br />

L‟affare <strong>di</strong> S. Maria del Pianto ritarda la conclusione perchè la copia dell‟appuntamento del 30 <strong>di</strong>cembre<br />

1831 è passata dal Magistrato Camerale <strong>di</strong> Venezia al Gabinetto <strong>di</strong> Sua Altezza Imperiale a Milano.<br />

Dovrebbe partire per Vienna e la <strong>Canossa</strong> prega il Conte che si rivolga al Vicerè per una rapida soluzione,<br />

tanto più che l‟opera dei Figli della Carità non solo è iniziata, ma si sta molto incrementando.<br />

V: G: e M: Eccellenza<br />

Verona li 25 febbrajo 1832<br />

Per quanto mi <strong>di</strong>spiacia rinnovare i <strong>di</strong>sturbi all’Eccellenza Vostra, pure in riflesso non solo della<br />

bontà <strong>di</strong> lei, ma molto più del suo costante desiderio d’impiegarsi per la <strong>di</strong>vina gloria sono ad<br />

incomodarla, supplicandola a volermi continuar la sua assistenza per terminare quanto ha ella si<br />

felicemente principiato. L’Eccellenza Vostra ben capisce, che parlo della Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria del<br />

pianto detta dei Colombini, la <strong>di</strong> cui trattativa è già bene innoltrata, come adesso mi onorerò <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rle, colla maggior brevità che potrò. Sin da quando ella si compiacque significarmi che l’affare<br />

era ritornato a Venezia, lo segu<strong>ii</strong> cola. Ivi pure degnossi il nostro buon Principe Vice Re e lasciare e<br />

confermare le clementi espressioni d’interessamento che con lei fece, mostrandosi <strong>di</strong>sposto se<br />

avessi io creduto <strong>di</strong> supplicare Sua Maestà per un ribasso nel prezzo, come a sostenere e sollecitare<br />

tal mia domanda presso il Sovrano. Gratissima come può credere alla bontà <strong>di</strong> Sua Altezza<br />

Imperiale, maturate bene tutte le cose, non mi parve (NB. Aggiunta in margine) * per motivi che mi<br />

riservo a <strong>di</strong>rle in voce, <strong>di</strong> doverne approffittare parlando sull’articolo ribasso, e passato l’affare pel<br />

contratto che chiamano appuntamento, mancando della superiore approvazione, a Verona, col<br />

mezzo <strong>di</strong> un mio procuratore conclusi col prezzo già a ragione <strong>di</strong> stima <strong>di</strong> materiali ed area e con un<br />

aumento giusta i soliti meto<strong>di</strong> che fù <strong>di</strong> austriache L. 107. Credo bene anzi <strong>di</strong> unire a questa mia la<br />

copia del medesimo appuntamento in data del 30 dello scorso Decembre. Sino a jeri non mi riusci<br />

averne più notizie; finalmente seppi che le carte in data 12 gennajo sotto li numeri 535/86 passarono<br />

dal Magistrato camerale <strong>di</strong> Venezia al Gabinetto <strong>di</strong> Sua Altezza Imperiale a Milano.<br />

L’Eccellenza Vostra facilmente capisce la grazia <strong>di</strong> cui adesso la prego. Questa si è <strong>di</strong><br />

volersi informare se sia l’affare partito per Vienna, e voler sollecitare il compimento con quella<br />

prestezza che si può giacchè sappia che la vigilia della festa della purificazione <strong>di</strong> Maria santissima<br />

passarono ad abitare in una delle casette annessa a detta Chiesa, da me acquistate, alcune delle<br />

persone caritatevoli <strong>di</strong>sposte ad impiegarsi ad ammaestrare i poveri sor<strong>di</strong> muti ed i miei cari ragazzi<br />

sanzenati ed abbiamo la consolazione <strong>di</strong> vederne già il frutto.<br />

I sor<strong>di</strong> muti sono nove, i ragazzi sono trentatre ma il male si è che questi ultimi ogni sera<br />

crescono e a momenti non vi è più luogo <strong>di</strong> metterli. Già come sa questi poveri ragazzi sono quelli<br />

che per la povertà loro debbono stare a bottegha tutto il giorno e non possono andare alle pubbliche<br />

scuole. Non posso nasconderle quanto mi sia <strong>di</strong> allegrezza il vedere aperta un’opera caritatevole per<br />

mezzo della quale spero potrà questo caro popolo <strong>di</strong> poveri avere tanti ajuti e si assicuri che il<br />

Signore abbondantemente la retribuirà per quest’opera piccola in confronto delle gran<strong>di</strong> che Dio<br />

degnossi volere da lei ma grande almeno al pari delle altre perchè è opera <strong>di</strong> Maria santissima,<br />

madre amorosa dei miserabili.<br />

La compiacenza della cosa mi ha fatto estendere più del dovere. Per carità mi perdoni. Se<br />

non le <strong>di</strong>spiace favorisca de’ più cor<strong>di</strong>ali complimenti all’amica Somaglia 1 , e tanti rispetti al signor<br />

Abate Pollidori 2 . Mi raccomando alle sante loro orazioni confermando in pari tempo all’Eccellenza<br />

Vostra la mia invariabile venerazione, e riconoscenza.<br />

1 Contessa <strong>Maddalena</strong> Somaglia, sorella del Conte Mellerio (Ep.I, lett. 279, n. 12, pag. 415).<br />

2 Abate Polidori, segretario del Conte Mellerio (Ep.I, lett. 388, n. 1, pag. 625).


Dell’Eccellenza Vostra<br />

Verona li 25 febbrajo 1832


AL CONTE MELLERIO<br />

763(Verona#1832.03.12)<br />

La pratica per S. Maria del Pianto è giunta a Vienna. Se il Conte potesse farsi dare dalla Cancelleria del<br />

Vicerè il numero <strong>di</strong> protocollo, un Agente aulico si sarebbe offerto <strong>di</strong> affrettarne i tempi. Però se il Mellerio<br />

non lo crede opportuno, la <strong>Canossa</strong> se ne asterrà.<br />

V G e M Eccellenza<br />

Può facilmente figurarsi l’Eccellenza Vostra, con quanto piacere per ogni motivo abbia ricevuto la<br />

pregiatissima sua lettera.<br />

Il Signore le ricambi tanta sua carità, e premura nel verificare i passi fatti, e nello scrivere a<br />

Vienna. Bramai sempre una sollecita conclusione dell’affare, non <strong>di</strong>menticando mai quanto in tale<br />

proposito mi <strong>di</strong>sse il nostro degnissimo Abate Pollidori 1 . Si lavorò anzi quì nella scorsa estate per<br />

quest’affare, sperando che tal opera <strong>di</strong> carità potesse placare la Divina Giustizia, e risparmiarci la<br />

malattia del cholera. Quantunque non sia io che opera, non ho peraltro coraggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che la<br />

perservazione <strong>di</strong> cotesta malattia sia stata per tale oggetto. Fra le tante preghiere però che furono<br />

fatte, la carità avrà certamente impegnato la Divina Misericor<strong>di</strong>a. Secondo quello che pur mi <strong>di</strong>sse il<br />

prelodato signor Abate questa stessa opera caritatevole perchè in onore della Madre delle<br />

Misericor<strong>di</strong>e otterrà per le preghiere <strong>di</strong> lei la quiete, e pace, che tutti bramiamo, e per ciò pure se<br />

mai ho cercato <strong>di</strong> sollecitare vorrei farlo adesso. A Vienna però io non ho nessuna relazione <strong>di</strong>retta.<br />

Un <strong>di</strong> lei servitore, ed amico, che facilmente indovinerà chi è, mi esebì l’appoggio d’uno <strong>di</strong> quegli<br />

Agenti Aulici. S’ella crede, che possa essere questo un mezzo propriamente opportuno per<br />

sollecitare l’evasione della cosa, la supplico a tanti altri aggiungere quest’atto <strong>di</strong> bontà <strong>di</strong> far<br />

rilevare dalla Cancelleria <strong>di</strong> Sua Altezza Imperiale sempre che si possa, il numero del protocollo<br />

della spe<strong>di</strong>zione dell’affare fatta il giorno 23 gennajo; e <strong>di</strong> più se vi fossero quelle piccole ma<br />

necessarie nozioni ch’io dovrei aggiungere alla piccola informativa da mandare a tale Agente<br />

determinandoci d’incaricarlo. Se poi ella che conosce a fondo tali mezzi li giu<strong>di</strong>ca superflui, allora<br />

adoprerò il solo necessario in ogni modo, cioè fare moltiplicare l’orazione, e Dio compirà la cosa<br />

coll’eccellente mezzo procuratomi dall’Eccellenza Vostra.<br />

Debbo poi prevenirla essere stato qui da me giorni sono l’ottimo veneto Cavalier Lorenzo<br />

Giustiniani, il quale mi favorì in quest’affare a Venezia, com’ella fece a Milano. Doveva tra pochi<br />

giorni venire costì, e voleva aver l’onore d’ossequiare il nostro buon Principe. Lo pregai dunque <strong>di</strong><br />

umiliare a Sua Altezza Imperiale il mio rispetto, e ricordargli la cosa. Mi <strong>di</strong>sse che ha il vantaggio<br />

<strong>di</strong> conoscere l’Eccellenza Vostra, e che pranzarono a Corte insieme, ed io lo pregai a significarle<br />

quanto il nostro buon Principe gli risponderà.<br />

Si assicuri che da miserabile pregherò e farò pregare per l’oggetto ch’ella si compiace<br />

in<strong>di</strong>carmi affinchè il Signore l’assista, e la bene<strong>di</strong>ca. Mi assista ella pure presso Dio avendone gran<br />

bisogno.<br />

M’onoro <strong>di</strong> ripetterle co’ vivi miei ringraziamenti i sentimenti del mio rispetto piena del<br />

quale passo a segnarmi.<br />

Dell’Eccellenza Vostra.<br />

Verona San Giuseppe li 12 marzo 1832<br />

1 Abate Polidori, segretario del Conte Mellerio (Ep.I, lett. 388, n. 1, pag. 625).<br />

Devotissima Obbe<strong>di</strong>entissima Umilissima Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A MONS. TRAVERSI<br />

764(Verona#1832.04.14)<br />

La <strong>Canossa</strong>, fisicamente molto sofferente, non ha potuto ricevere il Cavalier Giustiniani. Prega Monsignore<br />

che gli trasmetta le ultime notizie dell‟affare della chiesetta. Dal Conte Mellerio ha saputo che la pratica è a<br />

Vienna, corredata dal voto favorevolissimo del Vicerè ed era partita da Milano il 23 gennaio. Un amico del<br />

Giustiniani, venendone a conoscenza, s‟interporrà egli pure.<br />

Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Dall’ottimo nostro Cavalier Giustiniani la S.V.Ill.ma e Rev.ma avrà inteso l’andamento tutto<br />

dell’affar nostro a Milano.<br />

Già ci vuole pazienza in tutto, ma fu una gran combinazione, che giungesse al nostro buon<br />

Principe l’autorizzazione <strong>di</strong> simili contratti dopo, che le Carte erano partite per Vienna.<br />

Il prelodato Cavaliere le avrà detto l’intelligenza in cui siamo restati quando al suo ritorno<br />

quì venne a favorirmi. A tenore <strong>di</strong> questo, incomodo la carità <strong>di</strong> Lei anche perche desidero tenerla al<br />

fatto <strong>di</strong> tutto. Io non ebbi quest’ultima volta il vantaggio <strong>di</strong> parlargli come gli avrà detto, piacendo<br />

al Signore quest’anno <strong>di</strong> tenermi quasi sempre ammalata. Adesso sono convalescente. Vedremo se<br />

mi rimetto o tornerò ad ammalarmi come feci sin quì.<br />

Non so sia perche voglia Egli, che non possa da quì muovermi sino che non sia totalmente<br />

conclusa la cosa, o veramente che voglia mandarmi male perche faccia un pò <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio. A <strong>di</strong>re il<br />

vero parve, che fosse necessario, che qui mi trovassi, perche le cose tutte si appianassero, e pare<br />

anche che ci sia bisogno che quì mi trovi al momento, che verrà la risposta da Vienna ma stando<br />

bene non ho <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> recarmi ove sarà bisogno, che già posso sempre ritornare al momento. Le<br />

<strong>di</strong>rò per altro, che tanto, è il bene reale che già si fa ch’ebbi un più che bastante compenso <strong>di</strong> aver<br />

male.<br />

Tornando adesso all’affare mi fece ultimamente scrivere il buon Conte Mellerio aver Egli<br />

ricevuto da Vienna riscontro com’erano colà giunte le Carte accompagnate dal voto il più<br />

favorevole <strong>di</strong> Sua Altezza Imperiale il Principe Vice Re, e che speravano un sollecito<br />

favorevolissimo Rescritto. Supplico in<strong>di</strong> la S.V. Ill. ma e Rev. ma a voler presentare i miei <strong>di</strong>stinti<br />

doveri al Cavalier Giustiniani significandogli tutto questo avendomi Egli fatto <strong>di</strong>re al suo ritorno da<br />

Milano, che quando avessi avuto dal Conte Mellerio notizie della posizione dell’affare a Vienna<br />

glielo facessi sapere perche attende egli colà un Signore suo amico, gli avrebbe scritto onde vedere<br />

che fosse dato corso all’affare medesimo con quella maggiore sollecitu<strong>di</strong>ne che si può. Le Carte<br />

partirono da Milano il giorno 23 gennajo.<br />

Mi scrisse la Superiora 1 <strong>di</strong> costì, che la S.V.Ill.ma e Rev.ma prima del mese <strong>di</strong> maggio non<br />

avrebbe effettuato la sua gita.<br />

Non so se le generali circostanze del mondo gliela fanno ritardare. Ad ogni modo vivo<br />

quieta certa che la bontà <strong>di</strong> Lei me lo farà antecedentemente sapere bramando <strong>di</strong> poterla prima<br />

ossequiare, è vedere sempre già che il Signore non me lo impe<strong>di</strong>sca per la salute. Sento pure dalla<br />

stessa Superiora passarsela essa un pò meglio, ed essere in istato <strong>di</strong> girare un pò per casa. Mi <strong>di</strong>ce<br />

pure <strong>di</strong> frequente non essere più in caso <strong>di</strong> regger la casa in qualità <strong>di</strong> Superiora, e lo dubito anch’io.<br />

Nel mese <strong>di</strong> giugno l’elezione cade da se. L’assicuro per altro darmi un gran pensiero la mancanza<br />

<strong>di</strong> soggetti opportuni <strong>di</strong> età matura. Basta, il Signore assisterà anche in questo. Mi raccomando<br />

quanto posso alle sante sue orazioni. Non dubiti delle povere nostre.<br />

Pel Santo Padre poi giornalmente da miserabili non manchiamo <strong>di</strong> fare delle particolari<br />

devozioni.<br />

Accetti i rispetti del Signor Don Antonio 2 e delle mie Compagne e mi creda con invariabile<br />

rispetto quale mi onoro <strong>di</strong> confermarmi.<br />

1 Terragnoli Giuseppa (Ep. I, lett. 398, n. 2, pag. 649)<br />

2 Don Antonio Provolo, fondatore dell’Istituto dei Sordomuti (Ep. II/2, lett. 730, n. 1, pag. 822).


Verona li 14 aprile 1832<br />

3 NB. Copia ma con firma autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

Della Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Umil.ma Ubb.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 3


AL CONTE MELLERIO<br />

765(Verona#1832.05.12)<br />

Comunicazione felicissima della <strong>Canossa</strong>: il 9 aprile, il Sovrano ha approvato il contratto per la piccola<br />

chiesa. Entro un mese l‟affittuario dovrà lasciare la terza casetta. La Marchesa pagherà subito la prima<br />

rata e l‟attività, già intensa, sarà libera da ogni remora. Grande la riconoscenza per il Conte, che dovrebbe<br />

trasmetterne l‟espressione anche al Vicerè.<br />

V G e M Eccellenza<br />

Per quanto possa sembrare importuna all’Eccellenza Vostra, non posso a meno <strong>di</strong> non incomodarla<br />

anche questa volta, per l’argomento <strong>di</strong> Santa Maria del Pianto e suoi annessi.<br />

La santissima ed amantissima nostra Madre le renda dunque le più copiose retribuzioni <strong>di</strong><br />

quanto ella fece al suo servizio, e sappia che le istancabili cure dell’Eccellenza Vostra ebbero il<br />

pieno loro felicissimo effetto voglio <strong>di</strong>re non solo relativamente alla risposta affermativa, ma anche<br />

a tutta quella sollecitu<strong>di</strong>ne, che si potè aver maggiore.<br />

L’altr’jeri da questa Imperial Regia Finanza ebbi l’avviso essere stato da Sua Maestà il 9<br />

aprile approvato l’appuntamento, ed io <strong>di</strong>rò il contratto, invitandomi come oggi farò, a versare nella<br />

Cassa la prima convenuta rata, <strong>di</strong>cendomisi nella stessa lettera, che davano in pari tempo la <strong>di</strong>ffida<br />

all’affittuale, il quale per patto <strong>di</strong> scrittura devo metterla in libertà nel periodo <strong>di</strong> un mese, ed al<br />

momento della consegna passeremo a fare l’istromento.<br />

Può ella facilmente figurarsi quanta sia la mia consolazione, sperando, che questo<br />

contribuisca sempre più ad impe<strong>di</strong>re peccati, ed a guadagnare delle anime al Signore, come per<br />

<strong>di</strong>vina bontà fu già si felicemente cominciato.<br />

Io la ringrazio vivamente <strong>di</strong> tutto, e la supplico in momento opportuno a voler umiliare i più<br />

sinceri, e maggiori ringraziamenti a Sua Altezza Imperiale il nostro buon Principe, pel quale, come<br />

per l’Eccellenza Vostra non si mancherà certamente <strong>di</strong> pregare, i sor<strong>di</strong> e muti nel loro linguaggio,<br />

ed i cari miei Sanzenati lo faranno allegramente come porta il Paese, ma <strong>di</strong> cuore.<br />

Mi favorisca de’ più cor<strong>di</strong>ali complimenti all’amica Somaglia 1 , come de miei doveri al<br />

signor Abate Pollidori 2 , e confermando all’Eccellenza Vostra li sentimenti della mia riconoscenza,<br />

passo al vantaggio <strong>di</strong> raffermarmi ossequiosamente<br />

Verona li 12 maggio 1832<br />

Dell’Eccellenza Vostra<br />

1 La sorella del Mellerio (Ep.I, lett. 387, pag. 624).<br />

2 Il segretario, Abate Polidori (Ep.I, lett. 388, n. 1, pag. 625).<br />

Devotissima Umilissima Obbe<strong>di</strong>entissima Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A MONS. TRAVERSI<br />

766(Verona#1832.07.01)<br />

La chiesetta <strong>di</strong> S. Maria del Pianto è ormai possesso completo della <strong>Canossa</strong>, acquistata fuori asta e col<br />

versamento <strong>di</strong> tutto l‟ammontare. Attualmente ella sta pensando, nonostante i restauri <strong>di</strong> Verona, <strong>di</strong> cui si sta<br />

occupando Don Provolo, <strong>di</strong> migliorare la sede <strong>di</strong> Venezia. Sta facendone il progetto con Don Antonio stesso.<br />

Ora vorrebbe che Monsignore, che è a Roma, le ottenesse dal Santo Padre la bene<strong>di</strong>zione su una sistemazione <strong>di</strong><br />

locali nel convento <strong>di</strong> Bergamo e chiedesse l‟autorizzazione che egli stesso potesse risolvere dubbi <strong>di</strong> non<br />

estrema rilevanza, che, sorgendo tratto tratto nell‟Istituto, la costringono a ricorrere ai Car<strong>di</strong>nali.<br />

V.G. e M. Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Soffra la carità della S.V.Ill.ma e Rev.ma che anche in Roma venga ad incomodarla.<br />

Frequentemente ricevo le più consolanti notizie della sanità <strong>di</strong> Lei, e da quanto pure mi scrivono<br />

comprendo, e mi figuro la consolazione ch’Ella proverà questo tempo, che si trova presso il Santo<br />

Padre 1 . Sia ringraziato il Signore <strong>di</strong> tutto.<br />

Io sono ancora in Verona non avendomi, come forse saprà, permesso la debole mia sanità <strong>di</strong><br />

poter servire le nostre buone Dame <strong>di</strong> Venezia per i consueti spirituali Esercizj, i quali furono assai più<br />

del solito da queste frequentati essendo arrivate al numero <strong>di</strong> circa settanta.<br />

Il nostro Don Antonio Provolo poi ebbe dal Signore la grazia per quanto sento, <strong>di</strong> fare un frutto<br />

incre<strong>di</strong>bile nei doppj Esercizj suoi.<br />

Durante questo mio soggiorno in Patria ebbi la consolazione <strong>di</strong> poter terminare l’affare <strong>di</strong> Santa<br />

Maria del Pianto, dalla clemenza <strong>di</strong> Sua Maestà concessami come sa, <strong>di</strong> poter acquistare fuori dell’asta.<br />

Sabbato 16 corrente fu segnato l’istromento, e siccome aveva già sod<strong>di</strong>sfatto il prezzo tutto, me ne fu<br />

anche dato il possesso. Ora si sta riattando alcun poco, ed i cari miei poveri giornalmente ne sentono<br />

sempre più il vantaggio. Sono certa che V.S.Ill.ma e Rev.ma che ha in ciò tanta parte molto se ne<br />

rallegrerà. Nè dubiti che sia per <strong>di</strong>menticarmi i poveri ragazzi <strong>di</strong> Venezia, che anzi vado riflettendo<br />

<strong>di</strong>visando, e progettando, col Signor Don Antonio, il quale è instancabilmente occupato tra il suo<br />

ministero, i piccoli ristauri, i sor<strong>di</strong> e muti, ed i poveri ragazzi, per ajutare anche Venezia. Se il Signore<br />

degnerassi effettuare i nostri desiderj al ritorno <strong>di</strong> Lei le sottoporrò ogni cosa, e faremo quanto Ella<br />

giu<strong>di</strong>cherà.<br />

Giacchè trovasi la S.V. costì e che ha <strong>di</strong>sturbo co’ miei scritti senza incomodar anche<br />

l’Eminentissimo Signor Car<strong>di</strong>nal Vicario, la supplico a voler per me implorare una novella bene<strong>di</strong>zione<br />

dal Santo Padre sopra un piccolo cambiamento che la Nobile Famiglia Camozzi 2 , la quale mi donò per<br />

l’Istituto il Convento <strong>di</strong> Bergamo vorrebbe ora con noi fare. Il cangiamento consiste nella retrocessione<br />

<strong>di</strong> un piccolo granajo, e d’un altro pezzo <strong>di</strong> soffitta, e per quanto credo, o nient’altro, o poco più; ed<br />

invece darebbe a noi una qualche camera ch’era parte pure del convento, ma che non era compresa in<br />

quella parte <strong>di</strong> convento, che ci fu donata. Il cambio sarebbe comodo, per loro, e d’utile per noi avendo<br />

colà un locale ristretto, e se ne prova l’angustia singolarmente nei momenti dei Rami <strong>di</strong> carità, <strong>di</strong>rei<br />

straor<strong>di</strong>narj cioè Esercizj ed educazione delle maestre.<br />

In pari tempo non posso a meno <strong>di</strong> non sottoporre alla S.V. Ill.ma e Rev.ma un’altro mio<br />

pensiero del quale faccia poi tutto quello che crede. Io osservo che essendo l’Istituto nostro ancor<br />

recente riesce quasi impossibile che tratto, tratto non insorgano nell’osservanza della Regola particolari<br />

circostanze per cui nascono dubbi anche nei Superiori.<br />

1 Gregorio XVI, Sommo Pontefice eletto nel 1830 (Ep. I, lett. 407, n. 2, pag. 667).<br />

2 Famiglia Camozzi, benefattrice dell’Istituto (Ep.II/1, lett. 569, n. 2, pag. 404).


Qualche volta in simili casi mi rivolsi per cose <strong>di</strong> qualche entità all’esimia carità<br />

dell’Eminentissimo Car<strong>di</strong>nal Odescalchi 3 Superiore <strong>di</strong> tutti gl’Istituti, ma parmi che talor le cose non<br />

meritino d’importunar soggetti sì illustri, e non si lascia per l’altra parte <strong>di</strong> stare con qualche pena.<br />

Crederebbe Ella d’umiliare ciò pure a Sua Santità, e nello stesso tempo io confesso che<br />

bramerei potesse aver Ella la facoltà <strong>di</strong> decidere su questi piccoli dubbj, essendo certissima che lo<br />

farebbe, attenendosi a quello che ragionevolmente penserebbe essere secondo la mente del Santo Padre.<br />

Se questo mio pensiere non le sembrerebbe <strong>di</strong>ritto sia per non detto.<br />

Quasi non ar<strong>di</strong>sco supplicarla <strong>di</strong> mettermi con questo incontro ai sacri pie<strong>di</strong> del Santo Padre<br />

temendo che sia troppa libertà. Faccia però Lei che già il mio cuore lo conosce e sa quanto mi conforti<br />

la conferma dell’apostolica bene<strong>di</strong>zione.<br />

Quando ha l’incontro ricor<strong>di</strong> la prego il mio ossequio all’Eminentissimo Car<strong>di</strong>nal Vicario 4 con<br />

gli altri due Odescalchi e Falsacappa 5 .<br />

Mi raccomando alle sante sue orazioni. Accetti i rispetti delle Compagne, e mi creda quale con<br />

invariabile venerazione mi onoro <strong>di</strong> protestarmi<br />

Di V.S.Ill.ma e Rev.ma<br />

PS. Prima ch’Ella parta da Roma supplichi il Santo Padre a voler <strong>di</strong>ffondere l’apostolica bene<strong>di</strong>zione<br />

sopra il minimo nostro Istituto, e sopra il Signor Don Antonio, e la nascente caritatevole <strong>di</strong> Lui opera.<br />

Verona San Giuseppe li 1 luglio 1832.<br />

_____________________<br />

NB. Scritta in bella copia, probabilmente per lasciarla agli atti, ma non firmata dalla <strong>Canossa</strong>.<br />

3 Carlo Odescalchi , eletto Car<strong>di</strong>nale nel 1823 (Ep. I, lett. 407, n. 7, pag. 668).<br />

4 Card. Placido Zurla, Vicario del Papa Leone XII (Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527).<br />

5 Carlo Odescalchi, eletto Car<strong>di</strong>nale nel 1823 (Ep. I, lett. 407, n. 7, pag. 668)


A DON ANTONIO PROVOLO<br />

767(Verona#1833.09.09)<br />

Poiché Don Provolo si è rivolto a Bonifacio <strong>Canossa</strong> per l'affare, probabilmente <strong>di</strong> S. Maria del Pianto, ora,<br />

scrive la <strong>Canossa</strong>, a lui si rivolga per la risposta.<br />

V.G. e M.<br />

Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Riscontro il pregiato suo foglio 5 corrente, e mi dò il vantaggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle ch'essendosi Ella rivolta<br />

a mio fratello pel noto affare così Ella si rivolgerà al medesimo per la risposta.<br />

Mi pregio <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi con <strong>di</strong>stinta stima<br />

Di Vostra Molto Illustre e Reverenda<br />

Verona San Giuseppe li 9 settembre 1833<br />

Al Molto Illustre e Reverendo Signore<br />

Il Signor Don Antonio Provolo<br />

S.O.M.<br />

Dev.ma Umil.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A DON ANTONIO PROVOLO<br />

768(Verona#1834.01.**)<br />

Per completare il dossier della chiesetta <strong>di</strong> S. Maria del Pianto e delle casette, che la <strong>Canossa</strong> aveva procurato<br />

per l'incipiente opera dei sordomuti e delle scuole serali per i poveri ragazzi sanzenatesi, si pubblica la minuta<br />

della Procura per la cessione degli stabili a Don Provolo, a carico del fratello <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong>, Marchese<br />

Bonifacio <strong>Canossa</strong>. E' senza data, ma evidentemente del principio dell'anno 1834.<br />

Volendo io sottoscritta aderire alle inchieste del Signor Don Antonio Provolo del fu Signor<br />

Stefano qui domiciliato <strong>di</strong> vendergli la Chiesa detta <strong>di</strong> Santa Maria del pianto ossia dei Colombini per<br />

servirsene all'uso pio, e caritatevole per cui fu da me acquistata da quest'Imperial Regia Intendenza con<br />

istromento 16 giugno 1832, atti del Notajo Signor Antonio Dottor Maboni, perciò deputo, ed elego per<br />

me ed ere<strong>di</strong> in mio special Procuratore il Nobil Signor Marchese Cavaliere Bonifacio <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> del fu<br />

Nobil Signor Marchese Ottavio, mio fratello al quale impartisco le facoltà seguenti.<br />

Di alienare tanto con pubblico, quanto con privato documento al nominato Signor Don Antonio<br />

Provolo la Chiesa predetta <strong>di</strong> Santa Maria del pianto detta dei Colombini con tutte le aderenze e<br />

pertinenze alla stessa spettante, così, e come venne da me acquistata, ed è descritta nell'istrumento<br />

surriferito dal Noltajo Signor Dott. Maboni e nello stato in cui presentemente si ritrova per il prezzo <strong>di</strong><br />

austriache L. 5300: cinquemillatrecento, oltre le spese tutte da me incontrate per fare l'acquisto<br />

medesimo.<br />

Di <strong>di</strong>chiarare che il prezzo antedetto <strong>di</strong> L. 5300 austriache fu da me per la somma <strong>di</strong> L. 5185<br />

realmente ricevuto, e conseguito dal suddetto Signor Don Provolo non restando che benchè L. 114,95<br />

al compimento del totale <strong>di</strong> ricevere questa rimanenza e liberare in conseguenza il medesimo Signor<br />

Don Provolo dal debito del prezzo medesimo facendogli perpetua liberazione e quietanza.<br />

Di farmi ogni opportuna riserva pel conseguimento delle spese da me incontrate, e che<br />

amicabilmente saranno fatte riconoscere al suddetto Signor Don Provolo.<br />

Di cedere imme<strong>di</strong>atamente allo stesso Signor Don Provolo il possesso della Chiesa predetta,<br />

coll'obbligo al medesimo <strong>di</strong> sottostare al pagamento <strong>di</strong> tutte le imposte tanto per l'avvenire<br />

come pel tempo decorso dall'epoca del mio acquisto a totale mio sollievo, così per patto<br />

espresso.<br />

Di autorizzarlo a farsi iscrivere come proprietario della Chiesa antedetta in qualsivoglia libro, e<br />

registro.<br />

Di promettere <strong>di</strong> evizione e garanzia del detto immobile pel mio fatto proprio soltanto, e non<br />

d'avvantaggio, escludendo qualunque mia obbligazione per qualsivoglia evento.<br />

Di consegnare al detto Signor Don Provolo i documenti originali, ed autentici da me riportati, e<br />

che presso <strong>di</strong> me esistono relativamente al nominato acquisto.<br />

Di stipulare in fine qualunque altro patto relativo alla natura dei contratti <strong>di</strong> compra, e ven<strong>di</strong>ta,<br />

che il sopraddetto mio fratelo trovasse opportuno, e conveniente.<br />

Prometto <strong>di</strong> non contravenire a quanto verrà da esso mio fratello operato, ed agito, e <strong>di</strong> avere il<br />

tutto per fermo e valido. In fede.<br />

(Nel verso dell'ultimo foglio):<br />

Copia della procura della Signora <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> e la minuta delle spese.


APPENDICE<br />

DA DON ANTONIO ROSMINI<br />

A 103(Rovereto#1821.09.22)<br />

Il sacerdote roveretano ha preso in esame il Piano dei Figli della Carità che la <strong>Canossa</strong> gli ha fatto avere, e<br />

si è messo in contato con qualche sacerdote, ma si è reso conto che forse sarebbe possibile attuarlo con dei<br />

laici e non con dei sacerdoti.<br />

Rovereto 22 settembre 1821<br />

Illustrissima Signora Marchesa<br />

Io stesso voglio procacciarmi il piacere <strong>di</strong> scriverle alcuna cosa intorno al Piano da lei tracciato de’<br />

Figli della Carità, e comunicatomi, per sua singolare gentilezza, col mezzo <strong>di</strong> mia sorella<br />

Margherita. La posso assicurare, signora Marchesa, che io l’ ho letto e riletto più volte, non solo con<br />

grande piacere, ma ben anche con ammirazione della saviezza, <strong>di</strong> cui Dio 1’ha foinita. Mi pare <strong>di</strong><br />

entrare perfettamente nelle sue idee, e veggo la cosa <strong>di</strong> sommo vantaggio pei nostri tempi. Le <strong>di</strong>rò<br />

<strong>di</strong> più, che ho pensato un pezzo per vedere come si potesse avviare il principio. Rivolgendo però<br />

intorno il guardo su tutto il clero che io conosco, ed esaminando i mezzi necessari per sì fatto<br />

negozio, specialmente per quello che spetta le persone ho trovato (e qual meraviglia!) gran<strong>di</strong>ssima<br />

<strong>di</strong>fficoltà, e sono stato recato a non pochi riflessi intorno a simile affare. Da per tutto ho rilevato una<br />

scarsezza grande <strong>di</strong> ecclesiastici, parrocchie senza pastori, pastori senza assistenza <strong>di</strong> cooperatori,<br />

nella nostra Diocesi sono moltissimi. Quin<strong>di</strong> se fa conto <strong>di</strong> ogni prete, ognuno s’impegna in qualche<br />

ufficio o ecclesiastico, o <strong>di</strong> pubbliche scuole. S’aggiunge una grande freddezza in molti, o nessun<br />

gusto almeno a Comunità religiose. Per questo io non potrei trovare, per quanto cercassi nè pure un<br />

prete solo, su cui io potessi fondare speranze <strong>di</strong> averlo come membro. Questo bisogno cli<br />

ecclesiastici nella massima scarsezza, m’ha condotto in sul pensiero che l’ Istituto potrebbe essere<br />

formato <strong>di</strong> laici, i quali però potrebbero avere un ecclesiastico che avesse cura <strong>di</strong> loro. Nel qual caso<br />

però mi parrebbe <strong>di</strong>fficilmente darmi che questo sacerdote fosse propriamente parte dello Istituto;<br />

ma solo gl<strong>ii</strong> fosse aggiunto coll’officio <strong>di</strong> padre spirituale.<br />

Di laici, com ella sa, erano forrnate le comunità dei regolari più antichi, come anche quelle<br />

poi <strong>di</strong> San Francesco e <strong>di</strong> tutti i contemplativi a principio. Molti hanno esclamato (sebbene in<br />

complesso a torto) perchè queste comunità <strong>di</strong> laici si sono, coll’andare del tempo, cangiate in<br />

comunità <strong>di</strong> sacerdoti, e a questo hanno in parte attribuito la mutazione dello spirito antico <strong>di</strong> questi<br />

or<strong>di</strong>ni e della <strong>di</strong>sciplina e del sistema loro.<br />

Quand’anche in nessuna parte queste accuse fossero vere, tuttavia resterebbe però certo, che<br />

abbiamo rispettabilissimi esempi <strong>di</strong> fiorite Comunità religiose formate interamente <strong>di</strong> laici.<br />

Oltre a questo, allor quando si esamina il corso degli stu<strong>di</strong> prescritti in questi tempi ai<br />

sacerdoti si intende agevolmente la <strong>di</strong>fficoltà gran<strong>di</strong>ssima che formi un numero grande <strong>di</strong> essi.<br />

Andrebbe dunque per mio parere benissimo, che in questi tempi supplissero alla scarsezza<br />

de’ preti dei laici bene istruiti e dabbene, il che <strong>di</strong>fficilmente sì può fare, se non si uniscono in una<br />

religiosa societa. Così questi sarebbero un corpo <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>o alla Chiesa molto, non v’ ha dubbio,<br />

vantaggioso: questi dovrebbero venire educati a un <strong>di</strong>presso, come si educavano anticamente i preti,<br />

nella lettura, nella spiegazione delle sacre per quello che riguarda la vita e nella pratica della virtù.<br />

Ben istrtruiti così non in scienze <strong>di</strong> curiosità, ma nella religione e nella morale, la loro arte e<br />

professione dovrebbe propriamente consistere nell’esercitar la carità verso gli altri, congiungendo<br />

(come ella <strong>di</strong>ce benissimo) la propria santificazione. Oh quanto non sarebbe utile una unione così<br />

d’illuminati cristiani che professassero <strong>di</strong> giovare il prossimo in quei rami <strong>di</strong> carità che ella<br />

accenna! e che con perfetto accordo prestassero degli aiuti ai Parroci ed ai Curati nella cura delle


anime! Io sono vivamente tocco da questo pensiero, sebbene molte <strong>di</strong>fficoltà prevegga nella<br />

esecuzione. Osservando fra i secolari, non mi parve impossibile rinvenirne forse alcuno, de’ buoni<br />

non ne mancano; ma bisognerebbe che questi buoni avessero una educazione che alla comunità<br />

religiosa si confacesse, o almeno che avessero una qualche idea <strong>di</strong> vita comune. Per fare questo io<br />

credo che gioveranno moltissimo gli oratorj, specialmente de’ Padri dell’Oratorio 1 . In questi si<br />

educano molti non solo alla pietà, ma ben anche a una certa regolarità ed all’esercizio dell’opere<br />

caritatevoli. Persuaso della cosa, ho procurato d’introdurlo, ma fino ad ora invano. Pure, se Dio<br />

vorrà, gli ostacoli saranno nulla. Preghiamo intanto, e se ella ha qualche buon lume, qualche<br />

soggetto, e qualche mezzo opportuno, si degni <strong>di</strong> coniunicarmelo, perchè, se non altro, mi sarà <strong>di</strong><br />

sommo piacere. La ringrazio <strong>di</strong> avermi messo a parte del suo pensiero santissimo e che Dio<br />

bene<strong>di</strong>rà, se così gli piace. Mi raccomando alle sue orazioni, e con tutta la venerazione me le<br />

protesto.<br />

_________________<br />

NB. La lettera è in<strong>di</strong>rizzata a Verona.<br />

Obbligatissimo e Devotissimo Antonio Rosmini Prete<br />

1 Istituto dei Filippini a Verona (Ep.I, lett. 5, n. 5, pag 14).


DA DON ANTONIO ROSMINI<br />

A 104(Rovereto#1822.03.10)<br />

Già dal 1821, Don Antonio Rosmini aveva <strong>di</strong>chiarato nei suoi Scritti autobiografici che non gli pareva che il<br />

Signore lo volesse nell‟opera della <strong>Canossa</strong>, ma poiché non gli era chiaro il suo avvenire, in questa lettera,<br />

mostra pronta adesione alla richiesta d‟aiuto della Marchesa, specialmente se avesse dovuto sovvenire<br />

economicamente quei laici <strong>di</strong> cui ella gli aveva parlato.<br />

Illustrissima e Veneratissima Signora Marchesa<br />

Mi è sommamente caro vedere come soavemente il Signore <strong>di</strong>sponga tutte le cose. Le <strong>di</strong>verse<br />

circostanze che ella mi espone fanno sempre più credere e che il Signore voglia che la cosa riesca, e<br />

che questa si consegua a poco a poco ma con tanta maggior sicurezza e soli<strong>di</strong>tà. Sento che ella <strong>di</strong>ce<br />

aver bisogno <strong>di</strong> me, ed io ben volentieri mi presto in tutto quello che mai potessi, basta che mi<br />

venga accennato il modo in cui io potrei giovare. Il tenore della mia vita e le molte brighe da cui<br />

sono <strong>di</strong>stratto e per cui Dio sa quanto stretto conto dovrò rendere, fa sì che io sia privo <strong>di</strong> aderenze e<br />

come solitario in mezzo agli uomini. Questo mi rende inabile a trattare con affetto certi affari colle<br />

persone collocate in qualche posto luminoso, colle quali avendo famigliarità o dalle quali almeno<br />

essendo conosciuta, si potrebbe ricavare dei vantaggi e proporre con profitto quanto si crederebbe<br />

utile. Non ostante io desidero solo che ella mi coman<strong>di</strong>, perchè io adempirò fedelmente come posso<br />

quanto mi incumbe. Se poi l’aiuto che ella <strong>di</strong>ce volere aver da me fosse qualche sovvenzione in<br />

danaro in assistenza <strong>di</strong> quei buoni giovani che sento esser poveri e privi talora del necessario,<br />

questo poi farò con sommo piacere per quanto possano le mie forze e li altri miei impegni. Ella mi<br />

<strong>di</strong>ca pure <strong>di</strong> quanto ci sarebbe bisogno ed io contribuirò quello che potrò. Oh Dio renda perfetta una<br />

cosa tanto utile e per gli tempi nostri necessaria! Qui da noi sarebbero proprio necessari degli<br />

uomini pieni <strong>di</strong> spirito caritatevole, perchè manchiamo molto, e se non siamo fred<strong>di</strong> c’è però una<br />

gran tiepidezza. La sola dottrina cristiana dei ragazzi che potrebbe essere migliorata e fatta con più<br />

metodo e con più spirito, sarebbe un oggetto <strong>di</strong> estrema rilevanza. Lo spirito da lei espresso nelle<br />

Riflessioni sulle sette Commemorazioni e le sette Commemorazioni stesse dello spargimento del<br />

preziosissimo Sangue <strong>di</strong> Nostro Signore danno assai bene l’imagine della carità che queste persone<br />

si propongono <strong>di</strong> professare che è quella appunto <strong>di</strong> Gesù Cristo che arriva fino al sangue e per cui<br />

San Paolo <strong>di</strong>ceva d’esser crocifisso al mondo e il mondo a lui. Questo è quel carattere veramente<br />

che debbe formare specialmente i Fratelli della Carità, i quali si propongono <strong>di</strong> spendere sè stessi<br />

nelle opere caritatevoli verso gli altri. Mi è stato grato ancora sentire la bella opera della scuola <strong>di</strong><br />

carità eretta in Bergamo dal signor Canonico Benaglia 1 , e come sia buon occhio anche da Sua<br />

Maestà. Ella mi saluti (quando ne ha l’occasione) quelle buone persone che amo senza conoscere, e<br />

a cui ho fiducia che il Signore darà i mezzi <strong>di</strong> adempire i santi loro desideri. Preghino per me.<br />

Anch’io nel Santo Sacrificio mi ricordo <strong>di</strong> loro. Se mi potesse <strong>di</strong>re quanti anni abbia questi che è<br />

iniziato al sacerdozio e quale scuola stu<strong>di</strong>, mi sarebbe caro <strong>di</strong> saperlo per una ragione che le <strong>di</strong>rò.<br />

Intanto mi tenga incessantemente raccomandato al Signore a Maria santissima, e con tutta la<br />

venerazione mi creda<br />

Di Rovereto, 10 marzo 1822<br />

Obbligatissimo e Umilissimo servitore<br />

Antonio Rosmini prete<br />

1 Canonico Benaglio Giuseppe, (Ep. II/2, lett. 699, n. 1, pag. 760 ).


(Timbro arrivo) (V)ERONA ROVEREDO<br />

MAR (zo)<br />

14<br />

All’Illustrissima Signora Marchesa<br />

la Signora Marchesa <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

fondatrice delle Figlie della Carità<br />

VERONA


DA DON ANTONIO ROSMINI<br />

A 105(Rovereto#1824.01.09)<br />

Don Antonio è spiacente perchè, nonostante le promesse fatte, si trova al momento, a non poter aiutare<br />

l‟erigenda Congregazione dei Figli della carità. Ha dovuto contrarre qualche debito, ma se avrà, quanto<br />

prima mezzi <strong>di</strong>sponibili, li offrirà volentieri. Propone Treviso come prima sede, pur essendone incerto.<br />

Tratteggia infine come vorrebbe la forma devozionale della nuova opera.<br />

Veneratissima Signora Marchesa<br />

E’ proprio del Signore e non <strong>di</strong> noi conoscere i tempi ed i momenti; e per questo non mi faccio<br />

nessuna meraviglia se dopo aver fatto aspettare Vostra Signoria Illustrissima col suo pio desiderio,<br />

ora sembri finalmente che voglia renderlo sod<strong>di</strong>sfatto circa la me<strong>di</strong>tata Istituzione de’ Fratelli della<br />

Carità. Il sentire il principio <strong>di</strong> questa santa sua impresa a me fu <strong>di</strong> incre<strong>di</strong>bile consolazione, perché<br />

ne spero ogni bene: e sebbene questa ra<strong>di</strong>ce sia ancora piccioletta, tuttavia veramente confido che il<br />

Signore le darà aumento; e la consolerà a pieno.<br />

I suoi consigli mi sembrano prudentissimi, per quanto posso vedere io da lontano, e non<br />

dubito che avranno buon effetto. D’una cosa sommamente mi duole, che io non potrò dare a questa<br />

bell’opera quell’assistenza ch’io vorrei. Ella si rammenterà, Veneratissima signora Marchesa, come<br />

qualche altra volta le ho manifestato quel desiderio che nutriva <strong>di</strong> potere anch’io contribuire<br />

all’opera con qualche somma. Adesso però sono nella impossibilità <strong>di</strong> ciò fare: nè voglio tacere a lei<br />

la ragione, ma, pregandola però <strong>di</strong> segretezza, aprirgliela. Io ho <strong>di</strong>sposto per qualche tempo <strong>di</strong> tutto<br />

quel poco che mi avanzerà: e a <strong>di</strong>rgliele schiettamente ho arbitrato a fare anche qualche piccolo<br />

debito. Potrebbe però avvenire che mi cessasse qualcheduna delle spese; e in questo caso mi sarà<br />

carissimo potere adoperare quell’avanzo, qualunque fosse per essere, in favore de’ nuovi fratelli<br />

della Carità. Il Signore però non lascierà mancare de’ mezzi necessari, quando a lui piacc NB. Tutto<br />

autografo da « Di te, carissima figlia ».ia; ed io credo che gli piaccia. Prosegua adunque con quella<br />

sua costanza, che nè pure ha bisogno <strong>di</strong> conforti. In quanto al luogo sarebbe certo desiderabile che<br />

fosse presso un Vescovo che vi potesse attendere. Non potrebbe forse essere a proposito Treviso?<br />

E’ vero che la città è piccola, ma in quanto all’animo del Vescovo 1 sarebbe favorevolissimo. Ella<br />

stessa lo conosce: io mi confido che non trascurerebbe nessuna cosa per potere giovar l’opera. Qui<br />

da noi oh quanto sarebbe desiderabile che si potesse introdurre questo Istituto! ma è luogo troppo<br />

freddo, per cominciare. Oltre che il nostro futuro Vescovo 2 , sebbene <strong>di</strong> ottimo cuore, è tutto nuovo,<br />

e i Vescovi nuovi, com’ella sa, hanno infinite brighe e pensieri, fra i quali <strong>di</strong>fficilmente troverebbe<br />

luogo una nuova fondazione.<br />

Non so quando mi verrà l’occasione <strong>di</strong> scrivergli: ma la prima volta che ciò avvenga farò<br />

nella lettera qualche cenno della sua venerata persona, della Istituzione <strong>di</strong> cui è trattato delle Sorelle<br />

della Carità, e non ometterò <strong>di</strong> dare un tocco anche de fratelli della Carità. Rispetto a questi non<br />

posso tacere che sommamente me ne piace lo spirito. Nel che mi piacerebbe però ancora una cosa<br />

cioè, che le forme esteriori delle loro devozioni fossero, per così <strong>di</strong>re, uno stile il più semplice, e per<br />

quanto è possibile ne’ nostri tempi, conformato ai mo<strong>di</strong> degli antichi cristiani, e alle pubbliche<br />

funzioni della Santa Chiesa. Capisco bene che è cosa <strong>di</strong>fficile che l’universale de’ cristiani gusti il<br />

succo, per <strong>di</strong>r così, <strong>di</strong> cui sono pieni gli Uffici e le preghiere della Santa Chiesa, principalmente<br />

perché sono latine e perciò dalla maggior parte non intese: ma non mi sembrerebbe però impossibile<br />

che una particolare comunità <strong>di</strong> uomini de<strong>di</strong>cati a Dio non potessero da esse trarne tutto il frutto,<br />

rivolgendo tutta la loro <strong>di</strong>vozione nel bene intendere e usare con profitto <strong>di</strong> quelle preghiere<br />

pubbliche. Questo servirebbe anche loro, mi pare, <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o per conoscere le nostre sante verità<br />

1 Mons. Grasser Giuseppe, Vescovo <strong>di</strong> Verona (Ep.I, lett. 379, n. 2, pag. 646).<br />

2 Mons. Francesco Saverio Luschin, principe vescovo <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n 5, pag. 626).


più a fondo, e nelle espressioni, <strong>di</strong>rò così, originali: perchè le pubbliche preci sono dotte, e <strong>di</strong> solito<br />

quanto sono più antiche, più dotte. Gioverebbe anche questo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> perfezionare in se stessi<br />

l’assistenza alle funzioni della Chiesa, per <strong>di</strong>volgarlo poi ad altri, e tirare molti ad una <strong>di</strong>vozione più<br />

solida. Così parimenti rispetto alla imitazione della antica semplicità, ben comprendo che questa<br />

non si potrebbe universalmente riprodurre nella Chiesa; perché i cristiani sono più materiali e più<br />

langui<strong>di</strong> <strong>di</strong> un tempo,e perciò più bisognevoli <strong>di</strong> cose esterne per sollevarsi a Dio: ma ciò non mi<br />

parrebbe però impossibile a farsi, quando ciò si intenda <strong>di</strong>screzione, da una società <strong>di</strong> uomini<br />

de<strong>di</strong>cati allo spirito. Questo pensiero l’ho esposto anche in un libretto intitolato Della Educazione<br />

Cristiana che mi prendo la libertà <strong>di</strong> mandarle: e qui ho voluto toccarlo perchè penso in ciò <strong>di</strong><br />

convenire negli stessi suoi sentimenti circa le regole della <strong>di</strong>vozione de’ Fratelli della Carità, nel che<br />

sentirò con sommo piacere i suoi riflessi. Parmi forse d’averle dette cose simili in qualche altra<br />

lettera: nel qual caso perdonerà la smemorataggine <strong>di</strong> ripetere le stesse cose. La prego mi<br />

raccoman<strong>di</strong> al Signore nelle sue orazioni, perchè possa fare i miei doveri, e mi creda<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Veneratissima<br />

Di Rovereto, 9 gennaio 1824<br />

Devotissimo Umilissimo servitore<br />

Antonio Rosmini Prete.<br />

(Timbro arrivo) (Timbro partenza) R OVE RE TO<br />

BERGAMO<br />

10 GENN.(aio)<br />

All’Illustrissima Signora Marchesa<br />

La signora Marchesa <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

Istitutrice delle Sorelle della Carità<br />

BERGAMO


DA DON ANTONIO ROSMINI<br />

A 106(Rovereto#1824.01.20)<br />

Nel parlare col nuovo Vescovo, il Rosmini si atterrà a quanto ha chiesto la <strong>Canossa</strong>, alla quale spiega poi il<br />

suo pensiero sulle pratiche devozionali, che vorrebbe si accentrassero, come già aveva esposto nel libretto<br />

Della educazione cristiana, nelle preghiere della Chiesa, contenute nel Messale, nel Breviario, nel<br />

Martirologio.<br />

Veneratissima Signora Marchesa<br />

Non <strong>di</strong>rò nulla scrivendo al nostro nuovo Vescovo 1 de’ Fratelli della Carità come ella mi avverte, e gli farò<br />

cenno solamente delle Sorelle della Carità.<br />

Circa quella espressione o più tosto quel pensiero che ho posto nell’ultima mia intorno alla forma<br />

esteriore della Divozione non altro<br />

intendeva se non che mi sarebbe piaciuto infinitamente che una congregazione <strong>di</strong> buone persone de<strong>di</strong>cate al<br />

Signore come verrebbero ad essere i Fratelli della Carità si uniformassero, più che mai fosse possibile, alle<br />

forme pubbliche della Santa Chiesa. Mi spiegherò meglio. La Santa Chiesa ha registrate in alcuni libri le sue<br />

preghiere e <strong>di</strong>vozioni, e questi sono il Messale, il Breviario, il Martirologio. In questi libri vi è un tesoro<br />

infinito <strong>di</strong> sentimenti soli<strong>di</strong>ssimi <strong>di</strong> pietà e <strong>di</strong> affetti tenerissimi. Ma, per il comune degli uomini, quasi<br />

troppo sublimi e <strong>di</strong>fficili. Le ragioni <strong>di</strong> ciò io credo che sieno la lingua latina andata in <strong>di</strong>suso, la poca<br />

istruzione che v è ne’ cristiani per cui <strong>di</strong>fficilmente oggidì gustano certe idee sostanziose ma gravi e serie, e<br />

finalmente anche il canto ecclesiastico che si ascolta per <strong>di</strong>letto in vece <strong>di</strong> penetrare ne’ sentimenti che<br />

esprime. Ora a me parrebbe la più utile cosa del mondo se una società <strong>di</strong> persone che può attendere a Dio si<br />

occupasse tutta nel praticar bene ed assistere bene a queste santissime e ubertosissime pratiche della Santa<br />

Chiesa. Per particolarizzare questo pensiero osserviamo quanti <strong>di</strong>fetti pur ci sieno tra’ cristiani nella sola<br />

assistenza alla Santa Messa. E perchè? perchè comunemente non si è abbastanza instruiti 1° nel mistero del<br />

Santo Sacrificio, 2° nell’andamento <strong>di</strong> tutta questa augusta funzione, 3° nell’intelligenza delle parole che<br />

<strong>di</strong>ce il Sacerdote le quali le <strong>di</strong>ce quasi sempre in plurale, cioè unito col popolo assistente, supponendo,<br />

perchè questa sarebbe l’intenzione della Santa Chiesa, che tutto il popolo non solo intenda ma accompagni<br />

que’ medesimi sentimenti, 4° nella conoscenza <strong>di</strong> quanto significano gli indumenti e i vasi sacri, e le<br />

cerimonie che accompagnano la Santa Messa. Ora quanto utile è una Messa ascoltata con queste cognizioni!<br />

quale unione non nasce intima fra Gesù Cristo, il sacerdote che anch’egli insieme offerisce la stessa Vittima<br />

<strong>di</strong>vina! Questa intelligenza retta e fondata fu la <strong>di</strong>vozione ferma e magnifica istituita dagli Apostoli santi, e<br />

lasciata da loro alla Santa Chiesa. Ma poichè per le cagioni dette, questa <strong>di</strong>vozione si rese troppo <strong>di</strong>fficile, si<br />

cercarono delle altre <strong>di</strong>vozioni, le quali spesso sono state bonissime ed hanno supplito al bisogno <strong>di</strong> que’<br />

fedeli che non arrivavano o per mancanza <strong>di</strong> mezzi o d’altro alla <strong>di</strong>vozione grande e pubblica della Chiesa:<br />

ma queste <strong>di</strong>vozioni buone sì, ma però nuove <strong>di</strong> forma e <strong>di</strong>verse da quelle della Santa Chiesa sono però un<br />

bene minore per quelli che potrebbero usare, col loro stu<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> quelle altre fondamentali; poichè queste<br />

minori <strong>di</strong>vidono in certa maniera i cristiani dalla pubblica, compiuta, ed esterna unione che nasce nelle<br />

chiese quando il popolo prega allo stesso modo, co’ stessi sensi, e colle parole stesse de’ sacerdoti.<br />

Ma so questo non è sperabile che ottener si possa rispetto al comun popolo; ma perchè <strong>di</strong>co io non<br />

potrebbe proporselo per suo stu<strong>di</strong>o una congregazione <strong>di</strong> persone buone e che si suppongono debbano essere<br />

più istruite della moltitu<strong>di</strong>ne, raccolte anzi per <strong>di</strong>ffondere agli altri un buono spirito? In una parola<br />

sommamente amerei che lo stu<strong>di</strong>o de’ Fratelli della Carità rispetto alle loro pratiche <strong>di</strong>vote consistesse<br />

nell’apprendere il modo <strong>di</strong> usare col massimo profitto <strong>di</strong> quanto si trova nei libri che usa la Chiesa e delle<br />

sacre funzioni che essa pubblicamente eseguisce. Nel che però non intendo <strong>di</strong> porre questo rigore che ogni<br />

altra pratica si debba escludere, che anche altre pratiche private possono essere e buone e necessarie<br />

specialmente in un Or<strong>di</strong>ne religioso: ma intendo solo avere accennato con questo lo spirito in generale della<br />

<strong>di</strong>vozione (a me) carissima. Se Vostra Signoria veneratissima vorrà darsi la pazienza <strong>di</strong> leggere il picciol<br />

trattatello della <strong>di</strong>vozione attuale che sta nel libretto accennato e propriamente abbraccia i capitoli IIII - XIX<br />

del libretto III, troverà sviluppato con altre parole la stessa idea. La supplico <strong>di</strong> non credere che ciò abbia<br />

detto per dare a lei qualche istruzione, ma solo per ispiegarmi un po’ meglio circa quanto forse oscuramente<br />

1 Mons. Francesco Saverio Luschin, principe vescovo <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n 5, pag. 626).


nella precedente ho toccato. E’ cosa facile che un altro anno mi cessi una spesetta; allora almeno saranno a<br />

sua <strong>di</strong>sposizione buona parte delle mie messe il che farò con tutto il piacere. Anche il poco Id<strong>di</strong>o l’aggra<strong>di</strong>sce<br />

s’è dato allegramente, e così sono certo che farà anche la signora Marchesa. Non rida <strong>di</strong> questo: ma mi<br />

raccoman<strong>di</strong> al Signore.<br />

Di Rovereto 20 gennaio 1824<br />

ROVEREDO<br />

Umilissimo Obbligatissimo servo<br />

Antonio Rosmini Prete<br />

All’Illustrissima Signora Signora Reveren<strong>di</strong>ssima Colen<strong>di</strong>ssima<br />

La Signora <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

a Santa Croce in Rocchetta<br />

BERGAMO


DA DON LUZZO<br />

A 107(Venezia#1831.02.19)<br />

La casa, in cui a Venezia avrà inizio l‟opera per i ragazzi, è pronta ed egli lo annuncia alla <strong>Canossa</strong> con<br />

evidente piacere e col desiderio <strong>di</strong> poter presto migliorare ed allargare la sua attività.<br />

Eccellenza<br />

Venezia li 19 febbrajo, 1831<br />

Eccomi al punto <strong>di</strong> poter entrare ad abitar la nuova casa, che spero <strong>di</strong> molta gloria <strong>di</strong> Dio Signore, e<br />

vantaggio grande pelle anime cristiane. L’oratorio è quasi al suo compimento, i luoghi necessari<br />

all’opera sono anch’essi per essere approntati, qualche buon compagno si spera <strong>di</strong> avere fino sul<br />

principio dell’entrare in casa, e perciò altro non resta per ora che dar cominciamento all’opra<br />

proposta in quello cioè, che al presente si potrà, sempre per altro d’accordo col degnissimo signor<br />

Monsignor Traversi 1 nostro amoroso Superiore. Il parroco <strong>di</strong> questa contrada è tutto propenso a<br />

favorirci, e soccorrerci in ciò, che ci abbisognasse. Che si desidera <strong>di</strong> più? Oh, quanto è buono,<br />

quanto pietoso il Signore Id<strong>di</strong>o! Tocca a noi corrispondere alle sue infinite misericor<strong>di</strong>e e perciò<br />

prego Vostra Signoria Illustrissima a continuare colle sue preghiere a favor <strong>di</strong> me misero, ed<br />

indegno Ministro dell’Altissimo, e della nascente santa Opera, la quale spero <strong>di</strong> non poca <strong>di</strong> Lui<br />

gloria. Prego inoltre Vostra Signoria a dare la libertà a queste <strong>di</strong> lei figlie in Santa Lucia 2 , che mi<br />

aiutino, come erami promesso, con alcuni mobili, ed alcuni atrecci per uso <strong>di</strong> cucina pella povera<br />

novella casa. Sicuro che al <strong>di</strong> lei venire a Venezia sarà ella contenta <strong>di</strong> quanto fu operato secondo<br />

gli or<strong>di</strong>ni suoi venerati. Stò attendendo quel momento, in cui anche spero, che si sod<strong>di</strong>sferà alla<br />

brama <strong>di</strong> queste signore Dame pegli Esercizi pè loro servi da barca, ed in cui avrò la sod<strong>di</strong>sfazione<br />

<strong>di</strong> aver a manifestarle il sommo contento per la intrapresa opera, che da tanto tempo si sospirava.<br />

Frattanto prego <strong>di</strong> nuovo Vostra Signoria Illustrissima a compatirmi, se non iscrissi con maggior<br />

attenzione, e pulitezza, giacchè mancami il necessario, ed opportuno tempo da impiegarsi nello<br />

scrivere, mentre mi do l’onore a segnarmi quale mi protesto <strong>di</strong> essere<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima<br />

Devotissimo Obbligatissimo servo<br />

Francesco Luzzo Figlio della Carità.<br />

1 Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).<br />

2 Nella sede <strong>di</strong> Venezia.


DA MONS. TRAVERSI<br />

A 108(Venezia#1834.10.07)<br />

Gli stessi problemi, che la <strong>Canossa</strong> aveva esposto a Monsignor Traversi e che egli aveva risolti il 10<br />

<strong>di</strong>cembre 1833, ritornano in parte l‟anno dopo, così che il 7 ottobre 1834, assicura la Marchesa che ha fatto<br />

bene a negare l‟assenso al Vescovo <strong>di</strong> Chioggia per Giuseppe Carsana, che Don Luzzo <strong>di</strong> Venezia ha <strong>di</strong>ritto<br />

ad un periodo <strong>di</strong> vacanze ed egli troverà il modo <strong>di</strong> farlo sostituire, che le elezioni della superiora a Milano<br />

e a Bergamo possono non essere del tutto conformi alla Regola, infine che la Marchesa può, senza alcuno<br />

turbamento continuare a reggere l‟istituto anche senza Voti.<br />

V.G. e M. Pregiatissima Signora Marchesa<br />

Rispondo alle due <strong>di</strong> lei gra<strong>di</strong>tissime lettere; e lo avrei fatto anche prima, se il dover dare<br />

compimento a qualche altro affare molto pressante non me lo avesse impe<strong>di</strong>to.<br />

Quanto alla prima del 21 decorso, primieramente le <strong>di</strong>rò, che la <strong>di</strong> lei risposta a Monsignor<br />

Vescovo <strong>di</strong> Chioggia 1 non poteva essere più uniforme a quanto avea <strong>di</strong>visato io stesso: e spero che<br />

lo zelo <strong>di</strong> quel degno Prelato per li suoi Diocesani non vorrà privare Venezia <strong>di</strong> un operajo tanto<br />

necessario in questi momenti per lo stabilimento <strong>di</strong> un’istituzione tuttavia bambina e vacillante per<br />

scarsezza <strong>di</strong> mezzi sì morali che materiali. Le <strong>di</strong>rò in secondo luogo, che io sono ben lungi dal fare<br />

opposizione al sollievo desiderato dal signor Don Francesco Luzzo 2 : chè anzi ho combinate le cose<br />

in modo, che la <strong>di</strong> lui assenza non sarà per portare alterazione veruna all’andamento regolare<br />

dell’Istituto, fuori che la Messa nelle feste, a cui si supplirà col far condurre li ragazzi ad assistervi<br />

agli Scalzi 3 . Per le istruzioni quoti<strong>di</strong>ane della sera e per quelle dei giorni festivi ho ottenuto dal buon<br />

Parroco <strong>di</strong> San Geremia, che durante la villeggiatura <strong>di</strong> Don Luzzo, mi conceda a prestito l’ottimo e<br />

capacissimo giovane, ora Sud<strong>di</strong>acono, ad un tempo mia allievo, Todesco. Quanto alli due giovani<br />

Bergamaschi 4 , quantunque meritino la più estesa fiducia per la loro sodezza, e bontà, verranno da<br />

me medeismo frequentemente visitati, ed assistiti.<br />

Rispondendo poi a ciò ch’è promiscuo ad entrambe le <strong>di</strong> lei lettere, usando della facoltà, cui<br />

il Santo Padre ebbe la degnazione d’impartirmi, mi è grato <strong>di</strong> poterla autorizzare, come pienamente<br />

l’autorizzo, a prendere nelle elezioni da farsi sì nella Casa <strong>di</strong> Milano, che in quella <strong>di</strong> Bergamo tutte<br />

le misure che vede necessarie ed opportune per il miglior andamento <strong>di</strong> quelle Comunità, sebbene<br />

non affatto conformi al prescritto della Regola, e segnatamente l’anticipazione della nomina della<br />

maestra delle novizie e delle ministre. Accordo pure che <strong>di</strong>lazioni il preavviso ad estinzione della<br />

cambiale in<strong>di</strong>catami, la quale ella potrà comprendere, per quanto mi sembra, nel pagamento dei<br />

fon<strong>di</strong> ch’ella forse (sta) per acquistare. Quanto a tutto il restante della <strong>di</strong> lei lettera, non posso che<br />

eccitarla, quantunque sia certo che lo farà anche senza eccitamenti, a ravvivare sempre più la sua<br />

fiducia in Dio benedetto, il quale non lascierà certo <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re un’opera, che in tutta l’estensione<br />

del termine deve chiamarsi Opera Sua. Io poi dal mio canto non lascierò d’innalzare, indegnamente<br />

in vero, ma con tutto il fervore li miei Voti all’Altissimo, perchè tutto succeda in modo per cui resti<br />

Egli glorificato, il bene della anime sempre più promosso, ed il <strong>di</strong> lei spirito santamente confortato.<br />

Continui ella pure a reggere pienamente l’Istituto da sè fondato con costanza, e con sempre<br />

nuovo coraggio regolato dal timore della cristiana prudenza, e viva sicura che, non ostante il non<br />

essere legata da Voti, non perderà no il Para<strong>di</strong>so, ma si guadagnerà anzi un posto più elevato in<br />

quella Patria Celeste.<br />

1<br />

Mons. Savorin Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).<br />

2<br />

Don Francesco Luzzo inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

3<br />

S. MARIA DI NAZARETH, che si affaccia sulle fondamenta degli Scalzi, cioè dei frati carmelitani, che la fondarono<br />

all’inizio del Seicento<br />

4<br />

Carsana Giuseppe e Belloni Benedetto (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676-77).


Preghi e faccia pregare per me che sono il più indegno Ministro <strong>di</strong> Gesù Cristo, e continui a<br />

riguardarmi quale sarò senza fine<br />

Venezia 7 ottobre 1834<br />

(Timbro partenza) VENEZIA<br />

8 OTT.<br />

(Timbro arrivo) MIL. OTT.<br />

11<br />

Alla Nobile Signora<br />

La signora Marchesa <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

Presso le Figlie della Carità<br />

MILANO<br />

______________________<br />

Suo aff.mo Obbl.mo Dev.mo Servo e Padre G.C.<br />

Antonio Maria Traversi 5<br />

Per completare il dossier dei Figli della Carità, si segnalano dei brani <strong>di</strong> lettere scritte da Mons. Traversi alla<br />

<strong>Canossa</strong>:<br />

— 22 gennaio 1934<br />

« Giuseppe (Carsana) non soffrì che una breve in<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> stomaco. Al presente sta benissimo. Gran buoni<br />

bergamaschi! Questi sì che hanno il vero spirito <strong>di</strong> Figli della Carità. Anche Don Francesco va a poco a poco<br />

investendosene. Il suo temperamento focoso vi si oppone non <strong>di</strong> rado; ed i molti affari che lo occupano al <strong>di</strong> fuori<br />

gl’impe<strong>di</strong>scono bene spesso <strong>di</strong> farvi tutto il bene che potrebbe. Io gli sto sopra quanto posso e mi sembra non senza<br />

profitto me<strong>di</strong>ante il <strong>di</strong>vino aiuto ».<br />

— 26 <strong>di</strong>cembre 1834<br />

« Li buoni, ma forse troppo focosi bergamaschi vogliono partire. E’ già buona pezza che io lo prevedeva. Ho ormai<br />

perdute le speranze <strong>di</strong> poter più oltre impe<strong>di</strong>re tale spiacevole emergenza ».<br />

— 20 gennaio 1935<br />

Il Traversi assicura che farà attendere i Bergamaschi fino alla venuta della <strong>Canossa</strong> a Venezia.<br />

5 NB. Autografa.


DA DON PROVOLO<br />

Per S. Maria dei Pianto<br />

A 109(Verona#1831.06.10)<br />

L‟Arciprete <strong>di</strong> San Lorenzo lo ha consigliato <strong>di</strong> chiedere una forte somma a un benefattore per acquistare un<br />

orto in ven<strong>di</strong>ta, sul quale far sorgere l‟opera dei sordomuti e insieme la scuola serale per i ragazzi della<br />

zona. E‟ <strong>di</strong>sposto a fare la volontà <strong>di</strong> Dio, come lo ha consigliato Monsignor Traversi. Gode degli esiti che<br />

sta ottenendo Don Luzzo nel suo oratorio. Chiede intanto l‟approvazione della <strong>Canossa</strong> sul possibile<br />

acquisto.<br />

V G e M Nobilissima Signore<br />

Il mio Arciprete m’avea detto che <strong>di</strong>mandassi a quel signore, che mi fece larghe esibizioni, 220<br />

talleri, per comperare l’orto del Bevilacqua, io gli ho fatto riflettere che è <strong>di</strong>mandar troppo, e credo<br />

bene che basterebbe <strong>di</strong>mandarli imprestito, assicurarli sull’orto ed esibire <strong>di</strong> pagargli il suo frutto,<br />

che egli poi farà quello che crederà. Che <strong>di</strong>ce ella signora Marchesa? Un giorno vedendo egli il<br />

bene che la Madonna mia farà coi muti, coi poveri fanciulli che imparano la sera, chi sa, egli stesso<br />

(<strong>di</strong>co del signor Pietro) si potrebbe <strong>di</strong>sporre a donar qualche cosa.<br />

Prima peraltro <strong>di</strong> fare al signor Pietro questa <strong>di</strong>manda io aspetto, come mi fu or<strong>di</strong>nato,<br />

opportuna occasione, ora facendo la novena del Principe <strong>di</strong> Hohenloke 1 e seguito i miei tridui<br />

letterari e novene; raccoman<strong>di</strong> anch’ella la cosa alla nostra Signora, che sia fatto quello che è <strong>di</strong><br />

maggior sua gloria. Godo che Maria Addolorata bene<strong>di</strong>ca l’Oratorio <strong>di</strong> Don Francesco 2 , melo<br />

riverisca <strong>di</strong> cuore, e mi saluti il buon Domenico 3 . Le raccomando caldamente Don Clemente<br />

Bonifacio: io desidero <strong>di</strong> saper qualche cosa del suo oratorio. Baci a Monsignor Traversi 4 per me, la<br />

venerando mano, e mi raccoman<strong>di</strong> alle sue sante orazioni. Io sono tutto <strong>di</strong>sposto alla Volontà del<br />

Signore fiat - fiat - fiat. Mi perdoni se non ho risposto subito alla <strong>di</strong> lei pregiatissima, ma spero che<br />

già per questo non sarà stata in ozio. Termino la lettera per non prolungarle il te<strong>di</strong>o.<br />

Mi raccoman<strong>di</strong> proprio <strong>di</strong> cuore alla Madonna mia, perchè già ho risolto proprio <strong>di</strong> far bene<br />

coll’ajuto della nostra buona Padrona.<br />

[Verona] li 10 giugno 1831<br />

VERONA<br />

11 GIU(gno)<br />

Alla nobilissima Signora ornatissima<br />

la signora Marchesa <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

istitutrice delle Figlie della Carità<br />

a S. Lucia in VENEZIA<br />

Sono il suo povero servo<br />

Provolo Antonio Prete<br />

1<br />

Novena <strong>di</strong> preghiere che il Principe ALESSANDRO DI HOHENLOHE SCHILLINGSFURST, prete nel 1821 dell’età<br />

<strong>di</strong> 27 anni consigliava a chi si rivolgeva a lui per ottenere miracoli, come risulta dalla Dichiarazione <strong>di</strong> Luigi, Principe<br />

Ere<strong>di</strong>tario <strong>di</strong> Monaco <strong>di</strong> Baviera, che, il 27 giugno 1821, riacquistò miracolosamente l’u<strong>di</strong>to, perduto dalla<br />

fanciullezza, come la Dama <strong>di</strong> Corte Gratenzet, cieca da 25 anni, dopo le preghiere del giovane sacerdote, riacquistò<br />

la vista. « Questi sono due casi per tacere gli altri »: così la Dichiarazione suddetta. (Ep.II/2, lett. A 109, n. 1, pag.<br />

919)<br />

2<br />

Don Luzzo Francesco, (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

3<br />

Uno dei collaboratori <strong>di</strong> Don Luzzo.<br />

4<br />

Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).


DA MONS. TRAVERSI<br />

A 110(Venezia#1831.12.02)<br />

Risposte varie a due lettere della <strong>Canossa</strong>, tra cui <strong>di</strong> maggior rilievo quanto egli e il cav. Giustiniani stanno<br />

facendo per rendere possibile l‟acquisto della chiesetta <strong>di</strong> Santa Maria del Pianto<br />

Signora Marchesa pregiatissima<br />

La <strong>di</strong> lei lettera mi fu recata martedì sera, e mercoledì mattjna mi sono recato per la seconda volta<br />

da Sua Altezza Imperiale 1 cui doveva parlare <strong>di</strong> altro affare. Essendo con lui mi sono sentito<br />

interiormente uno <strong>di</strong> quegli impulsi, cui non sono solito ripugnare, il quale mi spinse a parlargli<br />

anche dell’affare <strong>di</strong> lei. Introdottone cautamente il <strong>di</strong>scorso, che sarebbe troppo lungo l’espone in<br />

detaglio, e fattegli molte interrogazioni che aveano l’apparenza <strong>di</strong> essere figlie della mia curiosità,<br />

ho dalle <strong>di</strong> lui risposte rilevato, primo: che egli non avea facoltà <strong>di</strong> autorizzare la nota ven<strong>di</strong>ta senza<br />

l’esperimento dell’asta, ma che ne avrebbe scritto sollecitamente e con tutto il favore a Sua Maestà,<br />

da cui si riprometteva egualmente favorevole e sollecita risposta, secondo: ch’era egli stesso rimasto<br />

sorpreso della grande <strong>di</strong>fferenza fra le due stime, ma che egli non potea deviare dalla maggiore, nè<br />

accordarne <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> sorta; terzo: che se la signora Marchesa avesse desiderato <strong>di</strong> ottenere<br />

qualche ribasso, conveniva che ne facesse istanza speziale; nel qual caso egli avrebbe questa pure<br />

innalzata con voto favorevole a Sua Maestà.<br />

Nel partire dal palazzo mi sono incontrato nel Cav. Zustinian 2 , al quale ho significato <strong>di</strong><br />

dover conferire con lui per <strong>di</strong> lei commissione. Fissata per tale oggetto la giornata d’oggi, fu egli da<br />

me questa mattina, ed abbiamo assieme opinato, che convenisse prima <strong>di</strong> tutto informarsi se, ed a<br />

chi, ed in quali termini fosse stata data dalle Autorità <strong>di</strong> Milano la commissione <strong>di</strong> significare a lei,<br />

come le scrisse il suo corrispondente <strong>di</strong> colà, l’evasione della <strong>di</strong> lei suplica. Di questo s’incaricò<br />

l’ottimo Cavaliere, e tosto che ne sarà riuscito, ritornerà da me per determinare ciò che sembrerà più<br />

espe<strong>di</strong>ente. Certo è per altro, che una nuova istanza può portare un accrescimento <strong>di</strong> ritardo: e se<br />

sopra questa fosse mai per avventura interrogato il Ma gistrato Camerale 3 , potrebb’esso rispondere,<br />

ch’ella s’era già mostrata precedentemente <strong>di</strong>sposta a stare all’ultima stima. In ogni caso le pratiche<br />

del Cav. Zustinian potranno somministrarci dei lumi utilissimi sullo stato attuale dell’affare. Serva<br />

tutto questo <strong>di</strong> risposta al gra<strong>di</strong>to <strong>di</strong> lei foglio 27 decorso.<br />

Quanto poi al precedente del 12 decorso, mi stava già per formar risposta quando mi giunse<br />

l’ultimo, le <strong>di</strong>rò che superabundo gau<strong>di</strong>o per le bene<strong>di</strong>zioni che il Signor Id<strong>di</strong>o si compiace versare<br />

a lunga mano sulla nuova <strong>di</strong> lei istituzione, nel novero delle quali è da riporsi non solo il fervore che<br />

vivo mantiene ed accresce negli in<strong>di</strong>vidui che ne formano l’oggetto e l’appoggio, ma ben anche le<br />

<strong>di</strong>fficoltà e gl’intoppi ch’egli permette che s’incontrino nell’occupazione, e che debbono aversi<br />

quale caparra <strong>di</strong> ottimo e felice riuscimento. Anche qui le cose vanno bene quanto lo permette la<br />

ristrettezza dell’attual locale, e la mancanza <strong>di</strong> stabili cooperatori, li quali si renderebbero necessarj,<br />

perchè lo stabilimento potesse prendere almeno un’iniziale forma d’Istituto: ma il Signore<br />

provederà a tutto. In tanto spero che avrà un buon esito l’affare del Cav. Zustinian, che mi riservo a<br />

trattare in persona col Santo Padre 4 nella gita che ho stabilito, permettendolo il Signore, <strong>di</strong> fare a<br />

Roma nel prossimo mese <strong>di</strong> aprile. Questa mia gita ha per principale oggetto l’adempiere ad un atto<br />

<strong>di</strong> dovere verso il Santo Padre, che non credo <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>spensarmi senza taccia d’insensibile ed<br />

ingrato, per li tanti saggi <strong>di</strong> amorevolezza che mi ha dati singolarmente dopo la sua esaltazione al<br />

Pontificato. Uno n’ebbi anche recentemente nel dono che mi fece del suo ritratto in miniatura<br />

bellissima sopra l’avorio, ed in figura seduta e quest’intera con incassatura <strong>di</strong> leggiadro metallico<br />

1 Il Vicerè Ranieri (Ep. I, lett. 299, n. 4, pag. 459).<br />

2 Cavalier Giustiniani (Ep. II/2, lett. 758, pag. 882).<br />

3 Magistrato del settore finanze.<br />

4 Gregorio XVI Sommo Pontefice eletto nel 1830 (Ep. I, lett. 407, n. 2, pag. 667).


lavoro, il quale tutti <strong>di</strong>cono ch’è propriamente regalo da Sovrano, e che io chiamo regalo della più<br />

fina cor<strong>di</strong>alità, e che non cambierei con alcuna gemma più preziosa del mondo. Mi rallegro poi<br />

anche moltissimo con lei perchè le sia finalmente riuscito d’introdurre anche costì la santa ed<br />

utilissima pratica degli Esercizj spirituali alle Dame, e prego il Signore <strong>di</strong> cuore perchè voglia<br />

bene<strong>di</strong>re un opera sì bella ed interessante. Abbia ella per altro cura, per tutto quello che può da lei<br />

<strong>di</strong>pendere, della sua salute e duranti li Santi Esercizj non pensi che a questi, e per tutto il resto<br />

faccia conto <strong>di</strong> essere a Milano, od a Bergamo. Il Signore col permettere che quelli, li quali molto<br />

affaticano per la <strong>di</strong> Lui gloria, vadano or<strong>di</strong>nariamente soggetti ad incomo<strong>di</strong> frequenti <strong>di</strong> salute, ha in<br />

mira <strong>di</strong> far loro conoscere che quanto fanno è tutta opera della sua Grazia, e non delle loro forze; ciò<br />

è verissimo, ma è altrettanto vero che non ci è permesso dal canto nostro il trascurare il ben essere<br />

<strong>di</strong> questa salute, giacchè sarebbe questo un trasgre<strong>di</strong>re la legge naturale ch’è legge <strong>di</strong> Dio stesso, ed<br />

un esigere in certo modo da lui miracoli senza necessità.<br />

Monsignor Calsiocane 5 si trova tuttavia in Venezia non avendo per anche potuto dar<br />

compimento all’affare che vel condusse, e ch’è la verificazione <strong>di</strong> un legato fatto a vantaggio della<br />

Congregazione <strong>di</strong> Propaganda da un gran signore.<br />

La superiora <strong>di</strong> Santa Lucia, che sono stato a visitare jeri è già per sortire anche questa volta<br />

dal letto. In tale occasione sì è combinato il modo <strong>di</strong> fare gli Esercizj spirituali annuali, e ciò in<br />

unione anche del Reverendo Confessore. Quanto al confessore straor<strong>di</strong>nario, la cosa pende tuttavia<br />

presso Monsignor Patriarca 6 : sicchè ci pensi egli.<br />

Se io abbia bisogno <strong>di</strong> orazioni, ella può ben immaginarlo. Mi riverisca Monsignor<br />

Ruzzenenti 7 , e mi saluti la Rizzi 8 . Tanti saluti pure a Don Antonio 9 . Durerà forse fatica a leggere<br />

questa mia lunga <strong>di</strong>ceria, ma ne incolpi l’averla io dovuta estendere a varie riprese perché non mi<br />

lasciano mai quieto, e con mano mal ferma per un poco <strong>di</strong> convulsione. Dio la bene<strong>di</strong>ca.<br />

Venezia 2 decembre 1831<br />

Suo <strong>di</strong>votissimo servo<br />

Antonio Canonico Traversi 10<br />

5 Minutante della Congregazione <strong>di</strong> Propaganda Fide.<br />

6 Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

7 Mons. Ruzzenenti Vincenzo, Superiore della Casa <strong>di</strong> Verona (Ep. II/1, lett. 490, n. 1, pag. 166).<br />

8 RIZZI ANNA, <strong>di</strong>scendente da nobile famiglia veneziana decaduta. Aveva frequentato le scuole delle Figlie della<br />

Carità a Venezia ed era en trata nel noviziato <strong>di</strong> Verona il 29 luglio 1829. La Fondatrice le aveva pre detto, fin da<br />

quando l’aveva conosciuta bambina e vivacissima, che non solo si sarebbe fatta religiosa, ma avrébbe assistito lei in<br />

punto <strong>di</strong> mor te, come avvenne, nella sua qualità d’infermiera.<br />

9 Don Antonio Provolo, fondatore dell’Istituto dei Sordomuti (Ep. II/2, lett. 730, n. 1, pag. 822)<br />

10 NB. Tutta autografa.


DA MONS. TRAVERSI<br />

A 111(Venezia#1831.12.06)<br />

Consigli che egli dà alla <strong>Canossa</strong> per non complicare il possibile acquisto della Chiesetta dei Colombini.<br />

Signora Marchesa pregiatissima<br />

Ieri il signor Cav. Zustinian 1 fu da me per significarmi che <strong>di</strong>etro alle prese informazioni questo<br />

Magistrato Camerale, servendo alle prescrizioni delle leggi vigenti con Decreto 1 <strong>di</strong>cembre corrente<br />

incaricò l’Intendenza <strong>di</strong> Verona <strong>di</strong> ridurre la <strong>di</strong> lei offerta in regolare appuntamento, vale a <strong>di</strong>re, io<br />

credo, ad una somma determinata e precisa, la quale, già s’intende, non può essere minore della<br />

stima de’ materiali, ma anzi secondo l’opinione del detto Cavaliere converrebbe a maggior<br />

sicurezza dell’esito che la superasse almeno <strong>di</strong> quanto manca a rendere il numero rotondo. Potrebbe<br />

ella invero implorare da Sua Maestà anche un ribasso in confronto della detta stima: ma forse le<br />

informazioni del Magistrato, cui spetta pronunziare il proprio voto, non sarebbero favorevoli stante<br />

l’esibizione da lei fatta nella sua lettera <strong>di</strong>retta al signor Presidente. In ogni caso ch’ella credesse<br />

fare anche questo passo, io crederei che la <strong>di</strong>lazionasse al momento che avrà ottenuta l’esenzione<br />

dall’asta; ed intanto potrà nella sua proposizione obbligarsi al pagamento in una o più rate, onde<br />

poter domandare l’esenzione almeno dall’interesse.<br />

Chiudo in fretta perché mi chiamano altrove.<br />

Venezia il 6 <strong>di</strong>cembre 1831<br />

Alla Nobile Signora<br />

<strong>Maddalena</strong> Marchesa <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

San Giuseppe<br />

VERONA<br />

1 Cavalier Giustiniani (Ep. II/2, lett. 758, pag. 882).<br />

2 NB. Tranne l’in<strong>di</strong>rizzo, tutta autografa.<br />

Suo devotissimo servo<br />

Antonio Traversi 2


DA MONS. TRAVERSI<br />

A 112(Venezia#1833.08.31)<br />

Egli, che ritiene l‟opera del Provolo decisamente staccata dà quella della <strong>Canossa</strong>, <strong>di</strong>rime la questione delle<br />

concessioni della Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria del Pianto e degli annessi, con in<strong>di</strong>cazioni perentorie.<br />

V.G.M. Pregiatissima Signora Marchesa<br />

Ho tardato fino ad oggi a rispondere alla <strong>di</strong> lei gra<strong>di</strong>tissima 25 cadente in aspettazione della venuta<br />

a Venezia del noto soggetto. Non essendo per anche capitato credo <strong>di</strong> non dovere più oltre<br />

<strong>di</strong>lazionare il farle palese il mio invariabile parere sull’argomento in questione.<br />

1° La Chiesa e la camera acquistata, nella massima parte, con fon<strong>di</strong> altrui, si cedano previo<br />

l’incasso <strong>di</strong> quanto si è sborsato del proprio.<br />

2° Le due casette si <strong>di</strong>ano in affitto per l’importo del livello più un aggiunta equa per li fatti restauri.<br />

3° L’orto si ritenga per le Figlie della Carità da lei attualmente rappresentato.<br />

Ritengo che l’Istituzione <strong>di</strong> cotesti zelantissimi Sacerdoti sia cosa totalmente staccata<br />

dall’Istituto delle Figlie della Carità, ed essenzialmente <strong>di</strong>versa da quella, sulla <strong>di</strong> cui base furono<br />

fondate le pratiche intavolatesi presso la Santa Sede, e le concessioni dalla stessa ottenute, crederei<br />

<strong>di</strong> operare contro coscienza, se <strong>di</strong>visassi <strong>di</strong>versamente da quanto le ho esposto.<br />

La funzione del possesso <strong>di</strong> Sua Eminenza Patriarca 1 quando avrà luogo? Non si sa. Vienna<br />

non per anche ha parlato. Preghi il Signore per noi tutti. I miei doveri a Monsignor Superiore 2 <strong>di</strong><br />

costì, ed i miei saluti alle Figlie. Se mai vedesse Monsignor Vescovo 3 le <strong>di</strong>ca tante cose a mio<br />

nome. Avanzi li miei complimenti anche al signor Marchese degno <strong>di</strong> lei fratello 4 . Dio la bene<strong>di</strong>ca.<br />

Venezia 31 agosto 1833<br />

PS. Le restituisco la Carta comunicatami, la quale è come non fosse per conto dell’affare in<br />

questione, eccettato quanto riguarda la Chiesa e le stanze annesse<br />

Suo aff.mo Obbl.mo servo<br />

Antonio Maria Traversi 5<br />

(Timbro partenza) VENEZIA (Timbro arrivo) VERONA<br />

1 Sett.(embre) 2 sett.(embre)<br />

Alla Nobile Signora<br />

La Signora Marchesa <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

San Giuseppe VERONA<br />

1 Card. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

2 Mons. Ruzzenenti Vincenzo, Superiore della Casa <strong>di</strong> Verona (Ep. II/1, lett. 490, n. 1, pag. 166).<br />

3 Mons. Grasser Giuseppe, Vescovo <strong>di</strong> Verona (Ep.I, lett. 379, n. 2, pag. 646)<br />

4 Bonifacio <strong>Canossa</strong> (Ep.I, lett. 351, pag. 553).<br />

5 NB. Tutta autografa.


DA MONS. TRAVERSI<br />

A 113(Venezia#1833.12.10)<br />

Alla Santa Sede e non a lui si deve chiedere l‟autorizzazione al cambio del livello, probabilmente per le<br />

casette, che dovrebbero passare a Don Provolo, il quale però potrà venire a trattative con la <strong>Canossa</strong> solo<br />

se adotterà « pienamente e semplicemente la Regola dei Figli della Carità ». La <strong>Canossa</strong>, anche senza voti,<br />

continui le sue mansioni. La superiora <strong>di</strong> Bergamo faccia i voti per acquisire voce attiva e passiva.<br />

V. G. M. Pregiatissima Signora Marchesa<br />

Rispondo più prontamente che mi fu possibile al <strong>di</strong> lei foglio 6 corrente, e primieramente le<br />

significo che io non potrei pronunziar opinione favorevole al cambio del livello in questione se non<br />

nel solo caso che tale cambio tornasse vantaggioso all’Istituto: e che anche in tal caso converrebbe<br />

ricorrere alla Santa Sede per l’autorizzazione, esponendo esattamente alla medesima li motivi per<br />

cui il cambio stesso credesi utile ed opportuno. Sono queste le prescrizioni de’ Sacri Canoni relativi<br />

ai beni <strong>di</strong> Chiesa, alla quale deve cedere ogni umano riguardo, e dalle quali non può <strong>di</strong>spensare che<br />

il solo Supremo Gerarca, in cui risiede plenitudo potestatis. Saggissimo fu quin<strong>di</strong> il dubbio <strong>di</strong><br />

Monsignor Superiore, che riverirà a mio nome con ogni <strong>di</strong>stinzione.<br />

Quanto ai voti della Superiora <strong>di</strong> Bergamo conviene instare presso il confessore, e se occorra<br />

e convenga, anche presso il Superiore, onde si compia quanto venne felicemente incominciato, onde<br />

possa essere capacitata ad avere voce attiva e passiva nell’Istituto.<br />

Per l’affare poi che riguarda la <strong>di</strong> lei persona in particolare, continui pure le mansioni finora<br />

sostenute senz’alcuna inquietu<strong>di</strong>ne; e quando sarò a Roma ne parlerò a maggior <strong>di</strong> lei tranquillità al<br />

Santo Padre. Se Don Provolo addotta pienamente e semplicemente la Regola dei Figli della Carità<br />

qual fu presentata al Car<strong>di</strong>nal Odescalchi, potrà venire a qualche trattativa con lei, salva sempre la<br />

proprietà dell’orto alle Figlie della Carità, del quale secondo il mio parere, non può farsi alcuna<br />

cessione o <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> sorta senza il permesso della Santa Sede.<br />

Chiudo la mia lettera, ringraziandola delle orazioni fatte, e fatte fare per me, alle quali debbo<br />

ascrivere i lumi che il Signore si degnò d’impartirmi per vincere la mia ripugnanza <strong>di</strong><br />

accompagnare il Car<strong>di</strong>nale Patriarca a Roma, dove il Santo Padre mi attende con esso<br />

Eminentissimo Porporato; lo che avrà luogo dopo Pasqua Voglia ella farmi la carità <strong>di</strong> continuarle,<br />

e <strong>di</strong> far sì che siano continuate dalle <strong>di</strong> lei buone figlie, e mi creda senza eccezione quale mi pregio<br />

<strong>di</strong> protestarmi<br />

Venezia 10 <strong>di</strong>cembre 1833<br />

(Timbro partenza) VENEZIA<br />

10 DEC.<br />

(Timbro arrivo) VERONA<br />

11 DEC.<br />

Alla Nobile Signora<br />

Signora Marchesa <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

San Giuseppe<br />

VERONA<br />

Suo Divotissimo Obbhgatissimo Affezionatissimo<br />

Servo Antonio Maria Traversi 1<br />

1 NB. Tutta autografa.<br />

Il medesimo Mons. Traversi, nella sua lettera del 3 gennaio 1834, <strong>di</strong>chiara, a riguardo <strong>di</strong> Don Provolo: « . . . ceda<br />

pure oltre la Chiesa anche le casette, ben inteso che siano esattamente adempiti tutti li conguagli <strong>di</strong> giustizia<br />

relativi».


NB. Per completare il dossier dei Figli della Carità sembra opportuno stampare in APPENDICE la lettera scritta da<br />

Don Provolo a Roma a Monsignor Traversi, il 10 giugno 1835, due mesi esatti dopo la morte della <strong>Canossa</strong>. Non<br />

richiede alcun commento, tanto più che tutta la corrispondenza che precede dà piena evidenza della<br />

<strong>di</strong>scordanza del piano della <strong>Canossa</strong> con quella del Provolo, anche se inizialmente pareva che le aspirazioni si<br />

accordassero.<br />

V G e M Stimatissimo Monsignore<br />

DA DON PROVOLO A MONS. TRAVERSI<br />

A 114(Verona#1835.06.10)<br />

Poiché Sua Signoria Reveren<strong>di</strong>ssima gode il bene <strong>di</strong> trovarsi vicino al Padre comune dei fedeli, mi<br />

faccio ar<strong>di</strong>to <strong>di</strong> supplicarla, <strong>di</strong> presentare al Santo Padre il ristretto del Piano dei Figli della Carità, che<br />

insieme colla signora Marchesa <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong>, <strong>di</strong> felice e dolce memoria, ho scritto,<br />

protestando umilmente, e sinceramente d’innanzi Sua Signoria Reveren<strong>di</strong>ssima ed a chiunque mi<br />

conosce, che questi e non altri furono, sono, e colla grazia del nostro Signore, saranno sempre i miei<br />

sentimenti, e che le <strong>di</strong>ferenze che passarono colla Signora testè nominata, non furono che male<br />

intelligenze le quali per grazia del Signore ora sono tolte, avendo parlato colla signora Cristina Pilotti la<br />

quale mi assicurò che lo stesso Piano volea pure la signora Marchesa. Questo medesimo Piano da<br />

qualche tempo l’ho umiliato al nostro dottissimo, e zelantissimo Vescovo, e si degnò <strong>di</strong> mostrarne<br />

sod<strong>di</strong>sfatto prometendomi assistenza e protezione, come fece sino a questo punto.<br />

Io non ne bramo già un approvazione formale parendo non essere ancora venuto il momento<br />

opportuno solo mi basta della bene<strong>di</strong>zione del Vicario <strong>di</strong> Gesù Cristo il quale se mai si degnasse <strong>di</strong><br />

leggerlo, colla bocca per terra vorrei supplicarlo, <strong>di</strong> cancellare, e <strong>di</strong> aggiungere tutto quello che il<br />

Signore gli ispirasse protestandomi che in ogni cosa, con l’ajuto del Signore gli sarò ubbi<strong>di</strong>entissimo<br />

servo, ed affezionatissimo figlio che, se sul Piano che in questa mia inchiudo, Sua Santità non trovasse<br />

niente in contrario vorrei supplicarlo anche d’un altra grazia <strong>di</strong> compatirmi la sua Apostolica<br />

Bene<strong>di</strong>zione affinche, salvo il sostanziale dell’opera, potessi eseguirlo con libertà <strong>di</strong> spirito, facendo<br />

quelle accessorie mutazioni che in pratica si vedessero utile e necessarie.<br />

L’amore ardentissimo che Sua Signoria Reveren<strong>di</strong>ssima nutre per l’opera del Signore, e in<br />

singolar modo per quelle dei Figli della Carità mi assicura che otterrà quanto dal Santo Padre sospiro<br />

quantunque io ne sia per ogni ragione indegnissimo, e mentre pieno <strong>di</strong> sincero affetto, e <strong>di</strong> anticipata<br />

gratitu<strong>di</strong>ne, bacio umilmente a Sua Santità il sacro piede e Sua Signoria Reveren<strong>di</strong>ssima la veneranda<br />

mano, godo per vera stima e profonda venerazione <strong>di</strong> protestarmi<br />

Di Lei Signoria Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 10 giugno 1835<br />

_______________<br />

Umilissimo Devotissimo Servo<br />

Antonio Provolo Prete<br />

Nel verso dell’ultimo foglio, con gli stessi caratteri e uguale inchiostro:« Copie del Piano e lettera <strong>di</strong><br />

Don Provolo <strong>di</strong>retta a Monsignor Traversi ».<br />

1835


PRESENTAZIONE<br />

LONATO<br />

L’ amena località del Bresciano, ricca <strong>di</strong> torbiere e <strong>di</strong> manifatture seriche, era stata teatro <strong>di</strong> imprese napoleoniche,<br />

tra cui quella del 1796, nella quale l’esercito francese aveva sconfitto gli Austriaci. Poi l’alternarsi delle vicende aveva<br />

condotto il grosso borgo ad allinearsi alle altre terre del settentrione, in cui un’apparente passiva accettazione del governo<br />

straniero, voluto da! Congresso <strong>di</strong> Vienna, non poteva far ignorare le trame della gioventù colta e volitiva e, insieme, il<br />

<strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> un’altra parte della popolazione, fiaccata dall’ignoranza e dalla miseria.<br />

Chi però avvertiva, con maggior incidenza, l’insostenibilità <strong>di</strong> una così forte <strong>di</strong>storsione sociale era quella parte del<br />

clero che, in nome del Vangelo, voleva, non tanto cambiare i livelli sociali, prospettiva a quei tempi non programmata,<br />

quanto smussare le asperità <strong>di</strong> una esistenza tormentosa per molti. Tra l’altro tanti ragazzi e ragazze, molti ancora in tenera<br />

età, dovevano necessariamente lavorare per rendere meno inconsistente il salario settirnanale dell’intera famiglia.<br />

I Governi, ufficialmente, avevano decretata obbligatoria la frequenza alla scuola, ma poiché l’ignoranza era un<br />

coefficiente utile alla tranquilla soggezione, non si curavano affatto <strong>di</strong> eliminare la prassi, quasi abituale. dell’assenteismo.<br />

Questa una delle ragioni che avevano suscitato tanta ammirazione per le scuole gratuite e serali, che molti volenterosi<br />

avevano organizzato, o stavano organizzando e, nel campo femminile in particolare, per l’opera della <strong>Canossa</strong>,<br />

Questa anche la ragione per cui molti Vescovi degli Stati Italiani del Settentrione e alcuni Car<strong>di</strong>nali per il Centro, appena<br />

avuto sentore dell’attività caritativa della Marchesa veronese, si erano affrettati a chiederne schiarimenti ed interventi.<br />

La seconda parte del 2° volume <strong>di</strong> quest’opera, dopo il problema dei Figli della Carità, dà una visione critica <strong>di</strong><br />

quella che non è una nuova fase della vita della <strong>Canossa</strong>, perchè cronologicamente affianca quasi tutto il suo <strong>di</strong>agramma<br />

operativo, ma è la panoramica delle fondazioni richieste, lentamente e, spesso, faticosamente preparate e non attuate, o<br />

attuate dopo la sua morte, da altre Superiore Generali dell’Istituto, anche a <strong>di</strong>stanza dì molti anni.<br />

In or<strong>di</strong>ne cronologico, la prima richiesta per Lonato fu fatta, nel 1817, dall’Arciprete Gaspare Gaspari. Non erano<br />

chiare a quel Sacerdote alcune particolari esigenze <strong>di</strong> una fondazione, per cui, dopo un primo incontro con la Marchesa che<br />

nei suoi viaggi per o da Milano, non trovava gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà ad una sosta a Lonato, lo scambio epistolare ha uno scopo più<br />

ristretto: la <strong>Canossa</strong> avrebbe dovuto ricevere nel suo Istituto alcune giovani del paese per addestrarle ed istruirle nella<br />

Scuola delle conta<strong>di</strong>ne, così da renderle atte a dare un intelligente e costruttivo aiuto al Parroco. Poi, a tempi e a livelli<br />

economici migliori, si sarebbe profilata un’autentica fondazione.<br />

Nel 1818, le giovani coa<strong>di</strong>utrici avevano già aperto le scuole per i ragazzi, che non potevano frequentare<br />

regolarmente quelle pubbliche e stavano organizzando l’oratorio festivo.<br />

Nel 1821, le insistenze dell’arciprete per una fondazione <strong>di</strong> Figlie della Carità sono più pressanti, ma la <strong>Canossa</strong> chiarisce<br />

che certe <strong>di</strong>ssonanze con la Regola, come il Gasperi prospetterebbe, non sarebbero accettabili Il Parroco entra allora nella<br />

esatta visuale della <strong>Canossa</strong> e non recede dalla sua progettazione. Solo però nel 1832, può annunciare che ha trovato una<br />

località adatta per l’Istituto, ma la fondazione si realizzerà nel lontano 1855.<br />

La corrispondenza della <strong>Canossa</strong>, che cessa, allo stato attuale delle ricerche d’Archivio, al 10 settembre 1832, non<br />

lascia intravedere il perchè delle nuove attese, troncate poi, nel 1835 dalla morte della <strong>Canossa</strong>, e riprese, in seguito, da M.<br />

Angela Bragato.<br />

ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

769(Milano#1817.11.03)<br />

Primo incontro con l'Arciprete <strong>di</strong> Lonato. La <strong>Canossa</strong> ha accettato il suo invito in vista <strong>di</strong> una futura<br />

fondazione. Glielo annuncia con brevissima missiva.<br />

Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Finalmente quando altro non succeda, domani partirò da Milano, e lunedì o martedì al più tar<strong>di</strong>,<br />

spero <strong>di</strong> essere a Lonato, dove colla mia Compagna mi fermerò il giorno seguente, se Ella così<br />

giu<strong>di</strong>cherà. Per far vedere a Vostra Signoria Molto Reverenda che la cortesissima <strong>di</strong> Lei esibizione a<br />

fatto frutto, smonterò alla <strong>di</strong> Lei casa, anticipandole intanto i miei ringraziamenti. Piena <strong>di</strong> venerazione,<br />

me le protesto, raccomandandomi alla carità delle <strong>di</strong> Lei orazioni<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Milano 3 novembre 1817 Umil.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


(Timbro) M I L A N O<br />

Al Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssimo<br />

Il Signor Arciprete<br />

<strong>di</strong><br />

L O N A T O


ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

770(Verona#1817.11.20)<br />

Da Lonato sono state mandate a Verona alcune giovani, perché vengano addestrate ed istruite in preparazione<br />

ad un primo aiuto al Parroco, e, in seguito, se non ci saranno ostacoli, a formare un primo nucleo <strong>di</strong> Figlie<br />

della Carità.<br />

V.G.M. Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Con sommo piacere, ho il contento <strong>di</strong> rivedere, ed abbracciare le ottimi giovani dal <strong>di</strong> Lei zelo<br />

<strong>di</strong>visate per l'opera <strong>di</strong> carita, che per l'intercessione <strong>di</strong> Maria Santissima, non dubito che sia per<br />

istabilirsi costì. L'assicuro, che per parte nostra, niente trascureremo per far loro conoscere il poco che<br />

sappiamo. Il tempo per verità non può esser più ristretto, a questo la supplico <strong>di</strong> supplire, col far<br />

pregare Maria Santissima per le giovani e per noi. Abbiamo il conforto della capacità ed abilità <strong>di</strong><br />

queste buone figliuole, in somma io spero bene assai; e può esser certa che in tutto quello che posso, mi<br />

sarà un gran contento <strong>di</strong> potermi prestare per una cosa tutta <strong>di</strong>retta alla Divina Gloria, come doppo <strong>di</strong><br />

questa, mi sarebbe un vero vantaggio potermi impiegare per servirla.<br />

Non riscontrai l'altra pregiatissima lettera <strong>di</strong> cui mi favorì, aspettando questo incontro per farlo.<br />

Veneratissimo Signor Arciprete, restiamo intesi per sempre. Io dove potrò, <strong>di</strong> cuore sono per servirla,<br />

sapendo che ella cerca solo il servizio del nostro buon Signore, i complimenti li <strong>di</strong>mentico affatto,<br />

troppo sarei felice se potessi <strong>di</strong>vidermi in mille pezzi e contribuire in altrettanti luoghi a fare del bene.<br />

Accetti intanto le proteste del mio rispetto, e della mia venerazione, con cui me le protesto in somma<br />

fretta ringraziandola <strong>di</strong> tutto.<br />

Di vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe 20 novembre 1817<br />

Al Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Il Signor Arciprete<br />

<strong>di</strong> L O N A T O<br />

Umil.ma Obbl.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

771(Verona#1817.11.18)<br />

Le giovani, rientrate in sede, nonostante la defezione <strong>di</strong> una, stanno formando un valido aiuto al Parroco. La<br />

<strong>Canossa</strong> ne è felicissima e assicura che invierà quanto prima quegli scritti che possono in<strong>di</strong>care la consistenza<br />

dell'Istituto.<br />

Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Non posso <strong>di</strong>rle quanto <strong>di</strong>spiacere abbia provato non poter riscontrare il pregiatissimo <strong>di</strong> Lei<br />

foglio nel ritorno a Lonato delle ottime giovani che ebbi il contento <strong>di</strong> qui meco avere benchè per un<br />

tempo troppo limitato. Le medesime sono certa avranno significato a Vostra Signoria Molto Illustre e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima i miei doveri e langustia del tempo per cui mi riesce spesso impossibile l'esercitare i<br />

miei doveri. Mi creda che quanto per la gloria e servizio <strong>di</strong> Dio abbiamo desiderato che quelle buone<br />

Figliuole ritornassero alle case loro, altrettanto a tutte ci <strong>di</strong>spiacciono per le ottime loro qualità.<br />

Spero che Maria Santissima bene<strong>di</strong>rà l'opera cominciata sotto la sua protezione e che vorrà<br />

consolare la <strong>di</strong> Lei attività e carità con un copioso frutto. In tutto quello che da me può <strong>di</strong>pendere con<br />

cuore aperto mi coman<strong>di</strong> che l'assicuro <strong>di</strong>vido la premura dell'esito felice <strong>di</strong> quest'opera santa. Mi<br />

sorprese e <strong>di</strong>spiacque sentir la ritirata della Donzelini 1 , chi sa non riservarla il Signore a tempo più<br />

inoltrato. Intanto ringraziamo il Signore che abbia sostituito altri soggetti come pure la portinara. La<br />

molteplicità delle occupazioni non mi permise ancora <strong>di</strong> mettere in or<strong>di</strong>ne le carte che voleva affidare<br />

alla <strong>di</strong> Lei prudenza ed altre che promisi alle giovani, ma lo farò colla possibile sollecitu<strong>di</strong>ne.<br />

Prima <strong>di</strong> finire questa mia conviene non che la preghi a non imparare da me perchè già Ella non<br />

prende cattivi esempj, ma però a non privarmi <strong>di</strong> qualche notizia dell'esito <strong>di</strong> questi principj.<br />

Sappia che ancora sono in dubbio <strong>di</strong> effettuare la mia gita a Venezia e quegli affari furono in<br />

gran parte anzi veramente la cagione <strong>di</strong> ritardarmi tanto il vantaggio <strong>di</strong> scriverle. Se non le riesce<br />

d'incomodo favorisca dei cor<strong>di</strong>ali miei complimenti le due giovani e la buona Signora Catterina come<br />

pure le Madri Cappucine ed il degno Signor Franceschini. Mi raccomando alla carità delle <strong>di</strong> Lei<br />

orazioni e presentandole i doveri della compagna Teresa 2 ma le raffermo invariabilmente<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe 18 novembre 1817<br />

1 Una delle giovani preparate nel Corso <strong>di</strong> educazione per le maestre <strong>di</strong> campagna.<br />

2 Teresa Spasciani, superiora a Venezia (Ep. I, lett. 279, n. 10, pag. 414).<br />

Umil.ma Ubb.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

772(Verona#1818.01.20)<br />

Annuncio <strong>di</strong> altra visita della <strong>Canossa</strong> a Lonato.<br />

Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Quasi non dovrei aver coraggio <strong>di</strong> scrivere a Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

per aver mancato non solo <strong>di</strong> riscontro, ma anche del mio dovere <strong>di</strong> ringraziarla <strong>di</strong> tanto <strong>di</strong>sturbo che<br />

volle prendersi; ma siccome talvolta opprimono tanto le povere Figlie della Carità, che sembrano senza<br />

gratitu<strong>di</strong>ne, e mancanti del loro dovere. Prima d’ogni altra cosa le protesto, che le sono obbligatissima,<br />

ma che sinceramente mi <strong>di</strong>spiacque, che abbia voluto senza ragione incomodarsi.<br />

Rapporto alla mia gita a Lonato, oltre gli affari, che mi tolsero il tempo tutto, come in voce le<br />

racconterò, mi tenne sospesa anche la vacillante salute della Superiora <strong>di</strong> Venezia 1 , la quale ora ha già<br />

passato il solito fatale periodo <strong>di</strong> quella tal malattia, e benchè obbligata per ora sempre a letto,<br />

non<strong>di</strong>meno mi dà luogo a poter andare ritardando la mia andata a Venezia. Ciò dunque supposto,<br />

sabbato a Dio piacendo, con Monsignor Don<strong>di</strong>o, e la Compagna già s’intende, sarò a Lonato. Porterò<br />

meco le carte che aveva da qualche tempo preparate, che non ho spe<strong>di</strong>to per mancanza d’incontro<br />

sicuro. Il suddetto Signor Canonico mi commise significarle la <strong>di</strong> lui venuta in detto giorno. Già anche<br />

pel legno siamo accomodati. Colla mia solita fretta, e sincerità peraltro. Riserbandomi a <strong>di</strong>rle il <strong>di</strong> più a<br />

voce, supplicandola de’ miei soliti complimenti, passo all’onore <strong>di</strong> protestarmi<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe 20 gennajo 1818<br />

1 Spasciani Teresa (Ep. I, lett. 279, n. 10, pag. 414).<br />

Ubb.ma Obbl.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

773(Verona#1818.02.04)<br />

Coa<strong>di</strong>uvato dalle giovani che sono state ospiti a Verona, egli ha aperto le scuole per i ragazzi, che non possono<br />

frequentare regolarmente quelle pubbliche e sta organizzando l‟oratorio festivo. La <strong>Canossa</strong> se ne congratula e<br />

assicura preghiere.<br />

Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Prima ch’io avessi tempo <strong>di</strong> presentare a Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima i<br />

<strong>di</strong>stinti miei ringraziamenti per tante gentilezze praticatemi nei giorni della mia <strong>di</strong>mora costì e <strong>di</strong> darle<br />

notizia del felicissimo nostro viaggio, mi vedo prevenuta da una gentilissima <strong>di</strong> Lei lettera contenente<br />

le Reliquie da me perdute. La ringrazio dunque adesso <strong>di</strong> tutto e mi creda con tutta sincerità che sono<br />

partita da Lonato consolatissima <strong>di</strong> quanto ho veduto e <strong>di</strong> quanto spero il Signore farà per la <strong>di</strong> Lui<br />

gloria e servizio. Voglia Egli mettere in quiete anche relativamente all’oratorio per cui non mancherò <strong>di</strong><br />

far pregare in modo particolare.<br />

Mi rallegro poi <strong>di</strong> sentire che la Signora Galinetti sia presto per cominciare a prestarsi in<br />

qualche parte anch’essa per le scuole. Mi creda che l’esercizio del insegnar a leggere fa a noi pure<br />

restar tra le mani tanta gioventù la quale o per la necessità del guadagno o per bizzaria de genitori non<br />

può frequentar le scuole e queste ragazze vengono poi con noi alla chiesa alle dottrine e simili.<br />

Mi prendo la libertà <strong>di</strong> occluderle tre immagini <strong>di</strong> Maria Santissima Addolorata l’una sulla<br />

quale scrivo il mio nome come vuole la buona Signora Catterina e per la stessa, le altre due l’una per la<br />

Betta alla quale un’altra volta manderò la corona che brama, l’altra per la Sigurtà. Non posso questa<br />

volta <strong>di</strong>ffondermi <strong>di</strong> più scrivendo dal letto dove mi trovo solo perché dovetti per la mia tosse fare due<br />

emissioni <strong>di</strong> sangue. Ma già non è niente sentendomi, fuor della debolezza, adesso bene. La supplico<br />

della carità delle sue orazioni anche per l’Istituto; dei miei doveri ai degnissimi <strong>di</strong> Lei Religiosi, dei<br />

miei cor<strong>di</strong>ali complimenti alle care Maestre ed alle altre persone impegnate nella santa opera <strong>di</strong> carità,<br />

finalmente <strong>di</strong> essere persuasa dell’invariabile mia stima e del mio profondo rispetto.<br />

P.S. Dopo che con suo comodo avrà letto quelle carte, eccettuate le coti<strong>di</strong>ane orazioni, la prego a<br />

farmene tenere, trovandomi fra qualche tempo averne bisogno.<br />

Verona San Giuseppe 4 febbraio 1818<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

________________<br />

NB. I nomi che ricorrono si riferiscono alle collaboratrici del Parroco.<br />

Umil.ma Dev.ma Obb.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

774(Verona#1818.02.11)<br />

La <strong>Canossa</strong> dovrebbe far avere, con la massima sicurezza, una lettera alla Marchesa da Bagno <strong>di</strong> Castiglione.<br />

Prega quin<strong>di</strong> l‟Arciprete <strong>di</strong> Lonato che l‟affi<strong>di</strong> al signor Franceschini, che spesso raggiunge quella località.<br />

Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Approfittando della <strong>di</strong> lei bontà, mi prendo la libertà <strong>di</strong> darle un nuovo <strong>di</strong>sturbo.<br />

So che l’ottimo Signor Francesco Franceschini 1 va fraquentemente nel paese <strong>di</strong> Castiglione 2 ; per un<br />

affare che mi sta molto a cuore, bramerei fosse consegnata alla Signora Marchesa da Bagno, Prelata del<br />

Collegio delle Signore Vergini 3 , l’occlusa lettera. Supplico dunque Vostra Signoria Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima, presentando i miei complimenti a detto Signor Francesco, pregarlo la prima volta, che<br />

ha occasione <strong>di</strong> portarsi in quel paese, a volermi favorire <strong>di</strong> recapitarla sicura a quel Collegio.<br />

Con questo incontro mi do altresì il vantaggio <strong>di</strong> ricordarmi alla <strong>di</strong> Lei memoria presso Dio e la<br />

prego a volermi altresì riverire cor<strong>di</strong>alissimamente tutte le carissime Maestre <strong>di</strong> Carità.<br />

Questa volta scrivo alzata dal letto, e quasi ma non del tutto rimessa, credo però lo sarò tra<br />

poco. Tante cose alla buona Signora Caterina. I miei rispetti ai suoi Religiosi. Ho l’onore <strong>di</strong> protestarmi<br />

Di Lei Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Verona San Giuseppe 11 febbraio 1818<br />

Raccomandata al signor Arciprete <strong>di</strong> Pozzolengo per il suo recapito.<br />

All’Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Il Signor Don Gasparo Gaspari<br />

Arciprete Degnissimo<br />

<strong>di</strong> L O N A T O<br />

Prego, al Canonico Pacetti che debbo io rispondere?<br />

Umil.ma Ubb.ma Obbl.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

1 Francesco Franceschini <strong>di</strong> Lonato (Cf. lett. 771).<br />

2 CASTIGLIONE delle Stiviere, centro agricolo e climatico in provincia <strong>di</strong> Mantova.<br />

3 Marchesa Da BAGNO, superiora del Collegio delle Vergini, fondato nel 1608 dalle tre nipoti <strong>di</strong> San Luigi Gonzaga.<br />

Attualmente l’Istituto, che si occupa, come agli inizi, dell’educazione della gioventù, è denominato delle «Vergini <strong>di</strong> Gesù<br />

sotto la protezione <strong>di</strong> S. Luigi Gonzaga».


ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

775(Verona#1818.02.25)<br />

L‟Arciprete ha chiesto consiglio alla <strong>Canossa</strong> su qualche cambiamento che è costretto a fare nel gruppo delle<br />

sue maestre. La Marchesa esprime il suo parere e lo prega <strong>di</strong> avvertire il suo collaboratore che, dovendo ella<br />

assentarsi dalla città, non potrà assecondare il suo desidero <strong>di</strong> recarsi a Verona per conoscere l‟opera.<br />

Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Sempre con nuova consolazione io sento l’ottimo proseguimento delle scuole <strong>di</strong> carità, eppure<br />

con egual piacere la ricuperata tranquillità relativamente all’Oratorio; il Signore per la intercessione<br />

della Santissima <strong>di</strong> Lui Madre spero vorrà sempre più bene<strong>di</strong>re e perfezionare un tanto bene. Ho<br />

veduto, giache così volle Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima, il fazzoletto che aveva<br />

provveduto per la buona Gallina. Per ubbi<strong>di</strong>rla dunque le <strong>di</strong>rò che anch’io lo trovai troppo vistoso e non<br />

intieramente addattato per la medesima, che è molto soda. Se il Signore la provvede come già non<br />

dubito <strong>di</strong> una buona portinara, trovo poco calcolabile la per<strong>di</strong>ta della Sigurtà, giacche anche in questo<br />

comanda che le <strong>di</strong>ca quello che a me pare, io lascierei la Resini, e la Moroni, ambidue unite, tanto più,<br />

che già nell’innoltrarsi la stagione, le ragazze <strong>di</strong>minuiranno <strong>di</strong> numero, e siccome anche queste due<br />

buone persone, si convengono molto nel pensare, possono essersi <strong>di</strong> molto ajuto l’una all’altra, e la<br />

vedova che è per prendere, potrebbe a mio credere far benissimo la portinara; e piuttosto se il numero<br />

fosse ancora grande, mettere delle gran<strong>di</strong> colla Franceschini, e colla Gallina, alle quali similmente già<br />

<strong>di</strong>minueranno per i lavori delle campagne le <strong>di</strong>scepole. Insieme colla pregiatissima <strong>di</strong> Lei lettera una ne<br />

ricevetti dal Veneratissimo Signor Don Paolo, nella quale, egli ripetendo i desiderj meco esternati dalla<br />

buona Moroni mi <strong>di</strong>ce, che questo, verso la metà della settimana santa, avrebbe opportuno incontro per<br />

venire un po’ <strong>di</strong> giorni da noi.<br />

Essendo ristrettissima <strong>di</strong> tempo dubito non potere a quest’ottimo Religioso far risposta, e perciò<br />

la supplico <strong>di</strong> voler al medesimo significare il mio <strong>di</strong>spiacere <strong>di</strong> non poter per ora aver questo<br />

contento, dovendo se la mia salute me lo permetterà, i primi dell’entrante settimana partir per Venezia,<br />

da dove non potrò ritornare in così breve tempo. Mi riservo per questo ad altro momento bramando <strong>di</strong><br />

non perdere questa occasione <strong>di</strong> potermi prestare in cosa che mi sta tanto a cuore. Favorisca presentar<br />

al medesimo come pure agli altri degni suoi Religiosi i miei rispetti. I soliti miei cor<strong>di</strong>alissimi<br />

complimenti alla buona Signora Catterina, alle Madri Cappuccine, ed alle care Maestre.<br />

Restai consolata <strong>di</strong> sentire anche la buona <strong>di</strong>sposizione della Gallinetti, e della Madre Sommai,<br />

per supplire per la lettura, insomma ringrazio il Signore delle bene<strong>di</strong>zioni che sparge sopra il <strong>di</strong> Lei<br />

paese.<br />

Riguardo alla mia salute, mi creda che lo stesso sarebbe stato se non fossi venuta costì, essendo<br />

già il solito d’ogni anno dal più al meno, solo naturalmente siccome <strong>di</strong>vengo vecchia si va sempre più<br />

declinando come è giusto, ed ora mi è tornato la mia tosse, che già passerà <strong>di</strong> nuovo, sino che una volta<br />

o l’altra passerò poi anch’io, ma per ora non ce né idea.<br />

La ringrazio <strong>di</strong>stintamente della lettera consegnata al Signor Franceschini, che similmente<br />

riverisco. Le ricordo le note carte, che in assenza mia potrà far consegnare alla mia compagna,<br />

Angelina Bragatto 1 Figlia della Carità in San Giuseppe. Benche viva certa della <strong>di</strong> Lei carità, pure tanto<br />

grande è il mio bisogno, che non posso a meno <strong>di</strong> raccomandarmi caldamente alle <strong>di</strong> Lei orazioni in cui<br />

tanto confido.<br />

1 Bragato Angela , maestra delle novizie a Verona (Ep.I, lett. 339, n. 4, pag. 529).


Le confermo il mio rispetto, e la mia venerazione, <strong>di</strong>chiarandomi per sempre<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe 25 febbraio 1818<br />

All’Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Il Signor Gaspare Gaspari<br />

Arciprete Degnissimo <strong>di</strong><br />

L O N A T O<br />

Umil.ma Ubb.ma Obbl.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

776(Verona#1818.03.06)<br />

La <strong>Canossa</strong> non è partita da Verona, come aveva annunciato, ma poiché non sta fisicamente bene, prega <strong>di</strong> far<br />

ritardare il viaggio della signora Marta, un'altra delle possibili collaboratrici dell'Arciprete. Più tar<strong>di</strong>, con<br />

maggior <strong>di</strong>sponibilità, sarà felicissima <strong>di</strong> mostrarle quanto concerne l'opera <strong>di</strong> carità.<br />

V .G.M. Veneratissimo Signor Arciprete<br />

La ringrazio <strong>di</strong>stintamente delle carte che ricevetti unitamente alla pregiatissima <strong>di</strong> Lei lettera.<br />

Ben volentieri in altro momento darò da leggere a Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

quella che non poté leggere adesso. Io mi trovo ancora a Verona avendo io fatto i conti, ed il Signore<br />

gli ha <strong>di</strong>sfatti. Già le <strong>di</strong>ssi che ancora non mi trovava affatto rimessa quando era per partire cioè pochi<br />

giorni prima dovetti mettermi nuovamente a letto, mi fecero altre due emissioni <strong>di</strong> sangue, e come sono<br />

debole assai, e la tosse non cede ancora benche stia molto meglio, non so però quando potrò partire.<br />

Sono d'opinione che sarò ancora qui la Settimana Santa, e se vedrò <strong>di</strong> potermi compromettere <strong>di</strong> restare<br />

tutta l’Ottava, e <strong>di</strong> essere in istato <strong>di</strong> potermi prestare come si deve per la buona Signora Marta non<br />

mancherò d'avvertirla. I miei soliti doveri e complimenti. Ringrazio Vostra Signoria Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima ed anche l'ottimo Signor Francesco Franceschini del doppio ricapito delle lettere; e<br />

racccomandandomi quanto posso alla carità delle <strong>di</strong> Lei orazioni, ho l'onore <strong>di</strong> protestarmi per sempre.<br />

Già siamo intesi che nel caso non potessi ricevere la Signora Marta adesso, lo farò a primo<br />

opportuno incontro. Le ripeto le assicurazioni del mio rispetto.<br />

Verona San Giuseppe 6 marzo 1818<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

P.S. Avendo voluto rispondere due righette anche alla buona signora Elena, tardai sino ad oggi 13<br />

marzo a spe<strong>di</strong>re anche questa. Sono dunque ancora quì, e sto molto meglio, ma non ancora<br />

rimessa, perciò non vedo combinabile la venuta della buona Signora Marta mancandomi<br />

veramente le forze, e quando verrà trattandosi <strong>di</strong> si poco tempo desidero essere in istato <strong>di</strong><br />

potermi prestare da vero.<br />

All'Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Il Signor Don Gasparo Gaspari<br />

Arciprete Degnissimo <strong>di</strong><br />

L O N A T O<br />

Umil.ma Dev.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


ALLA SIGNORA ELENA FRANCESCHINI<br />

777(Verona#1818.03.13)<br />

Le notizie, che la signora Franceschini ha mandato alla <strong>Canossa</strong> sul buon funzionamento delle scuole <strong>di</strong><br />

Lonato, le hanno procurato intenso piacere per cui ella ringrazia.<br />

V. G. e M. Stimatissima e carissima signora Elena 1<br />

Gra<strong>di</strong>tissima mi fu la <strong>di</strong> lei lettera mia cara signora Elena, potendola assicurare con tutta sincerità, che<br />

oltre il vero attaccamento che le porto, mi riesce sempre <strong>di</strong> nuovo piacere il sentir le notizie delle loro<br />

scuole, delle quali bramo vivamente il perfetto stabilimento.<br />

Non dubiti che la santissima Direttrice 2 con un po’ <strong>di</strong> pazienza perfezionerà l’opera da essa cominciata,<br />

e grandemente mi consolai, sentendo che sono ricorse ad Essa, per esser questo il mezzo per ottenere<br />

tutto quello che desideriamo giustamente. Mi figuro il dolore della povera Catterina Sigurtà, per dovere<br />

lasciare le scuole, il Signore provvederà <strong>di</strong> altro soggetto.<br />

La prego dei miei più cor<strong>di</strong>ali complimenti alla cara signora Meneghina, alla signora Catterina,<br />

ed a tutte le altre, che s’impiegano per le scuole <strong>di</strong> carità. Il primo momento che avrò, per potergliene<br />

far copiare, le manderò alcune canzonette venute da Roma, perchè vi è l’indulgenza per chi le canta, e<br />

per chi le fa cantare. I miei doveri alla sua famiglia. Tutte le compagne riveriscono, ma tanto tanto, lei e<br />

la signora Meneghina. Tanti saluti alle sue buone ragazze, che intanto per caparra della loro vocazione,<br />

la prego come faccio con loro, <strong>di</strong> ricordarsi <strong>di</strong> me con Maria santissima, della quale sono certa saranno<br />

queste <strong>di</strong>vote. Mia cara signora Elena, <strong>di</strong> vero cuore l’abbraccio, protestandole la mia stima ed il mio<br />

attaccamento.<br />

Di lei carissima signora Elena<br />

Verona San Giuseppe 13 marzo 1818<br />

________________________<br />

Affezionatissima Obbligatissima amica<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

NB. Lettera ricopiata dal Notaio Albasini, che vi appone il suo sigillo, la firma e ne <strong>di</strong>chiara<br />

« Concordat cum originali ».<br />

1 ELENA FRANCESCHINI, consorte <strong>di</strong> Francesco e organizzatrice delle scuole parrocchiali <strong>di</strong> Lonato.<br />

2 La Vergine Santa.


ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

778(Verona#1818.07.22)<br />

La <strong>Canossa</strong> sta per partire alla volta <strong>di</strong> Milano. Nelle due ore <strong>di</strong> sosta, si fermerà a Lonato. Sarà facile<br />

combinare quanto necessita all'Arciprete e chiarire perché le lettere del Pacetti non sono pervenute al<br />

destinatario.<br />

V.G.M. Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Il pregiatissimo <strong>di</strong> Lei foglio in data 4 corrente non fù da me sul punto riscontrato, perche<br />

essendo prossimo il mio ripatriamento mi trovava affollatissima <strong>di</strong> affari. Monsignor Paccetti 1 , o non<br />

ha ricevuto la <strong>di</strong> Lei preventiva lettera, o non me l'ha comunicato.<br />

Mi <strong>di</strong>spiace molto, ma non mi sorprende <strong>di</strong> sentire, che il <strong>di</strong>avolo si <strong>di</strong>verta, ma già speriamo<br />

che in breve terminerà la sua villeggiatura. Nella ventura settimana a Dio piacendo, io partirò per<br />

Milano.<br />

Le due ore <strong>di</strong> rinfresco vedrò <strong>di</strong> passarle a Lonato, piuttosto che a Desenzano 2 , ed in voce<br />

combineremo meglio. Ho in vista una maestra che potrebbe essere a proposito, <strong>di</strong> questa pure<br />

parleremo. Intanto il primo momento che avrò, scriverò alle maestre non potendolo far oggi,<br />

trovandomi quì pure occupatissima per essere arrivata jeri. Al mio ritorno da Milano vedremo <strong>di</strong><br />

concertare il modo <strong>di</strong> compiacere la buona Signora Moroni. Mi creda che le scuole <strong>di</strong> Lonato mi<br />

stanno fuor <strong>di</strong> modo a cuore.<br />

Intanto Ella accetti le proteste del mio rispetto, e mi faccia la carità <strong>di</strong> raccomandarmi molto al<br />

Signore, ed in somma fretta mi creda con venerazione<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona 22 luglio 1818<br />

Al Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Il Signore Don Gaspero Gasperi<br />

Arciprete Degnissimo<br />

<strong>di</strong><br />

L O N A T O<br />

Umil.ma Dev.ma Obbl.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

1 Mons. Luigi Pacifico Pacetti, primo superiore ecclesiastico dell’Istituto (Ep. I, lett. 173, n. 1, pag. 280).<br />

2 DESENZANO, centro industriale e turistico sulla riva sud-ovest del lago <strong>di</strong> Garda, in provincia <strong>di</strong> Brescia.


ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

779(Venezia#1818.11.25)<br />

L'Arciprete, per la sua scuola, ha bisogno <strong>di</strong> nuove maestre, e la <strong>Canossa</strong> aveva promesso che se le fossero state<br />

proposte figliole per quella missione, avrebbe pensato anche a Lonato. Per ora però non ne ha <strong>di</strong> consigliabili.<br />

Per il momento il colera non miete altre vittime.<br />

V.G.M. Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Conviene che confessi <strong>di</strong> avere mancato <strong>di</strong> approffittare della bontà, e gentilezza <strong>di</strong> Vostra<br />

Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima, passando per Lonato, ed il maggior motivo <strong>di</strong> non essermi<br />

fermata qualche breve momento, fù appunto il prevedere <strong>di</strong> non saper resistere ai cortesissimi inviti, si<br />

<strong>di</strong> Lei che degli ottimi suoi Religiosi, ed all'attaccamento delle care Maestre; e non essendomi<br />

d'altronde dagli affari nostri permesso, <strong>di</strong> poter aver la sorte <strong>di</strong> trattenermi, quanto bastava per potermi<br />

impiegar a servirli in qualche piccola cosa, passai facendomi violenza per non poter riverir nessuno.<br />

Voleva scriverle dopo giunta a Verona, ma questo pure mi fù tolto dalla molteplicità degli affari.<br />

Sappia però, che in ogni luogo mi sono ricordata le <strong>di</strong> Lei premure, ma sin'ora senza effetto. A<br />

Milano quattro Figliuole mi furono proposte per me, ed io acconsent<strong>ii</strong> <strong>di</strong> vederle, sperando trovarne<br />

qualcuna addattata per Lonato, non volendo proporgliene nessuna, se prima non le vedeva, ed erano in<br />

un paese circa do<strong>di</strong>ci miglia lontano da Milano, e sino che io le stava aspettando, ci furono portate via<br />

da un altro Parroco, tutte quattro per simile oggetto; venni a Verona, e trovai che la persona ch'io ave-<br />

va in vista era stata nuovamente fermata nel luogo dov'era stata sin'allora, parlai con altre due, che<br />

sembravanmi opportune, ma neppure con queste potei nulla concludere.<br />

Nel venire a Venezia, mi fù parlato <strong>di</strong> un'altra, che farò il possibile <strong>di</strong> vedere nel ritorno. Già<br />

continueranno a pregare Maria Santissima, ed essa compirà io spero la sua opera. Le sono<br />

obbligatissima della domanda che mi fa intorno al tempo che io potrò venire a Lonato, ma non so a<br />

questa in qual modo rispondere, non sapendo neppure quanto sia per essere lungo il mio soggiorno qui,<br />

giacchè Ella sa meglio <strong>di</strong> me cosa sia il trattare affari, e cosa più lunga riesce quando sono trattati dalle<br />

donne, alle quali non è permesso l'andare, ed il girare. Grazie al Signore però per cagione della nostra<br />

Gran Madre tutto va benissimo riguardo a noi, e dalla medesima spero indubitatamente il compimento.<br />

Le sarà forse noto come tutta Venezia riconosce <strong>di</strong> essere ancora immune dalla peste dalla<br />

intercessione <strong>di</strong> Maria Santissima. Questa si trova però nel Lazzaretto, dove trovavasi a fare la<br />

contumacia l'equipaggio <strong>di</strong> un legno per quanto sento proveniente da Scutari. Si sviluppò il morbo il<br />

giorno trigesimo ottavo della contumacia, nell'aprirsi che fecesi un forzieretto <strong>di</strong> zecchini, all'aprirsi del<br />

quale cadde morto quello che l'aprì.<br />

Dopo un triduo <strong>di</strong> ringraziamento sabbato, giorno solenne quì per essere de<strong>di</strong>cato a Maria<br />

Santissima della salute, fù cantato in ogni parrocchia il Te Deum. Si continua però a pregare per<br />

ottenere la continuazione delle Divine Misericor<strong>di</strong>e. Cessato il pericolo si farà poi una solennissima<br />

funzione <strong>di</strong> ringraziamento. Siccome il Signore degnossi altra volta servirsi <strong>di</strong> Lei per fare tanto bene<br />

alle anime in questa città, faccia adesso la carità <strong>di</strong> assisterla col tenerla, e farla tenere raccomandata<br />

alla protezione della Regina del Cielo. Di me pure la supplico volersi ricordare col Signore e la<br />

Santissima <strong>di</strong> Lui Madre, perchè possa servirlo meno indegnamente che sia possibile. I miei rispetti ai<br />

<strong>di</strong> lei Religiosi, tanti complimenti alle buone maestre ed alla Signora Catterina. Subito che sarò<br />

ritornata a Verona mi darò il bene <strong>di</strong> significarglielo, passo intanto a protestarle la mia venerazione, ed<br />

il mio rispetto<br />

Di Lei Veneratissimo Signor Arciprete


Venezia 25 novembre 1818<br />

P.S. Il numero degli in<strong>di</strong>vidui morti per la peste, è solo <strong>di</strong> circa nove, ed oggi si conta il giorno<br />

decimoterzo che nessun'altro nel lazaretto sia stato attaccato.<br />

All'Illustrissimo Signore<br />

Il Signor Don Gasparo Gaspari<br />

Arciprete Degnissimo<br />

L O N A T O<br />

Dev.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della<br />

Carità


ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

780(Venezia#1821.02.20)<br />

La <strong>Canossa</strong> ha ritardato la sua risposta perché occupata dalle gravi con<strong>di</strong>zioni della signora Teresa Guizzetti,<br />

affetta da cancro alla bocca. Ora assicura che è certo <strong>di</strong>sponibile per Lonato e chiarisce, a gran<strong>di</strong> linee, la<br />

struttura del suo Istituto il quale, appena sia stabilizzato, non chiede, né allo Stato né ai privati, mezzi <strong>di</strong><br />

sussistenza. Le scuole sono gratuite e le Regole non contemplano l'accettazione <strong>di</strong> scuole concesse dallo Stato.<br />

V G e M Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Mi fù impossibile <strong>di</strong> riscontrare sul punto la pregiatissima lettera <strong>di</strong> Vostra Signoria Molto<br />

Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima, trovandomi in questi giorni più che mai occupata nell'assistenza della buona<br />

Signora Teresina Guizzetti 1 , la malattia della quale va sempre più innoltrandosi, a segno che oggi le fu<br />

amministrata l'estrema Unzione, benchè per altro secondo il corso della malattia, si possa lusingarsi,<br />

che l'avremo ancora con noi almeno qualche giorno. La <strong>di</strong> Lei bontà dunque vorrà perdonarmi questo<br />

involontario ritardo, ed anche mi condonerà il modo con cui scriverò questa lettera, venendo interrotta<br />

ogni momento, e non sapendo troppo, attesa la circostanza, dove mi abbia la testa.<br />

Quando il Signore <strong>di</strong>sponesse il modo, Egli è verissimo che non ricuserei <strong>di</strong> mettere una Casa<br />

del minimo nostro Istituto anche in Lonato, semprechè potessimo combinarne lo stabilimento secondo<br />

le Regole nostre. Ella ben sà, che uno dei principali nostri Rami sono le scuole <strong>di</strong> carità, ed in queste<br />

cerchiamo d'attenerci ai sistemi delle scuole elementari minori, ma questo, come egualmente le è noto,<br />

lo facciamo gratuitamente, e senza aggravio veruno ne del pubblico, né <strong>di</strong> nessuno; cioè lo facciamo,<br />

non solo per vocazione, ma anche per poter continuare a farlo sempre nello stesso modo, anzi piuttosto<br />

sempre aumentando, che declinando. L 'accettare per impegno <strong>di</strong> stabilimento le scuole elementari per<br />

dovere, non è combinabile per noi, singolarmente in un principio <strong>di</strong> fondazione, dove si ricevono alla<br />

scuola tutte quelle ragazze che possiamo, ma avendo anche riflesso a non riceverne un numero tale, che<br />

ci renda impossibile poi la coltivazione dello spirito interno, senza del quale non potrebbe sussistere<br />

lungamente lo spirito vero <strong>di</strong> carità, oltre l'occuparci altresì, a formare i soggetti, in tutto ciò che per le<br />

scuole stesse conviene.<br />

Ella ben conosce, che accettato l'impegno, si debbono ricever tutte, ed io non vedrei il modo,<br />

sino almeno che la Casa non fosse bene stabilita, <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare ad una cosa, ed all'altra. D’altronde,<br />

eccettuati gli anni primi, nei quali non ci è ora possibile, per nuove fondazioni, stabilirci senza qualche<br />

assistenza, quando vi è il locale, e vi sono i soggetti provveduti <strong>di</strong> quanto è abilito, noi non abbiamo<br />

bisogno, ne <strong>di</strong> dotazione, ne <strong>di</strong> stipen<strong>di</strong>o alcuno, vivendo col nostro, e prestandoci gratuitamente.<br />

Forse in questo modo non sod<strong>di</strong>sferò pienamente ai <strong>di</strong> Lei desiderj, Veneratissimo Signor<br />

Arciprete. L 'assicuro sinceramente, che non solo per la stima che ho per Lei, ma per la premura, che ho<br />

per Lonato, se le fosse riuscito <strong>di</strong> maggior opportunità, e che il tempo lo avesse permesso, non avrei<br />

avuto <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> ricever per sei, o sette mesi, due, o tre Figliuole <strong>di</strong> vocazione vera allo stato<br />

verginale, ed all'assistenza della gioventù, ed educarle veramente per essere poi Maestre delle scuole<br />

elementari; ma sarebbe stato necessario, che fossero persone libere, e che non avessero altri impegni.<br />

Già tra circa due mesi dovrò passare da Lonato, ed in voce tratteremo meglio la cosa. Frattanto<br />

non mancheremo da miserabili <strong>di</strong> caldamente raccomandare l'affare alla cara nostra Madre Maria<br />

Santissima.<br />

Ella pure faccia la carità <strong>di</strong> fare lo stesso, non <strong>di</strong>menticandosi neppure <strong>di</strong> quella, che colma <strong>di</strong><br />

venerazione e <strong>di</strong> rispetto passa a protestarsi<br />

1 Teresina Guizzetti, benefattrice dell’Istituto a Venezia (Ep. I, lett. 412, pag. 676).


Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Venezia, Santa Lucia 20 febbrajo 1821<br />

Al Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Il Signor Arciprete Gasparo Gasperi<br />

L O N A T O<br />

Um.ma Obb.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

781(Bergamo#1821.07.26)<br />

Le proposte <strong>di</strong> Don Gaspari per la nuova fondazione non collimano completamente con le <strong>di</strong>rettive della<br />

<strong>Canossa</strong>, per cui spiega come certi adattamenti potrebbero essere nocivi non solo alla buona fama, ma<br />

anche all'esistenza dell'Istituto. In<strong>di</strong>ca poi la necessaria procedura da seguire per ottenere i consensi delle<br />

Autorità, gli accorgimenti per un buon funzionamento e quanto è assolutamente in<strong>di</strong>spensabile perché si<br />

possa realizzare.<br />

V G e M. Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Se io non conoscessi pienamente, non solo la bontà <strong>di</strong> Vostra Signoria Molto Illustre e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima, ma anche il suo modo <strong>di</strong> pensare, non saprei con quali termini domandarle scusa <strong>di</strong><br />

avere sì lungamente tardato a darle la risposta, che le doveva giusta la nostra intelligenza. Ma certa<br />

ch'Ella desidera, che ben pesate, e maturate siano le cose, mi tengo certa, che sarò più facilmente<br />

compatita, assicurandola, che non <strong>di</strong>menticai certamente Lonato, ma considerando per una parte le<br />

particolari circostanze <strong>di</strong> quest'ottimo Paese, e dall'altra la necessità, che questa fondazione se il<br />

Signore la vuole, cammini <strong>di</strong> pari passo alle altre, che mi vengono domandate, non sapeva in qual<br />

modo combinare le idee, ne in qual maniera spiegandogliele, sottoporle ai saggi <strong>di</strong> Lei riflessi. Ora<br />

però meglio dal tempo maturata la cosa, cercherò <strong>di</strong> esporgliela al meglio, che mi sarà possibile,<br />

confermandole prima con ogni sincerità, il verace mio desiderio <strong>di</strong> servire tanto la <strong>di</strong> Lei persona,<br />

per la quale sono piena <strong>di</strong> venerazione, e <strong>di</strong> stima, quanto il <strong>di</strong> lei paese, pel quale ebbi sempre tutta<br />

la premura.<br />

Riflettei dunque a quanto Ella ebbe la bontà <strong>di</strong> propormi a tale oggetto, ma non vedo in<br />

questa maniera il modo da condurre la cosa ad effetto, con tutta quella sicurezza e sollecitu<strong>di</strong>ne, che<br />

unitamente bramiamo. Le molte occupazioni nostre, che la <strong>di</strong>vina misericor<strong>di</strong>a ci presenta nei<br />

bisogni dei paesi rispettivi, ove sono le nostre Case, il numero nostro in confronto <strong>di</strong> questi molto<br />

ristretto, le varie vicende <strong>di</strong> fondazioni novelle, che vengono fatte, mi mettono nell'impossibilità,<br />

tanto <strong>di</strong> levare molti soggetti dalle Case già esistenti, quanto <strong>di</strong> fermarmi nelle Case novelle tutto<br />

quel tempo, che si renderebbe necessario, per lasciare soggetti formati in nuove fondazioni.<br />

Il dar principio ad una Casa senza esperimentate Compagne, <strong>di</strong>viene un vero asardo, che può<br />

rendere vane le caritatevoli cure <strong>di</strong> chi si prestò in nostro vantaggio, e compromettere anche il buon<br />

nome dell'Istituto, il quale sia ritenendo soggetti non opportuni, sia restandone privo, non avrebbe<br />

l'intento <strong>di</strong> servire la popolazione che lo chiama, tanto più che probabilmente attese le circostanze<br />

già dette, non avrebbe nej propri membri sostituzioni. Aggiunga a tutto ciò, che l'unione <strong>di</strong> carità tra<br />

le nostre Case stabilita, in forza della quale, si cangiano occorrendo i soggetti richiede che vi sia<br />

possibilmente in ogni Casa uno spirito solo. Per avere però il modo da prestarmi per i varj paesi,<br />

ecco quanto ho offerto, e fu accettato negli altri luoghi, e quello che per Lonato pure mi pare il più<br />

opportuno, e sicuro.<br />

Prima <strong>di</strong> tutto convien fissare il numero che si può credere necessario pel buon avviamento<br />

d'una Casa, per mantener in quella, coll'osservanza, l'esercizio delle opere <strong>di</strong> carità, e <strong>di</strong> quel tal<br />

Ramo principale, che muove quel tal Paese a bramar l'Istituto, che in Lonato <strong>di</strong>remo le scuole, e per<br />

questo paese come già <strong>di</strong>cemmo, per un principio con- veniente possono bastare sei in sette<br />

soggetti, e questi conviene, che abbiano il loro mantenimento giusto la Regola. Per i motivi <strong>di</strong> sopra<br />

addotti <strong>di</strong>viene necessario, che almeno la maggior parte <strong>di</strong> questi entrino intanto nel Noviziato che<br />

pel momento è a Verona. In questo frattempo, si può preparare quanto <strong>di</strong> materiale occorre per la<br />

Casa novella, cioè, locale addattato, mobiliato questo del necessario sì, ma semplicemente assai<br />

come porta le nostre Regole. E per la prima volta sarà necessario <strong>di</strong> trovare una qualche provvista <strong>di</strong><br />

generi <strong>di</strong> prima necessità, che in seguito poi le Figlie della Carità si provvederanno da loro. Tutto<br />

ciò fissato, quand'anche i soggetti non entrassero al momento tutti, purche siano certi, o almeno<br />

certo sia il mantenimento, che in tal caso possiamo trovarne noi, allora sembra, anzi io tengo la<br />

strada più retta esser quella, <strong>di</strong> rivolgersi, chi brama l'Istituto, al proprio Vescovo perche Egli ne<br />

faccia la domanda alla rispettiva Delegazione, che deve essere già s'intende antecedentemente


<strong>di</strong>sposta, e favorevolmente prevenuta, potendo così il Vescovo far anche conoscere, che vi sono i<br />

soggetti pronti per cominciare. Tanti altri riflessi e rischiaramenti dovrei aggiungere, ma per non<br />

perdere l'incontro dell'Amica Metilde, che potrà supplire in voce, ho l'onore <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Bergamo, 26 luglio 1821


ALLA SIGNORA FRANCESCHINI<br />

782(Verona#1822.03.14)<br />

Tramite la signora Franceschini, un Canonico <strong>di</strong> Brescia aveva chiesto informazioni sull‟ammontare della dote<br />

e delle spese per il noviziato, volendo proporre alcune giovani quali aspiranti all‟Istituto delle Figlie della<br />

Carità. La <strong>Canossa</strong> ne dà ampia spiegazione.<br />

V.G.M. Stimatissima e carissima signora Elena 1<br />

Mi riesce <strong>di</strong> doppio piacere il riscontrare il pregiatissimo <strong>di</strong> lei foglio in data 8 marzo. Mia carissima<br />

signora Elena, e per servire quel degnissimo signor Canonico <strong>di</strong> Brescia, e per aver il contento <strong>di</strong> seco<br />

lei trattenermi un qualche momento le avrei risposto prima, se non avessi ricevuta la cara sua solo che<br />

l’altro jeri.<br />

Benchè niente mi <strong>di</strong>ca, mi lusingo però che la <strong>di</strong> lei salute sara buona, e che lo stesso sarà <strong>di</strong><br />

tutta la sua famiglia.<br />

Per riguardo poi a quanto brama saper quel signor Canonico le <strong>di</strong>ro che rapporto all’eta, non<br />

abbiamo prescrizione alcuna nel le Regole nostre che la fissi pel ricevimento delle novizie, e perciò ve<br />

ne sono entrate <strong>di</strong> giovanette, e ne abbiamo ricevuto anche <strong>di</strong> età matura quando colla vocazione<br />

godano altresì buona salute. La spesa che ci vuole è questa. Pel tempo del noviziato, il quale dura tre<br />

anni, d’una lira d’Italia giornaliera. Entrando portano il piccolo loro letto fornito già s’intende, e quella<br />

biancheria e mobilia personale che si trovano avere, <strong>di</strong> qualunque sorta sia, purchè abbiano il bisogno<br />

per que’ tre anni, o veramente per le piccole spese del vestiario, in questo tempo supplisce la famiglia.<br />

Compito il noviziato il fondo, o dote che porteranno si è <strong>di</strong> sei mille lire milanesi oltre la mobiglia<br />

prescritta dalla Regola, la quale è molto ristretta, <strong>di</strong> modo che io giu<strong>di</strong>co, che possa esser la spesa <strong>di</strong><br />

circa altre mille lire pur <strong>di</strong> Milano e viene poi restituita alla famiglia, quanto portarono <strong>di</strong> mobiglia<br />

entrando nella Casa Ella conosce i nostri appartamenti, e sa che le forniture delle nostre camere sono<br />

affari quasi <strong>di</strong>rei ri<strong>di</strong>coli onde poco li conto, al più le rimarco un arma<strong>di</strong>o come mobile <strong>di</strong> maggior<br />

entità, da mettervi la robba che porta. Non vi è oltre a ciò nessunissima altra spesa nè prima nè dopo.<br />

Compito il noviziato se mai si ammalassero, la famiglia non ha il più piccolo pensiero<br />

provvedendo a tutto la Casa. Rapporto poi al tempo che sono per quì trattenermi ella ben sa, mia cara<br />

signora Elena, che su tempi lunghi non posso parlar con certezza. Quello che posso <strong>di</strong>rle <strong>di</strong> preciso si è<br />

che mi fermerò in Verona sino alla settimana <strong>di</strong> Passione. Può essere che resti anche a fare le feste, ma<br />

lo dubito molto dovendo passare a Venezia. Eccole tutto, mia cara signora Elena, adesso poi prima <strong>di</strong><br />

darmi il contento d’abbracciarla, mi permetta che le aggiunga, <strong>di</strong> non farmi tanti complimenti per<br />

iscrivermi, giacchè ella può ben essere certa, che qualunque sia il motivo che mi procura le sue notizie,<br />

mi è sempre del più vero piacere.<br />

Aggra<strong>di</strong>sca i doveri delle compagne; mentre col più cor<strong>di</strong>ale attaccamento me le protesto<br />

sinceramente<br />

Di lei stimatissima e carissima signora Elena<br />

Verona San Giuseppe<br />

14 marzo 1822<br />

Devotissima Affezionatissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

____________________<br />

NB. Lettera ricopiata dal Notaio Albasini, che vi appone firma, sigillo e <strong>di</strong>chiara « Concordat cum<br />

originali ».<br />

1 Elena Franceschini, moglie <strong>di</strong> Francesco e organizzatrice delle scuole parrocchiali <strong>di</strong> Lonato. (Ep. II/2, lett.. 777, n. 1,<br />

pag. 944)


All’Ornatissima Signora<br />

La signora Elena Franceschini<br />

LONATO


ALL’ ARCIPRETE GASPARE GASPARI<br />

782 bis(Milano#1825.07.20)<br />

La richiesta fatta dal Vescovo <strong>di</strong> Brescia al Governo per far tenere le Missioni in Lonato non portava data. Di<br />

qui il ritardo dell'assenso. L‟Arciprete colmi la lacuna e la <strong>Canossa</strong> se ne farà ancora interme<strong>di</strong>aria.<br />

(Veneratissimo Signor Arciprete)<br />

Quantunque le soverchie occupazioni mi abbiano tolto sin quì il contento, e l'onore <strong>di</strong><br />

riscontrare una pregiatissima lettera <strong>di</strong> Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima però non ho<br />

mancato <strong>di</strong> prestarmi come trovai migliore a servirla. Già tutto le sarà noto, non<strong>di</strong>meno siccome trattasi<br />

<strong>di</strong> affare che porta un giro <strong>di</strong> tempo, prima che abbiasi da eseguire, potrebbesi dare il caso, che tra le<br />

molteplici occupazioni del Governo, non avesse avuto ancora il suo corso una cosa che non richiede<br />

risoluzione pressante. Il tempo però, è sì pronto a volare, che Ella può aver genio <strong>di</strong> dare compimento<br />

alla cosa, quantunque non sia il momento d'eseguirla. Se dunque ancora non fosse a Lei noto, sappia<br />

che siccome nella ricerca, che il nostro Degnissimo Vescovo fece per ottenere il permesso della Santa<br />

Missione in Lonato non era positivamente fissata l'epoca precisa, così questo General Governo ha<br />

scritto al Regio Signor Delegato <strong>di</strong> Brescia, affinchè Egli abbia la bontà <strong>di</strong> scrivere a detto Signor<br />

Nostro Vescovo perchè voglia compiacersi <strong>di</strong> specificare positivamente il tempo in cui vorrebbero le<br />

Missioni, che a mio credere incontreranno veruna <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Finisco subito trovandomi molto più del solito occupata con queste buone Dame <strong>di</strong> Milano, le<br />

quali cominciarono jeri quì da noi i Santi Esercizj. Credo mi tratterrerò quì sino agli ultimi <strong>di</strong> questo<br />

mese, e dopo due, o tre settimane che passerò a Bergamo, spero potermi ripatriare, e ricevere anche la<br />

mia cara Betta, che intanto la prego salutarmi cor<strong>di</strong>almente. Mi raccomando quanto posso alla carità<br />

delle <strong>di</strong> Lei orazioni e passo a rassegnarle l'ossequiosa mia venerazione.<br />

La prego dei miei rispetti ai suoi zelantissimi religiosi.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

PS. Perdoni alla somma fretta gli spropositi straor<strong>di</strong>narj .<br />

Milano dal locale della Certosina<br />

a San Michele alla Chiusa li 20 luglio 1825<br />

(Timbro partenza) M I L A N O<br />

All 'Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Il Signor Don Gaspare Gaspari<br />

Arciprete Degnissimo <strong>di</strong> Lonato<br />

BRESCIA per<br />

L O N A T O<br />

______________________<br />

Umil.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 1<br />

NB. Il bis <strong>di</strong> questa lettera non in<strong>di</strong>ca un rapporto <strong>di</strong>retto con la precedente, ma permette l'esatta<br />

collocazione <strong>di</strong> essa, che fu reperita, a numerazione progressiva compiuta, nell'Archivio parrocchiale <strong>di</strong><br />

Lonato, dove ne fu fatta fotocopia.<br />

1 Autografa la firma della <strong>Canossa</strong>.


[1827]<br />

ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

783(Verona#1827.09.**)<br />

Una signora, che potrebbe essere una benefattrice per la futura fondazione <strong>di</strong> Lonato, dovrebbe trovare un<br />

appartamentino, in riviera, per qualche mese. Alla <strong>Canossa</strong> parrebbe opportuno aiutarla, per cui ne prega Don<br />

Gaspari. A voce ne spiegherà la ragione.<br />

V:G: C M: Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Questa volta, a <strong>di</strong>re il vero, parmi scrivere a Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima per<br />

un affare alquanto curioso del quale in voce le <strong>di</strong>chiarerò ogni circostanza, giu<strong>di</strong>candola tale, che semai<br />

posso nel mio ritorno a Bergamo, ch'io credo seguirà dai 20 ai 30 d'ottobre, mi fermerò a Lonato<br />

appositamente per informarla <strong>di</strong> tutto. Pare che il Signore mi abbia mandato un modo per favorire le<br />

sante <strong>di</strong> Lei intenzioni, relativamente a mettere una nostra Casa a Lonato, cioè a procurare forse a<br />

questa un qualche soccorso, però l'intralcio è curiosissimo, né saprei veramente assicurarmene, però<br />

non voglio rimproverarmi <strong>di</strong> non aver fatto quanto posso per secondare la Divina Provvidenza, se sarà<br />

vero, ch'Essa sia quella che me ne presenta il mezzo. In conseguenza <strong>di</strong> questa vista sono in necessità<br />

<strong>di</strong> dare a Lei un <strong>di</strong>sturbo.<br />

Una Signora vedova <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co, la quale presentemente è <strong>di</strong>vorziata per giusti motivi, per<br />

quanto mi <strong>di</strong>cono, col secondo marito, <strong>di</strong>retta dal Padre Pertesana della Fava 1 da Lei ben conosciuto,<br />

avendo bisogno per la sua salute <strong>di</strong> passare l'inverno in un clima dolce le fù suggerito, <strong>di</strong> andare o in<br />

Toscana o a Nizza, o almeno sulla Riviera nostra. Bramerebbe Essa dunque <strong>di</strong> trovare in qualche<br />

buona situazione, un'apartamentino in affitto, per 3 o sei mesi. Già le bastano due sole camere, ed il<br />

luogo, o la como<strong>di</strong>tà da farsi da mangiare, anzi mi <strong>di</strong>sse che le basterebbe anche una stanza, ed uno<br />

stanzino per la sua donna. Nella sua camera fornita con letto, e per la donna le basterebbe anche un<br />

soffà-letto.<br />

A <strong>di</strong>re il vero io non ho cognizione alcuna della Riviera, nè delle situazioni per l'oggetto<br />

opportune. Non<strong>di</strong>meno mi venne in pensiero che forse Sirmione 2 potesse essere il caso, perciò se mai<br />

ivi o in altra parte le riuscisse trovare tale appartamentino e farmi la grazia <strong>di</strong> significarmelo, lo riferirei<br />

a detta Signora, e faressimo questo tentativo.<br />

Bramerebbe essa l'abitazione che fosse situata in vicinanza della Chiesa del paese, almeno non<br />

molto lontana.<br />

Non propongo Lonato, essendovi del freddo l'inverno quanto si vuole, e poi se anche non fosse<br />

frigido parmi migliore ci stia lontana.<br />

Ripeto già le <strong>di</strong>rò tutto, e <strong>di</strong>penderò poi dai <strong>di</strong> Lei consigli.<br />

E superfluo, ch'io la preghi procurando questo alloggio <strong>di</strong> ritenere in Lei solo queste succinte<br />

nozioni, sapendo la <strong>di</strong> Lei prudenza, e segretezza, non avendo poi anche la libertà <strong>di</strong> parlare, se non che<br />

con Lei.<br />

Raccoman<strong>di</strong>amo intanto ogni cosa a Maria Santissima, e frattanto supplicandola <strong>di</strong> aver<br />

memoria <strong>di</strong> me miserabile <strong>di</strong>nnanzi a Dio, passo a raffermarle rispettosamente la verace mia stima.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Se volessero affittare l'appartamento suddetto anche mensualmente, parmi che sarebbe forse migliore,<br />

ma non vedo obbietto neppure pel trimestre. Se mai Ella dovesse per qualche suo affare portarsi a<br />

Verona, la prego a voler far la grazia <strong>di</strong> venire da me.<br />

___________________<br />

NB. Minuta senza firma.<br />

1 Padre Pertesana Gianantonio, superiore degli Oratoriani <strong>di</strong> Venezia, con sede la Fava (Ep. II/2, lett. 783, n. 1, pag. 956).<br />

2 Sirmione, centro climatico e termale sul lago <strong>di</strong> Garda, in provincia <strong>di</strong> Brescia.


ALLA SIGNORA FRANCESCHINI<br />

784(Venezia#1828.12.11)<br />

La <strong>Canossa</strong> non è ancora riuscita a trovare una giovane adatta per Lonato, come richiesta dalla signora Elena,<br />

e se ne giustifica.<br />

V.G.M. Stimatissima e carissima signora Elena 1<br />

Aveva appena scritto al veneratissimo signor Arciprete quando fui favorita <strong>di</strong> una cara <strong>di</strong> lei lettera. Mi<br />

creda che la mia premura per Lonato mi tiene continuamente presente il loro santo desiderio, e non ho<br />

mai cessato, nè tralascio <strong>di</strong> cercare una figliuola adattata alle loro e mie brame, ma sin ora, benchè<br />

abbia trattato per sette persone, ed abbia trattato ora con un’altra, non <strong>di</strong>meno dubito che niente neppur<br />

con questa faremo.<br />

Mia cara signora Elena, non si smarrisca per questo, faccia molto pregare Maria santissima<br />

dalle ragazze delle scuole, e vedrà che ci provvederà il Signore anche meglio forse <strong>di</strong> quello che<br />

pensiamo. Mi preme solo che sì lei, che la cara signora Domenica continuino a prestarsi col loro solito<br />

caritatevole zelo, che quanto più il Signore vorrà provare la loro costanza, altrettanto più grande sarà la<br />

loro corona, ed anche in questo mondo io spero il loro contento. La prego alla medesima de’ miei più<br />

cor<strong>di</strong>ali complimenti, come pure <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> Teresa 2 , che a lei pure <strong>di</strong>stintamente li presenta.<br />

Niente so ancora riguardo al mio ritorno, quando questo accadrà io credo che non passerà<br />

molto, che passando da Lonato non abbia il vantaggio <strong>di</strong> rivederla. La prego dei miei doveri col la sua<br />

famiglia, e piena della più <strong>di</strong>stinta stima raccomandandomi alle <strong>di</strong> loro orazioni, passo al piacere <strong>di</strong><br />

protestarmi<br />

Di lei stimatissima e carissima signora Elena<br />

Venezia Santa Lucia<br />

11 <strong>di</strong>cembre 1828<br />

Alla Signora Signora Padrona Colen<strong>di</strong>ssima<br />

la signora Elena Franceschini<br />

Lonato<br />

1 Elena Franceschini (Ep. II/2, lett. 777, n. 1, pag. 944)<br />

2 Teresa Spasciani (Ep. I, lett. 279, n. 10, pag. 414).<br />

Obbligatissima ed affezionatissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


ALL’ARC. GASPARE GASPARI<br />

785(Verona#1832.09.10)<br />

L'arciprete ha trovato una località adatta per la nuova fondazione. Sarebbe bene vederla e la <strong>Canossa</strong> promette<br />

che passerà presto.<br />

V:G: e M: Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Non nasconderò alla Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima, che non mi sia riuscito<br />

affatto inaspettato quanto si compiace <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi nell'ossequiato suo foglio. Coi sensi della più sincera<br />

gratitu<strong>di</strong>ne vivamente la ringrazio della premura che conserva pel minimo nostro Istituto. Sappia però<br />

che niente mi ricordo sull'ubicazione della località. Quand'Ella la trovi opportuna non esito un<br />

momento <strong>di</strong> crederla tale anch'io. Una fortunata combinazione si dà per altro da poter meglio tutto<br />

accertare, trattare e combinare, e questa si è che da una settimana all'altra io debbo fare una gita <strong>di</strong><br />

pochi giorni per la Valcamonica e così mi procurerò il vantaggio <strong>di</strong> venirla a rivenire, e senta se parlo<br />

ad uso <strong>di</strong> San Zeno, verrò anche a ricevere le sue grazie, ed in quell'incontro parleremo <strong>di</strong> tutto. Non<br />

potendo io eseguire per qualche impe<strong>di</strong>mento questo piccolo viaggio, ho intenzione <strong>di</strong> farlo fare a due<br />

Compagne, una <strong>di</strong> queste sarà Cristina 1 , e queste per me supplirano.<br />

Se si combinasse essere quello il momento della sua gita al Santuario della Corona 2 avrò la<br />

sorte <strong>di</strong> riverirla al mio ritorno.<br />

Di nuovo la ringrazio <strong>di</strong> tutto, e per non perdere questa posta, raccomandandomi caldamente<br />

alle sante sue orazioni ricolma <strong>di</strong> venerazione, in somma fretta mi onoro <strong>di</strong> significarmi.<br />

Della Signoria Vostra e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 10 settembre 1832<br />

V E R O N A<br />

All'Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Il Signor Don Gaspero Gasperi<br />

Arciprete degnissimo<br />

<strong>di</strong><br />

L O N A T O<br />

1 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).<br />

2 Santuario della Madonna della Corona (Ep. I, lett. 175, n. 2, pag. 283).


APPENDICE<br />

DA DON GASPARI<br />

A 115(Lonato#1821.02.08)<br />

La <strong>Canossa</strong> avrebbe detto al signor Franceschini <strong>di</strong> non essere aliena <strong>di</strong> aprire in Lonato un piccolo centro <strong>di</strong><br />

attività caritativa con l‟apporto delle Figlie della Carità. L‟Arciprete che ha già sondato se ci possa essere<br />

propensione da parte della I.R. Delegazione, della Deputazione Comunale e <strong>di</strong> qualche privato provveduto <strong>di</strong><br />

mezzi, comunica alla Marchesa che il piano sarebbe realizzabile. A sua volta la <strong>Canossa</strong> esprima il suo parere e<br />

in<strong>di</strong>chi l‟ammontare delle spese relative.<br />

Viva Gesù e Maria<br />

Il signor Franco Franceschini 1 , non ha molto, mi <strong>di</strong>sse che tempo fa, ella a lui accennò che non<br />

sarebbe stata aliena <strong>di</strong> fondare una famigliola delle sue Figlie <strong>di</strong> Carità anche in Lonato, quando si<br />

potessero conciliare per ciò quelle cose che interessano in tale opera.<br />

Questa notizia rallegrò (com’ella può ben imaginarsi) assai la signora Elena 2 , e qualche altra<br />

persona, a cui parve <strong>di</strong> traspirarla, si esternò che quando ciò fosse si sentirebbe <strong>di</strong>sposta a concorrervi<br />

in qualche maniera. Io poi ho colta l’occasione che mi furon mandati gli Or<strong>di</strong>namenti publici intorno le<br />

scuole maschili e femminili per esplorar con brevità se, potendo ottenersi che venisse a Lonato delle<br />

Figlie <strong>di</strong> Carità, si avrebbe buon vento dal lato dell’I.R. Delegazione per la consegna ad esse delle<br />

scuole, e per ottenere un qualche sussi<strong>di</strong>o. Mi fu risposto che s’incontrerebbe tutta la propensione per<br />

parte dell’I.R. Delegazione, ma che converebbe, relativamente al sussi<strong>di</strong>o, sentir come la pensasse la<br />

Deputazione Comunale. Io ne parlerei perciò in segreto col Presidente, uomo assai probo, prudente, e<br />

mio amico, e mi rispose che converebbe prima aver un’idea <strong>di</strong> ciò, a cui questo sussi<strong>di</strong>o potesse<br />

amontare, per veder se sia conciliabile co molti pesi <strong>di</strong> cui ora è carica la Comune. Ho anche, sotto il<br />

solo titolo delle scuole, parlato a qualche privato per il locale: ed un’ultimo progetto mi parrebbe forse<br />

realizzabile. Ho pure in vista due o tre giovani, che stimerei fatte a posta per riuscir ottime <strong>di</strong> lei<br />

figliuole: cosichè non avrebbe bisogno <strong>di</strong> smembrar gran numero delle sue per questa fondazione.<br />

Quin<strong>di</strong> io le comunico tutto questo perch’ella, se si sente mossa dal Signore <strong>di</strong> effettuare il piano,<br />

voglia accennarmi le precise occorrenze per il medesimo. Dietro a ciò, se si vedrà che il progetto si<br />

possa realizzare, si potranno nel <strong>di</strong> lei passaggio per Lonato <strong>di</strong>scutere le cose con maggior<br />

ponderazione, e con l’ajuto santo del Signore condurle ad effetto.<br />

Intanto ella faccia la carità <strong>di</strong> far pregare dalle sue figlie la Madre santissima, acciochè voglia<br />

intercedere anche questa grazia da S.P.M. a cui sempre sia lode e gloria ne secoli de secoli, e in tutte le<br />

cose.<br />

Sono con rispettosa stima<br />

[Lonato] Il giorno 8 febbraio 1821<br />

1 Elena Franceschini (Ep. II/2, lett. 777, n. 1, pag. 944)<br />

2 Idem.<br />

Il parroco <strong>di</strong> Lonato<br />

Gaspare Gaspari


PRESENTAZIONE<br />

BRESCIA<br />

Il 4 settembre 1819 la <strong>Canossa</strong> riceveva dal Signor Carlo Manziana <strong>di</strong> Brescia una lettera con cui egli chiedeva il<br />

«quadro » dell’Istituto, poiché la signora Emilia Panzerini offriva la propria casa, e i mezzi per restaurarla, a favore <strong>di</strong> un<br />

Istituto religioso che si occupasse dell’elemento femminile più povero. Ne era già stata fatta richiesta al Sovrano, il quale<br />

aveva <strong>di</strong>chiarato che l’avrebbe concesso, purchè l’Istituto fosse già approvato dal Governo.<br />

Il solo che, allora, non fosse <strong>di</strong> clausura e che aveva l’approvazione governativa era quello della <strong>Canossa</strong>. Di qui<br />

l’inizio <strong>di</strong> quel dossier, che chiarisce momenti oscuri <strong>di</strong> una storia molto complessa, ma anche incompleta, che appare, tra<br />

l’altro, in G. Losio, Glorie bresciane, Brescia. Tip. Apollonio. 1887; in Brixia sacra, Memorie storiche della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />

Brescia,aprile-giugno 1966; in Storia <strong>di</strong> Brescia Vol. IV. Morcelliana. Brescia, 1964; P. Guerrini, Le Dorotee <strong>di</strong> Brescia nel<br />

carteggio dei loro fondatori Don Luca e Don Marco Celio Passi, Brescia, Tip. Pavoniana, 1942, pag. 23, n. 43 (Monografie<br />

<strong>di</strong> storia bresciana, XXIII).<br />

Storia complessa si è detto che comincia nel sec. XVI, quando esistevano due Istituti «denominati il primo le<br />

Zitelle, il secondo del Soccorso, che si occupavano l’uno delle giovanette in pericolo <strong>di</strong> perdere l’onore, l’altro delle già<br />

cadute<br />

Nel 1800, il primo era stato cambiato in «ricovero», ed educazione d<strong>ii</strong> figlie <strong>di</strong> famiglie civili ed oneste, ma <strong>di</strong><br />

scadute fortune » e il secondo, era stato soppresso. Allora alcune fanciulle delle più sventurate erano state accolte in casa <strong>di</strong><br />

una donna poverissima, ma piena <strong>di</strong> altruismo, Angela Lumini. che era stata confortata nella sua opera dalla Contessa<br />

Ippolita Martinengo.<br />

Aumentato il numero delle ospiti, i l prevosto Faustino Rossini, una delle figure !uminose <strong>di</strong> Brescia (Cf. nota,<br />

lctt. 798) ne aveva voluto fare un Istituto chiamato <strong>di</strong> S. Spirito, con un organico ben stabilito, a protezione e ricupero delle<br />

fanciulle pcricolanti.<br />

A lui contemporanee, e nella stessa città <strong>di</strong> Brescia, altre anime generose avvertivano la gravità del problema dei fanciulli e<br />

delle fanciulle, emarginati per la loro povertà e per la loro ignoranza. Tra queste la Nobile Erninia Panierini, nata nel 1751 a<br />

Cedegolo da Lodovico e dalla Contessa Maria Bettoni. Erminia, la decima della numerosa famiglia, a 21 anni, alla morte<br />

della madre, rimasta praticamente sola in casa, era entrata nell’opera delle «Sorelle Franzoni », creata in Brescia da<br />

Giacinta Franzoni e da due sue collaboratrici, chiamate anche «Figlie della Beata Maria Vergine». L’istituzione però era<br />

allora ridotta ai minimi termini, per cui Erminia, <strong>di</strong>venutane a conquanta sei anni la superiora, si era resa conto che<br />

nonostante l’ottima situazione finanziaria non era posssibile rnantenere in vita un’ opera praticamente inconsistene. Si era<br />

allora affidata al Vice Parroco dellaParrocchia <strong>di</strong> S. Afra, Don Fatistino Pinzoni che si interessava molto <strong>di</strong> scuole e <strong>di</strong><br />

insegnamento e che , nel 1814, aveva avuto in dono una forte sornma per aprire una scuola <strong>di</strong> carità per fanciulle povere<br />

della parrocchia. Il Pinzoni avvertito il forte interesse <strong>di</strong> carità della Panzerini, aveva ritenuto opportuno afffidare a lei il<br />

capitale, perché, secondo l’ideale <strong>di</strong> entrambi, si ottenesse dall’ Imperatore l’erezione <strong>di</strong> un Istituto senza clausura, che<br />

avesse come scopo l’educazione delle fanciulle povere e la preparazione <strong>di</strong> abili maestre non solo per la città, ma anche per<br />

paesi meno progre<strong>di</strong>ti..<br />

A questo punto gli autori delle Opere elencate più sopra sembrano ignorare l’esistenza del carteggio tra la<br />

Panierini, il Manziana e la <strong>Canossa</strong>. I primi avrebbero voluto convincere quest’ultima ad una rapida fondazione <strong>di</strong> Figlie<br />

della Carità in Brescia. Era poi intervenuta la scelta del Vescovo Nava, che aveva preferito e infine proposto, le Dimesse o<br />

le Orsoline, facendo rinascere l’istituzione <strong>di</strong> S..Angela Merici sotto i due aspetti: le Orsoline <strong>di</strong> S. Angela, che avrebbero<br />

mantenuto la clausura e le Figlie <strong>di</strong> S. Angela o Dimesse che sarebbero vissute nel secolo. Ne sarà collaboratrice in parte e<br />

con alterne vicende, la Panzeri stessa, che morirà a Brescia, nel 1842, a 91 anni.<br />

Il 10 gennaio 1831, una lettera sofferta, ed insieme esplosiva, del Manziana, altra figura bresciana luminosissima.<br />

(Cf. App. A 116) riallaccia il carteggio con la <strong>Canossa</strong>. « E’ morto il troppo caro Pastore, il Padre dei Vescovi , il gran<br />

cedro del Libano, che metteva odore <strong>di</strong> soavità per tutta quanta lìItalia (Cf. in. A.C.R. la lettera del Manziana del<br />

10(1).1831, è morto il Vescovo Nava, ma… « in Brescia non vi è più ne <strong>di</strong>messe, ne Francescane, ne Orsoline » (idem, c.s.)<br />

quin<strong>di</strong> si dovrebbero sostituire con l’Istituto delle Figlie della Carità.<br />

La corrispondenza riprende così serrata e sempre più convinta.<br />

Chi mette ostacoli èla Canosa perché, per le varie fondazioni, non ha più <strong>di</strong>sponibilità finanziarie, tanto più che la<br />

casa della Panierini ha ormai nuove destinatarie.<br />

Ma per il Manziana che sembra l’espressione viva della Provvidenza, non ci sono ostacoli; nel settembre del 1832<br />

ha già trovato e la sede per il nuovo Istituto e ch offre i mezzi per acquistarla; il 29 novemhre 1833, è già pronto chi sancirà<br />

il contratto <strong>di</strong> acquisto della casa, chi <strong>di</strong>spone il danaro per la cappellania e chi quello per il mantenimento delle Religiose,<br />

senza limite <strong>di</strong> tempo, fino a quando cioè l’istituto potrà prendersene il carico.


La gioia del Manziana nell’annunciarlo è talmente intensa, che i suoi scritti acquistano il timbro caldo <strong>di</strong> un Salmo<br />

<strong>di</strong> esultanza.<br />

A riscontro le lettere della <strong>Canossa</strong> sono sempre una doccia fredda, perché si avverte in lei il timore che i fo n<strong>di</strong><br />

non siano sufficienti e che la fondazione pesi troppo sugli offerenti.<br />

Vince la certezza del Manziana, che si sente sicuro contro tutti gli ostacoli e fissa la data <strong>di</strong> fondazione: prirnavera<br />

del 1835. Ignorava – lo possiamo <strong>di</strong>re ora noi che conosciamo la soluzione del dramma – che la morte della vera<br />

protagonista avrebbe ritardato ancora la realizzazione del lungo sogno.<br />

AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

786(Bergamo#1819.09.**)<br />

La <strong>Canossa</strong>, che è in viaggio tra Bergamo e Milano, non può mandare subito il Piano richiesto, anche se ha un<br />

forte interesse per Brescia. Lo farà quanto prima.<br />

V:G: e M: Illustrissimo Signor Carlo 1<br />

Mi fù impossibile nello scorso or<strong>di</strong>nario 2 riscontrare il pregiatissimo <strong>di</strong> Lei foglio in data 4<br />

settembre perchè affollata <strong>di</strong> occupazioni anche per essere il momento <strong>di</strong> fare una gitta a Bergamo per<br />

affari dell'Istituto. Benché possibile non mi sia rispondere aggiungendo alla lettera il richiestomi<br />

quadro dell'Istituto come bramerei neppur oggi trovandomi in viaggio trà Bergamo e Milano non<br />

voglio però trascurare un momento libero che mi resta per assicurarla stimatissimo Signor Carlo della<br />

mia più vera stima e del sincero mio interessamento per servire il veneratissimo <strong>di</strong> Lei Prelato 3 , la Cara<br />

Signora Erminia 4 ed i coman<strong>di</strong> del<br />

(NB La minuta a questo punto rimane interrotta. In quarta pagina, appena arrivata da Bergamo, la<br />

<strong>Canossa</strong> fa stendere un'altra parte <strong>di</strong> minuta che ripete gli stessi concetti della prima, ma che rimane essa<br />

pure incompleta.)<br />

Appena giunta da Bergamo ove gli affari dell'Istituto per brevi momenti mi chiamarono, riscontro<br />

sul punto il pregiatissimo <strong>di</strong> Lei foglio in data 4 corrente. Non già per avere il contento <strong>di</strong> servire sul<br />

punto il veneratissimo loro Prelato e lo stimatissimo Signor Preposto per i quali ripiena sono <strong>di</strong> rispetto<br />

e <strong>di</strong> venerazione, la degna <strong>di</strong> Lei persona e la buona Signora Erminia ma per protestare loro il mio più<br />

vivo interessamento per Brescia e quanto prima <strong>di</strong>ffusamente mi darò il piacere d'informarla d'ogni<br />

1 CARLO MANZIANA (Ghe<strong>di</strong> 1770 - Brescia 1842). Da giovane venne a Brescia per iniziare su vasta scala il commercio<br />

estero delle sete bresciane e, della larga fortuna che procurò alla sua famiglia, fece gran parte ad ogni iniziativa <strong>di</strong> bene<br />

civile e religioso. Tra l'altro chiamò a Brescia le Figlie della Carità della <strong>Canossa</strong> e aiutò il nascente Istituto delle Ancelle<br />

della Carità della Beata Crocifissa Di Rosa. L'epigrafe del cenotafio, che sorge nel cerchio dei Gran<strong>di</strong> bresciani nel<br />

cimitero Vantiniano, lo definisce « nettissimo commerciante » mentre le altre iscrizioni dei vari specchi danno la misura<br />

dei gravi dolori, che egli seppe inserire nella <strong>di</strong>vina economia. Lo precedettero nella tomba nel 1824 la sorella Lucia, nel<br />

1832 la moglie Elisabetta, in altri anni due sorelle e due bimbi appena nati, nel 1839 due fratelli, uno dei quali, Giuseppe,<br />

giovane seminarista. L'attuale Vescovo <strong>di</strong> Crema, Mons. Carlo Manziana, <strong>di</strong>chiara che il suo trisavolo aveva una filanda a<br />

Brescia, una a S. Eufemia della Fonte, sobborgo <strong>di</strong> Brescia, un negozio <strong>di</strong> seta in contrada della Mercanzia, ora Via<br />

Goffredo Mameli, e una Messaggeria per rapporti commerciali con l'estero. Era pure entusiasta aderente alla rosminiana<br />

«Società degli amici », come asserisce G. Garioni Bertolotti <strong>di</strong> Brescia, che scrisse sul Rosmini.<br />

2 Servizio postale.<br />

3 Mons. GABRIO MARIA NAVA, nato a Barzanò nel 1758, dottore in teologia, prevosto <strong>di</strong> S. Stefano in Milano, poi <strong>di</strong> S.<br />

Ambrogio. Nel 1807 fu consacrato, a Milano, vescovo <strong>di</strong> Brescia e morì nel 1831.<br />

4 ERMINIA PANZERINI: Cf. c.s. nell'introduzione all'AFFARE.


cosa e le manderò pure il Piano stesso che presentai ai 3 Prelati 5 nelle Diocesi dei quali esistono le Case<br />

che il Signore si è degnato…<br />

[risposta alla lett. del 4 settembre 1819]<br />

5 Mons. Liruti <strong>di</strong> Verona (Ep. I, lett. 326, n. 4, pag. 506), Mons. Gaysruck <strong>di</strong> Milano (Ep.I, lett. 326, n. 4, pag. 506), Mons.<br />

Milesi <strong>di</strong> Venezia (Ep. I, lett. 305, n. 3, pag. 467).


[ Verona ,ottobre 1819]<br />

A DONNA TERESA SIRTORI<br />

787(Verona#1819.10.**)<br />

L‟invito <strong>di</strong> una fondazione a Brescia non è venuto alla <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong>retta mente dal Vescovo, per cui ella prega la<br />

sorella <strong>di</strong> lui, che è una Dama <strong>di</strong> Milano, <strong>di</strong> manifestargli come e da chi le fu chiesto il Piano del suo Istituto e<br />

che aderirà alla richiesta solo se invitata dal Prelato.<br />

V:G: e M: Stimatissima e carissima amica<br />

Quanto mai resterete sorpresa mia carissima Donna Teresa 1 <strong>di</strong> vedere che vengo a <strong>di</strong>sturbarvi nella<br />

vostra villeggiatura. Per altro sentite mia cara amica quanto sono piena <strong>di</strong> presunzione, sapendo quanto<br />

grande sia la vostra bontà per me ho il coraggio <strong>di</strong> credere che non soffrirete mal volentieri tal <strong>di</strong>sturbo.<br />

Io intanto ho il contento <strong>di</strong> trattenermi un poco con voi benchè lontana. Mi lusingo che la vostra salute<br />

continuerà ad esser buona e che i vostri nipotini saranno ben rimessi. Per me vi assicuro che in sostanza<br />

mi sento sempre meglio e non vedo l’ora che possiamo stare ancora insieme per contarcela un poco.<br />

Vedete cosa vuol <strong>di</strong>re avvezzare troppo bene le persone. Voi mi avete favorito tanto<br />

nell’incontro dell’Erezione <strong>di</strong> Milano che approffitto adesso della vostra amicizia per un’altro affare<br />

dell’Istituto ben <strong>di</strong>fferente peraltro <strong>di</strong> un’erezione.<br />

La cosa è tanto semplice e senza fondamento che non dovrei neppure farne caso ma l’illimitata<br />

venerazione che ho per Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima Monsignor Vescovo vostro fratello 2 non mi<br />

farebbe star quieta se potesse egli in qualche momento dubitare ch’io avessi fatto un passo o una parola<br />

per cercar d’introdurre l’Istituto in Brescia senza il <strong>di</strong> lui genio, volere, e senza una <strong>di</strong> lui chiamata. Mi<br />

figuro che adesso godrete tutta la <strong>di</strong> lui compagnia e perciò vi prego umiliandogli il mio rispetto <strong>di</strong><br />

significargli quanto adesso vi <strong>di</strong>rò.<br />

Sappiate che giorni sono un Religioso bergamasco molto attaccato all’Istituto mi scrive come<br />

essendosi egli trovato da persona rispettabile <strong>di</strong> questo paese per un’affare <strong>di</strong> cui l’aveva io pregato<br />

casualmente vi trovò il signor Vice Delegato <strong>di</strong> Brescia e siccome il <strong>di</strong>scorso dell’affare avrà portato <strong>di</strong><br />

parlare forse dì me si fece un trattato sull’Istituto stesso verso il quale questo signore Vice Delegato<br />

mostro molta propensione. Domandò egli in seguito <strong>di</strong> avere una informazione in iscritto del medesimo<br />

e questa venne a me ricercata da detto Religioso.<br />

Io altro non feci che semplicemente fargli tenere una ristretta copia del Piano dell’Istituto<br />

esistente presso il Governo Lombardo e Veneto e presso anche qualche Delegazione ommettendo nel<br />

farlo trascrivere tutto ciò che riguardava, e <strong>di</strong>veniva necessario, quanto si fece per ottenere<br />

l’approvazione ed ebbi ogni avvertenza <strong>di</strong> non aggiungere neppur una parola sull’argomento. Ripeto,<br />

già la cosa non ha un fondamento ma desidero che Monsignore Reveren<strong>di</strong>ssimo sappia a qualunque<br />

evento la cosa, certo che già niente in nessun caso farei che quello ch’egli bramasse.<br />

Mia cara amica adesso che vi ho scritto penso che quel signor Vice Delegato ha fato poi anche bene a<br />

domandare questa informazione perchè intanto con questa bella ragione mi è venuto il pensiero <strong>di</strong> stare<br />

un poco con voi che mi è sempre <strong>di</strong> tanta consolazione anche a Milano quando posso stare in vostra<br />

compagnia essendo certa che mi credete perchè sapete che non so fare a parlare <strong>di</strong>fferentemente da<br />

quello che sento.<br />

Ricordatevi <strong>di</strong> raccomandarmi al Signore che sapete quanto ne ho bisogno. Vi abbraccio <strong>di</strong> vero<br />

cuore e vi protesto la veracissima mia stima ed il mio sincero attaccamento<br />

__________________<br />

NB. Minuta con una correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Donna TERESA NAVA, sposa del Nobile SIRTORI.<br />

2 Mons. Nava Gabrio Mons. Nava Gabrio Maria, Vescovo <strong>di</strong> Brescia (Ep. II/2, lett. 786, n. 3, pag. 969).


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

788(Milano#1819.11.17)<br />

Pur non avendo ricevuto risposta alcuna da Donna Teresa Sirtori, la <strong>Canossa</strong> si era presentata al Vescovo <strong>di</strong><br />

Brescia, che in quei giorni era <strong>di</strong> passaggio a Milano. Il prelato però si era mostrato all‟oscuro degli accor<strong>di</strong><br />

dei due mittenti e della signora Panzerini, giustificando la strana coincidenza con la sua lunga assenza dalla<br />

sede. Aveva però accettato <strong>di</strong> prender visione del Piano dell‟Istituto.<br />

V:G: e M. Pregiatissimo Signor Carlo<br />

A norma della nostra intelligenza non manco ragguagliarla pregiatissimo Signor Carlo della<br />

conferenza tenuta col veneratissimo e degnissimo loro Prelato. Io credo che la mia relazione le sarà <strong>di</strong><br />

sorpresa quanto fù a me <strong>di</strong> sentire quello che Egli mi <strong>di</strong>sse.<br />

Domenica dunque mi presentai a Monsignor Vescovo, che mi accolse colla propria solita <strong>di</strong> lui<br />

bontà ma quando gli esposi il motivo per cui erami data l'onore <strong>di</strong> ossequiarlo mi rispose che niente<br />

affatto ne sapeva, e che anzi la Signora Erminia 1 avevagli detto che il Piano nostro era troppo esteso e<br />

che in conseguenza aveva egli già domandato la Regola delle Orsoline 2 . Io gli raccontai semplicemente<br />

come la lettera del Conte Abate Mutoni avevami fatta determinare d'abboccarmi al mio passaggio da<br />

Brescia colla Signora Erminia, gli <strong>di</strong>ssi il <strong>di</strong>scorso tenuto alla presenza del Signor Proposto <strong>di</strong><br />

Sant'Afra 3 e della degnissima <strong>di</strong> Lei persona, la lettera ch'Ella favorì scrivermi, l'eccitamento loro <strong>di</strong><br />

presentarmi a Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima.<br />

Concluse Egli allora come io pure con Lui, che tale mall'intelligenza non poteva <strong>di</strong>pendere da<br />

altro motivo che dalla lunga <strong>di</strong> Lui assenza da Brescia per la quale saranno stati impossibilitati <strong>di</strong><br />

comunicargli l'affare. Umiliai a Monsignore il Piano dell'Istituto che mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> già il piacere <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>rle,<br />

e qualche altra Carta a noi relativa che mi farà la grazia <strong>di</strong> restituirmi al <strong>di</strong> Lei ritorno da Ro 4 che<br />

seguirà io credo domenica prossima. Se prima <strong>di</strong> tal giorno Ella avesse un qualche lume da<br />

comunicarmi lo riceverò per un vero piacere. Frattanto io la prego dei miei <strong>di</strong>stinti doveri al Signor<br />

Preposto ed alla Cara Signora Erminia, e raccomandandomi alle loro orazioni passo al vero vantaggio<br />

<strong>di</strong> protestarmele in somma fretta<br />

Di Lei Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Milano 17 novembre 1819<br />

Dev.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

A Monsieur (Timbro arrivo) BRESCIA<br />

Monsieur CHARLES MANZIANA 18 NOV(embre)<br />

B R E S C I A<br />

1 Erminia Panzerini, zia della fondatrice della Casa <strong>di</strong> Rovato (Ep. II/2, lett. 790, pag. 976).<br />

2 Orsoline, Congregazione fondata da S. Angela Merici (Ep. I, lett. 18, n. 4, pag. 47).<br />

3 Sac. FAUSTINO PINZONI uno dei principali ricostruttori religiosi dol primo Ottocento bresciano (Cf. Introduz. Affare<br />

Brescia). Nel 1819, era stato eletto da poco Arciprete <strong>di</strong> S. Afra, quella Chiesa che, nel 1945 venne <strong>di</strong>strutta dalle bombe e<br />

in seguito, fatta ricostruire dalle Orsoline laiche col nome <strong>di</strong> Santuario <strong>di</strong> S Angela Merici, in Via Francesco Crispi, 23,<br />

nel territorio della parrocchia <strong>di</strong> S Eofemia <strong>di</strong> cui è sussi<strong>di</strong>aria; chiama ora S. Afra in S. Eufemia (Da in<strong>di</strong>cazioni<br />

dell‟Archivista Vescovo <strong>di</strong> Brescia, Sac. Antonio Conte Masetti Zannini).<br />

4 RO, località della provincia <strong>di</strong> Milano, che però si scrive con grafia <strong>di</strong>versa: Rho.


[marzo l820]<br />

AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

789(Verona#1820.03.**)<br />

La signora Erminia Panzerini, e il Manziana che tentano in ogni modo <strong>di</strong> convincere il Vescovo alla scelta delle<br />

Figlie della Carità, si accorgono sempre più che il prelato propende per le Orsoline. La signora però vorrebbe<br />

almeno incontrarsi con la <strong>Canossa</strong> e poiché sa che ella, andando a Bergamo, passerà per Brescia, insiste<br />

perché faccia una sosta preannunciata nella sua città. La Marchesa aveva già risposto ad un suo anteriore<br />

invito, ma la lettera doveva essere andata perduta. Nonostante queste pressioni, la <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong>chiara che, per<br />

quanto sia grata per la fiducia nel suo Istituto, farà soltanto quanto deciderà il Vescovo, perché, solo per mezzo<br />

suo, riconoscerà la volontà del Signore.<br />

Stimatissimo Signor Carlo<br />

Unitamente alla pregiatissima <strong>di</strong> Lei risposta ricevetti una nuova lettera della buona Signora<br />

Erminia 1 la quale niente mi <strong>di</strong>ce d'avere ricevuto la precedente mia risposta alla prima sua lettera e<br />

nuovamente mi chiede un abboccamento al mio passaggio che non sò quando seguirà, aggiungendomi<br />

esservi persona rispettabile, la quale comprendo sarà il Signor Consigliere 2 da Lei in<strong>di</strong>catomi, che<br />

vorebbe parlarmi.<br />

Qui sotto già le trascrivo la lettera e la mia risposta.<br />

Stimatissimo Signor Carlo io non mi ricuso <strong>di</strong> parlare con questa buona Signora e coll'ottimo<br />

suo nipote ma non aderirò a qualsiasi più bella esibizione senza la libera e geniale volontà del<br />

zelantissimo e santo loro Prelato 3 nella voce del quale riconosco, parlando <strong>di</strong> Brescia, quella <strong>di</strong> Dio,<br />

non solo per la singolare venerazione che allo stesso professo, ma perchè suole il Signore manifestare il<br />

<strong>di</strong>vin suo volere col mezzo dei suoi santi Ministri, così se Egli vorrà muoverà quello <strong>di</strong> Monsignore e<br />

vedrà che in tal caso i desideri della Signora Erminia <strong>di</strong>verranno i suoi, ed io allora mi presterò con<br />

tutto il cuore in quello che potrò. Per conto mio dell'intrigante 4 manifestatosi la sera del 17 <strong>di</strong>cembre, il<br />

<strong>di</strong> Lui soggiorno è sotto i pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Maria Santissima, onde io non lo conto per niente perchè comanda la<br />

nostra Signora.<br />

Per carità perdoni tanti <strong>di</strong>sturbi che il Signore le rimunererà con tante altre sue carità ed abbia<br />

intanto la bontà <strong>di</strong> essere persuasa <strong>di</strong> quella veracissima stima colla quale passo al vantaggio <strong>di</strong><br />

segnarmi<br />

___________________<br />

NB Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong><br />

1 Erminia Panzerini (Ep. II/2, lett. 790, pag. 976).<br />

2 Consigliere RONCHI, marito <strong>di</strong> una nipote della Panzerini.<br />

3 Mons. Nava Gabrio Maria, Vescovo <strong>di</strong> Brescia (Ep. II/2, lett. 786, n. 3, pag. 969).<br />

4 Il demonio.


ALLA SIGNORA ERMINIA PANZERINI<br />

790(Verona#1820.03.15)<br />

Nuovo invito della Signora Panzerini, nuova risposta <strong>di</strong> adesione ad un possibile incontro da parte della<br />

<strong>Canossa</strong>.<br />

V G e M Stimatissima Signora Erminia<br />

Per verità non mi è ancora noto quando sarà il mio ritorno a Milano trovandomi anche circondata da<br />

occupazioni. Non<strong>di</strong>meno stia certa, stimatissima signora Erminia, che ben volentieri aderirò ai <strong>di</strong> lei<br />

desiderj <strong>di</strong> parlarmi al mio passaggio da Brescia come mi significa nella pregiatissima <strong>di</strong> lei lettera.<br />

Così avrò con quell’incontro il piacere altresì <strong>di</strong> vederla e <strong>di</strong> protestarle la vera mia stima. Mi<br />

raccomando caldamente alla carità delle <strong>di</strong> lei orazioni e stia certa che da miserabili non manchiamo<br />

d’averla presente col Signore e colla cara nostra Madre Maria santissima.<br />

Piena <strong>di</strong> considerazione passo al vantaggio <strong>di</strong> rafermarmi<br />

Di lei stimatissima signora Erminia<br />

Verona San Giuseppe 15 marzo 1820<br />

__________________________<br />

NB. Minuta, senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong> e in risposta alla lettera del 10 marzo 1820.


[ Risposta alla lettera dell’11 giugno 1820)<br />

ALLA SIGNORA ERMINIA PANZERINI<br />

791(Verona#1820.06.**)<br />

La signora Erminia non si dà pace; insiste che la <strong>Canossa</strong> passi da Brescia. La rinnovata sua adesione non<br />

serve tuttavia a fissarne la data, perchè una recente sua malattia non le permette l‟imme<strong>di</strong>ata partenza.<br />

V G e M Stimatissima e carissima Signora Erminia<br />

Ho dovere <strong>di</strong> riscontrare due pregiatissime <strong>di</strong> lei lettere; mia cara signora Erminia non mi fu<br />

possibile darmi questo piacere prima d’ora perchè fui molestata da una tosse assai forte per cui<br />

dovettero farmi un emissione <strong>di</strong> sangue. Adesso grazie il Signore altro non mi resta che debolezza<br />

la quale presto pure passerà. Sono in dubbio che un nostro affare sia per proccur(ar)mi anche il<br />

vantaggio <strong>di</strong> rivederla tra breve tempo dubitando io che per consumarlo dovrò fare una gita dalle<br />

sue parti. Non dubiti che sarà certamente avertita. Stia pure egualmente certa della continua mia<br />

memoria presso il Signore ed ho messo tutte le <strong>di</strong> lei premure nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria certa<br />

che questa Madre universale condurrà ogni cosa secondo il volere e la gloria del Signore colla<br />

soavità solita <strong>di</strong> quel Cuore amabilissimo.<br />

Non si <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> me miserabile nelle sue orazioni e mi creda quale con veracissima<br />

stima me le protesto<br />

_______________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.


[ Risposta alla lettera del 3 luglio 1820]<br />

Il passaggio della <strong>Canossa</strong> da Brescia è sempre incerto.<br />

V. G. e M. Stimatissima Signora Erminia<br />

ALLA SIGNORA ERMINIA PANZERINI<br />

792(Verona#1820.07.**)<br />

Mi lusingo ch’ella avrà ricevuto un altra mia lettera mia cara signora Erminia in risposta alla<br />

pregiatissima in data...<br />

Sono ancora nella medesima incertezza del tempo in cui seguirà il mio passaggio da Brescia.<br />

Quando sarà per succedere non mancherò <strong>di</strong> rendermela preventivamente avertita come ella mi<br />

significa desiderare.<br />

Non mancai nel giorno <strong>di</strong> Maria santissima Addolorata benchè miserabile <strong>di</strong> ricordarmi in<br />

modo particolare <strong>di</strong> lei con questa nostra cara Madre. Ella faccia la carità <strong>di</strong> farlo per me e mi creda<br />

quale me le <strong>di</strong>chiaro con stima la più vera<br />

_____________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.


[ Risposta alla lettera del 12 aprile 1821]<br />

ALLA SIGNORA ERMINIA PANZERINI<br />

793(Verona#1821.**.**)<br />

La nipote della Panzerini ha portato alla <strong>Canossa</strong> una lettera della zia con la rinnovata richiesta d‟incontro, il<br />

quale, come scrive la Marchesa potrà avvenire fra pochi giorni.<br />

V. G. e M. Stimatissima carissima signora Erminia<br />

La ringrazio <strong>di</strong>stintamente del piacere che mi procurò d’imparare a conoscere la signora <strong>di</strong> lei nipote,<br />

stimatissima e carissima signora Erminia, e dalla medesima ebbi il contento <strong>di</strong> ricevere l’ottime <strong>di</strong> lei<br />

notizie come pure una pregiatissima <strong>di</strong> lei lettera in risposta della quale le <strong>di</strong>co che se altro non succede<br />

tra pochi giorni avrò il bene <strong>di</strong> rivederla personalmente dovendo per alcuni affari passare per Brescia.<br />

Frattanto con somma fretta, raccomandandomi caldamente alle <strong>di</strong> lei orazioni, assicurandola<br />

delle povere nostre, passo al vantaggio <strong>di</strong> segnarmi.<br />

__________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

794(Bergamo#1830.04.24)<br />

Malattie e spostamenti <strong>di</strong> sede hanno impe<strong>di</strong>to alla <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> ricevere le lettere del sacerdote Panzerini e <strong>di</strong><br />

sua cugina Erminia. Il Manziana giustifichi ad entrambi il ritardo e li avverta che il suo passaggio da Brescia<br />

sarà prossimo.<br />

V.G. e M. Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Eccomi ad approfittare dell'esperimentata <strong>di</strong> Lei bontà, pregiatissimo Signor Carlo, per<br />

un'oggetto per cui l'incomodai l'ultimo volta, che fui a Brescia. Il Signor Don Vincenzo Panzerini 1 mi<br />

scrisse da Brescia il giorno 22 ed oggi ricevo la <strong>di</strong> Lui lettera. Lo stesso una antecedente me ne aveva<br />

scritto quì, quando era ancora a Milano, e le Compagne colà me la inviarono. Intanto che questa colà<br />

giunse, io venni a Bergamo, ma incomodata <strong>di</strong> salute, e qui venni il venerdì <strong>di</strong> Passione intenzionata <strong>di</strong><br />

partire per Verona il lunedì Santo.<br />

Effettivamente Michele 2 era venuto anche col legno a prendermi, ma sussistendo la febbre con<br />

una violentissima tosse, dovetti rimandare il legno a Verona, ed abbandonare sul più bello il progetto <strong>di</strong><br />

Trento.<br />

Le Compagne <strong>di</strong> Milano credendomi a Verona colà inviarono la lettera, che fu poi trattenuta<br />

anche a Verona perché restava la speranza, che mi vi ci sarei portata il martedì dopo Pasqua.<br />

Quantunque migliorata, neppur a tal epoca potei mettermi in viaggio. Quando ciò seppero le<br />

Compagne, la prima lettera del Signor Don Vincenzo qui spe<strong>di</strong>rono. Da tutto questo Ella comprende<br />

essermi anche la prima giunta recentemente. Da quella del prelodato Signor Don Vincenzo ricevuta<br />

oggi, rilevo trovarsi Egli e la <strong>di</strong> Lui cugina Signora Erminia Panzerini in Brescia da varj giorni, e mi<br />

domanda quando sarà il mio passaggio per costì.<br />

Non essendovi alla lettera ricapito alcuno, e temendo che la mia risposta gli possa essere<br />

ritardata, prego la sua bontà a volergli far sapere tutto questo, aggiungendogli, che siccome la mia<br />

salute, è presso che ristabilita, a Dio piacendo lunedì sera, o al più tar<strong>di</strong> martedì conto d'essere a<br />

Brescia, al mio solito alloggio già s'intende, vedrò anzi <strong>di</strong> sollecitare il possibile per avere una qualche<br />

ora da trattare colla Signora Erminia, e con Lui.<br />

Siccome però questa volta il mio viaggio deve essere sempre incerto, così mi resta il dubbio<br />

della salute della mia Compagna Cristina 3 , la quale nei giorni scorsi ebbe una violenta specie <strong>di</strong> colica,<br />

della quale anch'Essa sta molto meglio, ma non al caso da potermi assicurare pienamente che sarà in<br />

istato <strong>di</strong> partire lunedì, o martedì .<br />

Mi lusingo molto, che sarà in grado <strong>di</strong> farlo, non <strong>di</strong> meno se passasse anche martedì e non mi<br />

vedessero, vorrà <strong>di</strong>re che sarò proprio obbligata a lasciarla curare alcuni giorni. Faccia grazia de miei<br />

<strong>di</strong>stinti complimenti al Signor Don Vincenzo, ed alla cugina.<br />

Ella accetti i doveri <strong>di</strong> Cristina. Mi perdoni l'incomodo, che le reco, e mi creda quale piena<br />

d'obbligazioni con pienezza <strong>di</strong> stima mi do il vantaggio <strong>di</strong> raffermarmi.<br />

1 Sac. VINCENZO PANZERINI <strong>di</strong> Cedegolo, cugino <strong>di</strong> Erminia e fondatore del convento delle Suore Dorotee <strong>di</strong> Cemmo<br />

insieme con M. Cochetti <strong>di</strong> Rovato. Dalle Monografie <strong>di</strong> Storia bresciana, si ricava che in un primo tempo si svalorizzò<br />

l'incidenza <strong>di</strong> Don Vincenzo nella fondazione <strong>di</strong> Cemmo per attribuirla alla cugina Erminia, ma poi il Fossati « chiarì e<br />

mise in giusto rilievo i meriti dei due Passi, della Cocchetti, dei due Panzerini » e degli altri cooperatori (pag. 13). Il<br />

Panzerini fu anche Ispettore delle scuole <strong>di</strong> Valle Camonica.<br />

2 Michele Masina, il vetturale (Ep. I, lett. 357, pag. 564).<br />

3 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).


Di Lei Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Bergamo li 24 aprile 1830 Santa Croce<br />

All' Ornatissimo Signore<br />

il Signor Carlo Manziana<br />

B R E S C I A<br />

4 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Dev.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 4


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

795(Venezia#1830.06.05)<br />

Preghiera <strong>di</strong> consegnare al Padre Angelo Taeri una lettera e accenno agli Esercizi spirituali delle Dame a<br />

Venezia.<br />

V. G. e M. Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Da ogni paese ove mi trovo, vengo a <strong>di</strong>sturbarla, pregiatissimo Signor Carlo, e già si vede che<br />

nelle opere del Signore de’ suoi Paesi, Dio si compiace ch’Ella ne abbia sempre qualche parte. Ricevo<br />

proveniente da Verona una lettera <strong>di</strong> quel gran Servo <strong>di</strong> Dio, Padre Angelo Taeri 1 . Riscontrandola, per<br />

essere certa che gli sia rimessa sicuramente, mi rivolgo alla <strong>di</strong> Lei bontà, e gliela accludo.<br />

Perdoni la libertà, ed il <strong>di</strong>sturbo. Io mi trovo a Venezia da quasi tre settimane, ove abbiamo<br />

avuto per l’intera novena della Pentecoste gli Esercizj spirituali <strong>di</strong> queste buone Dame. Questo santo<br />

Patriarca 2 degnossi animarle sempre più col venire un giorno a far loro l’istruzione, e veramente le<br />

ricolmò delle più sante consolazioni.<br />

Sia <strong>di</strong> tutto benedetto il Signore. Mi raccomando alle sante sue orazioni, assicurandola che ogni<br />

giorno da miserabili preghiamo per Lei.<br />

Piena <strong>di</strong> obbligazioni, nella lusinga tra non molto <strong>di</strong> rivederla, colla stima maggiore godo <strong>di</strong><br />

raffermarmi<br />

Di Lei Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Venezia Santa Lucia li 5 giugno 1830<br />

_____________________<br />

Dev.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

NB. Il notaio Ubaldo Albasini vi oppone firma, sigillo e <strong>di</strong>chiara: « Concordat cum originali ».<br />

1 Padre ANGELO TAERI, oratoriano <strong>di</strong> Brescia o della Pace, già segretario del Vescovo Nava.<br />

2 Card. Monico Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

796(Verona#1830.09.04)<br />

Breve lettera <strong>di</strong> ringraziamento per quanto le è stato inviato e per lo scritto del Vescovo <strong>di</strong> Brescia, che le è<br />

giunto gratissimo.<br />

V G e M Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Prima ancora <strong>di</strong> leggere quanto nell’involto da Lei pregiatissimo Signor Carlo, fattomi oggi<br />

tenere, mi affretto <strong>di</strong> significarle, che mi fu consegnato. Non ebbi il tempo se non che <strong>di</strong> aprirlo, e <strong>di</strong><br />

confondermi nel leggere l’ossequiato foglio <strong>di</strong> Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima, il Santo loro Vescovo 1 .<br />

Per non perdere la posta, e ch’Ella non istasse in pena per la consegna delle carte mi do il vantaggio <strong>di</strong><br />

scriverglielo subito.<br />

Se non è troppo ar<strong>di</strong>re, umili al santo Prelato il mio rispetto, e quanto prima m’onorerò <strong>di</strong><br />

riscontrarlo.<br />

In somma fretta passo a confermarle la più <strong>di</strong>stinta mia stima.<br />

Di Lei Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Verona San Giuseppe li 4 settembre 1830<br />

(Timbro partenza) VERONA<br />

5 SET(tembre)<br />

(Timbro arrivo) BRESCIA 8 SETT(embre)<br />

A Monsieur<br />

Monsieur Charle Manziana 3<br />

B R E S C I A<br />

1 Mons. Nava Gabrio Maria, Vescovo <strong>di</strong> Brescia (Ep. II/2, lett. 786, n. 3, pag. 969).<br />

2 NB. Autografa solo la firma.<br />

3 Legg. Charles.<br />

Dev.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 2


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

797(Venezia#1831.05.26)<br />

Interme<strong>di</strong>aria la <strong>Canossa</strong>, si vorrebbe saldare un debito in Brescia che risale a circa vent'anni prima.<br />

V .G. e M. Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Anche da Venezia vengo ad impiegare la singolare <strong>di</strong> Lei carità, pregiatissimo Signor Carlo.<br />

Questa volta per altro, tale <strong>di</strong>sturbo ha un oggetto <strong>di</strong>fferente dai soliti, trattandosi che questo vien dato<br />

da una pia persona, la quale vuole assicurarsi se sia stato sod<strong>di</strong>sfatto un debito, perché se questo non<br />

fosse estinto vuol cercare che sia pagato. Perchè Ella possa meglio comprendere la cosa <strong>di</strong> cui la prego<br />

le trascriverò il paragrafo stesso che a me fu dato.<br />

« Si desidera sapere se ne Registri del Signor Antonio Salvietti <strong>di</strong> Brescia, o suoi ere<strong>di</strong>, si<br />

« trovasse una partita aperta a carico del Signor Antonio Cortivo <strong>di</strong> Vicenza, quale doveva<br />

« essere saldata già da circa vent'anni da altro nome. Che se non fosse stata estinta verrà<br />

«proccurato <strong>di</strong> farla saldare. »<br />

« La risposta sarà data al Reverendo Padre Pietro Stefani. Al Soccorso 1 Venezia » .<br />

Ecco il nuovo favore <strong>di</strong> cui la prego pregiatissimo Signor Carlo, e con questo incontro<br />

richiamandomi alla <strong>di</strong> Lei memoria, mi raccomanderò anche alle sue orazioni. Il nostro zelantissimo<br />

Conte Don Luca 2 , insieme col parimenti ottimo pur nostro Don Giuseppe Angelini 3 , sento che sono a<br />

Vicenza per dare i Santi Esercizj, anzi forse li avranno anche finiti. Io pure ebbi la novena della<br />

Pentecoste in convento da noi gli spirituali Esercizj <strong>di</strong> queste buone Dame, dati loro dal Signor<br />

Giuseppe Venturi 4 veronese, e la pietà <strong>di</strong> queste Signore le determinò a far dar contemporaneamente i<br />

santi Esercizj in un privato prossimo Oratorio ai loro barcajuoli da due altri Sacerdoti. Veramente ebbi<br />

motivo da bene<strong>di</strong>re il Signore delle bene<strong>di</strong>zioni che degnossi Egli spargere d'ambi le parti.<br />

Ringraziamolo <strong>di</strong> tutto. Intanto Ella si conservi, ed abbia la bontà <strong>di</strong> perdonarmi, come quella <strong>di</strong><br />

credermi piena <strong>di</strong> obbligazioni, e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinta stima.<br />

Di Lei Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Venezia, Santa Lucia 26 maggio 1831<br />

VENEZIA<br />

28 MAG.(gio)<br />

BRESCIA MAGGIO 30<br />

All'Ornatissimo Signore<br />

Il Signor Carlo Manziana<br />

B R E S C I A<br />

Dev.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 5<br />

1 Istituto S. Maria del Soccorso nella parrocchia dei Carmini.<br />

2 Conte Don Luca Passi missionario apostolico e fondatore dell’Istituto <strong>di</strong> S. Dorotea (Ep. II/2, lett. 711, n. 7, pag. 788).<br />

3 Sac. GIUSEPPE ANGELlNI (1790 -1835) pre<strong>di</strong>catore molto ricercato e fratello dei due sacerdoti: Don GIOVANNI, che<br />

morì parroco <strong>di</strong> Timoline (Brescia) e Don CARLO, che fu prima prevosto <strong>di</strong> Rovato e poi <strong>di</strong>venne Abate <strong>di</strong> Pontevico,<br />

dove morì nel1879. Era figlio <strong>di</strong> Antonio e Teodora Bonetti e nato a Olda Valle <strong>di</strong> Taleggio.<br />

4 Abate Venturi, pre<strong>di</strong>catore (Ep I, lett. 366, n. 3, pag. 578).<br />

5 NB. Autografa solo la firma


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

798(Verona#1831.12.07)<br />

Tra notizie che non hanno rapporto con la probabile fondazione, le condoglianze della <strong>Canossa</strong> per la morte del<br />

Vescovo, Monsignor Gabrio Maria N ava.<br />

V:G: e M: Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Quante obbligazioni le professo Pregiatissimo Signor Carlo, e quanto grande è il mio <strong>di</strong>spiacere<br />

<strong>di</strong> non averla potuto ringraziare e riscontrare prima d'ora.<br />

Ebbi in questi giorni per la prima volta da noi i santi spirituali Esercizj delle Dame, i quali<br />

domani mattina avranno a Dio piacendo la loro conclusione, e questi uniti a tutte le altre mie<br />

occupazioni mi tolsero il piacere <strong>di</strong> scriverle prima d'ora. Può credere quanto gra<strong>di</strong>to mi sarebbe stato il<br />

bene <strong>di</strong> riverirla <strong>di</strong> persona, e quanta consolazione avrei avuto <strong>di</strong> vedere la mia Cara Giulia, ma<br />

conviene essere contenti della Volontà del Signore.<br />

La ringrazio vivamente <strong>di</strong> quanto si compiacque fare in vantaggio <strong>di</strong> quel buon Sacerdote<br />

presso la Dama Erizzo 1 alla quale sono pure obbligata de' cortesi suoi saluti, che avendone l'occasione<br />

la prego a voler ricambiare co' miei doveri. Così anche al degnissimo Signor Preposto Rossini 2 . Sappia<br />

però, che questo buon Sacerdote nulla sapeva della controcarta fatta da' suoi parenti. Questo fù il<br />

motivo per cui non parlò dell'affare alla Dama vedendola. Essendo umilissimo, <strong>di</strong>pendentissimo de'<br />

suoi non cercò mai conto né <strong>di</strong> danaro, né <strong>di</strong> Carte. Adesso egli sà la cosa, faccia lui. So bensì, che le <strong>di</strong><br />

Lui attuali ricerche erano <strong>di</strong>rette a santo fine.<br />

Le presento i doveri <strong>di</strong> Cristina 3 . Non può credere Pregiatissimo Signor Carlo quale conforto sia<br />

stato per me nell'amara per<strong>di</strong>ta da loro fatta del santo loro Prelato, che si può <strong>di</strong>re per<strong>di</strong>ta per tutta la<br />

Chiesa il sentirlo illustrato dal Signore co' miracoli. Non dubiti, che proteggerà dal Cielo la cara sua<br />

Brescia, e non si <strong>di</strong>menticherà <strong>di</strong> Lei, che tanto amava. Conservo le <strong>di</strong> lui lettere tenendo per reliquie le<br />

sottoscrizioni. Si ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> me nelle sante sue orazioni, e mi creda piena <strong>di</strong> riconoscenza con invariabile<br />

estimazione<br />

Di Lei Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Verona li 7 <strong>di</strong>cembre 1831<br />

Dev.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 4<br />

1 Contessa BEATRICE ERIZZO MAFFEI, munifica finanziatrice, con altre Dame bresciane, delle varie iniziative benefiche<br />

e religiose <strong>di</strong> Brescia. Tra esse emergeva la p<strong>ii</strong>ssima Contessa Alessandrina Gambara (1773-1836).<br />

2 Prevosto FAUSTINO ROSSINI, nato a Brescia nel 1762 da Giambattista e Margherita Cè. Laureatosi a Padova, fu<br />

nominato Provicario generale e parroco <strong>di</strong> S. Giorgio nel 1792, poi, nel 1796 parroco <strong>di</strong> S. Giovanni. Nel 1797, quando il<br />

Vescovo fu mandato in esilio, con poteri straor<strong>di</strong>nari mandatigli da Roma, resse la <strong>di</strong>ocesi. Ebbe poi altre se<strong>di</strong> come<br />

parroco e fu anche canonico della cattedrale. Morì <strong>di</strong> colera nel 1836, lasciando erede dei suoi beni l'Istituto Rossini o <strong>di</strong><br />

Santo Spirito (Cf. Intr.).<br />

3 Cristina Pilotti , a Verona (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).<br />

4 NB. Autografa solo la firma.


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

799(Verona#1832.01.19)<br />

Dal 1821 al 1831 mancano evidentemente delle lettere, perché nel gennaio del 1832, la <strong>Canossa</strong> accenna a<br />

un episo<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> cui non si ha notizia e che avrebbe interrotto i rapporti con la signora Panzerini, la prima<br />

che offerse la casa per la fondazione a Brescia. Potrebbe trattarsi della decisa scelta del Vescovo che<br />

l‟avrebbe convinta a passare il locale alle Suore Orsoline. Il Manziana però, il quale ha alimentato sempre<br />

la sua speranza <strong>di</strong> attuare quell‟antico sogno, è già andato a vedere un e<strong>di</strong>ficio, che immaginava potesse<br />

servire allo scopo, anche se è poi risultato non adatto.<br />

V: G: e M Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Mi dò il vantaggio <strong>di</strong> significarle Pregiatissimo Signor Carlo avere ricevuto dal suo amico il<br />

plico contente la gentilissima sua lettera, e l'istromento del noto Religioso.<br />

Mille ringraziamenti le rendo per tanti <strong>di</strong>sturbi che anche per quest'affare la bontà <strong>di</strong> Lei si<br />

prese. Il Signore gliene renderà il merito.<br />

Le sono pure obbligatissima per l'interessamento, bontà, e premura, ch'Ella si compiace<br />

prendere in ogni tempo pel minimo nostro Istituto. Rilevo con piacere come la carità sua va facendo<br />

qualche progetto onde vedere d'introdurre l'Istituto nostro costà, e sento anche, che come a<br />

quest'oggetto si prese il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> dare a vedere una casa, che non le parve poi opportuna, attesa la<br />

visualità, che la domina. Se questa non fosse generale in tutte le stanze, ma ne riguardasse soltanto<br />

una qualche, si potrebbe a questo riparare con una griglia o persiana fatta a tromba come abbiamo<br />

nella casa <strong>di</strong> Bergamo<br />

Sappia Pregiatissimo Signor Carlo, che dopo l'accaduto colla Signora Erminia, non posso<br />

<strong>di</strong>mettere il pensiero, che ancora il Signore non abbia da volere in un momento, e nell'altro una<br />

nostra fondazione costi, avendo io da circa quell'epoca rimesso l'affare <strong>di</strong> cotesta fondazione sotto la<br />

protezione dei santi loro protettori Faustino e Giovita 1 . Niente mi stupisco <strong>di</strong> sentire, che il sepolcro<br />

del santo loro Prelato 2 , continui ad essere onorato.<br />

Egli era veramente un anima grande, ed ora il Signore vuole premiare le sue virtù.<br />

Compatisco oltre modo cotesta p<strong>ii</strong>ssima Diocesi pel dolore, che sorte d'una per<strong>di</strong>ta così grande.<br />

L'assicuro, che quando penso <strong>di</strong> dovere passare per Brescia, e che più non vi sarà quel Vescovo<br />

santo, quantunque rare volte l'andassi ad ossequiare, mi sento propriamente a stringere il cuore<br />

Le presento i più <strong>di</strong>stinti complimenti delle mie Compagne, che hanno il piacere <strong>di</strong><br />

conoscerla, in particolare della mia Cristina 3 , la quale meco si raccomanda caldamente alle sante<br />

sue orazioni.<br />

Di Lei Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Verona il 19 gennaio 1832<br />

VERONA<br />

12 GEN(naio)<br />

A Monsieur<br />

Monsieur Charle Manziana 5<br />

B R E S C I A<br />

1 Santi FAUSTINO E GIOVITA, martiri rotto l'imperatore Adriano<br />

2 Mons. Nava Gabrio Maria, Vescovo <strong>di</strong> Brescia (Ep. II/2, lett. 786, n. 3, pag. 969).<br />

3 Cristina Pilotti, a Verona con <strong>Maddalena</strong> (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).<br />

4 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma, Nell'A.C.R. c'è pure la minuta<br />

5 Legg. Charles.<br />

Dev.ma Ubb.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 4


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

800(Bergamo#1832.09.06)<br />

Per la salute, sempre più precaria, la <strong>Canossa</strong> ha ritardato il suo viaggio, ma sarà presto a Brescia per<br />

risolvere qualche affare con la signora Panzerini, che Manziana dovrebbe avvertire.<br />

V.G. e M. Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Le sono obbligatissima Pregiatissimo Signor Carlo della sua bontà e premura per la mia salute.<br />

Avrà già sentito dalla Signora Revellini, che grazie al Signore sono quasi ristabilita dalla sofferta<br />

malattia, quantunque ancora debole <strong>di</strong> forze, con tutto ciò aveva stabilito jeri mattina partire da qui, ed<br />

essere alla sera a Brescia per combinare qualche affaretto colla buona Signora Erminia 1 . I miei<br />

Superiori dopo aver io combinato il viaggio, non vollero lasciarmi in verun modo partire, <strong>di</strong>cendomi<br />

avere bisogno <strong>di</strong> rinforzarmi qualche giorno ancora, spero però che trà poco mi daranno il permesso,<br />

ma mi conviene stare al loro giu<strong>di</strong>zio, com'è mio dovere.<br />

La supplico intanto <strong>di</strong> avere la bontà <strong>di</strong> fare avere l'occlusa alla buona Signora Erminia<br />

Panzerini.<br />

Mi raccomando alle sante <strong>di</strong> Lei orazioni, e mi creda, che sono piena d'obbligazioni e <strong>di</strong> stima.<br />

Di Lei Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Bergamo Santa Croce 6 settembre 1832<br />

(Timbro partenza) BERGAMO Set(embre)<br />

6<br />

(Timbro arrivo) BRESCIA SETT(embre)<br />

All’Ornatissimo Signore<br />

Il Signor Carlo Manziana<br />

B R E S C I A<br />

1 Erminia Panzerini (Ep. II/2, lett. 790, pag. 976).<br />

2 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma<br />

Dev.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 2


[Verona, 6 agosto 1833]<br />

AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

801(Verona#1833.08.06)<br />

La <strong>Canossa</strong> vorrebbe passare da Brescia il 7 agosto, ma poiché la Fiera della città si svolge proprio in quel<br />

periodo, se Manziana lo ritiene opportuno, ritarderà.<br />

Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Una sola riga Pregiatissimo Signor Carlo prima per presentarle in iscritto le sempre nuove<br />

proteste della mia stima poi per raccontarle come io aveva <strong>di</strong>ssegnato domani sera giorno sette, col<br />

<strong>di</strong>vino ajuto essere a Brescia per prosseguire la mattina dopo per Bergamo, ma colla certa speranza <strong>di</strong><br />

vederla, e parlar seco de nostri affari<br />

Una combinazione che poi Le <strong>di</strong>rò mi fece sospendere il viaggio, e solo lunedì potrò eseguirlo.<br />

Sapendo però essere la loro Fiera 1 in tal epoca nel maggior suo fervore, la prego colla possibile<br />

sollecitu<strong>di</strong>ne volermi rispondere e <strong>di</strong>rmi se giu<strong>di</strong>ca migliore ch'io lasci scorrere tutta la ventura<br />

settimana, e poi ch'io parta, oppure se non vede <strong>di</strong>fficoltà potendo ch'io parta lunedì.<br />

Già per fermarmi a Brescia quanto si renderà necessario per ossequiare Sua Eccellenza<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima 2 , e Monsignore 3 come per tutto quello ch'Ella crederà opportuno <strong>di</strong>sserno farlo nel<br />

ritorno.<br />

In somma fretta colla gratitu<strong>di</strong>ne più viva e colla stima più <strong>di</strong>stinta Le presento i doveri <strong>di</strong><br />

Cristina 4 e delle Compagne, e passo a segnarmi<br />

_____________________<br />

NB. Minuta con qualche brevissima correzione della <strong>Canossa</strong>.<br />

1<br />

Periodo <strong>di</strong> contrattazione all'aperto che, in Brescia, ricorreva, e ricorre, nella prima metà <strong>di</strong> agosto in rapporto alla Festa<br />

dell'Assunta a cui è de<strong>di</strong>cata la cattedrale.<br />

2<br />

Mons. Ferrari Domenico (Ep. II/2, lett. 802, n. 4, pag. 990).<br />

3<br />

Mons. Faustino Pinzoni (Ep. II/2, lett. 788, n. 3, pag. 973).<br />

4<br />

Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).


[Verona, ottobre 1833]<br />

AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

802(Verona#1833.10.**)<br />

Il Manziana non conosce indugi: ha già trovato la casa per la nuova fondazione e anche i mezzi per acquistarla,<br />

ma la <strong>Canossa</strong> è in apprensione perché non ha quasi più nulla dei suoi beni avendoli adoperati per le altre<br />

fondazioni, ed ora la sussistenza delle religiose in Brescia dovrebbe ricavarsi dalle doti delle can<strong>di</strong>date a<br />

Brescia stessa. Non ha però la certezza <strong>di</strong> poterle avere.<br />

V G e M Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Non le negherò Pregiatissimo Signor Carlo come non mi sia riuscita <strong>di</strong> grata sorpresa la notizia<br />

ch'Ella si compiace comunicarmi nel pregiato suo foglio.<br />

Veder in un momento trovato il locale 1 , e quello che più conta trovati i mezzi per farne<br />

l'acquisto. Veramente pare che si possa con ogni sicurezza <strong>di</strong>re esser opera del Signore. Nell'atto, che<br />

mi vedo <strong>di</strong>nnanzi a Dio a moltiplicare colle <strong>di</strong> lui misericor<strong>di</strong>e i debiti <strong>di</strong> mia corrispondenza, sono<br />

altresì ricolma della più viva gratitu<strong>di</strong>ne verso <strong>di</strong> Lei, del Reveren<strong>di</strong>ssimo Signor Arciprete della<br />

Cattedrale 2 , e <strong>di</strong> tutte quelle persone, che concorrono in questa santa impresa. Pregiatissimo Signor<br />

Carlo la gratitu<strong>di</strong>ne doverosamente raddoppia in me il desiderio che la misera nostra opera corrisponda<br />

alla santa loro aspettazione, ma questa m'angustia poi pel timore, che facciano i passi prima ch'io possa<br />

verificare ciò che per parte mia ci vuole perché la cosa abbia effetto.<br />

Per parte <strong>di</strong> Rovato, da quanto mi <strong>di</strong>sse ultimamente il Conte Luca Passi 3 che occupato, al<br />

Para<strong>di</strong>so non va, non sembrerebbe che aver dovessimo opposizioni avendomi egli fatto esternare dal<br />

suddetto Conte Luca il <strong>di</strong> Lui desiderio per le orfane. Una parola <strong>di</strong> Monsignor Ferrari 4 loro futuro<br />

degnissimo Vescovo parmi facilmente terminerà d'appianare quello che potesse esservi <strong>di</strong> ancor<br />

dubioso. Ma ciò che mi tiene ancor sospesa eccole cosa è. Malgrado la pena che mi reca proporre<br />

<strong>di</strong>lazioni pel temporale pure prima che s'impegnino in una spesa, trovo doveroso <strong>di</strong> rimarcarle tutto.<br />

Ella sà come del poco <strong>di</strong> cui piacque il Signore <strong>di</strong> provvedermi io ora quasi <strong>di</strong>rei sono priva, avendolo<br />

impiegato nello stabilimento, ed avviamento delle prime case. In conseguenza non potendo io <strong>di</strong>sporre<br />

del mio nel verificare una fondazione, conviene, che misuri quello, che portano le Compagne che<br />

entrano. Desiderando io possibilmente che non siano ulteriormente <strong>di</strong>sturbati i benefattori.<br />

Come già le <strong>di</strong>ssi, e le confermo, le quattro Compagne che ho per Rovato, e che io destinerei<br />

per Brescia sono tutte provvedute della dote, ed anzi, hanno, tre <strong>di</strong> queste, qualche cosa più della dote,<br />

e la quarta premorendo ad essa i genitori ha molto più <strong>di</strong> quello che sopra la dote hanno le tre altre<br />

unite, che per essere in campagna rendevano più facile la sussistenza.<br />

Noti però che <strong>di</strong> queste quattro io non ho nelle mani ancora la roba <strong>di</strong> nessuna perché quella<br />

della buona Signora Margherita Caprini, la quale si obbligò con istromento, ma semprechè succedesse<br />

la fondazione <strong>di</strong> Rovato. In questo viaggio io aveva già stabilito, fissata la massima <strong>di</strong> fondare, o<br />

lasciare Rovato, <strong>di</strong> fare tutte le legali formalità per riconoscere le doti <strong>di</strong> tutte, ed assicurarmene nel<br />

modo solito per la loro sussistenza non solo ma anche per vedere cosa risulterebbe tra tutto per eseguire<br />

anche la fondazione accettandola.<br />

1 Il locale per la fondazione.<br />

2 Don Faustino Pinzoni, Arciprete della Cattedrale dal 1823 (Ep. II/2, lett. 788, n. 3, pag. 973).<br />

3 Don Luca Passi missionario apostolico e fondatore dell’Istituto <strong>di</strong> S. Dorotea (Ep. II/2, lett. 711, n. 7, pag. 788).<br />

4 Mons. CARLO DOMENICO FERRARI, nato a Brescia nel 1769, consacrato vescovo <strong>di</strong> Brescia nel 1834, come riferisce<br />

la Hierarchia Catholica, VII, ma dalle lettera della <strong>Canossa</strong> apparirebbe già nella sua sede vescovile nel febbraio 1833.


Il fondo che può avere la più ricca non si può con sicurezza accertarsene essendo affatto incerta<br />

la morte, per quanto l'età sia notabilmente minore, non<strong>di</strong>meno essendo nativa <strong>di</strong> Rovato, forse i genitori<br />

per averla vicina avrebbero anticipato qualche sacrifizio. Quando fui adesso a Bergamo già pre<strong>di</strong>sposi<br />

quanto potei per tutto verificare al mio ritorno colà che sarà a Dio piacendo nell'entrante settimana, ma<br />

se poi tra tutto non avessi il bisognevole ancora, e che intanto loro avessero incontrata la spesa sarebbe<br />

una vera pena per me se comperando cotesto locale il loro danaro restasse investito in modo, che<br />

dall'affitto non ne ricavassero un bastante prodotto. Se poi avessero almeno assicurato il loro fondo,<br />

avrei più coraggio. Altrimenti pregiatissimo signor Carlo io le ho detto tutto facciano loro tutto quello<br />

che il Signore gl'ispira. Ritornando da Bergamo, lo che sarà dai <strong>di</strong>eci ai quin<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> ottobre, altro non<br />

succedendo, vedrò <strong>di</strong> sollecitare possibilmente il mio arrivo a Brescia ove farò tutto quello che vorrà.<br />

Per riguardo a quella lontana visualità, che scorse nel locale per quella piccola cognizione che<br />

ho coi metto<strong>di</strong> attuali, è quasi impossibile il non trovarne in qualsiasi luogo. Sento che si potrà anche<br />

<strong>di</strong>fendersene colle piante <strong>di</strong> carpane 5 .<br />

Resta adesso Pregiatissimo Signor Carlo, che ci uniamo più che mai <strong>di</strong>nnanzi al Signore per<br />

potere in tutto adempire il Santissimo <strong>di</strong> Lui volere. La ringrazio <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong> tutto, e passo a<br />

raffermarmi piena equalmente <strong>di</strong> obbligazione, <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne, e <strong>di</strong> stima.<br />

All'Ornatissimo Signore<br />

II Signor Carlo Manziana<br />

Brescia<br />

_________________<br />

Di Lei Pregiatissimo Signor Carlo<br />

NB. Minuta con qualche brevissima correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

5 Piante <strong>di</strong> CARPANE, forma <strong>di</strong>alettale per carpini, piante <strong>di</strong> alto fusto, del genere delle betullacee.


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

803(Verona#1833.11.06)<br />

E' sempre complicata la situazione finanziaria della <strong>Canossa</strong> per una prossima fondazione a Brescia, per cui,<br />

non avendo mezzi sufficienti, espone quanto sarebbe necessario per il mantenimento delle Religiose, perchè la<br />

casa, i restauri, il mobilio sono ormai tutti a carico dei benefattori della città.<br />

V G e M Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Cf. App. A 118, 29 novembre 1833<br />

Per quanto abbia desiderato tutti li scorsi giorni <strong>di</strong> poterle dare Pregiatissimo Signor Carlo la<br />

dovuta risposta intorno al concertato. Non mi fù possibile sin quì poterlo fare, per mille combinazioni,<br />

e quella singolarmente, che per l'autuno non potei trattare dell'affare coi miei Superiori. Oggi<br />

finalmente ho il vantaggio <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare questo preciso dovere, pregandola a perdonare l'involontario<br />

ritardo.<br />

Comincierò per <strong>di</strong>rle, Pregiatissimo Signor Carlo, che la sua carità e quella del Veneratissimo<br />

Padre Angelo Taeri 1 pel minimo nostro Istituto, sempre più da me osservata, nell'ultimo nostro<br />

abboccamento mi recò tale e<strong>di</strong>ficazione, ed interessamento, che andai tutto questo tempo pensando il<br />

modo da sod<strong>di</strong>sfare i santi loro desideri, e avrei voluto poter <strong>di</strong>mostrar loro co' fatti la vivissima mia<br />

gratitu<strong>di</strong>ne, e riconoscenza.<br />

Non piacendo però al Signore, ch'io abbia ora più mezzi miei propri le <strong>di</strong>rò quello, che potei<br />

combinare co' miei Superiori per servirli alla meglio. Riuscendo loro <strong>di</strong> fare l'acquisto del locale, <strong>di</strong><br />

ristaurarlo ed amobiliarlo come favorirono assicurarmi, io accetto <strong>di</strong> fare la fondazione privatamente<br />

per ora, come siamo intesi. Per poter poi fissare un epoca positiva per darvi principio, giacché la loro<br />

bontà mi dona tutto il coraggio le <strong>di</strong>rò sinceramente quello, che abbisognerebbe.<br />

Non potendo eseguirsi per ora per mancanza <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> 2 la fondazione <strong>di</strong> Rovato per la quale sono<br />

impegnata senza epoca positiva, potrei servirmi dei quattro soggetti <strong>di</strong>segnati per questa, per dar<br />

principio intanto alla fondazione costì. Detti soggetti, come le <strong>di</strong>ssi sono tutti, e quattro dotati, ma <strong>di</strong><br />

due non ho ancora potuto, come pur <strong>di</strong>ssi loro ricavare quanto abbiano positivamente.<br />

Per poter far io una fondata decisione sull’epoca da cominciare la fondazione, si renderebbe<br />

necessario, che la loro illimitata carità potesse trovar modo, <strong>di</strong> aggiungere a quello, che sono <strong>di</strong>sposti <strong>di</strong><br />

fare, una somma annua per supplire al <strong>di</strong> più, che potesse occorrere pel mantenimento dei quattro<br />

soggetti, e <strong>di</strong> un quinto senza dote, assolutamente necessario per avviare la novella fondazione, e ciò<br />

sino a tanto, che coll'ingresso d'altri soggetti vocati, e dotati, abbia la Casa modo da vivere del proprio,<br />

senza <strong>di</strong>sturbo altrui. Io <strong>di</strong>rei che la somma <strong>di</strong> 1000 svanziche 3 all'anno sarebbe sufficiente.<br />

Ecco quanto posso <strong>di</strong>rle Pregiatissimo Signor Carlo. Mi creda che peno assai in dovere dare<br />

loro tanti <strong>di</strong>sturbi, ma per stabilire una Casa con qualche fondamento, non potendo far io, sono costretta<br />

<strong>di</strong> esporre i bisogni, perché non abbiano a succedere <strong>di</strong>spiacenze in altri momenti, com'Ella sa essermi<br />

succeduto altra volta.<br />

S'Ella però trovasse che la mia domanda, non fosse combinabile, io accetto anche col solo<br />

locale amobiliato, come abbiamo detto la fondazione, ma per l'epoca da eseguirla, mi riservo al<br />

momento che potrò verificare i mezzi a ciò necessarj, assicurandola anche <strong>di</strong> quella <strong>di</strong>ligenza, che potrò<br />

per ritrovarli.<br />

1 Padre Taeri Angelo, oratoriano <strong>di</strong> Brescia (Ep.II/2, lett. 795, n. 1, pag. 981).<br />

2<br />

Mezzi finanziari.<br />

3<br />

SVANZICA, nome della vecchia lira austriaca (Ep. II/2, lett. 749, n. 2, pag. 861).


Le presento i <strong>di</strong>stinti complimenti della mia Cristina 4 , la quale meco si raccomanda alle sante<br />

sue orazioni, e piena <strong>di</strong> stima, e <strong>di</strong> obbligazioni, mi protesto<br />

Di Lei Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Verona li 6 novembre 1833<br />

All'Ornatissimo Signore<br />

Il Signor Carlo Manziana<br />

BRESCIA<br />

4 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).<br />

5 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Dev.ma Obbl.ma Serva <strong>Maddalena</strong> 5<br />

<strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


[novembre 1833]<br />

AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

804(Milano#1833.11.**)<br />

Notizie varie, particolarmente accentrate su alcune giovani che vorrebbero far parte dell‟Istituto, chi per<br />

Brescia, chi per Rovato.<br />

Cf. App. A 117 lett. 12 novembre 1833<br />

V.G.M. Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Mentre <strong>di</strong>ssegnava darmi il vantaggio <strong>di</strong> seco Lei trattenermi un pò in iscritto, Pregiatissimo<br />

Signor Carlo, mi si presenta un incontro da incomodarla più plausibilmente essendomi stato consegnato<br />

un pacchetto <strong>di</strong> libri provenienti per quanto ho sentito da quel Santo Religioso Scalzo Padre Casimiro.<br />

Li mando dunque alle compagne <strong>di</strong> Bergamo affinché coll'occasione qualche <strong>di</strong> Lei amico glieli<br />

facciano tenere. Debbo poi <strong>di</strong>rle, Pregiatissimo Signor Carlo, che quando favorì scrivermi l'ultima<br />

stimatissima <strong>di</strong> Lei lettera, io penso abbia preso in prestito qualche penna del Para<strong>di</strong>so, perché non<br />

respirava questa che amor <strong>di</strong> Dio, e spirituali concetti, credo che il Signore lo faccia per dare a me<br />

nuovo motivo <strong>di</strong> umiliarmi vedendomi sì lontana da quei sentimenti che Dio dona a persona obbligata<br />

nel secolo. Ella voglia a Lui raccomandarmi affinché possa <strong>di</strong>venire quello ch'Ella mi suppone.<br />

Rapporto poi a quella buona giovane <strong>di</strong> Manerbio, che tanto ama entrare da noi, essa <strong>di</strong>ce, ch'io<br />

le <strong>di</strong>e<strong>di</strong> un anno <strong>di</strong> tempo <strong>di</strong> prova, e siccome è incapace <strong>di</strong> <strong>di</strong>re una cosa falsa, forse avrò detto quella<br />

parola, alla quale poteva si dare tal'interpretazione, ma quella, al debole mio giu<strong>di</strong>zio, è una vocazione<br />

che ha bisogno non d'un anno, ma <strong>di</strong> varj per essere maturata, onde non parlo neppure intorno al<br />

temporale.<br />

Io mi trovo ancora a Milano dove non sò positivamente quanto dovrò ancor trattenermi a<br />

motivo che queste buone Dame hanno intavolato il progetto <strong>di</strong> volere in Quaresima fare da noi i Santi<br />

Esercizj, ramo com'Ella ben sa dell'Istituto nostro.<br />

A me pare impossibile possano tutto in questo intervallo combinare. Da ciò non<strong>di</strong>meno<br />

<strong>di</strong>penderà il tempo del mio soggiorno qui, e quello in cui avrò la sorte <strong>di</strong> rivederla a Brescia, giacche<br />

dopo Milano dato un saluto alle Compagne <strong>di</strong> Bergamo conto a Dio piacendo <strong>di</strong> restituirmi a Verona.<br />

La ringrazio <strong>di</strong>stintamente <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>sturbi che si prese anche per la buona Signora Margherita<br />

Caprina 1 . Sappia che ho già accettata una giovanetta per Rovato che spero quando altro non succeda<br />

poterle far conoscere al mio passaggio contemplando io, se entra, <strong>di</strong> condurla a fare il suo noviziato a<br />

Verona. Ora sono in trattato con un'altra giovane bresciana; che se conclu<strong>di</strong>amo vorrei avesse da essere<br />

questa pure per Rovato. Ammiro, stimatissimo Signor Carlo, come piace al Signore che trà tante <strong>di</strong> Lei<br />

belle opere abbia da giovare a noi pure, e non già in un sol luogo, ma in varie nostre Case. Io intanto <strong>di</strong><br />

nuovo la ringrazio.<br />

Voglia gra<strong>di</strong>re i doveri delle mie Compagne che hanno il vantaggio <strong>di</strong> conoscerla, e<br />

riprotestandole la più <strong>di</strong>stinta mia stima mi permetta che abbia la sorte <strong>di</strong> riprotestarmi.<br />

_________________<br />

NB. Minuta con qualche correzione autografa della <strong>Canossa</strong><br />

1 Margherita Caprini, una futura Figlia della Carità, che <strong>di</strong>ede tutti i suoi beni per la fondazione <strong>di</strong> una Casa in Rovato.<br />

(Ep. II/2, lett. 809, n. 3, pag. 1015).


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

805(Verona#1833.11.28)<br />

Il provvido entusiasmo <strong>di</strong> Manziana, che vorrebbe precorrere i tempi per la fondazione, avrebbe già risolto i<br />

problemi più rilevanti, ma la <strong>Canossa</strong> è sempre dubitosa perchè teme <strong>di</strong> esigere troppo dalla generosità dei<br />

Bresciani, ma d'altra parte, non <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> mezzi propri, deve assicurarsi che l‟esclusivo non manchi. Per<br />

questo, oltre ad altre chiarificazioni, espone la necessità <strong>di</strong> una cappellania per la Santa Messa comunitaria.<br />

V.G.M. Pregiatissimo Signor Carlo Manziana<br />

Cf. App. A. 118, lett. 29 novembre 1833<br />

Verona li 28 novembre 1833<br />

Quasi quasi le ho dato motivo <strong>di</strong> pensar male <strong>di</strong> me. E' egli vero Pregiatissimo Signor Carlo?<br />

Scrivermi Ella una lettera tanto gentile, fervorosa, e giubbilante, ed io non rispondere come fossi fatta<br />

<strong>di</strong> pietra? Nò non mi creda in<strong>di</strong>fferente anzi con lei vivamente ringrazio il Signore della sua bontà, e<br />

misericor<strong>di</strong>a per noi, e dopo la <strong>di</strong>vina bontà ringrazio pur senza fine, Lei, e il Reveren<strong>di</strong>ssimo Signor<br />

Arciprete ed il nostro Padre Angelo e supplico <strong>di</strong> cuore Dio a voler rendere loro un abbondante<br />

ricompensa in questa vita e nell'altra.<br />

Da quanto Ella favorisce in<strong>di</strong>carmi nella pregiatissima sua, rilevo la bellezza, salubrità ed<br />

opportunità del locale. Il suo valore ed il tempo in cui potrà restar libero oltre <strong>di</strong> che sento pure la<br />

caritatevole loro <strong>di</strong>sposizione non solo <strong>di</strong> mobiliarlo ma anche <strong>di</strong> somministrare alla Casa per due anni<br />

le mille lire austriache. Non può negarsi che non sia una carità segnalata , ma e che devo <strong>di</strong>re se non<br />

che dovendo noi operare prudentemente e non mettere mano al ratro per rivolgerci poi in<strong>di</strong>etro ci<br />

converrà non precipitare il licenziamento delle famiglie in affitto sin che il Signore abbia finito <strong>di</strong><br />

provvedere. Non può credere quanto mi costi il dover ritornare su d'un trattato che sempre mi dà pena,<br />

e che com'ella sa dovetti sottoporlo loro a Brescia e confermarlo nella mia lettera. Le due mille<br />

austriache per i due primi anni sono un elemosina <strong>di</strong>stinta, ma non avendo l'Istituto mezzi proprj onde<br />

estendersi non può stabilirsi senza dare <strong>di</strong>sturbi più lunghi <strong>di</strong> due anni.<br />

Per tale oggetto dovetti scriverle nell'antecedente mia, che per alcuni anni avrei abbisognato <strong>di</strong><br />

tale soccorso sinche entrando nell'Istituto soggetti vocati e provveduti avesse questo potuto sussisterle<br />

da se, e l'assicuro che se il primo anno Dio provvede non riceverei certamente le(mille) 1000.<br />

austriache nel secondo, ma altrimenti accetto per mia parte la fondazione e confermo quanto <strong>di</strong>ssi ma<br />

conviene mi lascino quel tempo che mi si rende necessario ad avere i mezzi <strong>di</strong> sussistenza. Sappia anzi<br />

Pregiatissimo Signor Carlo che tanta è la mia premura per servire Brescia che feci in questi giorni un<br />

tentativo per la prima volta dacche ho l'Istituto per ottenere un piccolo soccorso da applicare alla<br />

fondazione <strong>di</strong> Brescia. Non ho ancora la risposta e vedo che dovrei a ritardar troppo a scriverle se<br />

volessi aspettarla prima <strong>di</strong> farlo. Non ommetto pratiche e cure prima per la gloria <strong>di</strong> Dio, e poi perche<br />

sono a loro obbligatissima.<br />

Se piacerà al Signore farmi riuscire glielo significherò, e ad ogni modo la terrò al fatto <strong>di</strong> tutto e<br />

cammineremo <strong>di</strong>etro la Divina Providenza, prendendo tutte le misure dovute per non fare passi<br />

anticipati per cui abbiamo poi da retrocedere.<br />

Cristina 1 penetratissima con me della loro ammirabile carità, e giubilante della loro bravura, mi<br />

commette tanti doveri da presentare unitamente a miei più rispettosi al Reveren<strong>di</strong>ssimo Signor<br />

1 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).


Arciprete 2 ed al Reveren<strong>di</strong>ssimo Padre Taeri 3 . Ci raccoman<strong>di</strong>no al Signore e mi creda piena <strong>di</strong><br />

obbligazioni <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne, e <strong>di</strong> stima; perché possiamo sollecitare da ogni parte metto in vista alla loro<br />

carità se mai fosse possibile in questo periodo <strong>di</strong> tempo <strong>di</strong> ottenere che assegnata fosse una Capellania<br />

alla capella della Casa nuova, come ci fu assegnata negli altri luoghi dove siamo...<br />

______________________<br />

NB. Minuta tormentata con la chiusura incompleta e con qualche breve correzione autografa della<br />

<strong>Canossa</strong>. E' scritta da tre mani <strong>di</strong>verse.<br />

2 Mons. Faustino Pinzoni (Ep. II/2, lett. 788, n. 3, pag. 973).<br />

3 Padre Taeri Angelo, oratoriano <strong>di</strong> Brescia (Ep.II/2, lett. 795, n. 1, pag. 981).


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

806(Verona#1833.12.11)<br />

Ritardano le risposte della <strong>Canossa</strong> per la molteplicità degli affari, ma ella sarebbe felicissima se, come<br />

vorrebbe il Vescovo, si facessero insieme fondazione ed erezione canonica. Tuttavia gli ostacoli non sono tutti<br />

risolti; le religiose <strong>di</strong>sponibili per Brescia sono ancora troppo poche per ottenere l‟approvazione sovrana<br />

V.G.M. Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Le <strong>di</strong> Lei lettere, Pregiatissimo Signor Carlo, ecciterebbero il fervore anche nelle pietre. Ha<br />

veramente ragione. La carità del Signore, in riguardo <strong>di</strong> Maria Santissima, e per le preghiere del santo<br />

Vescovo Nava, <strong>di</strong>ffonde sulla fondazione <strong>di</strong> Brescia le sue misericor<strong>di</strong>e in modo sorprendente. Piena <strong>di</strong><br />

umile riconoscenza verso la <strong>di</strong>vina bontà e ricolma <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne verso tutti loro, eccomi a rispondere<br />

al pregiatissimo foglio <strong>di</strong> Lei. Prima anzi <strong>di</strong> farlo debbo aggiungerle, ch'Ella voglia perdonarmi se<br />

talvolta non sono nelle mie risposte tanto sollecita, trovandomi in questi momenti oppressa<br />

straor<strong>di</strong>nariamente da una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> affari, per cui mi passano i giorni coi giorni senza che mi<br />

riesca <strong>di</strong> trovare un po' <strong>di</strong> tempo da scrivere una lettera, e a sera quando l'ora s'inoltra un poco mi trovo<br />

stanca, e mi lusingo poterlo fare il giorno dopo, ma poi nuovi imbarazzi mi fanno portare le cose più a<br />

lungo.<br />

Comincierò a parlarle intorno alla Capellania, la quale conviene che le <strong>di</strong>ca essere necessaria<br />

anche le feste, giacché vanno alla parrocchia la festa <strong>di</strong> mattina quelle tali compagne, che si rendono<br />

necessarie per l'assistenza delle ragazze per i Santi Sacramenti e per la Santa Messa. Oltre <strong>di</strong> che<br />

siccome abbiamo la facoltà della Santa Sede <strong>di</strong> tenere il Divin Sacramento, così la santa Comunione,<br />

parlando del corpo della Comunità, la facciamo nella propria nostra Chiesa. Può credere quanto mi<br />

<strong>di</strong>spiaccia il peso che quella devota persona, che istituisce la Capellania, va ad incontrare per le festive.<br />

Quì quando la Capellania è fondata e si ha un Capellano stabile non fa bisogno elemosine così<br />

abbondanti per la festa, dandosi a <strong>di</strong>rittura al Capellano in conformità dell'intelligenza o mensilmente, o<br />

semestralmente, o annualmente la ren<strong>di</strong>ta della Capellania. E chi sa che non possono combinare anche<br />

loro in egual modo.<br />

Sento poi che la carità dell'Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore 1 vorrebbe che al<br />

momento della fondazione si facesse anche l’erezione canonica. Pregiatissimo Signor Carlo che per le<br />

licenze e facoltà governative credo non vi sarà la minima <strong>di</strong>fficoltà. Ma il <strong>di</strong>fficile sta che non potremo<br />

ottenerle e che anzi sarebbe dubito, imprudente il domandarla con quattro o cinque soli soggetti. Non<br />

potremo presentare al Governo a mio credere la domanda sino che Dio non avrà condotto nella <strong>di</strong> Lui<br />

casa <strong>di</strong> Brescia un numero maggiore <strong>di</strong> Figlie della Carità per l’intercessione dell’Addolorata nostra<br />

vicina, com’Ella mi <strong>di</strong>ce. Io spero che nel 35 come la pietà loro desidera potremo cominciare vedendo<br />

la loro carità senza limiti, ma ripeto con soggetti sì pochi non otterremo nulla.<br />

Mi lasci però un po’ <strong>di</strong> tempo, che potrò su tale articolo <strong>di</strong>rle qualche cosa <strong>di</strong> più. Pendo<br />

doppiamente in questo sentendo che la carità <strong>di</strong> Lei e del Veneratissimo Padre Taeri 2 sarebbero<br />

<strong>di</strong>sposti <strong>di</strong> fare una gita qui, ed io (non) resterò priva del vantaggio e contento <strong>di</strong> vederli, ma per<br />

l’esperienza che ho, per una formale approvazione ci vuole un numero <strong>di</strong>screto ed il ricorrere a Sua<br />

Maestà 3 sarebbe affatto superfluo avendoci già accordato, che l’Istituto fosse stabilito tanto nel Regno<br />

Lombardo che nel Veneto.<br />

1 Mons. Ferrari Domenico (Ep. II/2, lett. 802, n. 4, pag. 990).<br />

2 Padre Taeri Angelo, oratoriano <strong>di</strong> Brescia (Ep.II/2, lett. 795, n. 1, pag. 981).<br />

3 Francesco I, imperatore (Ep.I, lett. 283, n. 2, pag. 422).


Ripeto mi lasci però un po’ <strong>di</strong> tempo e le scriverò su <strong>di</strong> ciò con maggior precisione.<br />

Tanti rispetti al Veneratissimo Signor Arciprete, ed al Veneratissimo Padre Angelo. Cristina 4<br />

presenta loro il suo ossequio, e magnifica il Signore laudabile né suoi santi, tenendo per indubitato che<br />

la fondazione <strong>di</strong> Brescia sia stata opera delle preghiere <strong>di</strong> Monsignor N (Il notaio Albasini annota: la carta<br />

è rosa, sarà Nava), cui l’appoggiò Ella visitando il <strong>di</strong> Lui sepolcro.<br />

Con pienissima stima e riconoscenza passo a <strong>di</strong>chiararmi. Non le parlavo dell’ammirabile<br />

pensiero della loro carità nel trovare anche i Protettori in terra nella persona <strong>di</strong> quel Cavaliere ottimo, e<br />

<strong>di</strong> quella buona Dama. Tutte vengono loro in mente. Se crede bene presenti a questi pure i miei doveri<br />

e ringraziamenti.<br />

Di nuovo mi confermo<br />

Di Lei Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Verona li 11 <strong>di</strong>cembre 1833<br />

4 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).<br />

Dev.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

807(Verona#1834.01.17)<br />

Nonostante le pressioni da Brescia, la <strong>Canossa</strong> pensa sia meglio iniziare l‟opera privatamente, perché, non<br />

essendo sufficienti i soggetti, non sarebbe concessa l‟autorizzazione sovrana.<br />

Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Che penserà mai <strong>di</strong> me Pregiatissimo Signor Carlo ch’io mi sia <strong>di</strong>menticata o trascuri<br />

l’interessantissimo nostro affare? Non già. Sappia, che per parlare con vero fondamento cercai <strong>di</strong><br />

andare alla fonte e siccome l’ottimo Cavaliere 1 , che mi favorì in altri simili incontri si trovava<br />

ammalato, solo l’altr’jeri potei avere la risposta. Sono un poco mortificata perché questa non è tale, che<br />

m’abbia da procurare il vantaggio, ed il contento <strong>di</strong> rivederla, e <strong>di</strong> rivedere anche il Degnissimo Padre<br />

Taeri 2 , ma non è cattiva per altro.<br />

Per riguardo dunque alla formale erezione non vi saranno <strong>di</strong>fficoltà quando verrà il momento,<br />

sempre che l’indubitata bontà <strong>di</strong> Monsignor Vescovo 3 voglia domandarla; ma nel principio conviene<br />

cominciare privatamente, ed eccole la ragione. Per una erezione formale per cui si richiede la<br />

governativa approvazione conviene presentare non già il numero <strong>di</strong> cinque, ma un numero ragionevole<br />

<strong>di</strong> soggetti per cui possa il Governo conoscere, che <strong>di</strong>simpegnati verranno i caritatevoli Rami<br />

dell’Istituto abbracciati, e bisogna anche assicurare essere questi provveduti <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong> sussistenza.<br />

Per ora com’Ella sa Veneratissimo Signor Carlo la cosa non è possibile, per ciò ci converrà lasciare al<br />

Santo Divino Spirito la cura <strong>di</strong> condurci delle novelle sue spose. Comincieremo come si potrà, e<br />

donandoci il Signore la grazia <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re come si è degnato negli altri Paesi tanto pel numero, che per<br />

l’operare, <strong>di</strong>chiarando la carità <strong>di</strong> Monsignor Vescovo al Governo l’ultilità che dall’Istituto contempla,<br />

potendo aggiungervi esservi un numero ragionevole d’in<strong>di</strong>vidui, e queste provvedute <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong><br />

sussistenza, otterrà senza dubbio d’erigere canonicamente l’Istituto.<br />

Oltre <strong>di</strong> ciò, io continuo ad operare per verificare quanto hanno i soggetti <strong>di</strong> Rovato, ben<br />

vedendo che conviene anticipare perché il <strong>di</strong>avolo non manca <strong>di</strong> mettere ostacoli in ogni parte, ma<br />

Maria Santissima nostra Cara Madre trionferà <strong>di</strong> tutto. Intanto ho da combattere a piacimento con<br />

alcuno. Si ricor<strong>di</strong> mi assista anche coll'orazione, e scrivendo alla Giulia mi raccoman<strong>di</strong> ad Essa pure.<br />

Accetti i doveri della mia Cristina, e se non è troppo ar<strong>di</strong>re presenti li ossequi miei a Monsignor<br />

Vescovo, come a Monsignor Arciprete, ed al nostro santo Padre Angelo.<br />

Si assicuri delle povere nostre orazioni, e mi creda quale colla più viva gratitu<strong>di</strong>ne, e stima mi<br />

confermo.<br />

Di Lei Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Verona li 17 gennajo 1834<br />

A Monsieur<br />

Monsieur Charle Manziana<br />

BRESCIA<br />

1 Cavalier Giustiniani (Ep. II/2, lett. 758, pag. 882).<br />

2 Padre Taeri Angelo, oratoriano <strong>di</strong> Brescia (Ep.II/2, lett. 795, n. 1, pag. 981).<br />

3 Mons. Ferrari Domenico (Ep. II/2, lett. 802, n. 4, pag. 990).<br />

4 NB. Autografa della Canosssa solo la firma<br />

Dev.ma Obbl.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 4


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

808(Verona#1834.03.24)<br />

Da Brescia si insisterebbe perché la <strong>Canossa</strong>, che ha tanta incidenza sulle decisioni del Sovrano, chiedesse<br />

personalmente l'approvazione. La Marchesa invece <strong>di</strong>mostra che, non essendo sufficiente il numero dei soggetti,<br />

è meglio che la domanda parta dal Vescovo <strong>di</strong> Brescia e che, per il momento, in forma privata, nonostante il<br />

parere contrario della Curia bresciana.<br />

V .G. e M. Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Verona , 24 marzo 1834<br />

Egli è ben vero che nel nostro carteggio frequentemente incontriamo delle circostanze per cui<br />

non possiamo darci scambievole riscontro colla sollecitu<strong>di</strong>ne da noi bramata. Com'Ella <strong>di</strong>ce benissimo<br />

riguar<strong>di</strong>amo anche in questo il <strong>di</strong>vino volere potendola per mia parte assicurare, come certa sono sarà<br />

<strong>di</strong> Lei, che il ritardo nel rispondere è proprio si può <strong>di</strong>re involontario.<br />

Sappia che ho quì da noi attualmente gli Esercizj delle Signore e colgo un ritaglio <strong>di</strong> tempo<br />

sinche ascoltano Esse l'istruzione per iscriverle. Troverà quì unito un piccolo Piano ossia un'idea del<br />

minimo nostro Istituto che mandai anche ad un altro Prelato per simile oggetto. Presentandolo a<br />

Monsignore Reveren<strong>di</strong>ssimo mi faccia la grazia <strong>di</strong> umiliare al medesimo il mio ossequio.<br />

Lo stesso bramerà, io penso, <strong>di</strong> conoscere in progresso anche le nostre regole, e certamente non<br />

mancherò al primo incontro <strong>di</strong> passare per Brescia <strong>di</strong> meco portarle, onde anche poter trattare d'ogni<br />

cosa. Intorno poi al desiderio che questo degnissimo Prelato, Monsignor Arciprete, e l'ottimo Signor<br />

Carlo hanno che l'Istituto non ci cominci in via privata ma formale.<br />

Per mia parte con tutto il cuore sono <strong>di</strong>sposta ad una cosa come all'altra quando il Signore<br />

voglia aprircene la strada.<br />

Per parte <strong>di</strong> Monsignor loro Vescovo, quando la cosa sia combinabile rapporto ai soggetti, ed ai<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> sussistenza, Egli potrà ottenere tutto. Non così facilmente potrei farlo io. Sappia però che<br />

quanto mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> il vantaggio <strong>di</strong> significarle nell'ultima mia non sono cose dette superficialmente ma<br />

sono le risposte positive ricevute da chi mi favorisce, propriamente governative, non già come Governo<br />

ma in via privata ed amichevole. Ed appunto in quello stesso incontro potei, mi parve, comprendere che<br />

Monsignor Vescovo 1 potrà come Lui ottener tutto, sempre che siavi numero <strong>di</strong> soggetti bastanti a<br />

<strong>di</strong>simpegnare i varj rami <strong>di</strong> carità dall'Istituto nostro abbracciati e che siano provveduti, ladoveche in<br />

via privata possiamo cominciare come cre<strong>di</strong>amo.<br />

_____________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Mons. Ferrari Domenico (Ep. II/2, lett. 802, n. 4, pag. 990).


10 [gennaio] 1821<br />

APPENDICE<br />

DAL MANZIANA<br />

A 116(Brescia#1821.01.10)<br />

E‟ morto il Vescovo <strong>di</strong> Brescia, Mons. Nava, ma la città lo continua a rimpiangere, come lo rimpiange il<br />

Manziana. Questi tuttavia è andato a vedere una casa, che è in ven<strong>di</strong>ta, e sarebbe ideale per l‟Istituto delle<br />

Figlie della Carità, poichè tutte le altre Congregazioni hanno <strong>di</strong>sertato il campo.<br />

Veneratissima signora Marchesa<br />

…Le <strong>di</strong>rò, mia veneratissima signora Marchesa, che nella scorsa settimana ebbi l’ispirazione <strong>di</strong><br />

andare a vedere una casa nobile, con cortile assai spazioso, e vi andai <strong>di</strong> fatto coll’immaginazione<br />

che fosse idonea per l’Istituto delle Figlie della Carità; ma trovai il gran <strong>di</strong>ffetto che era sopravvista<br />

<strong>di</strong> altre case. Io sono uno <strong>di</strong> quelli, che cova castelli in aria, ed incapacissimo <strong>di</strong> ogni conclusione.<br />

Vi andai però col consiglio <strong>di</strong> un Ecclesiastico riguardevole, sul riflesso che in Brescia non vi è più<br />

ne Dimesse, ne Francescane, ne Orsoline, Case tutte religiose ch’esistevano senza clausura. Qual<br />

grazia! qual sod<strong>di</strong>sfazione, se si potesse sostituire il fiorente Istituto della Carità?


DAL MANZIANA<br />

A 117(Brescia#1833.11.12)<br />

Il 12 novembre, giorno in cui è stato stipulato il contratto per la nuova sede dell‟istituto delle Figlie della<br />

Carità a Brescia, è anche quello in cui Manziana scrive alla <strong>Canossa</strong> per annunciarglielo. La lettera<br />

potrebbe essere un nuovo Salmo cantato alla gloria del Signore, che è stato tanto generoso nel rendere così<br />

facile la realizzazione, ormai imminente, del sogno dei Bresciani.<br />

Veneratissima signora Marchesa<br />

Viva Gesù, e Maria, in eterno, così sia.<br />

Ho <strong>di</strong>fferito a riscontrare la veneratissima sua aspettando che l’acquisto della beata casa fosse<br />

sancito con solenne istromento. In questo giorno la Dio mercè, è stato stipulato, e sarà un giorno<br />

<strong>di</strong>stinto fra i giorni che ha creato il Signore per la sua gloria. Nella gioja <strong>di</strong> santa allegrezza<br />

invitiamo la signora Marchesa a cantare insieme con noi il versetto del Salmo 33: Magnificate<br />

Dominum mecum, et exultemus nomen ejus in i<strong>di</strong>psum.<br />

In unione col Reveren<strong>di</strong>ssimo signor Arciprete della Cattedrale 1 , e del Reverendo Preposto<br />

Taeri 2 siamo stati a vedere la magnifica casa prima <strong>di</strong> fare l’istromento, e fummo rapiti a delizia del<br />

bell’acquisto, <strong>di</strong>cendo che un’eguale non si poteva ritrovare in Brescia allo scopo nostro. Il prezzo è<br />

<strong>di</strong> L. 22/mila austriache, ma il suo merito è <strong>di</strong> più del doppio. Oltre la casa magnifica del colleggio,<br />

avvi altra casa molto signorile con volta e sale maestose e soli<strong>di</strong>ssime, che si <strong>di</strong>lata lungo l’orto, e<br />

che si riunisce in una sol casa. Il cortile <strong>di</strong> ambidue formerà un cortile solo. La posizione è così<br />

aperta internamente che ha un’aria salubre e deliziosa, che guarda il mattino ed il mezzo giorno,<br />

riparata dalla tramontana. O quante magnifiche sale contiene essa addattate per le scuole, e per<br />

albergare i sacerdoti per i santi Esercizi! Questa è proprio una casa degna <strong>di</strong> abitarvi le virginee<br />

Figlie della Carità. Convien <strong>di</strong>re che il Signore l’abbia tenuta celata a tutti per collocarvi questi<br />

uccelletti <strong>di</strong> Para<strong>di</strong>so, intenti solo a nutrirsi lo spirito, e a deliziare con Dio. Vi sono dentro tre<br />

affittuali famiglie civili e riguardevoli, e resteranno libere per li maggio 1835 a <strong>di</strong>sposizione<br />

assoluta della signora Marchesa, e si farà a lei la cessione con atto solenne quando le piace.<br />

Ella ci ha donato una soavissima sod<strong>di</strong>sfazione in sentire esser <strong>di</strong>sposta <strong>di</strong> eriggere l’Istituto<br />

privatamente e presto, cioè per la fine <strong>di</strong> maggio 1835, posciachè il mobiliare si eseguisce in una<br />

settimana, e per riattarla poche fatture occorrono. Il biancheggino farà l’ufficio suo in tre giorni,<br />

purchè lunghi, e cal<strong>di</strong>.<br />

Oltre il portone grande d’ingresso, evvi a mettà dell’atrio anche la mezza porta, che pare <strong>di</strong><br />

entrare in uno stabilimento pubblico. Ha l’ingresso anche la casa contigua, e fuori e dentro come si<br />

vuole.<br />

Acciocchè abbia effetto presto l’Istituto privato, vengono offerte per due anni lire mille<br />

austriache all’anno ad esaurimento della <strong>di</strong> lei domanda in supplimento del loro vito.<br />

Che ne <strong>di</strong>ce, la mia veneratissima signora Marchesa, <strong>di</strong> questo pro<strong>di</strong>ggio della bontà e<br />

misericor<strong>di</strong>a del nostro Dio? A me pare quasi un sogno. Sia dunque onore e gloria a quel gran<br />

Signore, che ogni dì si rende sempre più gloriosus, amabilis, et ammirabilis in Sanctis suis. Amen.<br />

Mi ha imposto la santa Contessa Durini 3 <strong>di</strong> darle un cumulo <strong>di</strong> salutazioni cor<strong>di</strong>alissime e<br />

cal<strong>di</strong>ssime. In unione al Reverendo Preposto Taeri gli abbiamo fatto corteggio non meno <strong>di</strong> un’ora e<br />

mezzo, ragionando delle sante Figlie delle Carità, e del soggiorno piacevole e santo che essa ha<br />

goduto a Verona nel loro seno, giubilando ezian<strong>di</strong>o della gran ventura <strong>di</strong> Brescia <strong>di</strong> vedere sì presto<br />

ad un tratto ritrovato, e comperato la casa, e stabilita l’epoca <strong>di</strong> piantare il loro giar<strong>di</strong>no. O il bel<br />

1 Don Pinzoni Faustino, arciprete della Cattedrale (Ep. II/2, lett. 788, n. 3, pag. 973).<br />

2 Prevosto Taeri Angelo, oratoriano <strong>di</strong> Brescia (Ep.II/2, lett. 795, n. 1, pag. 981).<br />

3 Contessa Carolina Durini, amica <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> (Ep. I, lett. 2, pag. 6).


cuore della signora Marchesa. Essa è stata proprio inspirata dall’alto a preferire la fondazione in<br />

Brescia, piuttosto che altrove. In fatti noi siamo i più vicini al suo cuore.<br />

Frattanto io la lascio nella dolce e santa <strong>di</strong>lezione <strong>di</strong> Dio, con umiliarle i più <strong>di</strong>stinti ossequi<br />

<strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne, e <strong>di</strong> venerazione. Ma nulla ho detto della signora Cristina 4 . Oh povero me! Faccia lei<br />

le mie parti ardentissime.<br />

Brescia li 12 novembre 1833<br />

4 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).<br />

Umilissimo Obbligatissimo Servitore<br />

Carlo Manziana


DAL MANZIANA<br />

A 118(Brescia#1833.11.29)<br />

Perchè ritardare la fondazione, oltre la data fissata per il maggio 1835, quando, con interventi <strong>di</strong>sattesi e<br />

miracolosi, si è trovata la casa, chi l‟ha pagata, chi sancirà il contratto, chi ha offerto la Cappellania e chi<br />

<strong>di</strong>spone il danaro per il mantenimento delle Religiose senza limite <strong>di</strong> tempo? Queste le domande incalzanti del<br />

Manziana, che ha fretta, ma che ignora che un‟altra data era già fissata: il 10 aprile 1835, la morte della<br />

<strong>Canossa</strong>.<br />

Veneratissima signora Marchesa<br />

Viva Gesù e Maria in eterno e così sia<br />

Ella mi ha prevenuto colla veneratissima sua 26 spirato, giuntami nel momento ch’io le scriveva per<br />

sapere se occorreva la Messa coti<strong>di</strong>ana nella Capella dell’Istituto. Io aveva or<strong>di</strong>ne d’interpellarla sopra<br />

ciò, e <strong>di</strong> significarle che si è offerta persona incognita a fondare una Capellania, avendo a quest’ora<br />

consegnato in mano del Reveren<strong>di</strong>ssimo signor Arciprete una somma <strong>di</strong> sole lire mille <strong>di</strong> Milano a tal<br />

uopo, coll’assicurarlo che a poco a poco verserà anche il resto. Ella vede che la Divina Bontà<br />

mirabilmente provvede a tutto, se si considera che in un giorno si ha trovato il locale, che non si poteva<br />

trovare meglio, ed il 2° giorno persona nascosta, che si è offerta a pagarlo, il 3° giorno fù stabilito il<br />

contratto, ed in quin<strong>di</strong>ci sancito con pubblico istromento, e poi persona incognita che si offre <strong>di</strong><br />

eriggere la Capellania. Al certo sono gli Angeli santi protettori delle Figlie della Carità e <strong>di</strong> Bergamo e<br />

<strong>di</strong> Verona, che sono qui venuti a conferire coi nostri <strong>di</strong> Brescia per impegnarli ad inspirar cotali persone<br />

onde formare il grande e<strong>di</strong>fizio, che ardentemente si desidera effettuato e stabilito per il maggio futuro<br />

1835.<br />

Se il tutto colima a prestezza e sollecitu<strong>di</strong>ne, perché <strong>di</strong>fferire così opera sì santa, sì utile, e sì<br />

cara a Dio? Non sarebbe un furto al pubblico bene, ed alla gloria del nostro Dio il ritardarla? Posciachè<br />

non bastano le lire mille austriache all’anno per due anni; evvi persona solida, che si obbligherà e per<br />

quattro, e per cinque anni con legale obbligazione per sè, ed ere<strong>di</strong> suoi, ed anche per sei anni. Ella vede,<br />

che il Signore le preparerà tutti i fondamenti per l’e<strong>di</strong>fizio <strong>di</strong> sua gloria. Ma che più. Senta, mia<br />

veneratissima Matrona, aliquid mirabile. La gran Protettrice delle Figlie della Carità, Maria santissima<br />

Addolorata, è concorsa, ed ha voluto che l’Istituto fosse eretto vicino a lei, quasi contiguo al suo altare.<br />

Si certamente. Esiste la loro casa nella Parrocchia <strong>di</strong> Sant’Alessandro 1 ove si venera questa grande<br />

Madre in special modo da tutta Brescia, e Diocesi, ove sono aggregati immenso numero de’ devoti, e<br />

ne ricevono grazie continue. Vi è inscritto per singolar <strong>di</strong>vozione anche il Reverendo signor Don Pietro<br />

Leonar<strong>di</strong> <strong>di</strong> costà. Se vedesse che feste solenni si fanno, e in quanta folla concorrono ad onorarla, e ad<br />

interceder grazie! Ella vede, mia veneratissima Marchesa, che buon pro glie preparato a venire a<br />

piantarsi all’ombra <strong>di</strong> questa adorabil Madre! Non si ricorda, che colla sola sua immagine ella scacciò<br />

il <strong>di</strong>avolo da un ossessa?<br />

Le abbiamo preparato anche un Protettore, ed una Protettrice <strong>di</strong> questa terra, sono due santi<br />

Cavalieri <strong>di</strong> riguardo, marito e moglie <strong>di</strong> maschia pietà,saranno utili anche questi, e renderanno onore, e<br />

gloria a Dio, ed all’Istituto.<br />

Orsù dunque, veneratissima signora Marchesa, in omnibus operibus tuis esto velox, <strong>di</strong>ce lo<br />

Spirito Santo. Desidera il Reveren<strong>di</strong>ssimo signor Arciprete 2 , ch’ella privatamente acceleri, e faccia la<br />

1 Parrocchia <strong>di</strong> S ALESSANDRO, che sorge nell’attuale Via Moretto<br />

2 Mons. Faustino Pinzoni (Ep. II/2, lett. 788, n. 3, pag. 973).


domanda a Sua Maestà, adducendo, che se la facesse il mio Vescovo anderebbe per la trafila eterna del<br />

Governo, con pericolo d’incontrare eccessioni, ostacoli e combattimenti per parte del mondo, e<br />

dell’inferno, che necessariamente infieniranno, o per lo meno <strong>di</strong>ranno che non è necessario questo<br />

Istituto. Non è persuaso il prefato Monsignore d’installarlo privatamente, ma <strong>di</strong> fare il colpo assoluto in<br />

una sol fiata col Decreto alla mano. Che se occorre il beneplacito del mio Vescovo glielo manderemo a<br />

<strong>di</strong> lei richiesta, e sarà duopo che mi man<strong>di</strong> in anticipazione le Regole da presentargli.<br />

Al caso siamo <strong>di</strong>sposti <strong>di</strong> fare una gitta a Verona ambidue, e per il terzo il Reverendo Preposto<br />

Taeri per conferire ogni cosa nell’argomento. Già siamo d’accordo, ch’ella non verrà a piantare<br />

l’Istituto, se non verrà pagato per intiero il locale, ed assicurata in forma legale delle lire mille per quei<br />

anni ch’ella <strong>di</strong>chiarerà necessarie.<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

Il mio Reveren<strong>di</strong>ssimo signor Arciprete n’è imbalsamato <strong>di</strong> questo Istituto, perché lo trova in tutto<br />

eguale a quello delle Figlie <strong>di</strong> S. Angela Merici 3 , nostra cara bresciana.<br />

Orsù dunque con santa ansietà si <strong>di</strong>a mano all’opera. Io sentirò cosa ella mi sa <strong>di</strong>re, ed al caso<br />

ricorrerò a quel cuore <strong>di</strong>sfatto della signora Cristina 4 acciò la ecciti sino all’importunità ad esau<strong>di</strong>re le<br />

nostre brame. Che ne <strong>di</strong>ce essa <strong>di</strong> questi pro<strong>di</strong>gi della bontà del no stro Dio?<br />

Mille ossequj umilio devoti, e santi, <strong>di</strong> estimazione, e <strong>di</strong> servitù con altrettanti saluti <strong>di</strong> Para<strong>di</strong>so<br />

alla prefata signora Cristina, ed ai quattro campioni <strong>di</strong> anime bresciane destinate a piantare il santo<br />

Giar<strong>di</strong>no in Brescia, e far scintillare in questi cuori il celeste, e <strong>di</strong>vino amore. Frattanto io mi preggio <strong>di</strong><br />

essere nel modo il più esteso e per sempre.<br />

Brescia li 29 novembre 1833<br />

Il servidore umile e schiavo delle<br />

Figlie della Carità<br />

Carlo Manziana<br />

3 Congregazione delle Orsoline fondata da S. Angela Merici (Ep. I, lett. 18, n. 4, pag. 47)<br />

4 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).


PRESENTAZIONE<br />

ROVATO<br />

Durante il periodo <strong>di</strong> forzata rinuncia da parte del Manziana alla fondazione <strong>di</strong> un Istituto <strong>di</strong> Figlie della Carità in<br />

Brescia, si inserisce, introdotto proprio dal Vescovo Nava, che, il 30 gennaio 1824, ne fa richiesta alla <strong>Canossa</strong>, il problema<br />

della fondazione a Rovato.<br />

Margherita Caprini, o Caprina, come scrive la <strong>Canossa</strong>, una benestante del grosso centro bresciano, vorrebbe farsi<br />

seguace della <strong>Canossa</strong>, alla quale cederebbe la propria casa perchè fosse venduta e, col ricavato, si acquistasse l’incamerato<br />

convento <strong>di</strong> San t’Orsola, sede adatta al funzionamento della nuova opera.<br />

Ne è al corrente, anzi se ne fa convinto promotore il Conte Enrico Passi, padre dei due sacerdoti bergamaschi Don<br />

Marco e Don Luca, ammiratori tutti della attività dell’Istituto della <strong>Canossa</strong> in Bergamo.<br />

Chi però ufficialmente darà inizio agli approcci sarà proprio quel Prelato, Mons. Nava, che, in Brescia, aveva<br />

preferito le Orsoline.<br />

La ven<strong>di</strong>ta della casa Caprini, messa all’asta, non fu molto facile, tuttavia, nel novembre 1825, era un fatto<br />

compiuto e, nel 1827, era già stato stipulato il contratto <strong>di</strong> compera dell’ex monastero <strong>di</strong> S. Orsola.<br />

C’era ancora da risolvere l’acquisto <strong>di</strong> una casa attigua al convento perchè non sorgessero complicazioni<br />

incresciose. Erano <strong>di</strong>sposti ad intervenire il Curato Gianfilippo Tavecchi, e il padre del sacerdote Giuseppe Angelini, signor<br />

Antonio, ma dovranno passare parecchi anni prima che tutto si possa sbloccare, tanto più che permaneva il gravoso<br />

problema del numero delle aspiranti alla vita religiosa: la sua esiguità avrebbe reso improbabile una risposta positiva da<br />

parte del Governo.<br />

Nel 1833, appare, nel dossier, una lettera <strong>di</strong> Carlo Manziana, che manifestava la sua trepidazione e quella dei<br />

Bresciani, che non avrebbero voluto che la fondazione <strong>di</strong> Rovato precedesse quella <strong>di</strong> Brescia.<br />

Il 6 marzo 1835, un mese prima, dalla sua morte, la <strong>Canossa</strong> rifiutava una donazione in Brescia <strong>di</strong> « due case vuote<br />

poste in Contrada detta Palle Marcate coi Curci, numeri 1112 e 1113 », perchè la stesura del contratto non era regolare.<br />

Entrambe le fondazioni rimarranno così « in fieri », non per volere degli uomini, ma per quello <strong>di</strong> Dio e, solo il 26<br />

luglio 1847, Rovato avrà l’Istituto delle Figlie della Carità.<br />

A MONS. ZOPPI<br />

809(Bergamo#1824.01.14)<br />

La signora Margherita Caprini <strong>di</strong> Rovato ha messo a <strong>di</strong>sposizione dell'Istituto delle Figlie della Carità, <strong>di</strong> cui<br />

vorrebbe far parte, i suoi beni e la casa, che dovrebbe essere venduta per acquistare il convento <strong>di</strong> Sant'Orsola,<br />

incamerato, e adatto a sede della fondazione. La <strong>Canossa</strong> non crede che il Vescovo <strong>di</strong> Brescia, Monsignor Nava,<br />

voglia fare dei passi presso il Governo, ma chi tratta l'affare è il Conte Don Luca Passi, che riuscirà certo a<br />

risolvere tutto bene. La Marchesa però, prima <strong>di</strong> iniziare trattative, vuole il beneplacito del suo ex Superiore<br />

spirituale <strong>di</strong> Milano, Monsignor Zoppi.<br />

Cf. App. A 119, 30 gennaio 1824<br />

(NB. Si deve trattare <strong>di</strong> una copia da lasciare agli atti, perchè la scrivente inizia così: )<br />

Squarcio <strong>di</strong> lettera scritta a Monsignor Zoppi Vescovo <strong>di</strong> Massa<br />

14 gennajo 1824<br />

Nulla più seppi <strong>di</strong> Roma, senza dubbio la malattia del Santo Padre 1 porterà in lungo ogni cosa. A Trento<br />

pure l'affare sembra dover andare in lungo a motivo crede quel degnissimo Monsignor Vicario 2 della<br />

nomina del novello Vescovo. Adesso mi si propone nuovamente una fondazione a Rovato grosso paese<br />

1 Leone XII eletto Papa il 28-9-1823 (Ep. I, lett. 340, n. 2, pag. 530).<br />

2 Mons. Sardagna Emanuele (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).


della Bresciana. Di questa già se Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima si ricorda, abbiamo<br />

altra volta parlato. La fondatrice 3 la quale vuol abbracciare l'Istituto è <strong>di</strong>sposta a dare la casa<br />

bastantemente capace con giar<strong>di</strong>no, credo provveduta <strong>di</strong> mobili e la sua dote ma in fon<strong>di</strong> e circa quasi<br />

un'altra dote pure in fon<strong>di</strong> da supplire alle spese necessarie. Il Conte Don Luca Passi 4 che tratta la cosa,<br />

s'impegna <strong>di</strong> trovarmi altri quattro soggetti opportuni con dote e <strong>di</strong> combinare tutto con Monsignor<br />

Vescovo <strong>di</strong> Brescia 5 ed il Parroco 6 ritenendo io sempre quanto ella mi ha prescritto intorno alle<br />

fondazioni. Non<strong>di</strong>meno avendo io ancora la sorte ch ' ella si trova a Milano non so progre<strong>di</strong>re in questo<br />

trattato senza umiliarglielo. Se non ha niente in contrario non perda tempo in rispondermi su nessun<br />

argomento che già a me basta aver fatto il mio debito e poter operando ubbi<strong>di</strong>re. Se mai la <strong>di</strong> lei<br />

volontà fosse <strong>di</strong>ferente si compiaccia <strong>di</strong> significarmelo con una parola sola.<br />

Già a me pare impossibile che Monsignor <strong>di</strong> Brescia voglia far domande al Governo però s'ella<br />

crede possiamo intanto col mezzo del Conte Passi scoprire il genio <strong>di</strong> cotesto Monsignore in<strong>di</strong><br />

dolcemente combinare la cosa, e quando questo Vescovo a me <strong>di</strong>mostrato il mio desiderio per la<br />

fondatrice potrebbe fare i passi coll'appoggio del Prelato. Tutto sottopongo ai <strong>di</strong> lei riflessi pregandola<br />

se così va bene a non darsi l'incomodo <strong>di</strong> rispondermi nulla.<br />

Di un'altra carità la supplico nell'atto che vivamente la ringrazio dell'orazioni che fa per me ed è<br />

questa <strong>di</strong> non pregar mai per la mia conservazione non servendo la medesima che ad aumentare nel<br />

mondo il numero degli ingrati verso il Signore. Bensì faccia la gran carità <strong>di</strong> pregare per la mia<br />

conversione e salvezza. lo indegnamente per Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima avendo in<br />

dovere <strong>di</strong> farlo per ogni rapporto e riprotestarle la profonda mia venerazione implorando la sacra <strong>di</strong> lei<br />

bene<strong>di</strong>zione passo alI' onore <strong>di</strong> raffermarmi<br />

Bergamo li 14 gennajo 1824<br />

______________________<br />

NB. Lo stile è a volte assai <strong>di</strong>fficoltoso, evidentemente in conseguenza <strong>di</strong> una inesatta copiatura<br />

dell'amanuense.<br />

3 MARGHERITA CAPRINI. Nelle prime cronache della Casa <strong>di</strong> Rovato è segnalata come donna <strong>di</strong> singolare pietà, ricca <strong>di</strong><br />

censo, ma ancor più <strong>di</strong> zelo per le fanciulle pericolanti. Entrata a far parte delle Figlie della Carità il 7 ottobre 1828, aveva<br />

già, con atto formale il 25 ottobre 1827, acquistata dal Demanio la casa con recinto e chiesetta, proprietà del- le monache<br />

Orsoline, coinvolte nel generale sfratto delle Corporazioni religiose, e che sarebbe stata la prima sede della fondazione.<br />

Convento e chiesa erano de<strong>di</strong>cati a S. Orsola. La Caprini era nata a Rovato da Angelo e Marta Calastri e vi morì <strong>di</strong><br />

apoplessia il 17 gennaio 1856.<br />

4 Luca Passi, missionario apostolico e fondatore dell’Istituto <strong>di</strong> S. Dorotea (Ep. II/2, lett. 711, n. 7, pag. 788).<br />

5 Mons. Nava Gabrio Maria, Vescovo <strong>di</strong> Brescia (Ep. II/2, lett. 786, n. 3, pag. 969).<br />

6 Prevosto ANGELO MARIA BOTTELLI <strong>di</strong> Brescia, dottore in teologia, uomo p<strong>ii</strong>ssimo e dotto. Morì l'anno 1839. (Dagli<br />

Archivi parrocchiali <strong>di</strong> Rovato).


ALLA SIGNORA MARGHERITA CAPRINI<br />

810(Bergamo#1824.01.24)<br />

Semplice accompagnatoria <strong>di</strong> una lettera che la signora Caprini dovrebbe consegnare a Don Luca Passi.<br />

V G e M Carissima Signora Margherita<br />

Una sola parola per pregarla <strong>di</strong> un piacere; credo che il signor Conte Don Luca Passi 1 debba venire a<br />

fare una gita a Rovato.<br />

Nel caso ciò succedesse la prego <strong>di</strong> consegnargli l’occlusa sul punto perchè assai mi preme.<br />

L’abbraccio <strong>di</strong> vero cuore riserbandomi a scriverle più in lungo, perchè la posta è prossima a<br />

partire.<br />

Tanti complimenti <strong>di</strong> tutte le compagne, in particolare <strong>di</strong> Cristina 2 . La lascio nel Cuore<br />

santissimo <strong>di</strong> Maria<br />

Di lei carissima signora Margherita<br />

Bergamo 24 gennajo 1824<br />

(Timbro partenza) B E R G A M O<br />

Al1’Ornatissima Signora Margherita Caprina<br />

ROVATO<br />

Tutta sua affezionatissima <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> 3<br />

Figlia della Carità<br />

1 Luca Passi, missionario apostolico e fondatore dell’Istituto <strong>di</strong> S. Dorotea (Ep. II/2, lett. 711, n. 7, pag. 788).<br />

2 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).<br />

3 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.


AL VESCOVO DI BRESCIA GABRIO MARIA NAVA<br />

811(Milano#1824.02.09)<br />

Egli sollecita la fondazione per Rovato e la <strong>Canossa</strong> aderisce con trasporto.<br />

V .G. M. Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Onorata del veneratissimo foglio del giorno 30 gennajo 1824 n. 105 <strong>di</strong> cui l’Eccellenza Vostra<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima si degnò favorir mi, mi fù tolto il vantaggio <strong>di</strong> riscontrano com’era mio dovere sul<br />

punto dalla combinazione d’aver dovuto il medesimo far il giro <strong>di</strong> Verona prima <strong>di</strong> giungermi quì in<br />

Milano, dove momentaneamente mi trovo.<br />

La bontà dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima mi voglia perdonare quest’involontario ritardo,<br />

e voglia in pari tempo accettare i più umili ma vivi miei ringraziamenti, per la degnazione, con cui ella<br />

si compiace eccitarmi ad accettare la fondazione <strong>di</strong> Rovato, esternando in pari tempo li cortesi<br />

sentimenti verso questo minimo nostro Istituto.<br />

Tanta <strong>di</strong> lei carità raddoppia in me l’impegno <strong>di</strong> prestarmi nel miglior modo che saprò per<br />

questa fondazione medesima sub<strong>ii</strong>:o che avrò pronti i necessarj soggetti.<br />

Frattanto nella lusinga, che nella mia venuta a Brescia l’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima mi<br />

accorderà l’onore <strong>di</strong> personalmente ossequiarla per poterle render conto d’ogni cosa, riconoscerò <strong>di</strong><br />

persona la casa che la signora Margherita Caprina 1 ha messo a mia <strong>di</strong>sposizione, e colla massima<br />

riconoscenza accetterò la caritatevole <strong>di</strong> lei <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> dare l’efficace necessario movimento a<br />

quest’opera pia.<br />

Nell’atto, che supplico l’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima a voler continuare a me, ed a questo<br />

povero nostro Istituto l’autorevole <strong>di</strong> lei protezione, ed il benigno <strong>di</strong> lei compatimento imploro la sacra<br />

pastorale <strong>di</strong> lei bene<strong>di</strong>zione, e con profondo rispetto mi raffermo invariabilmente<br />

Dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Milano li 9 febbrajo 1824<br />

A Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Monsignor Gabrio Maria Nava<br />

Vescovo Degnissimo<br />

<strong>di</strong><br />

BRESCIA<br />

1 Caprini Margherita, fondatrice <strong>di</strong> Rovato (Ep. II/2, lett. 809, n. 3, pag. 1015).<br />

2 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Umilissima Ubbi<strong>di</strong>entissima Ossequiosissima<br />

serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 2


AL SIGNORE CARLO MANZIANA<br />

812(Milano#1825.06.08)<br />

Carlo Manziana si interessa anche <strong>di</strong> Rovato e, con la Caprina, ha mandato il relativo progetto, che è stato<br />

approvato dai Superiori. La <strong>Canossa</strong> glielo comunica.<br />

Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Giacchè appena giunta poche ore sono ebbi la felice combinazione <strong>di</strong> poter esporre a chi doveva<br />

il progetto che favorirono propormi per Rovato fù questo pienamente lodato ed approvato.<br />

Non voglio perdere l'incontro del Signor Michele 1 il quale passa <strong>di</strong> ritorno per Verona onde<br />

comunicarlo subito alla <strong>di</strong> Lei carità ed in somma fretta passo al vantaggio <strong>di</strong> confermarmi colla stima<br />

più <strong>di</strong>stinta<br />

Di Lei Pregiatissimo Signor Carlo<br />

Milano li 8 giugno 1825<br />

____________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong><br />

1 Michele Masina, il vetturale (Ep. I, lett. 357, pag. 564).


Ringraziamenti per l‟interesse con cui egli segue l‟affare della fondazione.<br />

V:G: e M: Veneratissimo signor Don Giuseppe 1<br />

AL SIGNOR ANGELINI<br />

813(Verona#1825.09.21)<br />

Dal degnissimo signor Giacomo Lazzaroni 2 , ho ricevuto il pregiatissimo foglio <strong>di</strong> Vostra<br />

Signoria Molto Illustre e Reverenda. Rilevo sempre più dal medesimo con quanta bontà, e premura<br />

si stiano adoperando pel minimo nostro Istituto, e vivamente rinnovo a lei, ed al <strong>di</strong> lei signor padre i<br />

miei <strong>di</strong>stinti ringraziamenti.<br />

Mi rallegro <strong>di</strong> sentire, che ogni cosa felicemente progre<strong>di</strong>sca, vedendo che mi si apre così<br />

più da vicino la strada <strong>di</strong> servirli.<br />

Le confesso non<strong>di</strong>meno, che sono un po’ curiosa <strong>di</strong> vedere alla prossima asta, a cosa<br />

ammonteranno le esebizioni che verran fatte.<br />

Speriamo nel Signore, che il tutto certamente Egli <strong>di</strong>sporrà a compimento dell’opera sua.<br />

Iersera entrò intrepidamente tra noi la buona e cara signora Domenica 3 ; confi<strong>di</strong>amo che il<br />

Signore ce la voglia bene<strong>di</strong>re.<br />

Mi <strong>di</strong>spiace assai l’in<strong>di</strong>sposizione del veneratissimo signor Conte Don Marco 4 , la supplico a<br />

prim’incontro <strong>di</strong> fare con lui, e con tutta quella degnissima famiglia i miei rispetti.<br />

Parimenti mi farà grazia presentare molti complimenti alla stimatissima <strong>di</strong> lei famiglia, e<br />

raccomandandomi alla carità delle sante <strong>di</strong> lei orazioni passo all’onore <strong>di</strong> protestarmi con tutta la<br />

venerazione<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

Verona San Giuseppe 21 settembre 1825<br />

_________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Sac. Angelini (Ep.II/2, lett. 797, n. 3, pag. 983).<br />

2 GIACOMO LAZZARONI, il padre <strong>di</strong> Domenica Lazzaroni<br />

3 DOMENICA LAZZARONI, la postulante entrata a Verona il 20 set tembre 1825 figlia <strong>di</strong> Giacomo Lazzaroni.<br />

4 Conte Don Marco Passi, fratello <strong>di</strong> Luca e figlio del Conte Enrico, missionario Apostolico (Ep. II/2, lett. 711, n. 6,<br />

pag. 787 ).


AL SIGNOR ANGELINI<br />

814(Verona#1825.10.02)<br />

Il padre dei tre sacerdoti Angelini, il signor Antonio (Cf. lett. 797), si è assunto l‟incarico <strong>di</strong> vendere all‟asta<br />

la casa <strong>di</strong> Margherita Caprini. Le offerte iniziali sono però troppo basse. La <strong>Canossa</strong>, richiesta, espone il<br />

suo parere sul comportamento che si debba tenere nella riproposta dell‟asta e, se mai, della conclusione <strong>di</strong><br />

essa.<br />

Pregiatissimo signor Antonio<br />

Obbligatissima me le professo, pregiatissimo signor Antonio, non solo della premura, e bontà con<br />

cui si presta pel noto affare, ma anche per la sollecitu<strong>di</strong>ne con cui si compiacque significarmi l’esi<br />

to della seguita asta. Però voglio che speriamo bene, e non ci sgomentiamo <strong>di</strong> questo primo<br />

esperimento.<br />

Io pienamente con lei convengo, che gli aspiranti pensando, che vogliamo, e <strong>di</strong>ro anche<br />

dobbiamo vendere la località, hanno voluto fare anche per parte loro un esperimento, essendo ben<br />

naturale che cercheranno <strong>di</strong> pagare meno che possono. Ella non ha bisogno de’ miei consigli,<br />

perchè oltre le cognizioni sue, la canta, l’interessamento che ha per l’Opera le danno ogni lume Però<br />

giacche così vuole le <strong>di</strong>rò quanto mi pare. Trovo molto giusto, ed utile il <strong>di</strong> lei pensiere <strong>di</strong> sentire la<br />

nuova offerta dopo una settimana essendo troppo ragionevole per parte nostra <strong>di</strong> privatamente far<br />

riflettere agli aspiranti la vastità del brolo, la como<strong>di</strong>tà dell’acqua la quale oltre l’irrigazione del<br />

recinto rende atta la casa a qualsiasi fabbrica, l’area <strong>di</strong> tutta la località, ed an che l’abitazione, non<br />

bene <strong>di</strong>sposta per una comunità religiosa, ma ottima ed addattata per una famiglia, la quale volesse,<br />

o avere qualsiasi fabbrica propria, o ritenendo per se abitazione, e un pò d’ortaglia a suo uso,<br />

affittare bene ad uso <strong>di</strong> comerciare il rimanente.<br />

Detto però tra noi se fatta ogni <strong>di</strong>ligenza non si potesse ri cavare maggior prezzo io dubito<br />

che in riflesso del vistoso frutto del capitale da esportarsi per Sant’Orsola 1 <strong>di</strong>verrà forse più<br />

espe<strong>di</strong>ente alienare la località, almeno pel prezzo, che si comperò Sant’Orsola, onde estinguere quel<br />

primo debito. Per altro siccome <strong>di</strong> tale località non an<strong>di</strong>amo al possesso che a San Martino, chi sà<br />

che non torni più conto se le offerte continuano così basse a mostrare un po’ d’in<strong>di</strong>fferenza, e<br />

rintracciare se si potessero ricavare trà il locale, ed il brolo l’affitto almeno delle cinquecento lire,<br />

che dobbiamo pagare a quei Signori, che vendettero San t’Orsola, che in allora forse potressimo<br />

venderlo ad altro prezzo. Si ricor<strong>di</strong> che altro non faccio secondo ella desidera, che esporre le cose<br />

che mi vengono in mente parlando io senza cognizione del loro paese, del valore dè generi, dei<br />

fon<strong>di</strong>, e delle località dalle loro parti, come anche degli affitti, che si possono ricavare.<br />

E che per ciò io sottopongo i miei pensieri, ma loro che tutto conoscono, vederanno cosa<br />

possa essere veramente il migliore, ed il più vantaggioso. Ben vedo che non avremo così subito in<br />

questo modo i mezzi da passare a queste riduzioni, e fabbriche che occorrono nella novella località,<br />

ma dall’altra parte ci conviene seguire le traccie della Divina Provvidenza, e contentarci quando<br />

questa non aprisse inpensatamente altre strade <strong>di</strong> andare passo passo seguitandola.<br />

Qualche cre<strong>di</strong>to anche dovressimo ricavare dal locale acquistato. Vorrà <strong>di</strong>re che in ogni caso<br />

ci converrà portar pazienza e por mano alla fabbrica a momento opportuno. Ripeto stimatissimo<br />

signor Antonio ch’altro non faccio che sottoporre a lei alla mia cara signora Margherita 2 ed a loro<br />

tutti, che s’interessano tanto per loro bontà per questa fondazione ma parlo <strong>di</strong> quanto mi viene<br />

sott’occhio, parlo quasi <strong>di</strong>rei senza cognizione <strong>di</strong> causa.<br />

Favorisca dei più <strong>di</strong>stinti miei complimenti all’ottima <strong>di</strong> lei famiglia ed alla mia cara<br />

Margherita e colla maggior stima mi dò il vantaggio <strong>di</strong> raffermarmi<br />

Verona li 2 ottobre 1825<br />

__________________<br />

NB. Minuta con qualche correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Il convento espropriato e acquistato per l’Istituto delle Figlie della Carità.<br />

2 Margherita Caprini (Ep. II/2, lett. 809, n. 3, pag. 1015).


AL SIGNOR ANGELINI<br />

815(Verona#1825.10.13)<br />

Sono state fatte proposte migliori per l‟acquisto della casa caprini e il signor Angelini chiede alla <strong>Canossa</strong><br />

se devono accettare quelle o attendere ancora. La Marchesa sarebbe del parere <strong>di</strong> aspettare qualche altra<br />

offerta, tuttavia si rimette a chi è più competente, anche perchè, essendo sul luogo, può dare un giu<strong>di</strong>zio più<br />

valido. In quanto alla fabbrica nel convento <strong>di</strong> Sant‟Orsola e a accorgimenti, che sarebbero troppo costosi,<br />

prega <strong>di</strong> attendere il suo arrivo a Rovato: la decisione sarà più facile.<br />

V:G: e M: Stimatissimo signor Antonio<br />

Non voglio perdere l’opportuno incontro del signor N.N. cugino dell’ottima nostra novizia<br />

signora Domenica Lazzaroni 1 per riscontrare al punto che la ricevo la pregiata <strong>di</strong> lei lettera,<br />

stimatissimo signor Antonio. Mi lusingo avrà ella dalla posta ricevuta un altra mia in riscontro<br />

dell’antecedente pure gentilissima sua. Sento dunque come il Signore apertamente bene<strong>di</strong>ce le<br />

nostre intenzioni, ed una delle particolari <strong>di</strong> Lui bene<strong>di</strong>zioni si è il <strong>di</strong> lei interessamento per<br />

quest’Opera, e per la <strong>di</strong> lei bontà.<br />

Volendo ella però come tutti gli altri che per noi s’interessano sapere la debole mia<br />

oppinione intorno alla conclusione del contratto della casa della buona signora Margherita Caprina 2 ,<br />

<strong>di</strong>etro le ultime esebizioni <strong>di</strong> cui quella del buon signor Lacellotti è sin qui la maggiore, sono<br />

sempre nel doverle <strong>di</strong>re, al caso che ultimamente ebbi il vantaggio <strong>di</strong> significarle cioè, <strong>di</strong> dover par<br />

lare senza piena cognizione <strong>di</strong> causa essendo solitamente tali affari da determinarli in relazione dei<br />

Paesi potendo accadere in alcun luogo, che le esebizioni prime si <strong>di</strong>minuiscono non accettate subito,<br />

ed in altri, che si aumentino le offerte. Non<strong>di</strong>meno se avessi a <strong>di</strong>re io andrei procrastinando alcun<br />

poco ancora parendomi, che si possa aspettarsi qualche altro aumento, ma in questo come per un<br />

epoca stabile da concludersi il contratto, io mi rimetto alla <strong>di</strong> lei saggezza, e cognizione, come al<br />

parere della mia stimatissima e cara signora Margherita.<br />

Intorno poi a quanto ella mi riflette sulla fabbrica da eseguirsi, ben comprendo, che sarebbe<br />

<strong>di</strong> bellissima simetria il continuare il porticato sino alla Chiesa, e farlo girare <strong>di</strong>etro a questa sino al<br />

coro laterale già <strong>di</strong>ssegnato, ma secondo me notabile molto più <strong>di</strong> quello ch’io m’intendeva,<br />

andrebbe a <strong>di</strong>venire la spesa, giacchè questo porticato converrebbe poi anche <strong>di</strong>ffenderlo dall’aria, e<br />

chiuderlo conseguentemente, dovendo essere giorno, e notte la strada questa che conduce alla<br />

Chiesa, e quando non vengano moltiplicate le offerte della casa che ven<strong>di</strong>amo, non abbiamo al<br />

momento da poter <strong>di</strong>sporre, se non che <strong>di</strong> sei, o sette cento svanziche 3 . Perciò io <strong>di</strong>rei concluso al<br />

momento che giu<strong>di</strong>cheranno più vantaggioso il contratto, cominciare la fabbrica dai due coretti<br />

laterali.<br />

Del tempo necessariamente ci vorrà a maturare tutto ciò, in questo intervallo gli spirituali<br />

Esercizj delle Dame <strong>di</strong> Milano mi obbligheranno <strong>di</strong> ripassare dalle loro parti, nel qual caso io verrò<br />

qualche momento a Rovato dove oltre il piacere <strong>di</strong> riverirli, potrò in voce meglio comunicarle le<br />

mie idee, e combinandole colle saggie <strong>di</strong> lei viste, misurate le nostre forze, con lei concludere il<br />

migliore.<br />

Per non perdere l’incontro termino subito, pregandola de’ miei cor<strong>di</strong>ali complimenti alla mia<br />

cara Margherita, come de’ miei doveri a tutta l’ottima <strong>di</strong> lei famiglia, e presentandole quelli della<br />

buona Lazzaroni, estensibili alla degnissima <strong>di</strong> lei figlia signora Giuseppa 4 , passo a confermarmi<br />

per sempre, raccomandandomi caldamente alle orazioni<br />

Di lei stimatissimo signor Antonio<br />

Verona San Giuseppe 13 ottobre 1825<br />

__________________<br />

NB. Minuta con qualche breve correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Domenica Lazzaroni (Ep. II/2, lett. 813, n. 3, pag. 1021)<br />

2 Margherita Caprini , « fondatrice» <strong>di</strong> Rovato (Ep. II, lett. 809, n. 3, pag. 1015).<br />

3 Svanzica, antica moneta austriaca (Ep. II/2, lett. 749, n. 2, pag. 861).<br />

4 Giuseppa Angelini, figlia <strong>di</strong> Antonio Angelini e sorella del sacerdote Giuseppe Angelini (Ep. II/2, lett. 797, n. 3, pag.<br />

983).


AL CONTE ENRICO PASSI<br />

816(Verona#1825.11.19)<br />

Il Conte Enrico Passi, padre dei due sacerdoti Don Marco e Don Luca, è l‟interme<strong>di</strong>ario per la ven<strong>di</strong>ta della<br />

casa Caprina e dell‟acquisto del con vento <strong>di</strong> Sant‟Orsola. Alla <strong>Canossa</strong> è stata chiesta una procura, che ella<br />

manda e insieme segnala le <strong>di</strong>rettive del suo legale.<br />

V:G: e M: Veneratissimo signor Conte<br />

Eccomi anche da lontano ad incomodare la <strong>di</strong> lei carità, veneratissimo signor Conte, ed a<br />

presentarle l’occasione <strong>di</strong> dare compi mento a quell’opera santa da lei, e dai degnissimi Religiosi <strong>di</strong> lei<br />

figli cominciata. Il signor Antonio Angelini mi significa la seguita ven<strong>di</strong>ta della casa e brolo della<br />

signora Margherita Caprina, pel prezzo <strong>di</strong> svvanzigher 1 12000. oltre essersi obbligata la compratrice a<br />

somministrare il legname per la fabbrica che si computa possa ascendere il valore a svanzigher 400.<br />

Ella ben si rammenterà, pregiatissimo signor Conte, che il prezzo del convento <strong>di</strong> Sant’Orsola 2 è <strong>di</strong> lire<br />

italiane 10000 <strong>di</strong>modoche qualche piccola cosa può avvanzare per la fabbrica, sod<strong>di</strong>sfatte prima le<br />

spese d’istromenti, iscrizioni, asta, ed altro che potesse volervi.<br />

Mi scrive il sullodato signor Angelini occorrere adesso una mia procura per passare al legale<br />

istromento, cosa <strong>di</strong> cui la <strong>di</strong> lei bontà mi parlò quando fui a <strong>di</strong>sturbarla a Calcinate 3<br />

Il Legale che quì ci assiste giu<strong>di</strong>cava poter forse <strong>di</strong>venir inutile la proccura, e che in luogo <strong>di</strong> due<br />

istromenti potesse anche bastare ch’ella avesse la bontà <strong>di</strong> significare nella compera <strong>di</strong> Sant’Orsola,<br />

ch’ella l’acquista col danaro donatomi a tale oggetto dalla signora Caprina, senza conseguenza<br />

d’evizione 4 per mia parte.<br />

Però meglio riflettendo stese la formula della proccura, che in originale mi do l’onore d’unirle,<br />

sembrando alla mia poca cognizione possa esser meglio, e più sicuro in questo modo. Oltre che già<br />

sono troppo certa ch’ella farà tutto quello, che sarà migliore.<br />

Siccome la prego inoltre a verificare se abbiano potuto rintracciare a ritrovare què documenti, che a<br />

Milano mi fu suggerito rendersi necessarj per cautare 5 l’acquisto <strong>di</strong> Sant’Orsola, come similmente<br />

sembrò al <strong>di</strong> lei avvocato, ed ella ben si ricorderà aver noi lasciato a Rovato l’elenco <strong>di</strong> cotali Carte.<br />

A <strong>di</strong>rle il vero veneratissimo signor Conte, io mi confondo <strong>di</strong> doverle essere così importuna. Il<br />

Signore sod<strong>di</strong>sferà per me, ed io altro non posso, che professandomele obbligatissima rinnovarle i più<br />

vivi miei ringraziamenti.<br />

Sento da una lettera, <strong>di</strong> cui mi onorò jeri il degnissimo signor Conte Don Marco, che tra pochi<br />

giorni si porterà col signor Conte Don Luca ad esercitare l’appostolico ministero da queste nostre parti.<br />

Io mi lusingo, che attesa la vicinanza faranno essi qualche gita anche a Verona. Se non sono ancora<br />

partiti, la supplico ai medesimi de’ miei rispetti, estensibili a tutta la rispetta bile <strong>di</strong> lei famiglia.<br />

Mi raccomando caldamente alle sante <strong>di</strong> lei orazioni, e passo al vantaggio <strong>di</strong> confermarmi colla<br />

maggior venerazione<br />

Di lei veneratissimo signor Conte<br />

Verona San Giuseppe 19 novembre 1825<br />

_________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Svanzigher o svanzighe, l’antica lira austriaca (Ep. II/2, lett. 749, n. 2, pag. 861).<br />

2 Convento <strong>di</strong> S. Orsola (Ep. II/2, lett. 809, n. 3, pag. 1015).<br />

3 CALCINATE, centro in provincia <strong>di</strong> Bergamo, dove sorgeva la villa dei Conti Passi.<br />

4 EVIZIONE,termine giuri<strong>di</strong>co che in<strong>di</strong>ca l’azione <strong>di</strong> richiedere in giu<strong>di</strong>zio la cosa propria, indebitamente posseduta da altri.<br />

5 Forse per cautelare


AL SIGNOR ANGELINI<br />

817(Verona#1825.11.20)<br />

La ven<strong>di</strong>ta della casa Caprina è ormai compiuta. La procura, che anche il signor Angelini ha chiesto, è stata<br />

invece spe<strong>di</strong>ta, come da previ accor<strong>di</strong>, al Conte Enrico Passi: così segnala la <strong>Canossa</strong>.<br />

V:G: e M: Stimatissimo Signore<br />

Dobbiamo prima <strong>di</strong> tutto ringraziare umilmente la carità del Signore, e quin<strong>di</strong> invio a lei i miei<br />

più <strong>di</strong>stinti ringraziamenti che me<strong>di</strong>ante la <strong>di</strong> lei bontà e premura, riuscì <strong>di</strong> concludere la ven <strong>di</strong>ta del<br />

contemplato nostro locale.<br />

Capisco anch’io che l’aggravio a cui andavamo soggetti a San Martino 1 <strong>di</strong> dover cominciare a<br />

pagare il frutto per l’altro acquisto fatto, <strong>di</strong>veniva troppo pesante, e perciò ella fece benissimo ad<br />

accettare la proposta fattale del fissato prezzo.<br />

Non rinnovo però a lei il <strong>di</strong>sturbo mandandole la mia proccura per stipulare formalmente il<br />

contratto, poichè per istare attaccata alla prima mia intelligenza presa coll’ottimo signor Conte Enrico<br />

Passi 2 , la spe<strong>di</strong>sco a lui occlusa in una mia col corrente or<strong>di</strong>nario, rimettendo al detto signor Conte ogni<br />

facoltà <strong>di</strong> agire in quest’affare in <strong>di</strong> lei compagnia, come giu<strong>di</strong>cheranno meglio e più opportuno,<br />

avendo troppe prove della bontà dell’uno e dell’altro, per istar certa, che il tutto faranno nel modo il più<br />

sicuro, e più vantaggioso.<br />

Favorisca dei miei più <strong>di</strong>stinti complimenti a tutta la stimatissima <strong>di</strong> lei famiglia, ed alla mia<br />

cara e buona signora Margherita Caprina 3 , ed a questa glieli presenti a nome anche della mia compagna<br />

Cristina, e mi creda quale passo a <strong>di</strong>chiararmi colla stima maggiore<br />

Di lei stimatissimo signore<br />

Verona San Giuseppe 20 novembre 1825<br />

_______________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Per epoca dei traslochi.<br />

2 Il padre dei due sacerdoti Marco e Luca Passi, Conte ENRICO ANTONIO, (Bergamo 1765 - Calcinate 1831). Era fratello<br />

del Vicario Generale Mons Marco Celio , marito della patrizia veneta Caterina Corner, da cui ebbe <strong>di</strong>eci figli. E’<br />

tra<strong>di</strong>zione familiare che dal 1797 al 1800 alienò gran parte delle sue sostanze per soccorrere i religiosi cacciati dai loro<br />

conventi.<br />

3 Margherita Caprini (Ep. II/2, lett. 809, n. 3, pag. 1015).


A DON TAVECCHI<br />

818(Milano#1826.03.28)<br />

Notizie sul comportamento ottimo delle due novizie, Domenica Lazzaroni e Francesca Lucca, e annuncio del<br />

prossimo arrivo della <strong>Canossa</strong> a Rovato.<br />

V.G. e M. Veneratissimo signor Curato 1<br />

Riscontro il veneratissimo foglio con cui Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima si<br />

compiacque onorarmi.<br />

Il motivo per cui non mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> il piacere nel mio passaggio <strong>di</strong> recarmi a Rovato fu la somma<br />

fretta che aveva, e la ristrettezza del tempo, per cui se anche mi ci fossi portata, poco avressimo<br />

potuto combinare, e perciò credetti bene piuttosto <strong>di</strong>fferir qualche pò <strong>di</strong> tempo, e fare le cose con<br />

quiete.<br />

La mia intenzione è <strong>di</strong> passare a Bergamo al più tar<strong>di</strong> martedì dell’entrante settimana<br />

Quando sarò colà giunta subito, che vedrò <strong>di</strong> poter avere un giorno <strong>di</strong> libertà verrò a fare una gita,<br />

nel qual’incontro, spero che tutto potremo concertare.<br />

L’ottimo signor Antonio Angelini 2 le avrà già detto essersi egli compiaciuto <strong>di</strong> venirmi a<br />

vedere qui a Milano. Mi lusingava allora <strong>di</strong> poter da quì partire sabbato indubitatamente, in<br />

conseguenza contava martedì venire a Rovato, ma nuove imprevedute combinazioni mi lasciano<br />

tutt’ora incerta del giorno preciso <strong>di</strong> mia partenza, la quale però esser deve vicinissima.<br />

Intanto vivamente la ringrazio <strong>di</strong> tanta bontà e premura. La supplico <strong>di</strong> aggiungere a queste<br />

la carità delle sante <strong>di</strong> lei orazioni per me e pel felice stabilimento dell’Opera. Favorisca <strong>di</strong> tanti<br />

cor<strong>di</strong>ali complimenti alla mia buona Margherita 3 , che non vedo l’ora <strong>di</strong> abbracciare. Se crede tanti<br />

rispetti al signor Preposto.<br />

Mi <strong>di</strong>spiace molto la malattia della nipote della cara Margherita, come quella della sorella<br />

dell’ottima signora Domenica Lazzaroni 4 la quale si porta benissimo, ed è un vero angelo.<br />

Non mancheremo da miserabili <strong>di</strong> pregare per le ammalate. Anche la mia Checchina 5 si <strong>di</strong>porta<br />

eccellentemente. Ringraziamo <strong>di</strong> tutto il Signore. Colma <strong>di</strong> venerazione, ho l’onore <strong>di</strong> segnarmi<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Milano li 28 marzo 1826<br />

NB. Sulla quarta pagina della minuta, con <strong>di</strong>rezione verticale e senza che si riesca a capire se si tratta <strong>di</strong> un’aggiunta alla<br />

minuta precedente, con calligrafia <strong>di</strong>versa, ecco quanto segue:<br />

Mi permetta la Signoria Vostra Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima d’aggiungere una sola riga<br />

per rinnovarle i più <strong>di</strong>stinti miei ringraziamenti per la bellissima palma, che si compiace favorirmi.<br />

Il Signore si degni concedermi quella pace, che con tanta bontà ella mi desidera. La supplico<br />

della carità delle <strong>di</strong> lei orazioni affinchè possa giungere un giorno al Regno della pace eterna.<br />

Desidero a lei <strong>di</strong> vivo cuore ogni felicità e che il Signore ce la conservi lungamente pel <strong>di</strong> Lui<br />

servizio, e per consolazione nostra. Presentandole nuovamente i miei ringraziamenti, mi onoro <strong>di</strong><br />

ossequiosamente protes(tar)mi.<br />

___________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Sac. GIANFILIPPO TAVECCHI, canonico della Prepositurale <strong>di</strong> Rovato. A lui si devono le memorie storiche delle<br />

figure più eminenti tra i parrocchiani, i cui nomi risultano nel registro dei morti.<br />

2 Antonio Angelini, padre <strong>di</strong> Giuseppe (Ep. II/2, lett. 797, n. 3, pag. 983).<br />

3 Margherita Caprini (Ep. II/2, lett. 809, n. 3, pag. 1015).<br />

4 Lazzaroni Domenica, postulante (Ep. II/2, lett. 813, n. 3, pag. 1021).<br />

5 La Figlia della Carità Luca Francesca (Ep. III/2, lett. 1426, n. 2, pag. 882).


AL CONTE ENRICO PASSI<br />

819(Verona#1826.09.18)<br />

La <strong>Canossa</strong> è stata a Rovato dove ha potuto rendersi conto dei lavori della fabbrica, già in fase <strong>di</strong><br />

compimento. Non è invece molto chiaro, anche se esplicitamente glielo hanno spiegato, il problema della<br />

proprietà della chiesa. Il Conte, quando andrà a Rovato per concludere, se ne interessi con la sua<br />

competenza.<br />

V:G: e M: Veneratissimo signor Conte 1<br />

[Verona] 18 settembre 1826<br />

Quest’è la seconda volta, che tento <strong>di</strong> darmi il vantaggio <strong>di</strong> scriverle pregiatissimo signor<br />

Conte.<br />

Non so se vi riuscirò perchè le molte occupazioni da cui sono circondata, e le numerose mie<br />

compagne che ogni momento sono a farmi visita mi tolgono il tempo e quasi <strong>di</strong>rei la testa da fare<br />

quel che debbo. Cominicierò col <strong>di</strong>rle che ottimo fù il mio viaggio, e che giunsi felicemente alla<br />

Patria.<br />

Dopo aver avuto la sorte d’ossequiare con lei la degnissima <strong>di</strong> lei famiglia, passai come sà<br />

ero intenzionata fare a Rovato, ove trovai ben innoltrata la fabbrica, però da compirsi, e da<br />

asciugarsi. I due cori sono compiti parlandosi come fabbrica, resta io stabilirli a compimento, ciò<br />

che stanno facendo. Nessuno mi parlò della Chiesa, ed io nel momento del partire domandai al<br />

signor Don Angelini 2 come la cosa era passata.<br />

Mi <strong>di</strong>sse che avevano con Monsignor Vescovo 3 stabilito, che la Chiesa fosse del Vescovo <strong>di</strong><br />

Brescia pro tempore; che il mantenimento <strong>di</strong> questa verrà somministrato da chi la gode. Che ne<br />

goderanno le Figlie della Carità ed anche l’oratorio, e mancando l’uno o l’altra dell’istituzione,<br />

resterà dell’esistente, e venendo a cessare ambedue, la Chiesa sarà <strong>di</strong> proprietà del Vescovo.<br />

Compresi in pari tempo essere il Prelato inteso <strong>di</strong> ciò con esso loro. Riflettei al momento che<br />

secondo le poche mie cognizioni niente impe<strong>di</strong>sce, che l’Istituto nostro <strong>di</strong>penda imme<strong>di</strong>atamente<br />

dal Vescovo, perchè la Chiesa del medesimo è <strong>di</strong> proprietà vescovile, che tutte le chiese delle<br />

monache sono già tutte <strong>di</strong> pieno ed unico <strong>di</strong>ritto vescovile, almeno quì da noi certamente, e mi<br />

mostrai col signor Don Angelini pienamente sod<strong>di</strong>sfatta come lo sono. Rapporto agli altri concerti<br />

che secondo me più sono <strong>di</strong> prudenza e <strong>di</strong> convenienza che <strong>di</strong> sostanza basterà forse combinare alla<br />

prossimità della fondazione.<br />

Ella non<strong>di</strong>meno veneratissimo signor Conte quando avrà la bonta <strong>di</strong> andare a Rovato per la<br />

conclusione delle carte, colla <strong>di</strong> lei caritatevole destrezza meglio <strong>di</strong> me rileverà ogni cosa.<br />

Solo lune<strong>di</strong> 25 corrente potro quando altro non succeda effettuare il mio piccolo viaggio. Da<br />

miserabili a tenore della nostra intelligenza non mancherò <strong>di</strong> averla presente ai pie<strong>di</strong> della<br />

santissima nostra Madre Maria. Ella pure faccia la carità <strong>di</strong> contraccambiare.<br />

Favorisca <strong>di</strong> tanti miei doveri a tutta la degnissima <strong>di</strong> lei famiglia ed in particolare alla pregiatissima<br />

signora Contessa <strong>di</strong> lei consorte 4 , ed al signor Conte Don Marco 5 , alle orazioni dei quali caldamente<br />

mi raccomando. Il signor Conte Luca 6 mi figuro sarà a far le sante Missioni. Noi qui siamo al<br />

termine de santo Giubileo il quale va a chiudersi martedì giorno 26. Cristina meco si unisce a<br />

presentar loro i suoi rispetti, ed io colma <strong>di</strong> venerazione, <strong>di</strong> riconoscenza, e <strong>di</strong> stima me le protesto.<br />

_______________________<br />

NB. Minuta con qualche brevissima correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Conte Enrico Passi (Ep. II/1, lett. 817, n. 2, pag. 1028).<br />

2 Don Giuseppe Angelini, sacerdote <strong>di</strong> Rovato (Ep.II/2, lett. 797, n. 3, pag. 983).<br />

3 Mons. Nava Gabrio Maria, Vescovo <strong>di</strong> Brescia (Ep. II/2, lett. 786, n. 3, pag. 969).<br />

4 Contessa Caterina Corner (Ep. II/1, lett. 817, n. 2, pag. 1028).<br />

5 Conte, Don Marco Passi, missionario Apostolico (Ep. II/2, lett. 711, n. 6, pag. 787 ).<br />

6 Conte Don Luca Passi missionario apostolico e fondatore dell’Istituto <strong>di</strong> S. Dorotea (Ep. II/2, lett. 711, n. 7, pag.<br />

788).


[Verona 1827]<br />

AL CONTE LUCA PASSI<br />

820(Verona#1827.**.**)<br />

Contiguo al monastero <strong>di</strong> Sant‟Orsola, c‟è una casa a cui aspirerebbe un macellaio. Per impe<strong>di</strong>rne l‟acquisto, il<br />

Curato <strong>di</strong> Rovato, Don Gianfilippo Tavecchi, vorrebbe comperarla, ma la proprietaria, madre della novizia<br />

Francesca Lucca, esige una somma troppo alta. Con lettera del 19 gennaio 1827, il Curato aveva chiesto alla<br />

<strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> poter sanare la <strong>di</strong>fferenza, tra la sua proposta e la richiesta, con quanto mancava alla dote della<br />

figlia. La <strong>Canossa</strong> aveva aderito e la novizia avrebbe dovuto stendere una lettera <strong>di</strong> accettazione. Per il<br />

momento, lo scritto non è ancora pronto e la Marchesa si giustifica presso il Conte, che ne era in attesa.<br />

V.G. e M. Veneratissimo signor Conte<br />

A <strong>di</strong>re il vero dovrei arrossirmi vedendo la bontà e sollecitu<strong>di</strong>ne con cui Vostra Signoria<br />

Illustrissima vuol favorirmi ed il non aver tutto pronto per accettare le <strong>di</strong> lei grazie, ma che vuole le<br />

Figlie della Carità sentono sommamente la riconoscenza ma sono tanto or<strong>di</strong>nariamente soffocate dalle<br />

occupazioni che hanno bisogno <strong>di</strong> doppio compatimento. Io dunque con questo passaporto in<br />

prevenzione ringraziandola in primo luogo <strong>di</strong> tutto le <strong>di</strong>rò non poterle occludere se non che la Carta<br />

relativa alla fondazione non già la lettera ostensibile riguardante la buona Checchina Luca 1 che non<br />

pote scrivere. Per altro dovendo con lei parlare con tutta la can<strong>di</strong>dezza effettivamente mi <strong>di</strong>sse non<br />

posso prepararla, ma riflettendoci sopra pensai ch’ella ne sa più quando dorme che io quando penso, e<br />

che senza mie lettere ella ben sa meglio <strong>di</strong> me quello che va fatto, onde sara carità doppia facendo tutto<br />

lei.<br />

Giovedì a Dio piacendo, conto partire per Milano non trattenendosi ivi Monsignor Zoppi 2 che<br />

circa quin<strong>di</strong>ci giorni; se mai potessi aver la sorte <strong>di</strong> servire, o lei, o il signor Conte Don Marco 3 , o il<br />

degnissimo <strong>di</strong> lei signor padre 4 , in somma se hanno coman<strong>di</strong>, e vogliono favorirmeli mi faranno un<br />

vero regalo.<br />

Mi raccomando sempre alla carità delle <strong>di</strong> lei orazioni e pregandola de’ miei rispeti a tutta la<br />

venerata <strong>di</strong> lei famiglia passo all’onore <strong>di</strong> protestarle la massima mia venerazione.<br />

__________________<br />

NB. Minuta molto tormentata e con qualche correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Francesca Luca (Ep. III/2, lett. 1426, n. 2, pag. 882).<br />

2 Mons. Francesco Zoppi (Ep. I, lett. 275, n. 2, pag. 407)<br />

3 Il fratello, Marco Passi, missionario apostolico (Ep. II/2, lett. 711, n. 6, pag. 787 ).<br />

4 Conte Enrico Passi (Ep. II/1, lett. 817, n. 2, pag. 1028).


A DON TAVECCHI<br />

821(Verona#1827.01.25)<br />

Quanto aveva spiegato al Conte Luca Passi con lettera senza data, ma evidentemente dell‟inizio del 1827,<br />

ora lo chiarisce <strong>di</strong>rettamente a Don Tavecchi, al quale espone <strong>di</strong>verse scelte, perchè l‟Istituto sia<br />

in<strong>di</strong>pendente e tranquillo, e le spese non siano eccessive.<br />

V:G: e M: Veneratissimo Monsignore<br />

In somma fretta per non perdere la posta d’oggi riscontro l’ossequiato foglio <strong>di</strong> Vostra Signoria<br />

Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima.<br />

Riflettuto seriamente il progetto ch’ella favorisce significarmi, mi trovo imbarazzatissima a<br />

rispondere, mancandomi le cognizioni locali. Quando si tratti <strong>di</strong> stabilirci la permanente quiete e<br />

sicurezza della vicinanza, per mia parte non ho <strong>di</strong>fficoltà che colla solita <strong>di</strong> lei delicatezza, dolcezza<br />

e prudenza contrattando la cosa, doman<strong>di</strong> pure al <strong>di</strong> più delle duemila lire milanesi, ch’ella ha per le<br />

orfane, in conto della dote della mia Checchina 1 , nel qual caso siccome io vengo in certo modo a<br />

<strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un fondo d’un soggetto particolare potressimo poi intenderci tra ella ed io, e fare le<br />

nostre Carte.<br />

In questo primo caso potrebbesi per ora affittare dopo anche allo stesso macellajo che la<br />

comprerebbe la casa e bottega medesima, pagando io alla madre quel piccolo frutto, che le promisi<br />

lasciarle pel periodo <strong>di</strong> tempo com’ella sà, ed ella potrebbe incassare la sua parte d’affitto e<br />

servirsene poi a vantaggio delle orfane.<br />

In seguito potremo vedere se convenga o no, metterle in detta casetta, o cambiarla per esse<br />

con quella signora, che a fare tal cambio sembrava <strong>di</strong>sposta. E da quì quasi <strong>di</strong>rei alla cieca pro-<br />

penderei più a questo progetto, che a quello <strong>di</strong> lasciar andare in altre mani venduta la casa, temendo<br />

che in seguito se ci <strong>di</strong>sturbasse non potessimo più ottenerla, ed in alcuni paesi i piccoli macellaj<br />

sono anche contrabban<strong>di</strong>eri, conseguentemente poco buoni vicini.<br />

Oltre <strong>di</strong> che, se il macellajo non guadagna, non vorrei che avessimo in progresso a<br />

combattere con osteria, o altri imbrogli.<br />

Dopo detto questo aggiungerò i miei riflessi sull’opposto progetto, ch’è quello <strong>di</strong> lasciar<br />

andare la casa. Su questo dunque <strong>di</strong>rò, che io non conosco niente cotesto paese, che la strada su cui<br />

è posta la casa è strada grande, e la vicinanza <strong>di</strong> questa per noi vien a riuscire dalla parte dell’orto,<br />

cosa che non porta quella conseguenza, come fosse dall’altra parte, giacchè da quel lato non<br />

apriremo mai, o in caso solo <strong>di</strong> careggiatura, cosa rarissima.<br />

Potrebbe essere che con facilità chi la compera adesso se ne privasse in altro momento, e che<br />

la professione de’ macellaj da loro non fosse com’è in qualche altro luogo, ed allora verressimo a<br />

sagrificarci per niente. In ogni modo prima <strong>di</strong> tutto avverta che per noi non siano daneggiate le<br />

orfane. Detto ed esposto tutto ciò concludo col rimettermi al saggio <strong>di</strong> lei giu<strong>di</strong>cio.<br />

S’ella crede potrebbe sentirne il parere sull’affare del signor Don Gaetano Milesi 2 e del<br />

signor Don Giuseppe Angelini 3 , e concludere tra <strong>di</strong> loro quello che giu<strong>di</strong>cano migliore.<br />

Si accerti della mia secretezza, ed in somma fretta mi creda<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe 25 gennaio 1827<br />

___________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Francesca Luca (Ep. II/1, lett. 579, n. 4, pag. 428).<br />

2 GAETANO MILESI, parroco <strong>di</strong> Breno. Dal Registro dei morti <strong>di</strong> Rovato si rileva che fu « sacerdote integerrimo,<br />

confessore zelantissimo, professore <strong>di</strong> belle lettere; domiciliato in contrada Castello, morto nel 1834 ».<br />

3 Don Giuseppe Angelini, sacerdote <strong>di</strong> Rovato (Ep.II/2, lett. 797, n. 3, pag. 983).


AL MARCHESE FRANCESCO CASATI<br />

822(Bergamo#1827.11.14)<br />

La <strong>Canossa</strong> è grata al Marchese Casati delle sue profferte d‟aiuto, ma ella ritiene che sia troppo prematuro<br />

il ricorso al Governo, quando mancano ancora molti dei coefficienti necessari per una fondazione.<br />

Cf App. A 120, lett. 6 agosto 1827<br />

V G e M. Pregiatissimo signor Marchese<br />

La <strong>di</strong> lei carità giammai si stanca d’operare per noi pregiatissimo signor Marchese. Il Signore voglia<br />

renderle il merito <strong>di</strong> tutto, ed ella accettar voglia le nuove proteste della mia riconoscenza, ed i più<br />

<strong>di</strong>stinti miei ringraziamenti.<br />

Dal venerato <strong>di</strong> lei foglio intendo la favorevole <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> Monsignore <strong>di</strong> Brescia 1 , per<br />

innoltrare al Governo il mio Ricorso per la fondazione <strong>di</strong> Rovato, ed in pari tempo le gentilissime<br />

<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> lei <strong>di</strong> volerlo stendere per me; ma stimatissimo signor Marchese ella sà quanti<br />

intralci, o <strong>di</strong>rò meglio ritar<strong>di</strong> si trovano in ogni fondazione. Anche questa dunque, ha i suoi non<br />

piccoli, giache essendomi abboccata, dopo aver avuto l’onore <strong>di</strong> veder lei, colla buona fondatrice 2 ,<br />

questa mi rese conto dello stato attuale delle cose, ed io desidero che prima d’ogni altra cosa estinto<br />

venga ogni debito da essa incontrato per i piccoli ristaurj eseguiti, ed a tale oggetto le eseb<strong>ii</strong> se<br />

vuole venire da noi; oltre <strong>di</strong> che fin’ora non vi sono che tre soggetti per quella fondazione accettati,<br />

compresa la fondatrice, e quantunque creda che un’altra figlia accetterò per Rovato strada facendo<br />

nel mio ritorno a Verona, qualche altra compagna ci vuole per mettere quella Casa in attività.<br />

Dietro tutti questi riflessi adunque trovo necessario <strong>di</strong>fferire ancora a presentare il Ricorso,<br />

nel quale non saprei nominare soggetti, che ancora non ho, e mi pare che vedendo la cosa ancora<br />

lontana sarebbe un esporsi col fare una domanda tanto anticipata al Governo. Ritenendomi dunque<br />

in quel <strong>di</strong>ritto che l’inarivabile <strong>di</strong> lei carità da tanto tempo si compiacque darmi sulla <strong>di</strong> lei<br />

assistenza, mi riservo quando verrò a Milano se lo vorrà il Signore, nell’incontro degli Esercizj<br />

delle Dame a seco lei combinare la cosa in voce, ed intanto le rinnovo i miei piu <strong>di</strong>stinti<br />

ringraziamenti.<br />

A Dio piacendo conto mercole<strong>di</strong> 21 corrente partire per Verona, prima che la stagione<br />

maggiormente si innoltri.<br />

Voglia continuarmi la <strong>di</strong> lei bonta, ed assicurandola delle povere nostre orazioni, altro non<br />

mi resta se non che <strong>di</strong> pregarla <strong>di</strong> volermi credere colla massima venerazione<br />

Di lei pregiatissimo signor Marchese<br />

Bergamo li 14 novembre 1827<br />

Devotissima Obbligatissima Ubbi<strong>di</strong>entissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> 3<br />

1 Mons. Nava Gabrio Maria, Vescovo <strong>di</strong> Brescia (Ep. II/2, lett. 786, n. 3, pag. 969).<br />

2 Margherita Caprini (Ep. II/2, lett. 809, n. 3, pag. 1015).<br />

3 NB. Autografa solo la firma.


[Milano , novembre 1833]<br />

A DON TAVECCHI<br />

823(Milano#1833.11.**)<br />

Il Curato <strong>di</strong> Rovato aveva chiesto alla <strong>Canossa</strong> se avrebbe accettato, tra le attività dell‟istituto, anche<br />

l‟orfanatrofio. La risposta è negativa, perché quel particolare ramo non entra nel piano della Regola.<br />

V G e M Veneratissimo signor Curato<br />

Mi ritardai sin quì l’onore ed il vantaggio <strong>di</strong> scrivere a Vostra Signoria Molto Illustre e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima non solo per le molteplici mie occupazioni, ma anche perche senza replicarle tanti<br />

<strong>di</strong>sturbi voleva nello stesso tempo essere al caso <strong>di</strong> darle la risposta già intesa dopo aver<br />

consul(t)ato chi per me stà in luogo <strong>di</strong> Dio.<br />

Prima però <strong>di</strong> entrare in questo argomento mi permetta <strong>di</strong> ringraziarla <strong>di</strong>stintamente del<br />

frontespizio dei libri ch’ebbe la bontà <strong>di</strong> favorirmi <strong>di</strong> cui appunto adesso potrò approfittare<br />

trovandomi a Milano da circa quin<strong>di</strong>ci giorni.<br />

Veniamo adesso al nostro affare, già la risposta è quale me la figurava cioè negativa<br />

relativamente alle orfane. Li varj Rami <strong>di</strong> carità dall’Istituto abbracciati, l’essere l’Istituto nascente<br />

in ogni luogo, lo scarso numero <strong>di</strong> compagne relativamente ai bisogni delle Case stabilite, ed alle<br />

ricerche che vengono fatte, il non essere il Ramo delle orfane uno <strong>di</strong> quelli che noi esercitiamo,<br />

tutto unitamente fece risolvere i Superiori a giu<strong>di</strong>care impossibile l’accettare quell’impegno.<br />

L’assicuro che quantunque io pure così giu<strong>di</strong>cassi pure per la venerazione che ho per Vostra<br />

Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima ho un pò <strong>di</strong> pena nell’atto che mi faccio un dovere <strong>di</strong><br />

significarglielo.<br />

Ho avuto la consolazione <strong>di</strong> sapere nuova dell’esito felice dell’esame della buona Checchina<br />

1 la quale lo significò alla mia Cristina. Per certa combinazione questa lettera ci pervenne<br />

recentemente e quasi stavamo con qualche pena. Non posso pero chiaramente comprendere se<br />

anche l’ottima signora Margherita 2 sia stata esaminata essa pure.<br />

Perdoni la libertà ma mi faccia la grazia de miei più cor<strong>di</strong>ali complimenti si all’una che<br />

all’altra unendosi pure le mie congratulazioni. Rapporto poi a quella giovane Teodora...<br />

________________________<br />

NB. La minuta, che è senza data e che non presenta alcun autografo della <strong>Canossa</strong>, rimane interrotta<br />

e incompleta.<br />

1 Francesca Luca (Ep. III/2, lett. 1426, n. 2, pag. 882).<br />

2 Margherita Caprini (Ep. II/2, lett. 809, n. 3, pag. 1015).


A DON TAVECCHI<br />

824(Verona#1833.11.29)<br />

Son intervenuti per Rovato dei contrattempi e anche dei malintesi. Don sercizi e lo stesso Curato Tavecchi<br />

avevano detto, l‟uno al Conte Luca Passi, l‟altro alla novizia Margherita Caprini, che sarebbe stato meglio<br />

inse<strong>di</strong>are a Rovato un sercizi o o. Ora le nuove richieste da parte <strong>di</strong> entrambi, rivolte alla <strong>Canossa</strong>, la<br />

lasciano perplessa, tanto più che i mezzi <strong>di</strong> sussistenza per le religiose non sono sufficienti. La Marchesa è<br />

quin<strong>di</strong> ora del parere <strong>di</strong> anticipare la fondazione a Brescia e, sistemata quella, venire ad un‟ultima decisione<br />

per Rovato. E‟ questa l‟ultima lettera reperita per Rovato.<br />

Veneratissimo signor Curato<br />

Non so neppur io quanti giorni sono ch’io desidero <strong>di</strong> scrivere alla Signoria Vostra Molto Illustre e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima ma tanti furono i miei imbarazzi, che non potei mai riuscirvi.<br />

Approfitto <strong>di</strong> questo momento <strong>di</strong> libertà e prima <strong>di</strong> tutto vivamente la ringrazio della pregiata<br />

sua lettera da me ricevuta a Brescia e <strong>di</strong> tutti que lumi <strong>di</strong> cui mi favorisce.<br />

Io però veneratissimo signor Curato approfittando della conosciuta bonta <strong>di</strong> lei mi trovo<br />

desiderosa <strong>di</strong> raccontarle can<strong>di</strong>damente alcune cose <strong>di</strong> cui non credetti poter parlare quand’ella fu a<br />

favorirmi a Bergamo siccome non ne feci cenno neppure col signor Don Carlo Angelini 1 che prima <strong>di</strong><br />

lei ebbi il vantaggio <strong>di</strong> riverire a Milano.<br />

Sappia dunque, che quando passai questo settembre da Brescia, l’ottimo signor Carlo<br />

Manziana 2 mi propose ivi una fondazione. Per quanto credessi che piantandosi una nostra Casa in<br />

Brescia avrebbe potuto riuscire <strong>di</strong> gloria maggiore <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong> quello che fosse mettendola a Rovato<br />

siccome già sapeva che quest’estate il signor Giuseppe Angelini 3 essendo stato in assenza mia a Verona<br />

aveva detto a Cristina, che forse sarebbe stato maggior bene per Rovato il mettervi le orfane piuttosto<br />

che le Figlie della Carità, mi presi tempo per risolvere sinchè verificava meglio il sentimento <strong>di</strong> questo<br />

ed il suo. Per tale oggetto bramava io ch’ella mi favorisse della sua compagnia nel mio passaggio sino a<br />

Bergamo per consultarla in unione del signor Don Angelini, che come sa allora ivi pre<strong>di</strong>cava.<br />

La mia lettera a lei giunse troppo tar<strong>di</strong> e per ciò cercai <strong>di</strong> sapere ciò che ne giu<strong>di</strong>cavano<br />

separatamente. Giunta a Bergamo feci sapere al signor Don Giuseppe la mia brama <strong>di</strong> parlargli e lo<br />

stesso mi mandò a <strong>di</strong>re dal signor Conte Luca Passi 4 che giu<strong>di</strong>cava meglio per Rovato le orfane.<br />

Giunta a Milano mi scrissero le compagne ch’ella era stata a trovare la buona Caprina 5 e che<br />

aveva detto a questa e a Cristina, che giu<strong>di</strong>cava meglio le orfane. Ricevei pure a Milano una lettera del<br />

signor Manziana che mi <strong>di</strong>ceva che avevano trovato il locale ed entrammo in trattativa. Quando ella mi<br />

<strong>di</strong>ede il vantaggio <strong>di</strong> riverirla a Bergamo con somma mia sorpresa la trovai cangiata d’opinione, e si<br />

ricorderà, che quando ella mi <strong>di</strong>sse, che certamente sarebbe maggior Gloria <strong>di</strong> Dio se si facesse una<br />

nostra Casa a Brescia piuttosto che a Rovato, io le risposi che sino allora da Brescia non aveva avuto<br />

altro che buone parole com’era vero, non sapendo in quale stato fossero le trattative. Intanto io cercai<br />

anche, come pure le <strong>di</strong>ssi, <strong>di</strong> verificare quanto potevano avere i quattro soggetti destinati per Rovato<br />

per conoscere se vi fosse stato modo da eseguire la fondazione, ma trovai, che siamo lontani molto più,<br />

che com’ella ben sà quando si viene a stringere, spesso vi è molto da combattere, per avere anche il<br />

proprio.<br />

1 Don Carlo Angelini, prevosto <strong>di</strong> Rovato (Ep.II/2, lett. 797, n. 3, pag. 983).<br />

2 Carlo Manziana (Ep. II/2, lett. 786, n. 1, pag. 969).<br />

3 Don Giuseppe Angelici (Ep.II/2, lett. 797, n. 3, pag. 983).<br />

4 Conte Luca Passi, missionario apostolico e fondatore dell’Istituto <strong>di</strong> S. Dorotea (Ep. II/2, lett. 711, n. 7, pag. 788).<br />

5 Margherita Caprini (Ep. II/2, lett. 809, n. 3, pag. 1015).


Al mio passaggio da Brescia mi fecero conoscere sempre più le cose e dopo aver io tutto<br />

billanciato consigliato, e maturato accettai la fondazione <strong>di</strong> Brescia colle con<strong>di</strong>zioni da me credute<br />

opportune. Io le <strong>di</strong>co tutto Vostra Signoria e prima <strong>di</strong> tutto perchè sentendone parlare ella sappia<br />

precisamente la cosa, in secondo luogo per confermarle poi che per mia parte sono nell’eguale<br />

<strong>di</strong>sposizione ch’io le <strong>di</strong>ssi <strong>di</strong> fare tutto quello che posso anche per Rovato cercando possibilmente <strong>di</strong> far<br />

quello che possa essere il maggior suo bene. Senta anche a questo proposito un mio pensiero. Io vedo<br />

che ci troviamo parlando <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong> sussistenza, assai ristretti per qualsiasi opera si volesse piantare<br />

anzi impossibilitati <strong>di</strong> farlo per ora se non si accrescono. Il veneratissimo signor Don Gaetano Milesi 6<br />

per poter facilitare ci aveva proposto una certa giovanetta Menoni la quale <strong>di</strong>ceva egli avere gran mezzi<br />

colla con<strong>di</strong>zione che dovesse essere questa per Rovato.<br />

Quando questa figliuola fu a fare i santi esercizj a Bergamo non parve alle compagne scoprire in<br />

essa una certa attitu<strong>di</strong>ne ed apertura che ci vuole pel servizio dell’Istituto. Forse potrebbe ciò sembrare<br />

per la timi<strong>di</strong>tà della figlia, e mi <strong>di</strong>cono che il signor Don Gaetano così ne senta. Io pensava dunque, che<br />

col prossimo gennaio abbiamo quì in Verona un nuovo corso <strong>di</strong> educazione per le maestre. Le<br />

propongo dunque se credesse <strong>di</strong> approfittarne e metterla in qualità <strong>di</strong> maestra, con questo passo<br />

qualunque sia il pensiero della giovane verrebbe educata, e se sarà capace si costruirà in tutto quello,<br />

che non sapesse. Potrebbe questa in qualche modo provare se non la Religione almeno il Ritiro in<strong>di</strong>,<br />

compito il corso dell’educazione, ritornata la figlia alla propria casa potrebbe deliberare intorno<br />

all’elezione del suo stato ed essendo come pare da quanto sento chiamata allo stato verginale potrassi<br />

allora vedere il miglior bene <strong>di</strong> Rovato qual possa essere veramente, ed a quello appigliarsi.<br />

Mi assicurano che a Brescia si troveranno delle aspiranti in gran numero. Se possiamo ivi<br />

stabilirci potremo assistere nel modo migliore anche Rovato. Eccole il mio pensiero, veneratissimo<br />

signor Curato.<br />

Mi faccia la grazia con pari can<strong>di</strong>dezza <strong>di</strong>rmi ciò che gliene pare, s’è o non è persuaso. Se la<br />

cosa la crede combinabile ed in caso affermativo qual tempo. E’ supperfluo che glielo raccoman<strong>di</strong> ma<br />

maturiamo tal cosa pure con molta orazione. Non si <strong>di</strong>mentichi neppure <strong>di</strong> me ne della secrettaria 7 della<br />

quale come della nostra carissima Caprina le presento i rispetti, ed intanto colla maggiore, e più<br />

rispettosa venerazione passo a segnarmi.<br />

[Verona] 29 novembre 1833<br />

______________________<br />

NB. Minuta con qualche brevissima correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

6 Don Gaetano Milesi, parroco <strong>di</strong> Breno ( Ep. II/2, lett. 821, n. 2, pag. 1035).<br />

7 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).


APPENDICE<br />

DA MONS. NAVA<br />

A 119(Brescia#1824.01.30)<br />

Desideroso <strong>di</strong> avere in Diocesi l‟Istituto delle Figlie della Carità, il Vescovo <strong>di</strong> Brescia prega la <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong><br />

voler assecondare i desideri <strong>di</strong> Margherita Caprini.<br />

N. 105<br />

Brescia li 30 gennaio 1824<br />

La signora Margherita Caprina <strong>di</strong> Rovato con lettera del giorno 26 scadente mi avvisa d’avere posto a<br />

<strong>di</strong> lei <strong>di</strong>sposizione la propria sua casa provveduta della necessaria mobiglia, e la propria persona col<br />

rispettivo mantenimento affinché ella vi stabilisca l’Istituto da lei fondato delle Figlie della Carità.<br />

Desiderando io pure <strong>di</strong> vedere nella mia Diocesi introdotto un Istituto che sul fondamento del santo<br />

amore e timor <strong>di</strong> Dio si consagra al bene del prossimo, sono a pregarla fervorosamente affinché voglia<br />

accettare la preghiera ed offerta dell’anzidetta signora Caprina, assumendosi il penoso incarico <strong>di</strong><br />

fondare il sullodato Istituto in Rovato nell’anzidetta casa col sovrano beneplacito.<br />

Starò in attenzione del favorevole suo rescritto onde poter dare l’ulteriore movimento<br />

N. 105<br />

Alla Signora MADDALENA<br />

Marchesa <strong>di</strong> CANOSSA<br />

VERONA<br />

Sono con perfetta stima e riconoscenza<br />

Gabrio Maria Vescovo<br />

Strettamente ufficiale<br />

(Timbro rotondo)<br />

CURIA VESCOVILE DI BRESCIA


DAL MARCHESE CASATI<br />

A 120(Milano#1827.08.08)<br />

Il Marchese Casati ha convinto il Vescovo <strong>di</strong> Brescia a chiedere, a nome della <strong>Canossa</strong> e in conseguenza del<br />

dono da lei avuto <strong>di</strong> una casa in Rovato, la concessione governativa <strong>di</strong> una fondazione <strong>di</strong> Figlie della Carità in<br />

quella località bresciana. Aggiunge altre <strong>di</strong>rettive per compilare la pratica e si offre alla Marchesa come suo<br />

segretario per la stesura <strong>di</strong> essa.<br />

Veneratissima Signora Marchesa<br />

Sono alla Certosina 1 e ritrovo il corriere che si trattiene ancora un’istante onde possa scriverle poche<br />

righe. Ho ossequiato Monsignor Vescovo <strong>di</strong> Brescia 2 in <strong>di</strong> lei nome, e gli ho significato i <strong>di</strong> lei senti<br />

menti rapporto all’assenso da implorarsi dal Governo per la fondazione <strong>di</strong> Rovato: ed egli è <strong>di</strong>sposto a<br />

chiederlo in <strong>di</strong> lei nome come avevamo insieme già combinato. Rimane quin<strong>di</strong> che tosto ch’ella avrà<br />

stipulato l’istromento <strong>di</strong> donazione del locale l’accompagni con suo ricorso a Monsignore esponendogli<br />

come in conseguenza dell’eccitamento da esso avuto potrà accennare la data della lettera da lui scrittale<br />

ella ha aderito all’istanze della benefattrice e che avendo ottenuto il dono del locale da lei riconosciuto<br />

opportuno sarebbe in grado <strong>di</strong> potervi. stabilire una Casa dell’Istituto colle in<strong>di</strong>vidue <strong>di</strong> cui le potrebbe<br />

unire l’elenco, e che quin<strong>di</strong> ne chiede la <strong>di</strong> lui autorizzazione e insieme la grazie che le ottenga dall’I.R.<br />

Governo l’approvazione appoggiato al Dispaccio <strong>di</strong> Sua Maestà 3 in cui venne approvato per ambedue i<br />

Regni Lombardo e Veneto. Se ella crede. favorendomi i materiali, me le offro come segretario a sten<br />

derile la minuta del Ricorso sulle traccie <strong>di</strong> quello compilato per Bergamo, e glielo rimetterò.<br />

Il corriere vuoi partire: mi raccomando alle <strong>di</strong> lei orazioni e me le protesto<br />

Milano 8 agosto 1827<br />

A Sua Eccellenza<br />

La signora Marchesa <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

Direttrice delle Figlie della Carità<br />

BERGAMO<br />

Divotissimo Obbligatissimo Servitore Osservantissimo<br />

Francesco Casati<br />

1 La casa grande <strong>di</strong> Milano (Ep. I, lett. 337, n. 1, pag. 524).<br />

2 Mons. Nava Gabrio Maria, Vescovo <strong>di</strong> Brescia (Ep. II/2, lett. 786, n. 3, pag. 969).<br />

3 Francesco I, imperatore (Ep.I, lett. 283, n. 2, pag. 422).


PRESENTAZIONE<br />

MASSA<br />

Il Ducato <strong>di</strong> Massa Carrara, nel 1823, era in possesso della Principessa Maria Beatrice d’ Este, vedova<br />

dell’Arciduca Fer<strong>di</strong>nando d’Asburgo-Lorena, zio dell’Imperatore Francesco I.<br />

Vi si stava istituendo una nuova Diocesi e, poichè Massa era piuttosto turbolenta ed irrequieta e, assai in<strong>di</strong>fferente<br />

nel carnpo religioso, la Principessa aveva chiesto al Sommo Pontefice Leone XII una guida ben dotata, che sapesse capire le<br />

esigenze delle nuove generazioni degli Stati Italiani. Erano esse ormai insoffercnti <strong>di</strong> soggezioni straniere e, nell ‘ombra,<br />

cercavano <strong>di</strong> costruire una propria identità politica e giuri<strong>di</strong>ca.<br />

A Milano c’era una personalità spiccata, ricca <strong>di</strong> un potenziale intellettuale ed affettivo assai notevole, Mons.<br />

Francesco Maria Zoppi, che da quin<strong>di</strong>ci anni reggeva come Prevosto, la grande parrocchia <strong>di</strong> Santo Stefano .A lui Leone<br />

XII aveva chiesto ed ottenuto l’assenso.<br />

Il 23 novembre 1823, lo Zoppi era stato consacrato vescovo a Roma (Cf. I, ind. an.) e nel 1824, aveva raggiunto il<br />

nuovo campo <strong>di</strong> missione.<br />

La ricchezza spirituale del nuovo Presule avrebbe potuto affrontare e superare gli innumeri ostacoli, che si<br />

frapposero subito al suo lavoro, sofferto ed accettato con donazione evangelica. Quasi tutte le sue iniziative però urtavano<br />

contro mentalità impreparate o volutamente sospettose, per cui lo Zoppi aveva sentita urgente, la necessità <strong>di</strong> una<br />

collaborazione, che già conosceva come antidoto spesso risolutivo.<br />

Si era così rivolto alla <strong>Canossa</strong>, e in una lettera dell’agosto 1823 le aveva annunciato che stava cercando un locale<br />

adatto per dar inizio ad una fondazione <strong>di</strong> Figlie della Carità.<br />

La Marchesa si era mostrata subito <strong>di</strong>sponibile e la sua lettera del 28 agosto dà inizio a quel dossier, abbastanza<br />

nutrito, che dà l’impressione <strong>di</strong> una insistente preoccupazione materna, che inverte la posizione dei due protagonisti.<br />

A Milano, Monsignor Zoppi era padre spirituale, sostegno morale, guida illuminata e illuminante, atta a risolvere<br />

tutte le <strong>di</strong>fficoltà della fondatrice, non solo per le Case della metropoli lombarda, ma anche per quelle degli altri centri, dove<br />

ormai ferveva l’opera delle Figlie della Carità. A Massa, il Vescovo era il padre dolorante, che avvertiva e portava a fatica<br />

in sofferenze fisiche e morali per una Diocesi tanto <strong>di</strong>ffici!e, e la <strong>Canossa</strong> era <strong>di</strong>venuta la consolatrice, la trepida cirenea,<br />

che cercava la strada per arrivare a lui e sostenerlo, aiutarlo, rasserenarlo.<br />

La sua corrispondenza va solo dal 1824 al 1828; e poiché lo Zoppi era rimasto a Massa fino al 18332, rinunciando<br />

poi a quella Diocesi per tornare a Milano, vescovo titolare <strong>di</strong> Gera e canonico della cattedrale fino al suo ultimo ritiro a<br />

Cannobio, evidentemente il dossier è incompleto. E’ tuttavia sufficiente per seguire i tentativi del Vescovo <strong>di</strong> organizzare in<br />

Diocesi un Istituto <strong>di</strong> Figle della Carità, assecondato da programmazioni sostitutive della <strong>Canossa</strong> che cercava, in qualche<br />

modo, <strong>di</strong> risolvere il <strong>di</strong>fficile problema del Prelato.<br />

Forse il non trovare una sede adatta, in quasi nove anni <strong>di</strong> ricerca, ha un significato <strong>di</strong>verso: forse era un non<br />

volerla trovare, perché lui stesso <strong>di</strong>lazionava, avvertendo che non avrebbe potuto reggere a lungo in un ambiente quasi<br />

ostile.<br />

La <strong>Canossa</strong> però trova, nel frattempo, un ripiego: consiglia lo Zoppi <strong>di</strong> mandare a Milano — sede che sarà poi<br />

cambiata con Verona — quattro giovani, atte ad essere istruite e preparate all’assistenza religiosa e scolastica dei ragazzi,<br />

così da sostituire, in qualche modo, l’ opera delle Figlie della Carità.<br />

Poìchè poi subentrano <strong>di</strong>versi intralci all’arrivo delle prescelte, ridotte a tre, le lettere su questo argomento non<br />

sono poche, ma, più che altro, ogni missiva della <strong>Canossa</strong> ha lo scopo <strong>di</strong> informare il Vescovo lontano della crescita del suo<br />

Istituto, così che egli se ne senta sempre padre, e si senta meno isolato.<br />

A Massa, o a Milano, lo Zoppi è sempre il valido consigliere, al quale la Marchesa sottopone le sue dubbiosità.<br />

L’ultima lettera del dossier è la richiesta dell’in<strong>di</strong>rizzo del Prelato, che è in viaggio verso Roma, perché la <strong>Canossa</strong><br />

teme <strong>di</strong> avere urente bisogno del suo aiuto: è, a sua volta, sulle mosse per Coriano, quel centro della Romagna, che l’attira e<br />

l’angustia insieme ( Cf. Aff. Coriano)


A MONS. ZOPPI<br />

825(Milano#1824.08.28)<br />

Il Vescovo <strong>di</strong> Massa, Monsignor Zoppi, sta cercando un locale adatto per una possibile fondazione <strong>di</strong> Figlie<br />

della Carità nella sua Diocesi. e intanto la <strong>Canossa</strong>, che lo sa sofferente fisicamente e moralmente, lo conforta e<br />

si <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong>sponibile ad essergli <strong>di</strong> aiuto.<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Finalmente posso io stessa darmi l'onore <strong>di</strong> scrivere a Vostra Signoria Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima. Pare una combinazione singolare, che a Milano non abbia mai da star bene. Basta<br />

siamo contenti <strong>di</strong> tutto quello, che fa il Signore; adesso già stò meglio onde comincio a parlarle subito<br />

<strong>di</strong> ciò, che più importa. L'amica Durini 1 , la quale si và giornalmente rimettendo, mi comette <strong>di</strong><br />

presentarle i più <strong>di</strong>stinti suoi rispetti, e risponderà poi al Veneratissimo <strong>di</strong> Lei foglio, che mi parve le<br />

sia riuscito <strong>di</strong> gran conforto. Credo si tratterrà a Fabbrica 2 sino verso la metà <strong>di</strong> settembre.<br />

Intesi poi con molto <strong>di</strong>spiacere dal degnissimo <strong>di</strong> Lei fratello, Signor Commissario, trovarsi Ella<br />

tratto, tratto incomodata da flussioni, ed ora anche da male <strong>di</strong> gola.<br />

Mi perdoni se mi prendo la libertà <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle, che si riguar<strong>di</strong> dal dormire in camera posta a<br />

tramontana, e siccome sento trovarsi Ella in fabbrica, non si trattenga in situazioni umide, e <strong>di</strong> fresco<br />

lavoro. Da quanto Ella si degna manifestarmi della <strong>di</strong> Lei situazione, pare a me, che la sanità se le<br />

renda sempre più necessaria, non solo per sostenere tanti pesi da cui facilmente comprendo trovarsi<br />

Ella aggravata, ma altresì perché colla salute potrà superare più facilmente le angustie, che i bisogni del<br />

<strong>di</strong> Lei popolo non potranno a meno <strong>di</strong> non eccittare in chi ha tanto zelo, e tanta carità. Monsignore<br />

Reveren<strong>di</strong>ssimo chiaramente si vede, che il Signore vuole santificarla, per carità si <strong>di</strong>a coraggio, il<br />

Signore certamente bene<strong>di</strong>rà tante pastorali <strong>di</strong> Lei cure, e fatiche.<br />

Rapporto a me, Ella sà, che non so <strong>di</strong>re belle cose, ma si assicuri, che sono, e col <strong>di</strong>vino ajuto<br />

sarò sempre la stessa, <strong>di</strong>spostissima a prestare la miserabile mia opera per servir Lei, ed il suo popolo,<br />

quando il Signore ce ne apra la strada. Può ben credere che <strong>di</strong>sposta come sono a servire ogni Prelato,<br />

ed ogni popolazione bisognosa, doppiamente per venerazione, persuasione, rispetto, e riconoscenza lo<br />

sono per servir Lei, ed un popolo, che sento bisognoso, e che credo più docile, e più atto a dar frutto <strong>di</strong><br />

molti altri.<br />

Vorrei essere nella situazione, che era prima <strong>di</strong> cominciare la fondazione <strong>di</strong> Verona per poter<br />

prestarmi in ogni modo, ma Ella conosce la mia situazione, come i miei desiderj.<br />

Mi unirò a Lei nel confidare nel Signore, e nella quasi onnipotente intercessione <strong>di</strong> Maria. Chi<br />

sà, che sino ch'Ella possa ottenere il locale, e che venga riattato, Dio non apra qualche mezzo, o strada<br />

anche pel rimanente. Io sono com'Ella ben sà miserabilissima <strong>di</strong>nnanzi a Dio, però come posso non<br />

mancherò <strong>di</strong> supplicamelo, come <strong>di</strong> significare a Lei altresì in progresso qualunque cosa potessi<br />

conoscere atta a facilitare la fondazione.<br />

Rapporto ai Conti Passi 3 non mancai, subito ricevuta la pregiatissima <strong>di</strong> Lei lettera a Bergamo,<br />

<strong>di</strong> far pregare il Conte Marco <strong>di</strong> venire da me.<br />

Mi promise egli una risposta definitiva, ed anzi prima <strong>di</strong> ammalarmi ritornai a darmi l'onore <strong>di</strong><br />

scriverle sempre aspettando tale risposta, ma avendo piaciuto al Signore <strong>di</strong> chiamare a se una giovane<br />

damina Passi sposa da due anni, tal morte mise in una tal desolazione tutta quella famiglia, che più non<br />

1 Contessa Carolina Durini, amica <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> ( Ep. I, lett. 2, pag. 6).<br />

2 Fabbrica, dove si trovava la villa <strong>di</strong> Carolina Durini (Ep. I, lett. 329, n. 1, pag. 512.)<br />

3 Famiglia dei Conti Passi (Ep. II/1, lett. 571, n. 1, pag. 408).


mi scrissero, né io non ebbi più coraggio <strong>di</strong> scriver loro. Già poca speranza mi restava dopo l'ultimo<br />

abboccamento col Conte Marco tenuto su tale oggetto.<br />

Non faceva loro <strong>di</strong>fficoltà l'incontrare a proprie spese il viaggio, ma il dover corrispondere ai<br />

Parochi dove anderebbero a pre<strong>di</strong>care il loro mantenimento, formava loro una massima <strong>di</strong>fficoltà, che a<br />

mio credere resterà insuperabile. Sù <strong>di</strong> cio pure se avrò qualche consolante notizia mi onorerò <strong>di</strong><br />

significargliela. Ricevetti negli scorsi giorni una al solito paterna lettera dalla persona a cui Ella si<br />

compiacque portare l'anno scorso quei libri. Mi mandò alcune carte <strong>di</strong> grazie, che mi vengono<br />

concedute, però l'articolo maggiore non è ancora stabilito, ma mi assicura della piena persuasione del<br />

Capo Supremo, della persuasione sua propria, e <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> alcuni altri suoi fratelli.<br />

Per questa volta dovrò contentarmi d'implorare la sacra <strong>di</strong> Lei bene<strong>di</strong>zione per me, e per tutto<br />

l’Istituto, non permettendomi le poche mie forze <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondermi maggiormente. Per atto <strong>di</strong> carità non si<br />

<strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> me nelle sante <strong>di</strong> Lei orazioni, e voglia essere certa, che sono, e sempre mi troverà quale<br />

ossequiosamente col massimo rispetto mi segno<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Milano li 28 agosto 1824<br />

MILANO<br />

VOGHERA<br />

All'Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Monsignor Francesco Maria Zoppi<br />

Vescovo degnissimo <strong>di</strong> Massa e Carrara<br />

GENOVA per<br />

MASSA<br />

4 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> la sola firma.<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 4


A MONS. ZOPPI<br />

826(Verona#1824.06.**)<br />

Le nuove fondazioni delle Figlie della Carità: Trento, Casa nuova <strong>di</strong> Milano, Ospedale delle Convalescenti a<br />

Venezia, Burano, vanno al rallentatore, anche se avanzano. La <strong>Canossa</strong> dà notizie <strong>di</strong> tutte.<br />

V. G. e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Se la invariabile bontà <strong>di</strong> Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima non si fosse<br />

compiaciuta scrivendo ultimamente alla buona Elena 1 <strong>di</strong> darmi coraggio, io non avrei certamente ar<strong>di</strong>to<br />

adesso incomodarla co' miei caratteri per quanto desiderassi presentarle le proteste del mio rispetto,<br />

come quelle della sempre viva mia riconoscenza. Aspettava bensì una qualche concludente risposta da<br />

quella persona, a cui Ella favorì consegnare que' nostri libri per avere un plausibile pretesto da farlo.<br />

Ma poiché degnasi Ella permettermelo in ogni modo, voglia esser certa non solo della mia illimitata<br />

venerazione, ma anche della continua memoria delle tante mie obbligazioni.<br />

Ebbi però in questo tempo la compiacenza <strong>di</strong> sentire da Milano le <strong>di</strong> Lei notizie e <strong>di</strong> essere<br />

assicurata della continuazione della buona <strong>di</strong> Lei salute. Spero che proseguirà questa bene anche al<br />

presente e supplico la bontà del Signore a volere spargere le più copiose bene<strong>di</strong>zioni non solo sopra <strong>di</strong><br />

Lei, ma altresì sulle molteplici opere, che in una novella Diocesi ella avrà da eseguire. Rapporto poi a<br />

noi Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima non aveva bisogno <strong>di</strong> farmi <strong>di</strong>re la <strong>di</strong> Lei<br />

propensione pel minimo nostro Istituto. Troppe sono le prove <strong>di</strong> fatto, che in ogni tempo la <strong>di</strong> Lei carità<br />

ce ne <strong>di</strong>ede e la supplico a non volersi prendere sù <strong>di</strong> ciò la pena più piccola. Pare, che Maria<br />

Santissima faccia andare in lungo ogni trattato <strong>di</strong> fondazione novella io penso per dar tempo ad uno<br />

stabilimento maggiore delle Case già erette. Ella sà quanti passi erano innoltrati per quella <strong>di</strong> Trento<br />

eppure si trova ancora nello stato in cui era quand'Ella si trovava ultimamente a Milano. Solo alcuni<br />

giorni sono dopo l'approvazione data dalla Santa Sede a quel Principe Vescovo 2 si degnò egli farmi<br />

significare le gentili e favorevoli <strong>di</strong> lui <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> favorirci, cosa la qual dovrebbe dare eccitamento<br />

ad una più sollecita conclusione. Già per me non saprei desiderare altro se non, che l'adempimento del<br />

<strong>di</strong>vino volere.<br />

Se altro non succede penso entro il corrente mese recarmi a Milano sembrando da quanto mi<br />

scrivono, che potrassi circa quest'epoca eseguire il traslocamento nostro nella Casa novella 3 . Frattanto<br />

mi ritrovo in Verona ritornata appena da Venezia dove nella novena della Pentecoste fecero da noi<br />

quelle buone Dame i Santi Esercizj che frequentarono in maggior numero degli altri anni. E se ne<br />

<strong>di</strong>mostrarono contente in modo che mi lasciarono luogo <strong>di</strong> sperare che tale Ramo in quella città possa<br />

considerarsi per istabilito, anzi proposero per l'anno venturo <strong>di</strong> farli fare contemporaneamente in una<br />

capella annessa al monastero nostro anche a loro barcajuoli.<br />

L 'affar pure dell'Ospitale delle Convalescenti 4 sembra incamminarsi assai bene, ma penso che<br />

ad eseguirlo ci vorrà un po' <strong>di</strong> tempo, perché già il <strong>di</strong>avolo vorrà fare le sue <strong>di</strong>ffese. Anche la mia<br />

povera isola <strong>di</strong> Burano è ritornata in campo. Monsignor Patriarca, il Provicario <strong>di</strong> Venezia, il Parroco<br />

ed i Deputati dell’isola me ne fanno premura. Mi esebiscono un monastero con Chiesa aperta, ed<br />

uffiziata.<br />

Il paese si offre d'acquistare e ristaurare il locale, ma poi nient'altro. Non v'ha dubbio che così<br />

1 Elena Bernar<strong>di</strong> (Ep. I, lett. 278, n. 2, pag. 411).<br />

2 Mons. Luschin Francesco Saverio, principe vescovo <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n 5, pag. 626).<br />

3 In Via della Chiusa (Ep. I, lett. 337, n. 1, pag. 524).<br />

4 Cf. Aff. Ospedale delle Convalescenti (Ep. II/2, lett. 1590, n. 5, pag. 1224).


poveri fanno molto, ma io non ho avuto coraggio né d'impegnarmi mancandomi sin qui i soggetti, né <strong>di</strong><br />

rifiutarmi per gli eccessivi bisogni e per le premure assolute che me ne fecero i Superiori. Faccia anche<br />

in questo il Signore la santissima <strong>di</strong> Lui volontà, e la carità <strong>di</strong> Vostra Signoria Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima voglia assistermi coll'orazione.<br />

Il nostro Superiore <strong>di</strong> Venezia è <strong>di</strong> parere che, compito nel modo che potrò lo stabilimento<br />

nostro in Milano, qui mi restituisca per mettere a tutto punto <strong>di</strong> Regola questa primiera Casa<br />

dell'Istituto giacché pare che l'attuale numero nostro lo possa quì permettere, tanto che se il Signore<br />

volesse <strong>di</strong>sporre della mia vita vi sia una Casa che possa servir <strong>di</strong> norma alle altre. Non creda per<br />

questo che abbia adesso male, che anzi stò meglio assai <strong>di</strong> quello che stava prima <strong>di</strong> andare a Venezia.<br />

Allora mi trovava incomodata pareva seriamente, ma adesso sono rimessa al mio solito. Vivo per altro<br />

certa che non vorrà ella <strong>di</strong>menticarsi dell'anima mia <strong>di</strong>nnanzi al Signore che voglia usarmi un giorno la<br />

sua grande misericor<strong>di</strong>a.<br />

Non vorrei abusare della <strong>di</strong> Lei sofferenza con tante mie ciarle, ma che ho da <strong>di</strong>re quando comincio a<br />

trattare con Lei non sono capace <strong>di</strong> regolarmi se non che nel modo che sempre feci cioè col cuor in<br />

mano. Accetti Ella nonpertanto le umili proteste del mio rispetto mentre implorando la sagra <strong>di</strong> Lei<br />

bene<strong>di</strong>zione ossequiosamente ho l'onore <strong>di</strong> segnarmi.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

[Verona, giugno 1824]<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> Canosssa Figlia della Carità 5<br />

5 NB. Bella copia con firma autentica. Nell'A.C.R. c'è pure la minuta con varie correzioni autografe<br />

della <strong>Canossa</strong>.


A MONS. ZOPPI<br />

827(Milano#1824.12.03)<br />

Notizie abbastanza <strong>di</strong>ffuse dello svolgersi delle attività nelle due Case <strong>di</strong> Milano, dove <strong>di</strong>fettano solo le<br />

vocazioni.<br />

V .G. e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Milano Santo Stefano 3 <strong>di</strong>cembre 1824<br />

Finalmente eccomi a rinnovare a Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima le proteste del<br />

mio rispetto, ed a proccurarmi l'onore <strong>di</strong> darle le notizie nostre della Casa <strong>di</strong> Santo Stefano 1 dove venni<br />

lo scorso luglio colle Compagne.<br />

Non le <strong>di</strong>rò che la supplico a darmi le sue essendomi già note, proccurandomele io<br />

frequentemente dalle persone che la venerano per compensarmi in qualche modo dell'impossibilità in<br />

cui bene spesso mi pone la moltiplicità delle mie occupazioni <strong>di</strong> scriverle più <strong>di</strong> frequente, come<br />

bramerei. Non creda però che quantunque non la importuni cò miei caratteri, mi <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> quanto le<br />

debbo, e non abbia presente la <strong>di</strong> Lei situazione, che sinceramente mi dà più pena delle angustie mie<br />

proprie. Non manco da miserabile <strong>di</strong> pregare per Lei, e soltanto mi consola il pensiero, che Dio tratta<br />

seco, come fece con tutti gli apostolici Prelati da lui eletti per fondatori <strong>di</strong> novelle Chiese, i quali<br />

generalmente morirono poi tutti santi. Mi rallegro però, che la <strong>di</strong> lei salute si mantenga tra tante fatiche,<br />

e circostanze<br />

Io <strong>di</strong>rò alla <strong>di</strong> Lei bontà che anche la sanità mia sempre debole s'intende è però <strong>di</strong>venuta da un<br />

pò <strong>di</strong> tempo a questa parte assai migliore. Vado pensando voglia con ciò il Signore eccitarmi a lavorare<br />

più <strong>di</strong> quello, che feci sin quì, e mi confermo in questo vedendo che ogni momento sono costretta a<br />

viaggi più piccoli, o maggiori, e che mi si presentano <strong>di</strong>nnanzi occupazioni non piccole. Prima però <strong>di</strong><br />

parlarle <strong>di</strong> ciò a cui mi sembra voglia Dio prepararmi le parlerò delle ora due nostre Case <strong>di</strong> Milano per<br />

cui tanto Llla fece, e per le quali tanto interesse prende la <strong>di</strong> Lei carità.<br />

Dopo l'istallamento dell'Istituto nella Casa della Certosa per varie circostanze e massimamente<br />

per dare alle Compagne un pò <strong>di</strong> luogo a raccogliersi abbiamo passato quasi tutto il mese d'ottobre<br />

senza operare. La scuola poi si aprì soltanto la vigilia <strong>di</strong> San Carlo 2 , e siccome trattasi adesso, che<br />

l'Istituto per quanto si può si stabilisca in ogni sua parte credetti <strong>di</strong> limitarmi pel momento ad un<br />

numero <strong>di</strong>scret...<br />

(NB. La minuta a questo punto rimane interrotta. Su un altro foglio c'è una continuazione <strong>di</strong> notizie, scritte con<br />

calligrafia <strong>di</strong>versa anche se simile, e che lascerebbe supporre si trattasse della medesima minuta. La<br />

collocazione d'archivio è la medesima.)<br />

Si assicuri essere tra le fondazioni una <strong>di</strong> quelle che mi stà a cuore singolarmente, penso però che<br />

per la troppa compiacenza che avrei se dovesse questa effettuarsi, il Signore vorrà prima esser molto da<br />

me pregato.<br />

Mi scrivono da Venezia oggi poi dell'acquisto fatta da que' buoni negozianti <strong>di</strong> una gran parte del<br />

locale che contemporavanno (?) per l'Ospitale delle Convalescenti.<br />

Resterebbe adesso ch'io avessi lo spirito vero, e che lavorassi assai apprendomene il Signore tante<br />

strade Ma per queste più <strong>di</strong> tutte mi raccomando caldamente alla carità delle <strong>di</strong> Lei orazioni.<br />

Dopo averle parlato <strong>di</strong> varj Paesi, convien poi che le <strong>di</strong>ca una parola anche <strong>di</strong> Milano,<br />

1 Casa <strong>di</strong> Milano in via della Chiusa (Ep. I, lett. 337, n. 1, pag. 524).<br />

2 3 novembre.


quantunque la nostra Elena gliene abbia già minutamente dato ragguaglio; non<strong>di</strong>meno penso che la <strong>di</strong><br />

Lei bontà sentirà con maggior piacere la continuazione delle relazioni <strong>di</strong> un'opera, che dopo il Signore,<br />

e Maria Santissima da Lei più che da ogn'altra persona riconosce la sua esistenza. Tutto quì dunque<br />

cammina bene. In questa Casa <strong>di</strong> Santo Stefano 3 trattandosi, che le compagne sono poche io stetti<br />

ferma quanto potei per tenere un numero limitato, e cercare, che quanto si fa, si faccia con or<strong>di</strong>ne, ed<br />

esattezza massimamente che le compagne <strong>di</strong> questa Casa, oltre le altre nostre caritatevoli occupazioni<br />

hanno anche quasi intieramente la visita dell'ospitale.<br />

Alla Certosina poi tenni quanto mi fù possibile ristretto il numero, ma tal è l'affluenza <strong>di</strong> quella<br />

gioventù, che ogni giorno sull'ora dell'istruzione superano le 150. ragazze. Le feste poi credo passino le<br />

400.<br />

Le Compagne <strong>di</strong> quella Casa assistono a tre Dottrine un poche per Chiesa. Ora cominciano a<br />

parlarmi degli Esercizj Spirituali delle Dame, che vanno progettando fare in Quaresima, ma vi sono<br />

tante cose da superare, cominciando dalla possibilità mia <strong>di</strong> qui fermarmi ancora qualche mese come si<br />

renderebbe necessario, che non sò ancora come la cosa terminerà per tal tempo.<br />

Non posso poi <strong>di</strong>rle quanto motivo abbiamo <strong>di</strong> ringraziare il Signore e Vostra Signoria<br />

Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima d'averci dato, giacchè la dovevamo perdere, il Signor Preposto 4 . Dio ha<br />

levato un padre, e ce ne ha dato un'altro.<br />

Tutte si trovano tranquille, e contente. Le vocazioni, come già ella sà che sempre mi aspettavo,<br />

sono poche, pochissime, anzi parlando del momento nessuna. Faccia il Signore la santissima <strong>di</strong> Lui<br />

volontà. Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore Ella <strong>di</strong>rà, che sono stata un gran tempo, ma che<br />

l'ho annojata bastantemente, eppure avrei tante altre cose da <strong>di</strong>rle, ma mi riservo ad altro incontro.<br />

La supplico nuovamente <strong>di</strong> ricordarsi <strong>di</strong> me <strong>di</strong>nnanzi al Signore, ed a Maria Santissima ed<br />

implorando la sacra pastorale <strong>di</strong> lei bene<strong>di</strong>zione passo a segnarmi con profondo ossequio.<br />

________________________<br />

NB. Minuta con qualche correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

3 Casa piccola in via della Signora (Ep. I, lett. 271, n. 3, pag. 401).<br />

4 Sac. Burocco Bernar<strong>di</strong>no, superiore della Casa <strong>di</strong> Milano (Ep. II/1, lett. 524, n. 1, pag. 302).


A MONS. ZOPPI<br />

828(Milano#1825.01.19)<br />

Le preoccupazioni del Vescovo <strong>di</strong> Massa sono tante e la <strong>Canossa</strong> ne con<strong>di</strong>vide le pene, segnalando anche le<br />

proprie, che però si assommano, per il momento, nelle malattie e a volte nella morte <strong>di</strong> alcune sue figlie. La<br />

richiesta <strong>di</strong> fondazioni continua: Rovereto, Riva <strong>di</strong> Trento, Rovato <strong>di</strong> Brescia, Vicenza. Si faranno se il Signore<br />

le vorrà.<br />

V .G. e M. Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Vorrei lusingarmi, che questa volta non mi succederà quello che mi accadette circa un mese<br />

voglio <strong>di</strong>re che potrò finir <strong>di</strong> scrivere a Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima. Non credo <strong>di</strong><br />

aver provato tanto <strong>di</strong>spiacere <strong>di</strong> non poterlo fare come questa volta, essendo già tanto tempo che sono<br />

priva <strong>di</strong> questo onore. Mi sono proccurata tante volte le <strong>di</strong> Lei notizie in<strong>di</strong>rettamente, e sentendola<br />

sopracarica <strong>di</strong> <strong>di</strong>spiacevoli imbarazzi ebbi sempre la consolazione <strong>di</strong> sentire buona la <strong>di</strong> Lei salute.<br />

Le varie croci con cui piacque al Signore <strong>di</strong> andarmi visitando furono la cagione del mio<br />

silenzio, ed anzi nel mese scorso le aveva io già scritta una ben lunga lettera non finita però, quando<br />

chiamata sul punto nuovamente a Bergamo per una seconda malattia mortale <strong>di</strong> un'ottima mia<br />

Compagna, dovetti dare la commissione alla nostra Elena 1 <strong>di</strong> far le mie veci, e seppi poi dalla stessa,<br />

che per tante occupazioni tardò lungamente a farlo dopo la mia partenza da qui. Maria Santissima però<br />

mi <strong>di</strong>ede la consolazione <strong>di</strong> ridonarmi la Compagna me<strong>di</strong>ante una grazia miracolosa che dalla sera in<br />

cui già munita dell'Estrema Unzione, e delle ultime bene<strong>di</strong>zioni, <strong>di</strong>sperata dal me<strong>di</strong>co, temeva mi<br />

morisse quella notte, la susseguente sera era già senza febbre.<br />

Non<strong>di</strong>meno dovetti fermarmi ancor lungamente essendo stata grazia miracolosa, ma non<br />

compito miracolo, in conseguenza la convalescenza restò molto lunga, e dovetti molto tardare a<br />

restituirmi a Milano. Qui giunta venni <strong>di</strong>rettamente alla nostra primiera Casa <strong>di</strong> Santo Stefano 2 , dove<br />

colle Compagne, che la nostra Elena le nominò, tutt'ora mi trovo. Pensava questa settimana passare alla<br />

Casa della Certosa 3 , ma attualmente ho la mia Cristina 4 incomodata; il me<strong>di</strong>co la giu<strong>di</strong>cò ammalata con<br />

febbre reumatica <strong>di</strong> petto, ma spero che sarà una semplice costipazione, onde credo dovrò quì<br />

trattenersi più giorni ancora. Sia <strong>di</strong> tutto il Signore benedetto, solo mi faccia la carità <strong>di</strong> supplicarlo a<br />

volermi donar forza, perché dovrei essere morta a tutto, ma pur troppo vedo che sono molto viva, e<br />

quando il Signore mi prende qualche Compagna, come una ne chiamò a se a Verona, o che manda a<br />

loro malattie per cui temo <strong>di</strong> perderle, sento quanto viva io sia, e quanto io sia a loro attaccata.<br />

Con sincerità assicuro Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima che da miserabile come<br />

sono, ma <strong>di</strong> cuore, pregai anch 'io in questo tempo per lei in modo particolare sapendo che il Signore la<br />

conduce sulla strada dei Santi, e l'unica consolazione ch'io abbia a <strong>di</strong> Lei riguardo si è il riflesso, che i<br />

primi Vescovi <strong>di</strong> ogni Diocesi tutti furono santi, e così si vede, che il Signore fa con Lei.<br />

Rapporto a noi <strong>di</strong>rò alla <strong>di</strong> Lei carità, che sono certa sentirà volentieri, che il Signore in<br />

riguardo della Santissima <strong>di</strong> Lui Madre bene<strong>di</strong>ce copiosamente ovunque si trova l'Istituto e le croci <strong>di</strong><br />

cui le parlai, sono mie particolari per la ragione detta li sopra, ma non le chiamerò dell'Istituto, se non<br />

che se il Signore mi prende, e gli piace s'infermino i soggetti singolarmente, e sono degli ottimi, è croce<br />

bensì ma venuta imme<strong>di</strong>atamente da quello che è poi l'arbitro della vita, e della morte.<br />

1 Elena Bernar<strong>di</strong> (Ep. I, lett. 278, n. 2, pag. 411).<br />

2 Casa piccola in via della Signora, Milano (Ep. I, lett. 271, n. 3, pag. 401).<br />

3 Casa in via della Chiusa (Ep. I, lett. 337, n. 1, pag. 524).<br />

4 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).


Pochi giorni sono ebbi lettera da Monsignor Vicario <strong>di</strong> Trento 5 , il quale dopo mille espressioni<br />

<strong>di</strong> bontà anche per parte del novello Principe Vescovo 6 , mi conferma in sostanza quanto già aveva io<br />

più <strong>di</strong>fusamente saputo per parte <strong>di</strong> Monsignor Patriarca <strong>di</strong> Venezia 7 , il quale fù a Vienna, cioè che Sua<br />

Maestà l’Augusto nostro Sovrano 8 conservando la solita sua clemenza per me era <strong>di</strong>sposta a favorire in<br />

tutte le forme quella fondazione. Risposi a Monsignore, eccitandolo anche a supplicare il Vescovo <strong>di</strong><br />

voler sollecitare l'evasione della cosa. Frattanto la buona mia amica Rosmini 9 è già entrata nel<br />

noviziato <strong>di</strong> Verona, che fa con tutto il fervore. Roveredo pure torna a fare progetti, Riva <strong>di</strong> Trento sta<br />

aspettando la risoluzione della sua capitale Trento. Rovato <strong>di</strong> Brescia continua pure ad andar<br />

<strong>di</strong>sponendo per la sua fondazione, ed oltre la fondatrice, ho già accettato un'altro soggetto, giovanetta<br />

assai, ma pare <strong>di</strong> buono spirito.<br />

Ho un'altro trattato che sembra bene avviato a Vicenza, ma convien che <strong>di</strong>ciamo le parole del<br />

Divin nostro Maestro, la messe è molta, e le operaie poche, parlo delle provvedute del loro<br />

mantenimento, come Ella ben sà, ed io l'assicuro, che vado innanzi coi trattati per l’or<strong>di</strong>ne che ho <strong>di</strong><br />

così fare, ma umanamente parlando non lo farei al momento, confido nel Signore, ch'Egli aprirà la<br />

strada. Non creda però Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima che mi <strong>di</strong>mentichi neppure <strong>di</strong><br />

Massa. Si assicuri essere trà le fondazioni una <strong>di</strong> quelle, che mi stà a cuore singolarmente, penso però<br />

che per la troppa compiacenza che avrei se dovesse questa effettuarsi, il Signore vorrà prima esser<br />

molto da me pregato.<br />

Mi scrivono da Venezia oggi l'acquisto fatto da' que' buoni negozianti 10 <strong>di</strong> una gran parte del<br />

locale, che contemplavano per l'Ospitale delle Convalescenti 11 .<br />

Resta adesso che il Signore mi doni lo spirito vero, e ch'io me ne approfitti per lavorar bene,<br />

aprendomene il Signore tante strade. Per questo più <strong>di</strong> tutto mi raccomando assai alla carità delle <strong>di</strong> Lei<br />

orazioni. Dopo averle parlato <strong>di</strong> varj Paesi, conviene poi che le <strong>di</strong>ca una parola pur <strong>di</strong> Milano,<br />

quantunque l'Elena gliene abbia già dato ragguaglio, pensando, che la <strong>di</strong> Lei bontà sentirà con maggior<br />

piacer; a continuarsi le relazioni d'un'opera, che dopo il Signore e Maria Santissima da Lei più che da<br />

ogn'altra persona riconosce la sua esistenza.<br />

Tutto qui dunque và bene. In questa Casa <strong>di</strong> Santo Stefano, essendo le Compagne poche, stetti<br />

ferma quanto potei per tenere un numero limitato <strong>di</strong> ragazze, e cercare che quanto si fa si faccia con<br />

or<strong>di</strong>ne, ed esattezza, massimamente che le Compagne <strong>di</strong> questa casa oltre le altre nostre caritatevoli<br />

occupazioni, hanno anche quasi intieramente la visita dell’Ospitale <strong>di</strong> quella gioventù che ogni giorno<br />

sull’ora dell’istruzione concorrono più <strong>di</strong> 190 ragazze. Le feste poi passeranno le 400. Le Compagne <strong>di</strong><br />

quella casa assistono a tre dottrine ma poche per Chiesa.<br />

Ora mi parlano degli Esercizi delle Dame, che progettano far in Quaresima, ma vi sono tante<br />

cose da superare cominciando dalla possibilità mia <strong>di</strong> qui fermarmi ancora tanto tempo. Non so ancora<br />

come la cosa terminerà parlando <strong>di</strong> tal’epoca. Non posso poi <strong>di</strong>rle quanto motivo abbiamo <strong>di</strong><br />

ringraziare il Signore e Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima d’averci dato, giacché<br />

dovevamo perderla il Signore Preposto.<br />

Tutte si trovano contentissime. Solo le vocazioni come già m’aspettava, sono varissime.<br />

Termino avendola annojata bastantemente, eppure avrei altre cose da <strong>di</strong>rle, ma mi riservo ad altro<br />

incontro.<br />

5 Mons. Sardagna Emanuele (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).<br />

6 Mons. Luschin Francesco Saverio (Ep. I, lett. 388, n 5, pag. 626).<br />

7 Mons. Pyrcker Giovanni La<strong>di</strong>slao, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 482, n. 1, pag. 156).<br />

8 Francesco I., imperatore (Ep.I, lett. 283, n. 2, pag. 422).<br />

9 Margherita Rosmini (Ep. I, lett. 342, n. 4, pag. 535)<br />

10 I coniugi Padenghe e l'Alessandri (Ep. I, lett. 352, n. 1, pag. 555).<br />

11 Cf. Aff. Osp. Convalescenti. (Ep. II/2, lett. 892, n. 2, pag. 1207).


Imploro la Santa Pastorale <strong>di</strong> Lei bene<strong>di</strong>zione segnandomi ossequiamente<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Milano li 19 Gennajo 1825<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A MONS. ZOPPI<br />

829(Milano#1825.02.19)<br />

Mentre il Vescovo Zoppi sta cercando <strong>di</strong> ottenere un conventino, come prima sede delle Figlie della Carità in<br />

Massa, la <strong>Canossa</strong> cerca dei benefattori che possano contribuire, in tutto o in parte, al mantenimento <strong>di</strong><br />

aspiranti, prive <strong>di</strong> dote, e che potrebbero dar vita alla nuova fondazione.<br />

V G e M Illustrissimo Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Questa volta la Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima potrebbe trovarmi troppo<br />

sollecita nel replicarle il <strong>di</strong>sturbo de' miei caratteri, ma oltre che si gentilmente m'incoraggisce a farlo,<br />

in ogni modo più che mai alla <strong>di</strong> Lei pietà deve attribuire questo incomodo novello.<br />

L 'ultimo veneratissimo foglio <strong>di</strong> cui Ella mi onorò, <strong>di</strong>ede l'ultima spinta al mio desiderio <strong>di</strong><br />

servirla, ed a quello <strong>di</strong> potermi prestare aprendomene il Signore la strada da quella miserabile, che sono<br />

in vantaggio del <strong>di</strong> Lei popolo. I bisogni spirituali del medesimo, ch'Ella mi descrive, mi fecero nascere<br />

la dolce idea, che potrebbe però essere una vera presunzione, <strong>di</strong> poter noi colle scuole prestarci per la<br />

gioventù, e colle Terziarie 1 a lei note, insinuarci nel cuore delle adulte, ed in tal modo essere utili alla<br />

popolazione, avendo il <strong>di</strong> Lei sostegno, e come non dubito, la protezione anche della p<strong>ii</strong>ssima loro<br />

Sovrana 2 . Le confesso, che ho giu<strong>di</strong>cato, ch'Ella abbia pregato per tale oggetto Maria Santissima non<br />

trovandomi io quieta se non faccio quel poco che posso, per fare almeno un tentativo. Mi perdoni per<br />

carità, ma Ella guar<strong>di</strong> bene trà le molte sue croci, a non prendersene una <strong>di</strong> più, bramando le Figlie<br />

della Carità. Basta lasciamo questo, e parliamo un poco seriamente della cosa, troppo necessario<br />

rendendosi, che i passi primi siano fatti <strong>di</strong>ritti. Innanzi d'ogni cosa per altro debbo <strong>di</strong>rle, che me le<br />

professo obbligatissima, per le caritatevoli <strong>di</strong> Lei esebizioni, l'apporto a qualche assistenza temporale.<br />

Queste non mi sorprendono, avendo troppo presente il bene da Lei fatto a questa Casa. Ella ha altri<br />

oggetti più importanti, e più degni, da impiegare alle <strong>di</strong> Lei elemosine. Disponendo però il Signore<br />

questa fondazione, ritenendoci sempre in <strong>di</strong>ritto della paterna <strong>di</strong> Lei carità, accadendo qualche grave<br />

necessità, a questa potremo in un caso ricorrere. Adesso intanto dobbiamo stu<strong>di</strong>are il modo <strong>di</strong> riuscire<br />

nella cosa, per altra via. Le umilierò adesso quì, quello, che a me pare. Il poco che feci, è quanto mi<br />

sembrerebbe da tentarsi, aspettando da' <strong>di</strong> Lei lumi, un maggiore rischiaramento.<br />

Ricevuta dunque l'ultima ossequiosissima <strong>di</strong> Lei lettera, intenzionata già <strong>di</strong> scriverle sul<br />

proposito, per iscoprire qualche strada tenni lontano <strong>di</strong>scorso con alcuna delle persone che le<br />

conservano particolare venerazione, e che potrebbero prestarsi a coa<strong>di</strong>uvare. Non parlo già del Signor<br />

Preposto, il quale mi animò ad adoperarmi, anche col ritardo <strong>di</strong> qualche fondazione iniziata, ma in<br />

paese meno bisognoso, per combinare questa più facilmente, ma voglio <strong>di</strong>re <strong>di</strong> alcuni Signori. Mi parve<br />

dunque comprendere, che bramerebbero, che la località da Lei contemplata fossimo certe <strong>di</strong> poterla<br />

ottenere. Mi parve altresì scoprire qualche favorevole <strong>di</strong>sposizione, non però ancora maturata, come io<br />

bramerei, o forse questa da me non iscoperta, per essere andata con somma riserbatezza nel parlare.<br />

Ciò supposto a me sembrerebbe molto opportuno, s'ella pure così giu<strong>di</strong>ca, che volesse<br />

assicurarsi, potendosi combinare il rimanente, presso la <strong>di</strong> Lei Sovrana del conventino <strong>di</strong> cui mi parla, e<br />

sarebbe desiderabile, che la medesima vi facesse i necessarj ristauri, ed addattamenti. Già com'Ella ben<br />

sà io né cerco, né amo galanterie, e bellezze, ma cose povere. Essere bensì chiuse bene, e <strong>di</strong>ffese dalle<br />

intemperie delle stagioni.<br />

1 Piano delle Terziarie (Ep. II/1, lett. 640, n. 1, pag. 584).<br />

2 Principessa Maria Beatrice d'Este, vedova dell’Arciduca Fer<strong>di</strong>nando d’Asburgo Lorena


Suppongo, che la località essendo convento avrà pure la sua piccola Chiesa, e credo che costì non<br />

sarà né <strong>di</strong>fficile, né molto <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>oso, trovare un Capellano, e chi sà, che forse Vostra Signoria<br />

Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima come Vescovo della città, non abbia qualche Capellania d'assegnare, o<br />

da restituire a quella Chiesa. Adesso poi per parte mia, comprendo, che dovrei, e vivamente bramerei,<br />

<strong>di</strong> poterle esebire almeno quattro soggetti opportuni, e provveduti, i quali però per l'esperienza attuale<br />

<strong>di</strong> questa nostra piccola Casa <strong>di</strong> Santo Stefano 3 vedo, che sarebbero pochi, e che cinque almeno si<br />

rendono in<strong>di</strong>spensabili, ma la facenda si è che non ho neppure i quattro. Per levare <strong>di</strong> quelle Compagne,<br />

che attualmente si trovano nelle Case, o queste benchè buone, non hanno le qualità necessarie, o le<br />

hanno, e sono il sostegno delle Case stabilite, oltre <strong>di</strong> che molte <strong>di</strong> queste non hanno provve<strong>di</strong>mento<br />

alcuno, e vivono nelle Case col totale del mantenimento, dal quale non si può levare il necessario<br />

fondo, per dar loro sussistenza. Per riuscirvi dunque renderebbesi necessario, trovare il mantenimento<br />

per questo numero <strong>di</strong> soggetti, che per le persone ne ho in vista alcune, le quali non potei sin quì<br />

ricevere, per mancanza <strong>di</strong> mezzi, ma che sono <strong>di</strong> angelici costumi, <strong>di</strong> zelo indefesso, e <strong>di</strong> abilità, le<br />

quali frequentano da noi a segno, che le considero come novizie quasi formate.<br />

Per facilitare poi la cosa, vorrei detterminare trà queste possibilmente per Massa, alcune, che<br />

essendo opportune, hanno anche una parte della dote. Solo una giovane, la quale oltre la schirpa 4 , ha<br />

due mille lire <strong>di</strong> Milano, un'altra ne ha quattro mille e cinque cento, due altre a proposito non hanno,<br />

che la schirpa. Me ne viene ultimamente esibita un'altra a Bergamo, la quale ha tre mille lire <strong>di</strong> dote, è<br />

un angioletto, ma non posso ancora assicurarmi pienamente della attività nelle opere <strong>di</strong> carità, ed in<br />

ogni modo è da formare. Il mio pensiero dunque sarebbe, <strong>di</strong> tentare se da questi Signori quì si potesse<br />

ottenere, o la lira d'Italia giornaliera per quattro soggetti, che renderebbesi necessario restasse perpetua,<br />

non vedendo facilità, che si trovino neppur un progresso in Massa postulanti provvedute, o veramente,<br />

che dassero il compimento delle doti a quelle, che non ne hanno che una parte; ed il mantenimento poi<br />

a quelle, che non hanno niente. Sappia ma favorisca <strong>di</strong> non farne uso, che feci qualche lontana parola al<br />

Conte Mellerio 5 , e mi parve <strong>di</strong>sposto bene.<br />

Se posso vedere Don Giulio Dugnani 6 tenterò trattarne anche con lui. In somma prima <strong>di</strong> partire<br />

da Milano, farò il poco che potrò. Mi <strong>di</strong>spiace che non sono buona da niente, ma confido in Maria<br />

Santissima. Mi viene anche in pensiero s'ella accettasse adesso le esebizioni del Signor Don Gerolamo<br />

Adelasio, proponendo come lei al medesimo questo bene. In conclusione Ella si degni significarmi cosa<br />

crederebbe facessimo, e se io avrò qualche buona notizia mi farò un dovere <strong>di</strong> significargliela, e<br />

favorisca <strong>di</strong>rigere a Bergamo la <strong>di</strong> Lei lettera, onorandomi <strong>di</strong> risposta. Le <strong>di</strong>co il vero appoggierei<br />

volentieri questa trattativa al cuore eccellente, della prima Figlia <strong>di</strong> questa Casa 7 , ma non ho ancora<br />

saputo risolvermi a farlo temendo sempre che i suoi incomo<strong>di</strong> intorbi<strong>di</strong>no i sinceri, ed ottimi desiderj<br />

del suo cuore e non mi abbiano da mettere poi nella necessità d'angustiarci scambievolmente, per<br />

trovarmi nell'impotenza d'appigliarmi, o ai soggetti, o alle strade da essa contemplate.<br />

Non<strong>di</strong>meno mi raccomanderò a Maria Santissima e risolverò sù questo a tenore delle<br />

circostanze. Le parlo <strong>di</strong> prossima partenza perché le nostre Dame non hanno potuto combinare per la<br />

Quaresima i Santi Esercizi, ed in vece li hanno stabiliti intorno alla festa del Sacro Cuore, essendo io<br />

impegnata per la novena della Pentecoste colle Dame <strong>di</strong> Venezia. D'altronde aspettandosi quì per la<br />

fine <strong>di</strong> marzo l'Augusto nostro Sovrano 8 , e sperandosi che il <strong>di</strong> lui soggiorno in questi Paesi sarà lungo,<br />

non pare opportuno fare in quel tempo gli Esercizj. Già come può credere, o a Verona, o a Bergamo, o<br />

3<br />

Casa piccola, in via della Signora (Ep. I, lett. 271, n. 3, pag. 401).<br />

4<br />

Il corredo.<br />

5<br />

Conte Giacomo Mellerio, benefattore della Casa <strong>di</strong> Milano (Ep.I, lett. 387, pag. 624).<br />

6<br />

Dugnani Don Giulio (Ep I, lett. 340, n. 3, pag. 531).<br />

7<br />

Elena Bernar<strong>di</strong> (Ep. I, lett. 278, n. 2, pag. 411).<br />

8 Francesco I, imperatore (Ep.I, lett. 283, n. 2, pag. 422).


a Milano, voglio ossequiarlo certamente lui, e la cara, e virtuosissima nostra Imperatrice 9 .<br />

Raccomando caldamente il nostro affare, e la miserabile mia persona alla carità delle <strong>di</strong> Lei<br />

orazioni, e mi perdoni, ma faccia pregare per ciò la Santissima nostra Madre. Imploro la sacra pastorale<br />

<strong>di</strong> Lei bene<strong>di</strong>zione, ossequiosamente raffermandomi<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Milano li 19 febbraio 1825<br />

9 Carolina Augusta Imperatrice (Ep. II/1, lett. 517, n. 3, pag. 293).<br />

10 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong>, Figlia della Carità 10


A MONS. ZOPPI<br />

830(Verona#1825.03.27)<br />

Il Vescovo <strong>di</strong> Massa sta per iniziare la visita pastorale nella Diocesi. La <strong>Canossa</strong> chiede dove far recapitare 1e<br />

lettere, se necessitasse <strong>di</strong> qualche comunicazione urgente.<br />

VG e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Avendo io inteso prima che partisse ultimamente da Milano, che Vostra Signoria Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima dopo la santa Pasqua si portava alla visita della Diocesi mi permetta, prima ch'Ella si<br />

allontani da Massa, io mi <strong>di</strong>a l'onore <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle pur qualche cosa intorno al nostro affare. Vero è che<br />

niente ancora so <strong>di</strong> conclusivo, mi basta però poterle <strong>di</strong>re almeno che quantunque abbia dovuto<br />

ritornare a Verona senza essermi riuscito <strong>di</strong> avvicinare a Milano le trattative, unicamente per aver<br />

dovuto affrettare la mia partenza per alcuni affari nostri, continuo da quì a fare quanto posso, e subito<br />

che potrò parlare con precisione, renderò poi intesa <strong>di</strong> tutto Vostra Signoria Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima. La supplico intanto <strong>di</strong> volermi far la grazia <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi se dovrò continuare a <strong>di</strong>rigere le<br />

lettere a Massa, potendomi anche accadere nella trattativa d'aver bisogno <strong>di</strong> qualche <strong>di</strong> Lei lume e<br />

<strong>di</strong>rezione pel concludere; e perciò mi si rende necessario il sapere dove potrò in<strong>di</strong>rizzare le mie lettere.<br />

Sono quin<strong>di</strong>ci giorni che mi sono ripatriata, e come può credere, dopo otto mesi <strong>di</strong> lontananza<br />

mi trovo soffocata dalle occupazioni. Conto <strong>di</strong> qui fermarmi se al Signore piacerà, sino la settimana<br />

prima dell'Ascensione Se le Dame <strong>di</strong> Venezia non cambiano pensiere dovrò colà recarmi per gli<br />

Esercizj loro, che caderanno nella novena della Pentecoste<br />

Per Milano resta fissato per quelle Dame, che li comincieranno il giorno del Sacro Cuore,<br />

<strong>di</strong>modochè subito dopo Venezia dovrò passare a Milano.<br />

Per non perdere quest'or<strong>di</strong>nario etcc.<br />

Verona San Giuseppe 27 marzo 1825<br />

__________________<br />

NB Dalla conclusione si avverte che, più che minuta, doveva essere una copia da lasciare agli atti.<br />

Niente <strong>di</strong> autografo della <strong>Canossa</strong>.


A MONS. ZOPPI<br />

831(Bergamo#1825.07.06)<br />

La <strong>Canossa</strong> non ha ancora trovato gli aiuti che sperava per una possibile fondazione a Massa, ma non deflette.<br />

La Provvidenza le ad<strong>di</strong>terà altre strade.<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

La brama <strong>di</strong> potere scrivere a Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssimo con qualche<br />

dettaglio, mi fece determinare a pregare l’ottimo <strong>di</strong> Lei fratello Signor Commissario a volerle<br />

anticipare i miei doveri, riserbandomi a farlo col ritorno del Veneratissimo Signor Preposto Pianca, che<br />

intesi allora doversi restituire trà qualche settimana a Massa. Non <strong>di</strong>rò a Vostra Signoria Illustrissima<br />

quanta parte io prenda nelle fatiche ed angustie, ch'Ella incontra nella sacra pastorale <strong>di</strong> Lei visita, le<br />

quali atteso il dono della mia vocazione forse più <strong>di</strong> altri io comprendo, essendo cosa a mio credere da<br />

trattarne più con Dio, e con Maria Santissima, che oggetto <strong>di</strong> quì trattenerla. Le <strong>di</strong>rò solo quanto io feci,<br />

e tentai sin quì per riuscire nell'altro oggetto, lusingandomi che potrebbe ciò esserle <strong>di</strong> qualche sollievo,<br />

e sperando massimamente che potressimo operare per la gloria del Signore, e pel vantaggio de' poveri.<br />

Però nel <strong>di</strong>rle il poco che feci, niente ho, è vero, <strong>di</strong> consolante da narrarle, se non che io vada<br />

pensando, che il Signore abbia da verificare una volta, o l'altra i nostri comuni desiderj, sentendomi io<br />

fermamente stabilita nella determinazione <strong>di</strong> tentare costantemente ogni mezzo, e per quanto sola io<br />

possa vedermi, non voglio né perdere il coraggio, né la confidenza in Maria Santissima, che abbiamo<br />

da riuscirvi, sempre che tale sia il piacer del Signore. Già Ella non permetterà <strong>di</strong> parlarle colla solita<br />

mia apertura, e sincerità, ma se potessi vorrei ch'Ella mi promettesse <strong>di</strong> non prendersi pena anche per<br />

queste, avendo Ella delle croci bastanti senza farsele accrescere dalla <strong>di</strong> Lei carità. Debbo dunque<br />

confessare a Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima che non piacque al Signore sin quì ch'io<br />

trovi cooperatori all'impresa, tutti com'Ella mi <strong>di</strong>sse impegnati a fare carità nei loro Paesi. Ma già per<br />

questo niente paura, il Signore è morto per le anime <strong>di</strong> Massa, come per quelle <strong>di</strong> tutto il rimanente<br />

dell'Italia e del mondo, e Maria Santissima è madre della <strong>di</strong> Lei Diocesi, come delle altre tutte, ed essi<br />

provvederanno. Intesi solo una cosa a Milano, la quale la supplico a volermi significare chiaramente<br />

per norma, aggiungendole però, che neppur questa né mi spaventa, né mi raffredda giacché senza<br />

nessun mio merito il Signore mi ha dato, e mi dà il maggior impegno <strong>di</strong>rei sempre per i Paesi più<br />

bisognosi, e le <strong>di</strong>fficoltà mi danno maggior coraggio, non sò se per poco giu<strong>di</strong>zio, o perché il Signore<br />

voglia sostenere la mia debolezza. Mi fu dunque detto a Milano che quelle Signore della Guastalla 1 , le<br />

quali si trattennero costì del tempo, abbiano richiesto a Sua Altezza Imperiale l'ottima <strong>di</strong> Lei Sovrana 2<br />

<strong>di</strong> una fondazione in Massa, e che la medesima abbia ricusato <strong>di</strong> accettarla.<br />

Capisco bene esservi <strong>di</strong>fferenza trà quella istituzione e la nostra. Capisco anche che gli abbietti<br />

politici per noi non sussistono, si combina che Sua Altezza Imperiale mi conosce, alloggiò, e fù servita<br />

alcune volte dalla mia famiglia, non<strong>di</strong>meno le confesso, che non mi par prudente tentare passi ulteriori<br />

senza sapere poi se ci accetteranno, e se la Sovrana accorderà la da Lei in<strong>di</strong>catami località.<br />

Questa volta io scrivo con ogni chiarezza essendo certa, che la lettera non anderà smarrita,<br />

come tal volta per la posta succede, ma quando starò incerta dell'esito delle lettere io le scriverò più<br />

laconicamente. Ella però dopo questa lettera mi intenderà in ogni modo.<br />

Conobbi adesso a Milano Monsignor Ostini che fa le veci <strong>di</strong> Nunzio Apostolico a Vienna.<br />

Piacque al Signore ch'Egli spiegasse una bontà smisurata per la miserabile mia persona, ed una grande<br />

1 La Guastalla (Ep. I, lett. 202, n. 3, pag. 315).<br />

2 Principessa Maria Beatrice d'Este, vedova dell’Arciduca Fer<strong>di</strong>nando d’Asburgo Lorena.


persuasione pel minimo nostro Istituto. Forse col mezzo del medesimo anch'io potrò sapere le<br />

<strong>di</strong>sposizioni della <strong>di</strong> Lei Sovrana verso <strong>di</strong> noi e se l'Altezza Sua ne sia persuasa, nel qual caso non<br />

mancherò <strong>di</strong> comunicarle nel debito modo quanto mi sarà possibile. Ella intanto per carità perdoni la<br />

libertà, ma mi risponda con quella sollecitu<strong>di</strong>ne che può, giacché se non sono insorti nuovi ostacoli,<br />

nella novena <strong>di</strong> Sant'Anna avendo stabilito le Dame <strong>di</strong> Milano <strong>di</strong> fare li Santi Esercizj, io dovrò colà<br />

restituirmi, e senza la <strong>di</strong> Lei risposta non saprò come regolarmi. Per non perdere il coriere debbo subito<br />

terminare riserbandomi a darle in seguito le notizie dell'Istituto, che il Signore in ogni luogo bene<strong>di</strong>sce.<br />

Ho molte ricerche <strong>di</strong> fondazioni, ed io gia sempre aderisco, ma tante sono in ogni luogo le <strong>di</strong>fficoltà da<br />

superarsi, che non ne vedo una vicina.<br />

Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore per carità <strong>di</strong>amoci coraggio, Ella ha un casco <strong>di</strong><br />

croci, ed a me qualche piccola non manca, ma già passa tutto, e anderemmo in Para<strong>di</strong>so dove<br />

riposeremmo per sempre.<br />

Perdoni se tanto m'innoltro. Ella sa, che è il cuore, che parla. Mi raccomando quanto posso alla<br />

carità delle <strong>di</strong> Lei orazioni, e rinnovandole le proteste del mio rispetto imploro la sacra pastoral <strong>di</strong> Lei<br />

bene<strong>di</strong>zione, ed ossequiosamente mi segno<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Bergamo Santa Croce li 6 luglio 1825<br />

PS. Onorandomi <strong>di</strong> risposta <strong>di</strong>riga pure le lettere a Milano per tutto questo mese poi a Bergamo.<br />

3 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 3


A MONS. ZOPPI<br />

832(Verona#1825.08.27)<br />

Il Vescovo, a suo conforto, sappia che nelle Case delle Figlie della Carità le opere sono in piena attuazione e la<br />

<strong>Canossa</strong> è convinta che anche per lui, che trova non poche <strong>di</strong>fficoltà nella sua Diocesi, verrà presto il sereno.<br />

Ora la Marchesa vorrebbe sapere quale prassi seguire: se preparare prima l'ambiente per la fondazione a<br />

Massa e poi interpellarne il Governo, o viceversa. Espone poi, con una certa ampiezza, il dubbio, che in lei<br />

ritorna più angoscioso, sulla possibilità o meno <strong>di</strong> investire le doti delle religiose.<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

L'ossequiatissimo foglio in data 26 luglio con cui Vostra Signoria Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima m'onorò, lo ricevetti a Bergamo, ma in una circostanza che mi rese impossibile darmi<br />

il vantaggio <strong>di</strong> subito riscontrarlo, come bramava. Passata colà quasi imme<strong>di</strong>atamente dopo gli Esercizj<br />

<strong>di</strong> Milano, che come sà furono dal Signore felicemente prosperati, abbiamo ivi avuto subito gli Esercizj<br />

similmente, non gia per le Dame, ma per le giovani, le quali vi concorsero in più <strong>di</strong> 60. Ebbi anche in<br />

quest'incontro occasione d'ammirare la bontà del Signore, il quale degnossi bene<strong>di</strong>re con mirabil frutto<br />

anche questi, e portarono la conseguenza per la grande contentezza delle esercitande, che se ne<br />

invogliarono delle Signore maritate comunemente del ceto mercantile, perché solo <strong>di</strong> poche Dame mi<br />

fù parlato. Ne venne alcuna a trattar meco e se il Signore mi lascierà viva, ed in libertà questa<br />

Quaresima, in cui come le avranno forse detto le amiche, se ne farà un’altra muta, credo che prima<br />

veranno fatti questi <strong>di</strong> Bergamo.<br />

Per altro con tutte queste belle cose io mi trovo in tanta pena, e tanto soffocata d’occupazioni,<br />

che malgrado la più viva mia premura mi fu impossibile <strong>di</strong> scriverle sin qui. Ella vedrà la mia lettera<br />

dattata da Verona, dove giunsi felicemente la sera del 20 corrente, e dove sembra abbia da trattenermi<br />

alquanto tempo, perché vorrei pure in tutto stabilire questa prima casa in modo, ch’abbia da servire <strong>di</strong><br />

norma a tutte le altre, e perciò mi raccomando caldamente alla carità delle <strong>di</strong> lui orazioni, dandomi più<br />

pensiero tal cosa, che <strong>di</strong>eci fondazioni, perché si richiederebbe per farlo bene uno spirito <strong>di</strong> perfezione<br />

<strong>di</strong> cui Ella ben sa, che non conosco neppur il nome onde mi faccia questa gran carità <strong>di</strong> pregar su tale<br />

soggetto Maria Santissima per me, ch’io non mancherò <strong>di</strong> farlo fare dalle buone mie Compagne per<br />

Lei, come faranno anche pel nostro affare.<br />

E venendo a parlare <strong>di</strong> questo, quantunque dovrei arrossirmi <strong>di</strong> dover io dar coraggio alla<br />

Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima conviene che prima doman<strong>di</strong> perdono, ma che la preghi<br />

<strong>di</strong> nuovo a volersi dar animo, non solo in questo, ma in tutto, che già il Signore essendo con Lei, mi<br />

tengo certa l’abbia anche qui in terra da far godere il premio della <strong>di</strong> Lei pazienza e delle <strong>di</strong> Lei fatiche.<br />

Non ci sgomentiamo <strong>di</strong> quanto le scriverò sul proposito. Ella ben sa che gli affari <strong>di</strong> Maria Santissima<br />

sono sempre cause vinte. Il fatto… la risposta ricevuta da Monsignor Ostini sembra non lasciar luogo a<br />

speranza veruna. Egli parlò per quanto mi fece sapere colla Maggior Donna, la quale rispose, che dopo<br />

l’imprudenza <strong>di</strong> quelle Signore giu<strong>di</strong>cava inutile… che piacendo alla nostra Santissima Madre, essa in<br />

un momento cambia tutto. Trovo per altro in<strong>di</strong>spensabile ch’Ella si compiaccia <strong>di</strong>chiararmi una cosa,<br />

attesa questa tale circostanza. Nell’ultima veneratissima <strong>di</strong> Lei lettera Ella mi <strong>di</strong>ce, che nel caso<br />

potessimo offerire all’ottima <strong>di</strong> Lei Sovrana tutto ciò, che per la fondazione si richiede fuori delle<br />

località, Ella non esiterebbe <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigere <strong>di</strong>rettamente alla stessa un ossequiosa interpellanza. Bramerei io<br />

dunque ch’Ella favorisse <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi, se nello stato attuale <strong>di</strong> cose ella crede più prudente scoprir prima le<br />

<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> Sua Altezza Imperiale prima d’inoltrare qualche passo, o se dobbiamo così nell’incerto<br />

far tentativi per <strong>di</strong>sporre la cosa, ed aspettar Ella a fare il passo colla Sovrana dopo che avremo tutto<br />

pronto.


Già come ben sà tutte le speranze nostre sono unicamente appoggiate a Maria, dobbiamo però<br />

ancor noi al momento opportuno fare il poco che possiamo. Stavo dunque aspettando innanzi ad ogni<br />

cosa la <strong>di</strong> Lei risposta.<br />

Con questa occasione mi trovo in necessità d'incomodarla per altro affare del quale abbiamo<br />

varie volte trattato in Milano, e sul quale Ella troverà forse che dovrei star quieta, ed appoggiata a<br />

quanto ultimamente me ne <strong>di</strong>sse. Veramente vi stetti molto tempo, ma poi m'insorse un dubbio che<br />

allora non le manifestai, ed avendolo domandato a chi mi comanda adesso mi fù suggerito <strong>di</strong><br />

rivolgermi a Lei.<br />

La Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima ricorderà le mie angustia sull'articolo<br />

d'investire il danaro, aumentate queste dalla varietà dei pareri dai quali necessariamente mi conviene<br />

<strong>di</strong>pendere. Si ricorderà pur anche avendo io, per mettermi pur in quiete, fatto interpellare la santa<br />

memoria <strong>di</strong> Pio VII 1 quale gran Pontefice aveva io per meglio essere intesa... in iscritto. Per mio<br />

sbaglio fù tale carta passata alla Sacra Penitenzieria, ed Ella ben sà la risposta che mi fù fatta. So bene,<br />

che la <strong>di</strong> Lei carità interrogò sù questi miei timori il Car<strong>di</strong>nal Castiglioni 2 Penitenziere maggiore, e che<br />

poi Ella favorì prima scrivermi, e poi <strong>di</strong>rmi, che con tutta sicurezza <strong>di</strong> coscienza io continuassi ad<br />

investire il danaro. Il dubbio mio si è, se nel consultar detto Car<strong>di</strong>nal Penitenziere, Ella gli abbia<br />

mostrato la carta già antecedentemente presentata alla Sacra Penitenzieria, e sulla medesima abbia il<br />

Car<strong>di</strong>nale deciso, o se veramente il Car<strong>di</strong>nale abbia risposto sulle ragioni, ch'Ella come Superiore, e<br />

pienamente conoscente dell'Istituto abbia creduto adurgli. In questo secondo caso io debbo riposare<br />

sopra <strong>di</strong> Lei, e continuare a fare le mie investiture senza produrre altre dubietà, anzi non più parlar della<br />

cosa, ma se il Car<strong>di</strong>nale le avesse <strong>di</strong>cise sulla mia carta avendo io prodotto che stava già in traccia <strong>di</strong><br />

qualche fondo in terre, e che presentandomisi un'opportuna occasione in tal compera avrei impiegato il<br />

danaro, vorrei sapere se come debbo regolarmi essendo a Lei ben noto singolarmente in Milano ma già<br />

nelle attuali circostanze quasi in ogni luogo, dalla piccola nostra dote impiegata in fon<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficilmente<br />

per non <strong>di</strong>re impossibilmente si può cavare il mantenimento. Già per questo Ella pur sà; ch'io tutto<br />

grazie al Signore sono <strong>di</strong>sposta <strong>di</strong> sacrificare al mio dovere. Il mio maggior imbarazzo si è dove non<br />

posso operar sola, parlando <strong>di</strong> questo solo articolo, ma in continua <strong>di</strong>pendenza dai Superiori locali, i<br />

quali, chi è deciso... che venga decisione <strong>di</strong> Roma... 3<br />

Termino questa mia lunghissima lettera col ripetere a Vostra Signoria Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima le umili proteste del mio rispetto. Ella accetti gli ossequiosi rispetti... e voglia<br />

accordarci la sacra pastorale <strong>di</strong> Lei bene<strong>di</strong>zione.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 27 agosto 1825 San Giuseppe<br />

1 Pio VII, Sommo Pontefice fino 1823 (Ep. I, lett. 146, n. 3, pag. 240).<br />

2 Car<strong>di</strong>nale Castiglioni , penitenziere maggiore ( Ep. I, lett. 348, n. 12, pag. 547).<br />

3 I puntini in<strong>di</strong>cano parole illeggibili per la corrosione della carta operata dall'inchiostro.<br />

4 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Umil.ma Ubbl.ma Osseq.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 4


A MONS. ZOPPI<br />

833(Verona#1825.12.24)<br />

La contessa Durini, in viaggio per l'Italia, arriverà probabilmente anche a Massa. Il Vescovo <strong>di</strong>a le notizie che<br />

la <strong>Canossa</strong> attende: più che le sue con<strong>di</strong>zioni fisiche, quelle morali, perché lo sa sofferente per l'iniziale<br />

<strong>di</strong>simpegno della sua Diocesi. Lei è a Verona, dove dovrebbe organizzare la Casa con una maggior aderenza<br />

alle Regole, così che possa rispondere al suo ruolo <strong>di</strong> Casa madre.<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

La speranza ed il desiderio <strong>di</strong> potere nell'atto che rinnovavo alla Signoria Vostra Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima le invariabili proteste del mio rispetto, significarle anche alcune notizie dell'Istituto mi<br />

fecero restar priva tanto tempo dell'onore <strong>di</strong> scriverle. Ed a ciò mi determino per non privarmi più a<br />

lungo <strong>di</strong> questo vantaggio coll'intenzione <strong>di</strong> rinnovarle il <strong>di</strong>sturbo quando saranno maturate le trattative,<br />

e gli affari. Intanto le <strong>di</strong>rò esser io molto desiderosa <strong>di</strong> sapere se la <strong>di</strong> Lei salute si conserva tra tante<br />

fatiche sempre egualmente buona. Vorrei aggiungere, ma non ho coraggio, che bramerei pur sentire se<br />

il Signore va<strong>di</strong> alleviando le <strong>di</strong> Lei croci. Mi creda che sinceramente proverei una sorte <strong>di</strong> sollievo se la<br />

sentissi sollevata. Per rapporto a noi non si prenda la più piccola pena. Se il Signore ci vorrà costì, al<br />

momento suo verremo senza dubbio.<br />

La supplico unicamente <strong>di</strong> pregare su <strong>di</strong> ciò Maria Santissima la quale intercederà certamente<br />

quello, che sarà della maggior Gloria <strong>di</strong> Dio. Certa che la <strong>di</strong> Lei carità si interesserà sempre egualmente<br />

per quel minimo Istituto per cui in ogni tempo tanta cura si prese, le <strong>di</strong>rò quì alcune cose relative,<br />

lasciando poi che la cara mia amica Durini se può riuscire nel suo intento <strong>di</strong> venirle a fare una visita<br />

ritornando da Roma, le racconti minutamente ogni cosa. So bene che la stessa non ritorna sì presto,<br />

non<strong>di</strong>meno più potrà <strong>di</strong>rle <strong>di</strong> Milano quanto più tarderà. Le <strong>di</strong>rò dunque, che sono ancora a Verona,<br />

dove credo mi fermerò almeno sino ai primi <strong>di</strong> febbrajo.<br />

Il motivo che mi ritardò l'onore <strong>di</strong> scriverle fù quello altresì che quì mi tiene più lungo tempo.<br />

Gli attuali miei Superiori, conformi a quanto Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima pensava,<br />

vogliono che mi occupi a mettere nella possibile attività le Regole in ogni luogo cominciando da questa<br />

prima Casa. Siccome però pendeva una trattativa <strong>di</strong> fondazione, che portava grande impegno per le<br />

circostanze sin che non aveva ricevuto una deffinitiva risposta dal primo dei miei Superiori, non vollero<br />

ch'io mettessi mano all'opera. Ogni or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> posta aspettava tale risposta, ma ritardata questa mi<br />

venne sino al principio del corrente mese. Fui lasciata in libertà per alcun tempo, così passai, pochi<br />

giorni dopo, alla formale elezione della Superiora della Casa la quale era presso a compire i sei anni<br />

dalla Regola prescritti dopo i quali conviene necessariamente cambiarla.<br />

Fu eletta la maestra delle novizie, e dal quel punto può credere che non ho propriamente un<br />

respiro perché vorrei che tutto si stabilisse. L 'unico timore <strong>di</strong> non far riescere come vorrei, non l'ho<br />

sinceramente parlandole, che sopra <strong>di</strong> me, solo confido in Maria. Le mie Compagne sono angeli. Non<br />

creda però che mi affatichi troppo, che prendo i miei gran riposi, e conviene <strong>di</strong>re, che piaccia al Signore<br />

ch'io mi occupi a lavorare godendo da varj mesi una salute molto, ma molto migliore del tempo<br />

passato. Le fondazioni <strong>di</strong> Trento, e <strong>di</strong> Rovato <strong>di</strong> Brescia si vanno lentamente avvicinando. Le<br />

Compagne <strong>di</strong> Milano se la passano bene in ambidue le Case.<br />

Eccole quanto posso <strong>di</strong>re per ora, concludendo solo <strong>di</strong> aver gran bisogno d'orazione e che per<br />

ciò mi raccomando quanto posso alle sante orazioni <strong>di</strong> Lei.<br />

Mi permetta, prima <strong>di</strong> chiudere la presente, ch'io desideri <strong>di</strong> vero cuore alla Signoria Vostra<br />

Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima ogni più copiosa celeste bene<strong>di</strong>zione nelle vicine sante Feste e nel


prossimo novello anno, supplicando umilmente il Signore a voler essere il <strong>di</strong> Lei conforto nei lunghi<br />

anni che le desidero, come sarà poi la <strong>di</strong> Lei corona negli anni eterni.<br />

Accetti questi veraci miei sentimenti, e si degni <strong>di</strong> accettar anche i rispetti delle mie Compagne,<br />

le quali con me mai <strong>di</strong>menticheranno il bene che ci ha fatto; ed implorando la sacra pastorale <strong>di</strong> Lei<br />

bene<strong>di</strong>zione passo ad ossequiosamente rafermarle la massima mia venerazione<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona, San Giuseppe, li 24 <strong>di</strong>cembre 1825<br />

All’Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Monsignor Francesco Maria Zoppi<br />

Vescovo Degnissimo <strong>di</strong> Massa e Carrara<br />

G E N O V A per<br />

M A S S A<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 1<br />

1 NB. Nell’A.C.R. c’è questa bella copia con firma autografa, ma c’è pure la minuta piuttosto<br />

tormentata con in<strong>di</strong>rizzo e alcune correzioni autografe della <strong>Canossa</strong>


A MONS. ZOPPI<br />

834(Verona#1826.01.29)<br />

Poichè il peso della Diocesi <strong>di</strong> Massa, sprovveduta moralmente ed economicamente crea non poche <strong>di</strong>fficoltà a<br />

Monsignor Zoppi, la <strong>Canossa</strong> propone una forma devozionale che, pensa, possa ottenere maggiormente la<br />

protezione della Vergine santa. Il Vescovo, dovrebbe scegliere un giorno del mese, in cui celebrare una Messa<br />

<strong>di</strong> ringraziamento alla Santissima Trinità per i privilegi concessi alla Madonna, come già fanno altri sacerdoti<br />

pregando ciascuno per tutti gli altri devoti.<br />

V G e M<br />

Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Non posso nascondere a Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima la grande amarezza recatami<br />

dall’ossequiato <strong>di</strong> lei foglio del giorno 31 <strong>di</strong>cembre. Vivamente bramerei ch’ella potesse darsi il<br />

possibile coraggio, rincrescendomi somamente quell’ostinata sua veglia. Vedrà che la bontà del<br />

Signore, la quale or. si compiacque <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere sul <strong>di</strong> lei popolo una sorgente <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>e col<br />

mezzo dei <strong>di</strong> lei patimenti, le darà anche in questa vita la consolazione <strong>di</strong> raccoglierne il frutto. Sono<br />

anzi certa, che s’ella a <strong>di</strong> lei conforto vorrà riflettervi, troverà d’aver già levati a quest’ora molti abusi,<br />

ed introdotte molte opere sante. Sono però persuasissima, che in un Paese per se miserabile, <strong>di</strong><br />

territorio montuoso, e boschivo, dove non vi era Vescovo suo proprio, vi saranno ancora bisogni senza<br />

numero. Maria santissima non dubito non abbia da fare anche costì da madre, com’è.<br />

Se non temessi abusarmi della <strong>di</strong> lei bontà, e degnazione nel soffrire i miei scritti, vorrei<br />

innoltrarmi un pò più, ma non so come avanzarmi tanto. Vero è però che la sola brama <strong>di</strong> vederla<br />

sollevata, è quella, che mi determina ad iscriverle, così conviene che mi perdoni se vado con figliale<br />

libertà. Vorrei dunque prima <strong>di</strong> tutto proporle una <strong>di</strong>vozione, che mi venne in pensiero pochi mesi<br />

sono, e che ho già cominciato ad istabilire nell’Istituto, ed anche nelle nostre Terziarie, siccome adesso<br />

si và <strong>di</strong>latando in alcuni sacerdoti. Sappia dunque che considerando le innumerabili misericor<strong>di</strong>e da me<br />

ricevute dall’Avvocata de’ peccatori, considerando in qualche modo corrispondere, scrissi alle<br />

compagne dell’Istituto <strong>di</strong> applicare tutti i mesi tre Comunioni in ringraziamento alla Santissima Trinità<br />

dei doni, e privilegj concessi a Maria santissima, supplicando la medesima <strong>di</strong> ottenerci tre grazie<br />

spirituali, e <strong>di</strong> continuare la sua protezione all’Istituto. In seguito poi riflettei quanto più piacerebbe a<br />

Maria se per lo stesso fine venissero celebrate delle Messe, e ne parlai a varj sacerdoti, tutti <strong>di</strong> pietà<br />

singolare, ed alcuni <strong>di</strong> particolare santità.<br />

Sin ora ne ho <strong>di</strong>cianove, non avendo fretta <strong>di</strong> trovare il rimanente, bramandoli tutti simili. Già a<br />

me basta trovarne trentuno che corrispon<strong>di</strong>no ai giorni <strong>di</strong> un mese. Questi sacerdoti celebrano dunque<br />

una Messa al mese, in ringraziamento alla Sant<strong>ii</strong>ssima Trinità dei doni, e privileggi concessi a Maria,<br />

pregando ogni uno per tutti e per noi, e noi da miserabili per essi tutti.<br />

In quest’incontro mi è venuto il pensiero <strong>di</strong> significare tal cosa alla Signoria Vostra Illustrissima<br />

e Reveren<strong>di</strong>ssima per domandarle s’ella pure volesse degnarsi <strong>di</strong> entrare in questo numero,<br />

sembrandomi che questo sarebbe un gran mezzo per impegnare la Madre delle misericor<strong>di</strong>e a compire<br />

quelle che ha già cominciate. Ed a proposito d’orazione le <strong>di</strong>rò anzi, che avendo noi un angelico, e<br />

copioso noviziato, queste buone giovani si sono proposte <strong>di</strong> fare una <strong>di</strong>vozione singolare per Massa,<br />

senza però conoscerne il nominativo, ma solo generalmente i bisogni d’una Diocesi. Premessa dunque<br />

l’orazione, un’altra cosa mi venne in pensiero che potrebbe farsi, ma ho bisogno del rispettato <strong>di</strong> lei<br />

consiglio, perchè non vorrei pregiu<strong>di</strong>care, piuttosto che portare giovamento, ed ella è in istato <strong>di</strong><br />

conoscerlo. Io ritengo benissimo la risposta fattami da Monsignor Nunzio Ostini, il quale scoprì<br />

terrenno, è vero, ma non parlò <strong>di</strong>rettamente. S’ella lo giu<strong>di</strong>casse quando possa prima combinare quanto<br />

si renderà necessario, io penserei <strong>di</strong> fare io stessa un tentativo <strong>di</strong>retto. Conosco personalmente, e sono


conosciuta. Nel farlo vorrei valutare sommamente quanto fù fatto, e quanto si vuol fare. Solo<br />

rimarcherei, che per quanti sacrificj pecuniarj si possano fare, non bastano per supplire al dono della<br />

vocazione, che viene solo da Dio, che in conseguenza ar<strong>di</strong>sco asserire la debole mia servitù,<br />

aggiungendo com’è vero, che non sarebbe l’onore, che a me fosse concesso, <strong>di</strong> nessun carico a chi me<br />

lo accordasse, bastandomi l’abitazione, e per questa la tale località ecc.<br />

Eccole cosa io farei quando il Signore volesse prima bene<strong>di</strong>re le pratiche che sono <strong>di</strong>sposta a<br />

fare per le dovute pre<strong>di</strong>sposizioni necessarie, prima <strong>di</strong> tentare simile passo con persona sì rispettabile,<br />

ma ripeto non mi muovo senza il <strong>di</strong> lei parere. Nel caso ella fosse persuasa sarei a pregarla <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi il<br />

nome <strong>di</strong> quel conventino da lei trovato opportuno. Dubito, che converrebbe contentarci della località<br />

come si trova, e ciò porterebbe non v’ha dubbio un peso maggiore. Dio è grande, e l’intercessione <strong>di</strong><br />

Maria santissima quasi onnipotente, onde confi<strong>di</strong>amo. Ma ella intanto si <strong>di</strong>a coraggio. In ogni caso se<br />

non piacesse al Signore <strong>di</strong> provvedermi i mezzi, o ella non credesse adesso il momento le parlerò d’un<br />

altro progetto meno <strong>di</strong>ffuso, e meno permanente che potrà darle intanto qualche susi<strong>di</strong>o nell’operare.<br />

Termino bramando <strong>di</strong> non perdere anche questa posta. Le domando mille perdoni, e la supplico<br />

della continuazione delle sante <strong>di</strong> lei orazioni perchè il Signore mi salvi, ed implorando la sacra <strong>di</strong> lei<br />

bene<strong>di</strong>zione, ossequiosamente mi segno<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona 29 gennajo 1826<br />

1 Autografa solo la firma della <strong>Canossa</strong>.<br />

Umilissima Ubbi<strong>di</strong>entissima Ossequiosissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 1


A MONS. ZOPPI<br />

835(Verona#1826.02.18)<br />

Egli aderisce volentieri all‟invito della <strong>Canossa</strong> per la ce/ebrazione della Messa devozionale, ma chiede qualche<br />

schiarimento che ella invierà quanto prima. Per il momento nuova proposta altrettanto utile per il Vescovo:<br />

man<strong>di</strong> quattro figliole ben intenzionate a Milano. La <strong>Canossa</strong> a proprie spese, le istruirà ed, entro un anno,<br />

potranno ritornare in Diocesi, valide collaboratrici per l‟evangelizzazione e il miglioramento sociale <strong>di</strong> una<br />

popolazione tanto sprovveduta.<br />

V:G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Essendo sul punto <strong>di</strong> partire per Trento, per andare a riconoscere quel locale 1 che la clemenza <strong>di</strong> Sua<br />

Maestà si degnò con suo decreto testè concedermi gratuitamente per l’Istituto, mi affretto <strong>di</strong><br />

significarlo alla Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima, certa che la <strong>di</strong> lei carità se ne<br />

rallegrerà.<br />

Di volo bensì, ma non voglio partire senza riscontr are l’ ultimo ossequiatissimo <strong>di</strong> lei foglio.<br />

Rapporto dunque a quella Compagnia, in cui ella degnasi d’entrare, quantunque anch’io lo<br />

desideri, non mi fu possibile sin quì, che i sacerdoti che la compongono si fissino una giornata,<br />

essendone alcuni d’impegnati la festa. Spero però a poco a poco <strong>di</strong> riuscire anche in questo, ed allora<br />

mi onorerò d’avvertirla, bastando intanto ch’ella faccia la carità applicare la Santa Messa una volta al<br />

mese pel fine già detto. L’altro progetto <strong>di</strong> cui le parlai, secondo me facilissimo sarebbe questo. Nella<br />

città <strong>di</strong> Massa, o nella Diocesi vi saranno certamente delle buone giovani, desiderose <strong>di</strong> darsi al<br />

servizio <strong>di</strong> Dio. So che il talento in questi paesi non manca. I <strong>di</strong> lei fedeli cooperatori in particolare<br />

i Padri Barnabiti 2 ne avranno certamente alcune in vista. Io dunque penserei, ch’ella me ne mandasse<br />

quattro a Milano quand’ella credesse il progetto opportuno, ed abbia la bontà <strong>di</strong> significarmelo, vedrò<br />

<strong>di</strong> trovare io un modo, onde senza peso veruno delle loro famiglie, possano vivere sei mesi, o un anno<br />

con noi. Anch’io con tutto il cuore farò il poco che potrò.<br />

Già non credo ci vogliano tanti stu<strong>di</strong>, e potremo meglio impiegare il tempo nell’insegnar loro a leggere<br />

bene, a cucire, a far calze, in somma i lavori d’una famiglia, e ben fondamentarle nell’istruzione,<br />

secondo l’uso nostro, <strong>di</strong> Verona singolarmente. In quel caso mi basterebbe ella si compiacesse <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi,<br />

quali lavori e cose ella bramasse maggiormente s’insegnasse loro. Forse le condurrei in altro Paese che<br />

a Milano, e poi passato il tempo se il Signore si volesse degnare <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re coteste, come ha benedetto<br />

quelle <strong>di</strong> Bergamo, senta se gliela <strong>di</strong>co grossa, ritornate a Massa in sei mesi io spero con fondamento<br />

ella trova una <strong>di</strong>fferenza notabile nella città. E se due fossero della città, e due <strong>di</strong> qualche paese,<br />

potressimo sperare un giovamento grande anche nei paesi. Queste poi tenendo scuola <strong>di</strong> guadagno<br />

possono essere d’ajuto alle loro povere famiglie, ed ella avere qualche operaria per la Dottrina<br />

cristiana, capace <strong>di</strong> educare poi le altre nell’istruzione e nel leggere. Già per la pura sincerità le<br />

confesso, che Maria santissima fu quella che tanto frutto fece ricavare dalle bergamasche, ed essa non<br />

dubito non faccia il medesimo con queste. Eccole il mio progetto.<br />

Per non perdere questa posta sono costretta subito a terminare.<br />

Sappia però, che a Trento conto <strong>di</strong> fermarmi solo questa settimana e nella terza settimana <strong>di</strong><br />

Quaresima, conto a Dio piacendo partire per Bergamo, per in<strong>di</strong> passare a Milano, dove abbiamo nella<br />

1 Il convento <strong>di</strong> S. Francesco a Trento (Ep. I, lett. 342, n. 3, pag. 535).<br />

2 Padri Barnabiti della CONGREGAZIONE DI SAN PAOLO fondata neI 1530 a Milano da S. Antonio Maria Zaccaria<br />

insieme a Giacomo Morigia e Bartolomeo Ferrari, patrizi milanesi.


quarta settimana gli Esercizj spirituali delle nostre Dame, che verranno loro dati dal Padre Milani 3 , e<br />

dal Padre Malerba 4 .<br />

Mi raccomando quanto posso alla carità delle <strong>di</strong> lei orazioni. Onorandomi <strong>di</strong> risposta, prima<br />

della quarta settimana, favorisca <strong>di</strong>rigere la lettera a Bergamo.<br />

La supplico della sacra pastorale bene<strong>di</strong>zione, e le rassegno nuovamente l’ossequioso mio<br />

rispetto.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe 18 febbrajo 1826<br />

3 Padre Milani, valente oratore (Ep. II/1, lett. 545, pag. 350).<br />

4 Padre MALERBE, uno dei pre<strong>di</strong>catori degli Esercizi alle Dame.<br />

5 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Umilissima Ubbi<strong>di</strong>entissima Ossequiosissima<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 5


A MONS. ZOPPI<br />

836(Milano#1826.03.18)<br />

La <strong>Canossa</strong> ha ritardato a rispondere alla missiva del Vescovo per molte e varie ragioni che espone. E‟<br />

contenta che egli abbia giu<strong>di</strong>cata positiva la sua proposta <strong>di</strong> preparare quattro giovani per collaborare con lui<br />

per le scuole serali e per l‟oratorio festivo. Non si preoccupi dell‟onere finanziario e gliele man<strong>di</strong>, che lei e le<br />

sue consorelle faranno quanto <strong>di</strong> meglio sarà loro possibile.<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Al mio arrivo in Milano ritrovai il veneratissimo foglio del giorno 1 marzo con cui la Signoria Vostra<br />

Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima mi onorò, al quale non <strong>di</strong>e<strong>di</strong> un subito riscontro, come bramava, per due<br />

motivi. Primieramente perchè occupatissima per gli Esercizj <strong>di</strong> queste nostre Dame, i quali sono sul<br />

comp In secondo luogo perchè aspettava più dettagliate <strong>di</strong> lei notizie; dall’ottimo Conte Mellerio 1 . Jeri<br />

solo fù questo a favorirmi, mi portò i gentili <strong>di</strong> lei saluti, e fui assicurata dall’Abate Pollidori 2 che la <strong>di</strong><br />

lei salute si sostiene, malgrado le tante combinazioni, per cui dovrebbe vacillare.<br />

Suppongo, che da un giorno, all’altro, ella avrà il contento <strong>di</strong> rivedere la buona mia amica<br />

Durini 3 , ed io dai nostri buoni milanesi, potrò così <strong>di</strong>stintamente, sapere la nuove <strong>di</strong> lei.<br />

Certa <strong>di</strong> fare cosa gra<strong>di</strong>ta alla <strong>di</strong> lei carità, voglio <strong>di</strong>rle che il mio viaggio a Trento ebbe un<br />

felicissimo esito. Quel Principe Vescovo 4 , il tanto interessato Monsignor Vicario 5 , le Autorità, la città<br />

tutta, non potevano darmi maggiori attestati <strong>di</strong> premura, e <strong>di</strong> bontà.<br />

Il riatamento del locale però a mio credere, non sarà possibile si termini così sollecitamente, essendovi<br />

grande lavoro da farsi, nè sò persuadermi, possa essere abitabile, se non che nella primavera dell’anno<br />

1827. Una parola le aggiungerò pure degli Esercizj <strong>di</strong> quì. Questa volta s’incontrarono sul principio<br />

molte <strong>di</strong>fficoltà per combinarli, a riflesso della stagione, che temevasi troppo fredda, ma finalmente la<br />

cosa riuscì, e grazie al Signore, con piena so<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> tutti, maggior concorso dell’altra volta, e solo<br />

mostrano queste Dame, che siano al termine molto <strong>di</strong> spiacere.<br />

Scrivo queste due righe mentre esse stanno alla me<strong>di</strong>tazione. Ho poi molto piacere che alla<br />

Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima sia stato <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento il mio progetto, <strong>di</strong> educarle<br />

intanto le quattro figlie, <strong>di</strong> cui possa valersi per l’istruzione della gioventù. Per <strong>di</strong> lei norma conto a Dio<br />

piacendo quì fermarmi la settimana santa, e la settimana <strong>di</strong> Pasqua, sino al sabbato in Albis, nel qual<br />

giorno vorrei ripassare a Bergamo, dove il ceto mercantile, mi richiese <strong>di</strong> venire a fare i santi Esercizj<br />

da noi, e questi saranno i primi che si faranno per le Signore. Colà pure mi fermerò da circa quin<strong>di</strong>ci<br />

giorni, in<strong>di</strong> ripatrierò. Se dunque le riesce in questo tempo possibile, <strong>di</strong> mandarmi le dette giovani, me<br />

le condurrò poi meco a Verona, avendo ivi maggior opportunità <strong>di</strong> formarle, giusta i comuni nostri<br />

desiderj. Cercai quì d’interessare qualche persona a tale oggetto, e spero con qualche frutto,<br />

quantunque però non ne abbia ancora risposta positiva, me le man<strong>di</strong> liberamente, che già il Signore è<br />

grande, ed io l’assicuro, che insieme alla sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> poterla in questa piccolissima cosa servire,<br />

provo una dolcezza impareggiabile, considerando <strong>di</strong> potermi addoperare con persone, che lavoreranno<br />

pel Signore, e pel bene delle anime, in un luogo dove sento esservi un vero bisogno. Assista bensì<br />

queste figlie, e noi, colla carità delle <strong>di</strong> lei orazioni, onde possiamo sod<strong>di</strong>sfare noi coll’insegnare, ed<br />

esse coll’apprendere.<br />

1 Conte Giacomo Mellerio , benefattore della Casa <strong>di</strong> Milano (Ep.I, lett. 387, pag. 624).<br />

2 Abate Polidori, segretario del Conte Mellerio (Ep.I, lett. 388, n. 1, pag. 625).<br />

3 Contessa Carolina Durini (Ep.I, lett. 2, pag. 6).<br />

4 Mons. Luschin Francesco Saverio principe vescovo <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n 5, pag. 626).<br />

5 Mons. Sardagna Emanuele (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).


Per non perdere anche questa posta, sono costretta <strong>di</strong> terminare, umiliandole i rispettosi ossequj<br />

delle mie compagne e supplicandola della sacra <strong>di</strong> lei bene<strong>di</strong>zione<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Milano li 18 marzo 1826<br />

6 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Umilissima Obbe<strong>di</strong>entissima Ossequiosissima<br />

serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 6


A MONS. ZOPPI<br />

837(Bergamo#1826.04.15)<br />

Ragioni particolari impe<strong>di</strong>scono alla <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> ricevere subito le quattro future maestre <strong>di</strong> campagna. La<br />

<strong>di</strong>lazione non significa <strong>di</strong>sinteresse, che anzi la Marchesa è in pena perchè non prevede prossima neppure la<br />

fondazione a Massa.<br />

V:G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Non essendomi stato possibile darmi l’onore <strong>di</strong> scrivere alla Signoria Vostra Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima da Milano lo faccio da Bergamo, ove da giorni mi trovo, e da dove penso partire più<br />

presto <strong>di</strong> quello ch’io <strong>di</strong>ssegnava, avendo dovuto <strong>di</strong>fferire ad altro tempo l’esecuzione del progetto<br />

degli spirituali Esercizi delle mercanti attesa una grave malattia <strong>di</strong> cui venne attaccata quella signora,<br />

che li promosse. D’altronde alcuni pressanti impegni mi chiamano almeno momentaneamente a<br />

Verona.<br />

Già il degnissimo signor Commissario <strong>di</strong> lei fratello, mi avrà senza dubbio favorito presso <strong>di</strong> lei<br />

come mi promise, ed avrà e pregato la <strong>di</strong> lei bontà a tener sospesa ancora la partenza delle buone<br />

giovani, che avremo la consolazione <strong>di</strong> educare meglio che sapremo. Ar<strong>di</strong>sco tenermi certa, che tale<br />

ritardo non avrà in lei fatto nascere il minimo dubbio sulla mia <strong>di</strong>sposizione, e vivissima brama <strong>di</strong><br />

servirla. Nell’atto che debbo supplicarla nuovamente <strong>di</strong> ritardare a mandarle sino ad un mio avviso le<br />

soggiungerò che la remora, che le domando non ha altro oggetto se non <strong>di</strong> giovar loro maggiormente.<br />

Sappia, che per certa imprevveduta combinazione tutta mia, che in altro momento le significherò, per<br />

qualche settimana non mi posso assicurare <strong>di</strong> fermarmi in Verona, ne che fermar vi si possa quella<br />

compagna, la quale si compiacque la bontà del Signore bene<strong>di</strong>re abbondantemente nell’educazione<br />

delle maestre <strong>di</strong> campagna <strong>di</strong> quì.<br />

Conseguentemente bramando <strong>di</strong> trovarmi io all’arrivo delle sue giovani, e <strong>di</strong> poter vederle io<br />

stessa istradate almeno un mese nelle mani <strong>di</strong> questa compagna, più delle altre esercitata in tale<br />

impiego, sono costretta a cercare una <strong>di</strong>lazione <strong>di</strong> quello che non vedo il momento <strong>di</strong> poter eseguire.<br />

Tra poche settimane mi onorerò <strong>di</strong> rispondere decisamente in proposito, e sono certa che pure non solo<br />

troverà opportuno quello ch’io penso, ma che in questi momenti non me le manderebbe sapendo le<br />

circostanze mie, neppure se io glielo scrivessi. La <strong>di</strong> lei carità non si metta per me in pensiero. Non vi è<br />

niente <strong>di</strong> male. Anzi ho motivo <strong>di</strong> ringraziare il Signore, ma ho bisogno d’orazione.<br />

Rapporto alla strada poi per cui Vostra Signoria Illustrissi ma e Reveren<strong>di</strong>ssima potrà mandarle<br />

debbo confessarle, che non conosco quale sia la più breve. Io le avevo proposto la via <strong>di</strong> Milano,<br />

perche pensava non vi fosse altra strada ma la <strong>di</strong> lei ricerca mi risvegliò la idea <strong>di</strong> persona da me<br />

conosciuta, la quale aveva una certa relazione da coteste parti, ed era <strong>di</strong> Reggio. Se per tal via possono<br />

venire, da Reggio per la via <strong>di</strong> Mantova a Verona, la strada nella lunghezza non è confrontabile con<br />

quella da Massa a Milano. Rapporto alla ricerca ch’ella mi fà <strong>di</strong> quello che debbono seco portare<br />

quando verranno, faccia pren<strong>di</strong>no seco la loro biancheria personale, ed i loro vestiti; per carità mi<br />

perdoni se parlo chiaramente, se hanno la loro biancheria da letto, piccola quantità già s’intende, e solo<br />

il bisognevole da cambiarsi, la portino, se non l’hanno la prego a non prendersi pensiero <strong>di</strong> fargliela lei,<br />

che adopereranno della nostra.<br />

Quando sarà il momento da mandarle avrà similmente la bontà <strong>di</strong> scrivermi quali cose in<br />

particolare ella brama per cotesti Paesi, che imparino, perche vorrei pure avessero da essere <strong>di</strong><br />

giovamento. Già sono certa, che nello sciegliere ella non isbaglierà certamente. L’unica cosa <strong>di</strong> cui mi<br />

raccomando, e per poterla servire davvero, ed anche per non restare noi atteso il numero nostro sempre<br />

assai limitato in confronto delle occupazioni, impossibilitate dall’addestrar <strong>di</strong> queste figlie, e le altre,<br />

che con esse per altri Paesi verranno educate, si è che siano persone <strong>di</strong> buona salute, avendo noi


l’esperienza <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> Bergamo, che trà il cambiamento dell’aria, quello del metodo <strong>di</strong> vita, il<br />

passaggio dalla libertà se non campestre almeno della propria casa, al legame d’una applicazione<br />

continua, quelle <strong>di</strong> salute vacillante, e debole si ammalarono, e ci impe<strong>di</strong>rono non solo d’attende(re) ad<br />

esse, che invece conveniva curarle, ma anche d’assistere le altre.<br />

Rapporto alla fondazione <strong>di</strong> Massa poi che le <strong>di</strong>rò Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore?<br />

Se parliamo umanamente non pare tanto vicina. Maria santissima però, è quasi onnipotente, ed ecco<br />

l’appoggio illimitato, ch’io ci vedo. Ella può esser certa, che quello che da me <strong>di</strong>penderà lo farò con<br />

tutto il cuore, crederei mancare a quella can<strong>di</strong>dezza, che per ogni titolo le debbo se volessi <strong>di</strong>rle, che<br />

ottenendo ella la località, Massa sarà la fondazione, che seguirà la prima, e innanzi anche a quella <strong>di</strong><br />

Trento. Le sottopongo non solo i bisogni ch’ivi pure si trovano, ma <strong>di</strong> più l’impegno già preso. La<br />

località che vi abbiamo, i soggetti già pronti, i mezzi egualmente preparati. Laddove che per Massa,<br />

quando bene avremo la località ci conviene pensare a tutto il rimanente, e si ricorderà, che nella mia<br />

lettera in cui mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> l’onore <strong>di</strong> significarle quel mio pensiero <strong>di</strong> supplicare io la <strong>di</strong> lei Sovrana le<br />

<strong>di</strong>ceva però, che l’avrei fatto con<strong>di</strong>zionatamente vale a <strong>di</strong>re che non mi sarei preso colla stessa<br />

un’impegno positivo, ma che avrei cercato <strong>di</strong> scoprire se in un caso in cui avessi pouto servirla, questa<br />

avrebbe aggra<strong>di</strong>to la mia servitù, e mi avrebbe conceduto la località, e che <strong>di</strong>etro una favorevole<br />

risposta della Principessa mi sarei adoperata per ricercare i mezzi necessarj. Le ripeto però si assicuri la<br />

Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima <strong>di</strong> tutto il mio impegno, e perche si tratta del servizio <strong>di</strong><br />

Dio e per l’ossequiosa venerazione, e riconoscenza che le professo.<br />

Termino coll’implorare la sacra pastorale <strong>di</strong> lei bene<strong>di</strong>zione, umiliandole i rispetti delle<br />

compagne, raccomandandomi <strong>di</strong> nuovo alle sante <strong>di</strong> lei orazioni, ed onorandomi <strong>di</strong> confermarmi<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Diriga pure le lettere intanto sempre a Verona.<br />

Bergamo li 15 aprile 1826<br />

1 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> l’aggiunta in calce e la firma.<br />

Umilissima Ubbi<strong>di</strong>entissima Ossequiosissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 1


A MONS. ZOPPI<br />

838(Verona#1826.06.17)<br />

Nuova <strong>di</strong>lazione per il viaggio delle future maestre a Verona, causata non solo da malattia della <strong>Canossa</strong> e da<br />

un forzato viaggio a Venezia, ma anche da una causa, che il nobile Dugnani, nel suo passaggio da Massa, potrà<br />

chiarire.<br />

V:G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Non credo voglia la Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima per quanto lungo sia il mio<br />

silenzio, e quantunque non possa sempre sul punto riscontrare gli ossequiatissimi <strong>di</strong> Lei fogli, come<br />

bramerei, dubitare mai della sempre nuova mia premura, e del più vivo mio interessamento, per tutto<br />

quello che la riguarda.<br />

Il recente motivo dunque, per cui anche adesso dovetti lasciar passare qualche tempo, senza<br />

potermi dar l'onore <strong>di</strong> scriverle si fù perché in questo intervallo feci la gita mia solita <strong>di</strong> questa stagione<br />

a Venezia, ove dopo aver assistito agli Esercizj spirituali <strong>di</strong> quelle pie Dame, dovetti trattenermi <strong>di</strong><br />

soprapiù altre tre settimane, per combinare molti altri affari. Si figuri, che non seppi <strong>di</strong> dover fare tal<br />

viaggio, che dal dopo pranzo alla sera, del giorno antecedente alla mia partenza, avendo prima sempre<br />

sostenuto questo nostro Superiore 1 , ch'io dovessi trattenermi quì, e mandare invece due Compagne a<br />

suplire per me; ma momentaneamente combinossi un certo affare, per cui fu costretto a mandarmi a<br />

Venezia. Durante la mia <strong>di</strong>mora colà, che fu <strong>di</strong> un mese circa, l'assicuro che mi trovai <strong>di</strong>rei quasi<br />

soffocata dalle occupazioni, per lo che non avendo ivi avuto un momento <strong>di</strong> respiro in mezzo a tante<br />

cose e pensieri, appena quì ritornata cad<strong>di</strong> ammalata, e tutt'ora dal giorno 6 a questa parte sono <strong>di</strong><br />

camera, e non posso parlare che pochissimo.<br />

Già de' miei mali soliti, cioè fui attaccata da una delle mie fortissime tossi con febbre, per la<br />

quale dopo avermi fatto un emmissione <strong>di</strong> sangue, e dovuto stare qualche giorno anche in letto, ora me<br />

la passo un pochetto meglio, ma poco, che già alcuni giorni conviene passarli. Non si prenda <strong>di</strong> ciò la<br />

minima pena la <strong>di</strong> Lei carità, che sà bene che tutto poi termina in niente, e così sarà anche questa volta.<br />

Tutto questo estesamente le ho voluto quì soggiungere, solo perché mi preme tenere Vostra Signoria<br />

Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima sempre più assicurata, che alle volte l'impotenza mi priva del contento<br />

<strong>di</strong> poter fare ciò che sarebbe del pari mio dovere, come vivo mio desiderio. Non però <strong>di</strong> tal tempera<br />

come i miei, sono per quello che sento i <strong>di</strong> Lei mali. Ella sì che ha molto da soffrire. La prego dunque a<br />

volersi fare tutto quel coraggio che può, e <strong>di</strong> confidare in Maria Santissima, e vedrà che questa<br />

carissima Madre le otterrà la necessaria fortezza, ed un perfetto ristabilimento, come vivamente lo<br />

desidero. A proposito <strong>di</strong> Maria Santissima sappia la Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima,<br />

che a momenti ho completo il numero de' sacerdoti 2 , che celebrano la Santa Messa una volta il mese,<br />

coll'intenzione ch'Ella già sà; ma adesso vò facendo a tutti una nuova supplica, la quale si è, che<br />

vogliano celebrare detta Santa Messa ad un altare privilegiato, onde liberare un'anima del Purgatorio a<br />

scielta <strong>di</strong> Maria Santissima, perché questa vada ai pie<strong>di</strong> della nostra gran Regina ad impetrarci quelle<br />

grazie, che Le chie<strong>di</strong>amo. Di tal cosa ar<strong>di</strong>sco supplicar pure la Signoria Vostra Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima, certa che gioverà anche alla <strong>di</strong> Lei Diocesi.<br />

E' superfluo ch'io le rinnovi le sincere proteste del mio interessamento per la fondazione, solo a<br />

rischiarimento in ogni caso m'onoro <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle, che quando sente da me degli obbietti, non creda provenir<br />

questi da raffreddamento, ma solo dalle momentanee circostanze, e tante volte lo stesso desiderio mi fa<br />

1 Mons. Ruzzenenti Vincenzo, Superiore della Casa <strong>di</strong> Verona (Ep. II/1, lett. 490, n. 1, pag. 166).<br />

2 Quasi trenta. In A.C.R. c'è l'elenco nominale.


vedere opposizioni, essendo anche tanto avvezza ad incontrare ritar<strong>di</strong>, che me ne aspetto anche dove le<br />

cose sono appianate. Effettivamente osservi, come sembrava che verso la fine d'autunno dovesse aver<br />

luogo la fondazione <strong>di</strong> Trento, ed invece tante sono le cose da eseguirsi, che sarò contentissima possa<br />

aver luogo l'autunno dell' 827.<br />

Veniamo adesso a <strong>di</strong>re una parola intorno alle buone giovani, che dovranno essere quì educate<br />

Dirà, che vado da un polo all'altro, ma vedrà che i due poli si orizzonteranno perfettamente.<br />

Intesi dal buon Marchese Casati 3 , che l'ottimo Signor Don Giulio Dugnani 4 colla Dama <strong>di</strong> lui<br />

consorte è in viaggio <strong>di</strong> ritorno da Napoli a Milano, e sento anche ch'Egli doveva fra pochi giorni<br />

essere a Firenze. Ciò mi fece pensare, che abbia preso cotesta strada per darsi il contento <strong>di</strong> rivederla.<br />

Le scrivo dunque appositamente in prevenzione <strong>di</strong> tale suposto arrivo, perch'Ella voglia farsi raccontare<br />

dal medesimo l'attuale mia situazione, conoscendola egli quasi <strong>di</strong>rei intieramente, e la Signoria Vostra<br />

Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima potrà facilmente comprendere il motivo, per cui non posso ancora<br />

accettare le buone giovani <strong>di</strong> Massa. Si assicuri delle continue, e fervi<strong>di</strong>ssime orazioni delle ottime<br />

nostre novizie, le quali sono dodeci, e propriamente angeli, e le medesime non interrompono mai la<br />

intrapresa <strong>di</strong>vozione per Massa.<br />

Mi raccomando alla continuazione della <strong>di</strong> Lei memoria <strong>di</strong>nanzi a Dio, ed umiliandole i rispetti<br />

delle Compagne, implorando per esse e per me la sacra pastorale <strong>di</strong> lei bene<strong>di</strong>zione, mi raffermo con<br />

sempre maggiore venerazione<br />

Verona San Giuseppe 17 giugno 1826<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

3 Marchese Francesco Casati, benefattore dell’Istituto (Ep.I, lett. 78, n. 1, pag. 138).<br />

4 Don Giulio Dugnani, patrizio milanese (Ep I, lett. 340, n. 3, pag. 531).<br />

5 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Umil.ma Dev.ma Osseq.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 5


A MONS. ZOPPI<br />

839(Verona#1826.10.29)<br />

La <strong>Canossa</strong> chiede che si man<strong>di</strong> le quattro ragazze a Verona, dove si sta per iniziare il corso <strong>di</strong> educazione.<br />

V. G. M. Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Egli è pure un gran tempo, che non mi dò l'onore <strong>di</strong> scrivere a Vostra Signoria Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima. Forse da Milano Ella avrà saputo, che io feci una gita a Rimini, e a Coriano 1 , e<br />

trovandomi allora solo due giornate lontana da Loreto 2 , fui a visitare quell'amato Santuario.<br />

Non essendovi per ora da quanto potei arguire idea <strong>di</strong> quel lungo viaggio <strong>di</strong> cui a Lei parlò il<br />

Signor Don Giulio Dugnani 3 pensai <strong>di</strong> approfittare intanto <strong>di</strong> quest'intervallo <strong>di</strong> libertà per fare un corso<br />

<strong>di</strong> educazione alle Figlie <strong>di</strong> campagna. Sono arrivata jeri, ma per non perdere giornate inoltrandosi la<br />

stagione mi riserbo a scriverle lungamente un altra volta, ma oggi solo con questa posta le <strong>di</strong>co, che se<br />

ha lo stesso genio <strong>di</strong> mandarmi quelle quattro Figlie <strong>di</strong> Massa io sono prontissima con tutto il cuore a<br />

riceverle, e me le spe<strong>di</strong>sca pure qui a Verona quando comanda. Se mai per qualche circostanza Ella non<br />

credesse, o non potesse la supplico a posta corrente <strong>di</strong> significarmelo, anzi ar<strong>di</strong>sco aggiungerle, che in<br />

ogni modo mi faccia la grazia <strong>di</strong> rispondermi subito, per mia norma. Imploro la sacra pastorale sua<br />

bene<strong>di</strong>zione, e col massimo rispetto mi segno.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe 29 ottobre 1826<br />

(Timbro partenza) V E R O N A<br />

(Timbro arrivo interme<strong>di</strong>o) V O G H E R A<br />

All'Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Monsignor Francesco Maria Zoppi<br />

Vescovo degnissimo <strong>di</strong> Massa e <strong>di</strong> Carrara<br />

GENOVA per<br />

M A S S A<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 4<br />

1 Coriano (Ep. I, lett. 339, n. 3, pag. 528)<br />

2 Santuario della Madonna <strong>di</strong> Loreto (Ancona), santuario della Madonna (Ep. I, lett. 265, n. 1, pag. 393).<br />

3 Dugnani Don Giulio (Ep I, lett. 340, n. 3, pag. 531).<br />

4 NB. Autografa solo la firma


A MONS. ZOPPI<br />

840(Verona#1826.11.12)<br />

Egli trova <strong>di</strong>fficoltà per il viaggio delle ragazze a Verona. La <strong>Canossa</strong> fa alcune proposte e dà insieme notizie<br />

del ritardo necessario alla fondazione <strong>di</strong> Trento.<br />

V: G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Non posso negare a Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima, che la bontà del Signore<br />

non siasi degnata d'assistermi in modo particolare anche sull'articolo salute nel già fatto viaggio. Prima<br />

d'intraprenderlo atteso la mia poca virtù era in timore <strong>di</strong> non reggervi, ma si vede che volle il Signore<br />

farmi vedere che quand'egli vuole fa fare quello che non si crederebbe ed era del tempo che non aveva<br />

goduto salute simile a quella, che godei in questo viaggio.<br />

Certo che cresce in me il desiderio d'essere pronta a qualunque <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> Dio nel caso si<br />

verificasse quanto Don Giulio 1 le <strong>di</strong>sse.<br />

Veniamo adesso al nostro argomento delle buone giovani <strong>di</strong> cui da tanto tempo trattiamo.<br />

Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore per quanto io ci abbia riflettuto non saprei proprio<br />

quì ritrovare una persona a proposito, per ogni rapporto da mandarle a ricever costì. Quattro giovani<br />

forestiere sono mercanzie troppo gelose, oltre <strong>di</strong> che trattasi che la situazione <strong>di</strong> Massa <strong>di</strong>viene per noi<br />

un paese fuori <strong>di</strong> strada, <strong>di</strong> modo che eccettuata la strada <strong>di</strong> Genova, o <strong>di</strong> Firenze altra non se ne<br />

conosce per venirvi da quanto posso sapere. L 'illimitata <strong>di</strong> Lei bontà mi perdonerà se ar<strong>di</strong>sco umiliarle<br />

quanto a me passò per pensiero sù tale rapporto. Mi par dunque, che la Signoria Vostra Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima assicurata che si fosse prima se realmente siavi come realmente suppongo una strada<br />

che conduca da Massa a Reggio, o a Modena <strong>di</strong>rettamente se, atteso lo smisurato imbarazzo che noi<br />

donne siamo in viaggio, trovasse incompatibile mandare tutte quattro le Figlie, potrebbe mandarne due,<br />

scegliendo le più opportune o forse anche tre, e farle accompagnare dal padre <strong>di</strong> alcuna <strong>di</strong> esse nel caso<br />

che alcuno ve ne sia <strong>di</strong> cui possa compromettersene, e dall'ottimo <strong>di</strong> Lei secretario il quale, poi da<br />

Mantova, da quì lontana solo ventiquattro miglia, potrebbe continuar per Milano, e le due Figlie col<br />

padre continuar potrebbero per Verona. Con ciò a me sembrerebbe provveduto alla sostanza, ed<br />

all'apparenza.<br />

Spero che la <strong>di</strong> Lei bontà vorrà essere persuasa che il solo desiderio <strong>di</strong> servirla mi determina a<br />

sottoporle questa mia idea, aggiungendole in pari tempo che nel caso ella non potesse combinare tal<br />

viaggio, sempre egualmente resterà in me viva la premura per Massa, ed invariabile la mia <strong>di</strong>sposizione<br />

d'impiegarmi per servirla, debolmente bensì ma <strong>di</strong> cuore, al momento che il Signore fosse per aprircene<br />

la strada.<br />

Sono unicamente costretta a supplicarla <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong> prontamente onorarmi <strong>di</strong> quanto avrà<br />

potuto determinare per mia norma, assicurandola che sono tanto circondata d'impegni, che mi conviene<br />

misurare il tempo come l'oro.<br />

Anche questa volta per la ristrettezza del tempo poco potrò <strong>di</strong>rle intorno al povero nostro<br />

Istituto, per cui la <strong>di</strong> Lei carità s'interessò sempre. Voglio almeno <strong>di</strong>rgliene qualche cosa, e prima <strong>di</strong><br />

tutto voglio significarle, come la nostra fabbrica, ossiano i ristauri <strong>di</strong> Trento vanno avvanzandosi, però<br />

non vedo sperabile, che la fondazione abbia luogo prima dell'autunno venturo. Di Milano Ella già sà il<br />

cambiamento della Superiora 2 , e grazie al Signore tutto và benissimo, e con piena armonia, ed<br />

intelligenza trà la Casa grande, e la Casa piccola. Quello che dà pena a Milano è la salute vacillante del<br />

1 Dugnani Don Giulio (Ep I, lett. 340, n. 3, pag. 531).<br />

2 Spasciani Teresa (Ep. I, lett. 279, n. 10, pag. 414).


Signor Preposto <strong>di</strong> San Giorgio 3 .<br />

Il rimanente glielo <strong>di</strong>rò un altra volta, bastandomi oggi ripeterle l'ossequiosa mia venerazione,<br />

ed implorare la sacra pastorale bene<strong>di</strong>zione.<br />

Di Vostra Signora Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe 12 novembre 1826<br />

(Timbro partenza) V E R O N A<br />

(Timbro arrivo interme<strong>di</strong>o) V O G H E R A<br />

All'Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Monsignor Francesco Maria Zoppi<br />

Degnissimo Vescovo <strong>di</strong> Massa e Carrara<br />

GENOVA per M A S S A<br />

3 Don Burocco Bernar<strong>di</strong>no (Ep. II/1, lett. 524, n. 1, pag. 302).<br />

4 NB. Autografa solo la firma. Nel1'A.C.R. c'è pure la minuta<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 4


A MONS. ZOPPI<br />

841(Verona#1826.12.02)<br />

Nuovi accor<strong>di</strong> per risolvere le <strong>di</strong>fficoltà del viaggio delle aspiranti al « Corso <strong>di</strong> educazione », nuovo invito<br />

della <strong>Canossa</strong> a <strong>di</strong>ffondere una devozione proposta dal defunto Papa Pio VII in onore della Madonna.<br />

V: G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Perdoni per carità la Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima se nuovamente vengo ad<br />

importunarla co' miei caratteri, ma non vedendo risposta all'ultima mia, del giorno 11 prossimo passato<br />

novembre, colla quale m'onorava riscontrare l'antecedente <strong>di</strong> cui Ella pochi giorni prima mi favorì, non<br />

posso a meno <strong>di</strong> non ripeterle il <strong>di</strong>sturbo.<br />

Non creda, che mi <strong>di</strong>spiaccia, ch'Ella non risponda sul punto questa volta, ma sapendo quanto<br />

grande sia la <strong>di</strong> Lei bontà, e gentilezza nel farlo sempre, ho solo timore che la mia lettera sia andata<br />

smarrita, ch'Ella non vedendo riscontro, possa dubitare della mia viva premura <strong>di</strong> servirla. Su tal<br />

dubbio le ripeterò quì sucintamente, quanto detta lettera conteneva sull'articolo delle Figliuole da<br />

educarsi per maestre. Le <strong>di</strong>cevo dunque, non aver neppur io quì persona addattata da poter inviare a<br />

riceverle a Massa, e ciò non solo per non poter adoperare, né un vecchio solo, né un giovane solo, ma<br />

anche perché quì non conosciamo minutamente le strade, che dalla via <strong>di</strong> Milano, o <strong>di</strong> Reggio condur<br />

possano a Massa.<br />

Erami permesso <strong>di</strong> soggiungerle, che mi pareva più facile, s’Ella avesse potuto, scegliendo<br />

almeno le due più opportune, farle accompagnare dal padre d'una <strong>di</strong> queste, e dal <strong>di</strong> Lei Segretario, il<br />

quale avrebbe potuto da Mantova proseguire per Milano, facendo a mio credere una strada più corta <strong>di</strong><br />

quella <strong>di</strong> Genova. In pari tempo, la supplicava come ora nuovamente faccio nel caso vedesse<br />

conciliabile tal gita, ad essere però certa dell'invariabile mia <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> servirla, e <strong>di</strong> prestarmi per<br />

la <strong>di</strong> Lei Diocesi, con egual desiderio e cuore, quando verrà il momento che al Signore piacerà.<br />

Aggiungo <strong>di</strong> più quì pure la preghiera <strong>di</strong> non <strong>di</strong>sturbarsi rispondendomi, a volermi rendere<br />

ragioni, che già ella ben sa, come sempre la pregavo <strong>di</strong> risposte assolute, avendo troppo cognizione<br />

delle smisurate <strong>di</strong> Lei occupazioni, della <strong>di</strong> Lei bontà, dei <strong>di</strong> Lei lumi, e <strong>di</strong>rò anche figurandomi le<br />

combinazioni che possono accaderle, nell'attuale <strong>di</strong> Lei situazione.<br />

Giacchè per mia quiete debbo importunarla, soffra che mi prenda un altra volta la libertà<br />

d'umiliarle un mio desiderio al quale darà il peso che merita, e che perdonerà non dubito a quell'affetto<br />

pur troppo ben debole, ma che però professo alla Santissima nostra Madre Maria, la <strong>di</strong> cui materna<br />

misericor<strong>di</strong>a vorrei pure restasse sempre più impegnata a bene<strong>di</strong>re la <strong>di</strong> Lei Diocesi.<br />

Le sarà certamente noto, come il defonto immortale Pio VII 1 tra gli uffizj de Santi novelli, fece<br />

mettere pure un nuovo Uffizio della Gran Madre <strong>di</strong> Dio, sotto il titolo <strong>di</strong> Auxilium Christianorum, il<br />

quale cade nel maggio, mese in cui non ricorre alcuna particolare festività <strong>di</strong> Maria Santissima.<br />

Quest'Uffizio, che mi <strong>di</strong>cono <strong>di</strong>votissimo e tenero, fu addottato ed or<strong>di</strong>nato da qualche Vescovo delle<br />

nostre parti, ed io ardo <strong>di</strong> desiderio, ch'Ella pure lo estenda alla <strong>di</strong> Lei Diocesi.<br />

Le domando mille perdoni del mio ar<strong>di</strong>re, ed assicurandola della continuazione delle orazioni <strong>di</strong><br />

queste fervorosissime nostre novizie, per la <strong>di</strong> lei Diocesi, imploro per me e per tutte la sagra pastorale<br />

<strong>di</strong> lei bene<strong>di</strong>zione, ed ossequiosamente mi confermo.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

1 Papa Pio VII (Ep. I, lett. 146, n. 3, pag. 240).


Verona San Giuseppe 2 <strong>di</strong>cembre 1826<br />

Voghera<br />

(Timbro arrivo interme<strong>di</strong>o)<br />

All'Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Monsignor Francesco Maria Zoppi<br />

Vescovo Degnissimo <strong>di</strong> Massa e Carrara<br />

GENOVA per M A S S A<br />

2 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> la sola firma. Nell' A.C.R. c'è pure la minuta.<br />

Umil.ma Dev.ma Osseq.ma<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 2


[Verona] 19 <strong>di</strong>cembre 1826<br />

A MONS. ZOPPI<br />

842(Verona#1826.12.19)<br />

Le ragazze, segnalate nelle lettere precedenti, tre e non quattro, sono felicemente giunte a destinazione. Età <strong>di</strong><br />

una e gracilità fisica delle altre due impe<strong>di</strong>ranno forse la preparazione completa per certi lavori, come<br />

richiederebbe il Vescovo, ma il tempo lo <strong>di</strong>mostrerà. Intanto la <strong>Canossa</strong> dà ampie notizie sulle fondazioni e<br />

particolarmente sul suo viaggio a Coriano.<br />

V: G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Dopo un felicissimo viaggio jeri dopo pranzo quì giunse l'ottimo Signor Giovanni Brunetti colle<br />

tre nostre buone Figlie.<br />

Non posso a meno <strong>di</strong> non <strong>di</strong>re a Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima, che non saprei<br />

a qual altra persona Ella avesse potuto affidarle più degna per ogni rapporto <strong>di</strong> questo Signore. Io ne<br />

sono e<strong>di</strong>ficata ed ammirata insieme. Dallo stesso più minutamente in voce intenderà tutto il corso del<br />

viaggio, che fu dal Signore copiosamente benedetto, come spero sarà il <strong>di</strong> lui ritorno. La contentezza<br />

delle buone Figlie non può a meno <strong>di</strong> non essere mescolata da un po' <strong>di</strong> confusione, trovandosi in<br />

mezzo a tanta novità. La troppo grande <strong>di</strong> Lei carità verso <strong>di</strong> me mi <strong>di</strong>spensa dall'assicurarla <strong>di</strong> tutto il<br />

mio impegno, e della premura delle care mie Compagne, onde cercare che si formino veramente<br />

secondo i comuni nostri desiderj. Giacché poi Ella desidera che le <strong>di</strong>ca ingenuamente cosa a me pare<br />

delle medesime, le confesso che quella <strong>di</strong> quarantaotto anni mi dà un po' <strong>di</strong> pensiero, sembrandomi<br />

molto <strong>di</strong>fficile che nella sua età sia in caso <strong>di</strong> appendere cose nuove, e più <strong>di</strong>fficilmente delle altre potrà<br />

addattarsi alla vita <strong>di</strong> applicazione, e <strong>di</strong> ritiro che necessariamente conviene che conducano per essere<br />

formate nel periodo, come sà de' sette mesi.<br />

Non voglio peraltro che ci per<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> coraggio, io farò il poco che potrò, ma si ricor<strong>di</strong> che<br />

confido nelle <strong>di</strong> Lei orazioni. Un'altra cosa che mi <strong>di</strong>spiace si è il dubbio che nessuna abbia ad essere<br />

atta ad imparare a tessere come Ella brama, quando non fosse quella che si chiama Francesca, essendo<br />

mestiere <strong>di</strong> molta fatica, e sembrandomi queste Figlie singolarmente la Colomba, e la Teresa molto<br />

gracili. Ripeto il Signore ci assisterà e faremo quanto sarà possibile, né mancherò tratto, tratto <strong>di</strong> tenerla<br />

al fatto sinceramente <strong>di</strong> tutto.<br />

Giacché ho questa sicura occasione ne approfitto per <strong>di</strong>rle succintamente qualche cosa intorno<br />

al minimo nostro Istituto; ciò che per l'ad<strong>di</strong>etro non feci perché sempre scrivere le dovetti per la posta.<br />

Dietro la cognizione ch’Ella dunque ha del trattato della fondazione <strong>di</strong> Trento, sappia che al<br />

presente ci avviciniamo al momento <strong>di</strong> effettuarla, poiché i ristauri del locale all'uopo destinato sono<br />

già avvanzati, e già tengo in pronto più soggetti formati per la medesima.<br />

Così si prossegue la fabbrica a Rovato <strong>di</strong> Brescia; ma Riva <strong>di</strong> Trento, che pure fece l'acquisto<br />

del locale, chiesa e recinto con entrata, per avere una nostra fondazione mi pressa più che mai,<br />

bramando anche quella piccola città che volessi andare ad effettuarla quanto prima potrò. Nella<br />

prossima primavera dovrò fare una gita a Trento per dare un occhiata alla fabbrica, e per combinare le<br />

cose prossime alla fondazione, alla quale però non vedo si potrà dare principio che nel prossimo<br />

autunno del 1827.<br />

Con quell'incontro passerò anche a Riva, per dare ivi pure un occhiata prima che restaurino.<br />

Parlandole poi del mio viaggio fatto <strong>di</strong> recente a Rimini le <strong>di</strong>rò che colà pure mi portai per una


chiamata ed invito che da gran tempo mi aveva fatto quel Parroco <strong>di</strong> Coriano 1 .<br />

Ciò che ben non mi ricordo, se a Lei abbia significato prima della <strong>di</strong> Lei partenza da Milano.<br />

Trovai dunque colà un drapello <strong>di</strong> 12 vergini ritirate in un Conservatorio 2 , le quali sotto la <strong>di</strong>rezione del<br />

suddetto Parroco vivono veramente una vita angelica. Di questo si concluse ridurlo una delle case<br />

dell'Istituto nostro, ed a tale uopo condussi meco una Damina 3 riminese dell'età <strong>di</strong> 24 anni, bravissima<br />

<strong>di</strong> tutto, e giovane che per ogni rapporto promette assai. Questa fondazione però non potrà essere molto<br />

prossima, per gli altri impegni suddetti, che in queste parti prima mi obbligano. Prima <strong>di</strong> portarmi a<br />

Rimini già s'intende ho interpellato il volere e la licenza <strong>di</strong> quel Sovrano. Avrei molto più a quì<br />

soggiungere, ma l'angustia del tempo, essendo l'ottimo Signor Giovanni per partire, mi priva del<br />

vantaggio <strong>di</strong> potermi più <strong>di</strong>lungare. Solo ancora la supplico <strong>di</strong> volermi la <strong>di</strong> Lei carità assistere colle<br />

sante <strong>di</strong> Lei orazioni, veggendone Ella l'urgentissimo mio bisogno. Faccia grazia presentare i più<br />

<strong>di</strong>stinti e cor<strong>di</strong>ali miei doveri alla Carissima Signora Querengo 4 , facendole pure le mie scuse se in<br />

questo punto non posso darmi il piacere <strong>di</strong> riscontrarla, lo che farò per la posta.<br />

Imploro per me, e per tutte le care mie Compagne la sagra pastorale <strong>di</strong> Lei bene<strong>di</strong>zione, e colla<br />

più profonda venerazione mi riconfermo.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

1 Don Gabellino Giacomo (Ep. II/1, lett. 647, n. 3, pag. 599).<br />

2 La prima sede delle Maestre Pie dell'Addolorata (Cf. Aff. Coriano).<br />

3 Isabella Ferrari (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542).<br />

4 Donna Teodolinda Quarengo, una Dama collaboratrice del Vescovo <strong>di</strong> Massa.<br />

5 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> la sola firma.<br />

Umil.ma Osseq.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> Figlia della Carità 5


A MONS. ZOPPI<br />

843(Verona#1827.01.21)<br />

Egli è contentissimo delle notizie positive delle can<strong>di</strong>date maestre, ma gli servirebbe molto <strong>di</strong> più una<br />

fondazione <strong>di</strong> Figlie della Carità. La <strong>Canossa</strong> è sempre <strong>di</strong>sponibile, ma è necessario attendere ciò che vorrà la<br />

Provvidenza.<br />

V: G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Con molta compiacenza rilevo dall'ossequiato foglio <strong>di</strong> Vostra Signoria Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima, il ritorno dell'ottimo Signor Giovanni Brunetti, al quale non poteva a meno <strong>di</strong> non<br />

andar pensando, attesa la pessima stagione, non tanto opportuna per viaggi. Ringrazio il Signore, che<br />

quella degna persona sia arrivata felicemente.<br />

Supplico la <strong>di</strong> Lei bontà a non volersi prender pena, per la combinazione accaduta dell'età<br />

innoltrata della Vignaroli 1 . Sono accidenti, che appunto tra le tante occupazioni succedono. Peraltro le<br />

<strong>di</strong>rà, che per l'imparare ha molta prontezza, anzi più <strong>di</strong> tutte, né io posso lagnarmi <strong>di</strong> essa. Si mostra<br />

adesso contenta ed intenzionata <strong>di</strong> operare al suo ritorno. Non<strong>di</strong>meno non mi assicuro della sua<br />

vocazione, vedremo andando innanzi. Per le altre due poi le <strong>di</strong>rà, che la Teresa Vaccà ancor noi la<br />

troviamo un angioletto, ma ha molta <strong>di</strong>fficoltà ad imparare, contuttociò spero bene, ma nel suo piccolo.<br />

La Francesca Manucci finalmente è un ottimo soggetto, che per le sue qualità, pel suo spirito, in<br />

somma per tutto, da quanto sin quì si è potuto conoscere, non troverei <strong>di</strong>fficoltà se si trattasse <strong>di</strong> una<br />

postulante, <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>carla a riuscire ottimamente nel nostro Istituto. Il tempo e l'esperienza, forse anche<br />

una non interotta coltivazione, ci faranno conoscere il <strong>di</strong> più; ed io non mancherò tratto, tratto, <strong>di</strong><br />

tenerla al fatto dell'andamento delle cose, e <strong>di</strong> sottoporle i deboli miei riflessi, ch’Ella raddrizzerà e<br />

<strong>di</strong>rigerà a maggior gloria del Signore, ed al maggior vantaggio del suo popolo.<br />

La Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima si assicuri <strong>di</strong> tutto il mio desiderio, per poter<br />

da quella miserabile che sono a questo giovar davvero.<br />

Sento, come già ben m'immaginava, ch'Ella batte e ribatte per ottenere qualche cosa <strong>di</strong> più che<br />

le maestre, e sento pure l'orazione che per tal oggetto fa fare. Il Signore <strong>di</strong>sponendo, che il caritatevole<br />

<strong>di</strong> Lei zelo venga sod<strong>di</strong>sfatto, aprirà a me pure la strada da coa<strong>di</strong>uvarvisi, ma intanto si accerti che nel<br />

caso per parte mia sono <strong>di</strong>sposta a fare quello che potrò, e per ora quì continueremo ad unirci a Lei<br />

nell’orazione.<br />

La ringrazio molto della premura che ha per la mia salute, che non la merita. Si vede<br />

propriamente, che il Signore secondo la vocazione dona le forze. Per non darle pena, nel <strong>di</strong>rle che fui<br />

ammalata nello scorso estate, non le <strong>di</strong>ssi d'esserlo stata lungamente e sul serio.<br />

Prima <strong>di</strong> andare a Rimini non sapeva come avrei potuto superare un tal viaggio, ed invece<br />

piacque al Signore, che mi rimettessi, <strong>di</strong>modo chè malgrado l'eccessivo freddo che quì abbiamo, non so<br />

<strong>di</strong>rle il tempo che me l'abbia passata tanto bene, avendo da lavorare eccessivamente.<br />

Mi <strong>di</strong>menticava <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle, che rapporto al tessere farò quanto sarà possibile, perché almeno la<br />

Francesca ne prenda una idea <strong>di</strong>cendosi da queste Figliuole, che per Massa la tela e l'altra tessitura<br />

semplice importa poco, venendo fatta la tela a prezzo vilissimo nella montagna; che quello<br />

occorrerebbe per costì sarebbe la tessitura operata, e questa porta una machina troppo grande e<br />

fatturosa. Oltre <strong>di</strong> che le cose da insegnar loro sono tante, e sette mesi scorrono presto. Ripeto<br />

comincerò a far imparare alla Francesca, che sola a mio credere può sostenere il tellajo le cordelle, in<br />

1 COLOMBA VIGNAROLI, TERESA VACCA' e FRANCESCA MANNUCCI, furono mandate a Verona dal Vescovo ,<br />

Mons. Zoppi, per essere preparate a <strong>di</strong>venire sue collaboratrici nella Diocesi <strong>di</strong> Massa.


seguito vedremo, ed in un caso vedrò <strong>di</strong> supplire con altri lavori.<br />

Quando vede l'ottima Donna Teodolinda 2 , se mi fa la grazia, farle aggra<strong>di</strong>re i miei doveri. Io<br />

penso, e tengo per una delle misericor<strong>di</strong>e che il Signore fece a Massa averle mandato questa<br />

virtuosissima Signora.<br />

Mi raccomando alle sante <strong>di</strong> Lei orazioni, perché io sappia approfittare delle forze maggiori del<br />

mio solito per fare il mio dovere, e per impegnare la <strong>di</strong>vina bontà ad usarmi poi misericor<strong>di</strong>a.<br />

Implorando la pastorale sagra <strong>di</strong> Lei bene<strong>di</strong>zione per me, e per le Care Compagne, e piena <strong>di</strong><br />

venerazione rispettosamente mi riprotesto.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe 21 gennajo 1827<br />

All’Illustrissimo Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Monsignore Francesco Maria Zoppi<br />

Degnissimo Vescovo <strong>di</strong> Massa e Carrara<br />

GENOVA per MASSA<br />

2 Donna Quarengo (Ep. II/2, lett. 842, n. 4, pag. 1091).<br />

3 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Umil.ma Ubb.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità. 3


A MONS. ZOPPI<br />

844(Venezia#1827.06.09)<br />

L'educazione delle tre maestre <strong>di</strong> Massa è ormai completata e la <strong>Canossa</strong> dà al Vescovo un giu<strong>di</strong>zio positivo, ma<br />

<strong>di</strong>verso per ciascuna delle tre, che spera possano tornare utilissime alla Diocesi.<br />

V. G. e M. Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

S'ella mi conoscesse meno, e se io avessi minor cognizione della <strong>di</strong> Lei bontà non ar<strong>di</strong>rei piu <strong>di</strong><br />

scriverle perché giustamente temerei che la Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima avesse<br />

pensato che per trascuranza, e pigrizia non avessi voluto esercitar un atto <strong>di</strong> dovere da tanto tempo.<br />

Siccome però certa sono che ben facilmente Ella si persuade <strong>di</strong> quanto le <strong>di</strong>co come anche con tutta<br />

schiettezza e sincerità io le parlo, così can<strong>di</strong>damente l'assicuro avrei io realmente sofferto per non<br />

poterle scrivere, e forse adesso più che mai sento la privazione <strong>di</strong> non poterle scrivere io stessa, ma <strong>di</strong><br />

dovermi servire dell'altrui mano giachè le occupazioni dell'Istituto si vanno sempre più accrescendo,<br />

come ancor più fanno le mie, conseguentemente, o sono occupata io, o le poche volte che potrei, non<br />

possono le compagne. In somma Ella mi perdoni dell'involontaria mia tardanza, e mi permetto<br />

rinnovandole le proteste del massimo mio rispetto <strong>di</strong> richiamarmi altresì alla <strong>di</strong> Lei memoria.<br />

Non parlo a Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima del breve mio soggiorno a Milano,<br />

né delle copiose bene<strong>di</strong>zioni che degnossi il Signore spargere sui Santi Esercizj <strong>di</strong> quelle buone Dame,<br />

perché già Ella ne sarà stata informata da quei zelanti Signori <strong>di</strong> Lei amici che ci favoriscono, bensì le<br />

soggiungo come appena compiti gli Esercizj <strong>di</strong> Milano, e stata qualche giorno più <strong>di</strong> quello che voleva<br />

a Bergamo anche per un trattato <strong>di</strong> una novella fondazione in Val Camonica 1 <strong>di</strong> cui non sò ancor l'esito,<br />

visitai Rovato <strong>di</strong> Brescia 2 , ove trovai quel piccolo convento bastantemente riatato, ma non ho ancora<br />

soggetti per cominciare. Dopo pochi giorni che fui a Verona mi portai a Trento per aderire al genio <strong>di</strong><br />

Monsignor Vicario 3 , che bramava rivedessi la fabbrica come io desiderava prendere tutti i concerti per<br />

la fondazione. Il medesimo vorebbe che questo seguisse il prossimo ottobre, io lo bramerei, ma non<br />

ispero, che tutto possa essere in pronto a quell'epoca.<br />

Venni poi a Venezia ove ebbi pure gli Esercizj delle Dame che compirono nella solennità della<br />

scorsa domenica. Vorrei qui fermarmi almeno un mese, avendo se ben Ella si ricorda anche l'Ospitale<br />

delle Convalescenti 4 da avviare. Non sò per altro se né pur questa volta potrassi dare al medesimo<br />

principio, quantunque la casa sia provveduta, e riattata, ma molte cose restano da pre<strong>di</strong>sporsi, ed io<br />

desidero che quando sarà il principio tutto sia or<strong>di</strong>nato in modo onde abbia ogni cosa da progre<strong>di</strong>re<br />

felicemente.<br />

Detto adesso bastantemente dell'Istituto veniamo a noi, vale a <strong>di</strong>re parliamo un poco delle<br />

buone maestre <strong>di</strong> Massa. Per parte mia l'assicuro che non ho se non a lodarmi <strong>di</strong> tutte. La Colomba 5<br />

oltre il <strong>di</strong>portarsi benissimo, à imparato bene un po' <strong>di</strong> tutto. Non<strong>di</strong>meno un por per l'età, un po' per la<br />

salute, un poco perché non parmi abbia una positiva vocazione, non saprei assicurarmi avesse da<br />

riuscire per maestra.<br />

La Teresa 6 è buona assai, prudente, ma limitata nel talento, à imparato per i lavori, ma non tanto<br />

per lo stu<strong>di</strong>o non essendo atta a fare <strong>di</strong> più su tale articolo; per altro parmi che lo sara bastantemente per<br />

1 Val Camonica , solco vallivo nelle Prealpi Lombarde. Vi scorre il fiume Oglio.<br />

2 Margherita Caprini (Ep. II/2, lett. 804, n. 1, pag. 994).<br />

3 Mons. Sardagna Emanuele, Vicario Capitolare <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).<br />

4 Ospedale delle Convalescenti (Ep. II/2, lett. 826, n. 3, pag. 1054).<br />

5 Colomba Vignaroli (Ep. II/2, lett. 843, n. 1, pag. 1092).<br />

6 Teresa Vaccà (Ep. II/2, lett. 843, n. 1, pag. 1092).


giovare ed assistere con frutto nella scuola <strong>di</strong> sua sorella. La Francesca 7 poi, noi la troviamo sempre più<br />

un gran soggetto. Buona non solo, ma <strong>di</strong> vocazione ottima, piena <strong>di</strong> zelo, brava, attiva, in somma per<br />

quanto a noi pare, se ci si presentasse una postulante delle qualità <strong>di</strong> Francesca, non esiteressimo un<br />

momento a riceverla per Compagna. Quando questa ottima figliuola sarà ritornata a Massa, Cristina 8 ed<br />

io crederessimo che se alla stessa fosse possibile lasciarle trovare una Compagna <strong>di</strong> sua confidenza, e<br />

che l’assomigliasse, sarebbe in caso <strong>di</strong> formarla, e <strong>di</strong> fare del gran bene.<br />

Può credere quanto io lo bramo e quanta consolazione per me sarebbe il sentire che tutte e tre<br />

nel loro genere, avessero da esserle <strong>di</strong> ajuto. Voglia Ella assistere anche questo po' <strong>di</strong> resto colle sante<br />

<strong>di</strong> Lei orazioni, e mi faccia la carità <strong>di</strong> ricordarsi pure <strong>di</strong> questa miserabile che le scrive.<br />

La supplico della sacra pastorale <strong>di</strong> Lei bene<strong>di</strong>zione, e colla maggior venerazione mi dò l'onore<br />

<strong>di</strong> raffermarmi.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Venezia Santa Lucia 9 giugno 1827<br />

(Timbro partenza) V O G H E R A<br />

(Timbro arrivo) V E N E Z I A<br />

All'Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Monsignor Francesco Maria Zoppi<br />

Vescovo degnissimo <strong>di</strong> Massa e Carrara<br />

GENOVA per MASSA<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 9<br />

7 Francesca Mannucci (Ep. II/2, lett. 843, n. 1, pag. 1092).<br />

8 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).<br />

9 NB. Autografa solo la firma della <strong>Canossa</strong>. Nell’A.C.R. c'è pure la minuta


A MONS. ZOPPI<br />

845(Verona#1827.07.09)<br />

Il Vescovo può mandare a prendere le sue tre neo maestre, senza però un termine perentorio. E' morta a Verona<br />

la giovane tirolese, lasciando un profondo vuoto. Pare che si riprendano i piani per la fondazione a Burano.<br />

V. G. e M. Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Dovetti accelerare il mio ritorno da Venezia per una visita che piacque al Signore fare a quella<br />

Casa, chiamando a se venerdì sera, giorno del mio arrivo, quella buonissima e bravissima giovane<br />

tirolese 1 , <strong>di</strong> cui già debbo averle parlato più volte. Questa, benché giovane <strong>di</strong> trentaun anno era<br />

sottosuperiora da un anno e mezzo. Detta per<strong>di</strong>ta riempì tutte noi <strong>di</strong> amarissimo cordoglio. La sua<br />

morte fu quella de' giusti, siccome santa la vita. Speriamo ch'ella sarà già a quest'ora a godere il<br />

Sommo Bene, poiché oltre all'essere stata virtuosissima la sua condotta, ebbe anche campo <strong>di</strong> far<br />

penitenza in questo mondo nella lunga e penosissima malattia che sofferse con esemplar pazienza e<br />

rassegnazione. Tuttavia faccia la carità, Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima <strong>di</strong> raccomandar<br />

caldamente l'anima della defunta al Signore, e così pur tutte noi, e specialmente me, affinché<br />

l'imitiamo, e ci <strong>di</strong>a lume e modo <strong>di</strong> provedere alla sostituzione, cosa molto <strong>di</strong>fficile in un'Istituto<br />

nascente che abbonda per bontà del Signore <strong>di</strong> gioventù che dà le migliori speranze, ma che poi<br />

sommamente scarseggia <strong>di</strong> soggetti maturi.<br />

A norma poi <strong>di</strong> quanto Ella si compiacque scrivermi, ho l'onore <strong>di</strong> significarle essere al suo<br />

termine il corso dell'educazione delle maestre e perciò la Signoria Vostra Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima può mandarle a prendere quando che comanda. La supplico solo ad avere riguardo<br />

unicamente al <strong>di</strong> Lei comodo, opportunità, o minore <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o pel loro viaggio, essendo per me<br />

in<strong>di</strong>fferente una settimana come l'altra, bramando solo ch'Ella abbia a minorarsi il peso quanto può. Già<br />

come le scrissi altra volta spero che la cara Francesca sarà un eccellente soggetto, benché <strong>di</strong> tutte non<br />

posso dargliene altro, che sempre più buone nuove.<br />

Vorrei lusingarmi che anche per li lavori Ella resterà contenta, solo non mi fu possibile far loro<br />

imparare il lavoro a telajo, per aver trovato esser cosa troppo greve, come meglio in voce le <strong>di</strong>ranno.<br />

Ne hanno però appresi <strong>di</strong> tante altre sorti. Dell'Istituto non le <strong>di</strong>co nulla nella presente, avendogliene<br />

già parlato nell'ultima mia.<br />

Questa volta poi ho il contento <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle che ho nuovamente un barlume <strong>di</strong> speranza per la<br />

fondazione <strong>di</strong> Burano, che è quell'isola abbandonata, alla quale da tanto tempo aspiro, avendo il nostro<br />

buon Principe Vicerè 2 date buone speranze al Parroco 3 <strong>di</strong> colà, <strong>di</strong> assisterlo per quest'oggetto, onde<br />

faccia l'acquisto d'un <strong>di</strong>roccato convento. Ed anzi condussi qui meco una buranella. Vegga Vostra<br />

Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima come adesso il Signore mostra <strong>di</strong> voler esau<strong>di</strong>re le brame <strong>di</strong><br />

quel Parroco, e <strong>di</strong> quel povero popolo e tutto per cagione <strong>di</strong> Maria Santissima.<br />

Mi tengo sicura che un momento o l'altro Egli farà lo stesso per Massa e sopra le mie<br />

<strong>di</strong>sposizioni in tutto quello che posso ella sempre conti liberamente.<br />

Aggra<strong>di</strong>sca Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima i sinceri sentimenti della mia<br />

<strong>di</strong>stinta venerazione, e del mio rispetto.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

1 Olivieri Beatrice <strong>di</strong> Riva <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 339 n. 5, pag. 529).<br />

2 Principe Ranieri (Ep. I, lett. 299, n. 4, pag. 459).<br />

3 Sac. Giovanni Giuriatti, parroco <strong>di</strong> Burano (Ep. II/1, lett. 668, pag. 444)


PS. Mi faccia la carità <strong>di</strong> domandare per me fortezza al Signore, avendone proprio in questa circostanza<br />

propriamente bisogno.<br />

Verona San Giuseppe 9 luglio 1827<br />

(Timbro partenza) VERONA<br />

(Timbro arrivo interme<strong>di</strong>o) VOGHERA<br />

All'Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Monsignor Francesco Maria Zoppi<br />

Vescovo Degnissimo <strong>di</strong> Massa e Carrara<br />

GENOVA per MASSA<br />

4 NB. Autografi della <strong>Canossa</strong> poscritto e firma.<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 4


A MONS. ZOPPI<br />

846(Verona#1827.08.05)<br />

La lettera precedente non è giunta a destinazione, come attesta lo scritto del Vescovo, recato a mano<br />

dall'incaricato <strong>di</strong> riaccompagnare a Massa le tre neo maestre, <strong>di</strong> cui la <strong>Canossa</strong> dà ancora ragguagli ottimi.<br />

Ella vorrebbe dare un aiuto ancora più valido a Monsignor Zoppi, ma, in quel momento deve accettare le croci<br />

che trova nelle varie Case, tra 1'altra la morte della tirolese e il necessario ritorno a Coriano della Damina<br />

Ferrari, che non regge al clima <strong>di</strong> Verona.<br />

V: G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Dall'ossequiato foglio <strong>di</strong> Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima recatomi dall'ottimo<br />

Signor Giovanni Brunetti 1 parmi comprendere non aver Ella ricevuto l'ultima mia lettera nella quale<br />

nell'atto, che in risposta alla pure pregiata antecedente <strong>di</strong> Lei lettera le <strong>di</strong>ceva, essere al suo termine il<br />

corso delle stu<strong>di</strong>o delle figliuole che abbiamo ammaestrato, mi onorava altresì <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle, che non si<br />

prendesse però una soverchia sollecitu<strong>di</strong>ne, nel mandare a prendere le sue Figlie, ma che cercasse il<br />

modo per Lei più opportuno, e meno <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>oso, niente a me decidendo settimana meno settimana<br />

più. In somma questo adesso più non giova, onde veniamo all'argomento presentemente il più<br />

interessante, ma prima mi permetto <strong>di</strong> supplicarla <strong>di</strong> risparmiare con me per sempre ringraziamenti che<br />

non merito per verun rapporto, e che ad altro non servono, che a raddoppiarmi la pena <strong>di</strong> non poterla<br />

servire in qualche cosa <strong>di</strong> proposito.<br />

Parlando adesso <strong>di</strong> queste buone Figlie, altro non sò, che ripeterle quanto già ebbi l'onore <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rle. L 'abilità non manca in nessuna. La più brava è la Manucci 2 . Questa e la Teresiana Vaccà 3 , hanno<br />

anche grande inclinazione al ritiro. La Colomba Vignaroli 4 <strong>di</strong>ce sempre d'essere <strong>di</strong>sposta a tutto quello<br />

ch'Ella crederà. E' assai buona, ed abile anch'Essa, ma pel suo fisico non posso accertarmene<br />

pienamente. Mi lusingo che per i lavori resterà pienamente contenta, ma non fù possibile far loro<br />

imparare il tessere perche troppo faticoso. Già la Vignaroli e la Vaccà, si vedono senz'altro, ma a<br />

confidarlo a Lei sola, la Francesca Manucci quantunque sanissima, non sarebbe per oggetto fisico atta a<br />

tale lavoro, che potrebbe impe<strong>di</strong>re il maggior bene, che spero farà, non potendo reggere a questa fatica.<br />

Imparò bensì a fare il bindello 5 . Grazie al Signore mostrano tutte tre un gran fervore, ed impegno <strong>di</strong><br />

operare per la <strong>di</strong>vina gloria. Mi lusingo pur dunque, che corrisponderanno al meno in qualche parte<br />

all'ardente <strong>di</strong> Lei zelo, e carità. Siccome mi tengo certa, che il Signore darà a lei il lume da collocarle<br />

ove Dio sarà più servito.<br />

La sacra <strong>di</strong> Lei visita sento esser presto al termine. Mi figuro quante fatiche Ella avrà <strong>di</strong>vorato.<br />

Qual consolazione sarebbe per me se in quello che a me è possibile, potessi sollevarla. Ma la mia<br />

vocazione come sà, è d'esser sola, nè piacque al Signore sin qui, ch'io mi trovassi in una Diocesi <strong>di</strong><br />

potere col Vescovo lavorare indefessamente. Il Signore sia <strong>di</strong> tutto benedetto. Inten<strong>di</strong>amoci non posso<br />

se non che lodarmi <strong>di</strong> tutti li miei Superiori, ma voglio <strong>di</strong>re che quell'operare che farei se fossi nella<br />

sua Diocesi non ho occasione <strong>di</strong> fare nelle altre.<br />

Le <strong>di</strong> Lei Figlie le <strong>di</strong>ranno che sono stata ammalata. Adesso è passato tutto, da molta debolezza<br />

in fuori restatami.<br />

Le <strong>di</strong>rò anche che il Signore mi và visitando con delle croci relative alle Care Compagne, una<br />

1 L'accompagnatore delle giovani mandate dal Vescovo a Verona.<br />

2 Francesca Mannucci (Ep. II/2, lett. 843, n. 1, pag. 1092).<br />

3 Teresa Vaccà (Ep. II/2, lett. 843, n. 1, pag. 1092).<br />

4 Colomba Vignaroli (Ep. II/2, lett. 843, n. 1, pag. 1092).<br />

5 Forse fettuccia fatta a maglia.


delle quali Egli chiamò a se stesso giorno del mio arrivo a Venezia, ed era quella bravissima tirolese 6<br />

<strong>di</strong> cui tante volte le parlai. La mia Damina <strong>di</strong> Rimini 7 dovrà ritornarsene per la salute, ed a Milano pure,<br />

tra la <strong>Maddalena</strong> 8 spe<strong>di</strong>ta dal me<strong>di</strong>co e mi fanno temere della Poli 9 , e della Tagliabue 10 .<br />

Non si prenda pena per me, che già il Signore ha troppi motivi da darmi delle croci. Mi basta,<br />

che mi usi misericor<strong>di</strong>a nella morte. Non posso nasconderle per altro, che non mi trovi sopracarica<br />

d'occupazioni dovendo supplire anche per chi mi manda. A me basta che mi faccia la carità <strong>di</strong><br />

raccomandarmi al Signore, ed a Maria Santissima: del rimanente il Signore mi assisterà.<br />

Le presento i rispetti <strong>di</strong> Cristina 11 , e delle compagne tutte e hanno l'onore <strong>di</strong> conoscerla, e<br />

ringraziandola <strong>di</strong> tutto passo a domandarle la sacra pastorale <strong>di</strong> lei bene<strong>di</strong>zione, ossequiosamente mi<br />

segno.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe li 5 agosto 1827<br />

6 Olivieri Beatrice (Ep. I, lett. 339 n. 5, pag. 529).<br />

7 Isabella Ferrari (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542)<br />

8 Crippa <strong>Maddalena</strong> (Ep. II/1, lett. 530, pag. 314).<br />

9 Polli Rosa (Ep. II/1, lett. 541, n. 5, pag. 338).<br />

10 Tagliabue Antonietta (Ep. III/2, lett. 1630, n. 1, pag. 1304).<br />

11 Cristina Pilotti con <strong>Maddalena</strong> a Verona (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).<br />

12 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 12


A MONS. ZOPPI<br />

847(Verona#1827.12.07)<br />

Notizie varie, tra cui il ricordo penoso della morte della tirolese, Beatrice Olivieri e della partenza, per il<br />

forzato ritorno a Coriano, della Damina Ferrari a causa della precaria salute.<br />

V.G. e M. Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Egli è pure tempo una volta ch'io rompa l'involontario, ma tanto lungo mio silenzio, e che<br />

sod<strong>di</strong>sfi alla mia brama <strong>di</strong> venire in iscritto ad ossequiare la Signoria Vostra Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima. L 'unica cosa che mi tenga quieta quando non posso scriverle si è la certezza che Ella<br />

per mancanza delle mie lettere non dubiterà mai dell'invariabilità della mia venerazione, e del mio<br />

interessamento per la <strong>di</strong> Lei Diocesi. Non <strong>di</strong> meno l'aver dovuto perdere il bell'incontro <strong>di</strong> quel<br />

degnissimo Cavaliere Cicopieri, e quella pure d'un Padre Barnabita <strong>di</strong> costì, che trovavasi a Milano<br />

quando io vi giunsi, mi fu propriamente <strong>di</strong> mortificazione. Che vuole che le <strong>di</strong>ca Illustrissimo e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore, dovetti girar molto e fermarmi poco in ogni luogo, conseguentemente nei<br />

Paesi mi trovo tanto soverchiata dagli affari che mi riesce spesse le volte impossibile supplire a quei<br />

doveri che tante volte più desidero.<br />

Questo anno, ha piaciuto al Signore <strong>di</strong> visitarmi in modo <strong>di</strong>ferente però <strong>di</strong>videndomi da due de'<br />

migliori soggetti dell'Istituto. Della mia buona Tirolese 1 già gliene parlai, e la raccomandai ai <strong>di</strong> Lei<br />

suffragi. Ma poi la vacillante sanità <strong>di</strong> quella bravissima Damina 2 , che meco venne da Rimini fece che i<br />

nostri me<strong>di</strong>ci non vollero assolutamente arrischiare che nel frigido nostro clima passasse questa<br />

l'inverno. Dovetti quin<strong>di</strong> ricondurla sino a Modena, ove sua madre venne a riceverla. La prima mi<br />

tengo certa <strong>di</strong> non averla perduta che per la terra, ma che presso il <strong>di</strong>vin Trono stia pregando per noi. La<br />

seconda si adoprerà quanto può per istabilire una Casa dell'Istituto nel piccolo Coriano 3 , paese lontano<br />

otto miglia da Rimini. Io sono contenta delle <strong>di</strong>vine <strong>di</strong>sposizioni, quantunque mi <strong>di</strong>spiaccia la<br />

lontananza e dell'una e dell'altra. Quando fui a Modena parlai <strong>di</strong> Lei con un degnissimo sacerdote, ed<br />

andava pensando che erami a lei avvicinata per linea retta perché per quella parte non vi sono strade per<br />

quanto credo praticabili.<br />

Ritornata a Verona passai a Bergamo per cambiare la Superiora che aveva terminato i sei anni<br />

del suo governo, e perché anche dopo la morte della tirolese io mi trovava in questa prima Casa tanto<br />

sopracarica <strong>di</strong> affari, che mi pareva aver da cedere sotto il peso, quantunque ringraziando il Signore<br />

abbia anche qui de' soggetti eccellenti, ma sono giovanette, e quelle poche <strong>di</strong> età matura sono soffocate<br />

dalle occupazioni, o logore dalle fatiche. Fui costretta a levare la buona Domenica 4 da Milano, e la cara<br />

Durini non mi fulminò per miracolo, anzi per indurmi a fare una gita <strong>di</strong>rei quasi <strong>di</strong> qualche ora <strong>di</strong> più a<br />

Milano, ebbe la bontà <strong>di</strong> condurmi la Compagna a Bergamo, ed io andai quattro giorni a Milano<br />

coll'amica. Colà trovai tutte le cose in or<strong>di</strong>ne, ma la <strong>Maddalena</strong> 5 umanamente parlando mi dà assai<br />

poche speranze. Si sono però accresciute <strong>di</strong> numero essendo entrate quattro novizie. Tornata a<br />

Bergamo, e terminato un pò <strong>di</strong> ritiro alle maestre <strong>di</strong> campagna che poterono intervenirvi, fatti li Santi<br />

Esercizi alle Compagne, istradata la novella Superiora, ritornai a Verona colla deposta che farò<br />

sottosuperiora in luogo della defonta, ed ora starò qui quanto potrò per avviare questa pure, e lasciare<br />

1 Beatrice Olivieri (Ep. I, lett. 339 n. 5, pag. 529).<br />

2 Isabella Ferrari (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542).<br />

3 Coriano (Ep. I, lett. 339, n. 3, pag. 528)<br />

4 Faccioli Domenica (Ep.I, lett. 360, n. 1, pag. 568).<br />

5 <strong>Maddalena</strong> Crippa , della Casa <strong>di</strong> Milano (Ep. II/1, lett. 530, pag. 314).


nel migliore stabilimento che potrò questa prima Casa, e potere così mettermi sempre più in libertà per<br />

le novelle fondazioni, che il Signore si degnerà in progresso <strong>di</strong> volere da me. Questo continuo girare,<br />

questa unione <strong>di</strong> occupazione furono le cagioni del mio silenzio.<br />

Intesi con grande sod<strong>di</strong>sfazione, e dal venerato <strong>di</strong> Lei foglio, e dalle persone provenienti da<br />

Massa i buoni <strong>di</strong>portamenti delle figliuole che qui furono educate. Ringrazio la bontà del Signore che<br />

abbia accompagnato il piccolo nostro lavoro molto bene. Desidero che abbiano da perseverare, e stiamo<br />

nella speranza che quelle <strong>di</strong> costì siano per preparare la strada a cose maggiori. Spero che la <strong>di</strong> Lei<br />

salute continuerà ad essere buona. Si vede propriamente che Dio tra mille croci la sostiene, e per <strong>di</strong> Lui<br />

servizio, e per <strong>di</strong> Lui gloria.<br />

Ha piaciuto al Signore togliermi il santo nostro Superiore <strong>di</strong> Venezia, il Padre Provinciale de<br />

Cappuccini 6 il quale però aveva nominato il suo successore 7 . Tutte queste anime sante vanno a godere<br />

nel Cielo, ed io vorrei almeno fare un poco <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio.<br />

Mi assista per carità colle sante <strong>di</strong> Lei orazioni. Le umilio gli ossequiosi doveri <strong>di</strong> tutte le<br />

Compagne ed implorando la sacra pastorale <strong>di</strong> lei bene<strong>di</strong>zione mi onoro <strong>di</strong> riprotestarmi col maggiore<br />

rispetto<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 7 <strong>di</strong>cembre 1827 San Giuseppe<br />

Umil.ma Ubb.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 8<br />

6 Padre Marino da Cadore, provinciale dei Cappuccini a Venezia (Ep. I, lett. 533, n. 3, pag. 557).<br />

7 Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).<br />

8 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> la sola firma.


A MONS. ZOPPI<br />

848(Bergamo#1828.02.23)<br />

Mons. Zoppi non sta bene, assillato anche dalle troppe cure pastorali. Probabilmente, a stagione migliorata,<br />

passerà qualche tempo a Milano, dove spera rivedere la <strong>Canossa</strong>. Ella però teme <strong>di</strong> dover rinunciare al<br />

prezioso incontro per gli impegni della sua missione e stende un itinerario dei suoi viaggi, che pare non lascino<br />

parentesi <strong>di</strong> riposo.<br />

V:G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Non posso significare alla Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssimo quanta mortificazione<br />

mi abbia portato l'ultimo ossequiato <strong>di</strong> Lei foglio, dal quale rilevai l'indebolimento della sua salute. Le<br />

domando mille perdoni se <strong>di</strong> troppo m'innoltro, ma io vorrei supplicarla a riflettere più ai <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni, che<br />

la bontà del Signore le fece togliere sin qui, ed al bene, che ha già introdotto nel suo popolo, che ai<br />

gran<strong>di</strong> bisogni, che restano per pienamente provvedere al medesimo A poco, a poco, vedrà che Dio<br />

appianerà le cose, ma il maggiore ostacolo, ch'Ella vi possa mettere si è quello, <strong>di</strong> non darsi coraggio, e<br />

conseguentemente pregiu<strong>di</strong>carsi nella salute Mi riuscì per altro <strong>di</strong> molto piacere il sentirla in<br />

<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> recarsi a Milano sull'aprirsi della stagione. Io mi lusingo, che ciò ch'abbia da rimetterla<br />

pienamente pur che non lasci troppo andare innanzi la cosa<br />

Non so sperare <strong>di</strong> avere in quell'incontro la sorte <strong>di</strong> ossequiarla. Ella ben sa, che la mia<br />

vocazione personale è quella de' sacrificj, cosi sapessi corrispondere al Signore. In quest'incontro però<br />

tali sono i miei legami, ed i miei impegni che dovrò eseguire in ciò la mia vocazione, e sacrificare al<br />

Signore la consolazione, che avrei <strong>di</strong> rivederla. Sappia, che dall'ultimo giorno <strong>di</strong> carnovale io mi trovo<br />

a Bergamo, ove il ceto mercantile mostra desiderio <strong>di</strong> venire a fare i Santi Esercizj da noi. Siccome si<br />

tratta <strong>di</strong> mettere qui pure in attività uno dei nostri Rami, che per le maritate non fù ancora praticato,<br />

promisi loro se li combinano, <strong>di</strong> quì fermarmi sino la terza settimana <strong>di</strong> Quaresima, sul principio della<br />

quale vorrei recarmi a Milano per istare otto, o <strong>di</strong>eci giorni colle care Compagne, in<strong>di</strong> servire le Dame<br />

similmente per i Santi Esercizj compiti appena i quali, ritornerò quì per essere a Verona nell'ottava<br />

pasquale.<br />

Subito dopo questo debbo passare a Venezia avendo colà tra gli altri affari, d'aprirsi spero<br />

l'Ospitale delle Convalescenti 1 , e compiti ivi pure dalle Dame gli Esercizj mi conviene subito ripartire<br />

per Verona avendo la fondazione <strong>di</strong> Trento, che quel degnissimo Monsignor Vicario 2 desidera si faccia<br />

entro il prossimo maggio. Da questo itinerario com'Ella ben comprenderà, mi verrà tolto il bene<br />

d'ossequiarla che volentieri poi rinunzio al Signore, restando nella lusinga <strong>di</strong> poterlo fare in altro<br />

momento e chi sa che non sia quando abbia da prestarmi per servirla.<br />

La <strong>di</strong> Lei carità sò, che sentendo tutti questi miei giri vorrà raccomandarmi d'avermi cura. Io la<br />

prevengo col <strong>di</strong>rle, che cerco d'avermi tutta quella che posso, molto più perché gli anni si accrescono, e<br />

mi conviene confessare, che le forze vanno <strong>di</strong>minuendosi, quantunque la salute sia <strong>di</strong>scretta, ma non<br />

sono più capace d'incontrare le fatiche <strong>di</strong> petto, come faceva una volta.<br />

Sento che le buone figliuole da noi educate si prestano alla meglio nell'educazione della<br />

gioventù. Voglia il Signore, che lavorino molto, come <strong>di</strong> cuore desidero.<br />

Termino col raccomandarmi quanto posso alle sante <strong>di</strong> Lei orazioni, solo perché possa giungere<br />

quando sarà il <strong>di</strong>vino piacere al porto dell'eterna salute, ed umiliandole i rispettosi doveri delle<br />

Compagne la supplico della sacra pastorale bene<strong>di</strong>zione, e colma <strong>di</strong> venerazione, rispettosamente mi<br />

segno<br />

Di Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

1 Ospedale delle Convalescenti (Ep. II/2, lett. 844,, pag. 1095).<br />

2 Mons. Sardagna Emanuele, Vicario Capitolare <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).


Bergamo li 23 febbraro 1828<br />

Santa Croce<br />

(Timbro <strong>di</strong> partenza) BERGAMO<br />

(Timbro arrivo interme<strong>di</strong>o) VOGHERA<br />

All'Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Monsignor Francesco Maria Zoppi<br />

Vescovo Degnissimo <strong>di</strong> Massa e <strong>di</strong> Carrara<br />

GENOVA per MASSA<br />

3 NB Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma. Nell’A.C.R. c’è anche la minuta.<br />

Umil.ma Dev.ma Osseq.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 3


A MONS. ZOPPI<br />

849(Trento#1828.07.29)<br />

La <strong>Canossa</strong> sta preparandosi per andare, in settembre, a Coriano. Ne è un poco preoccupata per cui chiede<br />

preghiere. Dà poi notizie <strong>di</strong> Milano, dove l‟attività caritativa è sempre più intensa, e <strong>di</strong> Trento, dove, il 21<br />

giugno, è avvenuta l‟erezione formale.<br />

VG e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Egli è pure del tempo, che desidero aver l’onore <strong>di</strong> scrivere alla Signoria Vostra Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima. Il continuo mio girare, le occupazioni straor<strong>di</strong>narie, che mi circondano quando vado<br />

come feci nelle nostre Case per l'esercizio <strong>di</strong> qualche Ramo <strong>di</strong> carità dell'Istituto, e le occupazioni della<br />

novella fondazione in cui mi trovo, resero sin quì infruttuosi i miei desiderj Adesso però che le cose quì<br />

in Trento sono già avviate, voglio approfittare dei primi momenti <strong>di</strong> libertà per proccurarmi questo<br />

vantaggio. Desidero, e spero che la <strong>di</strong> Lei salute sia buona, ma vorrei esserne assicurata Io pure grazie<br />

al Signore me la passo al mio solito, vale a <strong>di</strong>re colla mia frequenza de' salassi, e con qualche<br />

incomodetto, ma senza aver mai bisogno <strong>di</strong> letto, e potendo supplire negli incontri per bontà del<br />

Signore ai doveri maggiori.<br />

Le confesso che propriamente anche in questa fondazione ho esperimentato l'ajuto del Signore,<br />

e veramente mi dà Egli prove tali d'assistenza negli incontri, che dovrei aver coraggio d'incontrare<br />

qualsiasi cosa anche la più ardua. Eppure veda quanto sia grande la mia debolezza. Questo settembre<br />

debbo portarmi nuovamente in Romagna, essendo in<strong>di</strong>spensabile una nuova mia gita a Coriano 1 per<br />

quella proposta fondazione che si ricorderà essere vicina a Rimini. Eppure per molte circostanze mi dà<br />

un gran pensiero, e supplico caldamente la <strong>di</strong> Lei carità a voler raccomandare al Signore più del solito<br />

l'oggetto <strong>di</strong> questo nuovo viaggetto Le scriverò poi da colà. Cominciai da quello che mi resta da fare, e<br />

nulla <strong>di</strong>ssi alla Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima <strong>di</strong> quello che il Signore ha fatto.<br />

Forse mi abuserò della <strong>di</strong> Lei sofferenza a scriverle si lungamente ma mi parerebbe mancare a<br />

quella continua, e grata rimembranza <strong>di</strong> quanto deve alle paterne caritatevoli <strong>di</strong> Lei premure il minimo<br />

nostro Istituto, se ogni volta che le scrivo non gliene dassi le notizie. Non le parlerò <strong>di</strong> Milano dove gli<br />

Esercizj furono si numerosi che si cominciò a trattare <strong>di</strong> farli due volte all'anno, e ove crescono<br />

rapidamente le Compagne me<strong>di</strong>ante le premure dei buoni Milanesi, già sarà <strong>di</strong> ciò da Milano informata,<br />

ma le <strong>di</strong>rò che oltre i soliti Esercizj a Venezia si cominciò finalmente l'Ospitale delle Convalescenti 2 , il<br />

quale naturalmente essendo nel suo principio non lascia <strong>di</strong> darmi cure, e pensieri, ma va bene. Anche<br />

quel degnissimo, e santo novello Patriarca 3 vi ha tutto l'impegno. I trattati della cara mia isola <strong>di</strong><br />

Burano per l'Istituto pure sono ricominciati avendone interessato il nostro ottimo Principe Vice Re 4 , Il<br />

Patriarca ed il Parroco 5 , ma io credo che per questo affare Maria Santissima si abbia una protezione<br />

particolare. Di quest'ultima cosa forse sarà una mia supposizione. Insomma vedremo.<br />

Veniamo a Trento ove mi trovo da circa due mesi. Quì si trasferirono da Verona otto Compagne<br />

entrate per questa Casa, oltre <strong>di</strong> me e <strong>di</strong> Cristina. Il giorno <strong>di</strong> San Luigi da questo Principe Vescovo 6 fù<br />

fatta l'erezione formale nella nostra Chiesa de<strong>di</strong>cata alla Santissima nostra Madre Addolorata, della<br />

1 Coriano (Ep. I, lett. 339, n. 3, pag. 528)<br />

2 Ospedale delle Convalescenti (Ep. II/2, lett. 844,, pag. 1095).<br />

3 Mons Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

4 Principe Ranieri (Ep. I, lett. 299, n. 4, pag. 459).<br />

5 Sac. Giuriatti Giovanni, parroco <strong>di</strong> Burano (Ep. II/1, lett. 668, pag. 444)<br />

6 Mons, Luchin Francesco Saverio, principe vescovo <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n 5, pag. 626).


quale il convento ha preso il nome. Non posso <strong>di</strong>rle la bontà per noi del Prelato, <strong>di</strong> Monsignor<br />

Sardagna 7 , ora Decano, e non più Vicario, e <strong>di</strong> tutti i Trentini.<br />

Nella erezione tenne il Principe Vescovo il modo stesso della funzione <strong>di</strong> Milano che ricavò dal<br />

processo verbale <strong>di</strong> colà. Ci fece una bellissima omelia, e mi mandò poi un altrettanto bello Decreto, in<br />

cui approva le Regole, e ci <strong>di</strong>chiara imme<strong>di</strong>atamente a Lui soggette. Avendo i soggetti parte formati, e<br />

parte ben istradati, la Casa è già avviata, essendo in attività la scuola, l'istruzione delle ragazze nel dopo<br />

pranzo, il ricevimento della festa della gioventù, e l'assistenza alla Dottrina parrocchiale, Si comincierà<br />

l'istruzione delle adulte tra giorni. In conseguenza circa i 10 d'agosto conto ripatriarmi. Eccole tutto.<br />

Mi raccomando quanto sò alle sante <strong>di</strong> Lei orazioni e chiedendole la pastorale bene<strong>di</strong>zione<br />

m'onoro <strong>di</strong> riconfermarmi<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Trento li 29 luglio [1828] dall'Addolorata<br />

VOGHERA<br />

All’Illustrissimo Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Monsignor Francesco Maria Zoppi<br />

Vescovo Degnissimo <strong>di</strong> Massa e Carrara<br />

MILANO per GENOVA e MASSA<br />

7 Mons. Srdagna Emanuele (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A MONS. ZOPPI<br />

850(Verona#1828.08.28)<br />

Monsignor Zoppi sta per partire per Roma e la <strong>Canossa</strong>, che dopo non molto, dovrà recarsi a Coriano, ne<br />

chiede l‟in<strong>di</strong>rizzo dando il proprio in Romagna. E‟ l‟ultima lettera del carteggio con lo Zoppi.<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Forse sarà Ella già partita, ma sul dubbio riscontro sul punto l'ossequiato <strong>di</strong> Lei foglio del<br />

giorno 15 agosto, da me ricevuto questa sera giorno 27.<br />

La supplico volermi scrivere il suo in<strong>di</strong>rizzo in Roma, giacche dovendo io portarmi a Coriano <strong>di</strong><br />

Rimini in Romagna 1 , potrebbe accadere, che per questo paese avessi bisogno d'incomodarla<br />

Io non conto <strong>di</strong> poter partire da qui, che circa la metà <strong>di</strong> settembre, ed in allora il mio in<strong>di</strong>rizzo<br />

sarà dopo il mio nome Rimini per Coriano. Sul dubbio, che questa la trovi ancora a Massa, imploro la<br />

sacra pastorale bene<strong>di</strong>zione, ed ossequiosamente mi rafermo<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 28 agosto 1828<br />

(Timbro partenza) V E R O N A<br />

All'Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Monsignor Francesco Maria Zoppi<br />

Vescovo Degnissimo <strong>di</strong><br />

CARRARA e MASSA<br />

1 Coriano <strong>di</strong> Rimini, in Romagna (Ep. I, lett. 339, n. 3, pag. 528)<br />

2 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Umil.ma Osseq.ma Ubb.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 2


APPENDICE<br />

DA MONS. ZOPPI<br />

A 121(Massa#1826.11.02)<br />

Egli non trova chi possa accompagnare a Verona le tre can<strong>di</strong>date al «.Corso <strong>di</strong> educazione ». Se la <strong>Canossa</strong><br />

potesse mandare qualche persona <strong>di</strong> sua fiducia a prelevarle, completerebbe la sua prestazione generosa.<br />

V. G. e M. Illustrissima signora Marchesa<br />

Devo ben credere, che il Signore l'abbia rimessa in buona salute da quanto mi annuncia colla carissima<br />

sua lettera delli 29 p.p. ottobre e del viaggio fatto a Rimini 1 , e Coriano 2 , e quin<strong>di</strong> alla Santa Casa <strong>di</strong><br />

Loreto, e dell'occupazione <strong>di</strong> formare un corso <strong>di</strong> educazione delle figlie <strong>di</strong> campagna, e ne godo<br />

vivamente, e spero, che alcun poco avrà parlato anche <strong>di</strong> me, e <strong>di</strong> questa povera mia Diocesi a Maria<br />

santissima in quel beato Santuario.<br />

Così io penso che il Signore la <strong>di</strong>sponga all'altro più lungo viaggio, che per quanto me ne <strong>di</strong>sse<br />

il signor Don Giulio Dugnani 3 sembra voluto dalla <strong>di</strong>vina misericor<strong>di</strong>a per estendere assai più le sue<br />

grazie. Ella a buon conto vi si prepari coll'avere <strong>di</strong>ligente cura della sua salute.<br />

Le mie giovani sono smaniose d'averle per maestra, e madre, e tosto che avessero compite le<br />

opere ingionte per conseguire il Santo Giubileo, che va a chiudersi quì nel giorno della presentazione <strong>di</strong><br />

Maria santissima, volerebbero costì, ed io sono sempre nel più ardente desiderio <strong>di</strong> mandarle, e <strong>di</strong><br />

approfittare della <strong>di</strong> lei carità, che deve poi fruttare a bene delle mie poverelle. Ma per quanto io abbia<br />

pensato, e ripensato durante il lungo intervallo <strong>di</strong> tempo, in cui trattiamo <strong>di</strong> questa missione, non mi è<br />

mai riuscito <strong>di</strong> ritrovare persona a proposito, a cui affidarle pel lungo viaggio. Mi era quasi determinato<br />

<strong>di</strong> mandarle col mio Segretario contro mio genio, perchè ha l'apparenza d'essere troppo giovine, e un po<br />

allegro, sebbene sappia, ch'egli è veramente buono. Ma a giorni deve partire per urgenze della sua<br />

famiglia, e recarsi a Milano, alla sua, e mia patria sul Lago Maggiore 4 , e trattenervisi forse un po' a<br />

lungo. Se a lei riescisse facile il mandare quà qualche buon sacerdote, od anche secolare <strong>di</strong> sua con-<br />

fidenza a levarle, aggiungerebbe una nuova carità a tante altre; e in questo caso la pregherei a<br />

volermene dare un previo avviso per tenere le giovani preparate, inteso però sempre che addebitasse a<br />

me le spese siccome <strong>di</strong> questo viaggio, così del loro ritorno a suo tempo. Questa libertà; prosegua a<br />

raccomandarmi a Dio, dal Quale le imploro ogni bene<strong>di</strong>zione; compartendole intanto la mia passo a<br />

ripetermi con piena costante stima<br />

Massa Ducale li 2 novembre 1826<br />

(Timbro partenza) MASSA DUCALE<br />

(Timbro arrivo) VERONA<br />

1 Coriano, centro importante della Romagna<br />

2 Coriano (Ep. I, lett. 339, n. 3, pag. 528)<br />

3 Dugnani Don Giulio, patrizio milanese (Ep I, lett. 340, n. 3, pag. 531).<br />

4 Cannobio.<br />

Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo servitore<br />

+ Francesco Maria Vescovo


NOV. (embre)<br />

Alla Illustrissima Sig.ra Signora Padrona Colen<strong>di</strong>ssima<br />

La Signora Marchesa <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

Fondatrice delle Figlie della Carità<br />

GENOVA per


PRESENTAZIONE<br />

CORIANO<br />

Quando la <strong>Canossa</strong> nel 1825, ricevette la lettera dì Don Giacomo Gabellini, Parroco <strong>di</strong> S Innocenza a Monte<br />

Thuro, frazione <strong>di</strong> Coriano, questo comune era un centro <strong>di</strong> una certa rilevanza della Romagna.<br />

Era un antico castello me<strong>di</strong>oevale dei Malatesta, « un grazioso paese, situato sul dorso <strong>di</strong> un’amena collina », che,<br />

degradando, « giunge <strong>di</strong> fronte al litorale adriatico a pochi chilometri dalla città <strong>di</strong> Rimini ».<br />

Ci si deve necessariamente rifare a questi brevi tratti geograficì, perchè il dossier della <strong>Canossa</strong> si riallaccia, per<br />

questo AFFARE, ad un antefatto, che non si può ignorare e le cui fonti si ricavano dal « Fatto informativo sul principio e<br />

progresso del Conservatorio <strong>di</strong> Coriano fino al giorno 16 luglio 1827 », steso da Don Giacomo Gabellini e <strong>di</strong>retto al Papa<br />

Leone XII, per ottenere un sussi<strong>di</strong>o che l’aiutasse ad estinguere i debiti contratti per l’acquisto della Casa del Conservatorio<br />

<strong>di</strong> Coriano (L’autentico è presso l’Arch. <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Roma, Tes. Gen. Comp. R.C.A., Div. Sa e li, Beni eccl., Busta 114).<br />

La Romagna, nel 1815, dopo il Congresso <strong>di</strong> Vienna, tornava a far parte dello Stato Pontificio, ma gli animi,<br />

specialmente dei giovani, erano rimasti turbati ed inquieti e, nonostante le riforme del Papa romagnolo, Pio VII, e le<br />

condanne repressive del governo più rigido dì Leone XII, le agitazioni accrescevano il <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> una popolazione già<br />

oppressa dalla miseria.<br />

C’era reale impreparazione e incapacità da parte degli uffici amministrativi, ma c’era pure in molti un rifiuto,<br />

ormai irreversibile, del governo pontificio.<br />

Gli stessi tumultuanti non avevano una linea programmatica chiara: chi avrebbe voluto affidarsi al Granduca <strong>di</strong><br />

Toscana, chi all’Austria, purchè la grave <strong>di</strong>soccupazione e lo spettro della fame si risolvessero in una vita più or<strong>di</strong>nata e<br />

tranquilla. Si cercava un orientamento migliore, ma intanto o<strong>di</strong>o e immoralità avvelenavano sempre più gli animi, con<br />

conseguenze deleterie anche nel campo femminile.<br />

Per questo, a Coriano, le due autorità comunali preminenti, chiamati sul luogo « anziani », Camillo Vasconi e<br />

Pietro Paolini, cercarono un mezzo per arginare, almeno per le future spose e madri, tanta <strong>di</strong>storsione morale. Coinvolsero<br />

in questo un sacerdote <strong>di</strong> larghe vedute, ardente e generoso, Don Giacomo Gabellini, che fece subito suo l’urgente problema<br />

del Governo e degli Anziani, e riuscì a sua volta a coinvolgere la signora Prudenza Uccellini. Don Gabellini la convinse a<br />

passare a Coriano.<br />

Era oriunda <strong>di</strong> Ravenna, ma abitava a Rimini presso l’Arciprete <strong>di</strong> San Bartolomeo e da tempo si de<strong>di</strong>cava<br />

all’istruzione ed educazione cristiana della gioventù femminile.<br />

Donna <strong>di</strong> alte virtù e <strong>di</strong> un potenziale intellettuale ed affettivo ricchissimo, la Uccellini accettò, suo malgrado, il<br />

nuovo campo <strong>di</strong> lavoro, e vi si trasferì il 27 maggio 1818. L’iter <strong>di</strong> sistemazione fu abbastanza faticoso, ma, aiutata da tre<br />

altre volonterose, si inse<strong>di</strong>ò in una casa, che Don Gabellini era riuscito ad acquistare e subito la scuola e l’oratorio festivo<br />

furono molto frequentati.<br />

L’istituzione fu chiamata « Pio Ritiro » o « Conservatorio » e maestre la Uccellini e le sue collaboratrici, che<br />

vivevano insieme senza però nessuna imposizione <strong>di</strong> Regole o <strong>di</strong> <strong>di</strong>visa uniforme.<br />

Nel frattempo, quando ormai vi funzionava già un educandato, alcune Suore espulse dai monasteri dalle<br />

soppressioni napoleoniche, chiesero <strong>di</strong> far parte del Pio Ritiro e, tra queste, Suor Maria Agnese dei Conti Fattiboni <strong>di</strong><br />

Cesena, del Monastero <strong>di</strong> Santa Chiara in Forlì.<br />

Fu un inserimento provvidenziale perchè, due anni dopo l’inizio del Conservatorio, il 16 novembre 1820, Prudenza<br />

Uccellini moriva e la Fattiboni la poteva sostituire alla guida della istituzione.<br />

Era sempre coa<strong>di</strong>uvata da Don Gabellini, il quale stava ormai accarezzando una idea luminosa: costruire un<br />

Oratorio pubblico, contiguo al Conservatorio. Il problema finanziario, che era l’ostacolo più grave, era stato risolto con<br />

l’aiuto <strong>di</strong> benefattori inattesi e il 31 maggio 1825, la chiesa era aperta ai fedeli.<br />

Per un nuovo intervento provvidenziale, il 29 aprile 1824, entrava a far parte del Conservatorio una trentottenne <strong>di</strong><br />

famiglia facoltosa, Elisabetta Renzi, nata da Gianbattista e dalla Contessa Vittoria Boni <strong>di</strong> Urbino. Era ancora probanda<br />

quando, con le monache era stata estromessa dal Monastero che sorgeva a Pietra Rubbia, altro fortilizio malatestiano e, per<br />

quanto la famiglia avesse insistito perchè rimanesse fuori del chiostro, Elisabetta aveva preferito la vita <strong>di</strong>versa, ma povera,<br />

del Conservatorio.<br />

Nello stesso anno il Pio Ritiro avvertiva una particolare forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio: mancava quella stabilità che poteva<br />

derivare dal « riconoscimento ecclesiastico » e la Renzi, ormai provetta nel campo della vita religiosa, aveva consigliato la<br />

Fattiboni <strong>di</strong> risolvere l’ambigua posizione canonica delle religiose.<br />

Da non molto, aveva letto un <strong>di</strong>scorso tenuto da Mons. Zop pi durante l’erezione canonica dell’Istituto delle Figlie<br />

della Carità in Milano. Poichè anche la Marchesa veronese inculcava alle sue figlie la particolare devozione all’Addolorata,


così, come nel Conservatorio, il dolore della Vergine era centro del complesso devozionale, la Direttrice si rivolse alla<br />

<strong>Canossa</strong> per sondare una possibile unione delle Maestre del Conservatorio con le Figlie della Carità.<br />

Suor Agnese ne fu persuasa e incaricò la Renzi stessa <strong>di</strong> iniziare le trattative, lasciando però la precedenza a Don<br />

Gabellino.<br />

Le prime risposte della <strong>Canossa</strong>, <strong>di</strong>rette appunto all’Arciprete, sono del febbraio 1825. Vi si intravede molta<br />

prudenza, molta cautela, la forte preoccupazione che, prima che se ne parli pubblicamente, si chieda l’approvazione dei<br />

Superiori Ecclesiastici.<br />

Poi, il 25 marzo dello stesso anno, quando ella è ben convinta che l’autorità ecclesiastica locale e quella romana<br />

sono propense, si <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong>sponibile e anzi desiderosa <strong>di</strong> entrare, col suo Istituto, a far parte anche dello Stato Pontificio.<br />

Tuttavia non ha fretta e, per non far sorgere pericolose complicazioni in un momento politico tanto <strong>di</strong>fficile, assicura che<br />

andrà in Romagna, ma quando le sarà stato concesso il passaporto per Rimini, con l’intento <strong>di</strong> raggiungere Loreto, dove si<br />

sente fortemente attirata per un incontro <strong>di</strong> preghiera con la Vergine Santa.<br />

La <strong>Canossa</strong> usciva così dai suoi schemi spirituali: non a vrebbe mai concertato un viaggio per una devozione<br />

persona», ma in questo momento serviva da schermo ai suoi viaggi apostolici, così come in molte lettere se ne servirà per<br />

frenare l’ansia <strong>di</strong> Don Gabellini e il desiderio delle aspiranti ad esserle figlie.<br />

Intanto ella chiede luce e consiglio al Card. Zurla a Roma e le sue domande, come le risposte del Porporato,<br />

segnano un <strong>di</strong>agramma significativo <strong>di</strong> alti e bassi che in<strong>di</strong>cano l’oscillar co tinuo <strong>di</strong> assensi, <strong>di</strong> consigli <strong>di</strong> attesa, <strong>di</strong><br />

trepidazioni, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssensi, infine <strong>di</strong> deciso consenso, che la morte della <strong>Canossa</strong> renderà nullo; alti e bassi che segnano pure le<br />

tappe della storia del povero Conservatorio e della Romagna, straziata dalle passioni più violente e dai più amari<br />

risentimenti, che sfociano, nel 1828, in un ciclone <strong>di</strong>struttore.<br />

Il Conservatorio riesce a continuare la sua strada, ma dopo che, nel 1828, le due vittime, Don Gabellini e Suor<br />

Agnese Fatti boni, fatti oggetto delle calunnie più malvage e ingiuste, avranno lasciato, con la più profonda amarezza, il<br />

campo del loro lavoro.<br />

Rimarrà a raccogliere l’ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> dolore e <strong>di</strong> amore Suor Elisabetta Renzi che, lentamente, spesso con angoscia,<br />

sempre con fiducia, ridarà vigore al virgulto intristito. Essa, fino al 1835, quando già l’Or<strong>di</strong>nario della Diocesi l’avrà<br />

proclamata superiora del Conservatorio, chiamato delle Maestre Pie dell’Addolorata che già operava anche a Sogliano,<br />

continuerà a implorare dalla <strong>Canossa</strong> una soluzione positiva per la piccola istituzione, che voleva trovare un appoggio<br />

sicuro.<br />

La <strong>Canossa</strong> era stata a Coriano nel 1826 e al termine del 1828; si era affettuosamente legata alle Maestre del<br />

Conservatorio che chiamava sue figlie; ne aveva condotto a Verona perchè vi facesse il noviziato e tornasse a Coriano per la<br />

fondazione, ma non si era mai decisamente convinta <strong>di</strong> poterla realizzare per le tante ragioni, che rendevano troppo<br />

improbabili le opere richieste dalla Regola.<br />

Non ne era convinta la <strong>Canossa</strong>, perchè inconsciamente avvertiva che, negli orizzonti della storia umana, si stava<br />

delineando un’altra figura, quella della Renzi che, superate le innumeri <strong>di</strong>fficoltà, sarebbe <strong>di</strong>ventata, come lei, una guida<br />

approvata, capace, suscitatrice <strong>di</strong> tanto bene e <strong>di</strong> un Istituto, le Maestre Pie dell’Addolorata, con una propria fisionomia.<br />

A DON GABELLINI<br />

851(Milano#1825.02.05)<br />

Dovrebbe essere la prima lettera con cui la <strong>Canossa</strong> risponde a Don Gabellini <strong>di</strong> Coriano. Si mostra <strong>di</strong>sponibile<br />

alle richieste dell'Arciprete per una possibile fusione delle Povere del Crocifisso con l'Istituto delle Figlie della<br />

Carità, purché, per il momento, la cosa non sia <strong>di</strong> dominio pubblico. Si chieda invece l'approvazione dei<br />

Superiori ecclesiastici.<br />

V .G. e M. Veneratissimo Signor Arciprete 1<br />

Mi affretto a riscontrare Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima quantunque non possa<br />

sul punto definitivamente rispondere a quanto la <strong>di</strong> Lei bontà ha la compiacenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi. Le <strong>di</strong>rò per<br />

altro, che sapendo la bontà del Signore, non restai sorpresa, ma non potei a meno però <strong>di</strong> non ammirare<br />

le singolari bene<strong>di</strong>zioni colle quali la Divina Provvidenza và prosperando i santi <strong>di</strong> Lei <strong>di</strong>segni, e me le<br />

1 Don GIACOMO GABELLINI, nato a San Giovanni in Marignano, parroco <strong>di</strong> S. Innocenza in Monte Tauro, frazione del<br />

Comune <strong>di</strong> Coriano, poi Arciprete <strong>di</strong> Coriano, che abbandonò nel 1828, per ritirarsi in volontario esilio a Firenze, dopo la<br />

campagna <strong>di</strong> calunnie <strong>di</strong> cui fu vittima con la Fattiboni, in seguito alle agitazioni politiche <strong>di</strong> quegli anni.


professo obbligatissima per la degnazione con cui Ella mi mette a parte d'ogni cosa. Si assicuri, che da<br />

miserabile, se piacerà al Signore ch'io m'impieghi a servirla lo farò con tutto il cuore. Se dovessi anzi<br />

giu<strong>di</strong>care da quanto Dio fin qui fece, ar<strong>di</strong>rei quasi <strong>di</strong> assicurarmene. Però adesso che la trattativa è<br />

giunta a quel segno <strong>di</strong> dover anche per mia parte determinare, sono certa ch'Ella troverà troppo giusto,<br />

che prima d'ogni altra cosa interpelli la volontà dei miei Superiori, senza la quale non potrei apportare<br />

alla <strong>di</strong> Lei Istituzione se non che la tempesta <strong>di</strong> Giona. Subito che avrò la risposta mi farò un grato<br />

dovere <strong>di</strong> significargliela, e ripeto vorrei lusingarmi da quanto Dio sin qui fece in questo affare che sarà<br />

favorevole.<br />

Per altro, come devo, io non farò che esporre semplicemente ogni cosa, e la decisione de' miei<br />

Superiori sarà la mia. Frattanto sinché resta per mia parte la cosa pendente, se mai Ella fosse per fare<br />

un qualche passo la supplico a non parlare per ora dell'Istituto nostro, desiderando io sempre che la<br />

base sia sodamente stabilita prima <strong>di</strong> produrlo in qualsiasi modo. Frattanto io continuerò a far pregare<br />

Maria Santissima. Faccia Ella la carità <strong>di</strong> fare altrettanto. Spero che questa adorata Madre ci otterrà la<br />

grazia <strong>di</strong> eseguire veramente in ciò il Santissimo Divino Volere, e <strong>di</strong> operare per la maggiore Gloria del<br />

Signore. Frà pochi giorni partirò per Bergamo, dove scrivendomi può <strong>di</strong>rigere per questa prima volta la<br />

lettera, aggiungiendo al mio in<strong>di</strong>rizzo: In Rocchetta Convento Santa Croce 2 .<br />

Successivamente non mancherò <strong>di</strong> tenerla ragguagliata dove mi trasferirò, e sia certa della mia<br />

<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> prestarmi, come mi sarà permesso, a servirla con ogni premura. Termino chiedendole la<br />

grazia <strong>di</strong> presentare i miei doveri alle ottime <strong>di</strong> Lei Figlie alle orazioni delle quali, come a quelle <strong>di</strong><br />

Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima caldamente mi raccomando.<br />

Se mai, non essendo molto lontana dal Santuario <strong>di</strong> Loreto, Ella avesse persona che dovesse<br />

portarvisi, faccia ivi pure pregar molto Maria. Ho l'onore <strong>di</strong> riprotestarle la mia venerazione, e<br />

nuovamente me le <strong>di</strong>chiaro.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Mlilano dal Locale della Certosa li 5 Febbraio 1825<br />

Al Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Il Signor Don Giacomo Gabellini<br />

Arciprete Degnissimo <strong>di</strong> Coriano<br />

Bologna per Rimini per<br />

C O R I A N O<br />

2 La seconda sede delle Figlie della Carità a Bergamo.<br />

3 NB. Firma autografa.<br />

Umil.ma Ubb.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 3


A DON GABELLINI<br />

852(Milano#1825.02.05)<br />

Don Giacomo ha esposto alla <strong>Canossa</strong> quanto concerne l‟inizio e lo sviluppo del Conservatorio <strong>di</strong> Coriano ed<br />

ora vorrebbe ricorrere a Roma per far conoscere l‟opera della Marchesa, perchè più facile si ottenga l'assenso<br />

per la fusione. La Marchesa lo <strong>di</strong>ssuade, esponendo, a sua volta, i suoi rapporti cor<strong>di</strong>alissimi con la Santa Sede<br />

e in particolare col Car<strong>di</strong>nal Vicario Zurla, che aveva conosciuto a Venezia, da semplice sacerdote.<br />

V .G. e M. Veneratissimo Signor Arciprete<br />

La bontà con cui Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima si compiace con tanta apertura<br />

significarmi il principio, avviamento, e stabilimento del <strong>di</strong> Lei Conservatorio, sempre più m'impegna a<br />

metterla can<strong>di</strong>damente al fatto, non solo <strong>di</strong> quanto mi domanda, ma <strong>di</strong> varie altre cose in proposito,<br />

ch'io giu<strong>di</strong>co non sentirà mal volentieri; dopo <strong>di</strong> che soffrirà che le sottoponga i riflessi che feci <strong>di</strong><br />

quanto ha la bontà <strong>di</strong> comunicarmi nel Veneratissimo <strong>di</strong> Lei Foglio, per cui sarò poi a supplicarla <strong>di</strong><br />

una grazia, della quale facilmente comprenderà il motivo, e la ragionevolezza.<br />

Prima però debbo <strong>di</strong>rle aver goduto sommamente nel sentire le preghiere, che coteste ottime <strong>di</strong><br />

Lei Figlie hanno cominciato a porgere per tale oggetto alla comune Santissima nostra Madre Maria. Da<br />

miserabili noi pure ad esse ci uniremo onde ottenere col potentissimo Patrocinio <strong>di</strong> questa gran Signora,<br />

che in questo affare tutto cammini sempre in conformità col Divino Volere, e tutto or<strong>di</strong>nato resti alla<br />

maggior Gloria del Signore, e convien pur che, aggiunga, ch'Essa <strong>di</strong>sponga in un caso, il cuore <strong>di</strong> tutte<br />

loro in modo, che abbiano da essere veramente persuase, e contente giacchè le <strong>di</strong>co il vero a me pure<br />

non fa riflesso né ricchezze né nascita, né altre cose umane, ma la vocazione sopra <strong>di</strong> tutto la reputo<br />

in<strong>di</strong>spensabile e più <strong>di</strong> tutto mi preme.<br />

Veniamo adesso all'argomento. Sappia dunque V.S. Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima rendersi<br />

affatto superfluo ch'Ella inoltri a Roma la ristretta idea da me datale <strong>di</strong> questo minimo Istituto, essendo<br />

il medesimo, le Regole sue, e la miserabile mia persona pienamente conosciute dal Regnante<br />

Pontefice 1 .<br />

Le <strong>di</strong>rò <strong>di</strong> più, che fino dal tempo in cui <strong>di</strong>ede il Signore all'Istituto principio, ebbi la fortunata<br />

opportunità nell'iscriverne le Regole, <strong>di</strong> poter fare, <strong>di</strong>rei sopra <strong>di</strong> ogni una, consultare la Santità <strong>di</strong><br />

Nostro Signore il gran Pontefice Pio VII ed ho la consolazione d'aver potuto, come era mio dovere,<br />

pienamente regolarmi secondo la <strong>di</strong> Lui volontà. Mi <strong>di</strong>ede pure il Signore la grazia <strong>di</strong> parlargliene io<br />

stessa a Piacenza nel <strong>di</strong> Lui ritorno da Genova, e da Lui eccittata col mezzo del fu Eminentissimo<br />

Car<strong>di</strong>nal Fontana 2 , che non conosceva <strong>di</strong> persona, ma col quale aveva io particolar servitù; e che era<br />

per noi fuor <strong>di</strong> modo impegnato, gliele feci umiliare in Roma, e degnossi Egli confortarmi con paterna<br />

Apostolica Lettera, in cui commendando la Regola, mi animava a vieppiù stabilirla.<br />

Passato poi a miglior vita, com'Ella ben sa, prima il Car<strong>di</strong>nale già detto, in<strong>di</strong> il Santo Pontefice,<br />

mi provvide ben presto la bontà del Signore <strong>di</strong> altro Protettore e Padre del Sacro Collegio nella persona<br />

dell'attuale Car<strong>di</strong>nal Vicario l'Eminentissimo Zurla 3 . Questo aveva io lungamente conosciuto a<br />

Venezia, ove Egli pure trovavasi nel tempo che per lo stabilimento <strong>di</strong> quella nostra Casa ivi soggiornai.<br />

Fu Egli testimonio occulare delle Misericor<strong>di</strong>e che Dio sparse sull'Istituto, e per parte<br />

dell'Augusto nostro Sovrano 4 , e per parte <strong>di</strong> quel zelantissimo Patriarca 5 e per parte del nostro Governo.<br />

1 Leone XII eletto Papa il 28-9-1823 (Ep. I, lett. 340, n. 2, pag. 530).<br />

2 Car<strong>di</strong>nale Francesco Fontana, barnabita, era stato confessore della Durini (Ep. I. lett. 13, n. 1, pag. 35).<br />

3 Card. Placido Zurla, Vicario del Papa Leone XII (Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527).I, pag. 527.<br />

4 Francesco I, imperatore (Ep.I, lett. 283, n. 2, pag. 422).<br />

5 Mons. Pyrcker Giovanni La<strong>di</strong>slao, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 482, n. 1, pag. 156).


Passato Egli poi a Roma, seco portò la stessa bontà, e persuasione per noi. Restammo in relazione e<br />

fatto Egli Car<strong>di</strong>nale poco dopo la morte dell’Eminentissimo Fontana, <strong>di</strong> pieno cuore accettò le mie<br />

suppliche e s'impegnò <strong>di</strong> esserci Protettore e Padre. Tale effettivamente l'ho sempre da poi<br />

esperimentato, Egli mi ottenne l'apostolica Bene<strong>di</strong>zione dal Novello Pontefice subito dopo la <strong>di</strong> Lui<br />

assunzione al Trono, in<strong>di</strong> col <strong>di</strong> Lui mezzo Sua Santità pienamente conobbe l'Istituto e degnossi la<br />

medesima favorirlo con benefizi e privilegi. Da tutto ciò Ella ammirerà certamente, come per essere<br />

l'Istituto nostro totalmente de<strong>di</strong>cato ed appartenente alla Gran Madre <strong>di</strong> Dio, in <strong>di</strong> Lei riguardo abbia il<br />

Signore <strong>di</strong>menticato la mia miseria e siasi ricordato soltanto della sua Misericor<strong>di</strong>a. Siccome però mi<br />

trovo col detto Car<strong>di</strong>nal Vicario in pieno carteggio, ecco la grazia <strong>di</strong> cui sono a supplicarla, e senza<br />

ch'io mi <strong>di</strong>ffonda Ella già comprende i miei riflessi. Nel caso Ella si determinasse per l'Istituto nostro,<br />

non voglia fare passo alcuno, né presso il Santo Padre, né presso il Car<strong>di</strong>nale senza prima<br />

comunicarmelo. Da quanto fin qui le <strong>di</strong>ssi, Ella bene ne vede il motivo, però se <strong>di</strong>sporrà il Signore<br />

abbia la sorte <strong>di</strong> fare la <strong>di</strong> Lei conoscenza, in voce poi le significherò il <strong>di</strong> più.<br />

Non mancherò intanto come può credere <strong>di</strong> tenerla informata del luogo dove mi troverò, per<br />

avere in qualsiasi parte la sorte <strong>di</strong> ricevere le <strong>di</strong> Lei lettere, e non si formi riguardo per la posta, ma mi<br />

scriva pure quanto crede opportuno. Per ora mi trovo ancora in Milano, Incerta quando potrò partire<br />

atteso che queste buone Dame vorrebbero nella quaresima fare da noi i santi Esercizi, e se sarà vero che<br />

giungano a combinarli, cosa non probabile in si breve tempo, dovrò in quel caso fermarmi essendo la<br />

prima volta che ciò in nostra Casa farassi in Milano, essendo poco tempo che siamo nella nuova<br />

località 6 , la quale offre bastante capacità da riceverle. Perciò la prima <strong>di</strong> Lei lettera l’in<strong>di</strong>rizzi pure a<br />

Milano, che già in ogni caso questa Superiora me la farà recapitare ove sarò. Sono obbligatissima alla<br />

Signora Direttrice 7 , ed alla Signora Renzi 8 dei gentili loro saluti, Favorisca contracambiarli co’ miei<br />

doveri. Mi raccomando alle <strong>di</strong> Lei, e Loro orazioni confermandomi con sincero ed invariabile rispetto<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Milano dal Locale della Certosa li 5 Febbraio 1825<br />

Umil.ma Ubb.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 9<br />

6 Casa <strong>di</strong> Via della Chiusa (Ep. I, lett. 337, n. 1, pag. 524).<br />

7 Suor MARIA AGNESE dei Conti FATTIBONI <strong>di</strong> Cesena, del monastero <strong>di</strong> S. Chiara <strong>di</strong> Forlì, dal quale fu estromessa per<br />

le leggi napoleoniche. Chiese allora ed ottenne <strong>di</strong> far parte delle Maestre del Conservatorio, <strong>di</strong> cui prese la <strong>di</strong>rezione alla<br />

morte della fondatrice Prudenza Uccellini (Cf. Introduzione) e dal quale dovette allontanarsi nel 1828, in seguito alla<br />

gravosa campagna <strong>di</strong> calunnie. Entrò allora nel riaperto Monastero <strong>di</strong> Clarisse <strong>di</strong> Mo<strong>di</strong>ano.<br />

8 Elisabetta Renzi, nata nel 1786 a Saludecio <strong>di</strong> Romagna, da Giambattista e dalla Contessa Vittoria Boni <strong>di</strong> Urbino. Faceva<br />

parte dell’educandato delle Clarisse <strong>di</strong> stretta clausura, ma, nel 1807, aveva chiesto <strong>di</strong> passare al Monastero <strong>di</strong> Agostiniane<br />

<strong>di</strong> Pietra Rubbia, da cui però venne estromessa, con le altre monache, per le leggi napoleoniche. Era rimasta poi in<br />

famiglia fino al 1824, quando aveva domandato <strong>di</strong> far parte delle Maestre del Conservatorio <strong>di</strong> Coriano. Diverrà in seguito<br />

fondatrice delle Maestre Pie dell’Addolorata. Morì nel 1859.<br />

9 NB. Firma autografa.


A DON BUROCCO<br />

853(Verona#1825.04.07)<br />

Il Car<strong>di</strong>nal Zurla ha già trasmesso alla <strong>Canossa</strong> il compiacimento del Santo Padre per una possibile fondazione<br />

a Coriano, ma poichè l‟Arciprete Gabellini, ansioso <strong>di</strong> realizzare il suo piano, vorrebbe raggiungerla a Verona<br />

per accompagnarla in Romagna e la Marchesa non ne è convinta, chiede consiglio al Superiore <strong>di</strong> Milano.<br />

Veneratissimo Signor Preposto<br />

Sembrerebbe pure che la mia lontananza maggiore da Milano dovesse liberare Vostra Signoria Molto<br />

Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima dai tanti <strong>di</strong>sturbi che anche a mio particolare riguardo ella soffre, ma certa<br />

della <strong>di</strong> lei carità, a questa pur anche da Verona ricorro, non avendo sin qui potuto ottenere una risposta<br />

da quel santo Parroco nominatomi prima della sua morte dall’antecedente superiore, per successor suo,<br />

in conseguenza mi riesce molto pesante il dover risolvere negli affari gravi <strong>di</strong> mia sola testa, e lo<br />

scrivere, oltrechè non ho spesso il tempo <strong>di</strong> farlo, mi <strong>di</strong>viene riflessibile anche per esporre colla debita<br />

chiarezza nel domandare ogni cosa per la posta.<br />

Presentandomisi un privato incontro da poterle inviare le lettere da me ricevute e scritte, dopo la<br />

mia partenza da costì, mi onoro occludergliene la copia, e la supplico con quella sollecitu<strong>di</strong>ne che può,<br />

farmi la carità <strong>di</strong> scrivermi, come comanda che mi regoli. Non si formi verun riguardo a riscontrarmi<br />

colla posta, essendo ben <strong>di</strong>fferente il domandare dal rispondere, molto più potendole con questa<br />

occasione occludere le lettere stesse, che favorirà ritenere presso <strong>di</strong> sè. La prevengo che nè coll’Elena 1 ,<br />

ne con nessuno in Milano farò cenno <strong>di</strong> quanto qui le <strong>di</strong>rò, nè della continuazione <strong>di</strong> questo trattato,<br />

trovando necessario <strong>di</strong> conservare adesso il massimo silenzio. Troverà dunque qui unita la lettera<br />

scrittami dal Car<strong>di</strong>nale 2 in riscontro <strong>di</strong> quella ch’ebbi il vantaggio <strong>di</strong> mostrarle, la lettera in<br />

conseguenza <strong>di</strong> questa da me scritta pochi giorni dopo al signor Arciprete <strong>di</strong> Coriano, accettando la<br />

fondazione, ed un’altra lettera scrittami dallo stesso Arciprete 3 giuntami solo martedì 5 aprile.<br />

Le confesso che quest’ultima mi da un gran pensiero, e per questa singolarmente la <strong>di</strong>sturbo.<br />

Vedo per una parte il piacere del Santo Padre 4 , ed il desiderio del Car<strong>di</strong>nale Vicario, ed in ciò mi pare<br />

dover dedurre il Divin Volere, riflettendo a ciò, sembrerebbe si dovesse aspettare adesso la risposta che<br />

al Parroco verrà fatta da Roma, ma ve<strong>di</strong>amo in questo un’attività sorprendente, e non vorrei che<br />

appunto adesso che avrà ricevuto la mia lettera, egli moltiplicasse passi e parole, e m’intralciasse<br />

l’affare. Vedo pure non esservi modo <strong>di</strong> battere per condur questo, la solita strada dai superiori<br />

assegnatami, cioè <strong>di</strong> essere chiamata dall’Or<strong>di</strong>nario, ma non mi pare questa circostanza simile alle altre<br />

volte, avendo in ciò la intenzione <strong>di</strong>chiarata del Pastore Supremo, il quale è anco il Sovrano temporale<br />

<strong>di</strong> quegli Stati, come il Consiglio del Car<strong>di</strong>nal Protettore.<br />

Io vivo nella certezza che il Signore mi darà la grazia <strong>di</strong> farmi da lei sapere come gli piace che<br />

mi regoli. Voglio anzi sottometterle un’altro mio pensiere, per averle detto tutto, e non glielo <strong>di</strong>rei se<br />

dovessi temer ch’ella calcolasse le mie idee minimamente, e non mi <strong>di</strong>cesse schiettamente il <strong>di</strong> lei<br />

volere. A me dunque venne in mente, che per conciliare conclusivamente ogni cosa, e maturarla con<br />

sicurezza, non vi sarebbe altro plausibile ripiego che tutto coprisse, se non che io <strong>di</strong>cessi, ed effettuassi<br />

una visita al Santuario <strong>di</strong> Loreto 5 ed in quell’incontro, come per accidente, riconoscessi <strong>di</strong> persona ogni<br />

cosa, e tentassi se ivi pure avessi la solita mia fortuna <strong>di</strong> darla ad intendere anche a quel Vescovo, e<br />

1 E1ena Bernar<strong>di</strong> (Ep. I, lett. 278, n. 2, pag. 411).<br />

2 Card. Placido Zurla, Vicario del Papa Leone XII (Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527).<br />

3 Don Gabellini Giacomo (Ep. II/2, lett. 851, n. 1, pag. 1119).<br />

4 Leone XlI, eletto Papa il 28-9-1823 (Ep. I, lett. 340, n. 2, pag. 530)<br />

5 Santuario della Madonna <strong>di</strong> Loreto (Ancona) (Ep. I, lett. 265, n. 1, pag. 393).


frattanto scrivessi al Parroco <strong>di</strong> sospendere ogni passo ulteriore, sinchè senza ch’egli si <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong><br />

venirmi a prender come <strong>di</strong>ce, e come io non sarei in nessun caso persuasa, non avrò l’incontro, andando<br />

a Loreto, <strong>di</strong> portarmi anche colà. Non penserei <strong>di</strong> fare per ora questo viaggio, ma basterebbe secondo<br />

me effettuarlo al più quest’autunno. Ma già, del tempo al mio ritorno a Milano per gli Esercizj della<br />

Dame, potremo concludere in voce.<br />

Ripeto mi faccia la carità <strong>di</strong> non badarmi in niente se vuole che stia quieta ma <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi solo<br />

come pensa lei assolutamente.<br />

Nulla più seppi del pre<strong>di</strong>catore. Io scrissi ad un’altro ma questo pure è impegnato. Mi <strong>di</strong>ca se è<br />

provveduta, restandomi qualche altra vista. Qui vado facendo il poco che posso, ma mi trovo<br />

sopracarica <strong>di</strong> occupazioni, come Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima ben si figurerà. I<br />

primi <strong>di</strong> maggio a Dio piacenda passerò a Venezia per gli Esercizj delle Dame, sempre ferma<br />

nell’intenzione <strong>di</strong> venir poi a Milano, giusto lo stabilito.<br />

Mi raccomando quanto posso alla carità delle <strong>di</strong> lei orazioni, e mi confermo col massimo<br />

rispetto, e colla maggiore venerazione<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona 7 aprile 1825<br />

__________________________<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

NB. La lettera è scritta, con molta cura, da Teresa Spasciani, che aggiunge pure il nome della <strong>Canossa</strong>,<br />

evidentemente per mettere la copia agli atti.


A DON GABELLINI<br />

854(Verona#1825.04.16)<br />

Accor<strong>di</strong> sulla conduzione della corrispondenza per evitare <strong>di</strong>sgui<strong>di</strong> e pericolose conseguenze.<br />

V. G. e M. Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Non mi fu <strong>di</strong> poca sorpresa il veneratissimo foglio del giorno nove aprile con cui Vostra<br />

Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima mi favorì. Com’Ella benissimo riflette fu uno sbaglio il non<br />

aver affrancato l’altra mia lettera scrittale fino dal giorno 24 Marzo. Sappia però essere a me riuscito<br />

questo sbaglio doppiamente inaspettato, essendo che avendo io voluto in altri incontri affrancare<br />

lettere, le quali non erano, è ben vero, come questa per l’Estero, ma che però a Milano è necessario<br />

affrancare, non vollero accettare tale affranco a Verona, e <strong>di</strong> più le <strong>di</strong>rò, che parmi il medesimo<br />

or<strong>di</strong>nario che scrissi a Lei, o certamente pochi giorni correndo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenza, scrissi anche a Monsignor<br />

Zoppi 1 , il quale è, come ben sa, Vescovo dell’Estero 2 , né so, che neppure tal lettera sia stata affrancata,<br />

come quando gli scrivo, faccio sempre a Milano; eppure fu spe<strong>di</strong>ta avendone anche ricevuta la risposta.<br />

Comunque sia la cosa, ciò mi sarà <strong>di</strong> regola da qui innanzi, ed oggi in somma fretta tanto <strong>di</strong> non<br />

lasciar passare senza riscontrarla anche quest’or<strong>di</strong>nario le <strong>di</strong>rò semplicemente con tutta la sod<strong>di</strong>sfazione<br />

come il lume, che sopra <strong>di</strong> me Dio <strong>di</strong>ede ai miei Superiori si combina pienamente coi santi loro<br />

desideri. Mi <strong>di</strong>spiace solo la mia incapacità, e d’altro non posso assicurarla, che <strong>di</strong> tutta la mia premura,<br />

ed interessamento pel felice esito della cosa, per quanto da me può <strong>di</strong>pendere, e per quanto potranno<br />

consentirmelo gli altri preventivi miei impegni.<br />

Non mi <strong>di</strong>ffondo dunque questa volta neppure a riscontrare l’ossequiato <strong>di</strong> Lei Foglio del giorno<br />

15 Marzo, per la somma angustia del tempo, volendo tentare per non far confusioni <strong>di</strong> ritirare se sarà<br />

possibile, l’antecedente mia lettera, nella quale le comunicava appunto la decisione sopra <strong>di</strong> me dei<br />

miei Superiori. In seguito poi sono certa ch’Ella mi permetterà, che approfittando <strong>di</strong> quella bontà ed<br />

apertura colla quale si compiacque trattare meco fin da principio, possiamo continuar a concertare nello<br />

stesso modo il rimanente, troppo conoscendo anch’io necessario, che, ogni passo sia ben pesato, e<br />

maturato, e che possiamo Ella, ed io aver la consolazione, che l’affare cammini <strong>di</strong>rettamente, per ogni<br />

parte alla maggior Gloria <strong>di</strong> Dio, con pari soavità, che sicurezza.<br />

La supplico dei più cor<strong>di</strong>ali, e <strong>di</strong>stinti miei complimenti alle ottime <strong>di</strong> Lei Figlie, che quando<br />

piacerà al Signore mi sarà <strong>di</strong> gran consolazione poter tutte abbracciare. Mi raccomando alle <strong>di</strong> Lei, e<br />

loro sante orazioni, e passo subito al vantaggio <strong>di</strong> raffermarle la rispettosa mia venerazione.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 16 Aprile 1825 San Giuseppe Contrada S. Zenone<br />

Continui pure a <strong>di</strong>rigere le lettere per tutto questo mese a Verona, il maggio poi a Venezia,<br />

aggiungendo alla mia <strong>di</strong>rezione, a Santa Lucia.<br />

1 Mons. Francesco Zoppi, vescovo <strong>di</strong> Massa (Ep. II/1, lett. 625, n. 6, pag. 552).<br />

2 In uno degli Stati italiani non <strong>di</strong>pendenti dall’Austria.<br />

3 NB. Firma autografa.<br />

Umil.ma Ubb.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 3


A DON GABELLINI<br />

855(Venezia#1825.05.11)<br />

La <strong>Canossa</strong>, prima <strong>di</strong> iniziare accor<strong>di</strong> definitivi per la fusione del Conservatorio <strong>di</strong> Coriano con il suo Istituto,<br />

desidera che Don Gabellini sottoponga le sue proposte al Vescovo Zollio, da cui deve partire il primo assenso.<br />

Non ha ancora stabilito quando andrà in Romagna: deve attendere il permesso dei suoi Superiori e decidere<br />

insieme <strong>di</strong> assecondare il proprio desiderio <strong>di</strong> visitare il Santuario <strong>di</strong> Loreto. La <strong>Canossa</strong>, dopo accor<strong>di</strong> presi<br />

con la Santa Sede, cela, <strong>di</strong>etro un‟aspirazione devozionale, in un momento politico tanto <strong>di</strong>fficile, il suo viaggio<br />

in Romagna.<br />

V. G. e M. Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Questa volta mi do l’onore <strong>di</strong> scrivere a Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima da<br />

Venezia ove da otto giorni mi trovo, dovendosi in questa nostra casa, Venerdì primo giorno della<br />

novena della Pentecoste, dare principio da queste buone Dame ai Santi Spirituali Esercizi.<br />

Mi rallegro molto, che in questo maggio Ella sia occupata nelle Sante Missioni sperando che in<br />

questo mese de<strong>di</strong>cato all'adorata nostra Madre Maria, Ella la farà pregare in modo particolare per l'affar<br />

nostro. Sento ch'Ella faticherà coll'Illustre e Degnissimo Monsignor Cadolini 1 , che non ho l'onore <strong>di</strong><br />

conoscere <strong>di</strong> persona, ma che forse avrà qualche cognizione del minimo nostro Istituto per la relazione<br />

che il medesimo fece in Venezia, per l'ultima volta che vi pre<strong>di</strong>cò, colla mia strettissima Amica la<br />

Contessa Carolina Durini Trotti <strong>di</strong> Milano 2 , molto conosciuta dal <strong>di</strong> Lei amico Signor Neri. Questa<br />

buona Signora accidentalmente qui trovavasi a quell'epoca come vi era ancor io, ed avevamo desiderio<br />

ambedue <strong>di</strong> ossequiarlo. Non mi ricordo positivamente qual motivo m'abbia privato <strong>di</strong> questo<br />

vantaggio, parmi più <strong>di</strong> tutto fosse per la <strong>di</strong>fficoltà che sempre ho <strong>di</strong> sortire <strong>di</strong> casa, che potendo starei<br />

sempre in convento e siccome a questo genio, mi conviene molto spesso rinunziare, essendo<br />

frequentemente in viaggio, com'ella ben sà, quando mi trovo nelle nostre Case, ogni cosa mi serve forse<br />

<strong>di</strong> pretesto per non sortire.<br />

Sappia anzi, che prima che Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima mi scrivesse essere<br />

Monsignor Zollio 3 il loro Vescovo, mi avevano detto a Milano, che Monsignor Cadolini lo fosse, e<br />

come lo conosceva per fama, ed in conseguenza molto lo venerava, me n'era propriamente compiaciuta.<br />

Non dubito, che anche il loro Prelato non sia persona, che abbia tutti i numeri, e niente io calcolo, che<br />

possa essere cauto e misurato nel contemplare un'Istituzione, che nasce, giacché Veneratissimo Signor<br />

Arciprete, il Signore a me pare dona solo a chi impegna nelle Istituzioni una certa confidente sicurezza<br />

nella povertà, che non concede a chi non ha uopo da usarne.<br />

Sappia però, che sinora, tra le singolari misericor<strong>di</strong>e concesse dal Signore in riguardo <strong>di</strong> Maria<br />

Santissima al minimo nostro Istituto si è il favore ed adesione dei vari Vescovi, ove le nostre Case sono<br />

situate e per me riesce <strong>di</strong> singolare conforto la bene<strong>di</strong>zione dei rispettivi Prelati. Io bramerei dunque<br />

sommamente, che a poco a poco Ella potesse far entrare in persuasione Monsignore <strong>di</strong> lei Vescovo, non<br />

già per nessuno oggetto temporale, ma solo per avere un assenso paterno, e la <strong>di</strong> Lui Episcopale<br />

Bene<strong>di</strong>zione. Le <strong>di</strong>co il vero, questo è il maggiore mio desiderio giacchè non posso dubitare <strong>di</strong> quella<br />

del Santo Padre che con tanta carità ci riguarda, ed Ella saprà bene dolcemente, ed a tempo opportuno,<br />

insinuarsi nel <strong>di</strong> lui animo volendomelo in<strong>di</strong> significare per mia consolazione.<br />

Adesso poi eccomi a rispondere a quanto Ella si compiace domandarmi, cominciando dal tempo<br />

in cui potrei recarmi costì. Conviene, che per questo momento le risponda, non saper ancora quando i<br />

miei Superiori me lo permetteranno e certamente prenderanno Essi le misure dalle generali circostanze<br />

dell'Istituto. Peraltro io le <strong>di</strong>rò che come già <strong>di</strong> sopra le rimarcai, io viaggio spessissimo, ma quando il<br />

dovere non mi costringe a sortire, mi fermo anche degli anni successivamente, parlando delle città,<br />

senza vederle, né visitarle neppure i Santuari. Vero è che dove Gesù Sacramentato si trova, evvi il<br />

1 Mons. ANTONIO CADOLINI, barnabita <strong>di</strong> Ancona, vescovo <strong>di</strong> Cesena.<br />

2 Contessa Carolina Durini (Ep. I, lett. 2, pag. 6).<br />

3 Mons. Ottavio Zollio, vescovo <strong>di</strong> Rimini (Ep. II/1, lett. 650, n. 4, pag. 605).


Santuario <strong>di</strong> tutti i Santuari. Però, in<strong>di</strong>fferente forse più del bisogno per i Santuari in generale, è del<br />

tempo che vivamente desidero <strong>di</strong> visitare quello <strong>di</strong> Loreto, ma pel solo oggetto <strong>di</strong> tal visita non ne avrei<br />

mai parlato. Ora che Dio mi presenta un oggetto relativo all'Istituto, da verificarsi da coteste parti,<br />

domandai, ed ottenni, <strong>di</strong> poter sod<strong>di</strong>sfare a questo mio desiderio, ma non ne sono ancora in tempo,<br />

giacché prenderò le misure dagli affari nostri. In conseguenza questa volta sarà superfluo, ch'Ella<br />

s'incomo<strong>di</strong> a far viaggi. Nell'andare o nel ritornare da Loreto, io verrò a riverirla, e dandomi l'onore <strong>di</strong><br />

fare la <strong>di</strong> Lei conoscenza, procurami altresì il contento <strong>di</strong> abbracciare tutte le ottime <strong>di</strong> Lei Figlie, ed in<br />

quell'incontro potremo tutto combinare, concertare, e stabilire, siccome fissare anche un'epoca per<br />

l'incominciamento dell'Istituzione costì. Rapporto al paese piccolo <strong>di</strong> Coriano 4 , per me non fa il<br />

minimo riflesso, mi basta vi sia da lavorare per la gloria <strong>di</strong> Dio, e pel bene delle anime. La nostra<br />

vocazione rende per noi inutile tutto il rimanente né mi dà pensiero la casa piccola o grande, ma mi<br />

consola grandemente la Chiesa interna ed esterna, e questa de<strong>di</strong>cata alla Santissima nostra Madre<br />

Addolorata.<br />

Non ritar<strong>di</strong> la bene<strong>di</strong>zione della medesima per attendere la mia venuta, più presto che può<br />

essere anche minimamente accresciuta in qualche modo la venerazione <strong>di</strong> Maria, ne ho una maggior<br />

consolazione. Parmi bensì opportuno che coteste ottime Care Figlie non cangino vestiario per ora.<br />

Rapporto al volo ch'Ella suppone ch’io potessi fare a Roma, quanto le <strong>di</strong>ssi relativamente a Loreto, le<br />

farà conoscere come mi trovo in dovere <strong>di</strong> sacrificare i miei desideri all’Istituto in cui mi collocò la<br />

Divina Bontà. Conobbi benissimo il Signor Canonico Pacetti 5 , il quale morì pochi anni sono, com’Ella<br />

ben sa, e da queste parti la <strong>di</strong> lui memoria è in opinione <strong>di</strong> singolare pietà. Onorandomi <strong>di</strong> scrivermi,<br />

in<strong>di</strong>rizzi pure le lettere a Verona, da dove me le faranno tenere, ove mi troverò, essendo probabile ch’io<br />

faccia una gita a Milano per ossequiare <strong>di</strong> nuovo gli Augusti nostri Sovrani 6 , com’ebbi la sorte <strong>di</strong> poter<br />

fare ultimamente a Verona. Mi raccomando quanto posso alla carità delle <strong>di</strong> Lei orazioni ed a quelle<br />

delle buone <strong>di</strong> Lei Figlie, che <strong>di</strong> cuore abbraccio con pari stima che attaccamento, e frattanto<br />

rinnovandole le proteste del mio rispetto mi confermo per sempre<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Venezia Santa Lucia 11 maggio 1825<br />

Umil.ma Dev.ma Obbl.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 7<br />

4 Coriano (Ep. I, lett. 339, n. 3, pag. 528)<br />

5 Canonico Pacetti Luigi Pacifico, primo superiore ecclesiastico dell’Istituto (Ep. I, lett. 173, n. 1, pag. 280).<br />

6 Francesco I e Carolina <strong>di</strong> Baviera.<br />

7 NB. Autografa la firma.


A DON GABELLINI<br />

856(Milano#1825.06.17)<br />

La <strong>Canossa</strong>, che non avrebbe fatto un passo per visitare spontaneamente dei Santuari, insiste sull‟attesa <strong>di</strong><br />

raggiungere quello <strong>di</strong> Loreto e quello <strong>di</strong> San Ciriaco. Si cautela così contro le insistenze <strong>di</strong> Don Gabellini, che<br />

desidera conoscere per concertare con lui il da farsi, ma a cui non può fissare un periodo.<br />

V. G. e M. Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Mi andai ritardando il vantaggio <strong>di</strong> riscontrare Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

sulla lusinga <strong>di</strong> poterle pur <strong>di</strong>r qualche cosa <strong>di</strong> preciso intorno la bramata mia visita al Santuario <strong>di</strong><br />

Loreto. Ma vedendo, che per le tante circostanze ed occupazioni, niente ancora posso determinare, non<br />

voglio almeno privarmi dell’onore <strong>di</strong> seco Lei trattenermi in iscritto. La ringrazio vivamente delle<br />

gentilissime <strong>di</strong> lei esibizioni, e stia certa,che tosto che potrò stabilire la desiderata gita alla Santa Casa,<br />

non mancherò <strong>di</strong> prevenirla, non solo, ma ben anche passerò da Rimini prima <strong>di</strong> colà portarmi per poter<br />

col <strong>di</strong> Lei mezzo ossequiare Monsignor loro Vescovo 1 , conoscere s’Ella lo giu<strong>di</strong>cherà opportuno la<br />

Damina Ferrari 2 , in<strong>di</strong> recarmi al <strong>di</strong> Lei Conservatorio <strong>di</strong> Coriano 3 per avere il contento <strong>di</strong> abbracciare<br />

tutte coteste ottime Figlie e trattenermivi que’ pochi momenti che potrò, onde meglio possiamo in voce<br />

tutto combinare, e concertare alla maggior Gloria del Signore.<br />

Parlando poi <strong>di</strong> Loreto le <strong>di</strong>rò, che del Conservatorio dal Signor Canonico Cristianopoli, intesi<br />

già da molto tempo a parlarne assai vantaggiosamente; parmi fosse <strong>di</strong>retto da una <strong>di</strong> Lui Sorelle. Mi<br />

sarà cosa molto gra<strong>di</strong>ta poter fare la conoscenza d’una persona, che stimo da gran tempo per relazioni.<br />

Rapporto ad Ancona spero non vi saranno <strong>di</strong>fficoltà per cui non posso ripatriarmi da quella parte. Se il<br />

Signore come non saprei dubitarne mi lascia effettuare questo piccolo viaggio, mi pare voglia<br />

accordarmi tutte le sod<strong>di</strong>sfazioni essendo che un altro de’ miei desideri era quello <strong>di</strong> venerare, e vedere<br />

la miracolosa Imagine <strong>di</strong> Maria Santissima, in S. Ciriaco 4 , ma neppur <strong>di</strong> ciò avrei parlato senza la<br />

combinazione, ch’Ella mi presenta.<br />

Frattanto faccia la carità <strong>di</strong> assistermi coll’orazione, perché io possa <strong>di</strong>ventar santa davvero, com’Ella<br />

desidera, e come io pure vorrei, ma fino adesso non ve ne è principio. Se anche alle volte passasse<br />

qualche po’ <strong>di</strong> tempo senza ch’io le scrivessi, non tema Ella mai, ch’io mi <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> Coriano, ma lo<br />

attribuisca ai presenti miei viaggi ed ai molteplici miei affari.<br />

Veda Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima com’io le scrivo questa volta da Milano,<br />

ove mi portai per oggetto <strong>di</strong> ossequiare, come feci, gli Augusti nostri Sovrani 5 , i quali si degnarono<br />

riguardare con tanta bontà l’Istituto, e la povera mia persona. Non so se qui mi fermerò anche il mese<br />

venturo, <strong>di</strong>pendendo ciò dal fissarsi da queste Dame <strong>di</strong> Milano l’epoca in cui desiderano fare gli<br />

Spirituali Esercizj, che non poterono eseguire al tempo antecedentemente stabilito, ch’era la festività<br />

del Sacro Cuore. Adesso sono in qualche pensiero <strong>di</strong> farli la novena <strong>di</strong> Sant’Anna. In ogni modo per<br />

maggior sicurezza scrivendomi, favorisca <strong>di</strong>rigere le lettere a Verona, da dove me le faranno tenere,<br />

ove mi troverò.<br />

Mi faccia la grazia dei più cor<strong>di</strong>ali miei complimenti a coteste care Figlie, alle orazioni delle<br />

quali pure assai mi raccomando, e confermandole le proteste della rispettosa mia venerazione, me le<br />

raffermo.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

1 Mons. Zollio Ottavio, vescovo <strong>di</strong> Rimini (Ep. II/1, lett. 650, n. 4, pag. 605).<br />

2 Isabella Ferrari (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542).<br />

3 L’istituzione, per allora laica, che risaliva al Gabellini e a Prudenza Uccellini.<br />

4 Ad Ancona.<br />

5 Francesco I e Carolina <strong>di</strong> Baviera.


Milano li 17 Giugno 1825<br />

6 NB. Firma autografa<br />

Umil.ma Ubb.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 6


A DON GABELLINI<br />

857(Bergamo#1825.08.05)<br />

Non è ancora concesso alla <strong>Canossa</strong> il viaggio a Loreto, quin<strong>di</strong> ritarderà l‟incontro con l‟Arciprete e con le<br />

Maestre del Conservatorio, ma è un problema a lei sempre caro e presente.<br />

V.G. e M. Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Quantunque mi tenga certa che la Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima abbia<br />

ricevuta un’altra mia lettera nel tempo stesso in cui ricevetti qui quella che favorì Ella scrivermi per<br />

gentilmente interompere il creduto mio silenzio, pure mi prendo la libertà <strong>di</strong> rinnovarle il <strong>di</strong>sturbo de’<br />

miei caratteri, perché non le venisse mai la tentazione <strong>di</strong> dubitare, ch’io mi <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> Coriano.<br />

Egli è peraltro bensì vero, che non posso <strong>di</strong>rle <strong>di</strong> preciso, se non che la mia premura per<br />

servirla, e per servir pure le care <strong>di</strong> Lei Figlie, e sempre invariabile, ma ancora non so quale sarà il<br />

tempo che potrò eseguire la bramata mia visita al Santuario <strong>di</strong> Loreto, non avendomi per anche i miei<br />

Superiori permesso <strong>di</strong> stabilirlo, ed in conseguenza non sapendo neppure il momento in cui avrò la<br />

sorte <strong>di</strong> personalmente fare la <strong>di</strong> Lei conoscenza, e quella delle buone Figlie <strong>di</strong> Coriano, come la<br />

compiacenza <strong>di</strong> concertare tutti gli affari nostri. Vogliono i miei Superiori, e troppo giustamente, far<br />

<strong>di</strong>pendere lo stabilimento <strong>di</strong> tale epoca, dalle circostanze generali dell’Istituto, e da questo deriva tale<br />

incertezza. Non voglia però la prego, per ciò turbarsi, che già quella Divina Provvidenza nel seno della<br />

quale esistono le piccole nostre opere, saprà al momento opportuno <strong>di</strong>sporre le cose in modo che verrò,<br />

e chi sa non abbia ad essere più presto <strong>di</strong> quello che pensiamo. Intanto se non le <strong>di</strong>spiace, e non le<br />

riesce <strong>di</strong> troppo <strong>di</strong>sturbo, mi <strong>di</strong>a le <strong>di</strong> Lei nuove, e quelle delle <strong>di</strong> Lei Figlie. Favorisca presentare alle<br />

stesse i più cor<strong>di</strong>ali miei complimenti, e mi rallegro seco loro della consolazione che avranno avuto<br />

vedendosi colla bene<strong>di</strong>zione dell’oratorio stabilite in una Casa positivamente consacrata a Maria SS.ma<br />

Addolorata, e le confesso, che quantunque lontana, sono anch’io a parte <strong>di</strong> questo loro contento. Dica<br />

loro, che non si stanchino <strong>di</strong> pregare la Madre delle Misericor<strong>di</strong>e, la quale affrettò sempre il tempo<br />

delle grazie ed Ella com’Esse, mi facciano la carità <strong>di</strong> ricordarsi anche <strong>di</strong> me, che da miserabile come<br />

sono non mancherò d’unirmi a loro.<br />

Io scrivo da Bergamo, ove da otto giorni mi trovo essendo stata nuovamente a Milano per<br />

servire quelle buone Dame, le quali finalmente poterono combinare <strong>di</strong> venire a fare da noi per la prima<br />

volta i Santi Spirituali Esercizi, che il Signore copiosamente degnossi bene<strong>di</strong>re, ed attualmente qui li<br />

stanno adesso facendo molte giovani nobili, alcune <strong>di</strong> quelle, che furono già da noi educate per<br />

Maestre, e varie altre ancora. Spero che la Divina bontà vorrà bene<strong>di</strong>re queste pure. Compiti tali<br />

Esercizi dovrò passare sollecitamente a Verona, ove favorendomi può <strong>di</strong>rigere le lettere.<br />

Per ora dovrò contentarmi <strong>di</strong> riprotestarle l’ossequiosa mia stima, e <strong>di</strong> passar a confermarmi con<br />

tutto il rispetto.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Bergamo li 5 agosto 1825 Santa Croce<br />

Dev.ma Ubb.ma Obbl.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A DON GABELLINI<br />

858(Verona#1825.08.27)<br />

Ancora incertezza sul viaggio in Romagna. Don Gabellini non si preoccupi <strong>di</strong> cercare beni materiali per la<br />

nuova fondazione. La <strong>Canossa</strong> non ne ha chiesti mai né ai privati, né al Sovrano, anche se accetta quanto è<br />

strettamente necessario per la fondazione richiesta.<br />

V: G: e M: Veneratissimo Signor Arciprete<br />

Anche questa volta io credo che le nostre lettere si siano incontrate, avendo avuto il vantaggio<br />

<strong>di</strong> ricevere proveniente da Verona la pregiatissima <strong>di</strong> Lei lettera del giorno 30 luglio. Erano due o tre<br />

giorni, che erami dato l'onore <strong>di</strong> scriverle da Bergamo appunto perché a me pure sembrava troppo<br />

tempo che mi vedeva priva delle loro notizie. Sono da otto giorni ripatriata e pare che dovrò qui<br />

fermarmi un po <strong>di</strong> tempo, sinchè il Signore mi apre l'a<strong>di</strong>to d'eseguire, come spero la bramata mia visita<br />

al Santuario; giacchè la bontà <strong>di</strong> Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima lo vuole, mi<br />

compenserò tratto tratto del bene che mi viene per retti motivi <strong>di</strong>fferito, col farle qualche visita in<br />

iscritto. Chi sa che non passi poco tempo ch'io non possa con una <strong>di</strong> queste annunziarle la mia gita in<br />

persona. Vedrà che il Signore non permetterà, che abbia da portare ritardo alla maggior Gloria <strong>di</strong> Dio<br />

questo mio <strong>di</strong>fferire non <strong>di</strong>pendendo ciò dalla nostra volontà.<br />

Si assicuri, che appena saprò una cosa decisa, o <strong>di</strong>rò anche certamente prossima, tostamente ne<br />

la renderò avvertita, e per quanto da me <strong>di</strong>pende io vado pre<strong>di</strong>sponendo quello che posso ardendo <strong>di</strong><br />

desiderio <strong>di</strong> venerare l'augusta Casa della Gran Madre <strong>di</strong> Dio 1 , dalla quale riconosciamo l'esistenza del<br />

povero nostro Istituto e dalla quale ne spero il pieno stabilimento e la <strong>di</strong>latazione. Veneratissimo Signor<br />

Arciprete, non creda che a me per <strong>di</strong>vina Bontà manchi né premura né genio <strong>di</strong> servirla, l'ho vivissima,<br />

ma non so temere che al momento opportuno Dio non mi abbia da mettere in libertà. Ella vede che<br />

l'autunno non è ancora cominciato, vedremo cosa l'amato mio Padrone farà <strong>di</strong> me. Intanto mi consolo<br />

molto <strong>di</strong> sentire le particolari bene<strong>di</strong>zioni, che il Signore sparge sopra il <strong>di</strong> Lei Conservatorio 2 . Mi<br />

perdonerà, se nulla scrissi all'Eminentissimo Zurla 3 , rapporto a quella possidenza, a cui aspirano.<br />

Relativamente a beni temporali ho sempre avuto sistema <strong>di</strong> non ricercarne, né da privati, né dal mio<br />

Sovrano. Questo mi favori bensì due località, ma né soccorsi, né pensioni, né possidenze non ne<br />

accettai offerte, e neppure ne domandai.<br />

Inten<strong>di</strong>amoci però, non già, che da mie Amiche private non abbia ricevuto alle volte dei doni<br />

amichevoli, che non accetti adesso fondazioni novelle, quando non <strong>di</strong>ano i Fondatori all'Istituto la<br />

località mobiliata, ed i soggetti fissati colle loro doti, avendo io impegnato per l'Istituto il poco che<br />

possiedo, ma per ricerche tali non le costumai, e molto meno avrei coraggio <strong>di</strong> farlo in altro Stato, dove<br />

l'Istituto niente sin'ora ha fatto per servire il Sovrano ed il popolo. Ella <strong>di</strong>rà giustamente, che il Santo<br />

Padre, è Padre universale, ed appunto perchè mi glorio <strong>di</strong> essergli Figlia, avrei ancor minor animo <strong>di</strong><br />

farlo con Lui. Già ben capisco, che facilmente Ella è per entrare nelle mie viste, lasciandomi in libertà<br />

ella stessa nel propormi la cosa, assicurandola che per questo non manco d'interessamento per Coriano,<br />

ma che ciò lo faccio per massima, come in ogni altro luogo invariabilmente praticai.<br />

Faccia la grazia de' più cor<strong>di</strong>ali miei complimenti, alla Degnissima Diretrice 4 , alla Signora<br />

Renzi 5 , ed a tutte le altre ottime e Care Figlie .<br />

1 A Loreto (Ancona), santuario della Madonna (Ep. I, lett. 265, n. 1, pag. 393).<br />

2 Conservatorio <strong>di</strong> Coriano (Ep. II/2, lett. 856, n. 3, pag. 1132)<br />

3 Card. Placido Zurla, Vicario del Papa Leone XII (Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527).<br />

4 Suor Fattiboni (Ep. II/2, lett. 852, n. 7, pag. 1123).<br />

5 Elisabetta Renzi (Ep. II/2, lett. 852, n.8, pag. 1123).


Per carità non si <strong>di</strong>mentichino <strong>di</strong> me col Signore, e con Maria Santissima, assicurandola, che<br />

non mancherò del debole nostro contraccambio.<br />

Piena <strong>di</strong> venerazione, ossequiosamente me le raffermo.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe 27 Agosto 1825<br />

Umil.ma Obbl.ma Dev.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

859(Verona#1825.11.05)<br />

Primo scambio epistolare con Elisabetta Renzi, che chiama figlia e che conoscerà con gran piacere, e alla quale<br />

chiede <strong>di</strong> eliminare ogni espressione cortigiana.<br />

V.G. e M. Stimatissima e Carissima Signora Elisabetta<br />

Per la prima volta, che mi dò il piacere <strong>di</strong> scriverle, debbo cominciare dal domandarle scusa<br />

della mia tardanza nel riscontrare la gra<strong>di</strong>tissima <strong>di</strong> Lei lettera. L’assicuro che col desiderio, e col cuore<br />

le risposi varie volte, ma le molte mie occupazioni, m’impe<strong>di</strong>rono do farlo sin qui colla penna. Mia<br />

Stimatissima Carissima Signora Elisabetta, anzi giacché la <strong>di</strong> Lei bontà così vuole le <strong>di</strong>rò anche, mia<br />

Carissima Figlia, nell’atto che me le professo obbligatissima come lo sono al degnissimo Signor<br />

Arciprete 1 , ed a tutte le altre ottime <strong>di</strong> Lei Compagne del compatimento, che hanno per me, e della<br />

premura che pure hanno pel minimo nostro Istituto, la posso accertare ch’io pure bramo assai <strong>di</strong> fare la<br />

loro conoscenza, e <strong>di</strong> poter servir loro nel poco <strong>di</strong> cui sarò capace. Le generali circostanze però, <strong>di</strong> un<br />

Istituto nascente sono quelle, che vanno ritardando la licenza de’ miei Superiori sulla bramata mia<br />

visita al Santuario <strong>di</strong> Loreto, nell’incontro della quale avrò la sorte <strong>di</strong> venirle a riverire ed abbracciare.<br />

Però ogni momento queste circostanze possono cangiarsi, e come già m’onorai <strong>di</strong> <strong>di</strong>re al veneratissimo<br />

loro Signor Arciprete, non sono avvezza ad avere certi riguar<strong>di</strong> per mettermi in viaggio, onde io stessa<br />

non depongo mai la speranza, che ci ve<strong>di</strong>amo anche presto. Vero è che talvolta la carità de’ Superiori<br />

nei rigi<strong>di</strong> maggiori m’impe<strong>di</strong>sce i viaggi lunghi. Però a quest’epoca pare manchi del tempo ancora. In<br />

ogni modo mia Carissima Figlia, mi tengo intanto a loro unita col cuore, e caldamente mi raccomando<br />

alle loro orazioni.<br />

Le domando sino da ora una nuova prova della <strong>di</strong> Lei bontà per me; e questa si è <strong>di</strong> trattar meco<br />

con ogni libertà, e <strong>di</strong> cominciare a farlo qualunque volta voglia favorirmi de’ suoi caratteri. Ella scrive<br />

benissimo, ma se anche non lo facesse così bene, a me basta che c’inten<strong>di</strong>amo, e vivo nella lusinga <strong>di</strong><br />

quando avrò il contento <strong>di</strong> abbracciarla, la <strong>di</strong> lei timi<strong>di</strong>tà niente troverà da vincersi, e lascierà luogo al<br />

suo desiderio della Divina Gloria, affinché concertare liberamente possiamo, quanto al <strong>di</strong>vino servizio<br />

potrà appartenere. Nò, nò mia Cara Figlia, non abbia tanti timori né del suo morale né del suo fisico.<br />

Non solo nell’Istituto nostro non vi sono austerità ma si aspetti pure indubitatamente dalla bontà del<br />

Signore tutto quello che si renderà necessario per sod<strong>di</strong>sfare a que’ <strong>di</strong>segni, che la <strong>di</strong>vina Misericor<strong>di</strong>a<br />

ha formati sopra <strong>di</strong> Lei.<br />

L’unica grazia che domando a Lei, ed a tutte del Conservatorio <strong>di</strong> Coriano si è, che accrescano<br />

quanto è possibile la <strong>di</strong>vozione <strong>di</strong> Maria, Già questa Santissima Nostra Madre, volle già de<strong>di</strong>carsi<br />

Padrona e Madre del loro Conservatorio, come mi scrisse il Signor Arciprete, e siccome recò a me tal<br />

cosa un impegno doppio per loro, così le prego a mantenersi sempre <strong>di</strong>rei in <strong>di</strong>ritto dell’amore<br />

particolare <strong>di</strong>mostrato loro dalla Madre delle Misericor<strong>di</strong>e coll’ossequio incessante, supplicandole a<br />

ricordarsi innanzi ad Essa, pure <strong>di</strong> me miserabile.<br />

Ella favorirà poi de’ miei rispetti al veneratissimo Signor Arciprete, come dei <strong>di</strong>stinti e cor<strong>di</strong>ali<br />

miei complimenti alla Signora Direttrice 2 , Alla Damina Ferrari 3 ed a tutte le degnissime <strong>di</strong> Lei<br />

Compagne. Non dubitino della continua, benché debole mia memoria per tutte loro.<br />

1 Don Gabellini Giacomo (Ep.II/1, lett. 647, n. 3, pag. 599).<br />

2 Suor Fattiboni Suor Fattiboni (Ep. II/2, lett. 852, n. 7, pag. 1123).<br />

3 Isabella Ferrari (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542)


Per non perdere anche quest’or<strong>di</strong>nario sono costretta a terminare, abbracciandola <strong>di</strong> vero cuore<br />

colla più <strong>di</strong>stinta stima, e lasciandola nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria, con sincero attaccamento<br />

Di Lei Stimatissima e Carissima Figlia<br />

Verona San Giuseppe 5 novembre 1825<br />

All’Ornatissima Signora<br />

La Signora Elisabetta Renzi<br />

Nel Conservatorio <strong>di</strong> Coriano<br />

Bologna per Rimini e<br />

CORIANO<br />

Dev.ma Obb.ma Serva ed<br />

Aff.ma Madre <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

860(Verona#1825.12.16)<br />

L‟Arciprete Gabellini è a Roma e vorrebbe notizie estese sulla struttura dell‟Istituto delle Figlie della carità, ma<br />

non ha in<strong>di</strong>cato l‟in<strong>di</strong>rizzo. La <strong>Canossa</strong> manda alla Renzi la sua risposta, perché gliela faccia avere, ma limita<br />

le segnalazioni strutturali della spiritualità interna alla recita delle sette commemorazioni dei Dolori <strong>di</strong> Maria.<br />

V.G. e M. Stimatissima e Carissima Signora Elisabetta<br />

Questa volta non potrò darmi il contento <strong>di</strong> seco Lei trattenermi quanto pur bramerei mia<br />

Stimatissima e Carissima Signora Elisabetta, trovandomi per molte combinazioni <strong>di</strong> affari più del solito<br />

occupata. Non<strong>di</strong>meno avrò il piacere se non altro <strong>di</strong> darle un cor<strong>di</strong>ale abbraccio, e <strong>di</strong> confermarle le<br />

variabili proteste della mia stima e premura per Lei mia Cara Figlia, e per tutto il Conservatorio.<br />

L’oggetto per cui oggi debbo incomodarla egli è questo. Il veneratissimo Signor Arciprete 1 favorì<br />

scrivermi, come partiva per Roma, e bramava che colà gli scrivessi. Non avendomi però in<strong>di</strong>cato se<br />

doveva <strong>di</strong>riggere la lettera ferma in posta, o con quale ricapito, sul timore, che andando la mia lettera<br />

smarrita potesse arrecar <strong>di</strong>spiacere a questo si degno Ministro del Signore, mi prendo la libertà<br />

d’occluderla a lei, affinché favorisca <strong>di</strong> fargliela avere sicuramente.<br />

Bramerebbe detto Signor Arciprete ch’io le dessi una qualche idea dell’Istituto nostro rapporto<br />

all’interno. Ciò non mi consente per questa volta l’angustia dei momenti. Solo le <strong>di</strong>rò, che essendo noi<br />

de<strong>di</strong>cate a Maria Santissima Addolorata, in sette varie volte al giorno facciamo Commemorazione dei<br />

suoi Dolori, recitando ciascuna volta una brevissima orazione relativa ad uno dei Dolori <strong>di</strong> Maria, poi<br />

sette Ave Maria e concludendo sempre col oremus Deus, in cujus passionem etc.<br />

Per questa volta mi perdoni, ma non m’è possibile <strong>di</strong>ffondermi <strong>di</strong> più. Mi faccia la grazia de’<br />

più <strong>di</strong>stinti, e cor<strong>di</strong>ali miei complimenti alla Signora Direttrice 2 , alla Damina Ferrari 3 , ed a tutte le altre<br />

ancora. A tutte desidero nelle vicine Sante Feste, e nel prossimo novello anno, ogni più copiosa celeste<br />

bene<strong>di</strong>zione. Mi raccomando alle orazioni <strong>di</strong> tutte, e col più sincero attaccamento abbracciandola <strong>di</strong><br />

vero cuore mi segno, quale lasciandola nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria, sono, e sarò sempre<br />

Di Lei Stimatissima e Carissima Signora Elisabetta<br />

Verona li 16 <strong>di</strong>cembre 1825<br />

1 Gabellini Giacomo (Ep.II/1, lett. 647, n. 3, pag. 599).<br />

2 Suor Maria Agnese Fattiboni (Ep. II/2, lett. 852, n. 7, pag. 1123).<br />

3 Isabella Ferrari (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542).<br />

Dev.ma, Aff.ma Serva<br />

e Madre <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

861(Verona#1826.01.04)<br />

La <strong>Canossa</strong> allega alla Renzi una lettera da consegnare all‟Arciprete e intanto la ragguaglia sul come vestono<br />

le Figlie della Carità e su quali visite fanno all‟esterno.<br />

Stimatissima e Carissima Figlia<br />

Ci siamo incontrate nello scriverci mia Cara Figlia. Io mi lusingo che nel tempo stesso ch’io<br />

ebbi il piacere <strong>di</strong> ricevere la pregiatissima <strong>di</strong> Lei lettera 20 corrente <strong>di</strong>cembre, Ella avrà ricevuto la mia<br />

in data contemporanea. La ringrazio vivamente dei felici auguri, che nella medesima mi avvanza, e <strong>di</strong><br />

nuovo ben <strong>di</strong> cuore glieli ricambio, e supplico il Divino Infante a spargere su <strong>di</strong> Lei, e su tutte le<br />

degnissime ed a me tanto care <strong>di</strong> Lei Compagne le più abbondanti celesti bene<strong>di</strong>zioni. La <strong>di</strong> Lei bontà<br />

mi dà coraggio <strong>di</strong> pregarla d’un favore. Questo si è <strong>di</strong> semplicemente significarmi con una sua riga, se<br />

ha ricevuto la mia lettera <strong>di</strong> cui le parlo, contenente questa un’altra <strong>di</strong>retta al veneratissimo Signor<br />

Arciprete 1 , certa essendo che l’avrà al medesimo spe<strong>di</strong>ta se l’ha ricevuta.<br />

Non è già perch’io abbia premura d’averne risposta, solo avrei pena non fosse a Lei giunta per<br />

non sembrare trascurata con questo degnissimo Sacerdote. Dovrei adesso compiacerla, e <strong>di</strong>rò anche<br />

dare a me la consolazione <strong>di</strong> servirla, rispondendole adecquatamente a quanto Ella intorno al nostro<br />

minimo Istituto mi domanda. Non essendomi possibile <strong>di</strong> farlo almeno intieramente, me ne rallegrerò,<br />

pensando ch’avrò una ragione <strong>di</strong> più <strong>di</strong> scriverle un’altra volta. La posso per altro assicurare, che ricevo<br />

per un vero piacere ch’Ella mi procura quando mi favorisce dei <strong>di</strong> Lei caratteri. Per <strong>di</strong>rle dunque oggi<br />

pure qualche cosa intorno a noi, relativamente a quanto Ella mi domanda, le <strong>di</strong>rò, che quando sortiamo<br />

<strong>di</strong> casa portiamo un velo lungo tre braccia, ed alto quasi la metà. Essendo cosa, che non porta invoglio<br />

gliene occludo un piccolo pezzetto nella lettera. Nelle Case particolari non an<strong>di</strong>amo a visitare le<br />

inferme, né nei Paesi ove vi è l’Ospitale né in quelli in cui non si trovasse.<br />

La forma del nostro vestiario, è modestissima, ma nulla vi è <strong>di</strong> particolare, o monastico, <strong>di</strong><br />

modo che sarebbe parmi addattato ad una vergine secolare, che vivesse con proposito <strong>di</strong> verginità nella<br />

propria casa, riuscendo il vestiario nostro altrettanto sodo, che, per quanto mi <strong>di</strong>cono, pulito.<br />

Mia cara Figlia, per non perdere anche quest’or<strong>di</strong>nario sono costretta a terminare. Tanti doveri,<br />

e complimenti alla Signora Direttrice 2 , alla Damina Ferrari 3 , ed in somma a tutte. Si ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> trattar<br />

meco con tutta la libertà, e si assicuri, che con tutta la cor<strong>di</strong>alità e premura le risponderò. Della<br />

ingenuità ne sia pure parimenti certa, non essendomi possibile trattare <strong>di</strong>versamente. Non posso però<br />

prometterle una egual sollecitu<strong>di</strong>ne trovandomi soffocata dalle occupazioni. Mi raccomando quanto<br />

posso alla carità delle loro orazioni assicurandole delle debolissime mie. Le abbraccio tutte con pari<br />

affetto che stima lasciandole nel Cuor SS.mo <strong>di</strong> Maria.<br />

Dio Lei Stimatissima e Carissima Figlia<br />

Verona S.Giuseppe. Terminata questa lettera<br />

li 4 Gennaio 1826<br />

1 Arciprete Giacomo Gabellini (Ep.II/1, lett. 647, n. 3, pag. 599).<br />

2 Suor Maria Agnese Fattiboni (Ep. II/2, lett. 852, n. 7, pag. 1123).<br />

3 Isabella Ferrari passa a Verona con <strong>Maddalena</strong> (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542).<br />

Dev.ma Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

862(Verona#1826.02.01)<br />

La <strong>Canossa</strong> è costretta a rimandare ancora il suo viaggio in Romagna. Pensa che Don Gabellino sia<br />

tornato da Roma ed abbia ottenuto la richiesta elargizione straor<strong>di</strong>naria dalla Santa Sede, con cui<br />

risolvere il problema della casa, gravata ancora da tanti debiti. Forse, per il momento sarebbe meglio<br />

che la Renzi raggiungesse la <strong>Canossa</strong> nella località che lei stessa potrebbe scegliere.<br />

V.G. e M. Stimatissima e Carissima Figlia<br />

Cf. App. A 122, 15 febbraio 1826<br />

Le tante e varie mie occupazioni m’impe<strong>di</strong>rono <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare al gra<strong>di</strong>to dovere <strong>di</strong> ringraziarla<br />

della sollecita risposta che favorì dare alla mia lettera. Gliene sono obbligatissima mia Cara Figlia, e la<br />

prego <strong>di</strong> accettarne i miei ringraziamenti.<br />

Non ebbi riscontro dal veneratissimo Signor Arciprete 1 , ma non eravi nella mia lettera cosa che<br />

lo richiedesse sollecito. Bastavami non avere la pena <strong>di</strong> non aver compiacciuto una si degna persona,<br />

scrivendogli come m’in<strong>di</strong>cò <strong>di</strong> bramare. Forse egli sarà ritornato, e desidero abbia potuto ricavare dal<br />

<strong>di</strong> lui viaggio ogni cosa da lui desiderata.<br />

La <strong>di</strong> Lei bontà mi eccita a sollecitare la bramata mia gita al Santuario <strong>di</strong> Loreto, nella quale<br />

occasione avrei la consolazione altresì <strong>di</strong> tutte abbracciarle, e <strong>di</strong> protestar loro la mia stima, ed il mio<br />

attaccamento. Ma mia Cara Figlia sappia, che i miei Superiori i quali si mostravano <strong>di</strong>sposti mesi sono<br />

ad accordarmi da un momento all’altro tale licenza, ora non si sanno determinare a concedermela.<br />

La <strong>di</strong>fficoltà però non istà nella massima, ma sono sospesi relativamente al tempo. Per parte<br />

mia ho abbandonato questo mio desiderio nel Cuor Amorosissimo della Santissima Nostra Madre<br />

Maria. Ella mia Cara Figlia faccia altrettanto, e non dubitiamo che la Madre comune non sia per<br />

<strong>di</strong>sporre con fortezza e soavità tutto per nostro bene. Il cuore degli uomini è in mano <strong>di</strong> Dio. Mi creda,<br />

che tale ritardo è per me pure una vera privazione. Prima <strong>di</strong> tutto, perché da tanto tempo sospiro <strong>di</strong><br />

visitare il Santuario <strong>di</strong> Loreto, e poi per non poter si tosto far la loro conoscenza. Siamo contente della<br />

Divina Volontà. Se mai però le <strong>di</strong> Lei circostanze glielo permetessero non potrebbe darmi un maggior<br />

piacere che <strong>di</strong> venirmi a trovare.<br />

Quantunque nelle nostre Case sono a <strong>di</strong> Lei <strong>di</strong>sposizione, e purché lo sapessi colà mi troverei,<br />

ove le fosse più comodo <strong>di</strong> venire, perché poi potesse stare con me tutto quel tempo, ch’Ella fosse per<br />

fermarsi da queste parti. Certamente ch’Ella potrebbe tutto <strong>di</strong> persona conoscere, e vedere, e si assicuri<br />

che tutte le Care mie Compagne la riceverebbero, e riterrebbero come una loro sorella.<br />

Non voglio <strong>di</strong>ffondermi maggiormente, per non darle pena in un caso sussista stabilmente<br />

l’impe<strong>di</strong>mento, che mi accenna esistere per una tal gita. Per altro ben capisco quant’ella vorrebbe<br />

<strong>di</strong>rmi. Coraggio mia Cara Figlia e poi coraggio. Tutto andrà bene, e tutto si or<strong>di</strong>nerà. Dio ha cominciato<br />

e le <strong>di</strong> Lui opere sono perfette. Non v’ha dubbio però, ch’Egli frequentemente non voglia servirsi delle<br />

nostre croci per condurle a termine, e ciò fa Egli nella sua misericor<strong>di</strong>a per formarci con queste la<br />

eterna corona.<br />

Ella favorisca dei più cor<strong>di</strong>ali miei complimenti alla Signora Direttrice, alla Damina Ferrari, ed<br />

a tutto il Conservatorio. Se il Signor Arciprete è ritornato tanti rispetti.<br />

Mi raccomando vivamente alle loro orazioni, si assicurino delle povere nostre, ed<br />

abbracciandola con verace stima, la lascio nel Cuore Santissimo <strong>di</strong> Maria, e me le protesto.<br />

1 Arciprete Giacomo Gabellini (Ep.II/1, lett. 647, n. 3, pag. 599).


Di Lei Stimatissima e Carissima Figlia<br />

Verona S. Giuseppe primo febbrajo 1826<br />

2 NB. Firma autografa.<br />

Sua Obbl.ma Serva ed Aff.ma<br />

Madre <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> 2<br />

Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

863(Milano#1826.03.20)<br />

Ottimo il piano che sta concertando la Renzi per la futura opera caritativa del Conservatorio, a fusione<br />

avvenuta. Anche le Figlie della Carità contemplano la loro missione nei paesetti più poveri. Di tutto si tratterà<br />

nel prossimo incontro, che però è sempre problematico.<br />

V.G. e M. Carissima Figlia<br />

L’ultima pregiatissima, e cara <strong>di</strong> Lei lettera, non mi pervenne colla solita prontezza, mia<br />

Stimatissima e Carissima Figlia, e ciò perché dopo aver fatto questa il giro <strong>di</strong> Verona, mi fu spe<strong>di</strong>ta qui<br />

a Milano, ove da quin<strong>di</strong>ci giorni mi trovo. Oltre <strong>di</strong> ciò mi giunse in momento <strong>di</strong> somma occupazione,<br />

essendo io qui venuta per assistere agli Esercizi <strong>di</strong> queste buone Dame, che solo l’altro jeri ebbero il<br />

loro compimento.<br />

E prima <strong>di</strong> tutto la prego per sempre <strong>di</strong> non farmi complimenti, né <strong>di</strong> formarsi mai riguar<strong>di</strong> nello<br />

scrivermi. Vada con tutta la libertà, certa, che quando mi favorisce, gra<strong>di</strong>tissime mi sono le <strong>di</strong> Lei<br />

notizie, e i <strong>di</strong> Lei caratteri, e quando non vedo lettere penso, che dalle occupazioni sia impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> farlo,<br />

conoscendo già la <strong>di</strong> Lei bontà, e si ricor<strong>di</strong>, la prego pure, <strong>di</strong> non parlarmi, né <strong>di</strong> carta, né <strong>di</strong> cerimonie,<br />

che trà noi debbono essere ban<strong>di</strong>te.<br />

Sappia bensì non saper io bastantemente questa volta spiegarle quanta consolazione abbiami<br />

reccato l’ultima <strong>di</strong> Lei lettera. Ammirai sempre più la Divina bontà nel dono, che a Lei fece della<br />

vocazione, e presi un nuovo coraggio per rinnovare la mia speranza, che Dio voglia essere grandemente<br />

servito anche da coteste parti. Sin qui trovo una uniformità pienissima del <strong>di</strong> Lei spirito colla nostra<br />

vocazione, e bramo quando comodamente potrà, <strong>di</strong> sentir anche in qual modo intenderebbe <strong>di</strong> estendere<br />

la carità pure nelle Compagne, o paesetti, cosa parimenti contemplata, e dal Signore, in riguardo<br />

unicamente <strong>di</strong> Maria Santissima, già eseguita nel minimo nostro Istituto.<br />

Cuor grande, mia Cara Figlia, cuor grande. Il Signore compirà in Lei le opere della sua<br />

Misericor<strong>di</strong>a, e se anche avremo da avere un po’ <strong>di</strong> pazienza riguardo al tempo, vedrà che il Signore se<br />

ne servirà per maturar meglio, e pre<strong>di</strong>sporre ogni cosa. Egli è verissimo, che il venerato Signor<br />

Arciprete m’onorò d’una sua lettera da Roma, nella quale mi accenna anche quanto Ella mi <strong>di</strong>ce<br />

intorno ad un paese, che brama un Conservatorio. Sono anzi al medesimo debitrice <strong>di</strong> risposta, ma non<br />

<strong>di</strong>cendomi egli precisamente l’epoca del <strong>di</strong> lui ritorno a Coriano, scrivo intanto a Lei, e se mai fosse<br />

giunto, favorisca anticipargli le proteste del mio rispetto riserbandomi a farlo io stessa quanto prima.<br />

Dalla <strong>di</strong> lui ultima lettera, entrai in qualche dubbio <strong>di</strong> non avermi saputo bene spiegare<br />

scrivendogli, giacché non opponendosi i miei Superiori in massima alla desiderata mia visita del<br />

Santuario <strong>di</strong> Loreto, nel qual’incontro mi tengo certa, che avrò la sorte <strong>di</strong> fare la loro conoscenza,<br />

potrebbero anche permettermelo più presto <strong>di</strong> quello che cre<strong>di</strong>amo. Io ho risposto, come le <strong>di</strong>ssi, questi<br />

miei desideri nelle mani <strong>di</strong> Maria Santissima, e sono molto contenta, ch’Ella pure meco convenga <strong>di</strong><br />

fare lo stesso. Vorrei, che a noi si unisse anche il Signor Arciprete.<br />

L’Amorosissima nostra Madre, può ben facilmente ottenerci questa reciproca consolazione.<br />

Tanti complimenti poi alla Signora Direttrice, alla Damina Ferrari, e ad ognuna del Conservatorio.<br />

Il Signore le ricolmi tutte, in queste Sante Feste, delle sue più dolci bene<strong>di</strong>zioni, e le faccia<br />

vivere sempre più unicamente a Lui, e per Lui. Non si <strong>di</strong>mentichino <strong>di</strong> questa miserabile nelle sante<br />

loro orazioni, ed abbracciandola col più sincero attaccamento, la lascio nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria e<br />

mi confermo per sempre<br />

Di Lei Carissima Figlia


Milano dalla Certosina li 20 Marzo 1826<br />

1 NB. Firma autografa.<br />

Dev.ma Serva ed Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> 1<br />

Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

864(Bergamo#1826.04.08)<br />

L‟attesa si prolunga e la Renzi se ne rammarica. La <strong>Canossa</strong>, sempre trincerata <strong>di</strong>etro la visita devozionale a<br />

Loreto, non può ancora dare una risposta positiva né a lei, né a Don Gabellini.<br />

V:G: e M: Carissima Figlia<br />

Le nostre due ultime lettere si sono incontrate, mia Cara Figlia, che avrà ricevuto la mia al suo<br />

giungere in Coriano, ove l’aveva <strong>di</strong>retta per più sicurezza, avendomi Ella nella precedente già detto,<br />

che contava ritornarvi sollecitamente. Sappia, che anche l’ultima <strong>di</strong> Lei lettera mi recò consolazione,<br />

sentendola determinata <strong>di</strong> rivolgersi a Maria Santissima nostra Madre, per ottenere quello, che in<br />

qualche modo suppone, io voglia negarle.<br />

Sappia ch’io tanto lo scorso autunno, quanto presentemente, ho fatto, e faccio quanto posso<br />

presso i miei Superiori per ottenere la licenza <strong>di</strong> eseguire la bramata visita, al devotissimo Santuario <strong>di</strong><br />

Loreto, e poter così anche avere la consolazione <strong>di</strong> tutte conoscerle, ed abbracciarle; ma ancora non so’<br />

cosa risolveranno. La prego dunque, mi facciano unitamente una gran carità e questa si è <strong>di</strong> fare tutte<br />

unite una piccola novena a Maria Santissima <strong>di</strong> Loreto. Finita questa, Ella mi scriverà, qualche cosa<br />

potrò <strong>di</strong>rle <strong>di</strong> più, <strong>di</strong>rà che posso scrivere io, senza che mi scriva Lei, e se avrò qualche buona nuova<br />

lo farò; quantunque sbaglio a <strong>di</strong>re in questo modo, dovendo <strong>di</strong>re, se avrò una notizia secondo il nostro<br />

genio gliela darò, giacché la buona nuova sarà sempre quella, che l’ubbi<strong>di</strong>enza deciderà.<br />

Mia Cara Figlia, presenti tanti rispetti al veneratissimo Signor Arciprete al quale stò aspettando<br />

a scrivere, fino che possa <strong>di</strong>rgli una cosa precisa. A me pare <strong>di</strong> vederlo nel fuoco pel suo zelo<br />

ardentissimo. Gli <strong>di</strong>ca, ch’egli pure faccia una carità, <strong>di</strong> celebrare una Santa Messa in ringraziamento<br />

alla Santissima Trinità per tutti i privilegi conceduti alla Madre Santissima, perché ci ottenga la grazia<br />

<strong>di</strong> fare quello, che deve essere <strong>di</strong> Gloria , e secondo la volontà del Divino suo Figliuolo.<br />

Tanti doveri alla Signora Direttrice, alla Damina Ferrari, ed a tutte del Conservatorio. Nel<br />

Cuore <strong>di</strong> Maria Santissima le abbraccio, e le lascio, col maggior attaccamento.<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Bergamo li 8 Aprile 1826<br />

Scrivendomi <strong>di</strong>riga pure le lettere a Verona<br />

Aff.ma Madre <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


Ancora affettuoso interesse per Coriano, ma nessuna previsione <strong>di</strong> viaggio.<br />

V.G. e M. Stimatissima e Carissima Figlia<br />

AD ELISABETTA RENZI<br />

865(Verona#1826.07.01)<br />

Nell’atto, che l’ultimo gra<strong>di</strong>tissimo foglio <strong>di</strong> cui Ella mi favorì era in posta, per giungermi, mia<br />

Stimatissima e Carissima Figlia, suppongo <strong>di</strong> certo che contemporaneamente il veneratissimo Signor<br />

Arciprete avrà ricevuto una mia lettera, colla quale mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> il vantaggio <strong>di</strong> significargli il mio ritorno<br />

da Venezia, e la malattia che appena qui ritornata mi sopraggiunse, della quale era già migliorata.<br />

Mi affretto adesso <strong>di</strong> scrivere a Lei mia Cara Figlia, giacché quantunque io niente meriti, pure<br />

dal nostro carteggio ebbi occasione <strong>di</strong> comprendere la <strong>di</strong> Lei bontà per me, e stò con pena ch'Ella non<br />

istia quieta a mio riguardo. Grazie al Signore vado sempre più migliorando, anzi non mi resta che della<br />

tosse da consumare, e da riprendere le mie forze, trovandomi in una eccessiva debolezza, la quale credo<br />

più la senta attesi gli estremi cal<strong>di</strong> , che quì abbiamo, ma spero che in breve mi libererò da tutto.<br />

Com'Ella ben vede in questo momento non posso intavolare molti trattati <strong>di</strong> viaggio co'miei<br />

Superiori. Peraltro si assicuri che non <strong>di</strong>mentico mai Coriano. Subito che potrò sapere a questo<br />

proposito una cosa precisa, scriverò imme<strong>di</strong>atamente al Signor Arciprete ed a Lei pure, stando io<br />

sempre sul dubbio, che in questo santo tempo del Giubileo il Signor Arciprete sia occupato in qualche<br />

Missione, ed io vorrei combinare un momento che fosse in libertà.<br />

Intanto la prego <strong>di</strong> presentare i più <strong>di</strong>stinti miei rispetti al medesimo suriferito Signor Arciprete,<br />

favorisca pure de' più cor<strong>di</strong>ali complimenti all'ottima Signora Direttrice, alla buona Damina Ferrari, ed<br />

a tutte del Conservatorio, e raccomandandomi alla carità delle orazioni <strong>di</strong> tutte, passo a riconfermarle<br />

l'invariabile mia stima, e il sincero mio attaccamento.<br />

Di Lei Stimatissima e Carissima Figlia<br />

Verona S. Giuseppe primo luglio 1826<br />

Dev.ma Obbl.ma Aff.ma<br />

Madre <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

866(Milano#1826.08.16)<br />

Risposta vaga ai problemi posti dalla Renzi e promessa <strong>di</strong> un non lontano incontro.<br />

V. G. e M. Carissima Figlia<br />

Ricevetti a Milano la gra<strong>di</strong>tissima <strong>di</strong> Lei lettera del giorno 4 del corrente agosto la quale al<br />

solito mi portò una vera consolazione.<br />

Rapporto al <strong>di</strong> Lei progetto mia cara Figlia alla mia venuta c'intenderemo <strong>di</strong> tutto. Però tra la<br />

madre, e le figlie, non si deve andare con tante sottigliezze. Ella non voglia prendersi pena per questo<br />

mia cara Figlia. Fi<strong>di</strong>amoci <strong>di</strong> Dio, e <strong>di</strong>latiamo il cuore a cercare sempre maggiormente la <strong>di</strong> Lui gloria,<br />

ne ci stacchiamo un momento dai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Maria Santissima nostra Madre.<br />

Raddoppiamo bensì quanto possiamo l'orazione e confido nella bontà del Signore che tutto<br />

andrà bene.<br />

Occludo a Lei la mia lettera <strong>di</strong> risposta al veneratissimo Signor Arciprete, stando sempre sul<br />

dubbio, che il medesimo non si ritrovi a Coriano per la circostanza del Santo Giubileo. Favorisca de'<br />

miei doveri alla Signora Direttrice, alla Damina Ferrari, ed a tutto il Conservatorio.<br />

Non mi <strong>di</strong>ffondo <strong>di</strong> più, nella lusinga <strong>di</strong> presto avere il contento <strong>di</strong> seco lei trattenermi. Solo<br />

abbracciandola col più sincero attaccamento, la lascio nel Cuor Amorosissimo <strong>di</strong> Maria.<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Milano li 16 Agosto 1826<br />

1 NB. Firma autografa.<br />

Obbl.ma Aff .ma<br />

Madre <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> 1<br />

Figlia della Carità


[Verona, settembre 1826]<br />

AL MARCHESE CASATI<br />

867(Verona#1826.09.**)<br />

La <strong>Canossa</strong> ha finalmente ottenuto il passaporto per Rimini ed è decisa ad andare a Coriano. Vorrebbe però<br />

partire con la bene<strong>di</strong>zione del Santo Padre. Il Marchese dovrebbe ottenerla, scrivendo a Roma e incaricandone<br />

il Nobile Giulio Dugnani o Monsignor Testa.<br />

Giunta appena martedì sera <strong>di</strong> ritorno da Venezia, eccomi subito a darle un nuovo <strong>di</strong>sturbo,<br />

come già le accennai nell’antecedente mia, veneratissimo signor Marchese.<br />

Finalmente per grazia del Signore e della Madre Santissima, ho ottenuto il passaporto per<br />

Rimini. Questi miei Superiori dunque opinano ch’io faccia adesso una gita colà, ma prima essi con me<br />

desiderano ch’ella pregiatissimo signor Marchese, ci faccia una grazia, la quale si è che volesse aver la<br />

bontà, se il signor Don Giulio Dugnani 1 è ritornato da Napoli in Roma, <strong>di</strong> scrivergli e pregarlo del<br />

favore ch’egli imme<strong>di</strong>atamente, o col mezzo <strong>di</strong> Monsignor Testa, volesse far presente al Santo Padre 2 ,<br />

premessi sempre gli umilissimi miei sentimenti <strong>di</strong> riconoscenza e d’illimitata sommissione,<br />

quest’attuale mia combinazione.<br />

Noti che Sua Santità è pienamente al fatto dei desideri <strong>di</strong> Coriano, per cui mostrò già tutto il<br />

desiderio e l’adesione. Io vorrei dunque che semplicemente dall’una o dall’altra delle due rispettabili<br />

sunominate persone, le fosse umiliato trovarmi molto pressata da Coriano, perchè andassi a fare colà<br />

una gita, onde riconoscere se può aver luogo una nostra fondazione. E dall’altra parte vedendo che i<br />

restauri vistosi della Casa <strong>di</strong> Trento richiedono un tempo tale, per cui a mio giu<strong>di</strong>zio, non potrassi<br />

effetuare che l’autunno dell’827 la fondazione, così approfitterei <strong>di</strong> questo tempo per sod<strong>di</strong>sfare quelli<br />

<strong>di</strong> Coriano. Solo bramerei essere accompagnata coll’apostolica bene<strong>di</strong>zione.<br />

Mi riservo ad affidare a lei in voce, pregiatissimo signor Marchese, i motivi per cui i miei<br />

Superiori pensano e vogliono ch’io intrapren<strong>di</strong> adesso questo viaggio.<br />

__________________<br />

NB. Minuta senza data e senza firma.<br />

1 Dugnani Don Giulio (Ep I, lett. 340, n. 3, pag. 531).<br />

2 Pio VIII eletto Papa nel 1829 (Ep. I, lett. 348, n. 12, pag. 547).


AD ELISABETTA RENZI<br />

868(Verona#1826.11.19)<br />

La <strong>Canossa</strong> si è potuta finalmente incontrare con le componenti del Conservatorio <strong>di</strong> Coriano e con Don<br />

Gabellini. Ricorda le nuove figlie con affettuosità materna e poiché ha con sè a Verona la damina Isabella<br />

Ferrari, con lei e con i suoi compagni <strong>di</strong> viaggio ne parla spesso e ripensa a tutte col desiderio <strong>di</strong> rivederle.<br />

V G e M Stimatissima e Carissima Figlia<br />

Sarà ora ch'io risponda alla mia Carissima Figlia Signora Elisabetta, che sinceramente ho nel<br />

cuore, come tutte le altre care Figlie <strong>di</strong> Coriano. Mi pare tanto tempo che non ci ve<strong>di</strong>amo, ed an<strong>di</strong>amo<br />

parlando <strong>di</strong> loro colla cara Signora Isabella, e con queste nostre Compagne. La ringrazio della lettera,<br />

che mi favorì, ed omettendo <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> quel fango in cui ci fece andare la mancanza delle <strong>di</strong> Lei<br />

orazioni, mi restringo a <strong>di</strong>rle, che mi basta, che quando le scriverò il mio ritorno finché non mi vedo<br />

seduta in camera sua sempre continui a pregare.<br />

Desidero, e spero, che l'ottima Signora Superiora 1 siasi riavuta che per rimettersi propriamente<br />

ci vorrà un po' <strong>di</strong> tempo con tante emissione <strong>di</strong> sangue. La buona e cara Signora Isabella 2 se la passò<br />

bene <strong>di</strong> salute sino due, o tre giorni sono mangiando con genio dormendo bene. In somma stando bene.<br />

Ebbe l'altro ieri una delle sue forti micranie ed oggi non è ancora del tutto ristabilita. Però è alzata ed<br />

anzi è stata anche in refettorio a pranzo, e spero che domani starà ancor meglio. Essendo tanto buona si<br />

mostra <strong>di</strong> tutto contenta. Già può credere, che per affetto, come per dovere la curo certamente,<br />

quantunque abbia più bisogno <strong>di</strong> cura negativa, e <strong>di</strong> farla mangiare, che <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>. Continuino ad<br />

assisterci coll'orazione che già nella loro carità, e bontà me ne tengo sicura.<br />

Favorisca de' miei più <strong>di</strong>stinti rispetti al degnissimo Signor Arciprete 3 al quale mi darò l'onore<br />

<strong>di</strong> scrivere nel prossimo or<strong>di</strong>nario, come farà anche l'Isabella essendo oggi occupata a cercare <strong>di</strong><br />

raccogliere il numero delle Figlie <strong>di</strong> campagna che debbono essere educate per maestre. Faccio il<br />

possibile per fare adesso un corso <strong>di</strong> educazione; non so in questa stagione da noi se vi riuscirò essendo<br />

l'inverno troppo quì avvanzato, ed oltre il bene in se faccio quanto posso per combinare tale educazione<br />

anche perché la Signora Isabella possa prenderne un idea. I miei più cor<strong>di</strong>ali complimenti alla cara<br />

Superiora, ed a tutte, tutte le care Figlie, che <strong>di</strong> cuore abbraccio. Accettino i doveri della mia Cristina 4 e<br />

<strong>di</strong> Michele 5 , che con me nuovamente <strong>di</strong> tutto le ringraziano. Nulla le <strong>di</strong>co del Signor Don Tommaso 6<br />

essendo andato in campagna subito quasi dopo il nostro ritorno a terminare le sue opere.<br />

La Signora Isabella presenta i suoi rispetti al Signor Arciprete ed a tutte loro <strong>di</strong>ce mille cose che<br />

sapranno meglio interpretare ch'io spiegare.<br />

Mi raccomando <strong>di</strong> nuovo alle <strong>di</strong> Lei orazioni perché ho l'anima sconquassata. Le lascio tutte nel<br />

cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria protestandomi per sempre<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Verona S. Giuseppe 19 novembre 1826<br />

Sua Aff.ma Madre ed Amica<br />

<strong>Maddalena</strong> Figlia della Carità 7<br />

1 Suor Maria Agnese dei Conti Fattiboni (Ep. II/2, lett. 852, n. 7, pag. 1123).<br />

2 Isabella Ferrari (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542).<br />

3 Don Gabellini Giacomo (Ep.II/1, lett. 647, n. 3, pag. 599).<br />

4 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).<br />

5 Michele Masina (Ep. I, lett. 357, pag. 564).<br />

6 Il sacerdote che accompagnò la <strong>Canossa</strong> nel suo viaggio a Rimini e a Coriano, Don Tommaso Marani.<br />

7 NB. Firma autografa.


AD ELISABETTA RENZI<br />

869(Verona#1826.12.30)<br />

Scambio <strong>di</strong> auguri per l'anno nuovo e invito ad una novena a Maria Santissima, perché le attese per Coriano<br />

possano effettuarsi.<br />

V. G. e M. Carissima Figlia<br />

Io pure vengo a darle un cor<strong>di</strong>ale abbraccio mia Carissima Signora Betta, e a desiderarle ogni<br />

bene<strong>di</strong>zione e felicità nel novello anno che siamo per cominciare. Si mia Cara Figlia, si degni il<br />

Signore bene<strong>di</strong>re lei e tutte del Conservatorio, e voglia compire la loro santificazione. La ringrazio<br />

vivamente <strong>di</strong> tutti i felici auguri che mi fa; a me basterebbe che si impegnasse col Signore, perché<br />

volesse usar meco la sua misericor<strong>di</strong>a. Sento poi, che la brama <strong>di</strong> vedere l’Istituto nostro stabilito è<br />

tanto grande, che non vorrei <strong>di</strong>re giungesse a voler precorrere il momento <strong>di</strong> Dio. Ella sa però, che fu<br />

quella che fece affrettare il tempo delle grazie, rivolgiamoci ad Essa.<br />

Intanto se il veneratissimo Signor Arciprete, al quale la prego de’ <strong>di</strong>stinti miei rispetti, è<br />

contento, bramerei meco si unissero a fare una Novena a Maria Santissima Addolorata per Coriano e<br />

Rimini, e venerdì comincieremo. La nostra buona Isabella, malgrado i fred<strong>di</strong> assai maggiori dei loro, se<br />

la passa in pieno proprio benino, ed è piena <strong>di</strong> zelo quando opera per le anime.<br />

La raccoman<strong>di</strong>no però al Signore, affinché possa sempre più innamorarsi <strong>di</strong> lavorare pel<br />

Signore. Non si <strong>di</strong>mentichino <strong>di</strong> me miserabile <strong>di</strong>nnanzi a Lui. Sono costretta a terminare, trovandomi<br />

sopracarica <strong>di</strong> occupazioni.<br />

Le abbraccio tutte <strong>di</strong> vero Cuore e le lascio nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria.<br />

Di Lei mia Carissima Figlia<br />

Verona San Giuseppe 30 <strong>di</strong>cembre 1826<br />

Sua Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

870(Milano#1827.03.16)<br />

La damina Ferrari continua bene il suo noviziato e gode <strong>di</strong> <strong>di</strong>screta salute. Per ora a Coriano non si prepari<br />

mobilio <strong>di</strong>verso, ma, se mai, il materiale per i nuovi abiti delle Figlie della Carità<br />

V.G. e M. Carissima Figlia<br />

La ringrazio <strong>di</strong> cuore, mia cara Figlia, della cor<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> lei lettera, e delle tanto a me care notizie<br />

<strong>di</strong> tutte loro, e dell’amato Conservatorio <strong>di</strong> Coriano. Mi do il piacere <strong>di</strong> riscontrarla sollecitamente non<br />

però da Verona, ma da Milano ove mi trovo da due giorni a questa parte. Comincerò per <strong>di</strong>rle, che la<br />

nostra Carissima Isabella 1 se la passa proprio benino <strong>di</strong> salute, ed eccellentemente <strong>di</strong> virtù. Si va<br />

adoperando con gran dono, e con molto frutto per i prossimi e si <strong>di</strong>porta con e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> tutte le sue<br />

Compagne, quantunque siano anch'esse angiolette. L'avrei meco condotta anche qui perché facesse<br />

cognizione, e pratica del Ramo degli Esercizi delle Dame, oggetto che qui mi condusse in questa<br />

stagione, ma trovandosi la stessa tanto tranquilla, e contenta nel suo Noviziato, glielo esib<strong>ii</strong> ma non<br />

volli obbligarla, molto più che la stagione era pessima, e ch'io doveva andando, e venendo fermarmi<br />

nella nostra Casa <strong>di</strong> Bergamo, paese frigi<strong>di</strong>ssimo e <strong>di</strong> aria molto fina. Le feci però sapere le <strong>di</strong> Lei<br />

notizie, e quelle del Conservatorio da qui.<br />

Mi rallegro, che la Cara Maria Antonia 2 siasi riavuta, e che alla buona Clotilde 3 il Signore doni<br />

la grazia della vocazione, come anche alle due <strong>di</strong> Cesena 4 . Voglia il Signore in riguardo <strong>di</strong> Maria<br />

Santissima bene<strong>di</strong>re ogni cosa in modo, che tutte le care Figlie <strong>di</strong> Coriano abbiano da riuscire una<br />

semente benedetta, atta a produrre frutti <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>zione, e <strong>di</strong> gloria <strong>di</strong>vina in coteste parti. Mi consolo<br />

pure moltissimo, che l'ottima Madre Superiora si <strong>di</strong>fenda sufficientemente, basta che abbia la pazienza<br />

<strong>di</strong> aversi cura, perché il suo coraggio in qualche parte le pregiu<strong>di</strong>ca. Favorisca a questa, come a tutte le<br />

care Compagne dei più affettuosi miei complimenti, uniti a quelli <strong>di</strong> tutte le loro Compagne <strong>di</strong> qui, che<br />

meco, abbracciano <strong>di</strong>stintamente lei pure. Mia Carissima Signora Betta a lei pare che il tempo adesso<br />

passa meno veloce pel desiderio <strong>di</strong> rivederci; pienamente l'assicuro, ch'io pure non <strong>di</strong>mentico cotesti<br />

Paesi, e che non cesso <strong>di</strong> formare pensieri, e riflessi onde poter nel mio niente servirle. Il momento che<br />

piacerà al Signore dare compimento ai reciprochi nostri desideri, ancora non saprei precisarglielo, solo<br />

replicherò anch'io, che l'orazione può tutto, e Maria Santissima fu quella che in ogni tempo affrettò il<br />

momento delle <strong>di</strong>vine Misericor<strong>di</strong>e, ed Essa spero farà lo stesso per costì. Intanto la prego <strong>di</strong> essere<br />

persuasa, come prego tutte le altre <strong>di</strong> volerlo essere parimenti, della più viva mia premura, ed<br />

interessamento.<br />

Sento come il veneratissimo Signor Arciprete 5 sia a fare il Quaresimale a Rimini. Se mai avesse<br />

occasione da scrivergli, come sarà facile, gli presenti i miei doveri, supplicandolo <strong>di</strong> assisterci colle <strong>di</strong><br />

lui orazioni, e con quelle della sua U<strong>di</strong>enza. Pare a me, che Sant'Antonio da Padova 6 abbia da avere un<br />

grande impegno per Rimini, dove fece de' principali suoi miracoli. Vorrei che il Signor Arciprete<br />

interponesse presso Maria Santissima questo gran Santo.<br />

1<br />

Isabella Ferrari (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542).<br />

2<br />

Tutte educande, alcune delle quali chiamate alla vita religiosa.<br />

3<br />

Idem.<br />

4<br />

Idem.<br />

5<br />

Don Gabellini Giacomo, arciprete <strong>di</strong> Coriano (Ep.II/1, lett. 647, n. 3, pag. 599).<br />

6<br />

S. Antonio <strong>di</strong> Padova (Ep. I, lett. 313, n. 8, pag. 484).


Tanti rispetti anche al degnissimo Signor Don Giacomo Rovelli 7 al quale pure caldamente mi<br />

raccomando.<br />

Mia Carissima Figlia debbo poi risponderle relativamente alla mobiglia come Figlia della<br />

Carità, <strong>di</strong> cui brama incaricare la sua Mamma 8 , che pregola riverirmi, quantunque non abbia il<br />

vantaggio <strong>di</strong> conoscerla. Se vorrà la nota positiva, gliela farò tenere, ma a me pare, che possa bastare<br />

adesso, che commetta gli abiti, i quali or<strong>di</strong>nariamente portano del tempo prima che sia in or<strong>di</strong>ne la<br />

bavella 9 filata, e colorita, e che siano poi tessuti. Del rimanente presto al momento farà. Rispetto se<br />

desiderasse poi la nota gliela manderò subito.<br />

Mia cara Figlia termino questa lettera raccomandandomi alle <strong>di</strong> Lei orazioni, ed a quelle <strong>di</strong> tutte<br />

le Care Figlie del Conservatorio; non le presento i complimenti <strong>di</strong> Cristina, avendola io lasciata a<br />

Verona, ove presiede al corso <strong>di</strong> educazione delle Maestre <strong>di</strong> Campagna.<br />

L 'abbraccio col più costante attaccamento, e la lascio come tutte le altre Figlie nel Cuore<br />

Santissimo <strong>di</strong> Maria nostra Madre.<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Milano li 16 Marzo 1827<br />

Locale della Certosa a S. Michele alla Chiusa<br />

P.S. Riflettei dopo scritto che oltre gli abiti potrebbe mia cara Figlia farsi preparare anche il<br />

materazzo, dormendo noi come sà propriamente a letto.<br />

7 Don GIACOMO ROVELLI, parroco <strong>di</strong> Montefiore.<br />

8 Contessa Vittoria Boni (Cf. lett. 885).<br />

9 BAVELLA, il filo dello strato esterno del bozzolo.<br />

Sua Aff .ma Madre <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

871(Bergamo#1827.11.02)<br />

Isabella Ferrari è dovuta rientrare a Coriano momentaneamente per ricuperare le forze fisiche. Il clima <strong>di</strong><br />

Verona le è nocivo. Intanto i contrasti per Coriano sono ancora molti, perché quel piccolo centro sarà la ra<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> un ampliarsi <strong>di</strong> Case e <strong>di</strong> opere e il demonio si affanna ad ostacolarlo.<br />

V. G. e M. Carissima Figlia<br />

Ben facile mi riuscì mia Cara Figlia il figurarmi la <strong>di</strong> lei consolazione nel riacquistare la<br />

Carissima nostra Isabella 1 . Il figurarmi il <strong>di</strong> lei contento mi fa manco sentire la lontananza <strong>di</strong> questa sì<br />

Cara Figlia.<br />

Non abbiamo né l’una, né l’altra timore mai del demonio, bestia legata, e condannata sin dal<br />

principio a stare sotto il piede invitto dell’Amorosissima Nostra Madre.<br />

Non vè dubbio mia Cara Signora Betta, ch’egli però non sia per fare le sue <strong>di</strong>ffese,<br />

considerando io nel piccolo Coriano la prima ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> tutte le Case che Maria Santissima vorrà<br />

stabilirsi da coteste parti dalle povere sue Figlie della Carità. Cuori gran<strong>di</strong> anch’io ripeto, ma cuori<br />

gran<strong>di</strong> non a paragone del mio, ma a paragone, o <strong>di</strong>rò meglio ad imitazione <strong>di</strong> quel gran Cuore, che sul<br />

Calvario offerì per le anime tutta la vita del proprio Figlio. Peraltro mi raccomando che non<br />

s’angustiano poi troppo né l’una, né l’altra, facciano quanto possono, ed a poco, a poco, vedrà che<br />

riusciranno in tutto.<br />

Ella mi <strong>di</strong>ce che quest’anno le sembrerà un secolo ma con sincerità l’assicuro che a me pure mi<br />

riesce molto lungo, e che non vedo l’ora <strong>di</strong> rivederla. Intanto da miserabile le avrò sempre presenti<br />

<strong>di</strong>nnanzi a Dio, ed a Maria Santissima e sto lavorando quanto posso qui, perché la futura mia gita non<br />

abbia da portare <strong>di</strong>sturbo a questi nostri affari. Quantunque sia utile sapendo la <strong>di</strong> Lei premura per la<br />

Cara Isabella gliela raccomando peraltro caldamente. La faccia governare, abbia attenzione che non<br />

abbia scrupoli per la qualità, e quantità dei cibi. Già spero che il Signor Arciprete farà lui, che<br />

altrimenti vorrei accludere in questa lettera quell’autorità che la bontà della mia Isabella, ha voluto<br />

darmi sopra <strong>di</strong> essa.<br />

Mi assistano per carità colle loro orazioni nei miei lavori affinche possa condur tutto a termine<br />

se così piace al Signore, nel tempo che bramiamo. L’abbraccio <strong>di</strong> tutto cuore lasciandola nel Cuor<br />

Santissimo <strong>di</strong> Maria.<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Bergamo li 2 novembre 1827<br />

1 Isabella Ferrari (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542)<br />

La Sua Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

872(Trento#1828.07.05)<br />

La Romagna è in agitazione. L‟Arciprete Gabellini e Suor Agnese Fattiboni sono in piena tempesta e la Renzi<br />

vorrebbe seguire Isabella Ferrari, che sta attendendo con ansia il suo ritorno a Verona. La <strong>Canossa</strong> però,<br />

assicurando un suo viaggio in Romagna, cerca <strong>di</strong> tranquillizzare entrambe perché non prendano decisioni<br />

inconsulte, ma attendano lei: a voce si intenderanno meglio.<br />

V.G.M. Carissima Figlia<br />

Malgrado tutte le circostanze d’amarezza che circondano cotesto amato Conservatorio non può<br />

credere mia Carissima Figlia quanta consolazione mi abbia apportato il gra<strong>di</strong>tissimo <strong>di</strong> Lei foglio del<br />

giorno 21 giugno vedendo come la bontà del Signore le continua la fortezza ed il dono della vocazione<br />

tra gli ostacoli, e le contrarietà.<br />

Mia Carissima Signora Betta io scrissi anche alla Cara Isabella 1 che purché non si per<strong>di</strong>no<br />

abbandonando l’orazione io non temo <strong>di</strong> nulla. Lasci pure che i <strong>di</strong>avoli <strong>di</strong> Napoli abbiano svegliato<br />

anche i romagnoli basta che non trascurino il ricorso a Maria Santissima tutto andrà bene.<br />

L’Amantissima nostra Madre si è per i nemici nostri quella terribile falange <strong>di</strong>sposta alla battaglia<br />

sempre però potente ed invincibile, solo ripeto mie Care Figlie, non trascurate d’invocarla<br />

coll’orazione.<br />

Il Signor Arciprete 2 mi scrisse pochi giorni sono, la cognizione in cui era venuto del motivo,<br />

che suscitò tante incertezze rapporto a Suor Maria Agnese 3 . A me sembra spiritualmente, che siavi<br />

ragione <strong>di</strong> rallegrarsi, vedendo una croce composta dalla Divina Carità per santificazione del Signor<br />

Arciprete e per eccitare le Care sue Figlie a cercare Dio solo senza appoggi, e conforti neppure<br />

spirituali, ma unicamente Dio.<br />

Veniamo adesso a parlare degli interessantissimi nostri affari. In primo luogo confermo alla mia<br />

Carissima Figlia Betta, quanto scrissi alla mia Cara Figlia Isabella, cioè che per mia parte sono sempre<br />

nella assoluta determinazione <strong>di</strong> venirle ad abbracciare nel prosismo settembre. Il trattare però adesso<br />

col <strong>di</strong> Lei fratello 4 per venire all’ora meco a Verona mi sembra cosa intempestiva.<br />

Convengo anch’io ch’egli non ignorerà la situazione del Conservatorio, ma a me pare che sino a<br />

tanto che non ci siamo intese in voce, e che non abbiamo unitamente, riflettute e maturate tutte le<br />

circostanze, non possiamo prudentemente concludere.<br />

Giacché il <strong>di</strong> Lei Signor fratello non è mal impresso ne mal prevenuto verso l’Istituto nostro<br />

s’Ella crede, trattando <strong>di</strong> ciò ch’Ella sa non essere a lui occulto, potrebbe aggiungere, che questo<br />

settembre mi aspetta, e che bramando ella, ed io unicamente coll’adempimento della Divina Volontà il<br />

Divino Servizio, e la Divina Gloria, bramiamo sentire anche il <strong>di</strong> lui parere per proccurare nel miglior<br />

modo possibile l’uno e l’altro. Ed intanto non nominerei Verona per non allarmare forse per niente la<br />

buona sua mamma 5 , come già si mise in agitazione la mamma della Cara Isabella 6 . Oltre <strong>di</strong> che,<br />

parlandole secondo il proprio intimo mio sentimento, non mi pare che sia da abbandonarsi da un<br />

momento all’altro, per <strong>di</strong>fficoltà che si prevegano, il pensiero <strong>di</strong> vedere stabilito l’Istituto nella<br />

1<br />

Isabella Ferrari (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542<br />

2<br />

Don Gabellini Giacomo (Ep.II/1, lett. 647, n. 3, pag. 599)<br />

3<br />

Suor Maria Agnese Fattiboni (Ep. II/2, lett. 852, n. 7, pag. 1123).<br />

4<br />

Il conte Renzi, la cui figlia Giuseppina continuò l’opera della zia nell’Istituto delle Maestre Pie dell’Addolorata.<br />

5<br />

Contessa Vittoria Boni.<br />

6<br />

Contessa Virginia Nani (Ep. II/2, lett. 882, n. 3, pag. 1180).


Romagna dopo tutto quello che costa a lei, ed alla nostra Isabella questo progetto. In ogni modo se<br />

anche le nostre cure non avranno effetto il Signore accetterà i nostri buoni desiderj, ed i nostri passi.<br />

Per me già non so persuadermi che tanta orazione abbia da andare a vuoto. Vero è che noi<br />

povere creature non sappiamo qual cosa abbia da riuscire la maggior gloria <strong>di</strong> Dio quale desideriamo.<br />

Per non perdere questa posta termino subito mia Cara Figlia pregandole a volersi dare tutto il coraggio<br />

ed a continuare a vicendevolmente sostenersi confortarsi, e <strong>di</strong>re le sue barzellette. Che certo quando io<br />

vengo, conviene che ri<strong>di</strong>amo un poco per(chè) i Veronesi conducono seco loro ovunque l'allegria.<br />

Questa Casa grazie al Signore si va giornalmente a poco a poco stabilendo. Non tema che da<br />

miserabile che sono mi <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> loro. Non si scor<strong>di</strong>no col Signore <strong>di</strong> me, e non ci <strong>di</strong>partiamo mai<br />

collo spirito dai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Maria nel Cuore Amorosissimo e santo della quale abbracciandole teneramente<br />

ripongo con Lei la mia Isabella, tutte le altre Care Figlie, e mi protesto<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Trento dal convento dell'Addolorata li 5 luglio 1828<br />

La Sua Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A MONS. TRAVERSI<br />

873(Trento#1828.07.12)<br />

Lettera complessa, perché tratta <strong>di</strong> Trento e della erezione canonica <strong>di</strong> quella Casa ( 21 giugno ), poi del<br />

prossimo viaggio della <strong>Canossa</strong> a Rimini e quin<strong>di</strong> a Coriano. Ella non riesce però a trovare un sacerdote<br />

che l‟accompagni. Accenna ai continui ostacoli che incontra il Conservatorio <strong>di</strong> quel paesino.<br />

V G e M Veneratissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

[Trento] 12 luglio 1828<br />

La buona mia Compagna Superiora <strong>di</strong> Santa Lucia mi significò il felice ritorno della<br />

Signoria Vostra Molto Illustre e Reverenda da Treviso ma avrei bramato sentire, che quel soggiorno<br />

le fosse stato più giovevole. Dubito che anche l’eccessivo caldo contribuisca al ritardo del perfetto<br />

suo ristabilimento, e non vedo l’ora che sia passato ancora un mese sembrandomi, che circa a tal<br />

epoca sia il termine dell’anno scolastico dè suoi alunni perch’Ella possa avere una maggior quiete e<br />

cosi ristabilirsi pienamente. La mia Compagna le avrà già significato come il giorno <strong>di</strong> San Luigi<br />

seguì la formale canonica erezione <strong>di</strong> questa novella casa sotto l’invocazione <strong>di</strong> Maria Santissima<br />

Addolorata come me la incaricai. Mi ritardai l’onore <strong>di</strong> scriverle io stessa non solo per i molti<br />

piccoli imbarazzi che mi circondano, ma anche perche prevedendo <strong>di</strong> doverla incomodare per altro<br />

oggetto non voleva <strong>di</strong>sturbarla replicatamente. Prima però voglio <strong>di</strong>rle sapendo che la <strong>di</strong> Lei carità<br />

per noi lo sentirà volentieri, è come questa Casa va giornalmente stabilendosi. La premura, ed<br />

interessamento <strong>di</strong> Monsignor Sardagna 1 non è descrivibile.<br />

Il principe Vescovo 2 che si compiacque far la funzione <strong>di</strong> erezione ci <strong>di</strong>mostrò come gli altri<br />

tutti la maggior bontà. Il Prelato mi fece poi tenere un bellissimo Decreto con cui ci <strong>di</strong>chiara<br />

imme<strong>di</strong>atamente a lui soggette.<br />

Domenica scorsa abbiamo cominciato ad andare alla parrocchiale dottrina e sono già due<br />

feste che riceviamo giusta il nostro costume le ragazze. Non so se sia per la novità ma il concorso <strong>di</strong><br />

queste e grande. Domani piacendo al Signore daremo principio alla scuola. Il Signore si degni <strong>di</strong><br />

compire quello che ha cominciato.<br />

Io conto <strong>di</strong> qui fermarmi sino il principio d’agosto sembrandomi che lascierò le cose<br />

bastantemente avviate per un principio avendo tutte le Compagne che quì vennero, passato del<br />

tempo nella Casa <strong>di</strong> Verona. Il primo d’agosto entrerà anche una Novizia <strong>di</strong> quì.<br />

Ella sà il motivo per cui cerco <strong>di</strong> afflettare 3 il qual e la mia gita in Romagna ove gli<br />

ostaccoli si succedono continuamente. Mi è però sin qui riuscito che il Conservatorio 4 resti aperto, e<br />

che la buona mia Damina 5 ancora vi si trovi ma non posso <strong>di</strong>rle qual frequenza <strong>di</strong> carteggio mi ci<br />

abbia fin qui voluto per ottenerlo. Anche dalla mia parte pero mi nasce un piccolissimo ostacolo pel<br />

mio viaggio. In <strong>di</strong>ritto come mi tengo della <strong>di</strong> Lei carità riservandomi ad interessarla nuovamente al<br />

momento del passaporto giusta la nostra intelligenza anche con Sua Eccellenza il Signor Presidente<br />

conviene che a questo ricorra per appiannare anche il primo se lo crede. Questa volta vedo quasi<br />

impossibile, che quell’ottimo sacerdote 6 , che meco venne a Rimini due anni sono possa<br />

accompagnarmi per essere impegnato in una famiglia come precettore. Per prendere in tempo le mie<br />

misure considerate le circostanze a cui a tenore <strong>di</strong> quanto mi <strong>di</strong>sse il Signor Presidente debbo aver<br />

riguardo, non so trovare sin qui in Verona altro religioso da sostituire. Persona <strong>di</strong> piena mia<br />

confidenza, e che mi sembrerebbe per ogni riguardo opportuno sarebbe il Signor Don Francesco<br />

1<br />

Mons. Sardagna Emanuele (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).<br />

2<br />

Mons. Luschin Francesco Saverio, principe vescovo <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n 5, pag. 626).<br />

3<br />

Leggi : affrettare<br />

4<br />

Conservatorio: L’istituzione <strong>di</strong> Coriano (Ep. II/2, lett. 856, n. 3, pag. 1132)<br />

5<br />

Isabella Ferrari (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542)<br />

6<br />

Don Tommaso Marani (Ep. II/2, lett. 868, n. 6, pag. 1151).


Luzzo 7 che senza impegno interpellai prima <strong>di</strong> partire per Venezia se in caso mi accompagnerebbe<br />

non mi ricordo se gli abbia detto a Loreto o a Rimini. Lo trovai <strong>di</strong>sposto solo mi chiede <strong>di</strong> essere<br />

avvertito in un caso del tempo prima. Avverta ripeto che sono in piena libertà. Prima d’ogni cosa<br />

per altro, pare a me, che ci si renderebbe necessario interpellare riservatamente Monsignor<br />

Patriarca 8 molto più avendomi confidato Don Luzzo, che fece già cenno al Prelato <strong>di</strong> avere<br />

inclinazione ad una vocazione religiosa.<br />

Se la Signoria Vostra Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima avesse motivi per non farlo<br />

personalmente la supplicherei <strong>di</strong> voler a mio nome significare la cosa a Monsignor Patriarca<br />

assicurandolo del vivissimo mio interessamento perché questo buon Religioso resti operaio della<br />

Diocesi, ed anzi della mia premura perché possa averne un servizio maggiore se mi riuscirà, come<br />

non sono senza qualche lusinga, avendo preso buona piega i passi ultimi, che feci prima <strong>di</strong> partir da<br />

Venezia dopo ch’ella erasi trasferita a Treviso.<br />

Sinchè Ella mi onora <strong>di</strong> qualche risposta potrò cercare se da Verona mi riuscisse sapere se<br />

potrò o non potrò aver Compagna, ed in conseguenza <strong>di</strong> quanto Ella vorrà compiacersi <strong>di</strong><br />

significarmi mi regolerò. A tanti incomo<strong>di</strong> vi aggiunga la carità <strong>di</strong> raccomandarmi al Signore<br />

potendo ben credere quanto gran<strong>di</strong> sieno i miei bisogni e si assicuri del povero ma doveroso<br />

perseverante contraccambio.<br />

Le presento i rispetti della buona Compagna Rosmini 9 Il Signor Don Antonio suo fratello<br />

sulla fine del mese si porta a prendere le acque <strong>di</strong> Recoaro 10 , e poi viene a Roveredo.<br />

Le <strong>di</strong>mando mille scuse della mia importunità e colla maggior venerazione mi onoro <strong>di</strong><br />

protestarmi<br />

__________________<br />

Di V.S. M.to Ill.stre e Rev.ma<br />

NB. Minuta senza firma, quin<strong>di</strong> nulla <strong>di</strong> autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

7 Don Francesco Luzzo inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).<br />

8 Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

9 Margherita Rosmini (Ep. I, lett. 342, n. 4, pag. 535)<br />

10 Recoaro Terme, centro idrotermale (Ep. I, lett. 313. n. 3, pag. 483).


A MONS. TRAVERSI<br />

874(Verona#1828.08.24)<br />

Monsignore dovrebbe procurare alla <strong>Canossa</strong> il passaporto per Rimini. Ella vorrebbe anche sapere quando<br />

potrebbe incontrarsi con lui; per questo sarebbe <strong>di</strong>sposta a ritardare ancora la sua partenza per Coriano, dove i<br />

problemi sono sempre molto complessi.<br />

Cf. App. A 123, 4 settembre 1828<br />

V. G. e M. Veneratissimo Monsignore 1<br />

Prima <strong>di</strong> ricorrere alla carità della Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima per ottenere il<br />

passaporto mi perdoni se le dò un’altro <strong>di</strong>sturbo.<br />

Nel pregiatissimo <strong>di</strong> Lei foglio Ella <strong>di</strong>ede col mio mezzo alla buona mia Compagna Rosmini 2<br />

speranza d’aver quest’autunno la sorte <strong>di</strong> rivederla. Non <strong>di</strong>cendomi però Ella in qual tempo<br />

precisamente sia per andare in Tirolo, nè quale strada sia per fare avendo d’altronde sentito che il<br />

Signor Don Antonio Rosmini sulla fine d’agosto sarà a Roveredo, mi prendo la libertà <strong>di</strong> pregarla <strong>di</strong><br />

volermi con sollecitu<strong>di</strong>ne far sapere anche col mezzo della mia Compagna Superiora <strong>di</strong> Venezia 3 in<br />

qual tempo ciò seguirà.<br />

Le soggiungerò anche il sincero motivo <strong>di</strong> tale ricerca, il quali è che se la <strong>di</strong> Lei gita fosse nel<br />

settembre non avanzato, e la <strong>di</strong> L ei strada fosse per Verona tenterei per quanto potessi <strong>di</strong> ritardare la<br />

mia partenza per avere la sorte <strong>di</strong> ossequiarla e nuovamente parlarle <strong>di</strong> alcuni affari che male in lettera<br />

s’esprimono.<br />

La ringrazio senza fine <strong>di</strong> tanta bontà e premura come <strong>di</strong> avermi favorito presso Monsignor<br />

Patriarca al quale pure mi professo obbligatissima.<br />

Sono però in molta lusinga <strong>di</strong> non avere da incomodare l’ottimo Don Luzzo 4 che temo potrebbe<br />

<strong>di</strong>fficilmente provvedere alla Cà <strong>di</strong> Dio.<br />

Non ne sono affatto certa ancora, ma si assicuri che ho un bisogno d’orazione molto grande<br />

<strong>di</strong>venendo per quanto mi pare assolutamente in<strong>di</strong>spensabile la mia gita <strong>di</strong> Rimini, e dall’altra parte<br />

trovandomi circondata da mille combinazioni per cui mi <strong>di</strong>viene un po’ gravosa e <strong>di</strong>fficile da<br />

combinare.<br />

La supplico <strong>di</strong> tenermi raccomandata al Signore bramando per altro solo l’adempimento del<br />

Divino Volere, e la <strong>di</strong> Lui Gloria. Mi consolai grandemente <strong>di</strong> sentirla rimessa; desidero abbia da<br />

continuare a star bene.<br />

Lasciai la casa <strong>di</strong> Trento bene avviata in ogni rapporto, e pochi giorni dopo il mio ritorno da<br />

colà dovetti fare una gita momentanea a Bergamo da dove ritornai venerdì sera. Adesso vado<br />

<strong>di</strong>sponendomi all’altra gita <strong>di</strong> Romagna. Il Signore si degni tutto bene<strong>di</strong>re.<br />

In <strong>di</strong>ritto sulla <strong>di</strong> Lei carità colla <strong>di</strong>sposizione d’incomodarla quanto prima le rinnovo le proteste<br />

del mio rispetto, le presento i doveri delle Compagne e passo a confermarle l’invariabile mia<br />

venerazione.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Rev.ma<br />

Verona li 24 agosto 1828<br />

___________________<br />

NB. Minuta senza firma. Autografa una sola parola corretta.<br />

1 Mons. Antonio Traversi (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).<br />

2 Margherita Rosmini (Ep. I, lett. 342, n. 4, pag. 535)<br />

3 Terragnoli Giuseppa (Ep. I, lett. 398, n. 2, pag. 649).<br />

4 Don Luzzo Francesco , inizia il primo Oratorio a Venezia dei Figli della Carità (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).


Richiesta <strong>di</strong> passaporto per Rimini; durata tre mesi.<br />

AL PRESIDENTE DI VENEZIA<br />

875(Verona#1828.08.31)<br />

A Sua Eccellenza l’I.R. il signor Conte Presidente <strong>di</strong> Venezia del Regno Veneto.<br />

La scrivente sottoscritta avendo alcuni particolari affari suoi a Rimini supplica umilmente l’Eccellenza<br />

Vostra <strong>di</strong> volerle accordare un Passaporto per quella città duraturo pel periodo <strong>di</strong> mesi tre, e questo per<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> per la signora Cristina Pilotti, sua compagna, e per Michele Masina suo<br />

cameriere <strong>di</strong> viaggio.<br />

Si onora la scrivente <strong>di</strong> presentare a Sua Eccellenza il signor Imperial Regio Conte Presidente le<br />

proteste della massima sua venerazione<br />

Verona li 31 agosto 1828<br />

______________________<br />

NB. Minuta, senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>, scritta sullo stesso foglio della lettera in<strong>di</strong>rizzata al<br />

confessore <strong>di</strong> Trento.


AD ELISABETTA RENZI<br />

876(Roma#1829.01.02)<br />

La <strong>Canossa</strong>, dopo essere stata a Coriano, dove ha saputo con maggior imme<strong>di</strong>atezza della gravissima tempesta<br />

abbattutasi sul Conservatorio, si è <strong>di</strong>retta verso Roma e <strong>di</strong> là scrive alla Renzi, consigliandola ad accordarsi in<br />

modo inequivocabile coll'Arciprete Gabellini che, da Firenze, dove si è trasferito dopo la bufera, lascia<br />

intravedere che, un giorno o l'altro, dovrà vendere la casa che ospita le Maestre del Conservatorio. Prima <strong>di</strong><br />

tornare a Verona, passerà <strong>di</strong> nuovo a Coriano.<br />

V. G. e M. Carissima Figlia<br />

Scrissi ieri due righe in somma fretta alla Carissima mia Isabella. Voglio oggi darmi il piacere<br />

<strong>di</strong> trattenermi un poco anche con la Cara mia Signora Betta. Dopo avere jeri mandato la mia lettera in<br />

posta, una lettera ricevetti in data 28 <strong>di</strong>cembre della Cara Isabella la quale mi confirma le notizie, che<br />

aveva poi nella sua del 13 del nostro contrastatissimo Conservatorio. Mia cara Figlia Ella ha fatto<br />

benissimo <strong>di</strong> andare a Rimini, e parlare con Monsignor Vicario 1 . L 'impegno che il medesimo e<br />

Monsignor Vescovo 2 prendono per la sussistenza del Conservatorio non mi sorprende avendo io veduto<br />

sempre la loro bontà. II mio desiderio sarebbe se così piace al Signore che potessero riuscire a<br />

procurare al Conservatorio la Messa senza che questo avesse il peso del mantenimento del Cappellano.<br />

Già mia Cara Betta non si sa positivamente pensare ch'abbia da essere più utile se non domandare Carta<br />

alcuna al Signor Arciprete 3 , e provare ancora un po' <strong>di</strong> tempo se si può, o non si può andare avanti<br />

veramente, se sia meglio venire ad una conclusione.<br />

Io credo da quanto mi <strong>di</strong>ce nella sua lettera del 28 la Cara Isabella, che la cosa l'avrà risolta il<br />

Signore coll'abboccamento che sento doveva tenere dopo le feste Monsignor Vicario col Signor<br />

Arciprete. Siccome le circostanze variano ogni momento, le confesso, che anch'io non saprei a qual<br />

partito appigliarmi. Ripeto spero, che il Signore farà Lui senza <strong>di</strong> noi. Per altro se dovessimo <strong>di</strong>re<br />

quello che sembrerebbe migliore prudentemente, pare, che ci vorrebbe una decisione la quale se anche<br />

non venisse eseguita subito, restasse però una cosa stabilita da potervi fare fondamento, e prendere in<br />

seguito le determinazioni, ch'andranno <strong>di</strong>venire necessarie. Da miserabile non mancherò d'unire alle<br />

loro le deboli mie preghiere, affinché il Signore voglia condurre ad un termine felice quest'affare<br />

imbrogliato.<br />

Intorno alla mia partenza da qui non mi è ancora possibile <strong>di</strong> precisarne il giorno per la ragione,<br />

che scrissi ieri alla mia Cara Isabella.<br />

In una Capitale ove concorrono i ricorsi <strong>di</strong> tutto il mondo cattolico per quanto abbiano <strong>di</strong> bontà<br />

ci vuole sempre il suo tempo a terminare gli affari e noi certo abbiamo gran motivo <strong>di</strong> ringraziare il<br />

Signore e Maria Santissima e <strong>di</strong> essere obbligatissime alla carità del Santo Padre, e degli<br />

Emminentissimi Car<strong>di</strong>nali d'aver fatto così presto non restando adesso, che una parte della mano<br />

d’opera.<br />

Appena avrò fissato il giorno della mia partenza lo scriverò subito alla Cara Isabella e<br />

concerteremo pel mio arrivo cioè se avessi bisogno <strong>di</strong> lei mia Cara Betta a Rimini, e se potrò far sola<br />

per poi venire a dar loro un abbraccio a Coriano ove poco potrò trattenermi.<br />

Vivo certa delle loro orazioni. Abbraccio con lei la mia Cara Isabella e tutte del Conservatorio.<br />

1 Mons. BRIOLI, Vicario Generale della Diocesi <strong>di</strong> Rimini.<br />

2 Mons. Zollio Ottavio, vescovo <strong>di</strong> Rimini (Ep. II/1, lett. 650, n. 4, pag. 605).<br />

3 Don Francesco Macchini, subentrato nell'Arcipretura <strong>di</strong> Coriano a Don Gabellini.


Cristina pure abbraccia tutte <strong>di</strong> vero cuore. Le presento i complimenti del Signor Don Giuseppe 4 e <strong>di</strong><br />

Michele 5 e col più cor<strong>di</strong>ale attaccamento le lascio nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria. Sino che non le scrivo<br />

che parto, continuino pure a mandarmi le lettere scrivendomi a Roma.<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Roma li 2 gennaio 1829<br />

P.S. Rapporto alla bene<strong>di</strong>zione del Santo Padre stia quieta che per Lei c'è e pel Conservatorio se<br />

Dio lo conserverà ne avremo delle migliaia.<br />

_______________<br />

NB. Senza firma.<br />

4 Il sacerdote che aveva accompagnato la <strong>Canossa</strong> nella seconda visita a Coriano.<br />

5 Michele Masina (Ep.I, lett. 357, pag. 564).


AD ELISABETTA RENZI<br />

877(Verona#1829.05.06)<br />

La Renzi aveva manifestato alla <strong>Canossa</strong> il desiderio <strong>di</strong> ritirarsi a vita contemplativa nel « deserto », ma la<br />

Marchesa la <strong>di</strong>ssuade, assicurandola che è ben <strong>di</strong>versa la volontà del Signore. Isabella Ferrari sta preparandosi<br />

alla vestizione religiosa. Aggiunge, come da richiesta, un regolamento sulla pratica della generosità.<br />

V: G : e M: Carissima figlia<br />

Mi fu tanto Cara la <strong>di</strong> Lei lettera, mia Cara Figlia, e nello stesso tempo mi fece tanto da ridere<br />

per la vocazione del deserto che non posso <strong>di</strong>meno <strong>di</strong> non riscontrarla sul punto.<br />

Rapporto al lamento che mi fa <strong>di</strong> esser priva <strong>di</strong> mie lettere, sappia mia Cara Figlia, che dovetti<br />

andare a Bergamo, poi a Milano, ed è poco tempo, che mi trovo ritornata a Verona.<br />

Restai sorpresa sentendo, che la Cara Isabella non le abbia spe<strong>di</strong>to scrivendole i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> virtù,<br />

come già eravamo intese. Per darle un attestato mia Cara Figlia della premura che ho per Lei, su questa<br />

mia gliene scriverò intanto uno, e poi farò che gliene scrivano degli altri.<br />

Ritornata che fui a Verona, la Cara Isabella mi mostrò la sua lettera che spe<strong>di</strong>va a Lei, che a<br />

quest'ora avrà già anche ricevuta. Io poi mi trovo sopracarica d'imbrogli, e mi manca proprio il tempo<br />

<strong>di</strong> fare quello che tanto desidererei.<br />

Riguardo alla nostra salute stia quieta, che grazia al Signore, l'Isabella si <strong>di</strong>fende proprio<br />

benino, ed io me la passo, ma con un poco <strong>di</strong> tosse, non è però delle più gran<strong>di</strong>, la Cristina secondo il<br />

solito.<br />

Rapporto poi alla vocazione del deserto, quando vi penso non posso a meno <strong>di</strong> non ridere.<br />

Sappia mia Cara Figlia, che il Signore la vuole tra noi mortali, e non la vuole nella vita contemplativa.<br />

Se aspetta <strong>di</strong> andare nel deserto, quando in me sarà scemato l'amore e la premura che ho verso <strong>di</strong> Lei,<br />

ed al Conservatorio, glielo <strong>di</strong>co con tutta la compiacenza, che dunque lei non ci va mai più, nè viva, nè<br />

morta. Le dò la nuova che jeri entrò nei Santi spirituali Esercizj la nostra Cara Isabella per la<br />

vestizione. Non posso spiegarle il giubilo che prova per essere prossima a vestirsi del santo abito. La<br />

suddetta l'abbraccia caramente unitamente alle altre care Figlie, il medesimo fan la Cristina, e tutte le<br />

altre, raccomandandoci tutte alla carità delle loro orazioni. L'abbraccio <strong>di</strong> vero cuore, in somma fretta,<br />

lasciandola nel cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria mi segno.<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Verona li 16 maggio 1829<br />

Generosità mista colla pace<br />

Sua Aff.ma<br />

Madre <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong><br />

Figlia della Carità<br />

1° grado. Abbracciar tutto quello che si presenterà <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgustoso, e contrario nella giornata non <strong>di</strong>cendo<br />

alcuna parola denotante turbazione.<br />

2° grado. Abbracciandolo non mostrerete turbamento negli occhi e nel volto.


3° grado. Abbracciandolo non farete nessuna azione esterna che mostri turbamento ed angustia.<br />

4° grado. Abbracciandolo quanto nel primo grado si <strong>di</strong>sse, mostrerete esterna contentezza.<br />

5° grado. Per poter eseguire stabilmente tutto ciò, e fondamentarvi in questa virtù, per <strong>di</strong>ssipare ogni<br />

turbamento quando nelle cose contrarie, e <strong>di</strong>sgustose vi si susciterà cercherete <strong>di</strong> calmarlo,<br />

rivolgendo altrove ed isvagando il pensiero, a riflesso della cosa che vi turba.<br />

6° grado. Nel caso <strong>di</strong> qualche mancamento <strong>di</strong> qualsiasi sorte, non lasciate entrar perturbazione<br />

nell'anima, ma umiliatevi, pentitevi, e quietatevi risolvendo generosamente d'esser fedele<br />

nell'avvenire, fortificando nel mancamento stesso la vostra risoluzione.


AD ELISABETTA RENZI<br />

878(Venezia#1829.07.10)<br />

La <strong>Canossa</strong> riba<strong>di</strong>sce il suo <strong>di</strong>ssenso alla vocazione contemplativa della Renzi e la consiglia a continuare la sua<br />

missione nel Conservatorio. Oltre ad altre <strong>di</strong>rettive, le acclude delle norme sulla pratica dell‟ubbi<strong>di</strong>enza.<br />

V.G.M. Carissima Signora Betta e Figlia Amatissima<br />

Cosa mai <strong>di</strong>rà <strong>di</strong> me la Cara Signora Betta? Mi figuravo che questo mio lungo ritardo nel<br />

riscontrare la gra<strong>di</strong>tissima sua lettera in data del primo <strong>di</strong> giugno le avrà dato occasione <strong>di</strong> pensare male<br />

<strong>di</strong> me, o almeno le avrà rinnovato l'idea del deserto. Già io le ho scritto altra volta, che la sua vocazione<br />

non è pel deserto onde non vi deve neppur più pensare, ma esser ben sicura, che il Signore la vuole in<br />

questo Conservatorio ove molto può contribuire alla Divina Gloria, ed alla salute delle anime. Ora poi<br />

vengo a fare le mie scuse, per aver tanto ritardato a risponderle. Mia Cara Signora Betta, Ella già sa<br />

quanto molteplici sieno le mie occupazioni in tutte le Case, ma molto più queste si aumentano allorchè<br />

mi trovo in quelle Case in cui sono solita andare una sol volta all'anno. Ricevetti appunto la sua lettera<br />

pochi giorni dopo che fui arrivata a Venezia, e in tempo in cui mi trovava occupatissima, per gli<br />

Esercizj <strong>di</strong> queste buone Dame. Terminati questi, tale, e tanta è stata la moltitu<strong>di</strong>ne degli affari, che mi<br />

hanno circondata, che non mi è mai riuscito <strong>di</strong> trovare un ritaglio <strong>di</strong> tempo da scrivere alla mia Betta,<br />

quantunque mi stesse sempre sul cuore. Lo creda pure mia Carissima Figlia.<br />

Come vede mi servo dell'Isabella 1 , che condussi in mia compagnia a Venezia. Questa<br />

cor<strong>di</strong>almente la saluta, ed abbraccia unitamente a tutte le altre compagne. Nel passar da Vicenza feci<br />

avvisare il Padre Biagio Migani, zio della Tonina 2 , che io mi trovava alla tal locanda e che molto avrei<br />

gra<strong>di</strong>to <strong>di</strong> poterlo riverire, ma siccome era il giorno <strong>di</strong> San Filippo mi fece <strong>di</strong>re, che molto gli<br />

<strong>di</strong>spiaceva ma che non poteva essendo occupatissimo, per le funzioni <strong>di</strong> chiesa, che si facevano ai<br />

Filippini, cioè nella chiesa già s'intende del suo convento. Mandai Michele la seconda volta per darle le<br />

nuove della nipote, e ne rimase sod<strong>di</strong>sfattissimo. Al mio ritorno a Verona, che sarà in breve, cercherò<br />

nel passar da Vicenza <strong>di</strong> potergli parlare ma sarà <strong>di</strong>fficile, perché stante il caldo passerò in ora non<br />

opportuna, ma farò <strong>di</strong> tutto per fargli avere le buone nuove della Tonina, <strong>di</strong> lei e del Conservatorio dal<br />

Signor Michele 3 .<br />

Da questo comprenderà Cara Betta, che io non mi <strong>di</strong>mentico nè <strong>di</strong> Lei, nè del caro<br />

Conservatorio, ma se non le scrivo quanto pur vorrei si assicuri, che proprio è per mancanza <strong>di</strong> tempo.<br />

Quando sarò a Verona farò <strong>di</strong> tutto, per mandarle le Regole ne sia pur certa ma se non lo farò subito lo<br />

attribuisca sempre alla stessa ragione. Intanto vedrò che Isabella le trascriva qualche grado <strong>di</strong> virtù.<br />

Ho piacere, che sia per venire (anzi a quest'ora sarà già venuta) la Margheritina Renzi, e spero<br />

proprio, che tanto questa, che la Tonina me<strong>di</strong>ante la <strong>di</strong> Lei cura, e vigilanza abbiano da fare un ottima<br />

riuscita. Gra<strong>di</strong>rò assai <strong>di</strong> sapere se quell'Arciprete <strong>di</strong> Stregara sia poi venuto al Conservatorio, e se la <strong>di</strong><br />

lui visita abbia portato qualche buon effetto presso il Signor Salvi 4 . Confi<strong>di</strong> nel Signore cara Signora<br />

Betta, e non tema. Fa bene a far premura ai fratelli delle Beccari. Già mi figuro, che a quest'ora avranno<br />

concluso qualche cosa.<br />

1 Isabella Ferrari (Ep. I, lett. 347, n. 5, pag. 542)<br />

2 Padre Biagio Migani , oratoriano <strong>di</strong> Vicenza, zio <strong>di</strong> un'aspirante alla vita religiosa nel Conservatorio.<br />

3 Michele Masina, il vetturale (Ep.I, lett. 357, pag. 564).<br />

4 L'Arciprete <strong>di</strong> Strigara (e non Stregara), frazione <strong>di</strong> Sogliano, aveva promesso <strong>di</strong> chiedere al signor PIETRO SALVI <strong>di</strong><br />

collaborare con aiuti finanziari alla costruzione <strong>di</strong> un Oratorio pubblico e il Salvi non solo aderì, ma <strong>di</strong>venne il più forte<br />

benefattore del Conservatorio.


Rapporto all'obbligare le ragazze a venire la festa da loro alla Dottrina, senta come la penso. Per<br />

quei giorni, che non vi sarà alla Parrocchia possono obbligarle a venire al Conservatorio, ma in quelle<br />

feste che la faranno alla Parrocchia bisogna, che le esortino ad andarvi, e se ancora non potrà andarvi<br />

nè Lei, nè le altre ci vorrà pazienza, ma vi va<strong>di</strong>no le ragazze almeno.<br />

Non approverei per ora, che portasse al collo la Madonna 5 come portiamo noi ancorchè<br />

nascosta. Quella, che lasciò qui l'Isabella era <strong>di</strong> una ammalata, che io le avevo anzi detto <strong>di</strong> abbruciarla.<br />

La prego <strong>di</strong> riverire da mia parte e dell'Isabella il degnissimo Signor Arciprete, il Signor Don<br />

Francesco 6 ed il Signor Don Paolo 7 . Sono anch'io del sentimento <strong>di</strong> Monsignor Vicario 8 che non debba<br />

rinunziare i censi, perché poi è meglio qualche cosa che niente. La mia salute, e quella dell'Isabella va<br />

benino. Di lenzuoli, foderette, e altre cosette, che sono nello scattolone, che erano dell'Isabella ne<br />

faccia pure quell'uso, che crede. Per la Maestra si assicuri mia cara Figlia, <strong>di</strong> tutta la mia premura,<br />

faccia orazione, che il Signore me la farà trovare. Preghi pure il Signore per molti altri miei bisogni, e<br />

lo faccia fare da tutte codeste buone figliuole, che <strong>di</strong> cuore saluto. Abbracciandola la lascio nel Cuor<br />

Santissimo <strong>di</strong> Maria.<br />

Di Lei mia Cara Figlia<br />

Venezia Santa Lucia 10 luglio 1829<br />

U B B I D I E N Z A<br />

Sua Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

1°. Ubbi<strong>di</strong>re subita ad ogni cosa, che venga dalla voce della Superiora comandata.<br />

2°. Interrompere subito ogni cosa, che si stesse facendo quando la Superiora o un’altra ne comanda.<br />

3°. Ubbi<strong>di</strong>re come si è detto nel primo grado, non solo prontamente, ma anche allegramente.<br />

4°. Ubbi<strong>di</strong>re nel modo detto nel terzo grado, non solo prontamente ed allegramente, ma anche<br />

ciecamente.<br />

5°. Ubbi<strong>di</strong>re alla volontà conosciuta e a noi palese della Superiora, ancorchè non vi sia l’attuale<br />

comando.<br />

6°. Ubbi<strong>di</strong>re sempre in ispirito <strong>di</strong> fede riguardando Id<strong>di</strong>o nella Superiora.<br />

7°. Tenendo collo stesso spirito <strong>di</strong> fede il suo volere, conosciuto come volontà <strong>di</strong> Dio.<br />

8°. Ubbi<strong>di</strong>re con semplicità senza replicare con parole all’ubbi<strong>di</strong>enza.<br />

9°. Ubbi<strong>di</strong>re con semplicità interna troncando ogni riflesso, ed ogni ragione, che ci si presenta alla<br />

mente.<br />

5 Tablò, medaglione con l’immagine <strong>di</strong> Maria Addolorata (Ep.I, lett. 343, n. 3, pag. 536).<br />

6 Don Macchini (Ep. II/2, lett. 876, n. 3, pag. 1164).<br />

7 Don Paolo Bellini, altro sacerdote <strong>di</strong> Coriano.<br />

8 Mons. Brioli, vicario generale della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Rimini


10°. Ubbi<strong>di</strong>re allegramente, ed amorosamente per amore <strong>di</strong> quello che per noi si fece ubbi<strong>di</strong>ente sino<br />

alla morte <strong>di</strong> croce.<br />

11°. Per questo medesimo amore amar tanto l’ubbi<strong>di</strong>enza da voler sempre per genio nostro ubbi<strong>di</strong>re, e<br />

formare perciò della nostra una sola volontà con quella della superiora.<br />

12°. Ubbi<strong>di</strong>re confidentemente tenendo per certo che quello, che viene dall’ubbi<strong>di</strong>enza <strong>di</strong>sposto sia il<br />

migliore, tanto pel vantaggio proprio, che per quello della cosa, che si ha per le mani.<br />

13°. Nell’egual modo ubbi<strong>di</strong>re qualunque Compagna, che sia prima d’impiego tanto proprio, come a<br />

tutti degli altri impieghi.<br />

14°. Ubbi<strong>di</strong>re in simil modo alle Regole tutte possibili nel proprio impiego.<br />

15°. Per amore dell’ubbi<strong>di</strong>enza assoggettarsi in simil modo in tutto quello, che il dover nostro lo<br />

permette, e senza danno delle <strong>di</strong>sposizioni della Superiora, e della Regola, ad ogni Compagna<br />

anche inferiore.


AD ELISABETTA RENZI<br />

879(Trento#1829.09.23)<br />

La Renzi chiede ancora consiglio alla <strong>Canossa</strong> per le decisioni più importanti dell‟Istituto <strong>di</strong> cui ormai, anche<br />

senza volerlo, è <strong>di</strong>ventata Superiora e la Marchesa la consiglia a rivolgersi all‟Autorità ecclesiastica del luogo.<br />

A Sogliano hanno chiesto una fondazione delle Maestre del Conservatorio e se – così la <strong>Canossa</strong> – la nuova<br />

istituzione fosse ben affermata, essendo quel paese molto più grande, potrebbe <strong>di</strong>venire il centro della nuova<br />

attività religiosa.<br />

V.G.M. Carissima Figlia<br />

Io credo che le nostre lettere si saranno incontrate mia Cara Figlia essendo io partita da Verona<br />

per Trento il giorno 10 corrente, ed avendo lasciato alla cara Isabella una lettera da impostare per Lei<br />

quello stesso giorno. Spero che avrà trovato nella lettera quanto desiderava, ed avrà pure inteso come le<br />

significavamo aver parlato a vicenda col P. Migani 1 , il quale veramente mostrò il più vivo<br />

interessamento per la nipote.<br />

Mia Carissima Figlia come già le scrissi l’affare <strong>di</strong> Sogliano se può lo consulti col P. Vitale 2 .<br />

Per la cosa in sé è bella, due riflessi però contrari l’uno all’altro io trovo. Il primo chi potrà mettere in<br />

iscuola a Coriano mancando la Maria Antonia e la Teresa, io secondo che inteso avendo dalla Isabella<br />

essere Sogliano paese popolato e piuttosto grosso, chissà che non potesse ivi verificarsi la pianta<br />

dell’Istituto. Questo è quanto ch’io vorrei ch’Ella proponesse al P. Vitale se ancora vi è, e se questo<br />

non ci fosse, a Mons. Vicario 3 . Pensai ancora che quando la Teresa andò a prendere le acque della<br />

valle, Ella avrà supplito in qualche maniera nella Scuola, onde coll’esperienza fatta potrà tutto<br />

sottoporre ai sulodati personaggi. Che se l’affare <strong>di</strong> Sogliano andasse a prendere una pianta veramente<br />

stabile e fondata, come mi pare abbiano sempre detto, si potrebbe continuare a Coriano una scuola per<br />

le care nostre conta<strong>di</strong>nelle, e trasportare la pianta a Sogliano. Così <strong>di</strong>co alla buona, ma sono cose queste<br />

che richiedono orazione, maturità e consiglio. Cara la mia Betta, quanto mi consolo pensando che il<br />

Signore voglia servirsi <strong>di</strong> Lei per essere glorificato nei suoi paesi. In ogni modo a me pure sembrerebbe<br />

necessario che prima <strong>di</strong> mandare nessuna andasse ella in persona a visitare il luogo, ed a riconoscere<br />

esattamente ogni cosa. Per li 25 scu<strong>di</strong> l’Isabella lo sapeva dalla sua mamma alla quale aveva questo<br />

scritto in proposito, e può ben credere con quanto cuore.<br />

Molte mi <strong>di</strong>spiace l’imminente per<strong>di</strong>ta del Signor D. Giacomo. Il Signore chiama a se un gran<br />

soggetto, ma conviene essere contenti della volontà <strong>di</strong> Dio. Non dubito che Mons. Vescovo e Mons.<br />

Vicario non siano stati contentissimi degli Esercizi che <strong>di</strong>ede loro il P. Vitali, essendo questi une<br />

persona tanto santa e tanto degna. Se ancora si trova da coteste parti, favorisca <strong>di</strong> presentargli i miei<br />

rispetti e gli doman<strong>di</strong> come va l’affare <strong>di</strong> Fossombrone 4 . Io mi trovo a Trento da 12 giorni a questa<br />

parte e vado ricordando con piacere ricorrere adesso un anno che io godeva la loro compagnia.<br />

Quest’anno invece mi trovo in mezzo alle montagne. Per altro scrivendomi <strong>di</strong>riga pure le lettere a<br />

Verona giacchè qui non credo che mi fermerò lungamente. Non ho qui meco né Isabella né Cristina<br />

essendo ambedue a Verona, l’ultima singolarmente per la poca sua salute.<br />

Le saluterò da parte sua al mio ritorno. Non si scor<strong>di</strong>no <strong>di</strong> me al Signore, e le raccomando anche<br />

Cristina. Ho tanta consolazione che Ella e tutte trovino consolate e fortificate nel <strong>di</strong>vino servizio col<br />

mezzo dei S. Esercizi.<br />

1 P. Migani Biagio, oratoriano <strong>di</strong> Vicenza<br />

2 P. Vitale Corbucci, pre<strong>di</strong>catore degli Esercizi spirituali e Arciprete <strong>di</strong> Sogliano.<br />

3 Mons. Brioli, vicario generale della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Rim ini<br />

4 Comune in provincia <strong>di</strong> Pesaro e Urbino, situato alla sinistra del fiume Metauro, il cui Vescovo, LUIGI UGOLINI,<br />

consacrato per quella sede, nel 1824, aveva chiesto alla <strong>Canossa</strong> una fondazione.


Cre<strong>di</strong> mia cara Figlia che il Signore ha sopra <strong>di</strong> te dei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Misericor<strong>di</strong>a. L’abbraccio<br />

unitamente a tutte le altre care Figlie del Conservatorio, e piena <strong>di</strong> attaccamento tutte le lascio nel Cuor<br />

Santissimo <strong>di</strong> Maria<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

P.S. Mi <strong>di</strong>menticava <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle che la cara <strong>di</strong> Lei lettera non la ho ricevuta che ieri, mi figuro pel<br />

giro che ha dovuto fare prima <strong>di</strong> venir qui. Glielo <strong>di</strong>co solo perché non dubiti della premura nel<br />

rispondere.<br />

Trento 23 settembre 1829<br />

(Timbro) Stati Ere<strong>di</strong>tari Austriaci<br />

26 settembre<br />

________________<br />

NB. Senza firma.


AD ELISABETTA RENZI<br />

880(Verona#1830.01.06)<br />

La Renzi non ha proprio deposto l‟idea che il Conservatorio possa fondersi con l‟Istituto delle Figlie della<br />

Carità e la <strong>Canossa</strong> non ha detto l‟ultima parola, per cui chiede molti chiarimenti intorno alle nuove possibilità<br />

<strong>di</strong> espansione dell‟opera.<br />

V.G. e M. Carissima Figlia<br />

A <strong>di</strong>rLe il vero mia Cara Figlia, non la credevo già sepolta avendo io sempre pensato, come<br />

penso, che il Signore l’abbia eletta nella sua Misericor<strong>di</strong>a per un piccolo istromento della <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> Lui<br />

Gloria. Non sapeva però cosa pensare del così lungo <strong>di</strong> Lei silenzio, e ne andavamo parlando colla cara<br />

Isabella. Quando questa ricevette la pregiata lettera del Signor Arciprete, restammo sempre egualmente<br />

sorprese <strong>di</strong> non vedere nessuna delle care sue. In conseguenza doppiamente gra<strong>di</strong>ta la <strong>di</strong> Lei lettera ci<br />

riuscì. Da questa comprendo trovarsi Ella in buona salute e sempre stata occupata nel servizio <strong>di</strong> Dio.<br />

La Cara Isabella che <strong>di</strong> tutto cuore l'abbraccia, la prega <strong>di</strong> fare le sue scuse col Signor Arciprete <strong>di</strong><br />

Soliano 1 per non avere potuto rispondergli. Sappia che quest'ottima e Cara Figlia si trova da alcune<br />

settimane incomodata da frequentissimi mali <strong>di</strong> testa. Come Ella sa nel periodo <strong>di</strong> questi le riesce<br />

impossibile <strong>di</strong> cibarsi, onde questo benedetto male le portò un indebolimento <strong>di</strong> stomaco che le cagiona<br />

il solito suo vomito, e tuttora un giorno sta meglio, ed un giorno sta peggio, e la raccomando vivamente<br />

alle loro orazioni.<br />

Fu dunque, ed è nell'impossibilità <strong>di</strong> rispondere per ora al Signor Arciprete ed Ella voglia fare<br />

con questo le parti sue. Io pure sono convalescente d'una fortissima tosse per cui in pochi giorni mi<br />

fecero tre emmissioni <strong>di</strong> sangue; ma non solo stò meglio, che <strong>di</strong> più, faccio conto quanto prima <strong>di</strong> stare<br />

benissimo. Qui pure abbiamo gran nevi, ed un freddo, che supera il solito <strong>di</strong> questi Paesi. Questo o<br />

colpa, o non colpa, che ne abbia, viene accusato dei nostri incomo<strong>di</strong>. Insomma questo giugno farà caldo<br />

e staremo tutte bene, se il caldo non ci pregiu<strong>di</strong>cherà. Veniamo alle cose serie. Dalla pregiata sua,<br />

penso si trovi adesso a Coriano, ed ivi <strong>di</strong>rigo questa risposta. Sento colla maggiore compiacenza il lume<br />

che il Signore le <strong>di</strong>ede per cui con tanta prudenza si regolò con Monsignor Vescovo, e con Monsignor<br />

Vicario 2 . Già Ella sa mia cara Figlia, che io col <strong>di</strong>vino aiuto non mi ritiro dallo stabilire il nostro<br />

minimo Istituto in qualsiasi luogo. Prima <strong>di</strong> tutto per la Gloria <strong>di</strong> Dio, e pel bene delle anime, oggetto a<br />

cui l'Istituto è <strong>di</strong>retto, ma anche per l'affetto che ho sempre portato a Lei mia Cara Figlia. Questa volta<br />

però dopo l'accaduto, trovo necessario che ci piantiamo bene alla prima. Che non azzar<strong>di</strong>amo passi, ma<br />

che con ogni <strong>di</strong>ligenza e cautela verifichiamo e maturiamo innanzi <strong>di</strong> tutto ogni cosa.<br />

Vorrei dunque ch'Ella favorisse significarmi alcune cose per conoscere lo stato dell'affare. In<br />

primo luogo mi <strong>di</strong>ca se le due ragazze <strong>di</strong> Soliano, e le due <strong>di</strong> Montiano venendo collocate, resterà col<br />

loro collocamento finito l'impegno <strong>di</strong> avere quattro ragazze interne, o se sortendo queste, vi sia il<br />

dovere <strong>di</strong> sostituirne altre, <strong>di</strong> modo che questa casa dovesse avere una specie <strong>di</strong> Orfanotrofio. In<br />

secondo luogo mi sappia <strong>di</strong>re quante anime vi siano in Soliano. Mi <strong>di</strong>ca pure se la Casa sarà grande<br />

come il Conventino <strong>di</strong> Coriano, se vi sarebbe luogo da fabbricare, se fosse possibile in caso cambiarla<br />

con qualche casa capace contigua ad una qualche Chiesa, e molto più se ci fosse qualche Chiesa poco<br />

frequentata, come sarebbe a Coriano la piccola Chiesa <strong>di</strong> S. Sebastiano. Così pure mi <strong>di</strong>ca se questo<br />

fondo dei 5 milla scu<strong>di</strong> <strong>di</strong> cui ella mi parla si intenda tra la casetta, i mobili, insomma tutto, e se il <strong>di</strong><br />

più pel valore <strong>di</strong> questa e questi, siano fon<strong>di</strong> in terre, censi, o altro. Mi <strong>di</strong>ca anche cosa <strong>di</strong>ceva il Signor<br />

1 P. Corbucci Vitale, pre<strong>di</strong>catore degli Esercizi<br />

2 Mons. Brioli , vicario generale della <strong>di</strong>ocese <strong>di</strong> Rimini (Cf. lett. 876).


Arciprete Gabellini 3 , quali <strong>di</strong>sposizioni per questa opera novella mostrava il Signor Salvi 4 ; chi delle<br />

buone figlie <strong>di</strong> Coriano, ella lasciò a Soliano per quelle quattro ragazze, e se oltre <strong>di</strong> queste, hanno<br />

aperto anche colà la scuola e <strong>di</strong> quante ragazze sia questa composta.<br />

Quante cose Ella <strong>di</strong>rà che desidero sapere. Mia cara Figlia porti pazienza, ma mi risponda a<br />

tutto. Non so se si ricor<strong>di</strong> non avermi Ella mai risposto intorno a Fossombrone. Coraggio mia Cara<br />

Betta ed orazione.<br />

Desidero a Lei ed a tutte le Care Figlie del Conservatorio ogni più copiosa bene<strong>di</strong>zione in<br />

questo novello anno. Accettino tutte i complimenti della Cara Isabella e della Cara Cristina. I miei<br />

rispetti al Signor Don Paolo 5 . Mi <strong>di</strong>ca cosa ne sia <strong>di</strong> Don Rovelli. L'abbraccio <strong>di</strong> vero cuore e la lascio<br />

col maggiore attaccamento nel Cuore Santissimo <strong>di</strong> Maria<br />

Di Lei Carisssima Figlia<br />

Verona il 6 Gennaio 1830<br />

3 Arciprete Giacomo Gabellini (Ep.II/1, lett. 571, n. 5, pag. 410)<br />

4 Signor Pietro Salvi, benefattore del Conservatorio (Ep. II/2, lett. 878, n. 4, pag. 1169).<br />

5 Don Bellini Paolo, sacerdote <strong>di</strong> Coriano (Ep. II/2, lett. 878, n. 7, pag. 1169).<br />

6 NB. Firma autografa.<br />

Sua Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> 6<br />

Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

881(Verona#1830.02.24)<br />

Nel 1826 le Maestre Pie dell'Addolorata, così come ormai si chiamavano le ex Maestre <strong>di</strong> Coriano, erano state<br />

invitate a Sogliano per reggere il Conservatorio, voluto da Don Orazio Antimi come proprio erede dopo la sua<br />

morte. Nel 1830, la Renzi, che il Vescovo <strong>di</strong> Rimini aveva <strong>di</strong>chiarata Superiora delle Maestre Pie, come aveva<br />

chiesto ed ottenuto l'approvazione del gruppo <strong>di</strong> religiose <strong>di</strong> Coriano, lo stava chiedendo anche per quelle <strong>di</strong><br />

Sogliano, ma intanto continuava ad insistere presso la <strong>Canossa</strong> perché la sua opera fosse aggregata a quella<br />

delle Figlie della Carità. La Marchesa, per la prima volta, dopo tante speranze sempre deluse da involontarie<br />

attese, <strong>di</strong>chiara che i passi compiuti dalla Renzi annullano altri possibili piani <strong>di</strong> accordo. Tuttavia sarebbe<br />

davvero opportuno che la Renzi stessa raggiungesse la <strong>Canossa</strong> in una delle sue Case per chiarire meglio la<br />

situazione.<br />

V G e M Carissima Figlia<br />

Ricomincio a scriverle mia Carissima Figlia avendo adesso due lettere sue da riscontrare invece<br />

d'una. Prima <strong>di</strong> tutto le <strong>di</strong>rò, che grazie al Signore la cara Isabella è notabilmente migliorata, ma prima<br />

che si rimetta, e che sia in caso <strong>di</strong> scriverle ci vorrà del tempo, perché la stagione quì è ancora fredda, e<br />

nel tempo scorso fù tale, che il nostro fiume quantunque grande si gelò più volte, nè siamo liberi dalla<br />

neve, e nei contorni vi è alta mezzo braccio, cosa affatto insolita e straor<strong>di</strong>naria, al segno che non vi è<br />

persona vecchia, che si ricor<strong>di</strong> un inverno simile. Da loro mi figuro, che comincierà la primavera.<br />

Veniamo ai nostri affari. Senta mia Cara Figlia, io sinceramente sono sempre la stessa, e quasi <strong>di</strong>rei <strong>di</strong><br />

sentire più che mai, la premura pel bene spirituale <strong>di</strong> cotesti Paesi. Ma a <strong>di</strong>rle ciò che mi pare, trovo che<br />

l'approvazione da Lei ricercata, ed ottenuta, <strong>di</strong>viene un'ostacolo non piccolo alla pianta dell'Istituto<br />

nostro. Questo ostacolo andrebbe a crescere doppiamente s'Ella domanda al degnissimo loro Vescovo<br />

<strong>di</strong> essere fatta Superiora <strong>di</strong> Sogliano, giacché <strong>di</strong>etro l'approvazione necessariamente ne verrà ch'Ella<br />

sarà nominata Superiora delle Maestre Pie.<br />

Io ripeto, <strong>di</strong> cuore sono sempre la stessa, contenta della volontà <strong>di</strong> Dio, e reputandomi ben felice<br />

se potessi coadjuvare al servizio <strong>di</strong> Dio in qualsiasi luogo, ma se bramano loro il nostro minimo Istituto<br />

pare a me, che adesso si renda necessario non progre<strong>di</strong>r altro a far passi, e quando sarà il momento mi<br />

pare, che altro non vi potrebbe essere se non che il Signor Arciprete <strong>di</strong> Sogliano 1 , faccia conoscere a<br />

Monsignor Vescovo 2 la <strong>di</strong>sposizione testamentaria del benefatore, che vuole una Religione, e nello<br />

stesso tempo converrebbe gli si facesse conoscere essere troppo poco per Sogliano l'Istituto delle<br />

Maestre Pie, facendogli conoscere pure la Bolla, o Decreto Pontificio esistente per lo stabilimento delle<br />

Salesiane a cui potrebbe soggiungere che non trovandosene del terzo or<strong>di</strong>ne, egli vorrebbe tentare <strong>di</strong><br />

avere le Figlie della Carità, lusingandosi, se potesse ottenerle, <strong>di</strong> averla, Lei che ha mo<strong>di</strong>, la cara<br />

Isabella, forse anche, che pure ha mo<strong>di</strong> e così a poco, a poco far entrare il Vescovo in persuasione,<br />

avendo a me sembrato, che l'unico objetto del degnissimo loro Prelato intorno all'Istituto, fosse il modo<br />

<strong>di</strong> sussistenza. Su questo riflesso a me non sembrerebbe il momento <strong>di</strong> domandare l'istituzione delle<br />

Maestre Pie per Coriano, parendomi che non faremo altro che raddoppiare gli ostacoli per i soggetti,<br />

che poi dovessero essere traslocati a Sogliano per l'Istituto nostro.<br />

Riguardo poi alla gita, ch'Ella contempla fare per questo settembre, può credere mia Cara Figlia<br />

<strong>di</strong> quanta consolazione sarebbe per me, per la Cara Isabella, per la mia Cristina, e per tutte <strong>di</strong> rivederla,<br />

e godere un poco la grata sua compagnia, che volentieri voressimo goder per sempre.<br />

1 Nel 1830, Arciprete <strong>di</strong> Sogliano Don GIUSEPPE MAGGIOLI.<br />

2 Mons. Rollio Ottavio, vescovo <strong>di</strong> Rimini (Ep. II/1, lett. 650, n. 4, pag. 605).


Per parte mia le ricordo, che le nostre Case sono pur case sue, e venga pure quando vuole che<br />

sempre ci sarà cara. Per parte sua poi guar<strong>di</strong> Lei, ciò che più le convenga, e possa essere migliore. Per<br />

riguardo alla Tonina parmi dovervi far fare i suoi riflessi. La nostra educazione per le Maestre non dura<br />

che pel corso <strong>di</strong> 7 mesi, e finiti questi tornano alle loro case. Come si farebbe dopo i sette mesi a<br />

restituirla in Coriano? Oltre <strong>di</strong> che è necessario vedere bene la vocazione della ragazza essendo tanto<br />

giovanetta, saper anche dove andrebbe a fare la maestra, perche se fosse per essere in qualche luogo<br />

isolata, e sola sarebbe troppo giovane. Ci rifletta mia Cara Figlia e vi faccia sopra orazione. In seguito<br />

mi scriverà mancando già molti mesi a settembre.<br />

Veniamo adesso al Signor Arciprete <strong>di</strong> Sogliano. Si vede che è piuttosto incredulo. Mi sarebbe<br />

molto caro in questo caso non già d'aver detto una falsità ma, ch'egli avesse ragione, e che Isabella non<br />

avesse avuto il male ch'ebbe, e ch' ha. Per altro farò rispondere all'Isabella, ma per altra mano sentendo<br />

che gli <strong>di</strong>spiace. Io pensava che scrivendo a Lei potesse bastare per risposta anche sua finche Isabella si<br />

rimetterà.<br />

Abbraccio tutte le figlie del Conservatorio. Mi <strong>di</strong>menticavo <strong>di</strong>rle che nel caso dovesse aver<br />

luogo l’Istituto nostro a Sogliano, e volessero sostituire due figliuole <strong>di</strong> Sogliano, e due <strong>di</strong> Montiano<br />

con vocazione, alle quattro ragazze, io non so <strong>di</strong>re né bene, né male, ma pienamente farsi quello, che il<br />

Santo Padre fosse per determinare.<br />

Accetti i cor<strong>di</strong>ali complimenti d’Isabella e Cristina estenzibili a tutte. Mi raccomando<br />

caldamente alle sante loro orazioni, e faccia pregar molto Maria Santissima e Sant’Antonio per i nostri<br />

affari. La lascio col più sincero attaccamento nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Verona San Giuseppe li 24 febbrajo 1830<br />

Sua Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della<br />

Carità<br />

Scrivendomi fino alla settimana santa <strong>di</strong>riga le lettere a Milano a mio nome nel locale della Certosa San<br />

Michele alla Chiusa.<br />

PS. Rapporto alla maestra ch’Ella vorrebbe ch’io le preparassi, non sarebbe impossibile il trovarla<br />

ma mia Cara Figlia ella rifletta che nessuna si allontanerebbe tanto dal proprio suo paese senza<br />

sapere con certezza ciò che deve preticare, e senza avere un’appoggio stabile trattandosi poi <strong>di</strong><br />

donne e <strong>di</strong> viaggio lungo. Seguitiamo dunque a far orazione e poi mi scriverà quello ne pensa.<br />

All’Ornatissima Signora<br />

La Signora Elisabetta Renzi<br />

Nel Conservatorio <strong>di</strong> Coriano<br />

BOLOGNA per RIMINI e<br />

C O R I A N O


AD ELISABETTA RENZI<br />

882(Bergamo#1830.04.21)<br />

Malattie e viaggi hanno impe<strong>di</strong>to alla <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> rispondere alla Renzi, la quale ha fatto bene a<br />

rimandare una aspirante priva <strong>di</strong> vera vocazione.<br />

V G e M Carissima Figlia<br />

Sono propriamente angustiata per essere tanto tempo ch'io voleva risponderle e non potei mai<br />

farlo. Se sapesse mia Cara Figlia, quanto mi sta nel cuore, ma quest'anno piacque al Signore che la mia<br />

salute fosse vacillante più del solito. Ritornata a Bergamo da Milano, ove ricevetti la cara sua, per la<br />

violenza della tosse con febbre non potei più proseguire per Verona, e mi ritardai anche il contento <strong>di</strong><br />

risponderle. Per farlo in tutta la sua estensione mi pare d'aver bisogno <strong>di</strong> rileggere l'antecedente sua in<br />

cui mi parlava <strong>di</strong> Sogliano, e <strong>di</strong> parlare anche colla Cara Isabella, la quale credo che anche quest'anno<br />

darà al Conservatorio quel piccolo soccorso. Mi lusingo nella prossima entrante settimana essere a<br />

Verona, e subito le scriverò io, o la Isabella. Questa va rimettendosi, ma lentamente. Mi parerebbe bene<br />

ch'ella le scrivesse qualche volta, assicurandola che anche l'Isabella le conserva con me il più vero<br />

attaccamento ed amicizia.<br />

Cara la mia Betta, ho qualche speranza per un certo mio affare, che non istarò molto tempo<br />

senza abbracciarti. Noti per altro che è speranza che parla, e non certezza. Rapporto alla Maria Beccari,<br />

non poteva far meglio che andarsene, quando non si sentiva chiamata. Le figliuole senza vocazione<br />

come quelle ch'hanno la testa corta nelle Comunità sono gran<strong>di</strong> imbrogli. Per la Margherita Renzi 1 ne<br />

parlai l'altra volta ch'Ella me ne scrisse colla cara Isabella. Io non me la ricordo, ma questa pure mi<br />

confirmò quant'Ella me ne <strong>di</strong>ce, cioè me ne <strong>di</strong>sse un gran bene. E' giovinetta, è vero, ma farà il Signore<br />

conservandole la chiamata se viene da Lui.<br />

Mi riservo a scriverle in lungo quanto prima, solo le aggiungo che non si pensi <strong>di</strong> <strong>di</strong>re il Nunc<br />

Dimittis quando sarà nel nostro Istituto, perche allora conviene che viva per aiutare a <strong>di</strong>latarlo, e per<br />

operare pel Signore. Per quella tarifa che desidera il suo Signor Fratello 2 , quantunque abbia parlato non<br />

ho ancora un'incontro per coteste parti e la farò tenere alla Signora Contessa Ferrari 3 per Lei. Presento<br />

allo stesso suo fratello i miei complimenti. Ella accetti quelli della mia Cristina, e mi riverisca, ed<br />

abbracci tutte le Care Figlie del Conservatorio, e la buona Mariuccia, ed in somma fretta mi creda quale<br />

<strong>di</strong> cuore abbracciandola la lascio nel Cuore Santissimo <strong>di</strong> Maria. Tanti rispetti al Signor Don Paolo 4 , ed<br />

al Padre Vitale 5 .<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Bergamo S.ta Croce li 21 Aprile 1830<br />

Scrivendomi <strong>di</strong>riga le lettere a Verona<br />

(Timbro) Regno Lombardo Veneto<br />

1 Una educanda, che tende a farsi consorella delle Maestre Pie.<br />

2 Il Conte Renzi, fratello <strong>di</strong> Elisabetta (Ep. II/2, lett. 872, n. 4, pag. 1157).<br />

3 Contessa Virginia Nani, ved. Ferrari (Ep. II/2, lett. 882, n. 3, pag. 1180).<br />

4 Don Bellini Paolo, sacerdote <strong>di</strong> Coriano<br />

5 Padre Vitale Corbucci , pre<strong>di</strong>catore degli Esercizi. (Ep. II/2, n. 2, pag. 1172).<br />

6 NB. Firma autografa.<br />

La Sua Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 6


AD ELISABETTA RENZI<br />

883(Verona#1830.04.30)<br />

A Coriano stanno passando un'altra ora <strong>di</strong>fficile per le agitazioni politiche, ma per il momento non debbono<br />

denunciare conseguenze penose. Sono invece penose le notizie della salute della Ferrari.<br />

V G e M Carissima Figlia<br />

Rilevo col maggior piacere dall'ultima sua lettera mia cara Figlia il buono stato <strong>di</strong> loro salute e<br />

come non abbiano sofferti <strong>di</strong>sturbi, o sinistri. Ringraziamo <strong>di</strong> tutto la bontà del Signore ed Ella cerchi<br />

<strong>di</strong> aversi cura per continuare a servire il Signore nei suoi poveri. Con vivo <strong>di</strong>spiacere conviene che le<br />

<strong>di</strong>ca mia Cara Figlia che il Signore non si compiace sin qui <strong>di</strong> esau<strong>di</strong>re le nostre comuni orazioni per la<br />

Cara Isabella. La salute della medesima è sempre in cattivo stato e basta che le <strong>di</strong>ca che sono quin<strong>di</strong>ci<br />

giorni che non è in caso <strong>di</strong> riffarsi il letto neppure trasportandola da un letto ad un altro. Seguitiamo a<br />

fare orazione Dio è onnipotente e questa è la sola speranza che ci resta.<br />

Rapporto ai venticinque scu<strong>di</strong> da Lei rascossi dalla Signora Contessa Ferrari stia quieta e li<br />

ritenga, se piacerà al Signore ridonare alla Cara Isabella la salute chissà che non continui qualche altra<br />

scadenza ma se Dio la conserva così inferma ed aggravata non la trovo <strong>di</strong>sposta assolutamente. Per ora<br />

non rinnovo trattati colla medesima su <strong>di</strong> ciò non essendo proprio in istato. Vedremo cosa Dio <strong>di</strong>sporrà<br />

in progresso e la terrò ragguagliata dalle notizie <strong>di</strong> questa si cara inferma. Mia Cara Figlia le prego tutte<br />

<strong>di</strong> orazione per essa, ed anche per noi che ci troviamo veramente afflitte. Quelle <strong>di</strong> loro che andranno a<br />

Loreto le prego della carità d'una visita per me alla Santa Casa.<br />

Prima ch'Ella vada al Santo Monte d' Alvernia 7 spero che ci scriveremo ancora. Non s'innamori in quei<br />

boschi ed in quelle grotte perche noi dobbiamo stare colle ragazze e cercare il Signore nelle opere <strong>di</strong><br />

Carità.<br />

In somma fretta <strong>di</strong> vero cuore l'abbraccio con tutte le Care Figlie del Conservatorio. Non le<br />

presento i cor<strong>di</strong>ali complimenti dell'Isabella perche non sa ch’io le scrivo ma già li interpreto. I miei<br />

doveri al Signor Don Paolo alle orazioni del quale tanto mi raccomando specialmente quando sarà a<br />

Loreto. Accetti i cor<strong>di</strong>ali complimenti della mia Cristina, e <strong>di</strong> tutte le Compagne <strong>di</strong> questa Casa, e la<br />

lascio piena <strong>di</strong> attaccamento nel Cuore Santissimo <strong>di</strong> Maria<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Verona li 30 Aprile 1830<br />

7 Regione e antica provincia del Massiccio Centrale della Francia.<br />

Sua Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

884(Verona#1830.07.03)<br />

La Renzi è a Sogliano e la <strong>Canossa</strong>, oberata dagli affari e quin<strong>di</strong> nella impossibilità <strong>di</strong> confermare il suo<br />

viaggio in Romagna, le manda il suo incoraggiamento e le notizie, anche se poco rassicuranti, della salute <strong>di</strong><br />

Isabella F errari.<br />

V.G.M. Carissima Figlia<br />

Se la cara Isabella non avesse per me supplito scrivendole, io sarei piena non <strong>di</strong>rò <strong>di</strong> rimorsi, ma<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>spiacere per il mio lungo silenzio.<br />

Sappia, mia cara Figlia, ch'egli è un po <strong>di</strong> tempo, ch'io mi trovo talmente sopracarica <strong>di</strong> affari<br />

che mi fu sempre impossibile per quanto lo bramassi scriverle almeno quattro righette. Sono da qualche<br />

giorno ritornata da Venezia, e prima che qui pure mi soffochino d'imbarazzi, voglio almeno darle un<br />

abbraccio.<br />

Intesi dalla gra<strong>di</strong>ta lettera da Lei scritta alla nostra buona Isabella come si trova a Sogliano.<br />

Cara la mia Betta quanto motivo <strong>di</strong> ringraziare il Signore il qual degnasi col <strong>di</strong> Lei mezzo farsi servire<br />

costì. Le mie lusinghe <strong>di</strong> abbracciarla quest'autunno dalle sue parti si vanno scemando. Non so se possa<br />

sperare da parte sua che possiamo rivederci come tempo fa mi scrisse. Siamo contente in ogni modo del<br />

<strong>di</strong>vino volere. Il Signore ci darà questa reciproca consolazione nel momento che a Lui piacerà.<br />

Passando per Vicenza il sabato scorso ebbi il vantaggio <strong>di</strong> vedere l'ottimo Padre Milani. Non<br />

può credere quanto questo se le professi obbligato per la cura che ha <strong>di</strong> Tonina 1 . Quest'autunno<br />

<strong>di</strong>ssegna <strong>di</strong> venire a Rimini. Sono certa ch'Ella lo stimerà quanto io lo stimo essendo una persona<br />

degnissima. Della nostra Cara Isabella non posso darle le buone notizie, che desidererei. E' vero che il<br />

vomito non è come era quest'inverno, ma propriamente affatto non cessa. In conseguenza si mantiene<br />

molto debole. Sta però alzata tutto il giorno ma io stò con della pena. Può credere che si tenta<br />

l’impossibile per così <strong>di</strong>re, per rimetterla; ripeto miglioramento molto da quest'inverno ci è, ma<br />

ricuperata del tutto sin'ora non può <strong>di</strong>rsi. La raccomando assai alle loro orazioni. Questo è il motivo per<br />

cui è poco in caso <strong>di</strong> poter scrivere, e perciò mai ha scritto a cotesto Signor Arciprete 2 al quale se crede<br />

presenti i miei rispetti. Abbraccio tutte le care Figlie del Conservatorio compresa già la Maria Antonia.<br />

Isabella e Cristina mi comettono <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle mille cose. Mi raccomando caldamente alle sante loro<br />

orazioni. Non le parlo del danaro avendomi detto Isabella come le scrisse che questo settembre riceverà<br />

unitamente i cinquanta scu<strong>di</strong>.<br />

Piena <strong>di</strong> attaccamento la lascio nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria.<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

PS. Non sapendo dove <strong>di</strong>rigere la lettera a Sogliano per più sicurezza ho pensato anche questa volta<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>rigerla a Coriano. Se poi avesse piacere <strong>di</strong> aver le nostre lettere a <strong>di</strong>rittura a Sogliano faccia<br />

grazia quando mi scrive <strong>di</strong> darmi la <strong>di</strong>rezione. Di nuovo l'abbraccio.<br />

Verona li 3 luglio 1830<br />

1 Padre Biagio Migani, oratoriano <strong>di</strong> Vicenza (Ep. II/2, lett. 878, n. 2, pag. 1168).<br />

2 Don Maggioli Giuseppe, parroco <strong>di</strong> Sogliano (Cf. lett. 881).<br />

Sua Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

885(Milano#1830.11.11)<br />

Richiesta <strong>di</strong> notizie perché la Renzi non scrive da tempo.<br />

V G e M Carissima Figlia<br />

Milano li 11 novembre 1830<br />

Giacchè mi trovo avere un po' <strong>di</strong> tempo libero non posso a meno <strong>di</strong> non iscriverle due righe mia Cara<br />

Figlia Non so comprendere da che derivi un si lungo silenzio. Mi viene timore, ch'Ella si trovi<br />

ammalata, e per ciò non mi scriva. La Cara Isabella che dovetti lasciare a Verona, circa sullo stesso<br />

piede <strong>di</strong> salute, sospirava sue nuove. Non so s'Ella si trovi a Soliano o a Coriano. In quest'ultimo paese<br />

però io <strong>di</strong>rigo la mia lettera, tenendomi certa che se non ci sarà gliela faranno tenere. Io mi lusingava<br />

quasi non vedendo scritti, che volesse farmi un improvvisata in persona, ma l'innoltrata stagione mi<br />

toglie adesso la speranza. Non la depongo però per sempre mia cara Figlia, giacchè in modo, o<br />

nell'altro mi tengo certa che avrò il contento <strong>di</strong> nuovamente abbracciarla. Quante cose mai avrei da<br />

<strong>di</strong>rle per sua consolazione, ma prima <strong>di</strong> farlo conviene che sappia ove si trova.<br />

Io sono a Milano da quin<strong>di</strong>ci giorni, e conto a Dio piacendo quì fermarmi alcune settimane onde<br />

<strong>di</strong>riga la sua risposta che spero vorrà darmi per mia quiete in questo modo. Dopo il mio solito in<strong>di</strong>rizzo<br />

aggiunga. Nel locale della Certosa S. Michele alla chiusa.<br />

Mi <strong>di</strong>a le notizie della sua mamma 1 , <strong>di</strong> suo fratello, e del Signor Don Paolo 2 , e <strong>di</strong> tutte le Care<br />

Figlie del Conservatorio, e queste tutte abbraccio <strong>di</strong> vero cuore. Mi <strong>di</strong>a nuove della Margaritina Renzi<br />

della Tonina, insomma della Casa. Cristina <strong>di</strong> tutto cuore l'abbraccia, e ci raccoman<strong>di</strong>amo caldamente<br />

alle loro orazioni. Coraggio mia Cara Betta, preparati a servire assai, e glorificare il Signore. Col<br />

maggiore attaccamento la lascio nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria.<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

1 Vittoria Boni, mamma <strong>di</strong> Elisabetta Renzi (Cf. lett. 852).<br />

2 Don Paolo Bellini, <strong>di</strong> Coriano (Cf. lett. 878).<br />

Sua Aff .ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

886(Milano#1830.11.26)<br />

Forse, secondo la <strong>Canossa</strong>, si potrà risolvere il problema <strong>di</strong> Coriano e <strong>di</strong> Sogliano. Le é stata richiesta una<br />

fondazione a Ravenna. Se si stabilisse in quel centro <strong>di</strong> Legazione una Casa, sarebbe poi facile aiutare,<br />

<strong>di</strong>rettamente, o per mezzo <strong>di</strong> maestre, tutti i paesi che ne facessero richiesta. Chiede alla Renzi il suo parere.<br />

V. G. e M. Carissima Figlia<br />

Quando ricevetti la gra<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Lei lettera del giorno 7 corrente, che fù subito dopo averle io<br />

scritto l'altra mia, pensai che convien sempre, che le nostre lettere s'incontrino. Adesso sono a<br />

riscontrare non solo la prima, ma quella altresi da me ricevuta l'altro giorno in risposta a quello, che le<br />

scrissi.<br />

Prima <strong>di</strong> tutto le <strong>di</strong>rò mia Cara Figlia, che mi <strong>di</strong>spiace aver inteso essere Ella stata incomodata.<br />

Mia Cara Betta io la prego ad aversi propriamente cura e ciò unicamente per la Gloria, e pel servizio <strong>di</strong><br />

Dio. Ho piacere, ch'abbia ricevuto i 50 scu<strong>di</strong> della Cara Isabella alla quale lo feci subito sapere, perche<br />

ne stava desiderosissima. Ho il sommo <strong>di</strong>spiacere <strong>di</strong> non poterle dare le notizie, che umanamente<br />

bramerei <strong>di</strong> questa Cara Figlia. Essa continua nella sua infermità, e per quanti rime<strong>di</strong>, e tentativi<br />

abbiamo fatto, il male non migliora niente, per ciò la raccomando assai alle loro orazioni. Comincio a<br />

rispondere adesso all'una, ed all'altra delle sue lettere. Io sento con molto piacere l'impegno con cui Ella<br />

opera mia Cara Figlia. Io però adesso in risposta alle due sue lettere, voglio confidarle una cosa, ch'io<br />

credo le farà molto piacere, e che a me pare, che bene eseguita questa sia fatta la ra<strong>di</strong>ce, e l'apertura del<br />

minimo nostro Istituto nella Romagna. Sappia dunque, che il degnissimo Monsignor Arcivescovo <strong>di</strong><br />

Ravenna 1 fino da quando fui a Roma, mi mostrò un vivissimo desiderio <strong>di</strong> una fondazione nostra in<br />

quella città. Il Signor Car<strong>di</strong>nale Vicario 2 , ed il p<strong>ii</strong>ssimo Car<strong>di</strong>nale Odescalchi 3 , Prefetto della<br />

Congregazione dei Vescovi, e Regolari, me la raccomandarono, ed io ne parlai anche al nostro Cesareo<br />

Ambasciatore 4 .<br />

Nel ritorno da Roma dopo Corriano fui a Ravenna, ove m'abboccai col prelodato Signor<br />

Arcivescovo, col Signor Car<strong>di</strong>nale Legato 5 , e col Signor Gonfaloniere 6 <strong>di</strong> quella città. Tutti sono<br />

bramosi della fondazione. Monsignor Arcivescovo mi da il locale con Chiesa, e tutto il rimanente è pur<br />

combinato.<br />

Senta dunque mia Cara Figlia a me sembrerebbe, che per fare una cosa <strong>di</strong> proposito<br />

sostenessimo per ora a Corriano ed a Soliano una semplice scuola tanto <strong>di</strong> non abbandonare i paesi, e le<br />

nostre care conta<strong>di</strong>nelle, ma che ci unissimo a stabilire propriamente una casa formale, e perfetta a<br />

Ravenna, capo <strong>di</strong> Legazione, ove abbiamo non solo l'adesione ma il favore, e la brama <strong>di</strong> tutti quelli<br />

che comandano. Stabilita bene quella Casa, e conosciuto, che sia l'Istituto, allora vedremo se si<br />

appianeranno le <strong>di</strong>fficoltà degli altri paesi, o se resteranno insuperabili, parlo <strong>di</strong> Corriano, e <strong>di</strong> Soliano.<br />

Già Corriano come abbiamo veduto non è addattato per mettervi una nostra Casa; vuol <strong>di</strong>re che<br />

si potranno, educare delle buone Maestre, che col tempo possono assistere, e supplire per quelle Care<br />

Figlie, ch'ora vi sono, che meritano tutti i riflessi, ma per Soliano potrebbe essere, che col tempo si<br />

1 Mons. Falconieri Mellini Chiarissimo, arcivescovo <strong>di</strong> Ravenna del 1826 al 1859.<br />

2 Card. Placido Zurla Vicario del Papa Leone XII (Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527).<br />

3 Car<strong>di</strong>nale Odescalchi, penitenziere eletto Car<strong>di</strong>nale nel 1823 (Ep. I, lett. 407, n. 7, pag. 668).<br />

4 Ambasciatore De Lutzen , Ambasciatore d’Austria a Roma (Ep. II/1, lett. 657, n. 3, pag. 620).<br />

5 Card. Guseppe Zacchia Ron<strong>di</strong>nini, pro Legato nel 1830.<br />

6 Lovatelli conte Giovanni, Gonfaloniere <strong>di</strong> Ravenna dal 1828 al 1830.


facesse ivi pure una Casa. Altrimenti si possono educare delle Maestre anche per quel paese ed io ben<br />

so che non vi sarà tempo neppure da terminare Ravenna che altre Diocesi domanderanno l'Istituto.<br />

Sappia mia Cara Figlia, che quest'è il parere anche della Cara Isabella, la quale cercò possibilmente <strong>di</strong><br />

determinarmi ad abbracciare la fondazione <strong>di</strong> Ravenna, come feci, e mi fece conoscere tutte quelle<br />

ragioni, che per essere <strong>di</strong> que' paesi essa conosce più <strong>di</strong> me. E' superfluo mia Cara Figlia, ch'io le<br />

raccoman<strong>di</strong> <strong>di</strong> non trattare <strong>di</strong> questo con nessuno, eccettuato il Signor Don Vittale 7 , e qualche altro<br />

Sacerdote simile a Lui, come sarebbe Monsignor Vicario <strong>di</strong> Rimini 8 . Dicendo loro il mio progetto,<br />

come sta la mia <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> servire ogni Paese se potessi, come penso fare per piantare una ra<strong>di</strong>ce, e<br />

metterci in istato <strong>di</strong> servire, chi ci vorrà. Parlando con questi soggetti lo confi<strong>di</strong> loro in secretto, e ciò lo<br />

<strong>di</strong>co nel caso ella volesse consigliarsi <strong>di</strong> qualche cosa per sé, o per quelle ch'aspirano all'Istituto nostro,<br />

sembrando a me ch'avendoci Dio dato un punto d'appoggio forse il migliore dopo Roma <strong>di</strong> tutta la<br />

Romagna, sia necessario che ci combiniamo insieme, e ci assistiamo a bene stabilirlo, e fatto questo<br />

passo mi par <strong>di</strong> vedere la mia Cara Betta apostola de' suoi paesi. Se vorrà poi andare quaranta giorni<br />

nell'Alvernia e ritornare colle Stimate sarò contenta, ma operare poi da un paese all'altro, come fece S.<br />

Francesco.<br />

Mi risponda presto, e più presto, che può mia Cara Figlia, perche anch'io possa regolarmi.<br />

Raccoman<strong>di</strong> molto quest'affare al Signore ed a Maria Santissima. Siamo ne' tempi de' Misteri d'Amore<br />

onde orazione, e poi orazione. Tanti doveri al Signor Don Paolo. Se vede Monsignor Vicario, o il Padre<br />

Vitale, ricor<strong>di</strong> loro il mio rispetto.<br />

Le abbraccio tutte <strong>di</strong> vero cuore, e tutte le lascio nel cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria. Le presento i<br />

cor<strong>di</strong>ali complimenti <strong>di</strong> Cristina. Nelle sue orazioni non si <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> pregare anche<br />

Sant’Appollinare, mandato da S. Pietro a Ravenna nella quale fù il primo Vescovo, e ne fù poi sempre<br />

l’amoroso protetore.<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Milano li 26 novembre 1830<br />

Dal Locale della Certosa<br />

San Michele alla Chiusa<br />

Sua Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> F. d. C. 9<br />

7 Padre Vitale Corbucci , pre<strong>di</strong>catore degli Esercizi spirituali. (Ep. II/2, lett. 879, n. 2, pag. 1172).<br />

8 Mons. Brioli, vicario generale della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong>Rimini (Ep. II/2, lett. 876, n. 1, pag. 1164).<br />

9 NB. Firma autografa.


AD ELISABETTA RENZI<br />

887(Verona#1831.08.18)<br />

La <strong>Canossa</strong> manda alla Renzi le notizie ultime della Ferrari, la quale, in seguito alla compiuta devozione,<br />

consigliata dal Principe Hohenlohe, sta meglio, anche se la sua malattia persiste.<br />

VG e M Carissima Signora Betta<br />

Sappia mia Cara Signora Betta, ch'io mi trovavo un po sorpresa <strong>di</strong> non sapere più nuova della<br />

sua salute, ne <strong>di</strong> quella delle buone Figlie del Conservatorio, e pensava, che qualche lettera potesse<br />

essersi smarrita. Sento ch'Essa aspettava le notizie della Cara Isabella per iscrivermi, e veda come non<br />

ci intendevamo, perch’ io aspettava le sue nuove per darle le nostre, non sapendo poi anche se si<br />

trovasse a Coriano o a Soliano.<br />

Comincierò dunque per <strong>di</strong>rle essere io quasi un mese, che sono ritornata da Venezia ove stetti in<br />

quella nostra Casa due mesi. Quando sono da qui partita la nostra cara ammalata non poteva ritenere<br />

come sa cibo veruno, ed appena le restava nello stomaco quanto bastava per tenerla viva. Sino da<br />

quando mi trovavo a Milano erami riuscito trovar mezzo da poter scrivere al Santo Principe Alessandro<br />

Hoenlhoe 1 per mezzo del quale opera Dio segnalati miracoli. Trovandomi a Venezia ricevetti una delle<br />

solite lettere circolari, che il medesimo manda quando viene supplicato, ed in questo giusto il suo<br />

costume mi <strong>di</strong>ceva, che nel giorno 15: 21: e 24 giugno pregherebbe per Essa, ingiungendo una<br />

<strong>di</strong>vozione, che fu fatta da tutto l'Istituto. Il giorno 15 cessò alla Cara Isabella totalmente il vomito, e<br />

presentemente mangia e ritiene benissimo il cibo. Peraltro continua ad essere in istato <strong>di</strong> malattia. Si<br />

alza qualche poco a farsi il letto, ed abbiamo non può negarsi del miglioramento notabile. Con tutto ciò<br />

non possiamo troppo lusingarci, perche i me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>cono, che lo sconcerto del sistema glandulare tutt'ora<br />

insiste. Continuiamo mia Cara Signora Betta l'orazione e lasciamo poi fare a Dio, il quale vede meglio<br />

<strong>di</strong> noi quello, che ci conviene.<br />

Se avessimo quest'anno in qualche modo potuto effettuare la nostra gita, può credere quanto<br />

grande sarebbe stato il mio contento nel rivederla. Ma giacché non ha piaciuto al Signore<br />

abbandoniamoci alla Santissima <strong>di</strong> Lui volontà. Rilevo dalla Cara sua, che la sua salute va benino.<br />

Supplico il Signore a volergliela se gli piace conservare per la sua Gloria. La mia pure è <strong>di</strong>screta<br />

Le presento i più cor<strong>di</strong>ali complimenti della Cara Isabella uniti a quelli della mia Cristina. Ella<br />

faccia aggra<strong>di</strong>re i miei a tutte coteste Figlie del Conservatorio, che abbraccio cor<strong>di</strong>almente e mi<br />

raccomando alle loro orazioni. I miei rispetti al Signor Don Paolo 2 alle orazioni del quale come alle sue<br />

caldamente mi raccomando.<br />

Piena <strong>di</strong> attaccamento abbracciandola <strong>di</strong> cuore la lascio nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria.<br />

Di Lei Carissima Signora Betta<br />

Verona S. Giuseppe li 18 Agosto 1831<br />

1 Hohenlohe principe Alessandro (Ep.II/2, lett. A 109, n. 1, pag. 919)<br />

2 Don Bellini Paolo, altro sacerdote <strong>di</strong> Coriano<br />

3 NB. Firma autografa.<br />

Sua Aff.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 3


AD ELISABETTA RENZI<br />

888(Verona#1831.10.16)<br />

Ancora notizie <strong>di</strong>screte della Ferrari, anche se permane lo stato patologico. La Renzi trattenga ancora per<br />

Coriano l‟assegno mensile <strong>di</strong> Isabella.<br />

Carissima Figlia<br />

Non so se questa mia lettera la troverà più a Coriano mia Cara Figlia, ed avrei voluto scriverle<br />

prima se mi fosse stato possibile, ma insomma se anche fosse partita per Sogliano, gliela manderanno<br />

ove si troverà.<br />

Comincierò per <strong>di</strong>rle, che la Cara Isabella, che l’abbraccia continua nel suo miglioramento<br />

intorno al vomito, il quale grazie al Signore intieramente cessò nel giorno assegnatole da quel santo<br />

Principe, ma fin’ora non piacque al Signore <strong>di</strong> ristabilirla veramente. Essa anzi non crede abbia da<br />

succedere il suo ristabilimento. Io però spero, che quel Dio, che ha cominciato abbia da compire<br />

l’opera sua. Non<strong>di</strong>meno fin qui è dalla se<strong>di</strong>a al letto. Però il poter ritenere il cibo, il sortire dal letto<br />

dallo stato, ch’era a quello, che si trova, è un gran miglioramento.<br />

Non mancai <strong>di</strong> farle vedere la Cara sua lettera. Per carità, mia Cara Figlia, tanto Isabella, ch’io<br />

ci ricor<strong>di</strong>amo, come pensando Ella pure si ramenterà, che per quel danaro io proposi <strong>di</strong> lasciarlo al<br />

Conservatorio per due, o tre anni, ed Isabella vi acconsentì. Ultimamente quando Isabella le scrisse, che<br />

non poteva darglielo, sappia ch’io non c’era neppure a Verona, ma fu propriamente la delicatezza<br />

dell’ammalata, la quale vedendo quanto le abbisognava per la sua malattia, cercò <strong>di</strong> dare tutto<br />

l’assegnamento suo a questa casa, né creda per questo, che non abbia tutta la premura, ed attaccamento<br />

anche per Coriano. Senta dunque mia Cara Figlia, anche questa volta viene ad essere il compimento dei<br />

tre anni, scrive la Cara Isabella alla sua famiglia <strong>di</strong> passare la somma consueta a compimento <strong>di</strong> quanto<br />

abbiamo detto.<br />

Sento con molta consolazione che il Signore bene<strong>di</strong>ce le sue fatiche, e che spera <strong>di</strong><br />

fondamentarsi a Sogliano veramente. Cara la mia Betta, ella non ne ha bisogno, ma soffra, che da<br />

madre le raccoman<strong>di</strong> quello, che già le preme, cioè la Gloria del Signore, e la salute delle anime. Che<br />

possa confidando nella Misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio, vederla un giorno con una gran corona in Para<strong>di</strong>so.<br />

I più cor<strong>di</strong>ali saluti a tutte le Figlie del Conservatorio. I miei doveri al Signor Don Paolo.<br />

Cristina le <strong>di</strong>ce tante cose, raccomandandoci coll’Isabella caldamente alle loro orazioni, le abbraccio, e<br />

lascio nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria.<br />

Verona li 6 ottobre 1831<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Sua Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> Figlia della Carità<br />

PS. Faccia pure domandare alla famiglia Ferrari li 25 Scu<strong>di</strong> avendoli la Isabella prevenuti <strong>di</strong><br />

consegnarglieli quando Ella glieli domanderà. Non mi <strong>di</strong>ce se siano poi state a visitare Maria<br />

Santissima a Loreto. Basta mi raccoman<strong>di</strong>no a questa Madre delle Misericor<strong>di</strong>e anche a Coriano,<br />

confermandomi <strong>di</strong> nuovo.<br />

Sua Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

889(Verona#1833.02.05)<br />

Scambio <strong>di</strong> affettuose <strong>di</strong>mostrazioni <strong>di</strong> stima, anche se si avverte che la <strong>Canossa</strong> ha lasciato cadere l‟idea <strong>di</strong> una<br />

fondazione in Romagna.<br />

Carissima Figlia<br />

Dalla Carissima sua lettera mia Carissima Figlia rilevo, che le nostre lettere sono andate<br />

smarrite, sentendola priva da tanto tempo delle nostre nuove. Sappia, ch’io pure era in pena credendo il<br />

suo silenzio prodotto dal trovarsi Ella meco <strong>di</strong>sgustata, per non avere più l’Isabella creduto <strong>di</strong><br />

proseguire a contribuire la piccola somma al Conservatorio attesa la continuazione de’ suoi incomo<strong>di</strong>, e<br />

la continua incertezza <strong>di</strong> poter proseguire, a stare, o non istare nell’Istituto nostro.<br />

L’assicuro mia Cara Signora Betta, ch’io non ho minimamente perduto tanto verso <strong>di</strong> Lei, che<br />

verso il Conservatorio quell’attaccamento, che sinceramente le <strong>di</strong>mostrava avere per lo passato, e<br />

vorrei poterglielo <strong>di</strong>mostrare co’ fatti, ma le mie circostanze non me lo permettono.<br />

Si tenga certa dunque, ch’io la riguardo, e terrò sempre per mia Cara Figlia, e stia certa, che da<br />

miserabile non la <strong>di</strong>mentico mai nelle povere mie orazioni. Supplico <strong>di</strong> cuore il Signore a volerle<br />

donare tutti que’ lumi ed aiuti, che le sono necessari per ben <strong>di</strong>rigere le opere riguardanti la <strong>di</strong> Lui<br />

gloria, che le <strong>di</strong>ede nelle mani. Del Conservatorio si assicuri, che non ho sentito a <strong>di</strong>re una parola la più<br />

piccola svantagiosa, onde anche per questo si metta in quiete perfetta. Le <strong>di</strong>sposizioni ammirabili <strong>di</strong><br />

Dio sono tante, e potrebbe ancora darci la consolazione <strong>di</strong> vederci e <strong>di</strong> poter operare unitamente pel<br />

bene <strong>di</strong> cotesti paesi. Intanto la prego a volermi continuare le sue nuove, e quelle delle Care Figlie del<br />

Conservatorio che abbraccio.<br />

La mia salute quest’anno è migliore dell’anno scorso, ed anche l’inverno l’ho passato molto<br />

meglio avendomi però dei riguar<strong>di</strong> per isfugire la tosse. L’Isabella pure passò l’invernata meno male.<br />

Poté alzarsi tutti i giorni dal letto. La malattia glandulare però insiste, ed ha bisogno delle loro orazioni.<br />

Le presento della stessa i più cor<strong>di</strong>ali, ed affettuosi complimenti. Favorisca presentare i miei<br />

<strong>di</strong>stinti rispetti al Signor Don Paolo. Quando mi scrive mi <strong>di</strong>a nuove del Signor Don Vitale <strong>di</strong><br />

Fossombrone.<br />

Tanti e poi tanti cor<strong>di</strong>ali saluti a tutte le Figlie del Conservatorio anche per parte dell’Isabella e<br />

<strong>di</strong> Cristina. Nella lusinga d’aver <strong>di</strong> nuovo presto sue notizie, l’abbraccio, e lascio nel Cuor Santissimo<br />

<strong>di</strong> Maria<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Verona li 5 Febbraio 1833<br />

Aff.ma Madre <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

Figlia della Carità


AD ELISABETTA RENZI<br />

890(Verona#1834.03.10)<br />

La Renzi non <strong>di</strong>sarma; vorrebbe proprio che la <strong>Canossa</strong> le desse una risposta esplicita sulla sua volontà o meno<br />

<strong>di</strong> fondere insieme le due opere. La Marchesa le chiede allora se sarebbe pronta a trasferire l‟attività <strong>di</strong><br />

Coriano in altra sede più vasta e più atta a permettere l‟attuazione dei cinque Rami dell‟Istituto. La prega<br />

insieme <strong>di</strong> darle un mese <strong>di</strong> tempo perché possa concertare coi suoi Superiori la soluzione ultima. E‟ però<br />

l‟ultima lettera trovata negli Archivi, <strong>di</strong>retta alla Renzi.<br />

Carissima Figlia<br />

Sono debitrice <strong>di</strong> riscontro ad una Carissima sua da vari mesi mia Cara Signora Betta, e se non<br />

conoscessi la sua bontà temerei, ch’Ella fosse per attribuire a mancanza <strong>di</strong> premura un sì lungo silenzio.<br />

Mi creda avere io provato tutto questo tempo non poca pena vedendomi nell’impossibilità <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare<br />

un sì gra<strong>di</strong>to dovere. L’affollamento continuo degli affari, che mi circondano, alcune visite del Signore<br />

<strong>di</strong> malattie che si compiacque mandare a varie delle Compagne con la per<strong>di</strong>ta anche d’una <strong>di</strong> loro mi<br />

tennero tanto occupata come può figurarsi <strong>di</strong> dovere trascurare necessariamente tutto ciò, che non era <strong>di</strong><br />

assoluta necessità al momento. Le <strong>di</strong>co tutto questo perche ella veda mia Cara Figlia, che non fu mia<br />

colpa il ritardo, ma <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> Dio. Per parte mia può essere certa mia Cara Figlia che l’ho sempre<br />

nel cuore, ne <strong>di</strong>mentico certamente le sue premure.<br />

Veniamo ora a quanto Ella mi scrive intorno ai suoi desideri per cotesto ottimo paese. Ella<br />

vorrebbe dunque, ch’io potessi darle una decisione pronta s’io sia per potere, o non potere accettare la<br />

fondazione. Senta mia Cara Figlia giacché ha dovuto aspettare tanto tempo questa mia risposta pazienti<br />

Ella ancora un altro poco, e mi <strong>di</strong>a un mese <strong>di</strong> tempo dopo il quale cercherò <strong>di</strong> darle la decisa<br />

determinazione dovendo <strong>di</strong>pendere io dai miei Superiori, e perché voglio anche far fare una particolare<br />

orazione per conoscere il Divino Volere. Vorrei bensì, che intanto Ella mi scrivesse se avrebbe<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> traslocare in qualche altra cità, costì vicina l'’pera <strong>di</strong> Corriano se i Superiori dell’Istituto<br />

giu<strong>di</strong>cassero che il paese fosse troppo piccolo per la pianta dell’Istituto. Sappia essermi state fatte delle<br />

ricerche in più d’una delle città <strong>di</strong> coteste parti ed anche da qualche Vescovo, ma dovetti lasciare per<br />

non trovar modo al momento <strong>di</strong> aderire ai desideri delle pie persone.<br />

S’Ella dunque potesse combinare in modo ch’avessimo un numero <strong>di</strong> soggetti vocati, e<br />

proveduti ho fondata lusinga, che riusciressimo <strong>di</strong> stabilire in una città, o nell’altra l’opera. Mi scriva<br />

dunque in proposito ciò, che gliene pare. Ho piacere che la buona Margheritina Renzi 1 conservi la<br />

vocazione. Desidero alla stessa le più copiose bene<strong>di</strong>zioni del Signore, e ch’abbia da essere un<br />

istromento della Gloria <strong>di</strong> Dio. Me la saluti tanto a nome anche <strong>di</strong> Cristina, che abbraccia <strong>di</strong> cuore Lei<br />

pure.<br />

Rapporto all’educazione che desidera <strong>di</strong> dare a questa come all’altra giovane ch’aspira, ad<br />

essere Maestra la consiglio a volersi fidare <strong>di</strong> Dio il quale non mancherà <strong>di</strong> darle que’ lumi, che le sono<br />

necessari per formare secondo il suo volere il cuore <strong>di</strong> queste due buone anime. Veda che si<br />

fondamentino più <strong>di</strong> tutto nell’esercizio delle virtù, che pel rimanente sono tutte cose piccole.<br />

L’Isabella quest’inverno lo passò meno male degli altri anni avendo potuto reggere quasi<br />

sempre in pie<strong>di</strong> cioè fuori del letto. Anche il vomito non la molestò che una qualche rara volta. Oggi<br />

però si trova a letto avendo avuto bisogno <strong>di</strong> un salasso ma spero, che andando nella buona stagione<br />

andrà sempre meglio. Aggra<strong>di</strong>sca della medesima i più cor<strong>di</strong>ali saluti.<br />

1 L’educanda aspirante alla vita religiosa.


Domani in questa nostra casa cominceranno i santi Esercizi delle Dame. Gli oratori che li<br />

daranno sono santi e doti 2 , uno <strong>di</strong> essi è il Vicario generale della Città. La prego <strong>di</strong> fare orazioni perché<br />

si degni il Signore cavarne frutto. Pare che le concorrenti abbiano da essere in gran numero.<br />

Le raccomando mia Cara Figlia d’avere cura della sua salute, e <strong>di</strong> non volere far troppo se vuole<br />

operare pel <strong>di</strong>vino servizio, e riuscire nell’impresa <strong>di</strong> convertire tutto il mondo. Mi continui le sue<br />

notizie per mia quiete, giacche parmi comprendere, che quando mi scrisse fosse <strong>di</strong>sturbata da’ suoi<br />

incomo<strong>di</strong> nervali più del solito. Chissà che ora si trovi bene, tuttavia desidero saperlo.<br />

Non si <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> me nelle sante sue orazioni avendone veramente bisogno estremo. La mia<br />

salute al presente è <strong>di</strong>screta, e conto dopo la Quaresima <strong>di</strong> passare a Venezia ove ho tanti affaretti, che<br />

mi attendono da gran tempo. Tanti saluti per me a tutte coteste buone Figlie <strong>di</strong> Coriano che con Lei<br />

abbraccio e lascio nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria.<br />

Di Lei Carissima Figlia<br />

Verona li 10 marzo 1834<br />

2 Legg. dotti.


APPENDICE<br />

DALL’ARCIPRETE GABELLINI<br />

A 122(Roma #1826.02.15)<br />

Da Roma, Don Gabellino assicura la <strong>Canossa</strong> che il Santo Padre sarebbe contento se fosse possibile una<br />

fondazione a Coriano e anzi la vorrebbe anche a Roma. Poi smantella, con una certa tensione, tutte le<br />

obiezioni che la Marchesa aveva opposto al suo invito.<br />

J.M.J. Eccellenza<br />

A Sua Eccellenza<br />

La Sig.ra <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

Fondatrice delle Figlie della Carità<br />

Dopo due mesi dacchè mi trovo in questa Capitale non si sgomenti l’Eccellenza Vostra, se non ha<br />

più veduti i miei caratteri. L’ultima sua era risponsiva ad una mia, e non richiedeva risposta. Ho<br />

sempre <strong>di</strong>fferito dall’una all’altra settimana per la speranza <strong>di</strong> poterle significare qualche cosa <strong>di</strong><br />

consolante relativamente al nostro Conservatorio. Non prima <strong>di</strong> questa mattina ho potuto avere<br />

u<strong>di</strong>enza dal S. Padre 1 , il quale mi ha ricevuto colle più dolci ed amabili maniere. Ha sentito con<br />

gran piacere i nostri progetti. Le sia <strong>di</strong> prova ciò che mi ha detto, che anch’Egli Sua Santità spera<br />

dall’Eccellenza Vostra <strong>di</strong> avere una dama per un Conservatorio in Roma, Mi ha parlato a lungo<br />

sulla necessità <strong>di</strong> allontanarsi in gran parte dall’Istituto <strong>di</strong> Francia, approvando perciò la Riforma<br />

ad<strong>di</strong>tata ai costumi d’Italia, secondo che mi scrisse la prima volta l’Eccellenza Vostra.<br />

Qui mi sono stati fatti dei progetti, che io non ho potuto accettare. Si voleva che avessi<br />

chiuso il Conservatorio <strong>di</strong> Coriano, chiamando tutte le Convittrici in questa Dominante, per essere<br />

Maestre, e Direttrici <strong>di</strong> un Conservatorio <strong>di</strong> circa seicento donne <strong>di</strong> tutte le età, dove mi hanno fatto<br />

dare i Santi Spirituali Esercizi, che in verità sono stati accompagnati dalle più larghe bene<strong>di</strong>zioni del<br />

Cielo. Questo sì che sarebbe un campo assai vasto, in cui traficare in tutti i rami dell’Istituto, senza<br />

uscire <strong>di</strong> Casa, ma non era impresa adattata alle forze delle componenti del Conservatorio <strong>di</strong><br />

Coriano: oltre<strong>di</strong>cchè non sta in regola, che si <strong>di</strong>a fine ad un bene inoltrato, per incominciarne un<br />

altro. Si ricorderà che una volta scrissi all’Eccellenza Vostra, che in un altro Paese era desiderato un<br />

Conservatorio, cioè in S. Giovanni in Marignano, mia Patria <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Rimini: ora le aggiungo, che<br />

nuovamente sono richiesto <strong>di</strong> una o due Maestre per darvi principio, giacchè sono pronti alcuni<br />

fon<strong>di</strong>, ed anche il locale. Voglio <strong>di</strong>re che l’Istituto è desiderato benché non lo si conosce ancora,<br />

molto più lo sarà, se avremo la sorte <strong>di</strong> conoscerlo bene nei suoi effetti. Sento dalla Signora Renzi 2 ,<br />

che viene dall’E.V. consigliata a portarsi costì, per apprendere l’idea dell’Istituto. Ciò mi conferma<br />

che le circostanze generali dell‟Istituto, non le permettono <strong>di</strong> ricarsi nelle nostre parti. Eppure ci<br />

vorrà pazienza. Io non ho mai giu<strong>di</strong>cato che Coriano sia un luogo che meriti <strong>di</strong> essere a tutti gli altri<br />

anteposti, com’ella mi <strong>di</strong>ce, ma sono <strong>di</strong> parere, che il Conservatorio <strong>di</strong> Coriano possa molto<br />

contribuire alla propagazione dell’Istituto nascente, lacchè non può stare in opposizione colle<br />

circostanze generali dell’Istituto medesimo. Va benissimo, che l’Ecc. Vostra stia nelle mani<br />

dell’ubbi<strong>di</strong>enza, ma è necessario che i Superiori abbiano giuste le relazioni, e sotto ogni rapporto. Io<br />

però non posso e non voglio entrare dove non mi è lecito. Anche fra gki Angeli Custo<strong>di</strong> nacque una<br />

volta una contesa, perché ogn’uno trattava una causa, che non era conciliabile con quella dell’altro.<br />

Vede che se l’Eccellenza Vostra non si decide <strong>di</strong> portarsi almeno per giorni nel Conservatorio <strong>di</strong><br />

Coriano, poco o niente concluderemo. Resto bensì nella mia tranquillità, abbandonato alla Divina<br />

1 Leone XII, eletto Papa il 28-9-1823 (Ep. I, lett. 340, n. 2, pag. 530)<br />

2 Elisabetta Renzi , <strong>di</strong>rettrice del Conservatorio


Provvidenza, e starò a vedere dove la barca andrà ad approdare. Spero <strong>di</strong> presto sbrigare i miei<br />

affari, e <strong>di</strong> essere <strong>di</strong> ritorno a Coriano al più tar<strong>di</strong> la settimana <strong>di</strong> Passione. Colà sarò ansioso delle<br />

sue nuove, che voglio ancora sperare favorevoli.<br />

Frattanto le ripeto i sentimenti della mia più perfetta stima con cui mi pregio <strong>di</strong> essere<br />

costantemente<br />

Dell’Eccellenza Vostra<br />

Roma li 15 Febbraio 1826<br />

Umilissimo ed Obbligatissimo Servitore<br />

Giacomo Arciprete Gabellini


DA MONS. TRAVERSI<br />

A 123(Venezia#1828.09.04)<br />

Non sarà molto facile che prima del viaggio a Rimini, la <strong>Canossa</strong> s‟incontri con Monsignore, il quale però ora<br />

esorta: «Amerei ch‟ella approfittasse della stagione, e non ritardasse più oltre il suo viaggio per la Romagna,<br />

ove Dio la chiama, e vuole da lei qualche cosa ». Così nella lettera del 1 settembre, a cui fa seguito quella del 4,<br />

dove le acclude il passaporto e la esorta a partire presto.<br />

V.G. e M. Signora Marchesa pregiatissima<br />

Eccole il passaporto, e la lettera <strong>di</strong> cui siamo rimasti intesi. Si affretti alla partenza, e si ricor<strong>di</strong> che<br />

questa volta conviene ad ogni costo recarsi ove ella già sa. Io le mando la santa bene<strong>di</strong>zione, e prego<br />

Id<strong>di</strong>o Signore che le sia <strong>di</strong> scorta e protezione sù <strong>di</strong> lei <strong>di</strong>visamenti <strong>di</strong>retti unicamente alla <strong>di</strong> Lui gloria.<br />

Ella pure si ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> me, e faccia per me pregare anche alle dì lei figlie e sorelle. I miei<br />

complimenti al signor Marchese 1 <strong>di</strong> lei degnissimo fratello. La <strong>di</strong> lei lettera mi giungeva tutt’a via, ed<br />

ella avrà anche ricevuta la risposta alla prima. Tante cose a Sua Eccellenza <strong>di</strong> Cremona 2 . Mi riguar<strong>di</strong><br />

sempre quale mi raffermo<br />

Venezia 4 settembre 1828<br />

P.S. La lettera che le accompagno è chiusa in maniera che si può facilmente aprire, e ciò a bella posta,<br />

affinché possa ella leggerla prima <strong>di</strong> consegnarla. Si ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> me a Loreto. Mercoledì andrò col<br />

signor Padenghe 3 a visitare l’ospitale delle Convalescenti.<br />

1 March. Bonifacio <strong>Canossa</strong> (Ep.I, lett. 351, pag. 553).<br />

2 Mons. Sardagna Emanuele (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).<br />

3 Padenghe Francesco Ep. I, lett. 352, n. 1, pag. 555).<br />

Suo aff.mo obbligatissimo devotissimo<br />

in Gesù Cristo Antonio Traversi


PRESENTAZIONE<br />

OSPEDALE DELLE CONVALESCENTI<br />

Il <strong>di</strong>namismo della <strong>Canossa</strong>, la cui donazione <strong>di</strong> sé agli altri, nella proiezione del Divino Donatore , era<br />

un’istancabile espressione dell’ardore <strong>di</strong> bene che la consumava, non le dava tregua. Ma non era mai sola: trovava<br />

collaboratori, che si entusiasmavano del suo stesso entusiasmo e che l’aiutavano a realizzare i Suoi piani caritativi.<br />

Da tempo ella si rammaricava perché donne o fanciulle , prive <strong>di</strong> parenti o <strong>di</strong> mezzi finanziari, pericolanti o<br />

cadute, dopo un loro temporaneo ricovero in ospedale, non riuscendo a procurarsi la necessaria sussistenza, finivano a<br />

cadere, o a ricadere nel vizio.<br />

Nella lettera alla Durini del 12 giugno 18l3 (Ep. I, pag. 378), aveva accennato alla confidenza <strong>di</strong> un Religioso<br />

che stava, mentalmente, programmando una istituzione che servisse al totale ricupero elle pericolanti. L’idea l’ aveva<br />

entusiamata e l’aveva coltivata nel suo animo, cercando come realizzarla, a sua volta, nel Veneto.<br />

Sapeva che a Cremona o a Genova, già funzionava una simile istituzione e aveva chiesto all’amica che gliene<br />

fornisse qualche particolare.<br />

Il Card. Zurla. nella lettera del 5 <strong>di</strong>cembre l826 (Cf. A 86), aveva accennato ad un opera simile che la principessa<br />

Doria, coa<strong>di</strong>uvata dallo stesso Porporato e da vari volonterosi, gestiva in Roma.<br />

Il 18 gennaio 1825 , ella pure, con vera esultanza, poteva congratularsi col suo Procuratore <strong>di</strong><br />

Venezia,Francesco Padenghe, che era riuscito, mettendoci anche del proprio, ad acquistare il locale delle Campanare e<br />

un vecchio convento incamerato, situato nella parrocchia <strong>di</strong> S. Nicola dei Bolentini.<br />

Avevano collaborato nell’acquisto alcune Dame venete, tra cui la Michieli (Ep. I, pag. 642), che ne <strong>di</strong>venne<br />

una delle principali sostenitrici.<br />

La <strong>Canossa</strong> aveva ottenuto il consenso della Nobile Marianna Francesconi, una delle sue Figlie della Carità,<br />

che aderiva, suo malgrado e con qualche riserva, a <strong>di</strong>rigere l’Ospedale delle Convalescenti, per cui la nuova opera<br />

poteva avere inizio, però con una <strong>di</strong>mensione unica. per le sole pericolanti, e non, come a vrebbe voluto la Michieli,<br />

anche per le pericolate (Ep. I, pag. 643, 644). Erano insufficienti i mezzi e il personale. In seguito — <strong>di</strong>chiarava la<br />

<strong>Canossa</strong> — ad affare ben sistemato, si sarebbe potuto pensare ad un possibile ampliamento.<br />

La corrispondenza che ne tratta ed ha come destinatario quasi esclusivo , Francesco Padengheìe, con due sole<br />

lettere all’Alessandri, va dal gennaio 1825 all’agosto del 1828 e si limita a consigli sul come trovare i mezzi <strong>di</strong><br />

sussistenza, sul come orientare i restauri, sull’accettare, o meno, le visite dei benefattori.<br />

L’ospedale cuntinuerà, con una esistenia piuttosto dìfficoltosa, anche dopo la morte della <strong>Canossa</strong>, ma nel<br />

1848/49, risulta già assorbito dalle Figlie della Provvidenza, <strong>di</strong>rette da Don Andrea Falsi, parroco <strong>di</strong> S. Pantaleone,<br />

come risulta dallo Stato personale del Clero della città e Diocesi <strong>di</strong> Venezia.<br />

AL SIGNOR ALESSANDRI<br />

891(Milano#1825.01.14)<br />

Alessandri è alle prese con la carenza <strong>di</strong> mezzi per sovvenzionare l‟Ospedale delle Convalescenti e sta<br />

tentando tutte le strade per realizzarli. La <strong>Canossa</strong> lo conforta, fiduciosa nell‟aiuto della « sua Madonna ».<br />

Stimatissimo Signor Giuseppe<br />

Non posso negarle che la pregiatissima <strong>di</strong> lei lettera del giorno 7 corrente non poteva essere<br />

più bella.<br />

Ho riso la mia parte nel leggerla rilevando nella medesima il <strong>di</strong> lei cuore che parla. E lo fa<br />

tanto bene in ogni rapporto che non si saprebbe che aggiungere se non che se verranno questi<br />

bramati sol<strong>di</strong>, e che la loro bravura cerca tirare come la calamita tira il ferro, sarà una gran bella<br />

cosa.<br />

Lessi parimenti la bella Carta da lei estesa; stimatissimo signor Giuseppe, alle parlate del<br />

cuore nessuno a mio credere deve mettervi mano. Daltronde io lodo sommamente il loro zelo la loro<br />

attivissima carità; sono com’ella ben sa anch’io piena <strong>di</strong> premura per la cosa, e farò quel poco che<br />

potrò e ben <strong>di</strong> cuore; non saprei però non entrare dettagliatamente a specificare quali cose farà in<br />

servizio della Casa delle Convalescenti l’Istituto, solo può esser certa che farà quel che potrà.<br />

Giu<strong>di</strong>co dunque meglio che la bella e can<strong>di</strong>da <strong>di</strong> lei carta abbia corso com’è. Lo stesso io<br />

penso <strong>di</strong> quelle, o quella dell’ottimo signor Francesco Padenghe essendo queste, figlie della loro<br />

carità, perciò senz’altro si servano <strong>di</strong> quelle che credono più opportune.


Sento aver ella scritto al buon Calzeverde. Quella Chiesa è <strong>di</strong> Maria santissima, farà essa.<br />

Però quando ha incontri, rinfreschi al medesimo ed al Parroco la memoria.<br />

Lui pure si aspetta l’Altezza Nostra Sovrana 1 e da una par te, o dell’altra io pure bramo<br />

vederlo professandogli come ben sa il più fedele attacamento come alla cara e tanto pia Sovrana 2<br />

Io sono ancora a Milano dove tra poco tempo avrò finito quel poco che vi ci aveva da fare, e<br />

sono attualmente nella piccola Casa <strong>di</strong> Santo Stefano. 3 Sono quin<strong>di</strong>ci giorni che qui mi trovo,<br />

passerò poi novellamente nella Casa della Certosa 4 per godere anche la compagnia <strong>di</strong> tutte le loro<br />

compagne, che per contentarle mi convien stare un poco per parte.<br />

Non so ancora quanto dovro qui fermarmi. Intanto ella mi raccoman<strong>di</strong> a Maria santissima ed<br />

accetti i complimenti delle compagne che la conoscono.<br />

Si governi, ed in somma fretta mi permetta <strong>di</strong> darmi il vantaggio <strong>di</strong> protestarmi colla più<br />

<strong>di</strong>stinta stima<br />

Di lei stimatissimo signor Giuseppe<br />

Milano 14 gennajo 1825<br />

1 Il Vicerè Ranieri (Ep. I, lett. 299, n. 4, pag. 459).<br />

2 Carolina Augusta <strong>di</strong> Baviera, imperatrice (Ep. II/1, lett. 517, n. 3, pag. 293).<br />

3 Casa piccola in Via della Signora, Milano (Ep. I, lett. 271, n. 3, pag. 401).<br />

4 Casa grande, in via della Chiusa (Ep. I, lett. 337, n. 1, pag. 524).


A FRANCESCO PADENGHE<br />

892(Milano#1825.01.18)<br />

Egli, che è uno dei due Procuratori della <strong>Canossa</strong> a Venezia, ha acquistato il locale delle Campanare per<br />

organizzarvi l‟Ospedale delle Convalescenti. Vorrebbe cambiarne il nome, ma la <strong>Canossa</strong> lo <strong>di</strong>ssuade.<br />

V:G: e M: Pregiatissimo signor Francesco 1<br />

Doppiamente ella volle favorirmi stimatissimo signor Francesco, e coi <strong>di</strong> lei pregiati caratteri e colla<br />

consolante notizia dell’acquisto da lei fatto dal signor Benvenuti del locale delle Campanare 2 . Sia<br />

mille volte ringraziata la bontà del Signore, a cui piace provveder come non voglio dubitare, alle<br />

necessità spirituali, e corporali <strong>di</strong> tante poverette. Mi permetta che vivamente seco lei mi rallegri<br />

della grazia del Signore a lei concessa, <strong>di</strong> eleggerla per principale istromento <strong>di</strong> un’opera così santa.<br />

Pare a me, che in questo caso singolarmente si verifichi col fatto, come indubitatatamente per parte<br />

<strong>di</strong> Dio adempirassi a suo tempo, la promessa fatta ai caritatevoli nel Salmo che <strong>di</strong>ce < Beatus quis<br />

intelligit super egenum et pauperem, in <strong>di</strong>e mala liberabit eum Dominus ».<br />

Stimatissimo signor Francesco, e qual mai altra opera <strong>di</strong> Carità potrà come questa chiamarsi<br />

<strong>di</strong>retta a sopra intendere vera mente al forestiere, ed al povero? e conseguentemente a qua! mai altra<br />

opera possiamo noi con sicurezza attribuire, e sperare la liberazione per chi la fece, nel gran<br />

momento della morte?<br />

Mi consolo <strong>di</strong> cuore, che a lei singolarmente sia toccata sì bella sorte.<br />

Dato sfogo alla mia consolazione, veniamo adesso a parlare della cosa. Io non so dubitare,<br />

che la bontà del Signore non sia per concorrere provvedendo il modo del pagamento. Mosse egli<br />

anche il cuore del Benvenuti 3 al ribasso da lei in<strong>di</strong>catomi, non v’ha dubbio però che occorrono<br />

caritatevoli somministrazioni per pagare il già comperato, e per compire l’acquisto totale. Lessi con<br />

tutto il piacere la carta da lei estesa, che trovai formata dal la <strong>di</strong> lei pietà. Però giacchè ella si<br />

compiace domandarmi sulla medesima il mio parere, colla solita mia schiettezza, glielo <strong>di</strong>rò. Pare a<br />

me dunque, ch’io non cambierei sulla carta a questa casa il nome <strong>di</strong> Ospitale delle Convalescenti e<br />

ciò per varie ragioni. La prima per tenerci in libertà d’accogliere, credendo, e volendolo fare, anche<br />

delle povere isolate, giovani, o donne che non cadono nella categoria delle traviate, ma nella quale<br />

poi andranno a ridursi se non si raccolgono. La seconda perchè col titolo <strong>di</strong> convalescenti, se anche<br />

avremo qualche giovane bisognosa <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a, e <strong>di</strong> raddrizzamento, seguito questo, con assai<br />

maggior facilità, potremo poi appoggiarla in qualche buona casa, o parimente se sara chiamata in<br />

matrimonio Ed in ogni modo pare a me più e<strong>di</strong>ficante il titolo <strong>di</strong> Ospitale <strong>di</strong> Convalescenti, avendo<br />

noi <strong>di</strong> cio anche l’esempio <strong>di</strong> quello che fece in Roma il Servo <strong>di</strong> Dio, Venerabile Fratel Angelo,<br />

carmelitano. Perciò io cercai, ritenendo pienamente la sostanza della Carta da lei favorita, <strong>di</strong> ridurla<br />

in modo, che possa aver luogo ogni nostro riflesso, e lasciarci in liberta <strong>di</strong> seguir poi nell’esercizio<br />

<strong>di</strong> quest’opera caritatevole, quelle traccie più, o meno estese, che la Divina Provvidenza vorrà<br />

manifestarci a tenore della santissima Volontà del Signore, e le...<br />

Intanto, pregiatissimo signor Francesco, ella voglia favorire <strong>di</strong> presentare i più <strong>di</strong>stinti miei<br />

complimenti all’ottima signora Teresina 4 , e raccomandandomi alle sante loro orazioni, mi per metta<br />

<strong>di</strong> passare al vantaggio <strong>di</strong> raffermarle la stima più dovuta, e più sincera.<br />

Milano li 18 gennaio 1825<br />

Di lei pregiatissimo signor Francesco<br />

Devotissima Obbligatissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

1 Francesco Padenghe, procuratore <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> a Venezia (Ep. I, lett. 352, n. 1, pag. 555).<br />

2 Ex convento, che appare anche nello Stato personale del Clero del la città e Diocesi <strong>di</strong> Venezia con questo nome e che<br />

sorgeva nella parrocchia <strong>di</strong> S. Nicola dei Tolentini.<br />

3 Il proprietario dell’ex convento, acquistato dal Demanio.<br />

4 La moglie <strong>di</strong> Francesco Padenghe (Ep. II/2, lett. 894, n. 3, pag. l213).


AL SIGNOR ALESSANDRI<br />

893(Verona#1825.10.19)<br />

Si dovrebbe mettere un custode all‟Ospedale delle Convalescenti, perchè <strong>di</strong>fenda lo stabile nell‟attesa che la<br />

nuova opera possa funzionare. E‟ stata proposta una famiglia sfrattata, ma la <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong>mostra come non<br />

sia da accettare, essendo essa composta anche da due bambini piccoli, che osta colerebbero la prestazione<br />

dei genitori. Suggerisce a chi rivolgersi per trovare la persona adatta. C‟è anche la futura Direttrice, la<br />

nobile Marianna Francesconi, che ha una sorella maritata e senza figli, la quale sarebbe assai utile.<br />

V.G. e M. Stimatissimo signor Giuseppe<br />

Verona 19 ottobre 1825<br />

Le sarà già stato noto stimatissimo signor Giuseppe la gita <strong>di</strong> Monsignor Albricci 1 a Verona.<br />

Ricevetti la pregiatissima <strong>di</strong> lei lettera domenica sera, ed il medesimo partiva la susseguente mattina<br />

onde non potei consegnargli la mia risposta. Mi affretto per altro <strong>di</strong> scriverle sentendo com’ella<br />

giustamente brama un riscontro sollecito. Prima <strong>di</strong> tutto dunque le <strong>di</strong>rò che non posso a meno <strong>di</strong><br />

non ridere intorno allo spoglio democratico fatto da quel buon laico nella nostra casa e chiesetta,<br />

sentendo tutte le circostanze del Dottorato. In somma sono poi molto contenta che ci resti l’altar<br />

maggiore Quello che m’imbarazza piu <strong>di</strong> tutto si e la situazione attuale della povera Teresa Maria 2<br />

che per attacca mento, per istima, e per amicizia, vorrei contentare, e consolare, ma vorrei farlo<br />

senza con<strong>di</strong>scendere a cose che potessero formar ostacoli al caro nostro ospitale Nel progetto che<br />

questa buona anima ci fa <strong>di</strong> prendere intanto quella famiglia, ecco quel che rifletto.<br />

Questa famiglia viene ricoverata in questa casa perchè attesa la demolizione della casa dove abita al<br />

momento non sa dove andare, e questa famiglia resta composta <strong>di</strong> padre, madre, e due figli, piccoli<br />

ambedue. Questa dunque non è nè può assolutamente mai essere al caso <strong>di</strong> restare per servizio<br />

dell’ospitale in qualità <strong>di</strong> casanti come abbiamo detto avendo noi bisogno <strong>di</strong> coniugati senza figli,<br />

dei quali possiamo servirci nelle occasioni con libertà, e senza il pericolo, e l’imbarazzo <strong>di</strong> ragazzi.<br />

Conseguentemente questa famiglia conviene rimandarla quando il Signore comincierà l’opera.<br />

Questo principio può essere sollecito, e può essere lontano. Se dovesse essere sollecito,<br />

come una famiglia può sollecitamente trovarsi poi casa in altra parte, e non sembrar noi crudeli <strong>di</strong><br />

metterla su d’una strada. Se il principio dell’opera è lontana, accomodata per un tratto <strong>di</strong> tempo la<br />

famiglia ivi senza pagare, non troveremo più modo da farla determinare ad appoggiarsi pagando se<br />

non con <strong>di</strong>spiacere. A me dunque sembrerebbe una cosa per cui mi <strong>di</strong>spiace dover proporre un<br />

nuovo <strong>di</strong>sturbo o a lei, o all’ottimo signor Padenghe 3 , ma affidata alla loro carità la <strong>di</strong>co.<br />

Io pensava dunque se uno, o l’altro <strong>di</strong> loro avessero trà la gente <strong>di</strong> loro servizio, nei, loro negozj<br />

qualche buon uomo, o solo, o anche colla famiglia, ma che potessero comandargli, e questo<br />

metterlo ivi a dormire, e anche ad abitare se credessero, perchè essendo sotto i loro coman<strong>di</strong> quando<br />

fosse il momento senza contrasti la famiglia partirebbe. Se fosse un buon uomo timo rato <strong>di</strong> Dio<br />

solo, mi pare che si potesse donargli qualche bagatella, o mensuale, o alla fine, ed ancora ci<br />

tornerebbe conto. Potrebbe anche farmi la grazia <strong>di</strong> pregare il signor Padenghe il quale e amico del<br />

Pievano attuale dei Tolentini, perche domandasse al medesimo se avesse qualche buon uomo da far<br />

dormire in quella casa per questo tempo, e per non finire mai d’incomo darla ella mi faccia la carità<br />

<strong>di</strong> parlar anche a Don Zulian, che essendo vicino può avere anch’esso qualche uomo fidato da farlo<br />

ivi dormire. Di più voglio secretamente confidarle due cose.<br />

La prima, che Marianna 4 ha qualche vista, e molto deside rio nel caso possa combinare<br />

trovando in ogni rapporto come pare sin quì le persone a proposito, <strong>di</strong> prendere per casanti 5 una sua<br />

1 Mons. Albrizzi Giuseppe, canonico e parroco <strong>di</strong> S. Marco, , Venezia (Ep. II/1, lett. A 37, n. 1, pag. 226).<br />

2 Dovrebbe essere non una Figlia della Carità, ma una conoscente <strong>di</strong> entrambi.<br />

3 Francesco Padenghe (Ep. I, lett. 352, n. 1, pag. 555).<br />

4 Marianna Francesconi (Ep. III/1, lett. 1095, n. 6, pag. 223).<br />

5 Custo<strong>di</strong>


sorella maritata la quale non ha figli, e non è in caso <strong>di</strong> averne, la quale ha suo marito, che fu<br />

beneficato in vita dal padrone a cui serviva, che morì. Non so poi se consentiranno questi <strong>di</strong> venire<br />

ad abitare in Venezia, vivendo ora in terra ferma. Marianna lo spera, e la donna sarebbe persona <strong>di</strong><br />

cuore, ed attaccata, in un bisogno. Però neppure con questi ho voluto prendermi il minimo impegno<br />

non conoscendoli io niente, e li vedrò e conoscerò quando piacerà al Signore, che possa venire a<br />

Vene zia. L’altra cosa si è, che Marianna spontaneamente sentendo Ì’àfflizione <strong>di</strong> Teresa Maria, mi<br />

esibì <strong>di</strong> venire a Venezia anchè subito, e <strong>di</strong> stare in compagnia della medesima per attendere ai<br />

restauri, e per cercare anche qualche benefattore, <strong>di</strong>cendomi che voleva pero restare della Casa<br />

nostra <strong>di</strong> Santa Lucia, da dove mi <strong>di</strong>ceva avrebbe voluto le mandassimo il cibo, e tutto il rimanente,<br />

ma col patto ch’io l’accompagnassi a Venezia. Io non ri fiutai, e non accettai, <strong>di</strong>pendendo<br />

pienamente dai miei Superiori per la cosa in se stessa, ed anche per potermi muovere adesso da quì,<br />

che già non vedo possibilità <strong>di</strong> farlo. Per altro lasciai che Marianna proponesse la cosa al signor<br />

Arciprete Albrizzi, ma sembro a questo, che tal passo sia intempestivo, ed io pure vi scorgo molti<br />

obbietti, non<strong>di</strong>meno la cosa non è da <strong>di</strong>sprezzarsi a mio credere, e mi pare una <strong>di</strong>sposizione del<br />

Signore per ridurre Marianna più dolcemente e questo passo.<br />

Quello che intanto raccomando a lei, ed all’ottimo signor Francesco s e <strong>di</strong> sollecitare la<br />

canta delle persone che <strong>di</strong>segnano pregare. Aspetto oggi <strong>di</strong> ritorno da Milano la buona Priùli 6 col<br />

nostro Don Marco 7 , il quale tornerà io spero risuscitato da morte a vita, per un po’ <strong>di</strong> riposo.<br />

Quando sarò colla Priùli sola senza Don Marco, voglio par lane del mio progetto delle 24<br />

mille svansiche tra l’ospitale e Murano 8 , perche vorrei che s’impegnasse anch’essa, o per una cosa,<br />

o per ] Quando passò da qui, poco potei parlarle an che per la mia tosse, la quale si è <strong>di</strong>vertita dopo<br />

la <strong>di</strong> lei partenza alquanto, ma ora ne sono quasi libera, quantunque dubiti che dovrò farmi levar<br />

sangue; ma già sono cose da niente ed a momenti sono forte.<br />

6 Dama Loredana Priouli, benefattrice dell’Istituto (Ep. I, lett. 397, pag. 646).<br />

7 Don Cavanis Marco, col fratello si occupa dell’educaziojne dei ragazzi (Ep.II/1, lett. 438, n. 1, pag. 55).<br />

8 Per rendere possibile la richiesta fondazione, che però non si effettuerà.


A FRANCESCO PADENGHE<br />

894(Milano#1826.03.11)<br />

I due Procuratori, Padenghe e Alessandri, continuano ad escogitare mezzi per raccogliere i ton<strong>di</strong> necessari<br />

all‟Ospedale delle Convalescenti, e intanto il Padenghe chiede consigli alla <strong>Canossa</strong> sul come condurre i<br />

restauri allo stabile. La Marchesa è grata per la fiducia del signor Francesco, ma lo consiglia ad attendere<br />

qualche settimana, quando ella, tornando a Vene zia, potrà condurre con sè la futura Direttrice, la<br />

Marianna Francesconi, che potrà dare in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> maggior competenza.<br />

V: G: e M: Pregiatissimo Signor Francesco<br />

Milano dalla Certosina li 21 marzo 1826<br />

Mi riesce finalmente <strong>di</strong> trovar un momento da sod<strong>di</strong>sfare, benchè tar<strong>di</strong>, ad un preciso e gra<strong>di</strong>tissimo<br />

dovere, il quale è <strong>di</strong> riscontrare la pregiatissima <strong>di</strong> lei lettera, ottimo signor Francesco. La<br />

molteplicità delle mie occupazioni da ultimare, e replicati viaggi che dovetti ultimamente fare in<br />

servizio dell’Istituto mi costrinsero a sembrare, benchè involontariamente, trascurata. Certa sono,<br />

che la <strong>di</strong> lei bontà vorrà perdonarmi quest’involontaria mancanza, potendola sinceramente<br />

assicurare averle io risposto, non so quante volte col desiderio.<br />

Non posso <strong>di</strong>rle quanta consolazione io provi sentendo le bene<strong>di</strong>zioni singolari, che degnasi<br />

il Signore spargere sulle Caritatevoli loro fatiche, e vivamente spero abbia la bontà <strong>di</strong> Dio da<br />

provvedere tutto il rimanente che resta onde supplire all’intero pagamento della casa, come anche<br />

del rimanente per gli in<strong>di</strong>spensabili restauri. La <strong>di</strong> lei gentilezza, non contenta <strong>di</strong> tutto quello che fa,<br />

si compiace voler sentire il mio parere intorno alle fatture da farsi. Mi creda, che sa ella meglio le<br />

cose dormendo, ch’io vegliando. Con tutto ciò, giacchè così vuole, eccole cosa a me sembrerebbe<br />

per poterci ristringere per ora alle sole cose in<strong>di</strong>spensabili. Sappia ch’io sul fine della prossima<br />

settima na, conto, a Dio piacendo ritornare a Bergamo, ove credo avremo gli Esercizj delle signore<br />

del ceto mercantile. Subito terminati questi ho intenzione <strong>di</strong> ripatriare, ed in<strong>di</strong> trasferirmi a Venezia<br />

avvicinandosi la festa dell’Ascensione, subito dopo la quale, co me sà, abbiamo i santi Esercizj<br />

Questa volta ho intenzione <strong>di</strong> condur meco Marianna 1 che penso lasciar poi a Venezia. Se non le<br />

<strong>di</strong>spiace dunque a me sembrerebbe migliore aspettare a metter mano a ristauri fino che Marianna<br />

non vi sia, giacchè si tratta <strong>di</strong> un ritardo <strong>di</strong> tempo limitato, e così vedremo <strong>di</strong> contentarla alla prima,<br />

e risparmiare altre fatturette, che noi potressimo trovar opportune, e che anche lo sarebbero, ma che<br />

dovendo misurarle colle forze sarà meglio ommetterle e restringerli alle sole necessarie. Io per altro<br />

<strong>di</strong>co quanto mi pare, ma si ricor<strong>di</strong>, che mi rimetto poi pienamente a quanto ella giu<strong>di</strong>ca migliore.<br />

L’occasione del santo Giubileo, che sento con tanta e<strong>di</strong>ficazione già costì cominciato, darà forse un<br />

maggior eccitamento all’opera del Signore. L’ottimo signor Giuseppe 2 , dal quale ricevetti jeri una<br />

lettera, me ne fa la descrizione. Sia <strong>di</strong> tutto ringraziato il Signore, e tanto lei, che la degnissima<br />

signora Teresina 3 alla quale la prego de’ più <strong>di</strong>stinti, e cor<strong>di</strong>ali complimenti, facciano la carità <strong>di</strong><br />

ricordarsi anche <strong>di</strong> me, che da miserabile non mancherò <strong>di</strong> fare il contracambio. Accettino i doveri<br />

delle compagne, che hanno il vantaggio <strong>di</strong> conoscerli, in particolare della mia Elena 4 , ed ella mi<br />

faccia la grazia <strong>di</strong> essere persuasa <strong>di</strong> quella inalterabile stima con cui sono e sarò sempre<br />

Di lei pregiatissimo signor Francesco<br />

Devotissima Obbligatissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

1 Marianna Francesconi, <strong>di</strong>rettrice dell’Ospedale delle Convalescenti (Ep. III/1, lett. 1095, n. 6, pag. 223).<br />

2 Giuseppe Alessandri (Ep. I, lett. 257, n. 1, pag. 380)<br />

3 Teresina Padenghe (Ep. II/2, lett. 894, n. 3, pag. l213).<br />

4 Elena Bernar<strong>di</strong> (Ep. I, lett. 278, n. 2, pag. 411).


A FRANCESCO PADENGHE<br />

895(Venezia#1826.05.18)<br />

La <strong>Canossa</strong>, lo consiglia ad accettare e a far conoscere l‟aiuto finanziario <strong>di</strong> quei benefattori, che sono<br />

<strong>di</strong>sponibili per sovvenzionare, almeno in par te, un‟opera tanto grande quanto quella dell‟ospedale.<br />

V:G: e M: Pregiatissimo signor Francesco<br />

Col piu vivo piacere intesi jeri esser ella felicemente ritornata dalla campagna, pregiatissimo signor<br />

Franco, e tanto più gra<strong>di</strong>ta mi riuscì tal notizia, quanto che l’ottima signora Teresina <strong>di</strong> lei consorte<br />

avevami fatto dubitare, che non tanto sollecito fosse per essere il <strong>di</strong> lei ripatrio.<br />

Animata dalla ben conosciuta <strong>di</strong> lei pietà, mi prendo la libertà appena giunta <strong>di</strong> venirla ad<br />

importunare.<br />

In riguardo però della Divina Gloria, a cui unicamente è l’o pera <strong>di</strong>retta, spero che accordarmi ella<br />

vorrà un benigno compatirnento. Già ella conosce, ch’io sono per parlarle della grand’opera del<br />

caro nostro Ospitale delle Convalescenti. Ben sò la <strong>di</strong> lei sollecitu<strong>di</strong>ne e premura per la medesima,<br />

mi perdoni però, ma questo è il momento da rianimare più che mai queste belle <strong>di</strong>sposizioni,<br />

volendo adesso singolarmente accettare la pietà <strong>di</strong> que’ caritatevoli signori, i quali concorrer<br />

volessero ad un tanto bene. I bisogni <strong>di</strong> questa vasta ed illustre città sono troppo noti a lei, ed a<br />

qualunque delle degne persone ch’ella sarà per interessare, per non aver da impegnare le persone<br />

pie a concorrere ad un’opera santa. La medesima ha in se delle proprietà particolari, che quasi <strong>di</strong>rei<br />

naturalmente la raccomandano. Io altra pia opera forse non conosco, la quale in se racchiuda più <strong>di</strong><br />

questa, maggiori e pronti motivi <strong>di</strong> consolazione, per quelle persone, che avranno la sorte <strong>di</strong><br />

potervisi prestare, giacchè oltre il punto esenziale che riguarda la Divina Gloria, e l’eterna<br />

gran<strong>di</strong>ssima mercede, che dal Signore riceveranno nel Cielo, appena cominciato l’opera cogli occhi<br />

propri ne vedranno subitamente il frutto, ed avranno la compiacenza <strong>di</strong> avere in questa città aperto<br />

uno stabilimento che manca a molte città d’Italia, e che splendette con tanta utilità già in Roma, per<br />

opera d’un gran Servo <strong>di</strong> Dio 1 morto, credo, non molti anni sono. Le aggiungo, che sono quasi certa<br />

che l’esempio <strong>di</strong> Venezia, darà eccittamento ad altre città del Regno a proccurarsi simile opera<br />

santa, della quale facilmente conosceremo i vantaggi.<br />

Mi affretto ad iscriverle tutto ciò, pregiatissimo signor Franco, e perchè non per<strong>di</strong>amo l’attuale<br />

propizia stagione, che non può essere più addattata per eseguire i necessarj restauri, e perchè come<br />

ben sà mi sollecitai <strong>di</strong> quì condurre quella mia buona compagna, alla quale <strong>di</strong>ede il Signore doni<br />

particolari, onde prestarsi all’avviamento <strong>di</strong> questo sì benedetto ospitale.<br />

Termino col domandarle <strong>di</strong> nuovo mille scuse del <strong>di</strong>sturbo, e pregandola de’ miei <strong>di</strong>stinti<br />

complimenti alla signora Teresina, passo a protestarmi colla massima e più <strong>di</strong>stinta stima<br />

Di lei pregiatissimo signor Franco<br />

[Venezia] Santa Lucia 18 maggio 1826<br />

A Monsieur<br />

Monsieur François Padenghe<br />

S.R.M.<br />

1 Il venerabile Fratel Angelo, carmelitano, <strong>di</strong> cui la <strong>Canossa</strong> scrive nella lett. 891.<br />

Devotissima Obbligatissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A FRANCESCO PADENGHE<br />

896(Verona#1828.01.17)<br />

Finalmente la <strong>Canossa</strong> ha ricevuto notizie sull‟Ospedale delle Convalescenti da parte del signor Padenghe.<br />

Gode che il nuovo Patriarca e il Viceré abbiano manifestato il loro gra<strong>di</strong>mento e la loro <strong>di</strong>sponibilità a<br />

favorirlo.<br />

V:G: e M: Stimatissimo signor Francesco<br />

Sempre gra<strong>di</strong>te e pregiate mi sono le <strong>di</strong> lei lettere stimatissimo signor Francesco; le confesso aver io<br />

nella mia mente giustificato il <strong>di</strong> lei silenzio giu<strong>di</strong>candolo prodotto dalla varietà e molteplicità delle<br />

circostanze le quali a mio credere pare venghino a sempre più caratterizzare la bell’opera delle<br />

Convalescenti per opera <strong>di</strong> Dio, non mancando questa d’intralci e <strong>di</strong> ritar<strong>di</strong>, cose <strong>di</strong> cui sono segnate<br />

tutte le opere del Signore. La <strong>di</strong> lei invariabile costanza parimenti entra in carattere medesimo e non<br />

posso tacerle che non mi e<strong>di</strong>fichi e conforti grandemente. Sia <strong>di</strong> tutto benedetto e lodato il Padre<br />

della misericor<strong>di</strong>a. Mi tengo pure certissima che vorra il Signore compirla col mandare altresì tutto<br />

ciò che ancora manca per cominciare la Casa. E’ vero che il formarle spesso le volte fa prima<br />

sospirare il ritardo, ma quello che a lei infuse tanto del suo spirito e commosse il cuore delle altre<br />

persone benefattrici vorra mandarci anche questo<br />

Intesi come la buona Margherita non si dona almeno per ora <strong>di</strong> potersi unire alla buona<br />

Marianna. Cominciai dunque in conseguenza a delle indagini per trovare un ripiego. Il male si è che<br />

essendo lontana da costì e sembrando a me il migliore non potendo avere la buona Margherita,<br />

ricercare prima <strong>di</strong> tutto una veneziana così non potendo agire da vicino mi pare <strong>di</strong> non poter operare<br />

sollecitamente ne credo per ora sperabile riflettendo a tutto ciò che mi ricordo, <strong>di</strong> poter venire a<br />

Venezia prima <strong>di</strong> Pasqua. Il rime<strong>di</strong>o ch’io trovo tacendo unitamente quanto posso si è <strong>di</strong> trovare<br />

orazione.<br />

Non può negarsi umanamente parlando che la gravissima malattia <strong>di</strong> Monsignor Albrizzi e<br />

l’infortunio dell’ottimo signor Alessandri non abbiano ritardato l’avvanzamento dell’opera e ben<br />

comprendo che il primo abbisogna nel suo penoso male <strong>di</strong> gran fortezza e che anche il secondo è in<br />

uno stato <strong>di</strong> gran compassione. Non può credere quanto gli abbia ambidue nel cuore e quanta<br />

orazione abbiamo per ciascheduno. Si vede che non siam degne <strong>di</strong> essere esau<strong>di</strong>te come vorressimo,<br />

ma seguiteremo a pregare.<br />

Mi riusci poi <strong>di</strong> vera compiacenza il sentire l’aggra<strong>di</strong>mento che <strong>di</strong> quest’opera mostrò<br />

cotesto degnissimo novello Patriarca 1 le <strong>di</strong> lui <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> favorirlo nel modo a lui possibile ed il<br />

paterno perseverante impegno del clementissimo e p<strong>ii</strong>ssimo nostro Principe Vice Re 2<br />

Tutte queste cose pure a me sono prove che il Signore vorrà stabilir bene quest’opera. Quanta<br />

consolazione sarà per lei pregiatissimo signor Francesco, ed anche per me se possiamo arrivar a<br />

vedere Dio glorificato, impe<strong>di</strong>ti i peccati e che tante anime amino il Signore per cagione <strong>di</strong><br />

quest’opera che a Lui costa tanto.<br />

A <strong>di</strong>r il vero ella stette del tempo ad iscrivermi, ma mi da tante buone nuove. Anche la<br />

signora Rosina lasciò dei mobili; in somma tutto si va <strong>di</strong>sponendo bene.<br />

Sono anche un po’ consolata <strong>di</strong> sentire il buon signor Giuseppe 3 più sollevato <strong>di</strong> spirito e che abbia<br />

fatto carta bianca a quell’eccellente e attissimo signor avvocato Gaspari. Forse potrà trovar qualche<br />

ripiego. Le ricambio poi i più sinceri e cor<strong>di</strong>ali felicissimi auguri per l’anno corrente quantunque<br />

siamo <strong>di</strong> già in esso alquanto inoltrati e stimo ch’ella possa arrivar all’età <strong>di</strong> Matusalem per la gloria<br />

<strong>di</strong> Dio e pel bene dell’anime, e che la cara signora Teresina 4 , alla quale favorirà <strong>di</strong> presentare i più<br />

1 Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

2 Principe Ranieri (Ep.II/1, lett. 517, n. 4, pag. 293).<br />

3 Giuseppe Alessandri (Ep. I, lett. 257, n. 1, pag. 380).<br />

4 Teresina Padenghe (Ep. II/2, lett. 894, n. 3, pag. l213).


<strong>di</strong> stinti complimenti possa farle compagnia <strong>di</strong>ventando una gran santa. Aggra<strong>di</strong>sca pure anche i<br />

doveri delle mie compagne, e colla maggior estimazione passo al vantaggio <strong>di</strong> raffermarmi<br />

<strong>di</strong> Lei pregiatissimo signor Francesco<br />

San Giuseppe li 17 gennaio 1828<br />

Devotissima Obbligatissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


A FRANCESCO PADENGHE<br />

897(Trento#1828.07.22)<br />

Tra i benefattori c‟è pure la Danza Michieli, la quale però inisiste in ciò che la <strong>Canossa</strong> non trova<br />

opportuno: accettare nell‟Ospedale anche le «pericolate ». Prima <strong>di</strong> allargare il piano dell‟opera, è<br />

necessario trovare una buona vedova, che affianchi intelligentemente Marianna Francesconi. In quanto poi<br />

a permettere le visite al locale da parte dei benefattori, si decida dopo la partenza per la villeggiatura della<br />

Michieli per non creare troppe <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Stimatissimo Signor Francesco<br />

Milla perdoni domando alla <strong>di</strong> lei bontà del involontario ritardo nel riscontrare la pregiata <strong>di</strong> lei<br />

lettera del giorno 10 corrente. Facilmente ella si figurerà da quante cose mi trovi circondata,<br />

conseguentemente mi conviene approfittare quando posso dei ritagli <strong>di</strong> tempo che posso avere.<br />

Molto più devo comparire spesse volte negligente, perchè la sola solita mia secretaria può qui<br />

assistermi a scrivere essendo tutte le altre compagne adete a questa fondazione occupate come può<br />

figurarsi.<br />

Le belle notizie contenute nel principio della gentillissima <strong>di</strong> lei lettera molto mi<br />

consolarono. Il chiarissimo ed esato calcolo poi che la conclude mi spaventerebbe se non pensassi<br />

che la bontà del Signore la quale tanti segni ci <strong>di</strong>ede <strong>di</strong> volere questa santa opera non mi animasse a<br />

confidare che la <strong>di</strong> lui provvidenza non abbia da continuare a farci esperimentare gli effetti <strong>di</strong> sua<br />

misericor<strong>di</strong>a. Non<strong>di</strong>meno, pregiatissimo signor Francesco, com’ella <strong>di</strong>ce benissimo conviene<br />

proccurare con coraggio a fare quanto si può, e non mancherò al certo scrivendo ad alcune <strong>di</strong><br />

coteste buone Dame <strong>di</strong> animarle ed eccitarle a proccurare novelli benefattori. Sappia anzi che una<br />

bella occasione ne ho già al momento per le mani e questa si è una lettera a cui debbo rispondere<br />

nell’amica Micheli 1 in cui mi significa le sante sue collere perchè non potei accogliere le pericolate.<br />

Secondo il nostro ideato piano dal momento che il Signore ci doni mezzi <strong>di</strong> sussistenza, ed una<br />

buona vedova vocata veramente e <strong>di</strong> piena confidenza e persuasione <strong>di</strong> Marianna 2 , siamo<br />

prontissimi e col genio maggiore <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare alla carità <strong>di</strong> questa santa Damina. L’accogliere poi<br />

altre povere penitenti le <strong>di</strong> cui mancanze non sono note, la trovo anch’io una grand’opera <strong>di</strong> carità e<br />

forse anche potrebbe essere uno de’ mezzi <strong>di</strong> sussistenza, ma oltre che ci vuole prima la prudente<br />

vedova <strong>di</strong> cui abbiamo parlato, parmi sia cosa da maturarsi prima <strong>di</strong>nnanzi a Dio coll’orazioni<br />

trattandosi d’un progetto nuovo escluso dal primo progetto. Uniamoci stimatissimo signor<br />

Francesco a pregare a far pregare perciò, onde si degni il Signore manifestare la santissima <strong>di</strong> lui<br />

volontà.<br />

Rapposto al far vedere per una sola volta il locale alle persone state benefatrici o fossero per<br />

<strong>di</strong>venirlo, so quanto grande sia la <strong>di</strong> lei prudenza e nello stesso tempo carità, e ragionevolezza per<br />

non occupare soverchiamente Marianna, la quale so che si affanna ed ammazza in simili incontri<br />

perchè la casa sia pulita, ch’io mi rimetto a lei. Solo la pregherei <strong>di</strong> lasciar andar in campagna la<br />

buona mia amica Micheli perchè temo sempre che il gran cuore <strong>di</strong> quell’anima benedetta la trasporti<br />

per fine santo s’intende a far vedere la casa persemprici lusinghe per cui senza vantaggi ci<br />

esponiamo ad interrompere frequentemente metto<strong>di</strong> e replicare a Marianna le fatiche. Questo lo<br />

<strong>di</strong>co a lei solo, sapen do quanto sia la <strong>di</strong> lei prudenza e secretezza.<br />

Mi consolai fuor <strong>di</strong> modo sentendo che gli affari del buon signor Alessandri 3 va<strong>di</strong>no un po<br />

raddrizzandosi. L’impareggiabile <strong>di</strong> lei carità riceverà anche da questa opera una gran corona.<br />

1 Dama Michiel Bernardo, veneziana (Ep. III/2, lett. 1379, n. 6, pag. 785)<br />

2 Marianna Francesconi, nella Casa <strong>di</strong> Venezia (Ep. III/1, lett. 1095, n. 6, pag. 223).<br />

3 Alessandri Giuseppe, uno dei due procuratori <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> a Venezia (Ep. I, lett. 257, n. 1, pag. 380).


Non mancheremo da miserabili <strong>di</strong> pregare pel degnissimo signor Arciprete Albrizzi 4 . Già secondo<br />

il periodo <strong>di</strong> quella qualità <strong>di</strong> malattie, adesso che an<strong>di</strong>amo a compir l’anno è il momento più<br />

pericoloso.<br />

Quando ha occasione <strong>di</strong> doversi trovare con Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima, il santo nostro<br />

Patriarca 5 , favorisca umigliargli il mio ossequio. I miei più <strong>di</strong>stinti e cor<strong>di</strong>ali miei complimenti<br />

all’ottima e carissima sgnora Teresina 6 che, con lei, il Signore vorrà rimunerare per la tanta sua<br />

carità.<br />

Mi raccomando alle orazioni della medesima come alle sue, pregiatissimo signor Francesco e<br />

pregandolo d’accettare i doveri delle mie compagne, voglia essere persuaso <strong>di</strong> tutta la mia stima e<br />

considerazione.<br />

Trento li 22 luglio 1828<br />

Di lei pregiatissimo signor Francesco<br />

4 Albrizzi Giuseppe, canonico e parroco <strong>di</strong> S. Marco, Venezia (Ep. II/1, lett. A 37, n. 1, pag. 226).<br />

5 Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

6 La signora Padenghe Teresina (Ep. II/2, lett. 894, n. 3, pag. l213).


A FRANCESCO PADENGHE<br />

898(Verona#1828.08.28)<br />

Con lettera del 9 agosto 1828, Francesco Padenghe aveva chiesto alla <strong>Canossa</strong> come comportarsi con le<br />

due benefattrici Michieli e Da Mula, che non ritenevano opportune le visite ai locali dell‟Ospedale delle<br />

Convalescenti. La <strong>Canossa</strong> risponde <strong>di</strong> chiarire a quelle Dame quale è lo scopo <strong>di</strong> quelle concessioni.<br />

V. G. e M. Pregiatissimo signor Francesco<br />

Mi lusingo che la buona superiora, mia compagna, avrà giustificato il mio ritardo nel riscontrarla,<br />

pregiatissimo signor Francesco. La gita momentanea che dovetti fare a Bergamo mi rubò tutta la<br />

scorsa settimana ed ecco il primo momento che posso trovare per procurarmi il gra<strong>di</strong>to vantaggio <strong>di</strong><br />

risponderle.<br />

Ella pensa colla solita prudenza e delicatezza relativamente alle Dame benefattrici che<br />

potrebbero fare un rimarco venendo in cognizione, vedendo che si lascia ad alcuni vedere il locale<br />

escludendo le persone loro conoscenti. Per non far io pasticci, ed anche per l’impossibilità in cui<br />

frequentemente mi trovo <strong>di</strong> scrivere lungamente, la prego colla solita <strong>di</strong> lei bontà a voler far<br />

comprendere la cosa alle Dame come è veramente quando se gliele presenterà naturalmente<br />

l’incontro.<br />

Per riguardo poi al ricevere un altra convalescente avendo proveduto il Signor col mezzo<br />

della carissima signora Teresina il modo <strong>di</strong> mantenerla, puo credere se io ne sono piu che contenta.<br />

Solo riflettendo io a quanto nella precedente gra<strong>di</strong>tissima <strong>di</strong> lei lettera, ella mi <strong>di</strong>ceva intorno alle<br />

convalescenti convertite, mi nasce dubbio se possa esser maggior gloria <strong>di</strong> Dio continuar ad<br />

accrescere le convalescenti innocenti, o veramente se migliore sia nel caso si potessero trovare delle<br />

provvidenze, ritenerle intanto poi la vedova che si rendera necessaria per cominciare pure questo<br />

piano Io li metto pienamente al <strong>di</strong> lei giu<strong>di</strong>zio la cosa, con tenta per parte mia <strong>di</strong> cio che puo essere<br />

il maggior bene Sono confusissima della degnazione del santo nostro Patriarca 1 che si ricorda <strong>di</strong> me<br />

miserabile, la prego allo stesso de’ più umili e cor<strong>di</strong>ali miei ossequj. Non mancheranno le mie<br />

compagne con me <strong>di</strong> averlo presente nelle povere nostre orazioni.<br />

Termino subito per non ritardare ancor piu la mia risposta, domandandole scusa del mio<br />

involontario ritardo La prego dei più <strong>di</strong>stinti e cor<strong>di</strong>ali miei complimenti alla cara signora Teresina 2<br />

Accetti i doveri delle compagne e raccomandandomi alla carità delle <strong>di</strong> lei orazioni, passo a<br />

confermarmi colla maggiore estimazione.<br />

[Verona] 28 agosto 1828<br />

Risposta alla lettera del<br />

9 agosto 1828<br />

______________________<br />

NB. Si tratta <strong>di</strong> una brutta copia, da cui derivano le interruzioni e i richiami <strong>di</strong> ripresa<br />

dell’argomento. Non ha firma.<br />

1 Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

2 La signora Padenghe Teresina (Ep. II/2, lett. 894, n. 3, pag. l213).


PRESENTAZIONE<br />

CREMONA<br />

Nel 1830, Mons. Carlo Emanuele Sardagna, il Vicario Capitolare <strong>di</strong> Trento, sta per essere consacrato vescovo nella sua<br />

città, e non a Roma, per impe<strong>di</strong>re conseguenze negative sulla sua salute a causa del lungo viaggio, e della <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> clima.<br />

Se ne è interessato il Conte Mellerio, pressato dalla Rosmini, dalla Durini e dalla <strong>Canossa</strong>.<br />

La notizia ufflcìale però non è ancora a conoscenza degli interessati, per cui la Marchesa inizia la corrispondenza<br />

col nuovo Vescovo, chiedendogli dove avverrà la sua consacrazione: vorrebbe esservi presente.<br />

Il 29 luglio, il Sardagna risponde manifestando la riconoscenza per l’intervento a suo favore, e, per quanto sia<br />

ancora incerto sulla nuova sede, si augura che, a Cremona « il Signore man<strong>di</strong> il più devoto dei <strong>di</strong> lei servitori ed il più<br />

fervente ammiratore del santo <strong>di</strong> lei Istituto.<br />

La <strong>Canossa</strong> avrebbe certo mantenuti cor<strong>di</strong>alissimi i suoi rapporti epistolari col Sardagna a cui doveva tanta<br />

gratitu<strong>di</strong>ne per la fondazione <strong>di</strong> Trento, ma forse non immaginava che, neppure tre anni dopo, avrebbe dovuto iniziare con<br />

lui un’altra corrispondenza d’affari.<br />

ll 7 ottobre del 1833, il Vescovo le scrive che « Con un pensiero fisso in testa » vuole fondare in Cremona un<br />

Istituto <strong>di</strong> Figlie della Carità. Il Rosmini gli ha concesso, come collaboratore per un anno uno dei suoi Fratelli della carità e<br />

cugino del Vescovo stesso, il Barone Don Giulio Tedeschi, ma nel campo femminile necessita <strong>di</strong> un altro valido aiuto e la<br />

<strong>Canossa</strong> glielo può far avere.<br />

Temendo una risposta dubitativa. chiede il « patrocinio » <strong>di</strong> Cristina Pilotti. ma la Marchesa lo assicura subito che<br />

la sua adesione è completa. Sarà invece, come al solito, lungo l’iter <strong>di</strong> effettuazione per la burocraiza governativa.<br />

Per risolvere il problema finanziario il Sardagna si assume l’onere del mantenimento <strong>di</strong> sei novizie e, per l‘acquisto<br />

della casa e del suo arredamento, si affida alla generosità dei suoi <strong>di</strong>ocesani, ai quali propone la partecipazione volontaria.<br />

La fiducia del Sardagna andrà non poco delusa per la poca generosità dei Cremonesi, ma non defleucrà dal suo<br />

intento. Metterà a <strong>di</strong>sposizìone qualche <strong>di</strong>sponibilità personale e, intanto, si accorda con la <strong>Canossa</strong> che, non solo man<strong>di</strong><br />

Regole e quanto necessita al curriculum <strong>di</strong> richiesta al Governo per l’erezione dell’Istituto, ma che, per copertura<br />

rnomentanea, <strong>di</strong>chiari che, se le Figlie della Carità, che comporranno il gruppo <strong>di</strong> fondazione, non avranno, corne avviene<br />

non poche volte, dote sufficiente al proprio mantenimento, l’Istituto se ne prenderà la <strong>di</strong>retta responsabilità, ciò che invece<br />

avrebbe fatto il Sardagna.<br />

Egli stava aspettando da Roma il decreto che avrebbe sancita la donazione <strong>di</strong> una somma che, come Vescovo,<br />

poteva mettere a <strong>di</strong>sposizione dell’Istituto, con una clausola però: se la fondazione non si fosse effettuata, quei beni<br />

sarebbero passati ad altro convento. Il Decreto arrivò nel gennaio ed egli appunto lo comunica alla Marchesa il 25 gennaio<br />

1835.<br />

Unico ostacolo per il momento era l’impossibilità da parte della <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> produrre l’elenco nominale delle<br />

Religiose e novizie, stabilite per la fondazione perché, essendo a Bergamo malata , non poteva raggiungere Verona., dove<br />

aveva tutto l’archivio.<br />

Il Sardagna che ha fretta, le in<strong>di</strong>ca come debba giustificare al Governo la mancanza <strong>di</strong> quel documento e la esorta<br />

ad attendere con calma il suo rientro a Verona. Ciò avverrà nel marzo, ma con la soluzione più dolorosa e più inattesa: la<br />

morte della <strong>Canossa</strong>, per cui la fondazione ritarderà fino al 1836 e sarà fatta senza la sua presenza.<br />

A MONS. SARDAGNA<br />

899(Verona#1830.06.25)<br />

Tra notizie varie, ciò che preme maggiormente alla <strong>Canossa</strong> è sapere dove Monsignore sarà consacrato<br />

Vescovo, perché gra<strong>di</strong>rebbe incontrarlo.<br />

V:G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Egli è presso che un mese ch'io desidero scrivere alla Signoria Vostra Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima sempre dovendo sacrificare alle molteplici mie occupazioni ed ai varj miei impegni<br />

questa mia brama. Al mio desiderio si unisce un dubbio che non facendolo subito dovrà passare del<br />

tempo senza potermi procurare questo gra<strong>di</strong>to onore non sapendo quale possa essere il luogo in cui Ella<br />

sarà consacrata.<br />

Comincierò questa mia col darle le notizie del nostro Serafini che ebbi il piacere <strong>di</strong> rivedere<br />

venerdì scorso a Padova nel ritorno che faceva da Venezia. Il medesimo sta bene stu<strong>di</strong>a interrotamente


vale a <strong>di</strong>re stu<strong>di</strong>ò molto bene, adesso era un po' più languido. Mi raccontò peraltro che la <strong>di</strong> Lui Signora<br />

Madre gli promise che se si porta bene lo condurrà seco a Cremona nel momento del <strong>di</strong> Lei ingresso, ed<br />

io lo animai tanto a stu<strong>di</strong>are per riuscirvi. E' pieno <strong>di</strong> talento e <strong>di</strong> vivacità. Forse io sarò troppo<br />

indulgente ma quando i ragazzi sono così vivaci quantunque ora mi sembra più moderato non si può<br />

ottenere subito tutto quello che si vorrebbe, d'altronde col gran capitale <strong>di</strong> talento che ha, crescendo<br />

cogli anni e calmandosi sempre più il vivo suo temperamento, in un momento pareggierà i compagni.<br />

Adesso poi Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore voglia Ella soffrire ch'io le doman<strong>di</strong><br />

notizie della rispettabilissima e da me tanto venerata <strong>di</strong> Lei persona. Mi <strong>di</strong>ca se la sua salute continua<br />

sempre buona? In qual luogo Ella verrà consacrata, e ciò le domando unicamente per vedere se posso<br />

lusingarmi, o a Verona, o a Milano <strong>di</strong> aver la sorte d'ossequiarla, e rivederla.<br />

Rapporto a quanto Ella si compiacque <strong>di</strong>rmi relativamente all'Istituto nostro per Cremona può<br />

credere che volendolo <strong>di</strong>sporre il Signore mi sarà del maggior contento d'impiegarmi per una Diocesi <strong>di</strong><br />

cui tanto venero il Pastore ed al quale professo obbligazioni senza numero. Chi sa che Dio non mi doni<br />

la consolazione <strong>di</strong> poterla servire anche in altro modo più utile. Basta, raccoman<strong>di</strong>amo tutto alla bontà<br />

del Signore affinche si degni bene<strong>di</strong>re se così è in suo piacere. La mia buona Cattina ha fatto un<br />

notabile miglioramento. L 'aria grossa <strong>di</strong> Venezia le giovò grandemente. Sin ora anche a Verona se la<br />

passa proprio benino onde mi lusingo abbia a pienamente rimettersi.<br />

Non le dò notizia del nostro Signor Don Leonardo 1 non avendolo veduto dacche ritornai; credo<br />

si trovi in villeggiatura con mio cugino <strong>Canossa</strong> 2 .<br />

Rinnovo alla Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima le proteste della mia venerazione<br />

ed umiliandole i rispetti delle mie Compagne ossequiosamente mi confermo<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 25 giugno 1830<br />

Umil.ma Ubb.ma Osseq.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 3<br />

1 Don Leonardo Leonar<strong>di</strong>, precettore <strong>di</strong> Carlino <strong>Canossa</strong> (Ep. I, lett. 147, n. 6, pag. 242).<br />

2 Carlino <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong>, cugino <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> (Ep.I, lett. 8, n. 6., pag. 23).<br />

3 NB.Autografa solo la firma della <strong>Canossa</strong>


A MONS. SARDAGNA<br />

900(Verona#1830.07.23)<br />

Margherita Rosmini aveva avvertito la <strong>Canossa</strong> che Monsignor Sardagna le aveva scritto una lettera. La<br />

Marchesa si giustifica con il mancato recapito e chiarisce come abbia agito per ottenere da Roma, me<strong>di</strong>ante<br />

l‟intervento del Conte Mellerio (I, pag. 625), che la consacrazione fosse fatta a Trento.<br />

V:G: e M: Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Verona 23 luglio 1830<br />

La buona mia Compagna Rosmini m'in<strong>di</strong>ca nell'ultima sua avermi la V.S. Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima favorito d'una sua lettera. Io veramente non la ricevetti e glielo <strong>di</strong>co perchè se mai<br />

avesse questa contenuto argomento <strong>di</strong> risposta non posso far il mio debito del dovuto riscontro.<br />

Essendo però molto tempo ch'io desiderava ricordarle il mio rispetto scrivendole, e non avendo avuto<br />

coraggio <strong>di</strong> farlo, figurandomi quanto si troverà in questi momenti occupata, approffitto ben volentieri<br />

<strong>di</strong>rei quasi <strong>di</strong> questo per autorizzarmi a <strong>di</strong>sturbarla.<br />

Prima <strong>di</strong> tutto le <strong>di</strong>rò che la risposta, ch'io ricevetti dalla persona, che interessai per cooperare<br />

affinche in vista della sua sinceramente preziosa salute Ella venga <strong>di</strong>spensata dal viaggio <strong>di</strong> Roma mi<br />

da molta lusinga <strong>di</strong> felice riuscita.<br />

Noti però la Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima che a me parve meglio, che questo<br />

passo secondario non venisse fatto come premura sua ne mia nominatamente ma lo combinai, come<br />

premura <strong>di</strong> persona che s'interessa per la rispettabilissima sua persona, essendomi però riuscito <strong>di</strong><br />

trovar un mezzo ch'io so efficace. Vedremo poi cosa farà il Signore. Uno sbaglio o <strong>di</strong>remo un equivoco<br />

accadette per altro, e questo si fu, che persona addetta pienamente a Monsignor Morlachi 1 scrivendomi<br />

per altro oggetto da Bergamo mi <strong>di</strong>sse: Lunedì il nominato nostro Vescovo parte per Roma. La persona<br />

cauta, e destra, che me lo scrisse mi fece credere che effettivamente fosse, ma seppi poi, che il <strong>di</strong> lui<br />

viaggio non seguì allora, e si supponeva non dovesse più aver luogo. Coll'ultimo or<strong>di</strong>nario poi mi<br />

scrive la Superiora pure <strong>di</strong> Bergamo che Monsignor Morlachi parte per Roma i primi d'agosto. Già non<br />

ne cre<strong>di</strong>amo più una non <strong>di</strong>meno a <strong>di</strong> Lei norma le <strong>di</strong>co tutto quello che so.<br />

Intanto mi vado pascendo della speranza in un luogo o nell'altro <strong>di</strong> pur rivederla, incerta però<br />

sempre anch'io del mio soggiorno, e della mia permanenza. Il nostro Don Leonar<strong>di</strong> è sempre in<br />

villeggiatura con mio cugino <strong>Canossa</strong>, motivo per cui so meno nuove <strong>di</strong> Lei.<br />

Una parola io poi debbo <strong>di</strong> risposta all'ultimo ossequiato foglio su <strong>di</strong> quanto Ella si compiaceva<br />

<strong>di</strong>rmi relativamente all'Istituto nostro per Cremona. Può credere che volendolo <strong>di</strong>sporre il Signore mi<br />

sarà del maggiore contento impiegarmi per una Diocesi <strong>di</strong> cui tanto venero il Pastore ed al quale<br />

professo obbligazioni senza numero. E chi sa che Dio non mi doni la consolazione <strong>di</strong> poterla servire<br />

anche con altro modo più utile. Basta, raccoman<strong>di</strong>amo tutto alla bontà del Signore affinche si degni<br />

tutto bene<strong>di</strong>re. La mia buona Cattina ha fatto un notabile miglioramento. L’aria grossa <strong>di</strong> Venezia le<br />

giovò grandemente. Sin ora quì a Verona se la passa proprio benino onde mi lusingo abbia a<br />

pienamente rimettersi. Rinnovo alla Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima le proteste della<br />

mia venerazione, ed umiliandole i rispetti delle mie Compagne ossequiosamente mi confermo.<br />

A Monsignor Vescovo Sardagna<br />

____________________<br />

NB. Il Vescovo Sardagna, in data 29 luglio 1830 ringrazia la <strong>Canossa</strong> del suo prezioso intervento e<br />

anche per la sua <strong>di</strong>sponibilità ad una possibile fondazione a Cremona.<br />

1 Mons. Morlacchi Carlo, Vescovo <strong>di</strong> Bergamo (Ep. I , lett. 388, n. 8, pag. 627).


A MONS. SARDAGNA<br />

901(Verona#1833.11.09)<br />

Con lettera del 7 ottobre 1833, il Vescovo <strong>di</strong> Cremona aveva scritto alla <strong>Canossa</strong> che, « con un pensiero fisso in<br />

testa » voleva fondare in Cremona un Istituto <strong>di</strong> Figlie della Carità ed aveva elencato quanto si prefiggeva <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sporre per l'accettazione <strong>di</strong> sei novizie e per quanto avrebbe dovuto rendere facile la nuova istituzione. Ne<br />

aveva parlato alla Rosmini, prima della sua morte. Con lettera del 21 ottobre, aveva riba<strong>di</strong>to il suo pensiero,<br />

chiarendo ancora meglio l'ammontare dell'aiuto finanziario che avrebbe messo a <strong>di</strong>sposizione per la desiderata<br />

fondazione. La <strong>Canossa</strong>, in data 9 novembre, risponde alla seconda, ripetendo quanto lei e la Cristina Pilotti<br />

avevano consigliato alla Rosmini, perché riuscisse a risolvere il problema <strong>di</strong> Cremona, ma ella non se ne era<br />

mostrata convinta; poi la morte aveva troncato tutto. Ora la Marchesa ripropone quel piano, perché, se la<br />

fondazione si potrà effettuare, non ci saranno vuoti economici, se non avverrà, 1'Istituto non avrà danni.<br />

V G e M Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Se non fosse l'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima il santo Vescovo ch'è, io penserei ch'avesse<br />

formato dei gran giu<strong>di</strong>zj sopra <strong>di</strong> me. Eppure, ho l'onore d'assicurarla, che non si verificano<br />

propriamente.<br />

Impegnatissima pel desiderio <strong>di</strong> vedere <strong>di</strong>latata la <strong>di</strong>vina gloria e per quello <strong>di</strong> servirla, vado<br />

pensando, e ripensando per ritrovarne il modo. Dovrei <strong>di</strong>rle che questa benedetta posta in alcuni paesi<br />

fa portare pazienza; che dopo il mio ritorno a Verona, che seguì il giorno 24 ottobre l'ultimo venerato<br />

suo foglio del 21 mi giunse giorni dopo, e che arrivata quì dovetti farmi fare un altro salasso per la<br />

vacillante mia salute, ma ommettendo tutto questo, accennato solo perche l'Eccellenza Vostra<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima non mi credesse in<strong>di</strong>ferente in ciò che la riguarda, entro subito nell'argomento, che<br />

reciprocamente c'interessa.<br />

Com'Ella <strong>di</strong>ce, noto erami il progetto ch'aveva Ella fatto alla defonta sempre a me cara Rosmini.<br />

Sappia anzi, che la medesima non trovava maniera da poterlo accettare. Cristina, ed io le avevamo<br />

suggerito <strong>di</strong> accettarlo nel seguente modo.<br />

La nostra proposizione era, che ricevesse dalle Figliuole vocate, e colle necessarie qualità, per<br />

potere riuscire soggetti idonei per l'Istituto, ma in qualità <strong>di</strong> maestre da educare, per nostra parte senza<br />

impegno, compito il corso dell'educazione, cercando però tra queste <strong>di</strong> avere alcuna ch'avesse almeno<br />

una parte della dote osservando loro il vantaggio ch'avrebbero <strong>di</strong> essere ammaestrate gratuitamente<br />

venendo l'Istituto sod<strong>di</strong>sfatto pel loro mantenimento colle annue 300 austriache caritatevolmente per<br />

esse <strong>di</strong>sposte. Avendo luogo la fondazione, i sei soggetti già formati, troverebbero il loro stato in<br />

Cremona, portando con sè, il poco, o molto che avessero. Non avendo luogo la fondazione coll'altra<br />

carità <strong>di</strong> Lei, delle austriache 7200 si pareggiarebbe, chi ha parte della dote, e resterebbero queste<br />

nell'Istituto, e le altre avendo goduto il frutto dell'educazione si collocherebbero per maestre, o in<br />

qualche Ritiro, o in qualche paese come meglio inclinassero, venendo noi frequentemente richieste <strong>di</strong><br />

soggetti nell'Istituto educati per simili oggetti. L 'amata defonta, approvò il pensiero, ma non sentivasi<br />

<strong>di</strong>sposta <strong>di</strong> accettarlo per Trento.<br />

Io sottopongo il progetto stesso ai riflessi dell 'Ecc. V. Reveren<strong>di</strong>ssima non potendomi<br />

<strong>di</strong>spensare dall'aggiungervi qualche osservazione. La prima si è, che nell'attuale progetto pare a me<br />

essere questo atto in pari tempo a servirla senza altra esposizione dell'Eccellenza Vostra che <strong>di</strong> quella<br />

caritatevole <strong>di</strong>spossione ch'Ella propone, e per parte dell'Istituto parimenti non restare impegnato più <strong>di</strong><br />

quello, che potrebbe, poiche andando a vuoto la fondazione <strong>di</strong> Cremona non avrebbe mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

aggravarsi <strong>di</strong> sei persone aventi una dote sì limitata, mentre neppure la dote nostra intiera non basta al<br />

mantenimento dei soggetti e le Case stabilite andarono innanzi perche qualcheduna tra noi aveva


qualche cosa <strong>di</strong> proprio da sostenere in totale. In secondo luogo piacendole il progetto non potrei per<br />

mia parte legarmi ne per Trento, ne per verun paese, non riuscendo la cosa per Cremona parlando dei<br />

soggetti, che potrebbero restare, dovendo nel riceverle avere in riflesso tante circostanze, e<br />

combinazioni per cui non potrei eleggere piuttosto Tirolesi per esempio, che Milanesi, ma quelle a<br />

proposito, e con cui si potesse combinare, e per simile motivo dovrei destinarle in relazione, in caso<br />

non venissero costì.<br />

Eccole ciò che subor<strong>di</strong>no all’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima.<br />

Attenderò in proposito le risoluzioni <strong>di</strong> Lei su cui mi regolerò. Cristina le umilia i suoi rispetti,<br />

ed io la supplico de miei al degnissimo Signor Baron Fratello della Carità 1 , che tanto mi consolò sia in<br />

sua compagnia parendo a me pure, ch'abbia da esserle <strong>di</strong> gran sollievo.<br />

Martedì ho mandato le Compagne a Trento, l'Angelina da Lei veduta in qualità <strong>di</strong> Superiora<br />

provvisoria sino alla mandata colà, e le altre due per assistere quella Casa nell'attuale circostanza degli<br />

Esercizj delle Signore pel santo Giubileo. Oggi ebbi il piacere <strong>di</strong> rivedere il Signor Don Antonio<br />

Rosmini in ottimo stato. Si ferma due o tre giorni.<br />

Termino col supplicarla della sacra pastorale sua bene<strong>di</strong>zione, e raccomandando con me<br />

l'Istituto alle sante sue orazioni, passo ad ossequiosamente confer(mar)mi<br />

Dell'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 9 novembre 1833<br />

___________________<br />

NB. Copia evidentemente da lasciare agli atti perchè senza firma.<br />

1 Un cugino <strong>di</strong> Mons. Sardagna, nipote della madre, Baronessa Luigia Pizzini, e membro dell'Istituto dell'Abate Rosmini.


A MONS. SARDAGNA<br />

902(Verona#1833.12.11)<br />

Monsignor Sardagna e la <strong>Canossa</strong> sono entrambi desiderosi <strong>di</strong> realizzare i1 piano per Cremona e la Marchesa<br />

segnala che ha già in vista ottimi elementi, ma quasi tutti privi <strong>di</strong> dote. Vedrà come risolvere egualmente.<br />

V G e M Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Tardai sino a questo momento a darmi l'onore <strong>di</strong> riscontrare l’ossequiato foglio<br />

dell'Ecc.V.Rev.ma per scemare possibilmente a tante sue occupazioni i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> replicate mie lettere.<br />

Tempo è però ch'io le sottoponga lo stato delle cose. Il desiderio sincero dunque che nutro <strong>di</strong><br />

poterla servire nel miglior modo mi fece ricercare nel più scrupoloso riflesso que soggetti ch'avessero<br />

le necessarie qualità per riuscire addattati per corrispondere col fatto a comuni nostri desideri avuto<br />

riflesso alle già maturate circostanze. Varj attualmente no ho per le mani, e tutti sembrano buoni. A<br />

confessarle il vero mi da pena che tra questi buoni, alcuni sono eccellenti per vocazione, capacità,<br />

salute, e questi sono privi <strong>di</strong> mezzi riducendosi ciò che si può sperare alla loro mobilia personale, e<br />

poco più e d'altronde, essendo figliole <strong>di</strong> testa <strong>di</strong>ritta e <strong>di</strong> pietà vera, le loro famiglie si addatterebbero<br />

forse a <strong>di</strong>stacarsele per un certo collocamento, ma non così per essere educate sull'incerto. Basta, si<br />

assicuri che certamente farò tutto quello, che da me <strong>di</strong>pende e per quanto faccia non potrò arrivare al<br />

desiderio che ho <strong>di</strong> riuscire proprio bene a servirla.<br />

Se potrò riuscire vorrei nel prossimo gennajo dar principio molto più che sul principio <strong>di</strong> questo<br />

avrà il suo compimento il corso <strong>di</strong> educazione delle Maestre <strong>di</strong> campagna <strong>di</strong> quì che la bontà del<br />

Signore al solito degnossi bene<strong>di</strong>re. Già quando avrò fissati i soggetti, e tutto combinato mi onorerò <strong>di</strong><br />

significarglielo. La supplicherei per una maggior mia norma, per sua parte bene<strong>di</strong>cendo il Signore le<br />

cose, quanto tempo Ella crede ci possa volere all'effettuazione della fondazione. Di più la prego a<br />

volermi continuare l'assistenza delle sante sue orazioni onde riesca felicemente la scelta, ed abbia tutto<br />

una buona riuscita.<br />

Le umilio i rispetti della mia Cristina e chiedendole la sacra pastorale sua bene<strong>di</strong>zione le<br />

confermo il profondo mio rispetto<br />

Dell'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 11 <strong>di</strong>cembre 1833<br />

____________________<br />

NB. Minuta scritta da Cristina Pilotti senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.


A MONS. SARDAGNA<br />

903(Verona#1834.01.11)<br />

Nella ricorrenza commemorativa dello sposalizio <strong>di</strong> Maria Santissima, entreranno a Verona sei soggetti, che<br />

saranno formati nel Corso <strong>di</strong> educazione per le maestre e, a suo tempo, se persisteranno, faranno parte della<br />

fondazione <strong>di</strong> Cremona. Intanto la <strong>Canossa</strong> chiede <strong>di</strong> poter sistemare la posizione economica in modo da non<br />

causare altro aggravio al Vescovo.<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 11 gennajo 1834<br />

Nell'atto che rinnovo all'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima le proteste del profondo mio<br />

ossequio unite ai sensi della mia riconoscenza per tante prove non mai interrotte <strong>di</strong> premura e bontà per<br />

noi vengo a <strong>di</strong>rle il poco che potei fare per combinare l'affare interessante dei soggetti per cotesta<br />

fondazione. Ritardai a darmi l'onore <strong>di</strong> scriverle appunto per poterle <strong>di</strong>re qualche cosa conclusiva in<br />

proposito. Sappia adunque che mi riuscì <strong>di</strong> combinare l'ingresso dei sei soggetti nell'Istituto pel giorno<br />

dello sposalizio <strong>di</strong> Maria Santissima.<br />

Confido, che questa benedetta Madre vorrà prenderle sotto la sua protezione, e cura, ed abbiano<br />

a fare buona riuscita. Le <strong>di</strong>rò <strong>di</strong> più che fuori <strong>di</strong> una, avranno se riescono tutte anche qualche cosa <strong>di</strong><br />

dote al momento della fondazione. Quella che non ha niente <strong>di</strong> dote è dotata dal Signore <strong>di</strong> qualità tali<br />

che credetti bene <strong>di</strong> unirla alle altre per la sua testa <strong>di</strong>ritta, soda pietà e brava assai per ogni impiego<br />

dell'Istituto nostro avendola esperimentata da più anni negli esercizj nostri.<br />

Quando saranno giunte tutte, ed avrò osservato per alcuni giorni i loro <strong>di</strong>portamenti se<br />

corrispondono all'informazioni, essendo alcuni <strong>di</strong> detti soggetti accettati, forestieri, ed avrò potuto<br />

avere le carte <strong>di</strong> assicurazione del poco che ciascuna potrà avere <strong>di</strong> certo <strong>di</strong> dote, mi darò l'onore <strong>di</strong><br />

significarglielo, ed in allora potremo formare un giu<strong>di</strong>zio positivo sulla somma che si renderà<br />

necessaria <strong>di</strong> più per fare la fondazione con fondamento.<br />

Sono intanto a supplicare l'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima, a scanso de miei timori, <strong>di</strong><br />

volermi dare una licenza generale ed è questa che riguarda il costo dei sei soggetti pel tempo del<br />

noviziato. Siccome l'Ecc.V. Rev.ma dà a ciascuno 300 austriache annue, e l'Istituto esige la lira d'ltalia<br />

così nel ricevere i soggetti ho procurato d'ottenere dai loro parenti qualche cosetta anche per questo ed<br />

in una qualche spero d'esservi riuscita. Alcune non hanno niente affatto pel noviziato. Se dunque<br />

l'Ecc.V.Rev.ma me lo permette penserei <strong>di</strong> fare in monte il pareggio onde combinare si possa senza<br />

ulteriore aggravio <strong>di</strong> Lei e colla possibilità e metodo dell'Istituto. Troverà l'Eccellenza Vostra<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima occluso in questa rispettosissima mia un'idea dell'Istituto, che mi <strong>di</strong>sse il Signor Don<br />

Leonardo ch'Ella desiderava.<br />

Nell'incontro che dovetti scrivere per altra fondazione al buon Marchese Casati lo pregai, o lui<br />

<strong>di</strong>rettamente o col mezzo <strong>di</strong> qualche mia amica colle quali tutte egli è in relazione venendo pregato per<br />

tutte <strong>di</strong>rei quasi le opere buone <strong>di</strong> Milano, <strong>di</strong> scrivere a Cremona com'Ella mi in<strong>di</strong>cò dando un idea<br />

degli esercizj dell'Istituto.<br />

Le presento i rispetti della mia Cristina la quale meco raccomandandosi alle sante sue orazioni<br />

implora anche con me la sacra sua pastorale bene<strong>di</strong>zione, e ricolma d'ossequio mi raffermo<br />

Dell'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

______________________<br />

NB. Minuta scritta da Cristina Pilotti e senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>


A MONS. SARDAGNA<br />

904(Verona#1834.02.19)<br />

Il Vescovo vorrebbe sapere dalla <strong>Canossa</strong> l'ammontare del mantenimento <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci Figlie della Carità e<br />

dell'acquisto del mobilio per la loro sede. La Marchesa risponde che si farà mandare un preventivo da Venezia<br />

e da Trento, perché non saprebbe essere esatta. Le novizie per Cremona danno ottime speranze.<br />

V.G.M. Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Troppa ragione ha l'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che poco scrivo. Non le <strong>di</strong>rò che<br />

quando non vedo un motivo necessario <strong>di</strong> farlo <strong>di</strong>rettamente mi pare <strong>di</strong> doverle essere importuna, ma le<br />

<strong>di</strong>rò bensì essere dal Natale a questa parte che piccole ma frequenti febbrette, unite spesso alla mia<br />

tosse, mi lasciano <strong>di</strong> solito tanto indebolita che manco a tanti doveri, come mancai anche a questo<br />

quantunque a me tanto onorevole, e caro. La mia secretaria Cristina è pure una gabella perfetta, onde<br />

vede che bell'unione tra noi due facciamo.<br />

Il Signor Don Leonardo il qual'ora è a fare il Quaresimale avrà già riscontrato Vostra<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima del danaro dallo stesso recuperato, e fattomi consegnare, <strong>di</strong> cui gliene<br />

rendo le più <strong>di</strong>stinte grazie. Non pensi Ella pel compimento della lira d'Italia giornaliera avendo io<br />

formato il pareggio colle piccole annue somme delle Novizie. Per bontà del Signore sin'ora danno tutte<br />

speranza <strong>di</strong> ottima riuscita e si assicuri che pregano molto perchè il Signore conduca a termine, e<br />

bene<strong>di</strong>ca le cure caritatevoli dell'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima.<br />

Lessi poi con molta confusione l'invito da Lei fatto mettere alle stampe per effettuare la<br />

fondazione delle Figlie della Carità. Al vedere tanta sua bontà si raddoppiano in me i desider<strong>ii</strong> che<br />

possiamo corrispondere veramente alle sante sue viste, e <strong>di</strong>segni. Per riguardo poi a quanto si compiace<br />

domandarmi cioè quanta ren<strong>di</strong>ta, per lo meno sia necessaria pel mantenimento <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci Figlie della<br />

Carità, sul momento non saprei precisarla, non solo perchè come Ella ben sa, questa è più o meno<br />

<strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osa secondo i varj Paesi, e perchè non saprei in<strong>di</strong>carla neppur io, non<strong>di</strong>meno la nostra Casa <strong>di</strong><br />

Venezia, e quella <strong>di</strong> Trento, ma singolarmente la prima da qualche anno era composta <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci<br />

soggetti, adesso colà sono quattor<strong>di</strong>ci, e tre<strong>di</strong>ci a Trento, mi farò mandare il totale della spesa pel<br />

mantenimento annuo <strong>di</strong> una Casa, e dell'altra, e mi onorerò <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>rglielo. Per la spesa dei mobili, poi<br />

io non la calcolo molto grande, giacchè quasi tutte quelle che entrano portano i loro letti, biancheria e<br />

mobilia personale, e parlando delle mobilie del corpo della Comunità Ella ne conosce pienamente la<br />

qualità, e l'entità, onde a me pare che possa calcolarsi spesa <strong>di</strong>screta. M'informerò peraltro, e qualche<br />

cosa in progresso potrò <strong>di</strong>rle anche su <strong>di</strong> questo. Per <strong>di</strong> Lei norma il poco, che potei formare <strong>di</strong> quelle<br />

Novizie, che quì mi ritrao avere si è un fondo <strong>di</strong> circa 12000. lire milanesi parlando <strong>di</strong> danaro, quattro e<br />

forse cinque hanno i loro letti, e tutta la loro mobilia personale.<br />

L'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima <strong>di</strong>rà che non scrivo tanto frequentemente, ma che quando<br />

lo faccio non la finisco più. Per carità perdoni che mi abuso della <strong>di</strong> Lei sofferenza.<br />

Accettar voglia gli ossequj della mia Cristina, la quale quantunque piena d'incomo<strong>di</strong>, è però la<br />

maestra prima delle Novizie <strong>di</strong> Cremona. Raccomando con me questa e quelle alla continuazione<br />

dell'assistenza delle sante sue orazioni, ed implorando la sacra sua bene<strong>di</strong>zione, coll'ossequio maggiore,<br />

penso a darmi l'onore <strong>di</strong> confermarmi.<br />

Dell'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe li 19 febbrajo 1834<br />

_______________<br />

NB. Bella copia da lasciare agli atti. Nessun autografo della <strong>Canossa</strong>.


A MONS. SARDAGNA<br />

905(Verona#1834.04.02)<br />

Il Vescovo, fiducioso nella generosità della sua Diocesi, aveva lanciato un appello perché i fedeli aiutassero,<br />

con offerte, l'acquisto della casa e il mantenimento <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci Figlie della Carità, ma l'adesione era stata molto al<br />

<strong>di</strong> sotto delle speranze, per cui con i contributi raccolti e con quelli personali <strong>di</strong> Monsignore, a stento si sarebbe<br />

arrivati al solo acquisto della sede. La <strong>Canossa</strong> segnala che si potrebbe risolvere la prima <strong>di</strong>fficoltà affittando<br />

la parte del locale, per il momento, non necessaria all'opera.<br />

V.G.M. Eccellenza<br />

Terminate le doppie sue cure pastorali per le scorse feste <strong>di</strong> Pasqua nel corso delle quali credetti<br />

bene <strong>di</strong> non <strong>di</strong>sturbarla eccomi tosto a dare il dovuto riscontro all'ossequiato foglio dell'Eccellenza<br />

Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima in data del giorno 23 marzo. Rilevo dal medesimo, come me<strong>di</strong>ante la generosa<br />

offerta <strong>di</strong> Lei unita alle altre dei buoni Cremonesi riuscì all'illimitata sua carità d'unire la somma <strong>di</strong><br />

austriache lire 35000. Non si prenda pena se tal somma non si avvicina sin quì a quella che il suo zelo<br />

avrebbe bramato. Dio non mancherà <strong>di</strong> provvedere a suo tempo come ha fatto in ogni fondazione<br />

nostra.<br />

Sento avere Ella in vista una Casa opportuna all'oggetto, e che le austriache 35000. Ella crede<br />

non saranno neppure bastanti per farne l'acquisto. Andando coll'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima col<br />

cuore in mano le <strong>di</strong>rò che questi scorsi giorni andava pensando, che siccome l'entrata annua delle 2000<br />

austriache non trovo essere assolutamente sufficente per sostenere una fondazione novella <strong>di</strong> sei<br />

soggetti dovendosi avere in vista le spese straor<strong>di</strong>narie del casatico 1 ristaurj malattie, ed altre spese<br />

ancor che piccole ma continue, e puo <strong>di</strong>rsi giornaliere, che necessariamente s'incontrano per le opere <strong>di</strong><br />

carità dall'Istituto abbracciate mi venne in mente una cosa, che mi pare bene sottoporre ai saggi riflessi<br />

dell 'Ecc.V.Rev.ma. Ho anche il coraggio <strong>di</strong> farlo giacche si degna Ella <strong>di</strong> volere il debole mio parere<br />

sull'acquisto della casa stessa. Nell'atto dunque che mi professo obbligata senza fine a tanta sua bontà, e<br />

l'assicuro, che qualunque <strong>di</strong>sposizione Ella sia per fare riuscirà a me <strong>di</strong> piena sod<strong>di</strong>sfazione, e ne<br />

conserverò sempre grata memoria, le umilio ciò che mi venne in pensiero <strong>di</strong>etro a quanto fecero in<br />

simile circostanza anche a Milano. Come le è noto fecero colà l'acquisto <strong>di</strong> una Casa assai vasta poi<br />

ritennero ad uso dell'Istituto solo quella parte ch'era necessaria pel momento e l'altra parte <strong>di</strong>visa<br />

pienamente la tennero per alcuni anni affittata, e cogli affitti ricavarono un non piccolo ajuto per<br />

sostenere le spese della fondazione così forse potrebbe piacendole la cosa fare l'Eccellenza Vostra<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima. Costì, sempre che la località lo permetta addattando sol quella parte che giu<strong>di</strong>cherà<br />

necessaria per dar principio alla fondazione ed il rimanente tenerlo affittato a buone persone; in questo<br />

modo unito il ricavato alle 2000 austriache <strong>di</strong>minuire possibilmente il peso della carità <strong>di</strong> Lei che ne<br />

sostiene anche troppo. In progresso potendosi l'Istituto <strong>di</strong>latare <strong>di</strong>etro i passi della Provvidenza si potrà<br />

andar mettendo a poco a poco la Casa in libertà. Ripeto che qualunque sia il <strong>di</strong> Lei giu<strong>di</strong>zio io ne sono,<br />

e sarò sempre persuasissima.<br />

Per rapporto alla buona Novizia Romelli 2 non mi soviene in mezzo a tanti affari ch'io mi fossi<br />

impegnata che col Signor Conte Luca 3 che dovesse essere per Breno 4 anzi confusamente mi pare che<br />

un <strong>di</strong> Lui amico chiamato Signor Don Angelini mi <strong>di</strong>cesse, che l'aveva secondata nei passi necessarj<br />

perchè fosse per un'altra fondazione.<br />

1<br />

CASATICO, tassa speciale sulle abitazioni.<br />

2<br />

ROMELLI GIULIA, nata nel 1809 a Cividate, entrò nel 1831 nell'Istituto a Bergamo. Fu a Cremona, per molti anni,<br />

maestra delle novizie.<br />

3<br />

BRENO, centro in provincia <strong>di</strong> Brescia, sulle rive dell'Oglio.<br />

4<br />

Conte Luca Passi, missionario apostolico e fondatore dell’Istituto <strong>di</strong> S. Dorotea (Ep. II/2, lett. 711, n. 7, pag. 788).


Già mi posso sbagliare. Ad ogni modo quando non avessi un impegno positivo ben volentieri<br />

anzi con doppio piacere sono contentissima se posso servire in così piccola cosa l'Eccellenza vostra.<br />

Molto più che le qualità morali della Figlia sono proprio le necessarie per essere pietra <strong>di</strong> una novella<br />

fondazione. A <strong>di</strong>rlo con Lei sola il fisico non corrisponde al morale.<br />

Anzi adesso che scrivo, il Signor Conte Passi, che non può conoscere la gracilità del<br />

temperamento, non sa neppure che adesso abbia dovuto manifestare <strong>di</strong> avere una assai grossa nata 5 in<br />

un ginocchio per la quale i Professori trattarono <strong>di</strong> fare un operazione alla quale mi sono opposta<br />

quanto ho potuto, e con certo cerotto <strong>di</strong> Milano avalorato dalle ferventissime orazioni <strong>di</strong> questa<br />

angelica Novizia, vi è del miglioramento. Vedremo il Signore <strong>di</strong>sporrà, ben vedendo l'Eccellenza<br />

Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima che per una novella fondazione abbisognano soggetti buoni e vocati ma anche<br />

sani, per non dare aggravio all'opera nascente. Questa ha tutta la sua dote. Forse al momento della<br />

fondazione sarà ristabilita ed in istato d'essere unita alle altre sei.<br />

La Cristina che le presenta i più <strong>di</strong>stinti ossequj è sempre più contenta delle Novizie <strong>di</strong> Cremona<br />

e non manca <strong>di</strong> far pregare da queste il Signore affinchè si degni felicemente compire l'opera della<br />

carità <strong>di</strong> Lei intrapresa a <strong>di</strong>spetto del <strong>di</strong>avolo cremonese.<br />

Mi raccomando caldamente alle sante orazioni dell'Ecc.V.Rev.ma e supplicandola della sacra<br />

pastorale sua bene<strong>di</strong>zione passo all' onore <strong>di</strong> segnarmi<br />

Dell'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 2 aprile 1834<br />

____________________<br />

NB. Minuta senza autografo.<br />

5 Nata per natta, cisti sebacea, talvolta alquanto grossa, che si forma abitualmente sotto la pelle del capo; in questo caso<br />

del ginocchio.


A MONS. SARDAGNA<br />

906(Milano#1834.09.30)<br />

La <strong>Canossa</strong> è sempre decisa a realizzare la fondazione a Cremona, ma è necessario convincersi che, se non<br />

arriva l‟assenso sovrano, è inutile ogni passo presso il Governo: l'esperienza l‟ha edotta.<br />

V .G.M. Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Persuasa come sono, che l'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima si troverà lontana da Cremona<br />

occupata nella santa visita, pure approfitto della bella occasione del passaggio da Cremona, o <strong>di</strong> mio<br />

fratello, o del cugino Carlo per far consegnare questa riverente mia al suo palazzo perchè le sia recata<br />

quando avranno comoda occasione.<br />

Prima <strong>di</strong> tutto io la supplico a voler essere persuasa del doveroso e vivissimo interessamento,<br />

che io ho per la fondazione <strong>di</strong> Cremona, e che tutto quello, che può <strong>di</strong>pendere da me lo farò certamente.<br />

Debbo però umiliarle venir io assicurata, che avendo creduto il Governo <strong>di</strong> domandare l'assenso<br />

sovrano sinchè questo non è venuto si rende superfluo ogn'altro passo. L 'esperienza mi fece conoscere<br />

lo stesso relativamente a Milano, ed a Bergamo. Del geniale assenso <strong>di</strong> Sua Maestà non ne so dubitare,<br />

ma com'Ella <strong>di</strong>ce benissimo vi vorrà il suo tempo ad avere la risposta da Vienna. Se potrò avere il<br />

numero del Ricorso, come mi fu promesso, cercherò qualche mezzo colà per sollecitare. L 'ottimo<br />

Cavaliere che qui mi favorisce è impegnato per farle intanto avere una qualche risposta pressochè<br />

governativa che potesse in qualche nodo abilitare la delicatezza <strong>di</strong> Lei per le rascossioni e gli fù<br />

promessa.<br />

Rapporto al prendere la strada <strong>di</strong> Cremona al momento del mio ritorno a Verona, questo non mi<br />

sarà possibile, dovendo ritornare a Bergamo ove avrò l'elezione della Superiora, che mi cade pur quì,<br />

ragione, per cui quest'anno il mio soggiorno da queste parti, quando inaspettati urgentissimi affari non<br />

me lo impe<strong>di</strong>ssero, sarà molto più lungo dell'anno scorso. Sarò per altro quin<strong>di</strong> più in caso io spero <strong>di</strong><br />

eseguire i suoi coman<strong>di</strong>.<br />

La prevengo <strong>di</strong> non aver io veduto ancora la giovane lo<strong>di</strong>giana. Col massimo rispetto<br />

supplicando l'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima della sacra pastorale sua bene<strong>di</strong>zione mi raccomando<br />

caldamente alle sante sue orazioni, e mi onoro <strong>di</strong> raffermarmi<br />

Di Vostra Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Milano dalla Certosina li 30 settembre 1834<br />

1 NB. Autografa solo la firma.<br />

Umil.ma Ubb.ma Oss.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 1


A MONS. SARDAGNA<br />

907(Bergamo#1834.12.22)<br />

La <strong>Canossa</strong> aveva architettato con la Durini, che l'aveva raggiunta a Bergamo, <strong>di</strong> fare un viaggio sino a<br />

Cremona, ma quando si era resa conto dell‟esatta <strong>di</strong>stanza, vi aveva rinunciato, tanto più che il freddo era<br />

troppo intenso.<br />

[Bergamo] 22 <strong>di</strong>cembre 1835 1<br />

Ella non saprà io credo cosa pensare <strong>di</strong> me, né in qual parte io li trovi ed è perciò che mi prendo<br />

la libertà <strong>di</strong> venire ad ossequiare l’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima. Io mi trovo dunque a Bergamo<br />

ritornatavi da Milano. Sono già più <strong>di</strong> tre settimane e vi ritornai persuasa come colà mi avevano<br />

assicurato che trenta miglia soli passassero <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza da Bergamo a Cremona; in conseguenza aveva<br />

progettato all’Amica Durini che qui con me venne <strong>di</strong> far meco allora una gita costì, ma il fatto si è che<br />

la strada da qui è circa come quella <strong>di</strong> Milano, né mi fu possibile allora combinare, e frattanto il freddo<br />

si è innoltrato a segno, che mi toglie quasi ogni speranza <strong>di</strong> venire questa volta.<br />

Dico quasi perché se appunto per la stagione e pei riguar<strong>di</strong> che mi conviene avere per la debole<br />

mia salute dovessi ritardare sino ad un vero cambiamento, o da qua o da Brescia verrei anche a<br />

Cremona. Può credere quanto desidero e <strong>di</strong>rò anche bisogno io abbia <strong>di</strong> ritornare a Verona centro<br />

dell’Istituto. Michele 2 il giorni 17 era venuto a prendermi ma non ebbi coraggio per l’eccessivo freddo<br />

che qui abbiamo <strong>di</strong> mettermi in viaggio. Mi vado consolando coll’idea che nell’estate seguirà per<br />

quanto pare la fondazione <strong>di</strong> Brescia e se non potrò combinare là una gita adesso, io verrò allora;<br />

intanto se avessi qualche suo venerato comando da significarmi o qualche lume da darmi si compiaccia<br />

avvanzarmelo in iscritto. Mi onoro <strong>di</strong> significarle che le caritatevoli sue cure per la Novizia Be<strong>di</strong>na<br />

spero abbiano a riuscire a gloria del Signore promettendo molto questa giovanetta. L’ottima Romanelli<br />

non è ancora rimessa va però migliorando sempre.<br />

Soffra adesso l’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima che prima <strong>di</strong> chiudere la presente approfitti<br />

della vicinanza dell’anno novello per umiliarle gli augurj più sinceri, e più vivi anzi <strong>di</strong>rò meglio che<br />

l’assicuri delle debolissime ma cor<strong>di</strong>ali mie suppliche al Signore perché voglia degnarsi <strong>di</strong> ricolmare la<br />

sacra persona <strong>di</strong> Lei delle più copiose, e dolci bene<strong>di</strong>zioni nel decorso <strong>di</strong> quello che siamo per<br />

cominciare, come per molti altri che voglia concederle per <strong>di</strong> lui servizio e vantaggio della Chiesa,<br />

come per consolazione <strong>di</strong> chi la conosce, e venera. Mi faccia la grazia <strong>di</strong> non iscordarmi nelle sante sue<br />

orazioni mentre implorando la santa pastorale sua bene<strong>di</strong>zione con pari venerazione, che rispetto mi<br />

segno<br />

_______________________<br />

NB. Minuta scritta sulla pagina bianca <strong>di</strong> una lettera inviata alla Marchesa, come <strong>di</strong>mostra l'in<strong>di</strong>rizzo,<br />

scritto verticalmente al corpo della stessa minuta. In calce appare un altro periodo, evidentemente<br />

parte <strong>di</strong> un'altra minuta, non rintracciabile; non se ne capisce il contenuto<br />

1 Corr. 1834.<br />

2 Michele Masina (Ep.I, lett. 357, pag. 564).


[Bergamo, primi <strong>di</strong> gennaio 1835]<br />

A MONS. SARDAGNA<br />

908(**#1835.01.03)<br />

La <strong>Canossa</strong>, per via ufficiosa, ha saputo che da Vienna era giunto al Governo il riscontro favorevole alle istanze<br />

del Vescovo <strong>di</strong> Cremona per la fondazione <strong>di</strong> un Istituto <strong>di</strong> Figlie della Carità. Trasmette la notizia a<br />

Monsignore con copia esatta della missiva giunta a lei.<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima replicandole si presto mie lettere pensando però che non le sarà<br />

<strong>di</strong>scaro <strong>di</strong> saper subito quanto sono per farle l’onore <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle mi fo coraggio a scriverle nuovamente.<br />

Ebbi dunque oggi da Milano la notizia che<br />

« il giorno 9 del corrente fù portato in seduta dall’Imperial Regio Governo il riscontro<br />

favorevole giunto poco prima da Vienna relativo all’efficace istanza promossa dal zelantissimo<br />

Monsignor <strong>di</strong> Cremona per lo stabilimento del <strong>di</strong> Lei benefico Istituto nella città, e venne conchiuso<br />

che se ne debba dar tosto notizia al Prelato.<br />

Questa mattina il Consigliere non potendo parlare perché continuava la seduta <strong>di</strong> jeri: seppi però<br />

che la spe<strong>di</strong>zione del Dispaccio a Monsignore sarebbe andato presto alla visione del Governatore, ed io<br />

non mancherò <strong>di</strong> sollecitare la spe<strong>di</strong>zione, ma già vi vorranno quattro, o cinque giorni ancora.<br />

Domandai in segreteria se v’erano con<strong>di</strong>zioni: mi fù risposta che non sembrava vi fosse aggiunta<br />

all’assenso fuori che <strong>di</strong> attenersi per la fondazione al praticato nelle altre città del Regno. Parlando poi<br />

col Signor Consigliere potrò darle più particolari notizie».<br />

A proporzione questa risposta fu molto sollecita. Non vedo l’ora però ch’Ella abbia ricevuto il<br />

Decreto lo che dovrebbe essere a momenti. Questi fred<strong>di</strong> così eccessivi ed asciuti tengono <strong>di</strong> nuovo un<br />

po’ vacillante la mia salute per cui ho una delle mie tossi <strong>di</strong> non ischivare un secondo salasso perciò<br />

non mi <strong>di</strong>ffondo questa volta <strong>di</strong> più.<br />

Raccomandandomi sempre alle sante orazioni dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima, imploro<br />

la sacra pastorale bene<strong>di</strong>zione passando a confermarmi col rispetto, e venerazione maggiore<br />

Dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

______________________<br />

NB. Minuta piuttosto tormentata e senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>


A MONS. TRAVERSI<br />

909(Bergamo#1835.01.17)<br />

E‟ arrivato il Decreto <strong>di</strong> concessione sovrana per la fondazione <strong>di</strong> Cremona. Ora il Governo chiede copia delle<br />

Regole presentate per le fondazioni del Regno Lombardo Veneto. Poiché però la fondatrice ha avuto da Roma<br />

l‟approvazione su <strong>di</strong> un testo più conciso nella forma come era stato richiesto dai Car<strong>di</strong>nali, può ora presentare<br />

quello e non l‟altro più <strong>di</strong>ffuso<br />

Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Veramente sembrami d’essere proprio come la tempesta che un grano non aspetta l’altro, ma la<br />

necessità è quella che mi costringe proprio a dovere nuovamente incomodare la S.V.Ill.ma e Rev.ma.<br />

Questa mattina ho ricevuto lettera del Degnissimo Vescovo <strong>di</strong> Cremona 1 ove mi spe<strong>di</strong>sce anche<br />

il Decreto contenente la concessione sovrana per l’erezione da farsi in Cremona. Il Governo significa al<br />

Prelato <strong>di</strong> <strong>di</strong>mandare a me le Regole già presentate per l’erezione formale nelle fondazioni del Regno<br />

Lombardo cioè <strong>di</strong> Milano, e <strong>di</strong> Bergamo coll’appen<strong>di</strong>ce allora fatta in conformità e ad evasione delle<br />

con<strong>di</strong>zioni del Governo apposte alla erezione fatta già colle avvertenze dovute, come mi pare d’averle<br />

già altra volta raccontato. Ora sono a supplicare la carità <strong>di</strong> Lei a volermi <strong>di</strong>re una cosa. Trà la Regola<br />

approvata dalla Santa Sede, e quella allora presentata al Governo, ed approvata dai Vescovi la<br />

<strong>di</strong>fferenza è proprio piccola consistendo in sostanza nella concisione prescrittami dal Car<strong>di</strong>nal Vicario 2<br />

per cui dovetti omettere tutto quello che nelle Regole Governative vi era <strong>di</strong> incitamento all’osservanza<br />

e la descrizione delle Regole particolari <strong>di</strong> ciascun Ramo <strong>di</strong> carità e forse qualche altra piccola cosa<br />

omessa che non so bene o per <strong>di</strong>menticanza, o veramente perché non essendo esperimentata quanto<br />

voleva, temeva esporre la coscienza delle Compagne ad angustie se non mi assicurava bene<br />

dell’esercizio avendo l’approvazione del Santo Padre 3 e <strong>di</strong> più vi è il Padre spirituale che già <strong>di</strong>viene<br />

spirituale veramente. Fu omesso il sottoporre al Governo il ren<strong>di</strong>conto <strong>di</strong> ciò che si possiede se<br />

l’Istituto ne avesse, e l’appen<strong>di</strong>ce riguardando questa le massime governative <strong>di</strong> questo nostro Stato<br />

cioè l’ammaestramento secondo i meto<strong>di</strong> normali, essendo una massima <strong>di</strong> questo nostro Governo, in<br />

cui, volendo metter Case convien ubbi<strong>di</strong>re, ma non cose spirituali, qualunque furono in carta separata<br />

annesse al volume della Regola richiedendo da me l’osservarle, cioè la promessa d’osservarle. Ritenga<br />

che fu fatta cauta. Supplico dunque la carità <strong>di</strong> Lei a scrivermi con quella sollecitu<strong>di</strong>ne possibile se<br />

posso mandare subito queste Regole al Governo richieste al Vescovo essendovi queste piccole varietà<br />

con quelle <strong>di</strong> Roma perche ripetto nella fittanza non si possono osservare quelle <strong>di</strong> Roma senza<br />

osservare quelle del Governo.<br />

In somma fretta imploro la sacra paterna sua bene<strong>di</strong>zione e mi do l’onore <strong>di</strong> raffermarmi.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Bergamo li 17 gennaio 1835<br />

__________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Mons. Sardagna Emanuele (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).<br />

2 Card. Zurla Placido (Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527).<br />

3 Pio VII (Ep. I, lett. 146, n. 3, pag. 240).


A MONS. SARDAGNA<br />

910(Bergamo#1835.01.20)<br />

Il Vescovo <strong>di</strong> Cremona annuncia, con lettera d‟ufficio, la concessione sovrana e chiede alla <strong>Canossa</strong> che gli<br />

faccia avere la documentazione necessaria. La Marchesa, costretta da forte malessere a non lasciare Bergamo,<br />

teme <strong>di</strong> dover ritardare perché tutto il dossier è a Verona e lo potrà avere quando la raggiungerà. Intanto però,<br />

quasi avvertendo la prossimità della sua morte, che sarebbe avvenuta qualche mese dopo (10 aprile) , prega il<br />

Vescovo <strong>di</strong> rilasciarle un documento che accerti del possesso da parte dell'Istituto, oltre della casa, anche della<br />

somma impiegata dal Prelato per la fondazione e questa a favore delle sei can<strong>di</strong>date alla fondazione stessa.<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

[Bergamo] 20 gennaio 1835<br />

Questa volta le nostre lettere si sono incontrate. L’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima avrà<br />

ricevuto una mia che m'onorai <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>rle il giorno del corrente, ed io jer l'altro ricevetti l'ossequiata sua<br />

unitamente al Decreto Governativo che <strong>di</strong>chiara la concessione sovrana, e la veneratissima <strong>di</strong> Lei<br />

lettera d'ufficio. Ebbi in progresso nuova relazione da Milano che erale stato tutto spe<strong>di</strong>to, e mi si <strong>di</strong>ce<br />

essere la sovrana concessione assoluta, e non legata a con<strong>di</strong>zioni, ma mi si fa cenno solo delle Regole e<br />

dell' Appen<strong>di</strong>ce.<br />

Con tutta quella maggiore sollecitu<strong>di</strong>ne che mi sarà possibile procurerò <strong>di</strong> mettere tutto in<br />

or<strong>di</strong>ne. A questa mia brama <strong>di</strong> sollecitare si oppone una <strong>di</strong>spiacevole combinazione, e questa si è <strong>di</strong><br />

trovarmi tutt'ora a Bergamo in conseguenza priva dei necessarj documenti, ed eccogliene la ragione.<br />

Quando qui venne eseguita la formale Erezione non era ancora questa stata fatta in Milano non<br />

avendola permessa il Governo sinchè l'Istituto non aveva colà casa sua propria. Tutte le altre<br />

Guberniali <strong>di</strong>sposizioni, e prescrizioni che anesse furono al sovrano Decreto erano già state presentate,<br />

combinate, e <strong>di</strong>gerite in conseguenza qui non mi venne neppure comunicato il Decreto, e sulla traccia<br />

del concertato a Milano si passò subito all'Erezione.<br />

Ne viene quin<strong>di</strong> l'inevitabile effetto <strong>di</strong> dovermi ritardare l'onore <strong>di</strong> tutto inviarle sinchè da<br />

Milano non mi vengono quegli originali, e che ricavate le necessarie copie gliele possa spe<strong>di</strong>re. Per una<br />

parte sarà forse meglio giacchè non potei, come dubitavo, schivare il secondo salasso, ed ebbi anche<br />

bisogno del terzo, perciò mi trovo indebolitissima, e in conseguenza inabile a reggere all'applicazione<br />

un po' lunga. Riflettei per altro in questi giorni ed al Governativo Dispaccio, ed a quanto l'Eccellenza<br />

Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima si compiace rimarcare nella sempre ossequiata sua, e parlando sul primo, io<br />

debolmente son d'avviso che avendo Sua Maestà approvato sin dal principio lo stabilimento del nostro<br />

Istituto sulla base del primo Piano in cui viene espresso, e dal Sovrano per quanto mi ricordo nel primo<br />

suo Decreto accettato che le Figlie della Carità vivano del proprio, così citato questo non vi sarà<br />

bisogno se non chè del documento per parte dell'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima che l'Istituto ha<br />

casa propria. Su quello poi ch'Ella per la sua inarrivabile carità mi <strong>di</strong>ce che se il Signore bene<strong>di</strong>r non<br />

volesse la Casa <strong>di</strong> Cremona Ella <strong>di</strong>chiarerà nel consegnarmi la casa che la somma da Lei impiegata<br />

nella fondazione prelevata abbia da essere in favore delle sei <strong>di</strong> Lei Figlie. Per grazia <strong>di</strong> Maria<br />

Santissima il Signore sin quì non mi permise mai tale combinazione.<br />

Per una <strong>di</strong> quelle circostanze per altro, perchè Dio permette che si porti la croce fino al<br />

momento <strong>di</strong> dover quasi farlo per la Casa <strong>di</strong> Bergamo, ma dopo una formale seguita erezione senza<br />

nuovi passi presso il Governo non si potrebbe eseguire uno scioglimento. Io dunque domando<br />

all'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima mille perdoni, ma essendo la vita, e la morte in mano <strong>di</strong> Dio,<br />

potrebbe il Signore chiamarmi a se prima che si eseguisse la fondazione, e la spesso vacillante mia<br />

salute merita su <strong>di</strong> ciò un qualche riflesso, potrebbe anche Dio per castigo del suo popolo chiamare a se<br />

Ella pure. Per non imbarazzarci scambievolmente tenendo però sempre io la speranza <strong>di</strong> venire a


servirla personalmente prima d'impegnarmi col Governo conviene che le doman<strong>di</strong> se potrebbe fare la<br />

carità <strong>di</strong> farmi una Carta la quale mi assicurasse, nel solo caso segua la fondazione, dell'annua ren<strong>di</strong>ta<br />

delle austriache lire 1500 che come mi <strong>di</strong>ce Ella, oltre che l'esimia carità anche della Messa, è per<br />

assegnare per cotesta Casa, le quali come pure ella rimarca avendo in aggiunta le altre milanesi L. 500<br />

dei fon<strong>di</strong> complessivi <strong>di</strong> dote delle Figliuole vengono a formare una ren<strong>di</strong>ta d'andare vivendo.<br />

Per carità mi perdoni se <strong>di</strong> tanto m'innoltro ma sono costretta a fare adesso ciò che faceva al<br />

principio, e per avere impegnato il poco mio, e per non impegnare l'Istituto il quale non ha mezzi. Se<br />

questo possibile non le fosse sapendo anch'io senza conoscere la cosa quante circostanze si possono<br />

dare che quantunque Vescovo non le lasciasse modo da far tale <strong>di</strong>sposizione, le proporrei nel darle il<br />

dovuto formale riscontro ch'io la supplicassi prima <strong>di</strong> passare all'Erezione canonica <strong>di</strong> permettermi<br />

d'iniziare privatamente l’Istituto come si fece quasi in ogni altro luogo approfittando poi della sovrana<br />

clemenza al momento opportuno. Dipenderò nello stendere le Carte dalla sua risposta.<br />

La supplico ricambiare i <strong>di</strong>stinti miei complimenti al nuovo Delegato Provinciale ottimo Signor<br />

Marchese Guerrieri 1 , come alla mia Carissima Cugina Marchesa <strong>di</strong> Lui moglie ed al degnissimo Conte<br />

Don Marco Passi figurandomi che il fratello sarà partito.<br />

Col massimo rispetto implorando la sacra pastorale sua bene<strong>di</strong>zione passo a raffermarmi<br />

Dell'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

_____________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Marchese BONAVENTURA GUERRIERI, cugino della <strong>Canossa</strong>, Consigliere Delegato <strong>di</strong> Cremona.


AL MARCHESE CASATI<br />

911(Bergamo#1835.01.23)<br />

La <strong>Canossa</strong> sta seguendo le <strong>di</strong>rettive datele dal Casati per sistemare fondazione e beni destinati alla futura<br />

comunità <strong>di</strong> Cremona. Ritarderà a completare tutto per le cattive con<strong>di</strong>zioni fisiche, ma farà con la maggior<br />

sollecitu<strong>di</strong>ne possibile. Intanto il Marchese appiani una sua preoccupazione. Ritorna all‟affare Valenti, <strong>di</strong> cui<br />

molto fu trattato nel primo volume (pagg. 191, 202, 222), temendo <strong>di</strong> aver fatto una procura non valida, poichè<br />

il Procuratore, zio della giovanetta, era allora morto.<br />

V.G. e M. Illustrissimo Signor Marchese<br />

Le sono debitrice <strong>di</strong> risposta a due gentilissime <strong>di</strong> lei lettere. La ringrazio infinitamente <strong>di</strong> tanta<br />

premura, cura e <strong>di</strong>sturbi che si prende a nostro riguardo. Allorchè fui favorita della seconda pregiata<br />

sua, aveva già ricevuto da Monsignor <strong>di</strong> Cremona 1 la Copia del Decreto Governativo, una lettera<br />

ufficiale, ed un altra privata del Prelato. Anch’egli mi para delle Regole e dell’Appen<strong>di</strong>ce.<br />

Mi nasce però una <strong>di</strong>spiacevole combinazione per cui non potrò sì prestamente aderire, ed alle<br />

brame <strong>di</strong> Monsignore, ed al mio desiderio. Questa si è che oltre il trovarmi qui priva dei necessarj<br />

documenti, i quali mi conviene farmeli mandare dalle al tre Case per trarne copia, alcuni giorni dopo<br />

aver avuto il primo salasso fui sopra giunta d’un forte raffreddore e tosse, per cui non potei schivare<br />

non solo il secondo, ma ebbi bisogno anche del terzo, e mi trovo perciò indebolitissima in conseguenza<br />

inabile a reggere all’applicazione un po’ lunga, e questa fu pure la cagione per cui fui sì tarda a<br />

riscontrare anche alle predette sue.<br />

Nel riscontro che <strong>di</strong>e<strong>di</strong> al sullodato Monsignore mi sono regolata secondo il saggio <strong>di</strong> lei<br />

consiglio, starò quin<strong>di</strong> a sentire cosa egli mi risponde. Anche il Prelato nel darmi i saluti degli ottimi<br />

coniugi Marchese Guerrieri 2 mi annunzia la favorevole combinazione d’essere il Marchese<br />

Bonaventura, Delegato <strong>di</strong> Cremona.<br />

Quando ha occasione <strong>di</strong> vedere il signor Consigliere, se crede, la prego umigliargli i miei<br />

doveri, e ringraziamenti, e domandargli scusa in anticipazione se non sarò tanto sollecita quanto dovrei<br />

perchè mi mancano le forze.<br />

Adesso credo che la farò ridere perchè torno sull’affare del quale le parlai tante altre volte, e<br />

quest’è l’affare della giovanetta Valenti 3 . Ella già sa la piena quietanza che mi fece il Procuratore della<br />

medesima, senta che dubbio ancora mi resta. Questo Procuratore non era più suo zio 4 , ed io non vorrei<br />

essere restata sciolta da una autorità non leggittima; porti pazienza ma sciolga questo scrupolo.<br />

Mi raccomando assai alle sante sue orazioni, si assicuri delle povere nostre, ed abbia la bontà<br />

d’essere persuaso della mia venerazione e rispetto.<br />

Di lei pregiatissimo signor Marchese<br />

Bergamo Santa Croce in Rocchetta li 23 gennajo 1835<br />

1 Mons. Sardagna Emanuele (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).<br />

2 Marchese Guerrieri , Bonaventura, cugino <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong><br />

3 Marianna Valenti, una delle due sorelle (Ep.I, pag. 222).<br />

4 Can. Bussero Benedetto, canonico <strong>di</strong> S. Ambrogio (Ep.I, pag. 311).<br />

5 NB. Autografa la firma e una correzione.<br />

Devotissima Obbligatissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 5


A MONS. SARDAGNA<br />

912(Bergamo#1835.02.04)<br />

Con lettera del 20 gennaio 1835, la <strong>Canossa</strong> aveva chiesto al Vescovo che le volesse rilasciare un suo scritto<br />

che testimoniasse le sue intenzioni sul danaro messo a <strong>di</strong>sposizione delle sei novizie stabilite per Cremona.<br />

Monsignor Sardagna aveva chiesto a Roma l'autorizzazione, e avutala il 30 gennaio, l‟aveva comunicato alla<br />

<strong>Canossa</strong>. La Marchesa ringrazia e segnala come sta facendo preparare la documentazione per il Governo e<br />

come stia stu<strong>di</strong>ando la possibilità <strong>di</strong> mandare a Cremona, con le novizie, anche delle Religiose.<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

[Bergamo] 4 febbrajo 1835<br />

Impossibilitata venerdì dalle mancanti mie forze <strong>di</strong> approffittare <strong>di</strong> quella posta per darmi<br />

l'onore <strong>di</strong> riscontrare l'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima aveva cominciato a farlo per la posta <strong>di</strong> oggi<br />

quando mi vedo prevenuta da un altro ossequiatissimo suo foglio contenente la risposta del Santo<br />

Padre 1 . Io non posso che bene<strong>di</strong>re il Signore il quale in riguardo <strong>di</strong> Maria Santissima <strong>di</strong>fonde le sue<br />

misericor<strong>di</strong>e sopra il minimo nostro Istituto e confondermi della carità, e bontà <strong>di</strong> Lui, <strong>di</strong> Lei, e <strong>di</strong> tutti.<br />

Dirò dunque all'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima come nei giorni scorsi per poter tutto<br />

<strong>di</strong>sporre regolarmente, e con sod<strong>di</strong>sfazione anche dell'I.R. Governo mi feci venire da Milano come<br />

luogo più vicino tutta la fondazione in Regola comprese l'Appen<strong>di</strong>ce, e le Regole già dal Governo<br />

conosciute. Queste stò già facendone fare la copia, e sollecitando lo scrittore che trovai meglio che fù<br />

possibile e, subito compite insieme coll'Appen<strong>di</strong>ce, le farò tenere ogni cosa unitamente alla lettera<br />

ufficiosa; ciò che alquanto m'imbarazza si è l'elenco nominale per cui renderebbesi necessario ch'io<br />

potessi prima andare a Verona ove per altro lo scritto per ripiegare in un caso alla meglio. Debbo<br />

sottoporle due combinazioni per cui l'elenco m'imbarazza giacchè per le qualificazioni altre non se ne<br />

richiese neppure per Milano, se nonchè <strong>di</strong>chiarare la Superiora e l'assistente le novizie e quelle che non<br />

lo sono, ed aggiungere al nome <strong>di</strong> ognuna la propria età. Le combinazioni che m 'imbrogliano sono<br />

queste.<br />

La prima che una delle sei ricevute in forza della carità <strong>di</strong> Lei per Cremona ora manifestò una<br />

salute la quale nella vita nostra và sempre declinando malgrado tutti gli sforzi da Essa fatti per<br />

superarsi e da noi per rimetterla, sono dunque costretta a doverla rimandare. Presto si farà a sostituire,<br />

ma bramerei trovarmi anch'io presente a concretare e stabilire il soggetto. L 'altra combinazione per cui<br />

bramerei trovarmi prima dell'elenco a Verona m'onoro <strong>di</strong> comunicargliela riservatamente. Sappia che<br />

quando ultimamente mi trovava a Milano il Signor Consigliere Giu<strong>di</strong>ci parlando della fondazione <strong>di</strong><br />

Cremona con quel buon Cavaliere che presso <strong>di</strong> lui mi favorisce, <strong>di</strong>sse al medesimo che ben si figurava<br />

ch'io non avrei fatta codesta fondazione componendo la casa <strong>di</strong> novizie ma che pensava e credeva che<br />

vi avrei messo delle provette per formare le giovani.<br />

Al presente non è più da parlare <strong>di</strong> dubbio ma sappia che per bene la cosa è da Milano [N.B. -<br />

Aggiunta incomprensibile].<br />

Le invio questa mia lettera quantunque abbia la lusinga <strong>di</strong> vederla trà poche settimane siccome<br />

però ebbi in questo frattempo bisogno <strong>di</strong> tre salassi quin<strong>di</strong> mi trovo indebolita assai, e vorrei pure<br />

essere in istato <strong>di</strong> ultimare tutte le cose, tuttavia conto come le <strong>di</strong>ssi nel mio passaggio <strong>di</strong> fermarmi tutto<br />

quel tempo che le deboli mie forze me lo permetteranno.<br />

1 Gregorio XVI, Sommo Pontefice eletto nel 1830 (Ep. I, lett. 407, n. 2, pag. 667).


Quando ha occasione <strong>di</strong> vedere il Signor Manziana 2 la prego de' miei complimenti nonchè alla<br />

buona Damina Rosa.<br />

Caldamente mi raccomando alla carità delle <strong>di</strong> Lei orazioni, mentre colla massima venerazione<br />

passo a confermarmi rispettosamente<br />

_______________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

2 Carlo Manziana <strong>di</strong> Brescia (Ep. II/2, lett. 786, n. 1, pag. 969).


A MONS. SARDAGNA<br />

913(Bergamo#1835.02.15)<br />

La <strong>Canossa</strong> ha ritardato a spe<strong>di</strong>re quanto le era stato chiesto da mandare al Governo, perché ancora le sue<br />

con<strong>di</strong>zioni fisiche sono assai precarie. Invia ora Regola e Appen<strong>di</strong>ce, manca l‟elenco nominale delle religiose,<br />

che pensa inoltrare successivamente. L„aveva consigliata così il Vescovo stesso con lettera del 25 gennaio 1835.<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Non posso spiegare all'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima qual sia la mia <strong>di</strong>spiacenza nell'aver<br />

dovuto ritardarmi tanto l'onore <strong>di</strong> riscontrare l'ossequiato suo foglio del giorno 13 p.p. gennajo a cui<br />

Ella si compiacque d'unire il venerato Guberniale Dispaccio portante la clementissima sovrana<br />

adesione alle caritatevoli, e zelanti domande <strong>di</strong> Lei per l'Erezione d'una Casa del minimo nostro Istituto<br />

in Cremona.<br />

Obbligata dalla vacillante mia salute a trattenermi in Bergamo ma vivendo sempre nella lusinga<br />

<strong>di</strong> passare a Verona da una settimana all'altra ove unitamente ai documenti dal sullodato Dispaccio<br />

richiesti avrei potuto unire il pur ricercato elenco nominale andai sempre ritardando.<br />

Non voglio però maggiormente <strong>di</strong>fferire questo dovere, e piuttosto mi riserverò ad inviarle il<br />

sopraddetto nominale elenco quando potrò passare a Verona troppo bramando <strong>di</strong> sempre più<br />

accertarmi, e maturare <strong>di</strong> persona la scelta dei soggetti che esser debbono le prime pietre <strong>di</strong> cotesta<br />

Casa. Desiderosissima <strong>di</strong> servire all'esimia carità <strong>di</strong> Lei non solo, ma <strong>di</strong> corrispondere in qualche modo<br />

alla clemenza della sovrana concessione, ed all'interessamento dell'Eccelso I.R. Governo.<br />

Riceverà Ella dunque unitamente a questa riverente mia l'esatta copia delle Regole già<br />

superiormente presentate per la fondazione <strong>di</strong> Milano coll'annessa Appen<strong>di</strong>ce, le quali Carte unitovi il<br />

semplice nominale elenco furono le precise, che per l'Erezione formale si presentarono a Milano.<br />

Frattanto rinnovando alla bontà dell'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima i più devoti, e vivi miei<br />

ringraziamenti ricolma <strong>di</strong> venerazione rispettosamente mi segno<br />

Dell'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Bergamo li 15 febbrajo 1835<br />

________________________<br />

NB. Minuta con una sola brevissima correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.


A MONS. SARDAGNA<br />

914(Bergamo#1835.02.19)<br />

La <strong>Canossa</strong>, sempre fisicamente molto sofferente e desiderosa del Para<strong>di</strong>so, segnala a Monsignore che presto<br />

gli farà avere l‟incartamento completo per la richiesta della erezione canonica. Regola e Appen<strong>di</strong>ce sono già<br />

state copiate e una lettera ufficiosa <strong>di</strong>chiarerà perché manca momentaneamente l'elenco nominale. In realtà non<br />

le è facile compilarlo perché deve rimandare, per scarsa salute, una delle novizie destinate a Cremona. Potrà<br />

facilmente sostituirla, ma deve tornare a Verona per poter avere un quadro esatto. Spiega poi come sostituirà le<br />

novizie con religiose preparate, però con sostituzioni alternate. Chiarisce infine per quale timore aveva<br />

progettato <strong>di</strong> iniziare privatamente la fondazione <strong>di</strong> Cremona. E‟ l‟ultima lettera spe<strong>di</strong>ta a Cremona.<br />

V G e M Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

[Bergamo] 19 febbraio 1835<br />

Eccomi a riscontrare l'ossequiato foglio dell'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima da me ricevuto<br />

lo scorso mercoledì e comincierò per domandarle mille perdoni dell'involontario ritardo prodotto da<br />

questa benedetta mia salute per cui mi trovai tanto indebolita che mi fu impossibile il farlo nell'ultima<br />

posta <strong>di</strong> venerdì come <strong>di</strong>visava. Non credesse Ella per altro che abbia trascurato l'affare.<br />

Andai a tutto rifletendo, e per meglio assicurarmi mi feci mandare dalle buone mie Compagne<br />

<strong>di</strong> Milano il corpo delle Carte della fondazione. La copia dell'Appen<strong>di</strong>ce, e le autentiche delle<br />

approvate Regole. Di queste sole facendone fare una esattissima copia siccome farò poi trascrivere<br />

l'Appen<strong>di</strong>ce colla lettera ufficiosa per far tenere tutto poi all'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima.<br />

L'elenco nominale pure subito che potrò spe<strong>di</strong>rglielo sarà fatto come quello che si presentò a Milano le<br />

qualificazioni del quale consistono unicamente nel nominare la Superiora e l'assistente nella <strong>di</strong>stinzione<br />

delle novizie da quelle che non lo sono e dallo spiegare ad ogni Figlia della Carità anche l'età sua.<br />

Sappia però che il maggior mio imbarazzo consiste nell'elenco permettendomi in questo<br />

momento il Signore un piccolo incaglio per cui a fare una cosa <strong>di</strong> proposito e sicura necessario<br />

renderebbesi ch'io potessi prima <strong>di</strong> mandarle l'elenco ritornar io a Verona. Già ho scritto per supplire<br />

pel caso non potessi per del tempo ancora esser in istato <strong>di</strong> partire, ma sarei molto più quieta se potessi<br />

prima colà recarmi.<br />

L'incaglio ch'ora mi nasce si è che una delle sei ricevute in forza della carità <strong>di</strong> Lei per Cremona<br />

ora manifesta col fatto una salute che non regge alla vita nostra malgrado tutti gli sforzi da essa fatti per<br />

restare; sono dunque costretta a doverla rimandare.<br />

Per sostituire sarà presto fatto ma vorrei, potendo, vedere e concretare anch'io. Un altra cosa mi<br />

farebbe ciò desiderare, e questa riservatamente m'onoro <strong>di</strong> comunicarla all'Eccellenza Vostra<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima. Quando ultimamente mi trovava a Milano il Signor Conciliere Giu<strong>di</strong>ci, parlando della<br />

fondazione <strong>di</strong> Cremona con quel buon Cavaliere che mi favorì <strong>di</strong>sse col medesimo che me lo significò<br />

poi che si figurava ch'io non avrei fatto cotesta fondazione componendo l'affare <strong>di</strong> novizie, ma che<br />

pensava, e credeva che vi avrei messo delle già provete per formare le giovani.<br />

Avendo anche come sa la fondazione <strong>di</strong> Brescia, per cui era impegnata prima <strong>di</strong> Cremona vado<br />

stu<strong>di</strong>ando il modo <strong>di</strong> dare anche a Cremona pel primo momento alcune delle sei sue Figlie, e compire<br />

intanto con altre <strong>di</strong> età più matura onde avere il numero fare la figura, e poi in progresso a poco a poco<br />

eseguire i dovuti cambiamenti, e mettere quelle che veramente appartengono a cotesta Casa attribuendo<br />

già subito a quelle che verranno i piccoli fon<strong>di</strong> che riguardano le nostre sei, ma anche per questa<br />

operazione sembrarebbe necessario il mio ritorno a Verona perchè scarseggiando tanto <strong>di</strong> opportuni<br />

soggetti mi conviene cercare il modo <strong>di</strong> sostenere le Case tutte.<br />

Le <strong>di</strong>mando mille perdoni ma mi faccia la carità <strong>di</strong> scrivermi se mandandole le Regole<br />

coll'Appen<strong>di</strong>ce Ella crede che possa portare danno il <strong>di</strong>re nella lettera ufficiosa che appena giunta a


Verona le sottoporrò l'elenco volendo prima nuovamente verificare la salute e piena idoneità dei<br />

soggetti che impiegheransi nella fondazione, o cose simili. Già se posso combinare collo scrivere ai<br />

documenti detti <strong>di</strong> sopra unirò anche l'elenco. Noti che tra i soggetti ve ne sarano <strong>di</strong> patentate.<br />

Dalla sempre venerata sua del giorno compresi non aver io saputo bene spiegarmi intorno al dar<br />

principio costì all'Istituto in via privata. Eccole ciò ch'io m'intendeva. Non sapendo che l'Eccellenza<br />

Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima potesse al momento assegnare all'Istituto la caritatevole ren<strong>di</strong>ta che <strong>di</strong>ssegnava,<br />

io le proponeva se credeva opportuno, ch'io avessi domandato <strong>di</strong> cominciare privatamente affine <strong>di</strong><br />

prender tempo onde verificare se i mezzi avrebbonsi potuti realizzare, trovandomi nella massima<br />

<strong>di</strong>spiacenza <strong>di</strong> non poter supplir io come tanto mi sarebbe caro. Adesso non è più da parlarne.<br />

Sono obbligatissima all'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima delle orazioni che fa per la mia<br />

salute. Pur troppo i miei meriti non sono tali da vedermi innanzi il Para<strong>di</strong>so aperto al momento della<br />

morte. Ad ogni modo confido nella <strong>di</strong>vina misericor<strong>di</strong>a, e nei meriti <strong>di</strong> Gesù Cristo, ma se veramente<br />

giungessi a servir Dio davvero mi sarebbe in<strong>di</strong>ferente il viver, ed il morire. La supplico quanto posso <strong>di</strong><br />

rivolgere per questo oggetto le sante sue orazioni.<br />

Imploro la sacra pastorale sua bene<strong>di</strong>zione, e col maggio(r) ossequio ringraziandola vivamente<br />

<strong>di</strong> tutto mi confermo per sempre<br />

Dell'Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

______________________<br />

NB. Minuta che completa quella che era stata stesa prima e che, nell'A. C.R., appare con collocazione<br />

<strong>di</strong>versa (149). Si tratta invece <strong>di</strong> una prima minuta, che deve essere apparsa alla <strong>Canossa</strong> non del<br />

tutto rispondente al suo pensiero e che venne subito rifatta. Le date corrispondono, anche se la<br />

seconda presenta un 4 febbraio non del tutto leggibile. Due sono le segretarie, che si sono<br />

sud<strong>di</strong>vise l'incarico.


PRESENTAZIONE<br />

SEMPLICI RICHIESTE DI NUOVE FONDAZIONI<br />

I dossier che seguono sono ridotti, per ciascuna proposta <strong>di</strong> fondazione, a una o due lettere che si ritiene opportuno<br />

elencare nella loro progressione cronologica, radunandole tutte in un unico settore.<br />

I regesti sono sufficienti per chiarirne gli approcci d’ inizio, gli scarsi sviluppi, la sospensione <strong>di</strong> ogni trattativa, o<br />

la successiva attesa <strong>di</strong> realizzazione per ostacoli insorti e non facilmente sbloccabili.<br />

Eccone l’itinerario:<br />

1819 : GANDINO, località bergamasca - Esito negativo.<br />

1820 : VICENZA - La fondazione si effettuerà nel 1875.<br />

1829 : RAVENNA - La realizzazione appare, con una certa evidenza, inattuabile fin dai primi contatti.<br />

1830 : TREVISO - Il Vescovo, Mons. Soldati, aveva simpatizzato per l’opera della <strong>Canossa</strong> fin da quando era Vicario<br />

Generale. Nel 1830, ne aveva iniziato le trattative, poi sospese per mancanza <strong>di</strong> mezzi. Nel 1833, migliorate le<br />

con<strong>di</strong>zioni economiche, gli accor<strong>di</strong> erano <strong>di</strong>venuti più consistenti, ma morirà la <strong>Canossa</strong> e, solo nel 1843, si<br />

effettuerà la fondazione.<br />

1831 : BRENO - In quell’anno il Vescovo <strong>di</strong> Brescia, Mons. Nava, si fa sostenitore <strong>di</strong> due sacerdoti, che si presentano alla<br />

<strong>Canossa</strong> per programrnare una possibile fondazione. La Marchesa aveva subito avanzato forti dubbi e, nel 1833, fa<br />

troncare ogni speranza in proposito.<br />

1833 : MONZA - Per questa c’è una sola lettera, che evidenzia come il desiderio <strong>di</strong> fondazione da parte del richiedente sia,<br />

almeno per il momento, irrealizzabile; si effettuerà però nel 1931.<br />

1834 : CHIOGGIA - Il dossier <strong>di</strong> questa citta<strong>di</strong>na veneta non tratta <strong>di</strong> fondazione. Il Vescovo aveva pregato, e ottenuto, che<br />

la <strong>Canossa</strong> ricevesse alcune giovani per la preparazione a maestre. ‘Nel 1834, il medesimo anno, avrebbe voluto<br />

trattenere per sempre, nella sua città, il Figlio della Carità Giuseppe Carsana, che gli era stato concesso per la sola<br />

organizzazione dell’oratorio festivo. La risposta non poteva essere che negativa.<br />

(Senza data): PIAZZOLO - Richiesta <strong>di</strong> fondazione in una località del Bergamasco con prospettive non adeguate, per<br />

cui la risposta della <strong>Canossa</strong> è subito negativa.<br />

GANDINO<br />

AL SAC. ROCCO BONASOLI<br />

915(Venezia#1819.04.07)<br />

A Gan<strong>di</strong>no è funzionante una « Casa <strong>di</strong> educazione », ma le educatrici, che mancano <strong>di</strong> un organico, vorrebbero<br />

inserirsi nell‟Istituto delle Figlie della Carità. La <strong>Canossa</strong> rin grazia della fiducia e prega che l‟Abate,<br />

possibilmente in compagnia del Parroco, fissi una località non molto lontana dall‟itinerario che ella percorre<br />

nei suoi viaggi, per iniziare un <strong>di</strong>alogo costruttivo.<br />

Gan<strong>di</strong>no<br />

Veneratissimo signor Abbate 1<br />

7 aprile 1819 Santa Lucia [Venezia]<br />

Per la prima volta che ho l’onore <strong>di</strong> personalmente ricevere i pregiatissimi <strong>di</strong> lei caratteri e <strong>di</strong><br />

trattenermi personalmente con V.S. Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima potrei sembrarle trascurata<br />

riscontrando solo oggi la <strong>di</strong> lei lettera in data 18 marzo. Ma sappia che questa soltanto jeri mi fu<br />

1 Abate ROCCO BONASOLI (forse più esatto Bonazzoli), nel 1819 coa<strong>di</strong>utore della parrocchia <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no, <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>verrà<br />

poi Parroco.


consegnata e sul punto non voglio mancare <strong>di</strong> ringraziarla vivamente del sentimento che mi <strong>di</strong>mostra<br />

verso il minimo nostro Istituto e della bella occasione che mi offre per la <strong>di</strong>latazione e moltiplicazione<br />

del medesimo. Se non ascoltassi che il mio cuore accetterei tutto sul punto, in riguardo anche alla<br />

sincera venerazione e stima che nutro per la <strong>di</strong> lei persona, ma bramando anche per questo riguardo <strong>di</strong><br />

farlo in modo che possa riuscire a maggior gloria del Signore, e <strong>di</strong> lei sod<strong>di</strong>sfazione come a quella del<br />

Reverendo Parroco <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no 2 non che <strong>di</strong> quelle pie persone componenti ora la Casa <strong>di</strong> educazione, e<br />

nello stesso tempo combinare il bene universale del piccolo nostro Istituto, la supplico a voler accettare<br />

quello che per ottener tutto ciò sembrami poterle offrire. Per una parte io ri fletto che le pie donne<br />

aspiranti a seco noi unirsi debbono cono scere in ogni estenzione l’Istituto che fossero per abbracciare,<br />

dall’altra mi trovo come può figurarsi in questi momenti son solo affollata, ma quasi oppressa dalle<br />

occupazioni, essendo giunto solo lo scorso vener<strong>di</strong> il Decreto sovrano della pienissima approvazione<br />

dell’Istituto, il quale benche firmato come sà quando qui trovavasi il Sovrano 3 , dovette trascorrere le<br />

solite formalità, e questo attese le correnti sante giornate non è ancora ema nato Io <strong>di</strong>rei dunque che<br />

intanto continuassimo a pregare il Signore e Maria santissima nostra Madre perche tutto <strong>di</strong>sponga<br />

secondo il Divino servizio e volere. Appena terminato che avrò <strong>di</strong> stabilire ogni cosa qui, passo a far lo<br />

stesso a Verona. Poi dovendo portarmi per lo stesso oggetto a Milano, se ella credesse propormi un<br />

luogo <strong>di</strong> minore <strong>di</strong> lei incomodo per abboccarci ben volentieri <strong>di</strong>vertirei dalla strada e molto piu facile<br />

sarà l’intenderci <strong>di</strong> tutto in voce, <strong>di</strong> quello che potessimo farlo in iscritto Se quel degnissimo Parroco<br />

volesse accompagnarsi con lei parmi sarebbe ancor meglio. Mostrerei loro in tal caso il Piano<br />

dell’Istituto, farei loro conoscere pienamente le Regole <strong>di</strong> quello, e quando possiamo giu<strong>di</strong>care che il<br />

Signore possa restare servito potremmo anche combinare i mezzi onde sollecitarne l’esecuzione e<br />

sinchè compisco gl’impegni primieri, pre<strong>di</strong>sporre tutte le cose onde al primo momento che Dio me ne<br />

dara la grazia potere dar mano al compimento <strong>di</strong> quest’opera, ben intesi che frattanto in quello ch’io<br />

potessi essere capace <strong>di</strong> servirli riceverà per un favore i loro coman<strong>di</strong>, ne mi presterei meno volentieri<br />

in quello che potessi nel caso che conoscendosi da loro non opportuno per qualche circostanza l’Istituto<br />

pensassero <strong>di</strong> non introdurlo in Gan<strong>di</strong>no. Per quanto mi è noto, il signor Don Zorzi 4 perseverò nei<br />

buoni <strong>di</strong> lui sentimenti, e ringrazio la <strong>di</strong> lei carità <strong>di</strong> quanto pel medesimo ha operato. Io non mancherò<br />

<strong>di</strong> significare le <strong>di</strong> lei grazie alla buona <strong>di</strong> lui sorella.<br />

Ella voglia presentare i miei più <strong>di</strong>stinti doveri al Reveren<strong>di</strong>ssimo Parrocho e <strong>di</strong>sposta ai <strong>di</strong> lei<br />

coman<strong>di</strong> passo al vantaggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiararmele per sempre col più vero rispetto.<br />

________________<br />

NB. Nel verso del foglio, in calce è scritto: « Abbate Bonasoli, Bergamo per Gan<strong>di</strong>no ».<br />

E’ minuta scritta da Teresa Spasciani e porta qualche correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

2<br />

Don FRANCESCO DELLA MADONNA, parroco <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no.<br />

3<br />

Francesco I.<br />

4<br />

Altro sacerdote <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no.


(Venezia 1820]<br />

VICENZA<br />

AL CONTE ABATI<br />

916(Venezia#1820.**.**)<br />

E‟ stata proposta alla <strong>Canossa</strong> una fondazione a Vicenza, che potrebbe sorgere nel locale « delle Citelle »,<br />

appartenente alla Congregazione <strong>di</strong> Carità. Poichè a questo riguardo la Marchesa teme delle complicazioni,<br />

chiede ulteriori spiegazioni.<br />

Veneratissimo signor Conte Abati 1<br />

La moltiplicità delle cose <strong>di</strong> cui doveva parlare con Vostra Signoria illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

nel mio passaggio da Vicenza, e dall’altra parte l’angustia del tempo, che poteva ivi trattenermi, non<br />

mi permisero nè <strong>di</strong> riflettere sul punto, nè <strong>di</strong> sottomettere alla <strong>di</strong> lei saggezza que’ riflessi che pure<br />

mi sembreranno necessarj aversi, nel caso volesse il Signore, che fosse per aver luogo lo<br />

stabilimento costì d’una casa <strong>di</strong> Figlie della Carità, rapporto al provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un locale. Le<br />

domando mille scuse se mi prendo la libertà d’importunarla, anche forse intempestiva, e troppo<br />

sollecitamente, animata però a ciò fare della cognizione della <strong>di</strong> lei bontà, e zelo per tutto ciò che<br />

può riguardare il <strong>di</strong>vino servizio; ma non posso a meno <strong>di</strong> farlo, temendo io sempre <strong>di</strong> dovere nel<br />

progresso trovarmi in caso per non poter sottomettere l’Istituto a legami non suoi, d’essere costretta<br />

a dare delle involontarie <strong>di</strong>spiacenze a persone, che certamente meriteranno ogni riguardo. Sappia<br />

dunque che riflettendo io a quanto aveva ella avuto la bontà <strong>di</strong> accennarmi intorno al locale delle<br />

Citelle sovvenendomi avermi ella detto altresì, appartener questo alla Congregazione <strong>di</strong> Carità, mi<br />

venne timore, che quando il medesimo non venga liberamente acquistato, non potesse portare la<br />

conseguenza <strong>di</strong> qualche mal inteso, essendo l’Istituto nostro anche per volere sovrano,<br />

imme<strong>di</strong>atamente soggetto ai rispettivi Or<strong>di</strong>narj.<br />

Le confesso che non poteva tranquillisarmi sinche non avessi esposto tutto ciò alla <strong>di</strong> lei<br />

prudenza ancorchè si tratti <strong>di</strong> cosa la quale potrebbe essere ancora molto lontana. In ogni modo vivo<br />

certa mi perdonerà l’attuale <strong>di</strong>sturbo. Vado lusingandomi non nell’entrante, ma nella susseguente<br />

settimana poter effettuare il mio ritorno a Verona e così aver l’onore <strong>di</strong> quivi rivederla e con<br />

maggior tranquillità e chiarezza trattar della cosa.<br />

Frattanto caldamente mi raccomando alla carità delle <strong>di</strong> lei orazioni. Se crede mi favorisca<br />

de miei cor<strong>di</strong>ali complimenti alla cara Contessa Ottavia, e piena delle più profonda venerazione<br />

passo a protestarle l’invariabile mio rispetto.<br />

Di lei veneratissimo signor Conte Abati<br />

1 Appartenente alla nobiltà vicentina.


AL CONTE ABATI<br />

917(Verona#1820.07.03)<br />

La lettera tratta per buona parte <strong>di</strong> un argomento non definibile, ma poi conclude che, se la fondazione in quella<br />

città è ostacolata, avrà senz‟altro buon esito per l‟intervento della Vergine Santa.<br />

V:G: e M: Veneratissimo signor Conte Abati<br />

Non mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> l’onore <strong>di</strong> ricontrare sul punto il veneratissimo <strong>di</strong> lei foglio non solo perche non sapeva<br />

quell’esito fosse per avere l’abboccamento <strong>di</strong> Gaetano Roberti colla madre, ma <strong>di</strong> più ancora, perchè io<br />

credeva domani alla più lunga dover essere a Vicenza, ed ivi aver il vantaggio <strong>di</strong> tutto personalmente<br />

significarle. Ma siccome attesa la stagione tanto calda, gli Esercizj delle Dame, quali erano stabiliti per<br />

cominciarli li 12 corrente, sono <strong>di</strong>fferiti a tempo più opportuno, così non avendo più l’incontro per ora<br />

<strong>di</strong> dovermi portare a Venezia, voglio darmi il bene <strong>di</strong> trattenermi con lei, veneratissimo signor Conte<br />

Abbati qualche momento in iscritto.<br />

Suppongo che già lo stesso Roberti, che pregai <strong>di</strong> presentar le i miei doveri, le avrà raccontato<br />

come la madre sua serve ora in qualità <strong>di</strong> cameriera in una nobile locanda, non essendo troppo <strong>di</strong>fficile<br />

a cambiar padrone. Da me credo sia più <strong>di</strong> un anno, e mezzo, che non viene. Mi <strong>di</strong>sse quell’uomo che<br />

ci serve, che stettero madre e figlio, <strong>di</strong>eci minuti senza potersi parlare piangendo ambedue, ed il nostro<br />

gastaldo 1 faceva il terzo. Questo non seppe <strong>di</strong>rmi molto <strong>di</strong> più, perchè si parlarono secretamente, ma<br />

pure da quel poco che mi <strong>di</strong>sse, non formai speranza alcuna, che la nota unione sia per seguire, nè dopo<br />

la donna si lasciò più vedere. Io credo che il motivo principale per cui questa si allontanò da me sia<br />

stata, perchè a me non piaceva quel cambiare sì facilmente padrona, come non sarei mai stata persuasa<br />

che andasse a servire in una locanda per quanto sia nobile.<br />

Noti pero che niente mai ho sentito in nessuno dei luoghi ove è stata, che faccia torto alla sua<br />

saviezza. Per altro potrebbe essere, che si combinasse col figlio In quell’incontro mi fece <strong>di</strong>re che<br />

sarebbe venuta a salutarmi, ma poi non la vid<strong>di</strong>. Al caso che venga, <strong>di</strong>rò tutto quello che saprò, e<br />

trovando la cosa combinata non mancherò comunicano alla <strong>di</strong> lei carità.<br />

Intesi poi quanto ella ebbe la bontà <strong>di</strong> comunicarmi intorno al nostro affare. L’assicuro, che mi<br />

sorprenderebbe molto più, il sentire tutto piano, e facile, che sentire degli ostacoli. Io credo che il<br />

demonio farà maggiori sforzi per impe<strong>di</strong>re la fondazione anche perchè il succeder questa con un<br />

Prelato 2 si degno e si santo come è il loro aprirebbe il campo da fare un doppio bene per la città e per la<br />

campagna.<br />

(NB. Questo periodo da: «Io credo» è scritto in calce da altra mano).<br />

Per parte mia, ho rimesso la cosa nel Cuor santissimo <strong>di</strong> Ma ria, e nelle mani <strong>di</strong> San Gaetano<br />

uno dei protettori dell’Istituto, e che con la protezione <strong>di</strong> Monsignore Vescovo, col <strong>di</strong> lei mezzo, e con<br />

quello dell’ottima Contessa Ottavia, tutto riuscirà.<br />

Mi raccomando intanto caldamente alle <strong>di</strong> lei orazioni, col più profondo rispetto, e colla<br />

massima venerazione, passo all’onore <strong>di</strong> protestarmi. Se non le <strong>di</strong>spiace, la prego de’ miei complimenti<br />

alla Contessa suddetta.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Molto Reverenda Verona<br />

[Verona] San Giuseppe 3 luglio 1820<br />

Umilissima Devotissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 3<br />

1 Gastaldo per CASTALDO, fattore.<br />

2 Mons. PERUZZI GIUSEPPE MARIA, Vescovo <strong>di</strong> Vicenza, dopo il suo trasferimento da Chioggia<br />

3 NB. Autografa la firma.


[Venezia, aprile 1829]<br />

RAVENNA<br />

A UN MONSIGNORE DI RAVENNA<br />

918(Venezia#1829.04.**)<br />

La <strong>Canossa</strong> ringrazia dell‟accoglienza ricevuta a Ravenna e segnala il suo recapito a Verona se l‟Arcivescovo<br />

necessitasse <strong>di</strong> qualche comunicazione.<br />

V. G. e M. Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Dopo varj, ed incessanti viaggi (NB. Seguono parole cancellate che lasciano interrotto il periodo, il quale<br />

continua poi senza un logico legame) <strong>di</strong> poter finalmente rivedere anche le care compagne della nostra Casa<br />

<strong>di</strong> Venezia. Qui giunta rinnovai le ricerche presso quel degno religioso <strong>di</strong> cui abbiamo parlato, per<br />

sapere se aveva nessuna lettera per me, della Signoria Vostra illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima. Sentendo<br />

non averne egli mai ricevute non voglio partire da questa città senza darmi l’onore <strong>di</strong> richiamarmi alla<br />

<strong>di</strong> lei memoria, ed attestarle l’invariabile mia venerazione verso l’Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima,<br />

Monsignor Arcivescovo 1 , come verso <strong>di</strong> lei, siccome altresì la continuata doverosa memoria delle<br />

gentilezza da me ricevute dal degnissimo Prelato, e da lei nel tempo del mio soggiorno a Ravenna.<br />

Veneratissimo Monsignore quante circostanze e cambiamenti ha mai <strong>di</strong>sposto in si breve<br />

periodo <strong>di</strong> tempo il Signore. La morte del Santo Padre 2 , il Conclave non tanto breve, e l’innalzamento<br />

al trono pontificio <strong>di</strong> un altro non men degno nè meno santo successore 3 . Pensai che tutto ciò abbia<br />

influito al <strong>di</strong> lei silenzio, ed io pure ne restai come sbalor<strong>di</strong>ta. Adoriamo in tutto i <strong>di</strong>vini <strong>di</strong>segni, e le<br />

sempre adorabili <strong>di</strong>sposizioni del Signore.<br />

A me basta intanto poterle rinnovare le proteste del mio rispetto, e supplicarla <strong>di</strong> umiliare a Sua<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima Monsignor Arcivescovo i sensi dell’ossequiosa mia servitù.<br />

Se mai ella volesse onorarmi dei suoi caratteri <strong>di</strong>rigga pure la lettera a Verona facendovi una<br />

sopra coperta coll’in<strong>di</strong>rizzo al signor Gio Batta Verdari droghiere alla Porta de Borsari 4 , perchè<br />

in<strong>di</strong>rizzandomela <strong>di</strong>rettamente già mi perverrebbe ma alle volte si confondono colla mia famiglia, e<br />

trovandosi questa tratto, tratto in villeggiatura le lettera mi ritardano.<br />

Ella accettar voglia i doveri della mia compagna 5 mentre che raccomandandomi alle sante <strong>di</strong> lei<br />

orazioni passo all’onore <strong>di</strong> nuovamente protestarmi<br />

__________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Mons. Falconieri Mellini Chiarissimo, Arcivescovo <strong>di</strong> Ravenna (Ep. II/1, lett. 665, n. 10, pag. 637).<br />

2 Leone XII, eletto Papa il 28-9-1823 (Ep. I, lett. 340, n. 2, pag. 530).<br />

3 Pio VIII eletto Papa il 1829 (Ep. I, lett. 348, n. 12, pag. 547).<br />

4 Giambattista Verdari (Ep. I, lett. 145, n. 6, pag. 239).<br />

5 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).


A MONS. CHIARISSIMO FALCONIERI<br />

919(Bergamo#1830.04.16)<br />

L‟Arcivescovo, dopo circa un anno, torna a proporre alla <strong>Canossa</strong> una fon dazione a Ravenna, ma con tre soli<br />

soggetti. La casa sarebbe <strong>di</strong>sponibile. La Marchesa è <strong>di</strong>sposta ad assecondare i desideri del Prelato, ma non<br />

può non <strong>di</strong>mostrare che le con<strong>di</strong>zioni, se non mo<strong>di</strong>ficabili, rendono impossibile la realizzazione dell‟opera.<br />

V.G.M. Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima 1<br />

in risposta alla lettera del<br />

5 aprile 1830<br />

Colla maggior compiacenza e sorpresa insieme mi trovo onorata dell’ossequiato foglio dell’Eccelenza<br />

Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima.<br />

Nell’atto, che la ringrazio <strong>di</strong> tanta sua degnazione, confermandole gli umili sentimenti<br />

dell’illimitata mia venerazione posso assicurarla, vivere sempre in me lo stesso desiderio, nel mio<br />

niente s’intende, ma <strong>di</strong> servirla, e l’invariabile mia premura per Ravenna. Tentai anzi l’anno scorso con<br />

mezzo privato far sapere al l’Em.V.Rev.ma queste mie non interrotte <strong>di</strong>sposizioni, ma la lettera penso<br />

possa essersi smarrita. A me basta ciò <strong>di</strong>rle unicamente in attestazione della mia servitù. Prevedo, che<br />

la brama <strong>di</strong> poterla servire non solo, ma <strong>di</strong> poterlo fare con isperienza <strong>di</strong> qualche riuscita andrà a<br />

portarle de’ nuovi <strong>di</strong>sturbi per darmi que’ lumi, e rischiaramenti i quali mi <strong>di</strong>vengono necessarj onde<br />

<strong>di</strong>visare e pre<strong>di</strong>sporre quanto da me <strong>di</strong>pende pel felice avviamento della cosa. Lessi dunque, e<br />

considerai il progetto che l’Eminenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima si compiace propormi, il quale per una<br />

parte non v’ha dubbio faciliterebbe l’esecuzione della cosa, ma a mio credere toglierebbe a me il<br />

contento che potesse stabilirsi, e mantenersi con piena <strong>di</strong> lei sod<strong>di</strong>sfazione. Ed eccone il motivo.<br />

Siccome si tratta <strong>di</strong> un Istituto religioso, e d’Istituto il quale ha il doppio scopo <strong>di</strong> cercare col bene de<br />

prossimi la propria santificazione, e questa col mezzo <strong>di</strong> Esercizj, ed interne Regole sue proprie,<br />

impossibile sarebbe che tre soli soggetti attendessero <strong>di</strong> proposito alle opere <strong>di</strong> carità della vocazione,<br />

ed alle pratiche interne, senza le quali <strong>di</strong>ficilmente conserverebbesi nei membri lo spirito. Per ciò<br />

ritenendo quanto la carità dell’Eminenza Vostra è <strong>di</strong>sposta a fare per l’Istituto, io vorrei per mia parte<br />

veder pure <strong>di</strong> ridurre almeno a cinque i soggetti, che formar dovessero il principio della Casa <strong>di</strong><br />

Ravenna. Supplico quin<strong>di</strong> la bontà <strong>di</strong> lei a degnarsi <strong>di</strong> farmi sapere se la casa sia affatto contigua alla<br />

Chiesa <strong>di</strong> cui ella mi parla, o se sia semplicemente vicina. Se nella casa stessa vi si trovi corte, piccolo<br />

orto, o veramente sia casa affatto semplice. Non parlo della sua salubrità, e della salubre sua<br />

ubicazione, perche gia la Ecc V Rev ma comprende bene essere troppo necessaria per un’Istituto, che<br />

deve molto operare. Bensì la supplico a volermi dare un’idea della sua capacita per mia norma. Dietro a<br />

questi lumi andro prendendo quelle misure che sapro migliori, e niente ultimero poi senza tutto<br />

umiliarle. Sappia anzi che ritornata dal mio viaggio l’anno scorso avevo già messo gli occhi su qualche<br />

soggetto che sembravami per ogni riguardo opportuno. Ma intese ch’ebbi le sempre adorabili <strong>di</strong>vine<br />

<strong>di</strong>sposizioni sopra l’angusta<br />

Persona del Sommo Pontefice Leone XII pensando che necessariamente almeno per del tempo dovea<br />

restare ogni cosa sospesa, non innoltrai alcun passo, aspettando nuove <strong>di</strong>lucidazioni. Adesso poi<br />

ripiglierò gli esami, e la trattative, pregandola caldamente <strong>di</strong> volermi assistere colle sante sue orazioni.<br />

Voglia altresì l’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima avvalorarmi colla sacra pastorale <strong>di</strong> lei<br />

bene<strong>di</strong>zione, che imploro nell’atto in cui mi do l’onore <strong>di</strong> rispettosamente <strong>di</strong>chiararmi<br />

Dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Bergamo, dal Convento <strong>di</strong> Santa Croce li 16 aprile 1830<br />

1 Papa Leone XII, eletto Papa il 28-9-1823 (Ep. I, lett. 340, n. 2, pag. 530)


Onorandomi <strong>di</strong> sue lettere, favorisca <strong>di</strong>rigerle a Milano, nel locale della Certosa San Michele alla<br />

Chiusa, dovendo colà passare.<br />

_____________________<br />

NB. Minuta scritta con una certa cura probabilmente da lasciare agli Atti .


A MONS. CHIARISSIMO FALCONIERI<br />

920(Verona#1830.05.09)<br />

La risposta della <strong>Canossa</strong>, per necessità impellenti, arriva in ritardo, ma la sua <strong>di</strong>sponibilità è immutata. Certo<br />

però non sarà possibile effettuare la fondazione in settembre, tanto più che la Marchesa deve ac certarsi che<br />

l‟ambiente risponda alle esigenze <strong>di</strong> un‟opera piuttosto complessa. Pone a questo riguardo tante domande, però<br />

la corrispondenza non avrà seguito, come non si effettuerà la fondazione.<br />

V.G. e M. Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Domando mille scuse all’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima se contro il mio desiderio e la mia premura<br />

debba questa volta comparire trascurata nel darmi l’onore <strong>di</strong> riscontrare l’ossequiato suo foglio del<br />

giorno 23 aprile.<br />

Sappia che non avendo potuto ottenere <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>spensata dal trovarmi anche quest’anno colle<br />

Dame <strong>di</strong> Venezia nell’incontro che da noi vengono a fare gli spirituali Esercizj dovetti cambiare<br />

<strong>di</strong>rezione, ed invece <strong>di</strong> ritornare a Milano come credeva fui in necessità <strong>di</strong> ricondurmi a Verona per<br />

passare poi a Venezia prima della festa dell’Ascensione facendoli da quelle signore nella novena della<br />

Pentecoste i Santi Esercizj. L’ossequiata sua lettera dovette dunque fare il giro <strong>di</strong> Milano prima che mi<br />

giungesse ed in tanto ecco per mia parte tutto ritardato.<br />

Io sono confusa dell’interessamento, e carità dell’Eccellenza Vostra per questo minimo Istituto e non le<br />

posso significare quanto sia il mio desiderio <strong>di</strong> poter corrispondere a tanta bontà renderla servita nel<br />

miglior modo possibile.<br />

Intorno a quanto poi ella degnasi domandarmi e per dovere mio proprio e per riuscire più<br />

facilmente in uno stabilimento, utile ed opportuno ingenuamente riscontro le cortesi gentili ricerche<br />

ch’ella mi fa. Non può <strong>di</strong>rsi propriamente parlando che per l’Istituto nostro la chiesa sia assolutamente<br />

in<strong>di</strong>spensabile ma però in pratica trovo utilissimo, e desiderabile essere avere una chiesa ancorchè<br />

questa fosse inserviente, e sussi<strong>di</strong>aria della Parrocchia, come per esempio abbiamo a Venezia. In tal<br />

caso noi non abbiamo veruna interna comunicazione colla chiesa stessa, che non viene da noi servita,<br />

ma dall’interno coro ascoltiamo la santa Messa, ed abbiamo sempre il Divin Sacramento. Per la Santa<br />

Comunione poi se non vi è opportunità <strong>di</strong> coro basso sortiamo dal convento, e dalla parte della strada<br />

pubblica an<strong>di</strong>amo nella chiesa.<br />

Oltre <strong>di</strong> ciò essendo uno dei nostri Rami <strong>di</strong> carità quello anche d’intervenire alla dottrina<br />

parrocchiale, ed ivi secondo il beneplacito del Paroco, e superiori delle Dottrina prestarci in assistere<br />

istruire e servire per la Dottrina medesima, così se nella chiesa si fanno la dottrina delle donne più<br />

facilmente, ed in maggior numero si può prestarsi quando la Chiesa è anessa o almeno vicina<br />

Dopo tutto questo io le <strong>di</strong>rò peraltro che se ella conosce l’esposizione dell’orto poter riuscire<br />

pericolosa, trattandosi d’una casa <strong>di</strong> donne, non parlo solo per la visualità, che questa con qualche<br />

pezzo <strong>di</strong> muraglia facilmente forse potrà togliersi, ma voglio <strong>di</strong>re positivamente per la sicurezza, allora<br />

converebbe piuttosto avere un interna capella e così accomodarsi, alle saggie e prudentissime sue viste<br />

io dunque pienamente ed intieramente mi rimetto bastandomi averle sottoposto i deboli miei riflessi. In<br />

torno poi agli ambienti per se necessarj agli Esercizj dell’Istituto debbo con pari ingenuità confessarle<br />

che essendo varj i Rami <strong>di</strong> carità da questo abbracciati non sarebbero questi pochi. Tali Rami<br />

non<strong>di</strong>meno non si possono tutti esercitare in un tratto riputandosi da noi, che oltre una piena interna<br />

osservanza per praticarli stabilmente tutti, 30 soggetti siano necessarj ad una Casa completa giacchè<br />

quando è questa in piena attività, ci dona il Signore la grazia <strong>di</strong> poter coll’educazione delle maestre <strong>di</strong><br />

campagna prestare un vantaggio anche della Diocesi come confido piacendo al Signore <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>rci<br />

anche costì vedrà in progresso. L’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima comprende però che in un


principio <strong>di</strong> fondazione converrà andare a poco a poco, e dalle circostanze generali e particolari proprie<br />

del Paese facilmente saprà giu<strong>di</strong>care, se meglio sia nel principio della fondazione accomodarsi alla<br />

meglio si, ma come si può, aspettando l’accresci mento <strong>di</strong> questo per istabilirsi come si deve, o se sia<br />

meglio in Ravenna vedere alla prima <strong>di</strong> stabilirsi positivamente in un modo quasi invariabile, esendo tal<br />

cosa relativa ai Paesi.<br />

Per mia parte vorrei pregarla anzi a non volersi soverchia mente incomodare, ed ella secondo la<br />

descrizione del piccolo servizio che le possiamo rendere decida liberamente come crede meglio.<br />

Pel corso <strong>di</strong> quattro settimane volendo onorarmi de’ suoi caratteri si compiaccia <strong>di</strong>rigere le<br />

lettere a Venezia nel convento <strong>di</strong> Santa Lucia.<br />

Riguardo all’epoca poi in cui potrò servirla, stia certa che farò il possibile per affrettarla, ma<br />

siccome aveva intieramente abbandonato il progetto <strong>di</strong> Ravenna, così un pò <strong>di</strong> tempo mi si rende<br />

in<strong>di</strong>spensabile quin<strong>di</strong> precisamente per settembre certa mente non posso.<br />

Ma su questo articolo mi riservo a parlarle in seguito con un po’ più <strong>di</strong> precisione.<br />

Altro dunque in questo momento non mi resta se non che ripeterle i sensi dell’illimitata mia<br />

venerazione, e nell’atto, che imploro la sacra pastorale sua bene<strong>di</strong>zione, caldamente racco mandandomi<br />

alla carità delle sante sue orazioni, rispettosamente passo a confermarmi<br />

Dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 9 maggio 1830<br />

San Giuseppe<br />

_________________<br />

Umilissima Obbligatissima Ossequiosissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

NB. Nell’ultima facciata in bianco, al rovescio in calce, il copista ha scritto: Queste stesse copiate le ho<br />

già mandate alla nostra degnissima signora Marchesa.<br />

Non c’è infatti niente <strong>di</strong> autografo, neanche la firma, che ha lo stesso carattere della lettera.


TREVISO<br />

A MONS. SEBASTIANO SOLDATI<br />

921(Venezia#1833.06.14)<br />

Dal 1830 le trattative da parte del Vescovo sono continuate, chiedendo insistentemente una visita della <strong>Canossa</strong><br />

e mandando a lei persone interessate. La Marchesa, che non aveva ancora trovato la possibilità <strong>di</strong> recarsi a<br />

Treviso, si era fatta sostituire da due religiose. La signora Marianna Jnfom, una benefattrice, e la Contessina<br />

Teresa Manfre<strong>di</strong>ni, che aveva chiesto <strong>di</strong> far parte delle Figlie della Carità, avevano riferito, come le due<br />

visitatrici, grosse <strong>di</strong>fficoltà perché la casa proposta fosse accettabile; tra l‟altro che, lungo il muro <strong>di</strong> cinta,<br />

sorgeva la camera mortuaria. La <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong>chiara che, se non si toglieranno questi ostacoli, non potrà<br />

accettare.<br />

Cf. App. A 124, 3 giugno 1830<br />

V.G. e M. Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima 1<br />

Era in pensiero <strong>di</strong> aspettare il ritorno della cara Damina Manfre<strong>di</strong>ni 2 per umiliare all’Eccellenza Vostra<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima il dovuto riscontro al venerato suo foglio dalla stessa recatomi. Vedendo che il termine<br />

dei suoi affari, col lasciare a me il contento <strong>di</strong> godere più a lungo sì gra<strong>di</strong>ta compagnia mi<br />

prolungarebbe però troppo l’onore <strong>di</strong> risponderle, approffitto dell’impareggiabile carità <strong>di</strong> lei, e<br />

can<strong>di</strong>damente sono in pari tempo a sotto pone anche alcuni ostacoli ch’io trovo nella contemplata<br />

località <strong>di</strong>etro le riflessioni da me fatte su quanto mi <strong>di</strong>sse la degnissima signora Marianna 3 , e mi<br />

confermarono le compagne, e la buona Contessina.<br />

Cominciando dall’ossequiata sua lettera; le <strong>di</strong>rò che alla mia partenza da Venezia quando<br />

imprevedute insuperabili circostanze non me lo vietassero verrò certamente a Treviso, e mi creda che<br />

sarà per me una grande consolazione nel rattificarle le pro teste del mio ossequio potermi un poco<br />

trattenere con la rispettabilissima sua persona. Non sò poi quando ciò sia per essere sempre però che<br />

ella lo creda opportuno <strong>di</strong>etro a quanto sono per mettere sotto i suoi riflessi a proposito <strong>di</strong> cotesta<br />

località.<br />

Per riguardo dunque all’estensione <strong>di</strong> questa, potendosi con eludere gli acquisti <strong>di</strong> que’ rustici <strong>di</strong><br />

cui erano in trattativa, e potendosi verificare la permuta dell’orto col Parroco, trovo da quanto mi<br />

<strong>di</strong>ssero le compagne che vi sarà per un principio mo do da <strong>di</strong>simpegnare le opere <strong>di</strong> carità con le dovute<br />

<strong>di</strong>visioni. Del rimanente alcuni ostacoli io riscontro sull’argomento, tre de’ quali rimetto pienamente al<br />

giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> lei. Un’altro è propria mente insuperabile, e quando non fosse possibile il toglierlo non<br />

potrò accettare per l’Istituto la casa <strong>di</strong> cui trattiamo.<br />

Parlando dei tre primi uno si è che colla visualità che hanno le camere d’abitazione sulla strada<br />

evvi <strong>di</strong> piu la combinazione d’essere quello il luogo usato per la stazione dei cariaggi militari. Per<br />

l’altro poi alla permuta dell’orto parocchiale con l’altro vicino, non parlerò della necessaria<br />

bene<strong>di</strong>zione della Santa Se de che ben sò quanto facilmente potrà ottenere, ma dell’assenso civile, o<br />

governativo il quale dalle nostre parti alcuna volta non fu tanto facile ad averci. La giustissima<br />

venerazione ch’ella merita è certo gran mezzo per farle superare anche questo. Il terzo ostacolo poi<br />

ch’io credo che riuscirà affatto nuovo, ella che conosce in<strong>di</strong>vidualmente l’ubicazione dell’ortaglia potrà<br />

conoscere subito se sia, o non sia reale. La premurosissima Damina Manfre<strong>di</strong>ni avendo parlato<br />

coll’agente della Famiglia Onigo 4 proprietaria dell’orto che in parte dovrebbe essere ceduto al Parroco<br />

1 Mons. SEBASTIANO SOLDATI, nato a Padova nel 1780, sacerdote nel 1803, rettore del Collegio <strong>di</strong> Castelfranco<br />

Veneto, consacrato a Venezia Vescovo <strong>di</strong> Treviso nel 1829, morto nel 1849.<br />

2 Darnina MANFREDINI, nata a Treviso nel 1802 dal Marchese Luigi, nobile veneziano.<br />

3 MARIANNA INFOM, una delle Dame <strong>di</strong> Treviso, <strong>di</strong> cui però non sono rimaste notizie.<br />

4 Famiglia ONIGO, appartenente a <strong>di</strong>scendenza illustre.


per compenso, le <strong>di</strong>sse che vi è il progetto, o trattato che sia <strong>di</strong> fabbricare ivi per la vicinanza del teatro<br />

un casino relativo. Se la visualità <strong>di</strong> questo giungesse anche all’orto sarebbe peggiore dei cariaggi<br />

militari, e penso che nè la vicinanza nè la visualità d’un simile casino potrà forse l’Eccellenza Vostra<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima trovare opportuno per l’orto parrocchiale che venisse ceduto.<br />

Dopo tutto questo le esporrò adesso l’ostacolo insuperabile che per l’Istituto in cotesta casa io<br />

trovo. Sento che nel pezzo d’orto che verrebbe ceduto ed in cui si potrebbe formare il passaggio ad una<br />

specie <strong>di</strong> tribuna che vi si farebbe, vi è la camera mortuaria che <strong>di</strong>rebbesi quì a Venezia scuoletta de’<br />

morti nella quale si depositano dopo l’esequie i poveri defonti sino al momento del loro trasporto.<br />

Quando non sia possibile il levarla to talmente, e metterla proprio altrove, io non posso accettare<br />

assolutamente la località.<br />

L’Eccellenza Vostra reveren<strong>di</strong>ssima riderà forse <strong>di</strong>cendo che sono paure <strong>di</strong> donne. Veramente<br />

io non ho timore de’ morti, e quando ha portato l’occasione sono restata anche sola a tener loro<br />

compagnia, ma questo timore regna molto nella gioventu, e sarebbe l’espor le compagne a perdere la<br />

salute ed impe<strong>di</strong>re le vocazioni il prendere una casa con simile abitazione. Oltre <strong>di</strong> che, cosa niente<br />

meno <strong>di</strong> questa rilevante per l’esperienza accadutami in eventuali circostanze d’assai minor rilievo,<br />

certa sono, che andressimo incontro ad incagli ed osservazioni governative per cui frequentemente<br />

resteressimo esposte ad ogni qualsiasi influenza a chiudere le scuole, e l’a<strong>di</strong>to alla gioventù, oltre<br />

maggiori <strong>di</strong>spiaceri che potrebbonsi incontrare, ed allora le tanto caritatevoli cure loro per l’Opera<br />

andrebbero a vuoto, come vane <strong>di</strong>verrebbero le nostre fatiche.<br />

Ciò dunque ritenuto se ella giu<strong>di</strong>cherà opportuno che ad ogni modo venga a Treviso, si<br />

compiaccia <strong>di</strong> farmelo sapere nel modo <strong>di</strong> minore suo <strong>di</strong>sturbo, e potendo verrò certamente a servirla.<br />

Domando mille scuse all’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima della pazienza che le faccio portare con<br />

tanto mio <strong>di</strong>re.<br />

Accetti i rispettosi doveri della Damina Manfre<strong>di</strong>ni, e delle mie compagne; mi accor<strong>di</strong> la sacra<br />

sua pastorale bene<strong>di</strong>zione, e mi permetta <strong>di</strong> ripettermi con invariabile ossequio<br />

Dell ‘Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Santa Lucia Venezia li 14 giugno 1833<br />

A Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Monsignor Sebastiano Soldati<br />

Degnissimo Vescovo<br />

Di TREVISO<br />

5 NB. Autografa solo la firma.<br />

Umilissima Devotissima Ossequiosissima Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 5


[Senza data]<br />

A DON TREVISANI<br />

922(Venezia#1833.**.**)<br />

La <strong>Canossa</strong> ha già stabilito <strong>di</strong> partire per Treviso, ma poiché per un certo affare, <strong>di</strong> cui non dà alcuna<br />

in<strong>di</strong>cazione, teme <strong>di</strong> dover essere contemporaneamente a Verona per impe<strong>di</strong>re una lite, prega il destinatario <strong>di</strong><br />

consigliarla in proposito.<br />

(Signoria) Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima 1<br />

Gli è pur vero che Id<strong>di</strong>o da il lume ai Superiori. Se la Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

mi avesse accordato <strong>di</strong> partire giovedì prossimo venturo <strong>di</strong>fficilmente avrei potuto riuscirvi avendo<br />

lunedì sera ricevuto da Monsignore <strong>di</strong> Treviso la lettera che colla copia della risposta da me fattagli<br />

questa mattina mi onoro <strong>di</strong> accludergliela perché la legga. Vero è che se avessi dovuto partire avrei<br />

anticipato la mia gita a Treviso in questa settimana laddove che avendo già tempo, sul dubbio che mai<br />

potesse abbisognare ch’io colà mi fermassi una giornata <strong>di</strong> più l’ho stabilita per lunedì sempre che la<br />

giornata sia tranquilla non essendo troppo amica del vento quando andar debbo sull’acqua. Fissai senza<br />

nuovamente domandarglielo sull’intelligenza già presa. Raccomando dunque caldamente l’esito <strong>di</strong><br />

questa gita alla carità delle sante sue orazioni tantochè per me non resti che non si adempia in tutto la<br />

<strong>di</strong>vina Volontà e che non impe<strong>di</strong>sca la <strong>di</strong>vina Gloria.<br />

(NB. A questo punto lo scritto è separato da uno spazio bianco)<br />

Lunedì dopo aver ricevuto la risposta della Signoria Vostra Illustrissima sulla sera mi fu recata da<br />

quella signora dalla quale erami stato parlato <strong>di</strong> Treviso la lettera d’invito <strong>di</strong> quell’ottimo Vescovo. Mi<br />

onoro <strong>di</strong> accludergliela colla risposta che questa mattina gli feci. Sul dubbio che due soli giorni non<br />

fossero stati bastanti, concertai con quella signora <strong>di</strong> partire lunedì intenzionata, a Dio piacendo, già<br />

essere a Venezia martedì ma <strong>di</strong> fermarmi sino mercoledì nel caso occorresse pel buon avviamento<br />

dell’affare. Lo feci senza scriverglielo pensando tale essere il <strong>di</strong> lei volere in riflesso dell’intelligenza<br />

già fatta. Scrissi anche questa mattina a Verona prendendo tutte le misure a tenore dei giorni da lei<br />

in<strong>di</strong>catimi per la mia partenza. Una lettera che oggi ricevo dal nostro avvocato <strong>di</strong> Verona che pure mi<br />

prendo la libertà <strong>di</strong> occluderle mancandomi il tempo <strong>di</strong> trascriverla, mi mette in dubbio se possa<br />

<strong>di</strong>venire necessario che io affretti il mio ripatrio per non aver poi ad incontrare una qualche lite non<br />

facendo subito la convenzione <strong>di</strong> cui questa parla. Pare che una procura potesse supplire, ma pare anche<br />

<strong>di</strong>fferente il vedere le cose da se e che le vedano gli altri quantunque sappiano essi certamente più <strong>di</strong><br />

me. In ogni modo mi rimetto sempre egualmente al <strong>di</strong> lei giu<strong>di</strong>zio. Non si stanchi ad iscrivermi come<br />

pare, abbia solo la bontà con tutto suo comodo, lette le lettere, scrivere semplicemente sul mio<br />

iglietto, fate come vi <strong>di</strong>ssi, o pure ripiegate nel qual ultimo caso scriverò subito a Verona che se porta<br />

danno la mia lontananza siano a prendermi mercoledì. Giovedì qui si fermerà quel Sacerdote, e venerdì<br />

potrò partire<br />

[Venezia 1833]<br />

_________________<br />

NB. Dopo la stesura <strong>di</strong> una prima minuta, la <strong>Canossa</strong> ne fa scrivere, sullo stesso foglio, una seconda più<br />

completa, come appare dalla separazione. Qualche breve correzione autografa.<br />

1 Sacerdote Luigi Trevisani, valente pre<strong>di</strong>catore (Ep. II/1, lett. 444, n. 1, pag. 65).


APPENDICE<br />

DA MONS. SOLDATI<br />

A 124(Treviso#1830.06.03)<br />

Monsignor Soldati, anche quando era Vicario Generale <strong>di</strong> Monsignor Grasser, aveva chiesto informazioni per<br />

una possibile fondazione a Treviso, ma poi la penuria <strong>di</strong> mezzi finanziari li aveva <strong>di</strong>ssuasi entrambi. Ora, poichè<br />

ci sono prospettive migliori, il Vescovo prega la <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> volersi portare a Treviso per possibili accor<strong>di</strong>.<br />

Nobile Signora Marchesa<br />

L’Istituto utilissimo, <strong>di</strong> cui Dio volle propagatrice e madre Vostra Signoria Illustrissima è desiderato<br />

sommamente da me 1 , perchè conosciuto proficuo alla santificazione <strong>di</strong> questa mia città e Diocesi. Fino<br />

da quando Monsignor Grasser 2 reggeva questa Chiesa, ed io aveva l’onore <strong>di</strong> servirlo in qualità <strong>di</strong> suo<br />

Vicario Generale, mi torna a mente d’averle esposto questo medesimo desiderio, e d’averle chiesto in<br />

nome <strong>di</strong> lui schiarimenti e <strong>di</strong>lucidazioni su tal punto. Per allora non la freddezza dell’animo, ma la<br />

mancanza <strong>di</strong> mezzi parve sospendere la conchiusione d’un sì utile progetto. Ora se l’animo non<br />

m’inganna, sembra esser giunto il tempo segnato negli eterni decreti all’esecuzione <strong>di</strong> sì bell’opra: e<br />

pare che me lo promettano i generosi sforzi e la pia volontà <strong>di</strong> qualche benefattore. Ciò essento oserei<br />

supplicare colla presente, Vostra Signoria Illustrissima, acciocchè associandosi all’ottima signora<br />

Marianna Infom 3 , da cui le sarà stata fatta parola <strong>di</strong> questo fatto, volesse quanto prima recarsi quivi,<br />

convenir sulla cosa, e darmi tutti que’ lumi e quelle <strong>di</strong>rezioni che sono necessarie perch’io possa<br />

parlare con queste locali Autorità, con qualche fondamento conoscere se i mezzi pre<strong>di</strong>sposti sono<br />

bastevoli, e venire ad una prudente conclusione. Già vorrei sperare che non sieno per esservi obbietti:<br />

ma ad ogni modo la prudenza mi suggerisce <strong>di</strong> parlare ancora con questo riserbo. Desideroso <strong>di</strong> vederla<br />

quivi, mi raccomando alle sue sante orazioni, e mi do l’onore <strong>di</strong> essere con tutta la stima<br />

Di Treviso li 3 giugno 1830<br />

Alla Nobile Signora Marchesa<br />

<strong>Maddalena</strong> De <strong>Canossa</strong><br />

Direttrice delle Figlie della Carità<br />

VENEZIA<br />

Onoratissimo Devotissimo in Gesù Cristo<br />

Sebastiano Vescovo <strong>di</strong> Treviso<br />

1 Mons. Sebastiano Soldati, vescovo <strong>di</strong> Treviso (Ep. II/2, lett. 921, n. 1, pag. 1281)<br />

2 Mons. Grasser Giuseppe, Vescovo <strong>di</strong> Verona (Ep.I, lett. 379, n. 2, pag. 646)<br />

3 Una delle benefattrici <strong>di</strong> Treviso.


BRENO<br />

A DON GIOVANNI RONCHI E DON GIAMMARIA TABONI<br />

923(Bergamo#1831.02.27)<br />

Il Vescovo <strong>di</strong> Brescia, Monsignor Nava, aveva mandato alla <strong>Canossa</strong> una lettera dei due Sacerdoti, che<br />

chiedevano una fondazione in Breno, av valendosi delle intenzioni e della ere<strong>di</strong>tà lasciata dalla defunta signora<br />

Giustina Alberzoni. La <strong>Canossa</strong> risponde aderendo al loro invito. In un altra minuta però, che nell‟A.C.R. ha la<br />

medesima collocazione della prima, rivolgendosi ad un ignoto destinatario, avanza forti dubbi sulla possibilità<br />

<strong>di</strong> realizzare una fondazione a Breno.<br />

Ai Molto Reveren<strong>di</strong> Sacerdoti<br />

Signor Don Giovanni Ronchi e Signor Don Giammaria Taboni <strong>di</strong> Breno.<br />

Sino dal giorno 30 agosto 1830 Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima Monsignor Nava 1 zelantissimo loro<br />

Vescovo si compiacque far mi tenere unitamente ad un ossequiato suo foglio la lettera, che circa a quel<br />

tempo col <strong>di</strong> lui mezzo ebbero la bontà d’inviarmi.<br />

Vivamente li ringrazio dei tanti <strong>di</strong>sturbi che sin qui si presero, e del cortese eccittamento, che mi<br />

danno affinche accettando l’ere<strong>di</strong>tà Alberzoni passi poi ad eseguire le intenzioni della p<strong>ii</strong>ssima defonta<br />

signora Giustina. Tali esternatemi loro desiderj si combinano pienamente con quelli che degnossi<br />

significarmi l’Illustre, e santo loro Prelato.<br />

In questi riconoscendo il <strong>di</strong>vino volere accetto dunque, e con pienezza <strong>di</strong> cuore mi presterò con<br />

tutto l’impegno a servir Breno, Non dubito, che a tanta gentilezza non siano per aggiungere l’assistenza<br />

delle loro sante orazioni.<br />

Io intanto pregandoli a conservarmi la loro buona grazia passo a <strong>di</strong>chiararmi col maggiore<br />

rispetto.<br />

Delle Signorie Loro Molto Illustri e Reveren<strong>di</strong>ssime<br />

Bergamo Santo Croce li 27 febbraio 1831<br />

(NB. Su altro foglio con la medesima collocazione H. 99, è stesa la minuta <strong>di</strong> una lettera, senza destinatario e senza<br />

data, che manifesta dubbi sulla fondazione <strong>di</strong> Breno.)<br />

Io non dubito un momento della <strong>di</strong> lei <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> dare uno stabilimento certo a cotesta<br />

scuola, ma io non saprei assumere un’impegno quando non abbia <strong>di</strong> torvarmi in caso <strong>di</strong> supplirvi a<br />

tenore <strong>di</strong> quanto m’impegnassi per cio se il trattato <strong>di</strong> Breno andasse a vuoto legata come sono ad un<br />

Istituto non potrei accettare un’opera santa non v’ha dubbio ma da questo staccata ne intraprendere per<br />

questa appositi viaggi, in conseguenza comprendendo <strong>di</strong> non poterli servire non <strong>di</strong>rò bene ma meglio<br />

che posso non accetterei.<br />

Lo stesso conviene che <strong>di</strong>ca sulla gita che la V S Ill ma e M. to Rev.da bramerebbe che costi<br />

facessi sulla fine <strong>di</strong> agosto Non la vedo propriamente eseguibile essendo appena ritornata da Venezia<br />

soffocata qui da molteplici affari, per cui non so quanto dovrò trattenermi, dopo <strong>di</strong> che sono aspettata in<br />

un’altra delle nostre Case ove da gran tempo non potei andare ed ecco subito quanto le <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> sopra.<br />

Aperta che sia una nostra casa in Breno siamo vicinissime ed allora attendendo all’impegno <strong>di</strong><br />

dovere, posso servire anche all’opera <strong>di</strong> canta Riguardo alla giovane Rosina mi fu domandata per altra<br />

1 Mons. Nava Gabrio Maria , vescovo <strong>di</strong> Brescia (Ep. II/2, lett. 786, n. 3, pag. 969).


scuola non avendo pero preso ancora impegno ed avendo questa buona figlia conservata sempre<br />

per la cara signora Erminia la piu tenera memoria ed inclinazione (*), ella favorirà scrivermi in<br />

progresso cosa gu<strong>di</strong>ca, e vedremo cosa potremo concludere Io intanto cerco che si vada addestrando e<br />

perfezionando in quello che sa Lo spirito mi pare ottimo, come buonissima è la sanità.<br />

Tosto che saprò una conclusione per Breno non mancherò <strong>di</strong> significarghelo onde ella possa<br />

prendere le misure che crederà.<br />

Intanto mi raccomando vivamente alle sante orazioni <strong>di</strong> lei e calma <strong>di</strong> venerazione passo<br />

all’onore <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiararmi<br />

* io per altra parte, non risolvo. 2<br />

2 NB. La frase aggiunta in calce e corrispondente al richiamo, è autografa della <strong>Canossa</strong>, come lo è<br />

qualche brevissima correzione.


AL CONTE LUCA PASSI<br />

924(Verona#1833.11.08)<br />

Dopo due anni, la <strong>Canossa</strong> avverte che non è possibile lasciar a<strong>di</strong>to ancora a speranze per la fondazione <strong>di</strong><br />

Breno e scrive a Don Luca perchè, seguendo quanto ella propone, lasci, almeno per il momento, in libertà chi<br />

sta manovrando per ottenerne la realizzazione.<br />

Veneratissimo Signor Conte Luca 1 ,<br />

Verona li 18 novembre 1833<br />

Eccomi costretta a dover <strong>di</strong>sturbare nuovamente la carità della Signoria Vostra Illustrissima e Molto<br />

Reverenda, relativamente all’affare <strong>di</strong> Breno. Sappia che al mio ritorno a Verona trovai qui una lettera<br />

del signor Giovanni Giacomelli mio procuratore <strong>di</strong> cui le unisco la copia. Come ella vedrà vi è qualche<br />

osservazione da fare su quanto egli scrive. La prima che io trovo in<strong>di</strong>spensabile si è <strong>di</strong> mettere in libertà<br />

anche prima del febraio l’appartamento impegnato in casa del signor Gian Maria Giacomelli non<br />

trovando modo per ora <strong>di</strong> poter pensare per mancanza <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong> metter una nostra fondazione colà.<br />

Mi creda che io peno a non potermi prestare in ogni opera che riguarda la gloria <strong>di</strong> Dio ma tanti<br />

sono gl’impegni che attualmente mi circondano anche per la per<strong>di</strong>ta da noi fatta della compagna<br />

Rosmini, che non posso assumerne de’ nuovi.<br />

Con tutto ciò la mia Cristina 2 mi eccita a non abbandonare affatto il pensiero per altro momento<br />

più opportuno.<br />

Siccome i superiori dell’Istituto si unirono pienamente al parere della S.V.Ill.ma e M.to Rev.da<br />

intorno alla fondazione <strong>di</strong> Brescia e giu<strong>di</strong>carono ch’io dovessi accettarla <strong>di</strong>etro alcune con<strong>di</strong>zioni che<br />

vennero accettate dall’illimitata carità dell’ottimo si gnor Carlo .Manziana 3 e Padre Taeri 4 La Cristina<br />

dunque desidererebbe che la carità <strong>di</strong> lei andando a Breno cercasse d’im pegnare la buona signora<br />

Lucia Cismon<strong>di</strong> perche potesse in qual che modo sussistere per qualche tempo la scuola, col mezzo<br />

della buona Revellini. Dicendo la Cristina che avviata poi la fondazio ne in Brescia dell’Istituto nostro<br />

potrassi vedere se ci riesce <strong>di</strong> levare una piccola colonia per fare pure colà una fondazione. A questo<br />

pensiero <strong>di</strong> Cristina io non ho niente in contrario anzi avrei piacere che potesse un giorno venire<br />

eseguito pel bene che sento ne riuscirebbe. Ma devo <strong>di</strong>rle colla solita mia ingenuità e <strong>di</strong>spiacere<br />

insieme ch’io pel temporale non posso <strong>di</strong>sporre minimamente <strong>di</strong> più del lascito Albersoni e se la cara<br />

signora Lucia Cismon<strong>di</strong> non trova modo pel mantenimento della Revellini mi trovo nella necessità <strong>di</strong><br />

rinunziare all’ospitale il lascito e lasciar in libertà la stessa Revellini alla quale sarebbe necessaria a mio<br />

parere un assistente se avesse a proseguire lungamente la scuola.<br />

La carità dell’Illustrissima Signoria Vostra e Molto Reverenda, andando a Breno, la supplico<br />

con ogni libertà <strong>di</strong> osservare e determinare ciò ch’ella giu<strong>di</strong>cherà meglio nel Signore.<br />

Io scrivo intanto al Procurattore per la mia impossibilità <strong>di</strong> ritenere l’appartamento, ma<br />

essendovi tempo fino ai 24 <strong>di</strong> febbrajo gli scrivo anche <strong>di</strong> aspettare l’andata sua colà che se non mi<br />

sbaglio deve essere nella Novena del Santo Natale.<br />

Per Rovato al mio passaggio da Brescia con mia sorpresa mi raccontò il signor Manziana che<br />

anche il signor Don Giuseppe Angelini 5 gli <strong>di</strong>sse che non vogliono più le orfane bensì le Terziarie 6 , ma<br />

queste vogliono (Senta s’è da ridere) che sieno le quattro Figlie della Carità entrate per Rovato. Per non<br />

1 Conte Luca Passi missionario apostolico e fondatore dell’Istituto <strong>di</strong> S. Dorotea (Ep. II/2, lett. 711, n. 7, pag. 788).<br />

2 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).<br />

3 Carlo Manziana si occupa <strong>di</strong> una fondazione <strong>di</strong> Brescia (Ep. II/2, lett. 786, n. 1, pag. 969).<br />

4 P. Taeri Angelo, oratoriano <strong>di</strong> Brescia (Ep.II/2, lett. 795, n. 1, pag. 981).<br />

5 Don Giuseppe Angelini, pre<strong>di</strong>catore (Ep. II/2, lett. 797, n. 3, pag. 983).<br />

6 Piano delle Terziarie (Ep. II/1, lett. 640, n. 1, pag. 584).


entrare in <strong>di</strong>scussioni superflue avendo anche fatto il bilancio <strong>di</strong> quello che avrebbesi se adesso si<br />

cominciasse Rovato, e trovato che già non si può, ho pensato ad un ripiego <strong>di</strong> esperimento per giovare<br />

pure anche a quel Paese. Senta il mio ripiego che scriverò quanto prima al signor Curato Tavecchi 7 . Il<br />

signor Don Gaetano Milesi 8 propose una sua penitente rica assai ed unica alla quale egli crede abbia<br />

donato il Signore la vocazione. A noi pare una fi gliuola semplice cioè inetta ad abbracciare con<br />

fondamento un Istituto religioso. Io penso dunque propor loro che alla prima educazione <strong>di</strong> maestre che<br />

quì in Verona terrassi venga questa giovane in educazione, O questa realmente è capace ed abbraccierà<br />

l’Istituto e stabilito questo a Brescia, se sarà il miglior bene <strong>di</strong> quel Paese, potrassi pensare a Rovato, o<br />

non sarà capace come noi dubitiamo, potrebbe allora essere la fondatrice <strong>di</strong> quel l’opera che vedremo<br />

più utile o <strong>di</strong> Terziarie o <strong>di</strong> Orfane.<br />

Non so dove la S.V. Ill.ma e Rev.ma si trovi se dalle parti <strong>di</strong> Bergamo; se vi è, la supplico de<br />

miei rispetti a tutta la veneratissima sua famiglia e certa della sua memoria <strong>di</strong>nnanzi a Dio come può<br />

essere sicura del contraccambio presentandole gli ossequj della mia Cristina passo all’onore <strong>di</strong><br />

confermarmi<br />

__________________<br />

NB. Minuta con qualche correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

7 Don Gianfilippo Tavecchi, canonico della Prepositurale <strong>di</strong> Rovereto (Ep.II/2, lett. 818, n. 1, pag. 1029).<br />

8 Don Milesi Gaetano, parroco <strong>di</strong> Breno (Ep. II/2, lett. 821, n. 2, pag. 1035).


MONZA<br />

AL PADRE GIANFILIPPO LEONARDI<br />

925(Verona#1833.11.02)<br />

Con due lettere del 1830 e una del 1831, la <strong>Canossa</strong> aveva trattato col Preposto Parroco <strong>di</strong> Monza <strong>di</strong> alcune<br />

giovani aspiranti all‟Istituto delle Figlie della Carità. Con questa del 1833, ella conforta il destinatario della<br />

sua pena per non poter realizzare, almeno per il momento, una fondazione in quel centro.<br />

V.G. e M. Veneratissimo signor Preposto<br />

Non mi fu possibile riscontrare a Milano ove lo ricevetti l’ossequiato foglio della Signoria Vostra<br />

Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima in data 16 ottobre per i tanti affari che mi circondarono nel mio<br />

brevvissimo soggiorno colà. Lo faccio dunque da Verona approfittando del ritorno dell’amica Durini 1 .<br />

E prima <strong>di</strong> tutto vivamente la ringrazio dell’interessamento e premura che si compiace <strong>di</strong> avere per<br />

l’Istituto nostro. Niente mi sorprendono i nuovi incagli da lei trovati per riuscire nell’impresa progettata<br />

<strong>di</strong> una fondazione nostra in Monza. La supplico a non volersi prendere per ciò alcuna pena. Se l’opera<br />

sarà d’aggra<strong>di</strong>mento del Signore non mancherà Egli nel momento dalla <strong>di</strong>vina Sua sapienza <strong>di</strong>ssegnato<br />

<strong>di</strong> appianare le strade che ora sono chiuse.<br />

Favorisca, ricambiare i miei più <strong>di</strong>stinti rispetti al degnissimo suo religioso compagno.<br />

Mi raccomando alle sante orazioni della S.V. M.to Ill.re e Rev.ma mentre piena <strong>di</strong> venerazione<br />

ho l’onore <strong>di</strong> protestarmi<br />

Della Signoria Vostra Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona li 2 novembre 1833<br />

__________________<br />

NB. Copia da un dattiloscritto evidentemente poco fedele.<br />

1 Contessa Carolina Durini (Ep. I, lett. 2, pag. 6).<br />

Umilissima Devotissima Obbligatissima<br />

serva <strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


[Verona 1834]<br />

CHIOGGIA<br />

A MONS. ANTONIO SAVORIN<br />

926(Verona#1834.**.**)<br />

La <strong>Canossa</strong> non ha potuto, per vari impe<strong>di</strong>menti, nè vedere, nè rispondere subito al Vescovo, ma si protesta<br />

<strong>di</strong>sponibile alle sue richieste.<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima 1<br />

Non so spiegare all’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima quale sia stata la mia <strong>di</strong>spiacenza a Venezia<br />

per essermi trovata nell’impossibilità <strong>di</strong> darmi l’onore ossequiandola dì sentire personalmente i suoi<br />

coman<strong>di</strong> ed a Verona per aver dovuto vitarmi sino a questo giorno il sospirato momento <strong>di</strong><br />

riscontrarla impe<strong>di</strong>ta dalle tante inevitabili occupazioni che mi circondarono al mio ritorno.<br />

L’impareggiabile bontà <strong>di</strong> lei vorrà accorciarmi un benigno compatimento ed assicurarsi in<br />

pari tempo della sincera e viva brama <strong>di</strong> prestarmi per quanto si estendono le mie forze per servire<br />

all’incessante suo zelo sempre occupato pel bene <strong>di</strong> coteste città.<br />

_________________<br />

NB. Minuta incompleta, senza data, ma che presenta una correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Mons. Antonio Savorin, Vescovo <strong>di</strong> Chioggia (Ep. II/2, lett. 745, n. 1, pag. 849).


[Verona 1834]<br />

A MONS. ANTONIO SAVORIN<br />

927(Verona#1834.**.**)<br />

Ben contenta <strong>di</strong> coa<strong>di</strong>uvare in parte alle necessità <strong>di</strong> Chioggia, la <strong>Canossa</strong> riceverà con vero piacere le<br />

figliole che il Vescovo volesse mandarle per il «Corso <strong>di</strong> educazione». Ne in<strong>di</strong>cherà la data d‟inizio. Intanto<br />

lo prega riferendosi alla giovane che già le aveva fatto visita, evidentemente non molto dotata, <strong>di</strong> scegliere,<br />

per quella preparazione, elementi ricchi <strong>di</strong> calore spirituale e <strong>di</strong> buone capacità intellettuali, perchè l‟esito<br />

non sia negativo.<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Mi do l’onore <strong>di</strong> riscontrare l’ossequiato foglio dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima del giorno<br />

21 corrente, da me ricevuto il giorno prima <strong>di</strong> partire da Venezia.<br />

In primo luogo nell’atto che vivamente la ringrazio <strong>di</strong> essersi degnata <strong>di</strong> onorarmi de’<br />

veneratissimi suoi caratteri la supplico a volere colla solita sua bontà accettare le mie scuse pel<br />

ritardo prodotto dalle molteplici mie occupazioni che non mi lasciano luogo sovente <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare ai<br />

più precisi doveri. Tenendomi certa del benigno suo compatimento passo subito a significarle le mie<br />

premure per coa<strong>di</strong>uvare ove possa essere capace all’incessante suo zelo pel bene <strong>di</strong> cotesta città e<br />

giacchè per mancanza della barca non potè avere l’onore <strong>di</strong> concertare in voce, come bramava, mi<br />

onoro <strong>di</strong> farlo in iscritto.<br />

Dalle mie buone compagne intesi le belle opere caritatevoli che si trovano costì gia istradate<br />

con tanto vantaggio delle anime e come la carità dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima vorrebbe<br />

vedere piantata una nuova scuola <strong>di</strong> educazione, e che le maestre fossero da noi educate. Ben<br />

volentieri, e con tutto il cuore sono <strong>di</strong>sposta <strong>di</strong> servirla come le feci già <strong>di</strong>re con tutto l’impegno<br />

singolare nella prima educazione ch’avremo. Vid<strong>di</strong> la buona Cattina da lei inviatami all’oggetto.<br />

Per quel poco che potei rilevare nei brevi momenti, che potei con essa trattenermi mi sembra assai<br />

buona, e che per una semplice scuola istruita che sia riuscirà <strong>di</strong>screttamente. A me pare però che se<br />

l’Eccellenza Vostra avesse delle mire più estese della sola scuola, sarebbe bene ch’ella ve desse <strong>di</strong><br />

trovare una qualche figliuola ancorche fosse rozza d’istruzione, poco importa perchè l’istruiremo<br />

noi ma che avesse mente aperta bel temperamento, e maniere atte ad affezionarsi le ragazze e<br />

ch’avesse in alle... (NB. Il foglio strappato non permette <strong>di</strong> terminare la frase) La pratica ci fece conoscere<br />

che una figlia sola <strong>di</strong> tali qualità educata ed esercitata da noi nelle opere <strong>di</strong> carità quando ritorna alla<br />

sua patria fa del gran bene non solo al proprio paese ma riesce utile anche a molti altri, ed al<br />

contrario se sono fredde e poco aperte d’intelletto riescono poco meno che innutili le fatiche e le<br />

spese che incontrano le persone desiderose del bene. Così mi <strong>di</strong>ce anche quì la mastra <strong>di</strong> tale ramo.<br />

Io mi trovo, come <strong>di</strong>ssi <strong>di</strong> sopra all’E.V. Rev.ma, appena giunta alla Patria e circondata da<br />

ogni parte d’impegni, ma piena <strong>di</strong> premura <strong>di</strong> servirla al più presto che mi sarà possibile. La<br />

supplico quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> farvi sopra i suoi riflessi, ed io tra pochi giorni le darò il <strong>di</strong>sturbo d’un altra mia<br />

colla quale le <strong>di</strong>rò precisamente l’epoca che potro avere il piacere <strong>di</strong> ricevere le figlie ch’ella<br />

stabilirà per l’oggetto. Mi raccomando intanto alle sante sue orazioni ed implorando la sacra<br />

pastorale sua bene<strong>di</strong>zione ossequiosamente mi protesto.<br />

____________________<br />

NB. Minuta che presenta qualche lieve correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.


[ Milano, ottobre 1834]<br />

A MONS. ANTONIO SAVORIN<br />

928(Milano#1834.10.**)<br />

L‟educatrice delle maestre ha riacquistato la salute per cui inizierà il « Corso <strong>di</strong> educazione ». Il Vescovo man<strong>di</strong><br />

quin<strong>di</strong> a Verona le giovani da prepa rare, purchè siano fisicamente sane. La <strong>Canossa</strong>, poi che con Monsignor<br />

Traversi, aveva concesso che Giuseppe Carsana andasse, per qualche mese a Chioggia per organizzare<br />

l‟oratorio dei ragazzi, è ben contenta che il Figlio della Carità sod<strong>di</strong>sfi in tutto, ma prega il Presule <strong>di</strong> lasciarlo<br />

ripartire all‟epoca fissata, per non danneggiare l‟opera dei Figli della Carità ai suoi inizi.<br />

V G e M Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Le orazioni dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima nelle quali tanto confido hanno ottenuto dal<br />

Signore un sufficiente ristabilimento alla prima educatrice delle maestre. In conseguenza <strong>di</strong> ciò vengo<br />

subito con questa riverente mia ad umiliarle ch’ella può mandare a Verona quando comanda le quattro<br />

giovani da educarsi all’oggetto. Anzi subito che posso essere all’or<strong>di</strong>ne, sarà bene che sollecitino, non<br />

solo prima che s’inoltri la cattiva stagione, ma anche perchè possano approfittare <strong>di</strong> tutto il corso<br />

d’ammaestramento, ritenuto già che per la più povera daremo il letto noi. Si assicuri in pari tempo <strong>di</strong><br />

tutta la nostra premura interessamento cure per cercare <strong>di</strong> renderle atte all’esercizio <strong>di</strong> questa vocazione<br />

<strong>di</strong> carità.<br />

Alle viste dell’Eccellenza e superfluo che io richiami la necessità che le figliuole a ciò elette<br />

godano buona salute giacchè <strong>di</strong>fferentemente renderebbesi frustanea ed ineficace al suo fine l’esimia<br />

carità <strong>di</strong> chi tanto si presta per essa.<br />

Spero che giunta le sarà l’altra lettera che in risposta dell’ossequiata sua le scrissi da Milano ove<br />

scrivo pur la presente, quantunque la riceverà, ella da Verona dove la mando perchè le sia spe<strong>di</strong>ta con<br />

più sicurezza. Desidero che Giuseppe 1 continui nel bene cominciato, rinnovando all’Eccellenza Vostra<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima la supplica <strong>di</strong> lasciarlo poi al tempo statogli prefisso ritornare a’ suoi fratelli, anche per<br />

un maggiore, e perenna servizio <strong>di</strong> lei.<br />

Non voglia <strong>di</strong>menticarsi <strong>di</strong> me <strong>di</strong>nnanzi al Signore, mi accor<strong>di</strong> la sacra pastorale sua bene<strong>di</strong>zione,<br />

mentre passo a raffermarmi col massimo rispetto.<br />

____________________<br />

NB. Minuta con qualche brevissima correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Giuseppe Carsana, uno dei primi Figli della Carità Canossiani (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).


A MONS. ANTONIO SAVORIN<br />

929(Milano#1834.11.28)<br />

Le quattro giovani mandate a Verona dal Vescovo fanno bene e sono atte ad una buona preparazione. L‟ultima<br />

lettera del Vescovo ha però procu rato amarezza alla <strong>Canossa</strong>, la quale è obbligata a far pressione per il ri toi<br />

io <strong>di</strong> Giuseppe Ca; sana al proprio Istituto per non procurare danni a sè e agli altri confratelli. Ritornerà a<br />

Chioggia in maggio per qualche altro periodo <strong>di</strong> aiuto.<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Quantunque mi sia noto, che la buona mia compagna maestra dell’educazione, si <strong>di</strong>ede l’onore <strong>di</strong><br />

scrivere all’Eccellenza Vo stra Reveren<strong>di</strong>ssima in mia mancanza da Verona, avendomi pero la stessa<br />

spe<strong>di</strong>to l’ossequiato foglio del giorno 16 non voglio re star io defraudata del vantaggio <strong>di</strong> scriverle<br />

anch’io.<br />

Intesi dunque l’arrivo a Verona delle quattro buone figliole fornite dalla carità <strong>di</strong> lei, del loro<br />

mantenimento, e bisognevole pel semestre Sin qui si annunziarono per quello che già mi aspettava, cioè<br />

per molto buone Sarà tutto eseguito <strong>di</strong> quanto l’Eccellenza Vostra mi <strong>di</strong>ce per quella <strong>di</strong> Pellestrina 1 . Si<br />

assicuri <strong>di</strong> tutto il nostro impegno per renderla servita e perchè rie scano atte all’oggetto ch’elia, e noi<br />

tanto desideriamo, cioè che ritornino desiderose, ed atte a ravvivare la carità <strong>di</strong> cui, com’ella <strong>di</strong>ce, tanto<br />

si abbisogna.<br />

Le sante orazioni <strong>di</strong> lei saranno il nostro ajuto, e senza fine la ringrazio <strong>di</strong> quella memoria che si<br />

degna avere <strong>di</strong> me nel Santo Sacrifizio, cosa che mi ricolma <strong>di</strong> consolazione.<br />

Io mi trovo ancora a Milano, a Dio piacendo però entro la settimana prossima conto passare a<br />

Bergamo, in<strong>di</strong> a Verona, ove anche l’educazione delle maestre mi fa bramare il ritorno.<br />

Debbo poi confessare all’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima, che per la sincera e rispettosa<br />

venerazione che le professo, restai veramente mortificata leggendo quanto ella mi scrive <strong>di</strong> Giuseppe 2<br />

sembrandomi ch’ella siasi <strong>di</strong>sgustata nel restituirlo ai fratelli suoi. Mi conforta però una cosa, e questa<br />

si è, che il tempo vola, e che il maggio non tarderà tanto a venire. Gran fatti che anche quest’anno, se il<br />

Signore mi lascia venire come il solito a Venezia, mi abbia da mancare la barca, come quest’anno per<br />

venire a Chioggia. Mi creda, che quando potrò parlarle ella vedrà che si lavora anche per Chioggia a<br />

Venezia e che senza tal lavoro non sarebbe, nè l’una ne l’altra sostenuta. Lo zelo, ed il cuore<br />

dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima mi fanno sentire quasi con impazienza la brama <strong>di</strong> vederla<br />

servita ma bene proprio.<br />

Intanto l’assicuro delle poverissime mie orazioni e supplicandola della sacra pastorale sua<br />

bene<strong>di</strong>zione con invariabile ossequio mi segno<br />

Dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Milano 28 novembre 1834<br />

_________________<br />

NB. Minuta con qualche breve correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Località della provincia <strong>di</strong> Venezia.<br />

2 Giuseppe Carsana, uno dei primi Figli della Carità Canossiani (Ep. I, lett. 412, n. 4, pag. 676).


[Senza data]<br />

PIAZZOLO<br />

AL SIGNOR SEBASTIANO<br />

930(Bergamo#**.**.**)<br />

Risposta negativa della <strong>Canossa</strong> ad un invito <strong>di</strong> fondazione nella località del Bergamasco.<br />

VG e M Stimatissimo Signor Sebastiano<br />

La mia <strong>di</strong>mora a Milano fu più lunga <strong>di</strong> quello ch’io mi credeva e soltanto la sera <strong>di</strong> mercoledì fui <strong>di</strong><br />

ritorno a Bergamo da dove mi dò il vantaggio, rinnovandole le proteste della mia stima, <strong>di</strong> darle la<br />

promessale risposta intorno all’affare che la <strong>di</strong> lei pietà e quella della degnissima <strong>di</strong> lei sorella<br />

ultimamente mi propose. Stimatissimo signor Sebastiano io feci i più serj riflessi sulla fondazione (*)<br />

<strong>di</strong> cui mi parlarono (Aggiunta in margine] ma ben pesate le circostanze tutte, mi trovo nella <strong>di</strong>spiacevole<br />

necessità (*) <strong>di</strong> non poterla (c.s.) ammettere per ora. L’assicuro sinceramente non <strong>di</strong>pendere ciò dalla<br />

mia volontà, perchè anzi, mi sarebbe della maggior consolazione il poterli compiacere, e servire, ma<br />

non so trovarne adesso il mezzo.<br />

La sola cosa ch’io vedrei eseguibile quando loro accomodasse e la trovassero combinabile<br />

sarebbe quella che nell’ultimo nostro abboccamento mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> il piacere <strong>di</strong> proporle, e questa fù che<br />

trovassero due figliuole d’illibati costumi, <strong>di</strong> vocazione allo stato verginale ed alla coltura della<br />

gioventù, fornite <strong>di</strong> bastante talento e capacità, ed assicurato a queste un mantenimento, come pure<br />

abbiamo detto, quando ritornerò con qualche stabilità a Bergamo (*) io le riceverei (c.s.) se voranno<br />

darmele per quel tempo che sarà necessario, e cercherò in ogni modo a me possibile <strong>di</strong> farle istruire<br />

(Istruirle) nel poco che sapiamo (*) e con ogni cura <strong>di</strong> vedere (c.s.) che <strong>di</strong>vengano atte all’oggetto<br />

contemplato.<br />

Chi sa che questo primo passo non apra e non faciliti per un altro giorno la strada a cosa<br />

maggiore. Io non ar<strong>di</strong>rei <strong>di</strong> assicurarlo ma però <strong>di</strong>verrebbe ciò un lontano iniziamento, ed in ogni modo<br />

potrebbesi sperare <strong>di</strong> vedere (*) con ogni sollecitu<strong>di</strong>ne (c.s.) servito e le giovanette educate ed istruite.<br />

Le ripetto stimatissimo signor Sebastiano non attribuisca questa risposta ad una in<strong>di</strong>fferenza nel<br />

prestarmi in servizio loro. Già ella sa quanto anche in voce le <strong>di</strong>ssi mi avvanzo a replicarle la fattale<br />

esebizione per fare intanto se non quanto vorrei, almeno quanto posso. La prego volere significare tutto<br />

ciò alla degna <strong>di</strong> lei sorella presentandole in pari tempo i più <strong>di</strong>stinti miei complimenti e pregandola <strong>di</strong><br />

raccomandarmi al Signore.<br />

Devo poi adesso pregarla <strong>di</strong> un altra grazia. Forse le sarà noto come dalla rispettabile<br />

Deputazione all’Amministrazione Comunale <strong>di</strong> Piazzoli fui onorata <strong>di</strong> una gentilissima Carta nella<br />

quale compiacessi significarmi l’adesione non solo ma il genio suo altressì che avesse luogo la<br />

fondazione già detta. Io vorrei dunque ch’ella avesse la bontà <strong>di</strong> presentare alla medesima i più vivi<br />

miei ringraziamenti e nello stesso tempo significarle la <strong>di</strong>spiacenza che provo, per non poter<br />

approffittare della sua compiacenza, e prestarmi personalmente in vantaggio della sua popolazione<br />

come bramerei, assicurandola pure che siccome in me resta sempre il desiderio <strong>di</strong> servirla non ne<br />

trascurerei l’occasione quando Dio me ne desse il modo. Devo concludere con <strong>di</strong>spiacere questa mia<br />

lettera, stimatissimo signor Sebastiano, ma giacché non posso scrivere ciò che bramerei, ella voglia<br />

accettare le proteste dell’invariabile mia stima, e mi creda per sempre quale mi protesto.


VARIE<br />

ALLA SIGNORA VICENZA VERRI MELZI<br />

931(Verona#1806.05.25)<br />

I Francescani d‟Isola hanno ottenuto, anche per l‟intervento della Contessa Melzi, il Decreto che li sottrae<br />

all‟incameramento secondo la legge napoleonica. La Contessa contempli l‟opera, pregando il Consigliere<br />

Ecclesiastico Giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>re quanto prima il Decreto stesso.<br />

Stimatissima Signora Contessa 1<br />

Non saprei in qual modo, nè con quali termini ringraziarla stimatissima Signora Contessa, e dei tanti <strong>di</strong><br />

lei <strong>di</strong>sturbi, e della grazia ottenuta al paese d’Isola. Troppe cose le <strong>di</strong>rei se volessi pur <strong>di</strong>rle quanto le<br />

sia <strong>di</strong> tutto obbligata, e quanto sia la gioja <strong>di</strong> quel paese, e la <strong>di</strong> lui riconoscenza verso <strong>di</strong> chi gli ha<br />

proccurato questo bene. Accetti unitamente ai miei, i ringraziamenti <strong>di</strong> quella buona gente, che deve a<br />

lei, e non a me ogni bene<strong>di</strong>zione. Conoscendo la <strong>di</strong> lei bontà m’azzardo a domandarle un’altra grazia,<br />

che sarà il compimento della prima. La gentilissima <strong>di</strong> lei lettera da me ricevuta, per non so quale<br />

inusitato ritardo <strong>di</strong> posta il giorno <strong>di</strong>ecianove del corrente mese, l’osservai datata dagli otto pure <strong>di</strong><br />

maggio, il Decreto dunque da noi desiderato è già sortito da <strong>di</strong>ciassette giorni a questa parte; ma sino<br />

ad ora non è prevenuto nè alla Prefettura <strong>di</strong> Mantova, nè a quella <strong>di</strong> Verona. So quanto il signor<br />

Assessore Giu<strong>di</strong>ci 2 sia affollato d’affari, la supplico dunque, se crede però, <strong>di</strong> farglielo rammemorare<br />

perchè già che ha avuto la bontà <strong>di</strong> farlo, sia spe<strong>di</strong>to. Perdoni anche questo nuovo <strong>di</strong>sturbo, il quale<br />

compirà i <strong>di</strong> lei favori.<br />

Ho la compiacenza <strong>di</strong> confermarle ottime nuove della mia famiglia, la quale si trova tutta in<br />

campagna, hanno avuto la bontà <strong>di</strong> lasciarmi in città dove sono colle mie ragazze. Ho però significato<br />

le <strong>di</strong> lei grazie in iscritto alla mia cara Checchina 3 , come pure quelle della contessa Gambarana 4 , alla<br />

quale la prego dei miei doveri, unitamente a quelli <strong>di</strong> mia sorella Orti 5 , che mi farà ella pure la grazia<br />

d’aggra<strong>di</strong>re. Non le presento quelli delle altre mie sorelle, perchè sono in campagna. Sia persuasa, cara<br />

signora Contessa, della continuazione dell’inalterabile mia stima, e riconoscenza, che mi farà sempre<br />

desiderare incontri da poterle provare veramente che sono<br />

<strong>di</strong> lei stimatissima signora Contessa<br />

Verona 25 maggio 1806<br />

______________________<br />

NB. Si ricollega all’argomento trattato nel I vol. lett. 159, 160, 168.<br />

Ubbi<strong>di</strong>entissima Obbligatissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong><br />

1 Contessa Vincenza Verri Melzi, una delle amiche milanesi della Durini (Ep. I, lett. 165, n. 7, pag. 267).<br />

2 Consigliere Don Giu<strong>di</strong>ci, ministro del Culto del Governo Austriaco (Ep. I, lett. 158, n. 8, pag. 256).<br />

3 Francesca Castiglioni in <strong>Canossa</strong>, sposa <strong>di</strong> Bonifacio (Ep.I, lett. 124, n. 3, pag. 208).<br />

4 Contessa VERRI GAMBARANA, <strong>di</strong> cui il Gallavresi in Carteggio del Conte Federico Confalonieri, Milano 1940,<br />

ricorda come il Conte CarloVerri, fratello <strong>di</strong> Pietro, lasciò in testamento due delle un<strong>di</strong>ci parti, in cui aveva <strong>di</strong>viso la sua<br />

sostanza, alla contessa Gambarana, alla quale non era rimasta che la dote, poiché il marito «era morto fallito e si stava<br />

aprendo il concorso dei cre<strong>di</strong>tori ».<br />

5 Rosa <strong>Canossa</strong> in Orti, sorella <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> (Ep. I, lett.4, n. 2. pag. 11).


(Timbro partenza): illeggibile<br />

(Timbro arrivo): MIL.(ano) MAG.(gio)<br />

27<br />

A Madame<br />

Madame Vincente Verri, nèe Melzi<br />

MILAN


AL CONTE MELLERIO<br />

932(Venezia#1815.03.25)<br />

Il Mellerio è temporaneamente a Vienna come <strong>di</strong>rettore della Cancelleria morava, carica che egli rifiuterà quasi<br />

subito. La <strong>Canossa</strong>, sapendolo a <strong>di</strong>retto contatto con l‟imperatore, il quale ha chiesto preghiere perchè cessino<br />

le agitazioni dei popoli sottomessi, lo incarica <strong>di</strong> ottenere il permesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere le Missioni nelle varie<br />

parrocchie.<br />

Stimatissimo Signor Conte 1<br />

Le recherà molto stupore, stimatissimo signor Conte, il vedere, che non avendo avuto che una sol volta<br />

il vantaggio <strong>di</strong> riverirla, ed anche momentaneamente abbia il coraggio <strong>di</strong> scriverle non solo, ma <strong>di</strong> farlo<br />

<strong>di</strong> più per tutt’altro oggetto <strong>di</strong> quello ch’ella potesse aspettarsi. Non<strong>di</strong>meno essendomi tanto nota la <strong>di</strong><br />

lei pietà, stimolata io credo da quello spirito <strong>di</strong> quella vocazione d’impiegarmi pel bene dei prossimi <strong>di</strong><br />

cui degnossi il Signore, benchè indegnissima <strong>di</strong> favorirmi, e spinta dalla premura <strong>di</strong> una particolare<br />

orazione, che da questi sacri Oratori fù caldamente raccomandata secondo la mente, e l’intenzione<br />

dell’ottimo ed Augusto nostro Sovrano 2 cosa, che fù <strong>di</strong> pari e<strong>di</strong>ficazione, e tenerezza insieme <strong>di</strong> tutta<br />

questa città, mi sono determinata <strong>di</strong> farlo.<br />

Avendo sempre avuto come sà la sorte <strong>di</strong> essere la mia famiglia sud<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Sua Maestà, ed<br />

avendo altresì avuto quella come pure le è noto, <strong>di</strong> servire l’Augusta Famiglia più da vicino, per<br />

conseguenza avendo cognizione della bontà del nostro Sovrano m’imagino quanto il paterno <strong>di</strong> lui<br />

cuore tanto affezionato ai proprj sud<strong>di</strong>ti si troverà angustiato per le nuove insorgenze. E per l’altra parte<br />

le confesso spaventarmi unicamente il giustissimo sdegno <strong>di</strong> Dio troppo irritato dai nostri comuni<br />

peccati. Non vi ha dubbio che l’orazione e molto più quella dei Sovrani, per essere voce <strong>di</strong> padre, e <strong>di</strong><br />

chi Dio ha mezzo in luogo suo, non abbia in ogni tempo <strong>di</strong>sarmato il braccio del Signore, ma senza<br />

conversione nei popoli, non sò se almeno pienamente potrassene vedere l’effetto; ed in simile caso Dio<br />

saprà bene salvare il padre, e castigare i figlioli. Egli, è pure una gran pena veder tante anime<br />

incamminandosi all’eterna per<strong>di</strong>zione, riempire sempre più coi peccati il Calice della Divina Giustizia,<br />

ed insieme colla loro per<strong>di</strong>ta attirare intanto nuovi castighi.<br />

Mi fanno compassione anche esse, e giacchè il Signore nelle <strong>di</strong> cui mani stà il cuor dei<br />

Regnanti, ha ispirato nuovamente il nostro Monarca <strong>di</strong> far pregare, io vorrei, che la <strong>di</strong> lei carità<br />

cercasse, che questo santo sovrano desiderio, venisse eseguito in modo da poter essere esau<strong>di</strong>to dal<br />

Signore, il che a mio credere non può farsi senza dar qualche mezzo per la conversione dei cattivi. In<br />

questi infelici tempi in cui, per i mali costumi infruttuoso, è <strong>di</strong>venuto il solito modo <strong>di</strong> porgere la<br />

Divina Parola, altro miglior mezzo parmi non potersi trovare <strong>di</strong> quello, che suole or<strong>di</strong>nariamente il<br />

Signore accompagnare colle più copiose, ed efficaci bene<strong>di</strong>zioni, quello cioè delle sante Missioni, non<br />

solo nei paesi, ma anche nelle città, dove non sia vicino il teatro della guerra, e questo, è ciò, che forse<br />

il Signore vuole a lei dare il merito <strong>di</strong> proccurare.<br />

So bene, che nella molteplicità degli affari, ed in simili momenti queste cose non sono da<br />

trattarsi come Ministero, ma a me pare altresì, che fatto presente tutto ciò alla esimia pietà, e clemenza<br />

<strong>di</strong> Sua Maestà Imperiale una semplice mostra del suo desiderio per questo bene, esternata puramente ai<br />

Dipartimenti delle rispettive città, che hanno la fortuna, e l’onore <strong>di</strong> circondare adesso il regio trono,<br />

debba bastare per impegnarci ognuno pel compiacimento del Sovrano, e pel bene dei proprj paesi,<br />

1 Conte Mellerio Giacomo , benefattore della Casa <strong>di</strong> Milano (Ep.I, lett. 387, pag. 624).<br />

2 Francesco I, imperatore (Ep.I, lett. 283, n. 2, pag. 422).


giacche la sola mutazione dei costumi, è quella, che può portare la <strong>di</strong>vina bene<strong>di</strong>zione, ed una stabile<br />

tranquillità sù d’ogni città, e provincia.<br />

Stimatissimo signor Conte, per carità perdoni se <strong>di</strong> tanto m’inoltro, ed il <strong>di</strong>sturbo, che le reco.<br />

Se non sapessi quanto ella desideri davvero il bene, e se non mi fosse noto altresì il rispettoso <strong>di</strong> lei<br />

attaccamento pel nostro Sovrano non avrei avuto l’ar<strong>di</strong>re d’incomodarla. Mi perdoni le replico per<br />

amore del Signore a cui ella serve, ed io desidero servire, e mi faccia la grazia <strong>di</strong> credere la veracità <strong>di</strong><br />

quella stima, colla quale passo al bene <strong>di</strong> protestarmele.<br />

Di lei stimatissimo signor Conte<br />

Venezia Santa Lucia 25 marzo 1815<br />

Umilissima Devotissima Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong>


25 ottobre [ il 1815 e il 1820]<br />

AL SIGNOR FRANCESCO DI VERONA<br />

933(Milano#1820.10.25)<br />

Per malinteso, il danaro <strong>di</strong> un benefattore non è arrivato nelle mani della persona beneficata. La <strong>Canossa</strong>,<br />

risolto l‟equivoco, lo manda a destinazione.<br />

Pregiatissimo Signore<br />

Con molta sorpresa ricevetti oggi giorno 25 una pregiatissima <strong>di</strong> lei lettera proveniente da Verona in<br />

data 30 settembre. Non posso comprendere come mai sia seguito questo ritardo, forse non vedendola<br />

marcata col segno della posta, che mi sia stata mandata per un incontro particolare, e questa sia stata la<br />

causa del ritardo, m’affretto perciò <strong>di</strong> riscontrarla sul punto.<br />

A <strong>di</strong>r il vero, pregiatissimo signor Francesco, egli e proprio un curioso mal’inteso. Sappia che<br />

fin dal tempo che la mia amica Franzago 1 avevami scritto <strong>di</strong> avere ricevuto dal Padre Cornet quel<br />

danaro, io l’avea pregata <strong>di</strong> tenerlo presso <strong>di</strong> sè, come fece per qualche tempo, essendo poi la medesima<br />

sulle mosse per andar in campagna, con molto mio <strong>di</strong>spiacere improvvisamente me lo mandò sulla fine<br />

d’agosto. Dovendo io tra poco portarmi a Milano, feci del medesimo un pacchettino scrivendoci sopra<br />

che in caso <strong>di</strong> mia morte, se la intendessero o lo consegnassero al Padre Cornet, aggiungendo un<br />

qualche detaglio per cui potessero le compagne trovar modo da farlo avere a chi lo <strong>di</strong>ede senza rendere<br />

poi tanti minuti conti della cosa, sapendo tale essere il desiderio della persona benefattrice. Giunta a<br />

Milano, pregai l’ottima contessa Ciceri 2 , scrivendo a lei <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>mandarle (precisamente non mi ricordo<br />

i termini, ma se non isbaglio) cosa doveva fare del danaro del Padre Cornet o simile. Dopo non ebbi più<br />

incontro da rivedere la buona Contessa per sapere la risposta <strong>di</strong> lei; credo che partirò da qui senza più<br />

rivederla essendo, per quanto intesi, in campagna. Non può credere quanto gra<strong>di</strong>ta mi sia riuscita la<br />

lettera <strong>di</strong> lei per poter restituire il danaro a chi me lo fece consegnare.<br />

(NB. Segue un periodo che si ricopia, ma che poi la <strong>Canossa</strong> ha fatto cancellare per sostituirne con un altro.<br />

Quello cancellato viene messo in parentesi).<br />

(Se posso combinare il mio ritorno a Verona in breve tempo, come i miei affari domanderebbero per<br />

andare più sicuramente, aspetterò a mandar io alla Franzago il danaro. Se poi vedro che il mio ripatrio<br />

debba portare ancora in lungo, scriverò a Verona perchè le compagne cerchino <strong>di</strong> mandarglielo loro.)<br />

Scriverò subito alle mie compagne che cerchino un sicuro incontro e riman<strong>di</strong>no il danaro alla<br />

Franzago, che sarà da me avvertita <strong>di</strong> tenerlo a <strong>di</strong>sposizione delle <strong>di</strong> lei sorelle monache.<br />

Il Signore voglia bene<strong>di</strong>re le tante intenzioni della persona benefattrice, che ben <strong>di</strong> cuore il<br />

desidero. Ella voglia accettare le proteste più vere della mia stima, permettendo a me <strong>di</strong> avere il<br />

vantaggio <strong>di</strong> protestarmi.<br />

________________________<br />

NB. Minuta senza firma e senza data che si può rilevare in parte.<br />

1 Anna Olivari Fanzago , amica <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> (Ep.I, lett. 400, pag. 654).<br />

2 Laura Castelli Ciceri, sorella <strong>di</strong> Luisa Visconti Castelli (Ep. I, lett. 153, n. 1, pag. 249).


A MONSIGNOR TRAVERSI<br />

934(Venezia#1821.03.14)<br />

Il giovane Antonio Schiavoni, aspirante alle Missioni Estere, necessita <strong>di</strong> aiuto per realizzare la sua<br />

vocazione. La <strong>Canossa</strong> manda a Monsignore la lettera <strong>di</strong> richiesta per concertare con lui sul da farsi.<br />

Veneratissimo Signor Provve<strong>di</strong>tore 1<br />

Mi prendo la libertà <strong>di</strong> compiegare a Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda la lettera<br />

del Signor Antonio che jeri Ella si compiacque farmi tenere vedendo per una parte che questa<br />

domanda una imme<strong>di</strong>ata risposta e per l’altra non potendo io dargliela senza prima concertarla con<br />

Lei. Faccendomi però una gran compazione la situazione <strong>di</strong> quest’ottimo figliuolo per ciò se la <strong>di</strong><br />

Lei carità lo giu<strong>di</strong>ca la supplicherei <strong>di</strong> volere scrivergli due righe assicurandolo che coll’or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong><br />

sabbato avrà una risposta decisiva.<br />

Domani quando mi onorerà le renderò conto <strong>di</strong> quel poco che potei fare sin qui poi a norma<br />

dei <strong>di</strong> Lei lumi combineremo ciò ch’Ella giu<strong>di</strong>cherà doversi fare in progresso.<br />

Mille scuse le chiedo <strong>di</strong> tanti <strong>di</strong>sturbi mentre piena <strong>di</strong> stima passo all’onore <strong>di</strong> segnarmi<br />

Di V.M.to Ill.re e Rev.da<br />

Or ora [Venezia] Santa Lucia li 14 marzo 1821<br />

_________________________<br />

Copia da una minuta, che non presenta alcun autografo e il cui primo periodo è incompiuto.<br />

1 Mons. Traversi Antonio , provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).


NB. Le lettere che seguono fino al 940, si sono riunite cronologicamente tra loro ma non come le altre del settore<br />

VARIE, perché trattano <strong>di</strong> un medesimo argomento che interessa il giovane SCHIAVONI, il quale, contro la<br />

volontà dei genitori, ha chiesto aiuto anche alla <strong>Canossa</strong> per poter essere ammesso in Seminario ed essere or<strong>di</strong>nato<br />

Sacerdote missionario.<br />

Il giovane Schiavoni potrebbe essere ostacolato dal Conte Ivanovich.<br />

V.G.M. Veneratissimo Signor Provve<strong>di</strong>tore<br />

A MONSIGNOR TRAVERSI<br />

935(Venezia#1821.03.17)<br />

Ho l’onore d’inviare a V.S.M. Ill. e Rev. unitamente alla lettera per la mia Compagna della<br />

quale abbiamo già parlato, il paragrafo <strong>di</strong> risposta riguardante il nostro affare, jersera soltanto<br />

pervenutomi da Verona. Mi resta adesso da sapere se potrassi nel Seminario ottenere una camera<br />

pel noto soggetto, e lasciando io la <strong>di</strong>sposizione piena della <strong>di</strong>rezione dell’affare alla <strong>di</strong> Lei<br />

prudenza, ed avvedutezza, aggiungo solo che sul timore, che venendo in cognizione del Conte<br />

Ivanovich, che il Signor Antonio si trovasse in Verona in una casa non pienamente addattata alla <strong>di</strong><br />

lui nascita, non facesse qualche passo forte onde farlo per forza da colà partire, se mai Ella lo<br />

giu<strong>di</strong>casse migliore che ritardasse ancora qualche giorno sinchè fosse tutto concertato pel<br />

Seminario, dove potesse passare se non imme<strong>di</strong>atamente almeno poco dopo il suo arrivo, perché<br />

sarebbe poi allora per modo <strong>di</strong> spiegarci in seno al Governo, ne potrebbe a mio credere essere<br />

violentemente molestato. Ella (*) sà in ogni cosa meglio <strong>di</strong> me, e certamente in qualunque modo<br />

Ella risolva non dubiterò un momento che non sia quello che và fatto.<br />

Rafermandole la protesta dell’invariabile mio rispetto me le protesto per sempre<br />

(*) non solo perché conosce le circostanze, ma per ogni riguardo.<br />

[Venezia] 17 marzo 1821<br />

________________________<br />

NB. Minuta con una correzione autografa; ha in calce alla lettera una frase aggiunta con regolare<br />

richiamo (*).


[ Bergamo 1821]<br />

A MONSIGNOR TRAVERSI<br />

936(Bergamo#1821.05.**)<br />

Monsignor Traversi ha consigliato la <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> far ricevere il giovane Schiavoni nel Seminario <strong>di</strong> Trento. Il<br />

Vicario è contentissimo <strong>di</strong> averlo e la Marchesa sta anche ottenendogli un piccolo sussi<strong>di</strong>o. Il marchese<br />

Bonifacio, suo fratello, lo ospiterà volentieri per la villeggiatura.<br />

Veneratissimo Signor Provve<strong>di</strong>tore<br />

Finalmente mi riesce trovare un momento onde poter sod<strong>di</strong>sfare al geniale dovere <strong>di</strong> scrivere a<br />

Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda non solo per rinnovarle le proteste del mio rispetto, ma<br />

anche per significarle giusta la nostra intelligenza, il poco che potei combinare a Verona per servire<br />

l’ottimo signor Tonino.<br />

Mi sarei proccurata prima questo vantaggio ma la moltitu<strong>di</strong>ne e varietà delle piccole mie<br />

occupazioni me lo impe<strong>di</strong>rono sempre sin qui. Non mancai appena giunta a Verona <strong>di</strong> fare scrivere<br />

<strong>di</strong>rettamente a Monsignor Vicario <strong>di</strong> Trento 1 facendogli conoscere le qualità del giovane dal <strong>di</strong> lui<br />

amico.<br />

Mandando poi un altra lettera aperta al Signor Tonino perché potesse presentargliela<br />

personalmente. Veramente si uni una felicissima combinazione giunta essendo questa lettera<br />

contemporaneamente a quella che come ben saprà Monsignor Nunzio scrisse al medesimo oggetto da<br />

Vienna. La risposta <strong>di</strong> quel degnissimo Vicario al suo amico a Verona non può essere più<br />

sod<strong>di</strong>sfacente. Non solo egli si trova contentissimo della condotta, ma anche del talento del Signor<br />

Antonio che <strong>di</strong>ce non essere sommo ma aperto e <strong>di</strong>scretto. Non <strong>di</strong>ssimule il timore ch’ebbe quando lo<br />

ricevette, ma <strong>di</strong> questo pure Dio si prevalse pel vantaggio <strong>di</strong> questo giovine avvendogli conceduto uno<br />

stanzino da solo appunto per timore. Ci assicura Monsignore della premura sua e <strong>di</strong> quella degli altri<br />

professori per Lui.<br />

Rapporto poi a procurargli qualche assistenza mi fu da persona promesso la stessa piccola<br />

sovvenzione che gli stabilì Monsignor Albrizzi 2 ma siccome a me pare che chi me la promise abbia<br />

consultato più il suo cuore che i suoi impegni non me ne assicuro pienamente e prenderemo quello che<br />

verrà. Ne potendolo avere a Verona, ebbi luogo a fare altri tentativi. Mio fratello 3 poi riceverà per un<br />

vero piacere se il Signor Antonio vorrà nell’autunno approfittar della <strong>di</strong> lui villegiatura e siccome sono<br />

debitrice <strong>di</strong> una risposta al Signor Antonio così gli scriverà che se vorrà gli manderò una lettera per mio<br />

fratello che possa al caso farsi conoscere. Vedremo in progresso le <strong>di</strong>vine <strong>di</strong>sposizioni sopra<br />

quell’anima pre<strong>di</strong>letta e secondo quelle traccie se mai potessi in seguito esser utile, i <strong>di</strong> Lei lumi e la <strong>di</strong><br />

Lei carità mi favoriranno d’in<strong>di</strong>carmelo.<br />

Giacchè mi si presenta quest’opportuno incontro ne voglio approffittare per raccomandarmi<br />

caldamente alle <strong>di</strong> Lei orazioni trovandomi in Bergamo da due settimane per verificare il nostro<br />

traslocamento 4 subito che sarà in or<strong>di</strong>ne il convento perciò la supplico ad avermi presente col Signore<br />

affinché Egli voglia stabilire santamente questa novella sua casa. Rinnovandole le proteste della mia<br />

venerazione passo all’onore <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiararmi...<br />

1 Mons. Sardagna Emanuele Vicario Capitolare <strong>di</strong> Trento (Ep. I, lett. 388, n. 5, pag. 626).<br />

2 Mons. Albrizzi Giuseppe, canonico e parroco <strong>di</strong> S. Marco, Venezia (Ep. II/1, lett. A 37, n. 1, pag. 226).<br />

3 Bonifacio <strong>Canossa</strong> (Ep.I, lett. 351, pag. 553).<br />

4 Dalla casa <strong>di</strong> Borgo S. Caterina alla Rocchetta.


AD ANTONIO SCHIAVONI<br />

937(Verona#1821.05.**)<br />

Antonio Schiavoni vorrebbe vestire subito la talare ma poiché i genitori, dai quali si è sottratto, se venissero a<br />

sapere dove è ospite, si opporrebbero, la <strong>Canossa</strong> lo consiglia a terminare gli stu<strong>di</strong> e l‟anno seguente, raggiunta<br />

la maggiore età, non avrà più opposizione alcuna.<br />

V:G: e M: Stimatissimo Signor Antonio<br />

Ella mi <strong>di</strong>ce, che le riuscì <strong>di</strong> sollievo la mia lettera ed io l'assicuro che mi fù <strong>di</strong> singolare<br />

consolazione il sentirmi confirmare nella <strong>di</strong> Lei pregiatissima del giorno 21 maggio, come la Divina<br />

Misericor<strong>di</strong>a si degna chiamarla, a far del bene nel Levante, e lungo la Grecia, avendo io pure avuto<br />

sempre una premura, o <strong>di</strong>rò meglio una pena, e sollecitu<strong>di</strong>ne particolare per i Greci; vedendo un<br />

popolo, che si allontana dalla salute per motivi tanto falsi, quanto inconcludenti. Deve però perdonarmi,<br />

se entrando io nei <strong>di</strong> Lei desiderj, mi prendo la libertà <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle, ciò che a me pare delle <strong>di</strong> Lei agitazioni,<br />

intorno alle <strong>di</strong>fficoltà che prevede <strong>di</strong> vestire il santo abito clericale; già altro non intendo, che <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle<br />

quanto io penso per <strong>di</strong> Lei conforto, giacche il Signor Prove<strong>di</strong>tore 1 , che tanto l'amai sà bene ciò che<br />

sarà il meglio per Lei; a me par dunque, che avendo già venti tre anni compiti, il continuare i suoi studj<br />

sino all'età ottima, non sia, né un ritardo, né un pregiu<strong>di</strong>zio.<br />

Compiuta tra un anno tale età, non vi sarà più ostacolo, né per le <strong>di</strong>misorie, le quali al presente<br />

il suo Or<strong>di</strong>nario senza l'assenso dei genitori non può darle sicuramente, ed il favor della legge viene in<br />

allora a darle quella libertà, che presentemente l'affetto umano dei parenti le toglie. Volli però<br />

informarmi del sistema <strong>di</strong> questi nostri Seminarj, cioè <strong>di</strong> questo <strong>di</strong> Bergamo, e sento, esservi le cose<br />

tutte, ed in sostanza i medesimi legami che in quello <strong>di</strong> Trento si trovano. Stimatissimo Signor Antonio<br />

si <strong>di</strong>a coraggio, ben vede come Dio l'ha sempre condotto e <strong>di</strong>ffeso. Il Signore voglia compire l'opera<br />

sua e renderla capace d'operare senza misura in <strong>di</strong> Lui servizio.<br />

Per conto delle opposizioni <strong>di</strong> quel Signore <strong>di</strong> Venezia, non sono degne neppure <strong>di</strong> uno sguardo.<br />

Ella può insegnare a me, per ogni ragione, ma essendosi degnato il Signore d'impiegarmi in cose sue,<br />

ho provato per esperienza, che se Maria Santissima non avesse operato per me, niente mi sarebbe mai<br />

riuscito. Si appoggi totalmente ad Essa, e vedrà che otterrà ogni cosa. Per riguardo poi del tempo della<br />

villeggiatura, la prego <strong>di</strong> volere con tutta la libertà scegliere quello, che più le accomoda, assicurandola<br />

che mio fratello riceverà per un vero piacere se Ella accetterà la sua casa.<br />

[Risposta alla lettera del 21 maggio 1821 ]<br />

_________________<br />

NB. Minuta che non presenta niente <strong>di</strong> autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Mons. Traversi Antonio, provve<strong>di</strong>tore dell’I. R. Liceo <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 2, pag. 165).


AD ANTONIO SCHIAVONI<br />

938(Venezia#1822.05.**)<br />

Il giovane Schiavoni ha ricevuto gli Or<strong>di</strong>ni Sacri Minori ed è felice, ma la sua gioia è stata offuscata dalla morte<br />

del suo Protettore, il Car<strong>di</strong>nal Fontana. La <strong>Canossa</strong> si congratula con lui e insieme lo consola.<br />

G: e M: Stimatissimo Signor Don Antonio<br />

Con sommo piacere ricevetti la pregiatissima <strong>di</strong> Lei lettera, stimatissimo Signor Don Antonio, e<br />

mi rallegro sommamente <strong>di</strong> sentirla in ottima salute, e tanto contenta. Io già dubitava, che non avesse<br />

ricevuta la mia lettera scrittale da Milano.<br />

Inten<strong>di</strong>amoci una volta per sempre senza complimenti ove posso mi coman<strong>di</strong>, che mi<br />

impiegherò molto volentieri a servirla.<br />

Il Signore volle temperare la <strong>di</strong> Lei allegrezza <strong>di</strong> ricevere gli Or<strong>di</strong>ni Sacri, ancorche Minori, col<br />

prendere seco il Degnissimo Car<strong>di</strong>nal Fontana 1 . L'assicuro che in questa per<strong>di</strong>ta abbiamo <strong>di</strong>viso la<br />

<strong>di</strong>spiacenza avendo Ella bensì sentito da Lui che mi conosceva, ma non avendogli poi dette tutte le<br />

obbligazioni che io con lui aveva, anzi da tutte le Case del minimo nostro Istituto lo feci suffragare<br />

come nostro singolar benefattore. Non posso però tacerle non ammirar io la particolare condotta, che la<br />

Misericor<strong>di</strong>osa Divina Provvidenza tiene con Lei volendola nello stesso tempo sempre appoggiata, e<br />

sempre spoglia d'ogni conforto, che già ben si vede condurla per la via apostolica alla quale l'attuale<br />

sua situazione la istrada. Si <strong>di</strong>a coraggio, Stimatissimo Signor Don Antonio, l'umanità se ne risente ma<br />

poi verrà il momento che a forza <strong>di</strong> privazioni la sua contentezza sarà non aver nessun conforto.<br />

Mi trovo a Venezia da circa quin<strong>di</strong>ci giorni e conto restarvi ancora due settimane poi passerò a<br />

Verona dove significherò alla mia famiglia le sue grazie. Tutti l'assicuro conservano la più grata<br />

memoria della <strong>di</strong> Lei persona.<br />

[Aprile o maggio del 1822]<br />

___________________<br />

NB. Minuta che non presenta né firma, né alcuna parola autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Car<strong>di</strong>nale Francesco Fontana (Ep. I. lett. 13, n. 1, pag. 35).


AD ANTONIO SCHIAVONI<br />

939(Verona#1822.03.20)<br />

Notizie sempre migliori del futuro novello Sacerdote che, a Pasqua, celebrerà la Santa Messa. La <strong>Canossa</strong> se ne<br />

congratula e poiché sa che Don Antonio ha chiesto <strong>di</strong> andare in Cina, cerca <strong>di</strong> convincerlo ad una forte<br />

devozione a Maria santissima, perché lo aiuti e protegga la sua opera evangelizzatrice.<br />

V.G. e M. Veneratissimo Signor Don Antonio<br />

Quanto tempo è mai ch'io bramo <strong>di</strong> scriverle, Veneratissimo Signor Don Antonio, ma tanti<br />

furono i miei imbrogli che non trovai un momento da farlo per quanto lo desiderassi, sino da quando ha<br />

piaciuto al Signore <strong>di</strong> visitarci tirando a se il Degnissimo Car<strong>di</strong>nale Fontana 1 ; aveva cominciato una<br />

lettera che non potei finire. Adesso poi che prima dal Signor Don Antonio Rosmini 2 , poi da mio fratello<br />

ebbi il vantaggio <strong>di</strong> avere le <strong>di</strong> Lei notizie, non posso a meno <strong>di</strong> non avvanzarle le mie congratulazioni,<br />

sentendo che Dio le ha concesso la grazia tanto da Lei sospirata <strong>di</strong> legarsi con Lui, col mezzo del<br />

Sud<strong>di</strong>aconato, e che la prossima Santa Pasqua Ella spera <strong>di</strong> celebrare la Santa Messa.<br />

Veneratissimo Signor Don Antonio quantunque io abbia bisogni <strong>di</strong> convertirmi, pure essendo<br />

interessantissima per la <strong>di</strong> Lei santifìcazione, non può credere con quanta allegrezza io senta questi suoi<br />

abili avvanzamenti. Non può negarsi, che non 3 abbiamo gran motivo <strong>di</strong> ammirare le <strong>di</strong>vine<br />

<strong>di</strong>sposizioni, e <strong>di</strong> esaltare la <strong>di</strong>vina misericor<strong>di</strong>a sopra <strong>di</strong> Lei. Mi <strong>di</strong>ce pure mio fratello, ch'Ella possa<br />

essere, in progresso destinato per passare nella China. Io non mancherò per quest'ultimo oggetto<br />

singolarmente <strong>di</strong> far pregare dalle mie povere ragazzine, la Madre delle misericor<strong>di</strong>e, perchè Ella le<br />

ottenga la grazia <strong>di</strong> poter coadjuvare alla conversione <strong>di</strong> anime senza numero, peraltro parmi aver<br />

sentito altresì, che ci vorrà un po' <strong>di</strong> tempo prima della sua partenza. Maria Santissima la faccia andare<br />

nel luogo destinatole dal Signore, per cogliere una gran messe, e certamente la parola del Santo Padre 4<br />

sarà il lume per battere quella strada. Per carità mi perdoni se avendo io bisogno, che ognuno<br />

m'insegni, l'assistenza però che la Madre <strong>di</strong> Dio degnossi dare al minimo nostro Istituto, ed il desiderio,<br />

ch'Ella abbia uno scudo impenetrabile nella appostolica cariera, che è per intraprendere mi spinge a<br />

prendermi la libertà <strong>di</strong> pregarla a prendere come già avrà fatto la Vergine Santissima per capo d'ogni<br />

sua impresa, appoggiare ad Essa la conversione de' popoli, e ricorrere alla stessa in ogni angustia e<br />

pericolo, inseparabili compagni delle missioni appostoliche, insomma io vorrei che in ogni luogo dove<br />

Dio la condurrà Ella cercasse colla fede <strong>di</strong> stabilire una soda, ma altrettanto tenera <strong>di</strong>vozione <strong>di</strong> Maria,<br />

e quantunque confonda a <strong>di</strong>rglielo io vorrei che sino da ora Ella cercasse, che tutti gli illustri <strong>di</strong> Lei<br />

compagni avessero da fare lo stesso, dubitando io che tutto il mondo si vedrebbe convertito, se in tutto<br />

il mondo si facesse ricorso alla Madre universale.<br />

So bene che ad Essa non ricorrono chi ha la <strong>di</strong>sgrazia <strong>di</strong> non crederle, ma supliranno loro sul<br />

principio, che già per poco che la facciano conoscere, Maria Santissima si farà amare. Le <strong>di</strong>mando <strong>di</strong><br />

nuovo scusa se tanto mi sono avvanzata, ma se sapesse che anche per quei benedetti Greci io la<br />

importuno certamente, ma anche coloro mi stanno molto sul cuore, e non vedo neppure per questi altro<br />

rime<strong>di</strong>o che Maria.<br />

1<br />

Car<strong>di</strong>nale Francesco Fontana (Ep. I. lett. 13, n. 1, pag. 35).<br />

2<br />

Antonio Rosmini, fratello <strong>di</strong> Margherita (Ep. II/1, lett. 494, pag. 172).<br />

3<br />

Legg. : noi.<br />

4<br />

Pio VII, Sommo Pontefice fino al 1823 (Ep. I, lett. 146, n. 3, pag. 240).


Credo che il Degnissimo Signor Don Rosmini le avrà scritto, esser io stata a ritrovarli a<br />

Roveredo, così avendo voluto la mia Amica Signora Margherita 5 . Abbiamo molto parlato <strong>di</strong> Lei con<br />

quella buona famiglia, come aveva antecedentemente fatto col nostro ottimo Provve<strong>di</strong>tore a Venezia. Io<br />

poi sono per i miei piccoli viaggi però, ma spesso in moto. Dopo Roveredo passai a Bergamo tre mesi,<br />

e quì ritornai per qualche affare otto giorni sono<br />

(NB. Seguono altre righe, ma tutte cancellate e la minuta, non ostante il richiamo che dovrebbe in<strong>di</strong>care la ripresa,<br />

rimane incompleta).<br />

[20 marzo 1822]<br />

5 Margherita Rosmini <strong>di</strong> Rovereto (Ep. I, lett. 342, n. 4, pag. 535).


AD ANTONIO SCHIAVONI<br />

940(Verona#1823.12.**)<br />

Don Antonio è a Roma ed entrato in Propaganda Fide, desideroso <strong>di</strong> partire per la Cina. La <strong>Canossa</strong> ne è<br />

contentissima, ma avrebbe preferito che egli andasse in mezzo ai Greci, che le stanno tanto a cuore. Se il suo<br />

Istituto avesse più anni <strong>di</strong> vita, avrebbe desiderato aprire una Casa a Zara. Si limiterà a seguire il novello<br />

Missionario con la preghiera, fiduciosa che egli aumenti sempre più la sua devozione alla Vergine Santa.<br />

V:G: e M: Stimatissimo Signor Antonio<br />

Per alcuni prudenziali riguar<strong>di</strong> mi fecero ritardare sin qui il vantaggio <strong>di</strong> riscontrare alcune delle<br />

pregiatissime <strong>di</strong> Lei lettere, stimatissimo signor Antonio, l'ultima delle quali scrittami da Bologna.<br />

L'assicuro che mi fù <strong>di</strong> vero piacere il sentirla consolata. Ora già la ritengo arrivata alla meta delle sue<br />

brame, giunta a Roma, non solo, ma entrata anche nell'illustre e venerabile Congregazione <strong>di</strong><br />

Propaganda. Non posso a meno <strong>di</strong> non figurarmi quanta compiacenza abbia da provare un'anima ch'ami<br />

un poco il Signore, <strong>di</strong> vedersi <strong>di</strong>venuta membro <strong>di</strong> un Corpo ch'anela <strong>di</strong> esporre la vita, e dare il sangue,<br />

per amore <strong>di</strong> chi volle morir per noi, e già destinato a portare alle Nazioni il lume evangelico.<br />

Mi rende allegrezza il figurarmi solo la loro fortuna. La prego della carità <strong>di</strong> ricordarsi al<br />

Signore anche <strong>di</strong> me miserabile, ch'io indegna qual sono non mancherò <strong>di</strong> pregare per Lei. Vivo pure<br />

nella speranza che non sarà per <strong>di</strong>menticare, anche i poveri Greci, sapendo quanto le stasse sempre a<br />

cuore il Levante. Come sa mi fecero sempre gran compassione, ma dacchè ebbi incontro <strong>di</strong> vedere<br />

pochi mesi in Milano un Religioso della Dalmazia, ed intesi dal medesimo la situazione spirituale <strong>di</strong><br />

tutti que' Paesi, l'assicuro che non saprei <strong>di</strong>re se compassioni più i cattolici, che i scismatici. E tanta<br />

pena mi danno, che se l'Istituto nostro fosse stabilito da più tempo, e per conseguenza più numeroso,<br />

tenterei <strong>di</strong> mettere una nostra Casa a Zara, per provedere intanto in qualche modo all'educazione, ed<br />

istruzione delle ragazze, e delle donne; non parlo <strong>di</strong> Corfù, e del rimanente delle isole, e del Levante,<br />

perchè già Ella sà assai più <strong>di</strong> me per ogni rapporto. Ma io m'avveggo d'aver parlato senza pratica, non<br />

sapendo se il sistema della venerata <strong>di</strong> Lei Congregazione sia <strong>di</strong> lasciar libera la scelta de' Paesi ove poi<br />

faticare, o vengano dalla medesima stabilite; per ciò non più parlandole su questo argomento, le<br />

soggiungerò bensì, che tenendomi certa ch'Ella conserverà non solo; ma accrescerà ancora e ravviverà<br />

sempre più negl'altri illustri <strong>di</strong> lei compagni, quella tenera <strong>di</strong>vozione, che sempre professò alla Madre<br />

della Misericor<strong>di</strong>a Maria Santissima non dubito <strong>di</strong> vedere benedetta, e felitata 1 ogni sua impresa, ed io<br />

pure mi prendo la libertà <strong>di</strong> pregarla a <strong>di</strong>ffondere quanto può in tutti la <strong>di</strong>vozione della nostra comune<br />

Madre avvocata, tanto pel desiderio vivissimo che ho ch'Essa venga da ogni uno venerata ed amata<br />

quanto per la certezza del vantaggio, che in tutti deriverà da farlo <strong>di</strong>vozione. Ella poi non aveveva 2<br />

motivo alcuno <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi tante gentilezze. Si assicuri che desidero sinceramente ogni <strong>di</strong> Lei vantaggio.<br />

Non le presento i complimenti della mia famiglia scrivendo da Milano, ove passai da Bergamo a dare<br />

un saluto alle mie Compagne, prima <strong>di</strong> ritornare a Verona; ove spero d'essere la metà <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre.<br />

Rinnovandole le proteste della più <strong>di</strong>stinta mia stima, passo a segnarmi<br />

Di Lei Stimatissimo Signor Antonio<br />

[Verso la fine del 1823]<br />

Dev.ma Obbl.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> 3<br />

1 Legg.: facilitata.<br />

2 Legg.: aveva.<br />

3 NB. Bella copia, con firma autografa della <strong>Canossa</strong>; una minuta che in A.C.R. è allegata a quella.


[31 luglio 1824]<br />

A DON GIUSEPPE SEGHETTI<br />

941(Verona#1824.07.31)<br />

Don Seghetti, il precettore della casa del Marchese Bonifacio, ha scritto alla <strong>Canossa</strong> notizie penose sulla<br />

situazione familiare del fratello dopo la sua vedovanza, particolarmente per la vocazione religiosa della prima<br />

figliola e malattia della seconda. La <strong>Canossa</strong> dà i suoi consigli.<br />

V.G. e M. Reveren<strong>di</strong>ssimo Signor Don Giuseppe<br />

La sua bontà vuoi giustificarsi in qualche modo sembrandole <strong>di</strong> non avermi scritto con tanta<br />

sollecitu<strong>di</strong>ne, ma che dovrò <strong>di</strong>r io che effettivamente ritardai a riscontraria sin qui? Posso però ben<br />

assicurare Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda, procedere da impotenza, ma non da volontà<br />

questo ritardo. Io le sono obbligatissima prima <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong> tante <strong>di</strong> lei carità e premure per mio fratello e<br />

per tutta la nostra famiglia, e la supplico a non istancarsi a continuar loro e segnatamente a mio fratello,<br />

la <strong>di</strong> lei assistenza, chiaramente conoscendo esser ella l’unico conforto ch’egli possa avere tra tante sue<br />

angustie. La ringrazio poi vivamente <strong>di</strong> tutte le notizie che mi favorisce, che può figurarsi a qual segno<br />

m’interessino.<br />

Sapia che qualche giorno dopo avere ricevuta la pregiatissima <strong>di</strong> lei lettera, un’altra me ne<br />

scrisse mio fratello nella quale molte cose mi <strong>di</strong>ce intorno alla <strong>di</strong> lui situazione ed ai <strong>di</strong> lui contrasti,<br />

come anche intorno al cambiamento del confessore della cara Metil<strong>di</strong>na 1 , domandando per sè la mia<br />

opinione. Veneratissimo signor Don Giuseppe, ella ben comprenderà aver io il cuore <strong>di</strong>viso tra l’affetto<br />

del fratello e quello dei nipoti. Oltre <strong>di</strong> ciò non ho lumi nè cognizioni da consigliare gli altri, avendo<br />

bisogno sempre d’esser io consigliata. Desidero bensì ed unicamente per <strong>di</strong>vina misericor<strong>di</strong>a,<br />

l’adempimento in tutto del <strong>di</strong>vino volere perciò null’altro nella mia lettera <strong>di</strong> oggi gli risponderei se non<br />

che gli faccio coraggio e gli prometto orazione. Oggi singolarmente, giornata <strong>di</strong> Sant’Ignazio,<br />

protettore della nostra famiglia, misi in opera più del solito la carità delle buone mie compagne. Già<br />

altro rime<strong>di</strong>o io non vedo che l’orazione.<br />

Non mancherò <strong>di</strong> trovare anche a Milano dove devo passare sul principio dell’entrante<br />

settimana. Se tratto tratto ella potrà continuarmi le notizie, mi farà una grazia singolare. Basta già a me<br />

nel modo ch’ella fece, non potendo che sommamente loda re ed approvare le <strong>di</strong> lei cautele <strong>di</strong> non<br />

entrare in iscritto in certi dettagli i quali neppur io bramerei e che per ogni rapporto mi sono affatto<br />

superflui. Mio fratello mi <strong>di</strong>ce che i me<strong>di</strong>ci nulla sperano della cara Marianna 2 . Già per questa pure<br />

altro non bramo che l’adempimento della Divina Volontà quantunque mi convenga confessare che<br />

umanamente non posso essere su tale articolo in<strong>di</strong>ferente. Raccomando però anche questa buona figlia<br />

alla <strong>di</strong> lei carità. Il cambiamento <strong>di</strong> confessore nella Metilde non vorrei avesse da essere oggetto<br />

d’angustia alla Marianna e avesse a <strong>di</strong>minuirne le visite giacchè, come facilmente ella crederà, sen to<br />

umanamente che questa giovine abbia da lasciare presto la vita, ma assai più mi preme che bene si<br />

apparecchi e santamente incontri la morte e che possa destramente ed utilmente <strong>di</strong>sporre le cose; a tal<br />

mira io non vedo altro che lei.<br />

Veniamo adesso all’altro affare che interessa la <strong>di</strong> lei carità. Io intendo le premure dell’ottima<br />

famiglia <strong>di</strong> Valsugana e ben volentieri farò la conoscenza del signor Cavalier Lor<strong>di</strong>, ma per quanto sia<br />

la mia premura ed il vivo mio desiderio <strong>di</strong> servirla, sul momento non oso ancora promettermi <strong>di</strong> avere<br />

1 La prirnogenita <strong>di</strong> Bonifacio <strong>Canossa</strong> (Ep.I, lett. 356, n. 3, pag. 563).<br />

2 La secondogenita <strong>di</strong> Bonifacio <strong>Canossa</strong> (Ep.I, lett. 361, n. 2, pag. 563).


questo contento. Parlai qui con una buona Damina che ha mano per simili facende, ma sin’ora nulla<br />

feci. Stia certa però che non <strong>di</strong>menticherò le <strong>di</strong> lei premure e parlando col Cavaliere predetto, spero in<br />

voce poter meglio combinare le cose.<br />

Per parte mia almeno non lascierò <strong>di</strong> avere ogni attenzione. Da miserabile per ogni dovere non<br />

mancherò <strong>di</strong> averla presente <strong>di</strong>nnanzi a Dio e lo stesso farà la secretaria Cristina che unitamente a me la<br />

prega continuarci la <strong>di</strong> lei memoria nel Santo Sacrifizio. Piena <strong>di</strong> venerazione, passo a segnarmi<br />

invariabilmente.<br />

_______________________<br />

NB. Minuta stesa da Cristina Pilotti e non porta nè data nè firma, ma essendo stata scritta il giorno <strong>di</strong><br />

Sant’Ignazio, la data è senz’altro 31 luglio 1824.


AL CONTE LUCA PASSI<br />

942(Verona#1825.10.01)<br />

E‟ stato chiesto alla <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> preparare la figlia del signor Girelli, <strong>di</strong>rettore del Conservatorio <strong>di</strong> Brescia,<br />

per essere a sua volta maestra e Direttrice del medesimo Conservatorio <strong>di</strong>pendente dal Governo. La<br />

Marchesa se ne schermisce. Chiede anche preghiere per la nipote Isotta Orti in Ravignani affetta da febbre<br />

miliare, e per il suocero <strong>di</strong> lei, Conte Teodoro Ravignani, affetto a sua volta da cancro alla bocca.<br />

V.G. e M Veneratissimo signor Conte 1<br />

Con somma mia sorpresa mi fu significato dall’ottima mia compagna superiora della Casa <strong>di</strong><br />

Bergamo 2 , come la lettera che mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> l’onore <strong>di</strong> scrivere a Vostra Signoria Illustrissima e Molto<br />

Reverenda pochi giorni dopo essere quì arrivata, sia andata smarrita. Mi creda che per la<br />

venerazione e <strong>di</strong>stinte obbligazioni che le professo mi spiacque sommamente tal successo accidente,<br />

perchè naturalmente le avrà sembrato ch’io non mi avessi voluto prendere cura dell’affare ch’ella<br />

tanto mi raccomandò. Nella lusinga dunque ch’ella sarà più che persuasa della premura ch’io tosto<br />

mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> secondo la nostra intelligenza <strong>di</strong> servirla, non posso fare che affrettarmi a replicarle quanto<br />

già nella sopracennata mia le scrissi intorno alla buona Alessandra.<br />

Ma prima debbo premetterle che a motivo delle <strong>di</strong>verse molteplici circostanze che<br />

attualmente mi circondano non posso ancora <strong>di</strong>rle cosa alcuna precisa sul ricevere qui quest’anno le<br />

buone propostemi giovani <strong>di</strong> campagna.<br />

Venendo adesso al nostro affare <strong>di</strong> Brescia comincerò per <strong>di</strong>rle, quello che le aveva scritto<br />

nella lettera smarrita, cioè essere io restata prima <strong>di</strong> tutto ammiratissima delle egregie qualità del<br />

signor Girelli 3 . Questo signore vo(le)va che andassi a vedere il Conservatorio da lui con tanto<br />

impegno <strong>di</strong>retto, ma il troppo breve mio soggiorno in Brescia non mi permise <strong>di</strong> compiacerlo. E già<br />

a <strong>di</strong>rle il vero, per me fu cosa. gra<strong>di</strong>tissima il potermene <strong>di</strong>spensare non avendo io que’ lumi che mi<br />

suppongono. Per altro da tutto quello, ch’egli mi <strong>di</strong>sse richiedersi da una maestra estera in quelle<br />

circostanze, a me ed a Cristina che si trovò presente a tutto il <strong>di</strong>scorso pare, che non sia propria<br />

mente impegno per l’Alessandra, quantunque a questa non apparterebbe <strong>di</strong> stare presente a trattati<br />

<strong>di</strong> nozze, i quali da quanto detto signore mi raccontò, seguono con quell’or<strong>di</strong>ne e santa condotta,<br />

che si può aspettare dalla pietà e dalla prudenza <strong>di</strong> quell’ottimo signore che regge. A lui pare che ci<br />

vorrebbe persona con numeri tali non solo <strong>di</strong> cuore, ma ezian<strong>di</strong>o <strong>di</strong> mente, per cui potesse passar<br />

poi ad essere superiora, e mi <strong>di</strong>ceva egli che quando il soggetto non sia tale, piuttosto resta come<br />

attualmente si trova.<br />

Eccole esattamente quanto mi onorai <strong>di</strong> significarle in pro posi1 nell’antecedente mia che<br />

andò perduta. Le avea poi soggiunto, come ora le ripeto ch’ella volesse riflettere bene sulla mas<br />

sima, perchè se anche potessi aver la sorte <strong>di</strong> servirla ricevendo per li sette mesi la figlia, altra cosa<br />

si è insegnare alla mede sima i lavori, ed altra ben <strong>di</strong>fferente il formarla per essere con tanti riguar<strong>di</strong><br />

maestra, <strong>di</strong>rettrice in un Consevatorio soggetto al Governo, per servire il quale l’impegno <strong>di</strong>viene<br />

sempre maggiore. Quest’è quanto per ora le posso <strong>di</strong>re su quest’argomento. Po sto poi che<br />

determinatamente le potrò parlare sull’altro, non esiterò punto <strong>di</strong> rinnovarle il <strong>di</strong>sturbo co’ miei<br />

caratteri.<br />

Dalla buona superiora dì Bergamo avrà ella senza dubbio sentite le nuove passate che tanta<br />

pena ci <strong>di</strong>ede della cara mia nipote Ravagnana 4 , e parimenti la dolorosa notizia del degnissimo<br />

signor Conte Teodoro 5 Sapedo io dunque quanta bontà ed attaccamento ella abbia per questa<br />

famiglia, credo bene aggiungerle quì come adesso se la passino ambidue li pazienti in fermi.<br />

1 Conte don Luca Passi (Ep. II/2, lett. 711, n. 7, pag. 788).<br />

2 Rosa Dabalà (Ep. II/1, lett. 585, n. 4, pag. 442).<br />

3 Il Direttore del Conservatorio o orfanatrofio <strong>di</strong> Brescia.<br />

4 Isotta, figlia <strong>di</strong> Rosa Orti <strong>Canossa</strong> e sposa del Conte Francesco Ra vignani (Ep. II/2, lett. 942, n. 4, pag. 1334).<br />

5 Conte Teodoro Ravignani, suocero <strong>di</strong> Isotta, figlio <strong>di</strong> Rosa Orti.


Mia nipote sino l’altro jeri fu sempre abbattuta da nuove irruzioni della sua espulsione<br />

migliare, che da 40 giorni circa la teneva sempre ferma in letto, e non si poteva <strong>di</strong>re mai fuori <strong>di</strong><br />

pericolo. Adesso però sta meglio e si ritiene si può trovarsi la stessa in piena convalescenza.<br />

Dovette peraltro risolversi con sommo suo dolore a prendere balia per ambidue i suoi bambini, dopo<br />

averne sostenuto essa uno, sin quì, perchè bramava pure se poteva allevarselo da per se, ma dovette<br />

in questo cedere.<br />

Il buon signor Conte poi pena col suo cancro nel volto, com’ella pure già saprà, ma nel suo patire<br />

serve d’in<strong>di</strong>cibile ammirazione e pace con cui soffre quel veramente suo doloroso male.<br />

Ogni tanto va a passarsela un’oretta in Chiesa da dove se ne ritorna lietissimo. Ella ben vede,<br />

veneratissimo signor Conte, dopo aver sentito tutto ciò, come tanto la buona mia Isotta, come<br />

l’ottimo suo suocero abbino tuttavia bisogno <strong>di</strong> orazione, anzi quest’ultimo ne ha gran<strong>di</strong>ssimo<br />

bisogno, alla <strong>di</strong> lei carità dunque li raccomando, ma insieme la prego <strong>di</strong> ricordarsi anche <strong>di</strong> me<br />

miserabile.<br />

La nostra Bettina <strong>di</strong> Telgate 6 sta bene, e contentissima, si riporta da angelo.<br />

Ella accetti i rispetti delle mie compagne, e favorisca de’ miei a tutta la rispettabile <strong>di</strong> lei famiglia.<br />

Tanti saluti alle buone figlie che furono da me il giorno prima della mia partenza.<br />

Mi creda la prego colma <strong>di</strong> ossequiso 7 rispetto, col quale invariabilmente mi segno<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Molto Reverenda<br />

Verona 1 ottobre 1825<br />

___________________<br />

NB. Minuta con qualche brevissima correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

6 Una delle aspiranti alla vita religiosa.<br />

7 Leggi: ossequioso.


[Verona 9 <strong>di</strong>cembre 1825]<br />

A MONS. RUZZENENTI<br />

943(Verona#1825.12.09)<br />

La <strong>Canossa</strong> deve mandare a Roma, al Car<strong>di</strong>nal Zurla, una lettera che desidera che il Superiore spirituale<br />

legga e corregga.<br />

V G e M Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore 1<br />

A norma <strong>di</strong> quanto ebbi l’onore <strong>di</strong> concertare con V.S.M.to Ill.re e Rev.ma scrissi al Superiore <strong>di</strong><br />

Venezia e jer sera ricevetti notizia da quella superiora che coll’or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> domani mi spe<strong>di</strong>rà la<br />

risposta che dovrebbe giungermi giovedì sera.<br />

Siccome avrei occasione da far mettere la lettera <strong>di</strong> Roma in posta fuori <strong>di</strong> Stato venerdì<br />

mattina in supposizione che la risposta <strong>di</strong> Venezia sia in conformità <strong>di</strong> quanto abbiamo trattato ho<br />

preparata l’unita lettera al Car<strong>di</strong>nale 2 che la supplico <strong>di</strong> leggere. Feci in questa lasciare un margine<br />

sul quale la supplico mettervi quelle correzioni che ella crederà.<br />

Non si sgomenti se vede una lettera così lunga ad un Car<strong>di</strong>nale; tanta è la servitù che ho con<br />

lui che posso prendermi tanta libertà. Domani dopo pranzo manderò a prendere la detta lettera senza<br />

che si <strong>di</strong>sturbi per questa a scrivermi se va bene me la riman<strong>di</strong> qual’è e se va male faccia la carità <strong>di</strong><br />

correggerla.<br />

La prego poi <strong>di</strong> volermi far sapere quale giorno e qual ora sarebbe a lei <strong>di</strong> minor incomodo<br />

per mandarle al confessionale quella persona la quale tuttora desidera consultare con lei la<br />

vocazione.<br />

So che ella è intenzionata <strong>di</strong> onorarmi e so anche le tante <strong>di</strong> lei occupazioni.<br />

Non aggiungo una parola <strong>di</strong> stimolo alla <strong>di</strong> lei carità solo il giorno che potrà farlo la<br />

supplicherei <strong>di</strong> anticipare a venire quanto può facendomi pena a vederla partir tar<strong>di</strong> per la <strong>di</strong> lei<br />

salute, ed avendo varie cose da comunicarle.<br />

Mi onoro <strong>di</strong> raffermarle l’ossequiosa mia venerazione.<br />

_____________________<br />

NB. Minuta che non presenta niente <strong>di</strong> autografo. Deve essere del 9 <strong>di</strong>cembre 1825, perchè la<br />

risposta <strong>di</strong> Monsignore è del 10 <strong>di</strong>cembre.<br />

1 Mons. Ruzzenenti Vincenzo, Superiore della Casa <strong>di</strong> Verona (Ep. II/1, lett. 490, n. 1, pag. 166).<br />

2 Card. Placido Zurla, Vicario del Papa Leone XII (Ep. I, lett. 339, n. 2, pag. 527).


AL PARROCO DI ALZANO<br />

944(Bergamo#1826.04.16)<br />

I Veneziani stanno cercando un valente oratore per un corso <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazioni. Poichè ad Alzano c‟è un<br />

Religioso, che essi già apprezzano, per mezzo della <strong>Canossa</strong> e tramite il Parroco, gliene fanno richiesta.<br />

Veneratissimo signor Preposto<br />

Le tante prove <strong>di</strong> bonta che in ogni tempo mi <strong>di</strong>ede la Signoria Vostra Illustrissima e<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima mi danno coraggio a dar le adesso un nuovo <strong>di</strong>sturbo.<br />

Un certo signor Alessandri 1 il quale negozia in Venezia, persona <strong>di</strong> pietà singolare <strong>di</strong> cuore<br />

aureo, ed ingenuo pieno d’interessamento pel minimo nostro Istituto e per ogni opera <strong>di</strong> religione<br />

mi da un incarico. Questo si è <strong>di</strong> far tenere l’occlusa lettera al degnissimo sacerdote ed oratore<br />

Adobati che quest’anno pre<strong>di</strong>cò nel Duomo <strong>di</strong> Brescia 2 . Non avendo io l’onore <strong>di</strong> conoscere tal<br />

religioso ed avendo sentito a <strong>di</strong>re due essere i Religiosi Adobati che pre<strong>di</strong>cano e sapendo d’altronde<br />

bramarsi dai Veneziani positivamente quello che l’appena scorsa Quaresima pre<strong>di</strong>co a Brescia e<br />

non l’altro mi determinai <strong>di</strong> far tenere a lei la lettera sull’in<strong>di</strong>rizzo della quale la prego <strong>di</strong> scrivere il<br />

nome dell’Adobati ricercato, e <strong>di</strong> aver l’incomodo <strong>di</strong> consegnargliela supponendo io trovarsi questo<br />

attualmente in Alzano 3 . Nel caso poi il sullodato sacerdote fosse <strong>di</strong> nuovo assente si compiaccia<br />

fargli tener la lettera ove si trova pregando <strong>di</strong> sollecita risposta a chi gli scrive.<br />

S’egli è costì e volesse <strong>di</strong> me valersi per la risposta mi onoro <strong>di</strong> prevenirla che mercoledì, o<br />

ai più tar<strong>di</strong> giovedì della corrente settimana debbo partir per Verona.<br />

Presentando a Vostra Signoria Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima tante scuse per questo <strong>di</strong>sturbo la<br />

supplico <strong>di</strong> accettare anche i più <strong>di</strong>stinti miei ringraziamenti. Mi raccomando caldamente alle sante<br />

<strong>di</strong> lei orazioni e passo, a raffermarle l’ossequiosa mia venerazione.<br />

Bergamo li 16 aprile 1826<br />

__________<br />

NB. Minuta che non presenta nulla <strong>di</strong> autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Alessandri, Giuseppe uno dei due procuratori <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> a Venezia (Ep. I, lett. 257, n. 1, pag. 380)<br />

2 DUOMO <strong>di</strong> BRESCIA, o nel Duomo vecchio, la « Rotonda » magnifico monumento a pianta circolare, o in quello<br />

Nuovo, cattedrale della fine del Rinascimento, dominata dalla cupola del Cagnola.<br />

3 ALZANO, centro della Val Seriana, in provincia <strong>di</strong> Bergamo.


A DON PALAZZI<br />

945(Verona#1826.07.10)<br />

Il sacerdote, Don Giovanni Palazzi, ha accettato <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>care il Quaresimale in Tirolo e la <strong>Canossa</strong>, oltre<br />

gli ultimi accor<strong>di</strong>, l‟avverte <strong>di</strong> una involontaria <strong>di</strong>menticanza <strong>di</strong> una Dama milanese a cui il sacerdote si era<br />

rivolto.<br />

V: G: e M: Veneratissimo Signor Don Giovanni 1<br />

Già non dubitava menomamente che la bontà <strong>di</strong> Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

non avesse accettato più che volentieri <strong>di</strong> celebrare la nota Santa Messa una volta il mese ad un<br />

Altare privilegiato, pure vedere ciò confirmato nel veneratissimo foglio, <strong>di</strong> cui Ella ultimamente mi<br />

onorò, mi fu <strong>di</strong> vero piacere.<br />

L’ottimo Signor Giuseppe Alessandri 2 le avrà pure significato da mia parte il nome e<br />

cognome del Religioso, con cui Ella dovrà combinare la <strong>di</strong> Lei gita pel Tirolo nel prossimo<br />

Quaresimale, nel caso io non mi trovassi in Verona in quell’epoca, e questo si è il Signor Don<br />

Leonardo Leonar<strong>di</strong> 3 , maestro in Casa <strong>Canossa</strong>.<br />

Quantunque poi dopo il mio ritorno da Venezia mi sia subito ammalata, non mi sono però<br />

scordata <strong>di</strong> scrivere replicatamente a Milano per l’affare <strong>di</strong> cui Ella aveva presa intelligenza colla<br />

Dama Somaglia 4 . Questa mia buona amica si fece rispondere che si era <strong>di</strong>menticata la cosa, e che<br />

però non avrebbe avuta in vista che Chiese piccole. Insomma io mi accorsi facilmente che la stessa<br />

si trovava imbrogliata. Io sostenni l’affare con <strong>di</strong>sinvoltura ed in<strong>di</strong>fferenza, giacchè in conclusione<br />

era stata la Somaglia, che aveva pregato Lei.<br />

Se vuole attenersi al debole mio parere, io lascierei cadere la cosa così, se però Ella<br />

bramasse che replicassi lo scrivere anche una terza volta, non ha che a significarmelo, che ben<br />

volentieri la servirò.<br />

Non iscrivendomi Ella altro su <strong>di</strong> ciò, vorrei <strong>di</strong>re ch’Ella pure giu<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> non fare altro<br />

passo.<br />

La mia salute va meglio assai, e lentamente mi vò rimettendo. Ho però bisogno della carità<br />

delle sante <strong>di</strong> Lei orazioni, non per la sanità corporale ma per la mia anima, onde caldamente me le<br />

raccomando, supplicandola parimenti ad essere persuasa della massima mia venerazione con cui me<br />

le protesto.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Verona San Giuseppe 10 luglio 1826<br />

_____________________<br />

NB. Minuta che non presenta niente <strong>di</strong> autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Si tratta <strong>di</strong> Don Palazzi <strong>di</strong> Venezia (Ep. III/2, lett. 1403, n. 9, pag. 837).<br />

2 Alessandri, Giuseppe uno dei due procuratori <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> a Venezia (Ep. I, lett. 257, n. 1, pag. 380)<br />

3 Don Leonar<strong>di</strong> Leonardo, precettore <strong>di</strong> Carlino <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> (Ep. I, lett. 147, n. 6, pag. 242)<br />

4 Contessa <strong>Maddalena</strong> Somaglia, sorella del Conte Giacomo Mellerio (Ep.I, lett. 279, n. 12, pag. 415).


Notizie varie.<br />

V. G. e M. Veneratissimo signor Don Antonio<br />

AD ANTONIO ROSMINI<br />

946(Verona#1826.12.30)<br />

La cara <strong>di</strong> lei sorella signora Margherita la ringrazia vivamente con me della pregiata sua lettera.<br />

Noi con tutto il cuore da miserabili però come siamo ci uniremo a lei nel supplicare la nostra Madre<br />

Maria santissima affinchè voglia interporre la potentissima sua intercessione per lei non solo, ma<br />

ben anche per i comuni nostri desiderj .<br />

Molto volentieri vedrò la desiderata lettera alla mia venuta Milano, la quale se debbo<br />

giu<strong>di</strong>care dalle circostanze non potrà essere che verso la fine <strong>di</strong> febbraio. Dal biglietto del signor<br />

Don Pietro Orsi rilevo il vivissimo desiderio che quelle buone giovani hanno <strong>di</strong> essere Figlie della<br />

Carità, può ella credere se le accetterei <strong>di</strong> buon grado, provata che fosse la loro vocazione, ma non<br />

avendo elleno i mezzi necessarj, mi conviene dar loro una negativa, non permettendo adesso le<br />

attuali circostanze dell'Istituto <strong>di</strong> ricevere alcuna che non sia provveduta <strong>di</strong> quel tanto che si<br />

richiede.<br />

La prego poi <strong>di</strong> ritornare i miei rispetti al signor Don Busnelli, e <strong>di</strong> <strong>di</strong>rgli che per ora non<br />

posso promettergli nulla per la <strong>di</strong> lei sorella, ma ce ne parleremo a voce.<br />

Sento che il medesimo signor Don Busnelli co' suoi compagni la venghino a visitare, ma mi<br />

sembra che ciò sia <strong>di</strong> rado, locchè mi fa credere ch'ella sia andata ad abitare lontana affatto a noi<br />

poveri galantuomini.<br />

II sacerdote veneziano fortunatamente non si vidde.<br />

Alla mia venuta sentirò con piacere il trattato ch'ella mi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> star ora scrivendo, già non<br />

mi <strong>di</strong>parto con lei da Roma per la conclusione.<br />

Ho sentito anche da altre parti che Monsignor Monico 1 ia stato nominato successore del<br />

nostro degnissimo attuale Patriarca <strong>di</strong> Venezia, non sò esprimerle quanto ciò mi rechi consolazione<br />

fino a tanto però, che (la) cosa non succede vivo sempre in timore, che non sia vera. Nel tempo<br />

stesso però che io godo dell'ottimo acquisto che la città <strong>di</strong> Venezia verebbe a fare, mi rincresce che<br />

la Diocesi <strong>di</strong> Ceneda 2 abbia da far tanta per<strong>di</strong>ta. Spero anch'io che questo degnissimo Prelato,<br />

quando sia esso, avrà la stessa bontà per noi che hanno avuta gli altri degnissimi <strong>di</strong> lui anteccessori.<br />

Vedendo il signor Don Leonar<strong>di</strong> 3 non mancherò <strong>di</strong> farle i suoi saluti.<br />

Ella intanto gra<strong>di</strong>sca i cor<strong>di</strong>alissimi della cara Margherita 4 . Nell’atto che pregandola, a<br />

raccomandarmi assai al Signore, ed a Maria santissima, passo a confermarmi colla più <strong>di</strong>stinta<br />

stima, e massima venerazione.<br />

Di lei veneratissimo signor Don Antonio.<br />

Verona addì 30 <strong>di</strong>cembre 1826<br />

Al Nobile Signore<br />

Il signor Don Antonio Rosmini<br />

De' Serbati<br />

M I L A N O<br />

Devotissima Ubbi<strong>di</strong>entissima Umilissima<br />

serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

1 Mons. Monico Giacomo Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

2 L 'attuale Vittorio Veneto, formato da Serravalle e Ceneda.<br />

3 Don Leonar<strong>di</strong> Leonardo, precettore <strong>di</strong> Carlino <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> (Ep. I, lett. 147, n. 6, pag. 242).<br />

4 Margherita Rosmini (Ep. I, lett. 342, n. 4, pag. 535)


A MONS. ARCANGELO POLIDORI<br />

947(Venezia#1828.05.02)<br />

La <strong>Canossa</strong> ricorda l‟in<strong>di</strong>menticabile visita alla Basilica lauretana, ringrazia dell‟accoglienza e prega <strong>di</strong><br />

essere ricordata alla Vergine.<br />

Venezia 2 maggio 1828<br />

Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore<br />

Comincerò per domandare alla S.V.Ill.ma e Rev.ma mille scuse della libertà che mi prendo <strong>di</strong><br />

venire ad importunarla dopo un anno e mezzo da che ebbi l’onore <strong>di</strong> fare la <strong>di</strong> lei conoscenza. Il<br />

signor Don Tommaso 1 cioè quel sacerdote che era in mia compagnia mi fece da Verona esibire<br />

un’opportuno incontro <strong>di</strong> per sona <strong>di</strong> merito che si porta a Loreto sapendo egli la viva mia brama <strong>di</strong><br />

richiamarmi alla <strong>di</strong> lei memoria.<br />

Veneratissimo Monsignore, mi pare <strong>di</strong> aver lasciato in cotesto fortunatissimo paese una<br />

parte dell’anima mia, e ben <strong>di</strong> frequente rammento con tenerezza e dolore insieme <strong>di</strong> esserne<br />

lontana colle mie buone compagne, l’augusto e beato santuario che hanno la sorte <strong>di</strong> possedere ne<br />

so finire <strong>di</strong> rimproverarmi <strong>di</strong> non avermi costì fermata qualche giorno <strong>di</strong> più come ella con tanta<br />

bontà mi suggeriva. Parliamo colla mia Cristina 2 della <strong>di</strong> lei carità, delle buone <strong>di</strong> lei figlie 3 ,<br />

insomma più non la finisco quando parlo <strong>di</strong> Loreto. La supplico pregare per me la gran Madre <strong>di</strong><br />

Dio e le faccia quando può una visitina.<br />

Non so perdere le speranza <strong>di</strong> ritornarvi ancora ma frattanto voglia ella...<br />

Io mi trovo da alcuni giorni a Venezia ove conto fermarmi sino subito dopo le solennità<br />

della Pentecoste. Avendovi gli Esercizj spirituali <strong>di</strong> queste buone Dame ritornerò poi a Verona per<br />

passare poi ad una nostra novella fondazione in Trento. Mi faccia la grazia <strong>di</strong> ricordare il mio<br />

ossequio a Monsignor Vicario 4 ed a Monsignor Agostini. Ebbi ottime notizie del primo poche<br />

settimane sono in Milano dall’ottimo <strong>di</strong> lui fratello signor Abate Pollidori, il quale mi <strong>di</strong>sse altresì<br />

che le sue occupazioni e pesi s’accrescono giornalmente.<br />

Se non le <strong>di</strong>space favorisca dei miei complimenti alle buone <strong>di</strong> lei figlie, alle orazioni delle quali<br />

pure mi raccomando, e presentandole i rispetti <strong>di</strong> Cristina passo a segnarmi con illimitata<br />

venerazione.<br />

Della Signoria Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

PS. Se mai ella volesse proccurarmi la consolazione <strong>di</strong> darmi le sue notizie in<strong>di</strong>rizzi pure la lettera<br />

al mio nome nelle Figlie della Carità, Convento <strong>di</strong> San Giuseppe Verona.<br />

_______________________<br />

NB. Copia da un dattiloscritto, in mancanza dell’autentica.<br />

1 Don Tommaso Marani. (Ep. II/2, lett. 868, n. 6, pag. 1151).<br />

2 Cristina Pilotti (Ep. I, lett. 297, n. 7, pag. 454).<br />

3 Della istituzione da lui fondata.<br />

4 I1 dattiloscritto, presenta una interruzione e una ripresa della lettera; quest’ultima pare sia in<strong>di</strong>rizzata ad altro<br />

destinatario, per cui il Vicarjo sarebbe il primo destinatario, cioè mons. ARCANGELO POLIDORI, Canonico « della<br />

Sacrosanta Cattedrale Basilica, Vicario Generale », come si rileva dal Decreto Registrato in Loreto, 14 giugno 1828<br />

(Dall’Archivio della Santa Casa). La <strong>Canossa</strong> scrive spesso Pollidori.


Notizie intorno al « Corso <strong>di</strong> educazione per maestre ».<br />

V.G. e M.<br />

A DON MICHELE MURARA<br />

948(Trento#1828.07.26)<br />

Quanto mi <strong>di</strong>spiace poter sol oggi avere l’onore <strong>di</strong> riscontrare il venerato figlio <strong>di</strong> Vostra Signoria<br />

Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima 1 scrittomi varj giorni sono. Ne incolpi le occupazioni del momento,<br />

ne voglia ella attribuire a mancanza <strong>di</strong> rispetto, e <strong>di</strong> premura il ritardo del riscontro.<br />

Non mancherò <strong>di</strong> aver presente la <strong>di</strong> lei raccomandazione, ed i santi desiderj della buona<br />

signora De Eccher, come le premure del degnissimo signor avvocato suo padre, quando sarà il<br />

momento del corso <strong>di</strong> educazione delle maestre.<br />

Certa della caritatevole <strong>di</strong> lei sofferenza, a quell’epoca mi darò l’onore <strong>di</strong> significarglielo,<br />

affinche il prelodato signor Avvocato ci voglia favorire, per essere informato <strong>di</strong> tutto quello che tale<br />

educazione richiede, e meglio in voce tutto combinare.<br />

Anzi, senza ch’io moltiplichi loro i <strong>di</strong>sturbi, ar<strong>di</strong>sco supplicarla a voler <strong>di</strong>chiarare tali cose a<br />

cotesto signore, presentandogli insieme i miei complimenti.<br />

Colgo questo favorevole incontro, per raccomandarmi alle sante <strong>di</strong> lei orazioni, e per protestarle la<br />

maggior mia venerazione.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Trento dall’Addolorata li 26 luglio 1828<br />

_____________________<br />

NB. Minuta copiata con cura.<br />

Umilissima Devotissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong><br />

Figlia della Carità<br />

1 Don Michele Murara, Parroco <strong>di</strong> Caldonazzo, località della provincia <strong>di</strong> Trento, posta sul lago omonimo, <strong>di</strong> cui è<br />

emissario il fiume Brenta.


AL CONTE LUCA PASSI<br />

949(Bergamo#1829.04.25)<br />

Il Conte aveva chiesto alla <strong>Canossa</strong> delle <strong>di</strong>rettive per poter compilare e stampare un regolamento sugli oratori<br />

festivi. La <strong>Canossa</strong>, piuttosto controvoglia, scrive quanto a lei pare opportuno.<br />

Veneratissimo signor Conte 1<br />

Bergamo li 25 aprile 1829<br />

Io aveva pregato il <strong>di</strong> lei fratello a fare colla Signoria Vostra Illustrissima e Molto Reverenda le mie<br />

scuse sulla mia impossibilità <strong>di</strong> risponderle intorno a quanto si compiacque domandarmi. Ciò non era, e<br />

non è prodotto dalla mancanza <strong>di</strong> desiderio <strong>di</strong> servirla, e servendola <strong>di</strong> coa<strong>di</strong>uvare come so al bene che<br />

il Signore le concede la grazia <strong>di</strong> fare, ma dal non sapere neppur io cosa <strong>di</strong>rle e dalla somma angustia<br />

del tempo perche mi trovo sempre in moto dall’una all’altra delle nostre Case, e poco posso farmarmi<br />

in ogni luogo quin<strong>di</strong> sono quasi oppressa dalla molteplicità degli affari che ritrovo dopo una lunga<br />

assenza.<br />

Per iscrivere quant’ella desidera mi si renderebbe necessario scrivere la notte cosa poi per cui<br />

mi mancano le forze atteso che la mia salute come sa è poco ferma. Oggi avendo sentito nuovamente<br />

dal signor Conte Matteo 2 le sue premure voglio almeno aver l’onore <strong>di</strong> riscontrarla e non sapendo ne<br />

potendo <strong>di</strong>re <strong>di</strong> più aggiungerò quì due righe <strong>di</strong> ciò che mi pare. Rapporto alla <strong>di</strong>visione dell’età delle<br />

ragazze giuocando, noi ove il numero nostro e le località lo permettono, facciamo tre <strong>di</strong>visioni le<br />

piccole le mezzane e le gran<strong>di</strong>. Si cerca però potendo <strong>di</strong> tenire <strong>di</strong>vise le ragazze più svagate, e ben<br />

custo<strong>di</strong>te giuocando tra loro con qualche compagna, che le sorvegli delle più avvedute ed alle quali<br />

sieno queste più attaccate, ed abbiano anche un po <strong>di</strong> estro per <strong>di</strong>vertirle. Mi è impossibile il descriverle<br />

i giuochi essendo necessario anche il variarle perche non si annojano. Le piccole giuocano volentieri<br />

alle noci.<br />

Le gran<strong>di</strong> cantano passeggiando cose spirituali già s’intende pur volentieri. Le mezzane cercano<br />

<strong>di</strong> saltare forse più <strong>di</strong> tutte. In vece <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> questo, o <strong>di</strong> quel giuoco le <strong>di</strong>rò soltanto le avvertenze<br />

che cerco d’aver io. Prima io non permetto loro mai <strong>di</strong> ballare, cosa che per se da noi chiuse non vi<br />

sarebbe male, ma lo faccio perche ballando da noi sempre più si avezzano, e prendono gusto ad un<br />

<strong>di</strong>vertimento in se pericoloso. Similmente non permetto giuochi in cui abbiano da parlarsi strettamente<br />

tra ragazze, o da trovarsi in due sole per combinare il giuoco o per eseguirne parte. Non parlo della<br />

compostezza necessaria vale a <strong>di</strong>re che le ragazze non si gettino giuocando e correndo l’una sopra<br />

l’altra e cose simili perche già s’intende.<br />

Non si può neppur quì precisare perche conviene vedere tanto il numero delle ragazze, che<br />

quello delle soprastanti. Certo che il bisogno sarebbe che le persone che le custo<strong>di</strong>scono fossero<br />

piuttosto molte.<br />

Ciò che pure io osservo assai si è che non solo sia sempre vigilata, ma non vi sia mai<br />

abbandonata la porta della camera, o altro luogo ove le ragazze si ritirano per qualche momento. Anzi<br />

per quanto è possibile a me piace che le piccole abbiano un luogo da ritirarsi, e le gran<strong>di</strong> un’altro, e pari<br />

vigilanza e custo<strong>di</strong>a vi sia <strong>di</strong> una come dell’altra porta non permettendo assoluta mente che entrino più<br />

d’una alla volta.<br />

1 Conte Luca Passi, missionario apostolico e fondatore dell’Istituto <strong>di</strong> S. Dorotea (Ep. II/2, lett. 711, n. 7, pag. 788).<br />

2 Conte MATTEO PASSI, figlio del conte Enrico, come i due sacerdoti, Luca e Marco, e sposo della marchesa Anna<br />

Lomellini da Barco.


Siccome dalla mancanza <strong>di</strong> questa custo<strong>di</strong>a possono accadere anche peccati, spesse le volte quando<br />

sono in libertà quest’impiego lo prendo per me, singolarmente nelle case novelle finche le compagne<br />

pren<strong>di</strong>no vera pratica.<br />

Un’altro rimarco mi convien fare intorno al canto delle gran<strong>di</strong>. A me piace che cantino cose<br />

<strong>di</strong>vote per loro sollievo, ma desidero che non sia un canto quasi <strong>di</strong>rei regolare come cantano a<br />

Calcinate 3 avendo per esperienza veduto che talvolta singolarmente nelle città quelle che hanno una<br />

bella voce sono poi tentate <strong>di</strong> andare sul teatro ed alcune anche vi andarono.<br />

Non mi pare poi da potersi determinare stabilmente se sia o non sia da far loro praticare qualche<br />

esercizio spirituale, <strong>di</strong>- pendendo ciò dal tempo che dura la ricreazione, dalle cose che hanno praticato<br />

prima, e talvolta anche dall’indole particolare dei Paesi, massime sui principj. Per esempio a Verona<br />

ove sono vivacissime e dove vengono da noi dopo le funzioni parrocchiali che durano ben tre ore, chi<br />

avesse nei primi anni voluto fermarle in cose spirituali anche un quarto d’ora sarebbe stato cosa<br />

<strong>di</strong>fficilissima. Al contrario nelle altre case tutte dove si sono trattenute in Chiesa un tempo <strong>di</strong>screto<br />

assai facendosi soltanto la Dottrina da quell’ora quando vengono si <strong>di</strong>vidono le classi e stanno quiete<br />

sedute facendo le loro merende da se, cioè mangiando ogn’una quello che si e portato, e si lasciano<br />

quietamente a parlare e sollevare non mai un momento sole già s’intende poi si fa loro un istruzione <strong>di</strong><br />

Dottrina raccontando loro qualche cosa <strong>di</strong> vite <strong>di</strong> Santi e si da loro un qualche ricordo perche pratichino<br />

la virtù quella tal settimana, in<strong>di</strong> cantano.<br />

________________________<br />

NB. Minuta con qualche correzione autentica della <strong>Canossa</strong>.<br />

3 Paese dove sorgeva la villa dei Conti Passi.


[ il 1829 e il 1830]<br />

La <strong>Canossa</strong> accusa ricevuta <strong>di</strong> una « lettera papale ».<br />

Illustrissimo Signore 1<br />

[ SIGNOR BERNARDO BOLOGNESI]<br />

950(Verona#1830.09.16)<br />

Mi affretto com’e mio dovere <strong>di</strong> significare alla Signoria Vostra illustrissima aver io oggi giorno 16<br />

settembre ricevuto col pregiato foglio <strong>di</strong> lei del giorno 12 corrente un ossequiatissima lettera papale.<br />

Nell’atto, che vivamente ne la ringrazio, mi onoro <strong>di</strong> rispettosamente protestarmi.<br />

Della Signoria Vostra Illustrissima<br />

1 Bolognesi Bernardo, agente <strong>di</strong> Mons. Traversi (Ep. I, lett. 407, pag. 667).<br />

Devotissima Ubbi<strong>di</strong>entissima Umilissima<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AL SIGNOR PADENGHE<br />

951(Verona#1830.02.11)<br />

La signora Busa ved. Trevisani dovrà andare da Verona a Venezia per i suoi affari. Il signor Padenghe e la<br />

consorte vogliano accoglierla ed esserle guida.<br />

V G e M. Pregiatissimo signor Francesco 1<br />

Portandosi a Venezia per i proprj suoi affari l’ottima signora Busa vedova Trevisani, si compiacque<br />

significarmi il suo desiderio <strong>di</strong> conoscere costì qualche degna, e proba persona.<br />

Certa della <strong>di</strong> lei bontà, pensai subito <strong>di</strong> voler proccurare alla prelodata signora il vantaggio<br />

della <strong>di</strong> lei conoscenza, ben certa che a lei pure riuscira gratissimo il conoscere una persona nella quale<br />

riconoscera tutti que’ numeri <strong>di</strong> religione, bontà, ed educazione, che si possono desiderare. Vorrei che<br />

anche la mia carissima signora Teresina, <strong>di</strong> lei consorte, facesse questa conoscenza, essendo questa<br />

buona signora intieramente del giustissimo loro modo <strong>di</strong> pensare in ogni rapporto.<br />

Potrebbe questa aver bisogno de’ saggi <strong>di</strong> lei consigli, giacche i mezzi non bastano or<strong>di</strong>nariamente in<br />

un paese forestiero<br />

Per qualunque cosa gliela raccomando quanto posso, pregiatissimo signor Francesco, e la prego<br />

vivamente a volerla in quello, che potesse abbisognare, favorire, con eguale bontà con cui tante volte<br />

ha favorito me pure Sicura, che non mi rifiuterà questa grazia, gliene anticipo i più <strong>di</strong>stinti miei<br />

ringraziamenti<br />

Faccia aggra<strong>di</strong>re i miei cor<strong>di</strong>ali doveri alla signora <strong>di</strong> lei consorte, e mi creda quale<br />

coll’estimazione maggiore passo a confermarmi.<br />

Dì lei pregiatissimo signor Francesco<br />

Verona li 11febbraio 1830<br />

Umilissima Devotissima serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità<br />

1 Padenghe Francesco, procuratore <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> a Venezia (Ep. I, lett. 352, n. 1, pag. 555).


AL PADRE GIOACHINO VENTURA, PREPOSITO GENERALE DEL TEATINI<br />

952(Venezia#1830.06.03)<br />

Il Padre Generale dei Teatini era stato richiesto per la pre<strong>di</strong>cazione della novena e per il panegirico <strong>di</strong> San<br />

Gaetano, ma poichè non erano stati completati gli accor<strong>di</strong>, aveva pregato la <strong>Canossa</strong> che se ne interessasse.<br />

L‟esito però delle sue ricerche era, almeno per il momento, negativo.<br />

V.G. e M. Veneratissimo Padre Generale 1<br />

Quando mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> l’onore <strong>di</strong> riscontrare la prima lettera con cui la S. V. Ill.ma e Rev.ma mi onorò, non<br />

aveva <strong>di</strong>menticato il positivo riscontro da lei richiestomi sulla novena <strong>di</strong> San Gaetano. Non ne parlai<br />

però, e ciò fu perchè le ricerche da me fatte sino a quel momento per ritrovare chi potesse avere non so<br />

se debba <strong>di</strong>re il <strong>di</strong>ritto, il dovere, il metodo, o la devozione <strong>di</strong> ritrovare il pre<strong>di</strong>catore per la Novena e<br />

panegirico erano riuscite vane. Aveva interpellato una dama devotissima <strong>di</strong> San Gaetano, il <strong>di</strong> cui figlio<br />

è un certo Conte Orti fabricere della Chiesa dei Teatini, ma mi assicurò essa che suo figlio non aveva la<br />

minima ingerenza nelle funzioni, e che qualche persona devota, la quale faceva dei lavori eleganti,<br />

fatture muliebri già s’intende da offrire all’altare dei Santo, li faceva colla con<strong>di</strong>zione che la sola Pia<br />

Associazione ne avesse parte. Mi rivolsi allora a cercare il capo della Pia Associazione suddetta, ed<br />

avendo dovuto per i doveri del mio impiego, e per servizi dei minimo nostro Istituto recarmi a Venezia<br />

da dove mi dò il vantaggio <strong>di</strong> scriverle, <strong>di</strong>e<strong>di</strong> la commissione alle mie compagne <strong>di</strong> rilevare quanto<br />

avrei fatto personalmente se mi fossi trattenuta a Verona, in<strong>di</strong>cando loro le tracce da me scoperte per<br />

trovare il filo. Effettivamente trovarono il capo della pia Associazione, il quale non è un Conte, ma un<br />

buon artigiano infervoratissimo della devozione del loro Santo Padre. Un passo dopo l’altro si scoperse,<br />

che hanno un oratore, pissimo sacerdote, e parroco d’un’altra Chiesa della nostra città, il quale fa i<br />

<strong>di</strong>scorsi della novena, ed il panegirico per quanto mi scrivono per una devozione al Santo. In<br />

conseguenza <strong>di</strong> tutto questo, non saprei a chi avesse mai potuto parlare, se anche vi fosse stato un<br />

maggior periodo <strong>di</strong> tempo, che quest’anno manca ormai assolutamente per trattare la cosa. Se ella si<br />

potesse risovvenire il nome <strong>di</strong> chi l’invitò, quante settimane e mesi che fu invitato, quali tracce ella<br />

abbia <strong>di</strong> chi tratto seco, con quale intelligenza restarono per l’epoca del tempo, pel suo alloggio, nel suo<br />

recapito giungendo a Verona, per commissione <strong>di</strong> chi l’abbia pregato, potrei destramente fare delle<br />

nuove ricerche al mio ritorno in patria Giacche sappia che in tutto quello da me fatto sin qui, nessuno<br />

potè scoprire, nè chi le facesse, nè per qual oggetto venissero fatte per non esporre in verun modo la<br />

rispettabile <strong>di</strong> lei persona. Trovandosi alle volte gente <strong>di</strong> ottimo cuore, e <strong>di</strong> eccellenti desideri efficaci,<br />

come ella mi <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> quel buon cavaliere Palmieri, ed in questo caso <strong>di</strong> solito hanno questi il merito<br />

<strong>di</strong>nanzi a Dio, ma non l’esito presso gli uomini.<br />

Oltre il continuo mio viaggiare, il voler andare con quella riserva da me stimata necessaria per<br />

non adombrare per l’oggetto maggiore, porta, e richiede un tempo più lungo per eseguire le cose,<br />

omettendo anche che l’essere donna, e vivere rinchiusa nei nostri conventi quando sono nelle citta per<br />

le quali passo per servire l’Istituto, tutto mi toglie quella pronta attività, che si richiederebbe per simile<br />

oggetto.<br />

La Signoria Vostra Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima stia certa che potendo avere altri lumi per<br />

l’e<strong>di</strong>ficante e giusta <strong>di</strong> lei premura non mancherò <strong>di</strong> sottoporglielì. Ella voglia fare la carità <strong>di</strong> ricordarsi<br />

<strong>di</strong> me col Signore, ed io da quella miserabile che sono, non mancherò <strong>di</strong>nnanzi a Dio del<br />

contraccambio.<br />

1 Padre GIOACHINO VENTURA (Palermo 1792 - Versailles 1861). Superiore Generale dei Teatini, dei quali entrò a far<br />

parte nel 1818, dopo esser stato <strong>di</strong>scepolo dei Gesuiti.


Volendomi ella nuovamente onorare de’ suoi caratteri <strong>di</strong>riga pure a Verona, ove debbo ricondurmi tra<br />

non molto. Aggra<strong>di</strong>sca la conferma del mio rispetto, e mi creda colla massima venerazione.<br />

Di Vostra Signoria Illustrissima e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Venezia Santa Lucia li 3 giugno 1830<br />

All’ Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Padre<br />

il Padre Don Gioachino Ventura<br />

Degnissimo Generale dei Padri Teatini<br />

Sant’Andrea della Valle<br />

ROMA<br />

_________________<br />

NB. Copia da un dattiloscritto, mancando l’autentica.<br />

Umilissima Devotissima Obbe<strong>di</strong>entissima<br />

serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AD ANTONIO ROSMINI<br />

953(Verona#1830.07.01)<br />

Mons. Sardagna dovrebbe essere consacrato Vescovo a Roma, ma, per la sua salute cagionevole, ha già chiesto<br />

all'organo competente austriaco <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>spensato da un così lungo viaggio. Don Rosmini cerchi <strong>di</strong> ottenerlo<br />

anche dalla Santa Sede.<br />

V. G. e M. Veneratissimo signor Don Antonio<br />

Vengo a turbare la pace della <strong>di</strong> lei solitu<strong>di</strong>ne, veneratissimo signor Don Antonio, ma già le giornate<br />

sono tanto lunghe, che mi faccio coraggio <strong>di</strong> rubbare al suo raccoglimento, ed alle sue occupazioni un<br />

qualche momento.<br />

Dacchè ritornò ella da Roma, io ebbi le sue notizie prima da Milano, e l'altro giorno me le <strong>di</strong>ede<br />

l'ottimo nostro Prelato 1 , il quale mi soggiunse anche, che l'aspetta a Verona, m'imagino quest'autunno.<br />

Chi sà se in quella circostanza non ci rivedremo. Dico chi sà perche essendo sempre in pellegrinaggio,<br />

resto pure sempre incerta del mio viaggiare, e del mio soggiorno. Sia fatta la Divina Volontà. Mi faccia<br />

bensì la carità <strong>di</strong> tenermi vicina presso il Signore nelle sante sue orazioni.<br />

Oltre il richiamarmi alla sua memoria, senta qual'è l'oggetto particolare che mi spinge a<br />

rivolgermi a lei. Ella sà come il nostro Monsignor Sardagna fu nominato alla Chiesa <strong>di</strong> Cremona, come<br />

Monsignor Morlacchi 2 a quella <strong>di</strong> Bergamo. Da quanto intesi quest'ultimo è già partito per Roma per la<br />

sua consacrazione. Mi scrive la Cara Giuseppina 3 che Monsignor Sardagna domandò col mezzo solito<br />

io penso, dell'Incaricato d'Affari austriaco, la grazia <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>spensato da tal viaggio unicamente per<br />

oggetto <strong>di</strong> salute, avendo corredata la <strong>di</strong> lui istanza col unirvi le fe<strong>di</strong> me<strong>di</strong>che. Persona <strong>di</strong> tutta<br />

confidenza della cara Giuseppina ch'io pure conosco, mi fece col mezzo <strong>di</strong> questa pregare, se avessi<br />

mezzi a Roma per cercare che la domanda venisse accordata. Pensai molto a chi potermi a Roma<br />

rivolgere, premendomi tutto passasse colla dovuta secretezza, parendomi cosa ri<strong>di</strong>cola che una donna<br />

s'ingerisca in affari <strong>di</strong> Prelati. Per i motivi che quando ci rivedremo in voce le <strong>di</strong>rò, non mi parve<br />

opportuno lo scrivere a Roma <strong>di</strong>rettamente, e mi determinai in vece <strong>di</strong> supplicare la <strong>di</strong> lei bontà, sempre<br />

che veda che sia cosa da potersi domandare senza <strong>di</strong>spiacenza del Santo Padre 4 , a voler ella procurare<br />

che venga detto Monsignore consolato. Mi <strong>di</strong>ce la <strong>di</strong> lei sorella, che essendo andato a Roma dei due<br />

nominati il più giovane, che è quello <strong>di</strong> Bergamo, sia facile che il più avvanzato ottenga la <strong>di</strong>spensa. In<br />

somma se ella vede che sia cosa da farsi, me le raccomando. Ciò che può fare abbia la bontà <strong>di</strong> farlo<br />

subito, <strong>di</strong>cendomi la Giuseppina non esservi tempo da perdere.<br />

Le domando mille perdoni, ma sa che mi sono messa in <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> esercitare la sua pazienza, che<br />

mi confondo quando mi ricordo <strong>di</strong> quella che le feci portare a Roma. Non va<strong>di</strong> in collera, ma sappia<br />

che non saprei fare un proponimento efficace <strong>di</strong> non fargliene portare dell'altra quando piacerà al<br />

Signore che ci ve<strong>di</strong>amo, perche il desiderio che tutto le riesca bene mi rende forse importuna nelle cose<br />

che non intendo.<br />

Favorisca dei <strong>di</strong>stinti miei doveri al suo Secretario, e se crede al degnissimo <strong>di</strong> lei compagno alle<br />

orazioni pure del quale assai mi raccomando. E' superfluo che alla <strong>di</strong> lei prudenza aggiunga che<br />

operando in favore <strong>di</strong> Monsignor Sardagna, ella non mi nomini con nessuno. Cristina le presenta tanti<br />

rispetti, ed io colma <strong>di</strong> venerazione passo al vantaggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiararmi.<br />

1 Mons. Grasser Giuseppe, Vescovo <strong>di</strong> Verona (Ep.I, lett. 379, n. 2, pag. 646).<br />

2 Mons. Carlo Morlacchi, Vescovo <strong>di</strong> Bergamo (Ep.I, lett. 388, n. 8, pag. 627).<br />

3 Giuseppina Margherita Rosmini (Ep. I, lett. 342, n. 4, pag. 535).<br />

4 Gregorio XVI, Sommo Pontefice eletto nel 1830 (Ep. I, lett. 407, n. 2, pag. 667).


Di lei veneratissimo signor Don Antonio<br />

Verona il 1 luglio 1830<br />

All'Illustrissimo Molto Reverendo Signore<br />

Il Signor Don Antonio Rosmini Serbati<br />

D O M O D O S S O L A<br />

Umilissima Devotissima Ubbi<strong>di</strong>entissima<br />

serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità


AL SIGNOR FRANCESCO MARTINI<br />

954(Verona#1832.08.**)<br />

La Dama veneziana Priùli Loredana Tron 1 è morta senza lasciare <strong>di</strong>chiarazioni testamentarie a favore <strong>di</strong> una<br />

bambina da lei beneficata, dopo l‟alienazione mentale della madre, una giovane Dama, che probabilmente non<br />

le era neppure parente. La piccola, ospite <strong>di</strong> un Conservatorio, non avrà chi continuerà a versare la retta<br />

mensile, per cui la <strong>Canossa</strong> segnala la situazione precaria al Segretario <strong>di</strong> Modena, che si sta interessando del<br />

caso pietoso.<br />

Pregiatissimo Signore<br />

Molte e varie combinazioni avendomi costretta a rittardare sino allo scorso maggio la mia gita a<br />

Venezia, solo nell’agosto potei ripatriarmi.<br />

Sod<strong>di</strong>sfatti appena gl’impegni più urgenti, voglio pregiatissimo signore, renderle conto con<br />

questa mia dell’affare caritatevole dalla pietà <strong>di</strong> lei raccomandattomi. Non posso darle per verità notizie<br />

pienamente sod<strong>di</strong>sfacenti. Non<strong>di</strong>meno ella sentirà con piacere come la somma ch’ella mi fece tenere<br />

dal signor Conte Miniscalchi 2 assicurò intanto l’educazione spirituale e civile, e l’appoggio temporale<br />

della bambina Come gia le scrissi mesi sono, Dio ha voluto chiamare a sè la caritatevole Dama Priùli la<br />

quale per compimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgrazia morì senza sapere nè comprendere <strong>di</strong> morire. Quantunque il Signore<br />

le abbia concesso la grazia <strong>di</strong> poter con pienissima cognizione ricevere i Santi Sacramenti, morendo<br />

della morte dei giusti. Questo però fece che non pensò a quanto avrebbe sono certa pensato se avesse<br />

capito che la sua vita finiva. Io non parlo della giovane Dama colla quale più non s’ingeriva dacchè la<br />

testa <strong>di</strong> questa vacillò come anche adesso vacilla, ma parlo per la bambina, la quale essendo collocata<br />

in un ottimo ritiro, non era possibile <strong>di</strong> mantenervela col solo prodotto <strong>di</strong> quell’altre più vistose<br />

elemosine ch’ella fece tenere alla predetta Dama. Il peggio si fu che non fece una chiara <strong>di</strong>chiarazione<br />

<strong>di</strong> questa tale elemosina, lasciò semplicemente un legato <strong>di</strong> circa quella somma al Parroco <strong>di</strong> San Luca,<br />

il quale aveva altri affari <strong>di</strong> carità con essa, ed intanto dovrà anche pagare sulla somma il quintello 3 .<br />

Nacque quin<strong>di</strong> un <strong>di</strong>sparere tra il Parroco e l’erede, però da quanto rilevai, verrà certamente<br />

sod<strong>di</strong>sfatto pagando la tassa. Quando andai a Venezia era già un anno che il Ritiro non era stato<br />

sod<strong>di</strong>sfatto, nè del red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> quella tall’elemosina, nè <strong>di</strong> quel <strong>di</strong> più che ci voleva; ed avrà aggiunto la<br />

Priùli, essendo il Rittiro ove si trova, luogo ove vengono benissimo ammaestrate nei lavori d’ogni<br />

sorte, nella religione già s’intende, e credo anche in uno stu<strong>di</strong>o sufficiente, e dove hanno un <strong>di</strong>scretto<br />

trattamento, in conseguenza io credo che <strong>di</strong>ano 70 sol<strong>di</strong> veneti al giorno. Questo luogo è <strong>di</strong>retto<br />

dall’ottimo Padre Pietro Sansonio 4 . Io cercai dunque <strong>di</strong> scoprire bene ogni cosa e rilevai come sopra.<br />

Parlai al Parroco <strong>di</strong> San Luca raccomandandogli la bambina. Ei <strong>di</strong> già continua a fare le pratiche che<br />

crede onde rascuottere la somma prima. Parlai al Padre Sansonio e rinnovai le mie premure. Avendo<br />

poi conosciuto dalle informazioni avute che niente avrebbesi per lo spirituale giovato alla giovane<br />

Dama attesa l’alterazione della testa a farle tenere qualche po <strong>di</strong> danaro, e che d’altronde sarebbe<br />

l’ultima rovina spirituale e temporale della bambina se fosse restituita alla madre, consegnai tutto al<br />

padre Sansonio per essa e così mi tengo certa che intanto la ragazzina continuerà a stare nel suo Ritiro<br />

almeno per alcuni mesi e speriamo che rascuottendo la somma che avevano prima, andranno avanti<br />

ancora. Mi <strong>di</strong>spiacerebbe per la ragazza e per la persona che sborsò l’elemosina vistosa, che si venisse<br />

a consumare il fondo per mantenerla. Piuttosto peraltro che avesse da ritornare con sua madre, tutto<br />

sarebbe niente in confronto. La ragazza riesce molto e si porta benissimo.<br />

1 Donna Loredana Priuli, benefattrice dell’Istituto (Ep. I, lett. 397, pag. 646).<br />

2 Conte MINISCALCHI, appartenente a famiglia veneziana domiciliata in Verona dal 1802.<br />

3 QUINTELLO, moneta veneta, sottomultiplo del soldo veneto.<br />

4 PIETRO SANSONIO, religioso oratoriano preposto alla Fava.


Eccoli tutto, pregiatissimo signor Francesco, mi si presenta un fortunato incontro da farle avere<br />

questa mia privatamente. Termino dunque subito per non perdere l’occasione. Mi raccomando<br />

caldamente alle sante sue orazioni, e passo al vantaggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiararmi con <strong>di</strong>stinta ed invariabile<br />

estimazione<br />

[agosto 1832]<br />

____________________<br />

NB. Minuta senza firma e senza data.<br />

(NB. In calce <strong>di</strong> questa minuta:)<br />

All’Illustrissimo Signore<br />

Il signor Francesco Martini<br />

Imperial Regio Secretario<br />

MODENA


AL SIGNOR ALESSANDRI<br />

955(Verona#1833.11.11)<br />

La <strong>Canossa</strong> ha fatto quanto ha potuto per convincere la Durini a procrastinare ancora l‟esazione del suo<br />

cre<strong>di</strong>to, ma non vi è riuscita. L‟Alessandri preghi Padre Biasiuti <strong>di</strong> fare qualche altro tentativo, segnalando una<br />

volta ancora, le sue <strong>di</strong>fficili con<strong>di</strong>zioni economiche.<br />

Al mio arrivo a Verona che seguì il giorno 24 ottobre in compagnia dell’amica Durini 1 che volle<br />

accompagnarmi nel viaggio, mi fu consegnata la pregiatissima sua, stimatissimo signor Giuseppe 2<br />

Avrei voluto riscontrarla sul punto, ma oltre i tanti imbrogli che non mi lasciarono luogo fin qui cercai<br />

anche <strong>di</strong> prolungare per vedere se mi riusciva pur <strong>di</strong> persuadere l’amica negli otto giorni che si<br />

trattenne meco intoro(= intorno) al <strong>di</strong> lei affare. Quantunque non abbia potuto riuscire come avrei<br />

desiderato insistendo la stessa d’avere fatto tutto quello a cui poteva arrivare e che aveva ricevuto<br />

lettera, restarono contenti tanto lei che il Padre Biasiuti 3 . Non ho mancato con tutto ciò <strong>di</strong><br />

raccomandarla e <strong>di</strong> far conoscere all’amica la sua situazione. Confido in Maria santissima, che in<br />

qualche modo non mancherà <strong>di</strong> ajutarla a sod<strong>di</strong>sfare com’essa mi <strong>di</strong>ce. Pregiatissimo signor Giuseppe<br />

nel vedere dunque un si lungo mio silenzio la prego a non volermi credere in<strong>di</strong>fferente in ciò che la<br />

riguarda. Troppe sono le obbligazioni, che io e l’Istituto abbiamo verso <strong>di</strong> lei che non <strong>di</strong>menticherò<br />

certamente mai, e supplico il Cuore del Signore a volerlo abbondantemente ricambiare in questo<br />

mondo, e nell’altro. Mi sono consolato al sommo nel sentire che il buon signor Innocente suo figlio<br />

abbia ottenuto l’impiego; me ne consolo con lei e con lo stesso al quale la prego de miei <strong>di</strong>stinti<br />

complimenti.<br />

Sento che il suo Carlino ad onta de patimenti sofferti continua nel suo genio militare. Chi sa che<br />

un giorno in questa carriera non abbia d’avere la grazia <strong>di</strong> essere un gran santo come riusci un San<br />

Martino e tanti altri; mi riverisca questo pure, e raccoman<strong>di</strong> all’uno e all’altro a mio nome la <strong>di</strong>vozione<br />

<strong>di</strong> Maria santissima.<br />

La Durini partì da quì per Milano venerdì scorso ed ora sarà arrivata. La supplico <strong>di</strong> non<br />

prendersi pena, ma se crede faccia che il Padre Biasiuti <strong>di</strong> nuovo gli scriva le <strong>di</strong> lei circostanze e riflessi<br />

fatti da lei sul modo del pagamento. Io per parte mia si assicuri che ho fatto tutto il possibile ma con<br />

poco frutto.<br />

La mia salute grazie al Signore e <strong>di</strong>screttamente buona.<br />

Non dubito punto che la sua carità non abbia tutto l’impegno anche pel nostro Oratorio e <strong>di</strong><br />

tutto la ringrazio e le rinnovo le mie raccomandazioni anche per le Corti, avendo anche oggi ricevute<br />

nuove da Venezia che tutto va bene, ma si lagnano per la strettezza della località. Non si <strong>di</strong>mentichi<br />

nelle sante sue orazioni. La prego <strong>di</strong> avere cura della sua salute per la Gloria <strong>di</strong> Dio, e perchè possa<br />

continuare a servirlo.<br />

Piena <strong>di</strong> stima mi protesto<br />

Di lei pregiatissimo signor Giuseppe<br />

Verona li 11 novembre 1833<br />

________________________<br />

NB. Minuta molto tormentata.<br />

1 Contessa Carolina Durini (Ep. I, lett. 2, pag. 6).<br />

2 Alessandri, Giuseppe uno dei due procuratori <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> a Venezia (Ep. I, lett. 257, n. 1, pag. 380<br />

3 P. Giovanni Biasiuti, Oratoriano, parroco della Fava e superiore dei Padri Filippini.


[Milano] novembre l833<br />

AL PADRE GIOVANNI BATTISTA BIASIUTI<br />

956(Milano#1833.11.**)<br />

Contemporaneamente, o precedendo <strong>di</strong> poco la lettera scritta all‟Alessandri in data 11 novembre 1833, la<br />

<strong>Canossa</strong> prega il Religioso veneziano a interporsi ancora perchè la Durini non esiga l‟imme<strong>di</strong>ato<br />

versamento della rata per il suo cre<strong>di</strong>to con l‟Alessandri. D‟altra parte la Contessa milanese è talmente<br />

depressa fisicamente, che potrebbe essere prossima al suo decesso e allora la posizione del commerciante<br />

veneziano, presso gli ere<strong>di</strong>, <strong>di</strong>venterebbe ancora più critica.<br />

V. G. e M. Veneratissimo Padre 1<br />

Sorprenderà senza dubbio alla Reverenza Vostra che da Milano la <strong>di</strong>sturbi per un oggetto<br />

che so aver ella altre volte trattato. Per compiacere alla buona mia amica Durini, e fare quel bene<br />

che in via <strong>di</strong> equita possiamo al buon signor Alessandri, accettai l’im pegno però sempre a me<br />

gra<strong>di</strong>to <strong>di</strong> seco lei trattenermi come ora faccio con questa mia. Non sono, che assai pochi giorni,<br />

ch’io quì mi trovo. Il signor Giuseppe 2 credendo vi fossi da qualche tempo mi in<strong>di</strong>rizzò qui una<br />

lettera, nella quale mi si gnificava, o almeno così compresi, che scaduta essendo l’epoca in cui<br />

sod<strong>di</strong>sfar doveva la convenuta rata ad estinzione del debito Durini non avendola egli pagata, si<br />

venne alla minaccia dell’oppignorazione, e che volevano i Legali dell’amica Durini che la moglie si<br />

costituisse garante della propria dote del debito stesso, cosa alla quale essa non credette <strong>di</strong><br />

addattarsi.<br />

In questa lettera il buon signor Giuseppe mi parlava pure della scadenza imminente della<br />

rata alle Proto, e mi faceva il quadro della situazione della sua famiglia affinchè ne parlassi<br />

all’amica. Tal lettera mi fu mandata a Verona, ed io la rimandai ad una delle mie compagne in<br />

Milano perchè a mio nome semplicemente la leggesse alla Durini, come fece.<br />

Giunta qui la buona mia amica mi parlo subito dell’affare, e <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essersi informata con<br />

varie persone dalle quali ebbe tutt’altre informazioni delle mie; <strong>di</strong>ce che l’impotenza nasce dalla<br />

mancanza <strong>di</strong> economia nel signor Giuseppe. In somma non potei fare come voleva. Ottenni però <strong>di</strong><br />

scrivere alla Reverenza Vostra per pregarla a <strong>di</strong>rmi quello che può sapere intorno allo stato<br />

economico del buon signor Giuseppe.<br />

Da quanto il medesimo <strong>di</strong>sse alle compagne <strong>di</strong> Venezia, questa volta sod<strong>di</strong>sfece a tutto, ma<br />

mi fa angustia, e compassione insieme che si riduca a passi così amari. Io non gli ho ancora risposto<br />

non sapendo in qual modo farlo essendo appena arrivata.<br />

Daltronde a lei confesso <strong>di</strong> essere restata mortificata rivedendo la Durini, trovandola<br />

decaduta assai, e se venisse a mancare temerei pel signor Giuseppe <strong>di</strong>spiaceri maggiori.<br />

La carità <strong>di</strong> lei perdonerà se dunque perciò la <strong>di</strong>sturbo, il solo <strong>di</strong> lei nome potè calmare<br />

l’amica, che ben conosce la <strong>di</strong> lei rettitu<strong>di</strong>ne equità e viste insieme: la prego mi <strong>di</strong>a lumi in<br />

proposito e lo incoraggi a sod<strong>di</strong>sfare possibilmente. Il Signore le renderà il merito anche <strong>di</strong><br />

quest’opera caritatevole. Ve ne aggiunga però un’altra, e questa si è quella <strong>di</strong> avermi presente nelle<br />

sante sue orazioni. Le rinnovo le più sincere proteste della rispettosa mia venerazione e passo subito<br />

all’onore <strong>di</strong> confermarmele<br />

____________________<br />

NB. Minuta con qualche correzione autografa della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 P. Giovanni Biasiuti, Oratoriano, parroco della Fava e superiore dei Padri Filippini.<br />

2 Alessandri Giuseppe, uno dei due procuratori <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> a Venezia (Ep. I, lett. 257, n. 1, pag. 380)


A DON BENEDETTO PANNONCINI<br />

957(Verona#1834.01.09)<br />

Un non definito malinteso ha fatto sorgere qualche complicazione con l‟ispettore delle I. R. Scuole<br />

femminili, e la <strong>Canossa</strong> cerca <strong>di</strong> chiarire.<br />

Veneratissimo Signor Ispettore<br />

Avrei desiderato prima d’ora rinnovare alla Signoria Vostra Molto Illustre e Reverenda i più <strong>di</strong>stinti<br />

ringraziamenti e supplicarla in pare tempo <strong>di</strong> farli aggra<strong>di</strong>re all’ottimo signor Commendatore Conte<br />

Gazzola<br />

1 , ma mille imbrogli tra i quali la poca mia salute me lo impe<strong>di</strong>rono sin quì; avendo avuto bisogno<br />

<strong>di</strong> questi giorni, d’un emmisione <strong>di</strong> sangue, e <strong>di</strong> un po <strong>di</strong> cura. Come ella ben <strong>di</strong>ce, si vede che vi fù<br />

un malinteso nell’affare delle giovani maestre. Vuol <strong>di</strong>re che già poi non sono affari conclusivi.<br />

Partirono tra venerdì, e sabbato tutte quattro, restituendosi a casa loro. Tornando però sul proposito<br />

nostro ringrazio vivamente lei, e la prego a ringraziare per me il prelodato signor Commendatore<br />

delle gentili loro <strong>di</strong>sposizioni, combinate che avessero le cose, <strong>di</strong> favorirmi. Mi ritengo in <strong>di</strong>ritto<br />

della bontà dell’uno, e dell’altro succedendo nuovi incontri. Per questo non ne approffitterò <strong>di</strong> più<br />

essendo metodo dell’Istituto nostro, non prendersi altre ingerenze intorno agli esami delle figliuole<br />

da noi educate da che sono sortite, ed i loro Parrochi sono quelli che se ne prendono il pensiero.<br />

Non si sorprenda la Signoria Vostra Molto Illustre e Reverenda <strong>di</strong> questo nostro sistema. Procede<br />

egli dalla molteplicità delle opere caritatevoli dall’Istituto nostro abbracciate, quali succedendosi<br />

l’una all’altra, ci costringono a limitarci colle opere per parte nostra compite.<br />

Mi raccomando molto alle sue orazioni, e mi confermo col massimo rispetto<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

[Verona] San Giuseppe or ora li 9 gennajo 1834<br />

Al Molto Illustre e Reverendo Signore<br />

Il signor Don Benedetto Pannoncini<br />

Ispettore degnissimo delle I.R. Scuole femminili<br />

S.O.M.<br />

___________________<br />

NB. Copia scritta con molta cura per lasciare agli atti, ma non firmata. Niente <strong>di</strong> autografo della<br />

<strong>Canossa</strong>.<br />

1 Conte GAZOLA, Amministratore della Sessione <strong>di</strong> Pubblica Istru zione in Milano.


A UN COADIUTORE<br />

958(Verona#1834.04.20)<br />

Condoglianze per la morte <strong>di</strong> una signora, parente forse del Coa<strong>di</strong>utore, <strong>di</strong> cui non sono reperibili le<br />

generalità.<br />

V:G: e M: Veneratissimo signor Coa<strong>di</strong>utore<br />

Mi professo obbligatissima alla Signoria Vostra Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima per le molte<br />

attenzioni da lei usate nel fare a me pervenire l’amara nuova, nel modo men doloroso che seppe, ma<br />

questo non potè togliere ch’io vivamente non sentissi la per<strong>di</strong>ta d’una sì commendevolissima e<br />

buona persona a cui io portava singolar stima ed affetto per tutti i titoli.<br />

Le confesso che assai più mi fu sensibile la cosa in riguardo anche <strong>di</strong> V.S.M.I. e Rev.ma e <strong>di</strong><br />

cotesto Paese che tanto ne andava a soffrire; ma riflettendo che la trapassata per le sue virtù e<br />

fatiche si troverà a goderne il premio in cielo, mi confortai pensando che in para<strong>di</strong>so la stessa assai<br />

meglio che in terra proseguirà per mezzo delle sue preghiere a continuare il bene incominciato.<br />

E <strong>di</strong>fatti con sommo mio piacere, sento da lei, che tale sia ormai l’effetto che loro provano<br />

delle orazioni della Defonta, avendo ottenuto il forte ajuto e supplimento nella persona della buona<br />

e brava signora Sandri, avendone sempre u<strong>di</strong>to a parlare con gran lode.<br />

Sento come V.S.Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima bramarebbe ch’io trattassi all’oggetto col signor<br />

Don Pietro Leonar<strong>di</strong> 1 ; sappia che saranno credo due anni ch’io non ebbi l’onore <strong>di</strong> vederlo essendo<br />

io, com’ella ben sa quasi sempre fuor <strong>di</strong> Paese, ed egli da qualche tempo <strong>di</strong>mora in Venezia.<br />

Dovendo io però i primi del prossimo maggio passare colà per assistere a quelle pie Dame che nella<br />

novena della Pentecoste hanno stabilito <strong>di</strong> fare in quella nostra Casa li santi Esercizj, e sapendo<br />

altresì che probabilmente il suddetto signor Don Leonar<strong>di</strong> sarà dal medesimo scelto per il loro<br />

oratore, quantunque non ne sia ben certa, pure se avrò l’incontro <strong>di</strong> parlare con lui, non mancherò <strong>di</strong><br />

fargli presenti le <strong>di</strong> lei premure col maggior impegno.<br />

La supplico intanto della carità <strong>di</strong> avermi presente nelle san te <strong>di</strong> lei orazioni, se non le reca<br />

<strong>di</strong>sturbo mi riverisca le buone afflitte sorelle, e si persuada ch’io sono colma <strong>di</strong> venerazione<br />

20 aprile Verona [1834]<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

_________________<br />

NB. Minuta con qualche correzione autografa.<br />

1 Leonar<strong>di</strong> Don Pietro, fondatore della Fratellanza (Ep. I, lett. 4, n. 4, pag. 12).


[ non datata]<br />

AL CONTE<br />

959(Verona#**.**.**)<br />

Minuta <strong>di</strong> un breve scritto ad un non definibile Conte e senza possibilità dì in<strong>di</strong>carne la data. Anche il<br />

significato esatto non è rilevabile.<br />

Pregiatissimo signor Conte<br />

Non può credere quanta pena io provi nel doverle replicare tanti <strong>di</strong>sturbi, pregiatissimo signor<br />

Conte.<br />

Abbia la bontà <strong>di</strong> perdonare ma mi creda che sono veramente le combinazioni che mi<br />

costringono a farlo, che non è già perchè sia prossima la mia partenza, ma per altre conclusive ed<br />

urgenti combinazioni che mio malgrado mi obbligano a farlo.<br />

Il ritardo della risposta del signor Avocato Bevilacqua mi fa tener quasi certa che sarà questa<br />

favorevole, ma replico mi perdoni, e mi favorisca <strong>di</strong> significarmela. Il Signore renderà certamente a<br />

lei il merito della sua pazienza.<br />

Io intanto me le professo obbligatissima.<br />

Accetti i doveri della mia Cristina, e voglia credermi con invariabile riconoscenza e<br />

venerazione.<br />

____________________<br />

NB. Minuta senza alcun autografo della <strong>Canossa</strong>.


Veneratissimo Signor Don luigi 1<br />

LETTERE DI CARATTERE ECONOMICO<br />

A DON LUIGI TREVISANI<br />

960(Venezia#1813.08.05)<br />

La ringrazio della continuazione della <strong>di</strong> Lei bontà, e premura per i miei affari, benché<br />

sinceramente le confesso, che per la cognizione che ho della <strong>di</strong> Lei bontà ne sono sempre sicura. Io<br />

pure come la Signora Leopol<strong>di</strong>na trovo meglio che quel poco certo che abbiamo sia piuttosto in<br />

mano <strong>di</strong> mio fratello, che <strong>di</strong> altri, e molto mi piacerebbe il <strong>di</strong> Lei pensiero <strong>di</strong> avere i 500 ducati<br />

come prestito, e non come <strong>di</strong>minuzione del capitale. Solo a me pare, che siccome ho scritto, e<br />

trattato imme<strong>di</strong>atamente con mio fratello la cosa, il fargli adesso parlare dal Signor Francesco<br />

Bongiovanni mi pare che possa portare qualche <strong>di</strong>spiacere a mio fratello. Penserei dunque <strong>di</strong> fare<br />

così, <strong>di</strong> scrivergli sinceramente questo pensiero, giacché poi la sostanza per Lui è lo stesso, e<br />

siccome nell’anno venturo pare che possiamo avere qualche piccola somma che dovevano darci, ma<br />

che non ci fu pagata in questo, fargli vedere che quando io l’avrò ricevuta torneremo a pareggiarci,<br />

nella medesima lettera gli <strong>di</strong>rei che ne parlasse al Signor Bongiovanni da me fatto pregare, perché<br />

riceva il danaro facendogli la quiettanza in regola, così al momento <strong>di</strong> restituirglielo non vi sono<br />

altre spese quando è lacerata la carta.<br />

Se V.S.M.I.R. è persuasa <strong>di</strong> questa mia opinione favorisca una parola sola <strong>di</strong> risposta, e se le<br />

fosse <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo il farla Lei, mi basta ch’Ella mi faccia scrivere, sono contento così e poi mi faccia<br />

la grazia <strong>di</strong> avvertire <strong>di</strong> ogni cosa l’ottimo Signor Francesco, al quale se Ella crede sia meglio, che<br />

non<strong>di</strong>meno la <strong>di</strong> Lei prevenzione, io scriva, basta che anche su questo articolo aggiunga una parola,<br />

che lo farò.<br />

Trà qualche mese credo sia per portarsi a Verona quel giovane che desidera farsi sacerdote 2 ,<br />

<strong>di</strong> cui le parlai quando fui alla patria ultimamente. Gli è quel giovane che voleva farsi Riformato, e<br />

che effettivamente passò alcuni anni in quella Religione, senza però incontrare nessun legame <strong>di</strong><br />

Voti. Io <strong>di</strong>ssi al medesimo quanto Ella ebbe la bontà <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi rapporto cioè che secondo ciò che si<br />

pratica tanto giustamente nel nuovo Seminario si ricor<strong>di</strong> che conviene sia <strong>di</strong>sposto non solo per la<br />

condotta, della quale mi pare non vi sia luogo a dubitare, ma anche per essere abilitato al corso tutto<br />

degli studj a non essere or<strong>di</strong>nato sino che non ha passato quel corso che da noi si costuma. Quando<br />

egli verrà già io gli darò una lettera colla quale se le presenterà. Mi faccia la grazia <strong>di</strong> farmi sapere<br />

se la dozzina abbia da essere pagata anticipata, se per tutto l’anno, o <strong>di</strong> sei in sei mesi. E se nella<br />

mobilia vi sia prescrizione per esempio se fa obbjetto che il letto sia con la lettiera, piuttosto che in<br />

altro modo. Perdoni anche questo <strong>di</strong>sturbo, che il Signore faccia che da questo ne abbia da risultare<br />

che ci abbia da essere un buon sacerdote <strong>di</strong> più.<br />

La prego poi a non parlare con quelle frasi rapporto all’assistenza che per ogni rapporto era<br />

dovuta alla buona <strong>di</strong> Lei sorella. Mi riuscì però <strong>di</strong> consolazione sentire che Ella ne sia restata<br />

contenta. Sperava già che le mie Compagne avrebbero fatto il loro dovere, ma desiderava <strong>di</strong> sentirlo<br />

confermato. Il Signore se gli piace la conservi nella riacquistata salute anche singolarmente per Lei.<br />

Credo però che abbia bisogno <strong>di</strong> essere frequentemente stimolata a governarsi, perché già sa come<br />

pensa, ed in quella qualità <strong>di</strong> malattia, se non si governerà faremo peggio. Mi creda che pur troppo<br />

niente son buona da fare né qui, né a Verona, ma sia altresì persuasa premermi molto la mia patria,<br />

e le mie San Zenate, benché le replico mi veda con sincerità affatto supperflua. Ella vede<br />

non<strong>di</strong>meno che sarebbe una cosa mal fatta l’abbandonare questa Opera qui senza vederla affatto<br />

1 Luigi Trevisani, sacerdote che segue gli affari dell’Istituto (Ep. II/1, lett. 444, n. 1, pag. 65).<br />

2 Si ricollega con le lettere del settore VARIE dal n. 934 al 940 in cui la <strong>Canossa</strong> tratta del seminarista, poi sacerdote,<br />

Antonio schiavoni.


stabilita. La supplico della carità delle <strong>di</strong> Lei orazioni, e presentandole i rispetti, e ringraziamenti<br />

della Guarnieri, che si porta molto bene, ho l’onore <strong>di</strong> protestarmele piena <strong>di</strong> venerazione, e <strong>di</strong><br />

obbligazioni.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

Venezia 5 agosto 1813<br />

Al Molto Illustre,<br />

e Reverendo Signore Signor Padrone Colen<strong>di</strong>ssimo<br />

Il Signor Don Luigi Trevisani<br />

San Marco<br />

V E R O N A<br />

3 NB. Autografa solo la firma.<br />

Dev.ma Obbl.ma Ubb.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> 3


A DON LUIGI TREVISANI<br />

961(Venezia#1813.08.17)<br />

Veneratissimo Signor Don Luigi<br />

Approffittando della medesima occasione, colla quale repplico a Vostra Signoria Molto<br />

Illustre il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> scriverle, scrivo altresì a mio fratello nel modo concertato, ed anzi <strong>di</strong>co al<br />

medesimo che farò pregare il Signor Francesco Bongiovanni <strong>di</strong> riscuottere per me i 500 ducati, e<br />

che col medesimo si consigli se il progetto mio sia combinabile, come anche intorno al modo <strong>di</strong><br />

eseguirlo, giacché io avrei intenzione <strong>di</strong> restituirgli il più presto che potrò il dannaro stesso. Sono<br />

dunque a supplicarla <strong>di</strong> pregare a nome mio detto Signor Francesco a ricevere il dannaro da passare<br />

poi nelle mani, o delli Signori Angeli, e Simeoni <strong>di</strong>rettamente, o del Signor Botta come Ella crede<br />

meglio, avvertendolo <strong>di</strong> tutto, e pregandolo altresì <strong>di</strong> fare quella ricevuta per me che vede vada<br />

bene.<br />

La ringrazio delle notizie che mi ha dato riguardante quel chierico che desidera entrare in<br />

codesto tanto ben regolato Seminario. L’assicuro che pel desiderio che ho che i sacerdoti siano<br />

quello che hanno da essere pel servizio del Signore, e della Chiesa ho già detto al medesimo quanto<br />

mi scrive, e forse anche più, non<strong>di</strong>meno glielo repplicherò con tutta la forza. E’ vero che la <strong>di</strong> Lei<br />

sorella si è rimessa, ma io le confesso che pel governo stò con un po <strong>di</strong> pena, e mi faccia questa<br />

grazia tanto Lei, quanto il Signor Don Stefano <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>care perché si abbia cura. Mi faccia la grazia<br />

de’ miei doveri al <strong>di</strong> Lei secretario, e mi raccomando alle <strong>di</strong> Lei, e sue orazioni. Ho sentito con<br />

compiacenza il nuovo attestato del buon cuore delle Sanzenate nella morte della cara Annetta; già<br />

Ella sa che esse sono sempre state il mio primissimo amore. Non<strong>di</strong>meno ho detto male per l’amore<br />

del Padrone delle San Zenate adesso mi conviene trattenermi un poco ancora qui, ma colla<br />

intenzione, e col desiderio <strong>di</strong> giovare e <strong>di</strong> essere quando egli me lo permetterà colle medesime.<br />

Piena <strong>di</strong> venerazione e <strong>di</strong> rispetto mi segno per sempre.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

Venezia, 17 agosto 1813<br />

Al Molto Illustre, e Reverendo Signor Padrone<br />

Colen<strong>di</strong>ssimo<br />

Il Signor Don Luigi Trevisani<br />

V E R O N A<br />

1 NB. Lettera scritta da Don Lorenzo Piazza. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Dev.ma Umil.ma Obb.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> 1


Veneratissimo Signor Don Luigi<br />

A DON LUIGI TREVISANI<br />

962(Milano#1817.10.26)<br />

Per non mancare a <strong>di</strong>sturbarla ogni volta che mi allontano da Verona, la famosa Casa <strong>di</strong> San<br />

Zeno in Oratorio me ne presenta l’argomento. Pochi giorni sono, venne qui da me il Signor Filippo<br />

Franceschini, il quale essendo <strong>di</strong> professione avvocato si trovava a Milano per i suoi affari. Egli<br />

dunque mi <strong>di</strong>sse che volendo Egli prendere 300 crocioni, o napoleoni a censo, ed avendo ritrovato<br />

Monsignor Vescovo <strong>di</strong>sposto a favorirlo, gli fu richiesta la nota dei pesi che potesse avere iscritti<br />

all’Officio Ipoteche. Ritrovò il medesimo a suo carico scritto il debito dei frutti dei capitali, già da<br />

noi sborsati come sa in vario tempo ai Signori Veronesi Simeone e Compagni e tale carico al<br />

medesimo imposto dal Regio Demanio. Mi pregò dunque questo Signore, <strong>di</strong> voler fargli vedere le<br />

nostre carte relative a questo affare, e <strong>di</strong> ciò volentieri gli con<strong>di</strong>scesi scrivendo all’Amica Metilde il<br />

luogo nel quale sono riposte, ed al Signor Batto pregandolo <strong>di</strong> trovarsi presente quando le vedrà.<br />

Oltre <strong>di</strong> ciò mi mostrò il Signor Franceschini una lettera <strong>di</strong> Verona, nella quale lo sollecitavano a<br />

pregarmi <strong>di</strong> far una carta nella quale io <strong>di</strong>chiarassi essere mio quel debito. Io gli risposi che prima <strong>di</strong><br />

far carte mi è necessario vederci ben chiaro, ed Egli mi replicò, che come avvocato mi suggeriva<br />

avessi io pieggiato presso Monsignor Vescovo m’immagino per la somma iscritta, aggiungendomi<br />

che sapeva che il Signor Francesco Bongiovanni mi favoriva nei miei affari, e che avendo questo<br />

della bontà per Lui, Egli si sarebbe rimesso a quanto dal medesimo fosse stato giu<strong>di</strong>cato bene. Per<br />

verità a me parve giusta questa proposizione, ma prima d’ogni altra cosa bramerei che Ella mi<br />

favorisse <strong>di</strong> <strong>di</strong>re al Signor Batto quello che ne pensa. Mi ricordo <strong>di</strong> certo <strong>di</strong> aver pagato frutti,<br />

aretrati, ed ogni altra spesa al Demanio, l’anno che mi <strong>di</strong>edero San Giuseppe, poi del capitale<br />

consegnato al Signor Veronese pagai per quanto mi ricordo anche i frutti caduti sino a quel punto, e<br />

mi sovviene altresì che eravi un Decreto, non so se del ministro Prina, in forza del quale non<br />

volevamo pagarli come Ella pure si ricorderà, ma pieggieria del Signor Veronesi che li volle,<br />

fummo costretti a sod<strong>di</strong>sfare. Tutto il rimanente dei capitali fu pagato essendo io a Venezia, né so<br />

l’epoca, né mi ricordo cosa mi scrissero intorno a questi frutti i quali quando Veronesi li volle era<br />

indeciso a chi appartenessero del Demanio e quello ai quali furono devoluti i capitali. Naturalmente<br />

non dovrebbero avere iscritto il tempo dopo che i capitali furono pagati, ma alle volte sa che nella<br />

molteplicità degli affari perdono le carte. Mi <strong>di</strong>ce il detto Signor Franceschini, essere l’iscrizione <strong>di</strong><br />

sei in ottocento franchi comprese le spese tutte, che non so poi che cosa queste siano. Mi faccia la<br />

grazia dunque <strong>di</strong> <strong>di</strong>re al Signor Batto come giu<strong>di</strong>ca meglio fare, per la somma in questione, la<br />

pieggieria, in somma mi faccia la carità <strong>di</strong> guardar Lei e fare come giu<strong>di</strong>ca meglio. La prevengo che<br />

è noto al Signor Franceschini l’incomodo che arreco a Vostra Signoria Molto Illustre Reverenda.<br />

Sto nella lusinga <strong>di</strong> poter da qui partire dopo la festa <strong>di</strong> San Carlo, e se non sarò in punto<br />

quel giorno alla più lunga i primi della susseguente settimana. In allora le contarò ogni cosa. Intanto<br />

per la somma angustia del tempo sono costretta a raccomandarmi caldamente alle <strong>di</strong> Lei orazioni, e<br />

ringraziandola vivamente <strong>di</strong> tutto, passo a protestarmele con pari venerazione, che gratitu<strong>di</strong>ne.<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda<br />

Milano 26 ottobre 1817<br />

Al Molto Illustre e Reverendo Signore<br />

Il Signor Don Luigi Trevisani VERONA<br />

1 NB. Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma. Scritta da Teresa Spasciani.<br />

Umil.ma Ubb.ma Serva<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 1


V.G e M. Veneratissimo Signor Don Luigi<br />

A DON LUIGI TREVISANI<br />

963(Verona#1820.03.06)<br />

Finalmente mi riesce <strong>di</strong> trovare un momento da poter ricevere la nuova <strong>di</strong> Lei carità, avendo<br />

potuto copiare la formula del testamento che desidera <strong>di</strong> fare la mia Compagna Scalfo. La supplico<br />

<strong>di</strong> volerla esaminare, onde possa questa eseguire con sicurezza questa sua intenzione.<br />

Ho consolazione <strong>di</strong> darle le più consolanti notizie della mia Cara Compagna Metilde la<br />

quale continua sempre <strong>di</strong> bene in meglio.<br />

Mi raccomando alla carità <strong>di</strong> Lei orazioni, e ringraziandola <strong>di</strong> tutto, passo a protestarle la<br />

mia venerazione, ed il mio rispetto.<br />

[Verona] San Giuseppe or ora li 6 marzo 1820<br />

Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

(NB. Scritto in calce, con carattere piccolissimo, e corrispondente alla calligrafia <strong>di</strong> Don Trevisani, quanto<br />

segue).<br />

Un altro originale <strong>di</strong> questo mio testamento in tutto eguale a questo originale lo si consegna oggi<br />

ad<strong>di</strong>…….. al Notajo Signor N.N., ma a questo vi aggiungo che il testamento mio scritto in due<br />

originali non sarà mai ritoccato da mio testamento posteriore; se vi subentrassero in questo<br />

testamento posteriore ripetuta la formula derigatoria<br />

Recordare Jesu pie.<br />

Al Veneratissimo Signore<br />

Il Signor M. Don Luigi Trevisani<br />

S.O.M.<br />

1 Autografa della <strong>Canossa</strong> solo la firma.<br />

Umil.ma Obb.ma Obbl.ma<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> Figlia della Carità 1


V G e M Veneratissimo Padre<br />

AL PADRE GIOVANNI BATTISTA BIASIUTI<br />

964(Bergamo#1821.09.22)<br />

Dovrebbe la Riverenza Vostra <strong>di</strong>re, che non mi basta incomodarla col mezzo della mia compagna<br />

Teresa, ma che <strong>di</strong> più l’incomodo anche colle lettere. Dirò che ne incolpi la grande <strong>di</strong> lei bontà, ma<br />

nello stesso tempo gliene domando mille volte perdono.<br />

Il timore per una parte d’impegnarmi in una lite, e quello dall’altra <strong>di</strong> mancare al mio dovere<br />

verso l’Istituto, in vantaggio del quale vanno a ridondare i legati della nostra cara signora Teresa<br />

Guizzetti, mi fa’ stare incerta <strong>di</strong> sottoscrivere una nuova procura mandatami oggi dall’ottimo signor<br />

Giuseppe, il quale essendo capisco in uno stato <strong>di</strong> debolezza, per la fortissima colica che mi scrive aver<br />

sofferto, non mi <strong>di</strong>ce a che oggetto debba sottoscriverla, <strong>di</strong>cendomi semplicemente che ci vuoi subito<br />

per seguitare gli Atti, e che stia quieta che va bene.<br />

Mandai già sottoscritta al medesimo l’altra formula che Teresa ebbe l’onore <strong>di</strong> farle vedere, e<br />

con questa da quanto il buon signor Alessandri mi scrisse, fù fatta l’iscrizione; non so dunque<br />

comprendere qualli passi adesso abbiano da farsi. Io la supplico d’aver la sofferenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi, e perchè<br />

non abbia l’incomodo anche <strong>di</strong> scrivermi, mi basta che lo <strong>di</strong>ca alla mia Teresa come si regolò e regola<br />

il degnissimo Padre Sansonio. A <strong>di</strong>rla con lei come io la sento, io sono d’opinione, che nessuno avra<br />

niente, quando non si volesse far lite, e quando non vi sia il prezzo dell’opera, non mi pare che sia da<br />

mettersi nei pensieri, e nelle spese d’una causa. Ripeto però dall’altra parte non vorrei danneggiare<br />

l’istituto per la mia contrarietà alle liti, come in ogni modo non vor rei farla dubbiosamente, e con esito<br />

incerto. Mi faccia la grazia <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi su <strong>di</strong> ciò La <strong>di</strong> lei oppinione, ed anzi oggi scrivo pure al signor<br />

Giuseppe d’averla incomodata perche mi <strong>di</strong>ca come si re gola il Padre Sansonio, e la <strong>di</strong>fficoltà mia ad<br />

una lite, non solo per una contrarietà natturale che vi ho sempre avuto, ma anche per l’opinione in cui<br />

sono, che anche incontrandola già non avremo niente. A me pare, che molto più volentieri se fosse<br />

fattibile, farei un accomodamento, accettando meno, ma sicuro subito, <strong>di</strong> quello che sia contrastare poi.<br />

Abbia la pazienza <strong>di</strong> rispondermi anche su questo argomento. Come ben sà, non è che pienamente non<br />

mi fi<strong>di</strong> dei signor Giuseppe, al quale metterei in mano qualunque affare mio proprio, ma ho somma<br />

contrarietà agli avvocati, e tremo aver da fare con essi, e più ancora essendo lontana, e per conseguenza<br />

non potendo sapere le momentanee emergenza, e le varie <strong>di</strong>rezioni che talvolta conviene prendere sul<br />

punto, e che portano poi per conseguenza, il trovarsi inoltrati in impegni maggiore del merito delle<br />

cose.<br />

Per canta mi perdoni tanto <strong>di</strong>sturbo La prego de miei rispetti al degnissimo Padre Pertesana, e<br />

raccomandandomi caldamente alle loro orazioni, passo a segnarmi colla massima venerazione e col più<br />

profondo rispetto<br />

Della Riverenza Vostra<br />

Bergamo 22 settembre 1821<br />

Al Molto Illustre e Reveren<strong>di</strong>ssimo Signore<br />

Il Padre Giovanni Battista Biasiuti<br />

Preposito degnissimo dei Padri Filippini<br />

1 NB. Autografa la firma.<br />

Umilissima Ubbi<strong>di</strong>entissima Devotissima<br />

Serva <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> Figlia della Carità 1


Illustrissimo e Reveren<strong>di</strong>ssimo Monsignore 1<br />

A MONS. RUZZENENTI<br />

965(Verona#1826.09.26)<br />

[Verona] 26 settembre 1826<br />

Jeri sera essendo venuto a favorirmi il signor Verdari con viva <strong>di</strong>spiacenza rilevai un mal inteso<br />

accaduto col degnissimo <strong>di</strong> lei fratello il signor Dottor Bortolo.<br />

Mi figuro che la S.V.I1I.rna e Rev.ma sarà al fatto della cosa. Ella può credere per altro<br />

ch’io domandai l’ipoteca per mettere tutto in regola per qualunque caso piacesse al Signore <strong>di</strong>sporre<br />

della mia vita ma singolarmente perchè il degnissimo <strong>di</strong> lei fratello aveva fatto l’intelligenza <strong>di</strong><br />

darla, ma se ciò gli dà pena per essersi cambiate le circostanze si può combinare in altro modo.<br />

Non può credere quanta sia la mortificazione che mi porta il vedere <strong>di</strong> non aver saputo<br />

concertare le cose tutte in modo <strong>di</strong> non recare <strong>di</strong>spiacere ad una persona per cui ho tanta stima<br />

quantunque l’abbia cercato in ogni maniera.<br />

Spero che la <strong>di</strong> lei carità mi onorerà prima ch’io parta. In voce c’intenderemo meglio.<br />

Frattanto raccomandandomi alle sante <strong>di</strong> lei orazioni le confermo che sono e sarò sempre colla<br />

maggior venerazione<br />

______________________<br />

NB. Lettera che non presenta niente <strong>di</strong> autografo.<br />

1 Mons. Ruzzenenti Vincenzo, Superiore della Casa <strong>di</strong> Verona (Ep. II/1, lett. 490, n. 1, pag. 166).


Stimatissimo signor Francesco 1<br />

AL SIGNOR BERNARDI<br />

966(Venezia#1819.04.21)<br />

Venezia Santa Lucia 21 aprile 1819<br />

Ricevetti la pregiatissima <strong>di</strong> lei lettera, stimatissimo signor Francesco, contenente una carta. La<br />

ringrazio della minuta notizia che mi favorì colla pregiatissima sua in data 14 aprile, <strong>di</strong> tutte le<br />

<strong>di</strong>sposizioni della fu Donna Marianna, che desiderava sapere per mia regola, come pure delle altre<br />

informazioni che mi favorì e <strong>di</strong> cui la feci pregare dalla mia buona cognata. Stimatissimo signor<br />

Francesco, può credere che in quello che potrò, io cercherò <strong>di</strong> servirla, ma oltre che non posso adesso,<br />

attesa la novità della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Donna Marianna, sul punto stabilire; non ci siamo intesi intorno<br />

all’obbligo da lei mandatomi che sapendo la <strong>di</strong> lei probità ed onestà, senza carta era certa che avrebbe<br />

continuato il mensuale alla ragazza. Ella sa che sempre pensai al caso che o lei o io avessimo da morire<br />

e <strong>di</strong>spiacendomi somma mente il fatale accidente al signor Zoppi, che ho però piacere non mi abbia<br />

mandata la procura, che già non avrei sottoscritto finchè non fossi intesa con Milano e non ci fossimo<br />

combinate insieme.<br />

Ella però non si angusti per questo, io spero che tra circa 15 giorni sarò a Verona e tutto<br />

tratteremo in voce. Convien <strong>di</strong>re che mio fratello avesse delle viste giuste, ma non a me note, quando lo<br />

mandò dal signor Conte Giusti ad assicurarlo <strong>di</strong> essere tutto convenuto, giacchè non mi era mai stato<br />

possibile rispondere se non che sabbato scorso ed io ricevetti la pregiatissima sua, mezz’ora dopo la<br />

partenza della mia lettera. Replico non si prenda pena, io farò tutto quello che mi sarà permesso e spero<br />

potremo combinarci, anzi le aggiungo che voglio lasciar giu<strong>di</strong>ce mio fratello. Se non fossi impegnata<br />

come sono, non andrei con tante riserve e oltre non essere mio il denaro coll’essere in questi momenti<br />

accaduta la morte <strong>di</strong> Donna Marianna per la quale non so in quale stato possa restare questa ragazza, nè<br />

io stessa con quali persone restare esposta pel caso; tale in breve c’intenderemo <strong>di</strong> ciò più <strong>di</strong>ffusamente<br />

e desidero poterlo fare con piena sua sod<strong>di</strong>sfazione. Accetti intanto le proteste della mia stima con cui<br />

me le <strong>di</strong>chiaro.<br />

______________________<br />

NB. Minuta senza autografo della <strong>Canossa</strong>.<br />

1 Signor FRANCESCO BERNARDI, marito <strong>di</strong> Angela Valenti


Verona lì 1 agosto 1827<br />

RICEVUTA del denaro per le sorelle VALENTI 1<br />

967(Verona#1827.08.01)<br />

Circa l’anno 1814 ricevetti io <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> dalla Nobile Signora Donna Marianna Valenti<br />

Busseri italiane lire tre mille, e trecentocinque pari a L. 4.000- <strong>di</strong> Milano e queste me le <strong>di</strong>ede<br />

perché cercassi col prodotto delle medesime procurare una qualche educazione alla giovinetta<br />

Ancilla Valenti figlia del signor Antonio Valenti e della signora Giulia Piatti, figlio il primo della<br />

suddetta Donna Marianna Valenti. Mi <strong>di</strong>ede questo denaro in tutta secretezza volendo, che<br />

comparissi io per quest’educazione. Io avrei pregato mio fratello, che se non era per giustizia a<br />

titolo <strong>di</strong> carità ricevesse questo danaro passando qualche cosa per la ragazza.<br />

Non essendo però possibile trovare un luogo <strong>di</strong> educazione con sì piccolo prodotto non<br />

sapeva come fare.<br />

Intanto il marito della signora Angela Valenti, figlia <strong>di</strong> detto signor Antonio, e signora<br />

Giulia, chiamato signor Francesco Bernar<strong>di</strong> trovandosi bisognoso <strong>di</strong> una somma, ed altronde<br />

essendo egli, e tutta la <strong>di</strong> lui famiglia veramente ottimi, mi fu proposto da pia persona <strong>di</strong> far del<br />

bene ad ambidue le Sorelle Angela, ed Ancilla <strong>di</strong> dar questo denaro a Bernar<strong>di</strong> e che questa famiglia<br />

prendesse in educazione la giovinetta Ancilla col consenso s’intende dei suoi genitori. Si fece<br />

l’istromento il giorno 9 luglio 1816 obbligandosi i tre fratelli Bernar<strong>di</strong> solidariamente unitamente<br />

al signor Andrea Gozzi garante principale, e solidale dando il Gozzi una speciale ipoteca su fon<strong>di</strong><br />

in terre coll’obbligo <strong>di</strong> pagare il capitale entro il corso <strong>di</strong> anni sette dal giorno che l’istromento fù<br />

fatto.<br />

L’anno 1822 al dì 18 luglio pagò a conto italiane lire 640<br />

L’anno 1823 lì 11 <strong>di</strong>cembre pagò a conto italiane lire 870<br />

L’anno 1824 pago addì 27 ottobre a conto italiane lire 500<br />

L’anno 1825 addì 19 agosto pagò a conto italiane lire 348<br />

_____<br />

2358<br />

Di questo danaro non mi ricordo bene per qual motivo, ma credo per timore <strong>di</strong> dar occasione<br />

a censi, ritenni le 2010 lire italiane in deposito presso <strong>di</strong> me fino al febbraio 1825 nel qual tempo fui<br />

consigliata <strong>di</strong> passarlo all’esecutor testamentario <strong>di</strong> Donna Marianna Valenti come feci il 18<br />

febbrajo del 1825. Delle 348 poi da me ricevute l’agosto 1825 e che non <strong>di</strong>e<strong>di</strong>…<br />

1 Angela ed Ancilla Valenti


V G e M Pregiatissima e carissima amica 1<br />

AD ANNA FANZAGO OLIVARI<br />

968(Verona#1827.12.13)<br />

Verona li 13 <strong>di</strong>cembre 1827<br />

Non so con quali termini rispondere alle due pregiatissime <strong>di</strong> lei lettere, mia carissima amica, vedendo<br />

sempre nuove e maggiori prove della <strong>di</strong> lei carità ed interessamento pel minimo nostro Istituto e della<br />

<strong>di</strong> lei amicizia verso <strong>di</strong> me. La ringrazio senza fine <strong>di</strong> tutto; il Signore solo può rimunerarla come<br />

merita e come non mancheremo <strong>di</strong> supplicarlo.<br />

Veniamo adesso alle lettere. Jer sera dunque ricevetti la prima favoritami del giorno 11<br />

<strong>di</strong>cembre: e quasi <strong>di</strong>rei che prima d'aver tempo da detterminarvi sopra, ricevetti l'altra carissima sua del<br />

giorno 13. L'attentissimo espresso quì giunto dopo le ore 9 essendo questo convento situato da due<br />

miglia lontano dalla porta della città che si viene da Venezia, siccome tutto era chiuso, questo povero<br />

uomo si <strong>di</strong>sperava mezzo parlando col nostro gastaldo perchè chiamasse me, il medesimo e per essere<br />

vecchio e perchè suppose che non avressimo sentito, non volle battere.<br />

Questa mattina dunque soltanto ricevetti la carissima <strong>di</strong> lei lettera coll'annessavi Fede <strong>di</strong> morte<br />

della buona signora Teresa che subito cominciai a far suffragare. Ecco quanto antecedentemente erami<br />

noto sopra questo argomento, poi dopo che le avrò esposto quanto sapeva le sottoporrò quello che a me<br />

pare e su tali punti raccomandandomi molto ai <strong>di</strong> lei lumi, e consigli come a quelli del degnissimo<br />

signor Francesco.<br />

Io sapeva dunque che la povera signora Teresa nel suo testamento aveva a noi lasciato una<br />

Capellania; sapeva pure che per questo testamento erasi appoggiata al signor Francesco Bongiovanni,<br />

persona <strong>di</strong> tutti i numeri del quale io pure mi valeva nei casi gravi ed imbarazzanti perché la <strong>di</strong> lui<br />

oppinione era stimata anche dagli avvocati, se mai seppi che una Carta da lui estesa era stata in<br />

Giu<strong>di</strong>zio tagliata, ma questo morì, né potrei mai immaginarmi a chi la signora Teresa abbia consegnato<br />

il suo testamento ne quale luogo pio potesse essere erede, attesa la secretezza somma della medesima.<br />

Ci fece tenere anche, qui in convento, per qualche tempo de’ suoi mobili, <strong>di</strong>cendo che se fosse morta<br />

dovevamo tenerli, ma quando venne a stabilirsi a Padova n’ebbe bisogno e glieli abbiamo restituiti.<br />

In questo stato <strong>di</strong> cose senta dunque cosa a me pare, mia cara amica signora Annetta. Ella non<br />

poteva far meglio in tutto <strong>di</strong> quello che fece. Sinche possiamo conoscere le cose fondatamente io <strong>di</strong>rrei<br />

che faccia così. Che adempisca esattamente a quanto prescrisse detta signora Teresa appunto col farle il<br />

funerale come penso conveniente e riconoscere le donne che l’anno servita giusto il loro merito e la<br />

fatica. Del rimanente la buona, e brava Teresa fece tutto benissimo, e sino che non ve<strong>di</strong>amo in chiaro,<br />

ed una <strong>di</strong>sposizione formale non mi pare possiamo oltrepassare quanto ho detto. Io destramente subito<br />

indagherò su d’ogni cosa e coll’or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> domenica le scriverò il <strong>di</strong> più.<br />

Fece una vera carità degna della sua prudenza a spe<strong>di</strong>rmi l’espresso che mi farà la grazia <strong>di</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfare a mio conto come meglio crede e se occorressero altre spese le faccia pure per me, che in<br />

ogni modo vada la cosa, supplirò a tutto.<br />

Rapporto ad elleggere un Proccuratore costì, mia cara amica, a chi mai meglio <strong>di</strong> lei e del<br />

1 Le lettere dal n. 968 al 977 sono tutte in<strong>di</strong>rizzate all'amica <strong>di</strong> Padova, nobile ANNA FANZAGO, moglie <strong>di</strong> Francesco<br />

Fanzago, professore all'Università <strong>di</strong> Padova (Ep. I, pag. 653). Entrambi i coniugi hanno avuto la procura dalla <strong>Canossa</strong><br />

per seguire e mandare a termine l'affare dell'ere<strong>di</strong>tà che la signora TERESA BUELLA, morta a Padova, ha lasciato<br />

all'Istituto delle Figlie della Carità. La corrispondenza però ha come sola destinataria l'amica Anna. L'ultima missiva<br />

invece, che tratta sempre dell'ere<strong>di</strong>tà Buella, ha come destinataria una Figlia delle Carità, che non si riesce a in<strong>di</strong>viduare,<br />

perchè manca la destinazione.


degnissimo signor Francesco posso essere appoggiata. Mi faccia questa carità <strong>di</strong>rigono loro essi le cose<br />

tutte e se avessero poi da occorrere passi, Carte, o altro trovino la persona che credono e per me<br />

supplisca che pure sod<strong>di</strong>sferò.<br />

Ringrazio l’uno e l’altra <strong>di</strong> tutto, e pregandola de miei doveri al consorte, l’abbraccio <strong>di</strong> vero<br />

cuore e me le protesto piena <strong>di</strong> stima e <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne.<br />

______________________<br />

NB.Minuta <strong>di</strong>fficile da leggere per l’alterazione della scrittura prodotta dalla corrosione dell’inchiostro.


AD ANNA FANZAGO OLIVARI<br />

969(Verona#1827.12.16)<br />

V: G : e M: Pregiatissima e Carissima Amica<br />

Nel mentre che io era per iscrivere, mia Cara Amica, quanto erami riuscito sapere intorno<br />

all'affare della buona Signora Teresa, che come può credere seguitiamo continuamente a suffragare,<br />

ricevo un'altra pregiatissima sua in data li 15 corrente. Prima d'ogni altra cosa la ringrazio <strong>di</strong> tutto, e il<br />

Signore la rimuneri della sua carità, e premura pel minimo nostro Istituto.<br />

Sappia dunque ch'io pure avendo saputo come certo Signor Bernar<strong>di</strong> abitò qualche pò <strong>di</strong> tempo<br />

in sua casa, siccome lo conosco da varj anni, gli parlai, e gli domandai se Egli faceva gli affari della<br />

Signora Teresa. Il medesimo mi rispose che non amministrava se non ciò che era relativo alla sua casa<br />

<strong>di</strong> San Zeno in Oratorio, ove appunto è Rettore il fratello del degnissimo Padre Gaetano Salomoni. Mi<br />

aggiunse che questa Signora è morta il giorno 12 alle ore 10 della sera, assistita dal Padre Salomoni, e<br />

da due Signore delle quali non si ricordava il nome, ma che gli erano state nominate dal Signor<br />

Barbieri, che fù la persona che gli comunicò questa notizia. In conclusione poi mi <strong>di</strong>sse aver Egli nelle<br />

mani il testamento sigillato. Che il fratello della buona Signora Teresa, persona addetta al Tribunale,<br />

era stato informato da Bernar<strong>di</strong> ch'Egli aveva il testamento, e che istruito dal Signor Buella aveva<br />

scritto a Padova per aver la fede <strong>di</strong> morte legalizzata, ricevuta la quale Egli l'avrebbe annessa al<br />

testamento unendoli una supplica, presentata al Tribunale, per l'apertura. Questo Signor Bernar<strong>di</strong> mi<br />

conosce molto, tra gli altri motivi perchè fu secretario <strong>di</strong> mio fratello alcuni anni, ed è un galantuomo, e<br />

cristiano.<br />

Malgrado tutto questo eccole come mi sono regolata sulla semplice verità. Gli <strong>di</strong>ssi dunque, che<br />

quando la Signora Teresa venne a Padova, meritando secondo me compassione, la raccomandai ad una<br />

degnissima Signora mia Amica. Che a me la Signora Teresa non parlò mai <strong>di</strong> nulla, e che essendo<br />

andata a Venezia le Compagne avevano fatto il poco che potevano per servirla. Che io poi me ne<br />

<strong>di</strong>menticai, e non ne feci ricerca alcuna com'Ella sà nel mio passaggio da Padova. Rifletta che credetti<br />

bene <strong>di</strong> non nominare Lei mai. Dissi che la mia Amica fù fatta pregare al suo ritorno dalla campagna <strong>di</strong><br />

portarsi dalla Signora Teresa, ma che in realtà non vi andò. Che improvvisamente, fù chiamata con<br />

fretta pochi giorni sono, e che l'inferma le <strong>di</strong>ede alcune commissioni a mio riguardo, le quali sono già<br />

state eseguite. Soggiunsi che aveva detto <strong>di</strong> più alla mia Amica <strong>di</strong> avere a noi lasciato una Cappellania,<br />

ma che un'altro luogo pio era l'erede universale.<br />

Bernar<strong>di</strong> mi <strong>di</strong>sse che Egli sapeva averci mandato alcuni mobili da custo<strong>di</strong>re, convenendo però<br />

meco che erano bagatelle, e gli raccontai come glieli abbiamo mandati a Padova quando ne ebbe<br />

bisogno. Finalmente restamo d'intelligenza ch'Egli niente <strong>di</strong>rà <strong>di</strong> avere con me parlato, nè ch'io nulla<br />

sappia <strong>di</strong> tutto ciò. Che aspetterà la fede mortuaria <strong>di</strong> Padova, e fatti i passi necessarj stabilito<br />

conseguentemente dal Tribunale il giorno dell'apertura del testamento dovendosi egli a questa trovar<br />

presente, verrà dopo a significarmi il contenuto, anzi lo pregai d'una copia del testamento se si potrà.<br />

Appena saprò qualche cosa, che già ci vorrà qualche giorno, o con la posta, o con un espresso<br />

occorrendo l'avertirò <strong>di</strong> tutto. Nel far ricercare però dal nostro interveniente il testamento negli Atti del<br />

fù Notajo Signor Buongiovanni al Repertorio Notarile trovò egli una nota d'un capitale a me lasciato<br />

dalla Signora Teresa l'anno 1817. Farò levar la copia <strong>di</strong> questa Carta, e vedremo cosa sarà. Eccole<br />

quanto potei sin quì sapere, mia cara Amica. Approfittando della <strong>di</strong> Lei bontà continuerò a tenerla al<br />

fatto <strong>di</strong> quanto andrò scoprendo se vi sarà cosa <strong>di</strong> proposito.<br />

Non mi <strong>di</strong>ca del loro interessamento che sono tanto certa che supera <strong>di</strong> gran lunga il mio. Hanno<br />

fatto tutto bene che non potevano far meglio, ed operino pure come se fosse cosa loro per me.


I miei doveri al Signor Francesco, ed al Padre Salomoni. In somma fretta perchè parte la posta<br />

l'abbraccio e la lascio nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria.<br />

16 <strong>di</strong>cembre 1827<br />

__________________________<br />

NB. Questa lettera è stata riprodotta da una copia, fatta eseguire <strong>di</strong>rettamente dalla <strong>Canossa</strong>, <strong>di</strong> una<br />

minuta, con varie correzioni autografe della Marchesa e che fa parte, con la copia stessa,<br />

dell'A.C.R.


AD ANNA FANZAGO OLIVARI<br />

970(Verona#1827.12.21)<br />

V:G: e M: Pregiatissima Carissima Amica<br />

Brava e poi brava, mia Carissima Amica, ella non fa che <strong>di</strong>sturbarsi per me, e poi mi domanda<br />

anche perdono. Veramente la <strong>di</strong> Lei idea <strong>di</strong> Saulo che custo<strong>di</strong>va le vesti e <strong>di</strong> quelli che lapidavano<br />

Santo Stefano è proprio carina. Noli parlo della <strong>di</strong>fferenza sostanziale, cioè che Saulo pensava <strong>di</strong> far<br />

bene, ma concorreva in qualche modo alla morte <strong>di</strong> Santo Stefano, ed Ella non solo concorre al bene <strong>di</strong><br />

un Istituto da Lei amato, ma per questo Istituto medesimo ha già avuto tanti altri <strong>di</strong>sturbi in tante<br />

maniere e chi sa quanti ne avrà. In somma il Signore la rimuneri <strong>di</strong> tutto del passato presente e futuro!<br />

Ella mi favorì nel <strong>di</strong>rmi in quale stato siano le cose costì, ed io le <strong>di</strong>rò come le cose qui si<br />

trovano, almeno sino a jeri. Non posso peraltro non lodare ed ammirare la buona e brava Signora<br />

Teresa Calvi, ed al proposito dell'opinione del degnissimo Padre <strong>di</strong> dare un zecchino al Signor Barbieri,<br />

non vi ho per la massima nessuna <strong>di</strong>fficoltà; anzi per questo non solo ma per qualunque altra spesa da<br />

loro giu<strong>di</strong>cata doverosa adesso, ed a cosa finita anche conveniente. Unicamente trovo da riflettersi<br />

facendolo, se potesse sembrare che fosse fatto per averlo favorevole in cosa non retta, cosa grazie al<br />

Signore falsissima onde avuto questo riflesso liberamente si regoli come crede il migliore. Di qui lo<br />

stato attuale dell'affare è questo. Ricevutasi dal Signor Bernar<strong>di</strong> la fede mortuaria, con unita la supplica<br />

<strong>di</strong> cui già le parlai fece passare al Tribunale il sigillato testamento, per l'apertura. Ma il Signor<br />

Presidente assolutamente rifiutò <strong>di</strong> permetterlo perche la legge prescrive che il testamento debba essere<br />

aperto nel luogo dove il testatore viene a mancare e che ivi deve farsi la ventilazione dell'ere<strong>di</strong>tà. Mia<br />

Cara Signora Annetta a me pure viene da ridere con questa ventilazione. Bella sarebbe che a forza <strong>di</strong><br />

ventilare andasse la faccenda tutta per l'aria. In somma ritorniamo sul serio. Bernar<strong>di</strong> allora fece una<br />

supplica perche il Tribunale nostro significasse colla possibile sollecitu<strong>di</strong>ne al Tribunale <strong>di</strong> Padova<br />

essergli stato depositato il testamento della Signora Buella morta in Padova, e quin<strong>di</strong> domandasse <strong>di</strong><br />

essere autorizzato ad aprir il testamento, estrarne una copia autentica per qualunque evento potesse<br />

succedere, e che poi spe<strong>di</strong>rà l'originale a Padova, ove faranno quello che è <strong>di</strong> legge. Io mi figuro ma<br />

non sò se sarà arrivata da Padova la risposta del Tribunale, e subito che saprò il <strong>di</strong> più le scriverò ogni<br />

cosa, e vedremo come terminerà la ventilazione.<br />

La ringrazio della premura che ha della mia salute. Questa grazie al Signore và bene. La<br />

Damina Donà quantunque rissenta i suoi incomo<strong>di</strong> perche siamo nell'inverno in cui questa buona Figlia<br />

soffre sempre molto, quest'anno se la passa meglio degli altri. Quanto mi consolo delle buone notizie<br />

che mi dà delle due Care sue Figlie. Desidero e spero che altretanta consolazione abbia dai maschj. Ella<br />

sarà come perduta a trovarsi in casa senza figli. I miei complimenti e doveri a questi, al degnissimo<br />

Signor Francesco.<br />

Mi <strong>di</strong>menticava <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle che non ebbi mai bisogno <strong>di</strong> nominarla e che quando dovetti parlare a<br />

chi non potei <strong>di</strong> meno dell'affare, mi tenni generalmente sulla Cappellania lasciata, ed al più <strong>di</strong>ssi con<br />

qualcheduno solo che la buona Signora Teresa ci aveva lasciato in deposito per un po <strong>di</strong> tempo alcuni<br />

mobili e che glieli avevamo restituiti.<br />

Il Signor Della Croce quest'anno non credo abbia potuto per i suoi affari allontanarsi dalla casa,<br />

e la <strong>di</strong> Lui sorella da che si trova a Venezia stà molto meglio de suoi gran mali <strong>di</strong> testa.<br />

Siccome questa lettera gliela spe<strong>di</strong>sco per istraor<strong>di</strong>nario, trovando necessario <strong>di</strong> tenerla al fatto<br />

<strong>di</strong> tutto, cosi non tenendomi dello straor<strong>di</strong>nario troppo sicura, così coll'or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> domenica le<br />

replicherò le cose medesime ed il <strong>di</strong> più se lo saprò.<br />

L'abbraccio <strong>di</strong> vero cuore, e la lascio nel Cuore Santissimo <strong>di</strong> Maria rinnovando a Lei ed al<br />

Signor Francesco i più <strong>di</strong>stinti ringraziamenti .<br />

Di Lei Carissima Amica<br />

Verona li 21 <strong>di</strong>cembre 1827<br />

_______________<br />

NB. Non firmata. Può essere copia da riservarsi agli atti.


AD ANNA FANZAGO OLIVARI<br />

971(Verona#1827.12.27)<br />

V: G: e M: Pregiatissima e Carissima Amica<br />

Soltanto oggi ricevetti la gra<strong>di</strong>tissima <strong>di</strong> Lei lettera del giorno 21 corrente, e ciò credo perchè<br />

l'ottimo Signor Arve<strong>di</strong> consegnò la cara Sua lettera al degnissimo Signor Ruzzenenti, e questo fu<br />

incomodato ed essendosi impegnato coll'Arve<strong>di</strong> <strong>di</strong> consegnare la <strong>di</strong> Lui lettera in mia propria mano,<br />

così solo questa mattina me la portò. Mia Carissima Signora Annetta, mi lusingo che Ella pure avrà<br />

ricevuto una mia in data de' 21 corrente, nella quale le raccontava lo stato delle cose sino a quel<br />

momento, e siccome io credeva che quel giorno fosse straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> posta, le <strong>di</strong>ceva che sul timore<br />

che la mia lettera non le pervenisse con tutta sollecitu<strong>di</strong>ne, accadendo che tal volta gli straor<strong>di</strong>narj<br />

restano incerti, le avrei per più sicurezza rinnovato il <strong>di</strong>sturbo, e replicato in altra lettera coll'or<strong>di</strong>nario<br />

quanto in quella de 21 le scriveva. Ma avendo poi saputo che partiva quel giorno la posta a forma<br />

d'or<strong>di</strong>nario, non avendo come non ho notizie <strong>di</strong> novità alcuna, non le replicai l'incomodo. Giacche<br />

peraltro le scrivo oggi in riscontro della carissima sua del 21, succintamente le <strong>di</strong>rò quanto le scrissi<br />

nell'antecedente per più sicurezza. Le <strong>di</strong>ssi dunque come il Signor Bernar<strong>di</strong> quando ebbi ricevuto da<br />

costì la fede mortuaria unì a questa la supplica <strong>di</strong> cui già le parlai, e fece presentare al Tribunale il<br />

sigillato testamento per l'apertura. Ma il Signor Presidente rifiutò assolutamente il permesso, poichè la<br />

legge prescrive che il testamento debba essere aperto nel luogo dove il testatore viene a mancare, e che<br />

ivi debba farsi la ventilazione dell'ere<strong>di</strong>tà. Bernar<strong>di</strong> allora fece un'altra supplica perchè il nostro<br />

Tribunale significasse colla sollecitu<strong>di</strong>ne possibile al Tribunale <strong>di</strong> Padova essere a lui stato depositato il<br />

testamento della Signora Buola 1 morta in Padova e domandasse <strong>di</strong> essere autorizzato ad aprir il<br />

testamento qui, cavarne una autentica copia per qualunque evento potesse succedere, e spe<strong>di</strong>re poi<br />

l'originale a Padova affinchè eseguito venga quanto è <strong>di</strong> legge. Io credeva dovesse essere tutto esaurito<br />

in un momento ma il fatto si è che oggi dopo ricevuta la Carissima <strong>di</strong> (lei) lettera mandai a vedere da<br />

Bernar<strong>di</strong> ma non è ancora venuta la risposta da Padova.<br />

Come può credere appena saprò qualche cosa sul punto glielo significherò anche mandandole<br />

un'espresso se occorresse. Non si sa niente più <strong>di</strong> così. Rapporto al sod<strong>di</strong>sfare il me<strong>di</strong>co chirurgo, e<br />

speziale, anch'io con Lei convengo esser meglio aspettare per vedere a chi appartenga a sod<strong>di</strong>sfare non<br />

avendo nulla su <strong>di</strong> ciò detto la buona Signora Teresa e potrebbe anche accadere che se tali spese<br />

dovessero essere incontrate dall'erede universale trovasse questo qualche cosa da <strong>di</strong>re su quello che<br />

potessimo aver fatto. Appena aperto il testamento, o qui, o a Padova potremo se saremo in tempo a<br />

pagare.<br />

Nell'antecedente mia, pure le scriveva che io per la massima non solo non ho la minima<br />

<strong>di</strong>fficoltà secondo l'opinione del degnissimo Padre Salomoni <strong>di</strong> dare un zecchino al Signor Barbieri, ma<br />

anzi ben volentieri quanto trovano per ora doveroso da farsi la prego <strong>di</strong> farlo. A cosa finita poi<br />

penseremo non solo al doveroso, ma anche al conveniente. Unicamente trovo da riflettersi se facendolo<br />

adesso potesse sembrare che fosse da noi ciò fatto per averlo favorevole in cose mancanti <strong>di</strong> rettitu<strong>di</strong>ne<br />

e <strong>di</strong> equità, cosa grazie al Signore falsissima. Avuto dunque questo riflesso liberamente si regoli come<br />

crede il migliore.<br />

Mia Carissima Amica figurandomi che avrò il piacere seco Lei <strong>di</strong> trattenermi <strong>di</strong> nuovo a<br />

momenti, la prego dei miei doveri al degnissimo Signor Francesco, ed al Padre Salomoni ed<br />

abbracciandola col maggior attaccamento la ringrazio nuovamente <strong>di</strong> tutto, e la lascio nel Cuor<br />

dolcissimo della nostra Cara Madre Maria<br />

Di Lei Pregiatissima e Carissima Amica<br />

Verona li 27 <strong>di</strong>cembre 1827<br />

_______________________<br />

NB. Trattandosi <strong>di</strong> minuta non c’è firma.<br />

1 Legg.: Buella.


AD ANNA FANZAGO OLIVARI<br />

972(Verona#1828.01.01)<br />

V: G: e M: Pregiatissima e Carissima Amica<br />

Pare impossibile che quando debbo scriverle le cose più <strong>di</strong> bisogno abbia da farlo collo<br />

straor<strong>di</strong>nario, per cui resto sempre incerta se le pervengano, o non le giungano in tempo le mie lettere.<br />

Che vuole, mia Carissima Amica, mi conviene farlo come posso, e come lo richiedono le circostanze.<br />

Mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> jeri il contento <strong>di</strong> scriverle, ma solo per <strong>di</strong>rle, che nulla ancora sapeva. Oggi fui fatta<br />

interrogare credo io per parte del fratello della buona Signora Buela, se era vero che la defonta Signora<br />

Teresa Buela avesse oltre il testamento fatta a me una carta in cui <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> lasciarmi que’ mobili, che<br />

aveva la stessa dato a noi in deposito, in somma che esistevano in San Giuseppe. Io risposi come è<br />

vero, che la Signora Teresina aveva benissimo mandato alcuni mobili da ritenersi qui da noi sin che<br />

essa si determinava se la sua salute l'avesse fatta stabilire a Venezia, o a Padova avendoci aggiunto, che<br />

se fosse premorta a tale stabilimento voleva che questi mobili da noi restassero, ma che non fece carta<br />

alcuna, ma fu cosa semplicemente amichevole, che dopo assersi fissata in Padova domandò a noi questi<br />

mobili, e le furono da noi spe<strong>di</strong>ti, aggiungendo che a me non ne aveva mai parlato.<br />

Le <strong>di</strong>co il vero, mia Cara Amica, non so cosa pensare <strong>di</strong> questa ricerca. Qui non si sa se ancora<br />

il Tribunale <strong>di</strong> Padova abbia risposto ed aderito alla ricerca in conseguenza della supplica del Signor<br />

Bernar<strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzata a questo nostro Tribunale il medesimo fece a quello <strong>di</strong> Padova, nell'atto che<br />

significava a questo essergli stato depositato il testamento della Signora Teresa, <strong>di</strong> poter cioè essere<br />

autorizzato ad aprire il testamento, a ritrarne, e ritenere qui una autentica copia per qualunque evento, e<br />

poi costì spe<strong>di</strong>rla per la pubblicazione. Mi <strong>di</strong>ceva il Bernar<strong>di</strong> che egli niente ne sa, e che non era<br />

neppure in caso <strong>di</strong> qui saperlo, che quand'anche accordata venga da Padova l'apertura del testamento<br />

qui, e che possano ricavarne l'autentica copia, la cosa resterà affatto occulta, ed al più lo saprà il fratello<br />

della defonta essendo impiegato a quel Tribunale.<br />

In conseguenza <strong>di</strong> tutto ciò mi trovo in necessità <strong>di</strong> pregarla che a tanti incomo<strong>di</strong> Ella vi<br />

aggiunga quello, se avesse conoscenza come sarà facile a quel Tribunale a voler far istare in attenzione<br />

per quanto rettamente si può dell'andamento della cosa a Padova, e vedere se appena giunto il<br />

testamento Ella potesse averne una copia.<br />

Se mai poi Ella trovasse per tale circostanza necessaria adesso una procura dovendosi ventilare<br />

a Padova l'ere<strong>di</strong>tà, faccia il favore <strong>di</strong> significarmelo. Io vorrei farla a Lei, o al degnissimo Signor<br />

Francesco, ma se mai Ella per esser donna, e per aver ricevuto le commissioni dalla defonta, ed il<br />

Signor Francesco per la sua salute e le sue occupazioni non potessero in ciò favorirmi, elegano loro chi<br />

credano, e mi scriva il nome cognome ecc. della persona eletta, ma abbia la pazienza <strong>di</strong> compire l'opera<br />

cominciata col tenere Lei unitamente al Signor Francesco, <strong>di</strong>rigere loro la persona che dovesse aggire,<br />

e che poi sod<strong>di</strong>sfarò; ma li prego elegendo <strong>di</strong> sciegliere una persona <strong>di</strong> tutta loro confidenza non solo<br />

ma che si lasci da loro pienamente condurre.<br />

Termino subito, mia Carissima Amica per non perdere lo straor<strong>di</strong>nario. Tanti doveri all'ottimo<br />

Signor Francesco, e tanti complimenti ai figli; ringraziandola <strong>di</strong> tutto passo a segnarmi colla maggior<br />

amicizia stima, ed attaccamento.<br />

Di Lei Pregiatissima e Carissima Amica<br />

San Giuseppe Verona li 1° gennajo 1828<br />

_______________________<br />

NB. E' una delle due copie, scritte dalla stessa mano e che la <strong>Canossa</strong> deve aver fatto stendere per<br />

metterle agli atti.


V: G: e M: Pregiatissima e Carissima Amica<br />

AD ANNA FANZAGO OLIVARI<br />

973(Verona#1828.01.06)<br />

Le scrivo unicamente per avere il contento <strong>di</strong> seco Lei un poco trattenermi, mia Cara Amica, ma<br />

non per darle alcuna notjzia intorno al nostro affare.<br />

Mi lusingo ch'Ella continuerà ad istar bene e che lo stesso sarà dell'ottimo Signor Francesco<br />

quantunque non vorrei che l'attuale rigida stagione apportasse accrescimento alla <strong>di</strong> Lui solita tosse.<br />

Non dubito ch'Ella non abbia ricevuto altre due mie lettere l'una in data del 21 dello scorso<br />

decembre, e l'altra in data del... in riscontro della pregiatissima <strong>di</strong> Lei lettera scrittami li 21 <strong>di</strong>cembre. A<br />

<strong>di</strong>re il vero mi pare una cosa molto curiosa che ancora non sia stata data dal Tribunale una <strong>di</strong>sposizione<br />

sul testamento della buona Signora Teresa. Quantunque mi fosse stato promesso che appena aperto il<br />

testamento sarei stata informata della cosa non solo ma anche del contenuto mandai però a vedere<br />

giorni sono ma mi <strong>di</strong>ssero che niente ancora erasi fatto almeno <strong>di</strong> concludente. Qui attribuiscono la<br />

tardanza al Tribunale <strong>di</strong> Padova, ma non so poi come sia. In somma subito che sapro qualche cosa<br />

approfittero della <strong>di</strong> Lei amicizia bontà, e carità.<br />

Non le parlo del contenuto delle suddette mie due lettere sperando che le abbia Ella ricevute.<br />

Nel caso poi che non le avesse ricevute me lo scriva onde possa informarla con altra mia.<br />

Favorisca de miei doveri al degnissimo Signor Francesco e piena d'obbligazioni <strong>di</strong> stima e <strong>di</strong><br />

attaccamento abbracciandola <strong>di</strong> vero cuore mi protesto.<br />

Di Lei Carissima Amica<br />

Verona li 6 gennajo 1828<br />

_______________________<br />

NB. Copia della lettera scritta evidentemente per metterla agli atti.


AD ANNA FANZAGO OLIVARI<br />

974(Verona#1828.01.17)<br />

V: G: e M: Pregiatissima e Carissima Amica<br />

Riscontro la Carissima <strong>di</strong> Lei lettera del giorno 12 corrente da me jeri ricevuta e comincio<br />

subito a parlarle del nostro affare assicurandola che non sono complimenti, ma sincere proteste <strong>di</strong><br />

gratitu<strong>di</strong>ne quanto le <strong>di</strong>co. Ed ancora una volta mi permetta <strong>di</strong> ripeterle che sono obbligatissima a Lei<br />

ad degnissimo Signor Francesco ed al <strong>di</strong> Lei genero. Poi null'altro su questo <strong>di</strong>co e vengo all'affare.<br />

Questa mattina giorno 16 gennajo fu aperto e pubblicato il testamento essendo stato autorizzato<br />

a ciò fare il nostro Tribunale da quello <strong>di</strong> Padova. Le <strong>di</strong>co il contenuto quale in voce mi fu riferto da<br />

persona che vi si trovava doverosamente presente a quella pubblicazione. Mi <strong>di</strong>cono dunque per quanto<br />

a me sembra possan <strong>di</strong>rlo con tutto fondamento che la facoltà della buona Signora Buela consisteva<br />

nella somma capitale <strong>di</strong> franchi 25000. oltre una buona casa, ed oltre i mobili, argenti danaro e simili.<br />

L'erede universale si è il Pio luogo delle Franceschine, ossia l'Orfanatrofio femmi(ni)le <strong>di</strong><br />

Verona. La sua casa la lasciò a suo nipote figlio <strong>di</strong> suo fratello che fa lo speziale. All'altro suo nipote<br />

fratello del suddetto lasciò cinque milla franchi . Ad un'altro nipote figlio <strong>di</strong> sua sorella lasciò altri<br />

cinque milla franchi tre mille dei quali da precavarsi dal totale dell'ere<strong>di</strong>tà, e due milla d'un cre<strong>di</strong>to che<br />

essa teneva. Non so bene se <strong>di</strong> tutti questi <strong>di</strong>eci milla franchi, o solo <strong>di</strong> cinque milla sia usufruttuario<br />

suo fratello.<br />

Lasciò mille franchi per i suoi funerali or<strong>di</strong>nando che il <strong>di</strong> più abbia da essere adoperato per<br />

farle celebrare quante Messe si potrà prescrivendo l'elemosina <strong>di</strong> queste. Lasciò se non isbaglio due<br />

altri mille franchi da essere fondati mi <strong>di</strong>ssero dal Paroco della nostra Parocchia <strong>di</strong> santo Zenone, che<br />

era pur quella della defonta, e ciò per ricavarne due annue grazie per due ragazze della Parocchia. E per<br />

gli altri non mi ricordo altro.<br />

Lasciò poi ottimilla franchi per formare una Cappellania nella nostra Chiesa <strong>di</strong> San Giuseppe e<br />

mi <strong>di</strong>sse la persona che mi significò tutto questo che gli pare che vi sia che io avrò la cura <strong>di</strong> formarne<br />

un fondo onde supplire alla Cappellania suddetta. Lasciò pure a me e ad altre due o tre mie Compagne<br />

tutti i suoi mobili biancheria argenti, e danaro appunto mia Cara Amica come a Lei <strong>di</strong>sse la povera<br />

Signora Teresina.<br />

Chi a me raccontò tutto questo mi <strong>di</strong>sse che danaro la Signora Teresina non ne aveva al che io<br />

nulla risposi non sapendo perche ciò mi fosse detto. Intesi anche dalla stessa persona come da alcuno<br />

ove si pubblicò il testamento si <strong>di</strong>ceva che i legati dovevano essere immuni da ogni peso e che il Pio<br />

luogo erede universale dovrà esso sod<strong>di</strong>sfare ad ogni dovuta spesa non so se si <strong>di</strong>ca pel Registro, o per<br />

la tassa, neppure su questo io non feci trattati.<br />

Già vedrò se fosse possibile aver una copia del testamento. Intanto le <strong>di</strong>co tutto quello che so ed<br />

appena avrò ricevuto la citazione del Tribunale spe<strong>di</strong>rò la procura. Intesi anche come spe<strong>di</strong>ranno<br />

adesso il testamento a Padova e poi mi pare che m'abbiano detto che lo rimanderanno qui. Eccole<br />

quanto seppi si(n) qui mia Cara Signora Annetta. Chi <strong>di</strong> noi due avrà ulteriori nozioni se le scriverà.<br />

Termino subito per non perdere la posta abbracciandola con sincero attaccamento lasciandola<br />

nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria.<br />

Di Lei Pregiatissima e Carissima Amica<br />

Verona li 17 gennajo 1828<br />

______________________<br />

NB. Senza firma perchè minuta.


AD ANNA FANZAGO OLIVARI<br />

975(Verona#1828.01.21)<br />

V: G: e M: Pregiatissima e Carissima Amica<br />

Non mi fù ancora possibile, avere la copia del testamento quantunque abbia fatto i passi che<br />

potei per averla, e subito che l'avrò ricevuta gliela spe<strong>di</strong>rò. Oggi mia Cara Amica, le scrivo in riscontro<br />

della pregiata <strong>di</strong> Lei lettera del giorno 18 relativamente alla ricerca che si compiace farmi intorno a<br />

quelle monete d'oro <strong>di</strong> singolare grandezza. Senta dunque cosa a me pare, mia Cara Signora Annetta.<br />

Il danaro forse verrà ricercato, e forse nò. Qui sento che nessuno pensa che tàl danaro vi sia,<br />

anzi fù detto a me e seppi essere stato detto anche in altra parte che danaro non ve nè. Oltre <strong>di</strong> ciò<br />

essendo il danaro, trovandosene, <strong>di</strong> proprietà nostra, non pare che l'erede abbia da farne una singolare<br />

ricerca. Per salvar però ogni cosa, e perche in qualunque evento nessuna cosa <strong>di</strong>spiacevole avesse da<br />

accadere mi sembrerebbe ch'Ella prendesse presso <strong>di</strong> Lei quelle monete gran<strong>di</strong>. Se il Padre Gaetano<br />

venisse interrogato sul danaro che ha, <strong>di</strong>ca quanto si trova nelle mani. Se viene interrogato esservi altro,<br />

risponde come è vero che altre monete <strong>di</strong> qualità singolare che sembrava che la defonta avesse genio<br />

mi fossero passate <strong>di</strong>rettamente sono in deposito presso <strong>di</strong> Lei, ed in questo modo mi pare abbiano<br />

assicurato tutto.<br />

Veda peraltro Lei cosa gliene pare, senta il consiglio del degnissimo Signor franco sapendo essi<br />

le cose meglio <strong>di</strong> me e si regolino liberamente come giu<strong>di</strong>cano il migliore.<br />

Ella mia Cara Amica per la sua bontà tanto si rallegra pel vantaggio del minimo nostro Istituto,<br />

ed il Signore gliene renderà certamente il merito, ma quantunque abbia un po <strong>di</strong> pena a replicarle<br />

<strong>di</strong>sturbo sopra <strong>di</strong>sturbo trattandosi del servizio <strong>di</strong> Dio ed il bene dei poveri mi voglio superare, e<br />

pregarla d’un altro carità.<br />

Sappia che dopo il mio ritorno da Bergamo mi fù domandato se riceverei in Ritiro qui da noi la<br />

Contessa Zucchi la quale vorrebbe un’appartamento dove abiterebbe con due sue donne, e mi <strong>di</strong>ssero<br />

che credevano volesse rinunziare a noi le sue ren<strong>di</strong>te ed avere mi figuro un conveniente mantenimento.<br />

Io risposi che noi come è vero non possiamo per Regola accettare nessuna in ritiro per qualsiasi<br />

vantaggio ci venisse proposto. Pensi però all’Ospitale delle Convalescenti che come si sa si pensa<br />

erigere in Venezia nella località delle Campanare la quale fù già comperata tanto la parte della famiglia<br />

Guizzetti tanto l’altra <strong>di</strong> un altro Signore restando però nel suo quartiere la buona religiosa Teresa<br />

Maria Guizzetti. E tale località fu accomodata, e ridotta in miglior essere, e siccome la cosa principierà<br />

molto piccola perciò la parte della casa che riguarda la fondamenta si vorrebbe affittare per utilità<br />

dell’opera nascente.<br />

E se vi fosse le convenienze reciproche dell’opera e <strong>di</strong> chi venisse ad abitare nella casa si<br />

servirebbe quella tal signora come volesse.<br />

A me basta, mia Cara Amica, mi <strong>di</strong>cesse se niente sa <strong>di</strong> detta Signora e nel caso Ella avesse<br />

cognizione mi dasse un’idea della stessa, de suoi mo<strong>di</strong> ancora giacche altro è quando si tratta<br />

dell’Istituto nostro altro è quando si tratta <strong>di</strong> far bene ad un Ospitale <strong>di</strong> cui se occorrerà le farò<br />

conoscere quale se ne contempla abbia da essere lo spirito. Già mi pare d’averle detto che per questo<br />

caso unico accordai <strong>di</strong> dare la mia Marianna da Lei ben conosciuta per cominciarlo ed avviarlo. Cosa<br />

che vorrebbero si cominciassero nel prossimo aprile se il Signore mi provvederà una buona e vocata<br />

figliuola da mettere con Marianna.<br />

Termino subito questo lungo processo col domandarle scusa per amor del Signore per questi<br />

nuovi imbrogli<br />

Tanti doveri al degnissimo Signor Francesco <strong>di</strong> vero cuore piena <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne l’abbraccio e la<br />

lascio nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria.<br />

Di Lei Carissima Amica<br />

Verona li 21 gennajo 1828<br />

___________________<br />

NB. Minuta non firmata


AD ANNA FANZAGO OLIVARI<br />

976(Verona#1828.01.24)<br />

V. G. e M. Pregiatissima e Carissima Amica<br />

Gran tempesta <strong>di</strong> lettere e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi, mia cara Amica. Ma questa famosa ere<strong>di</strong>tà tiene in<br />

esercizio la <strong>di</strong> Lei pazienza. Sappia che fin ora non mi fù possibile avere la copia del testamento per<br />

quante <strong>di</strong>ligenze abbia fatto. Già l'avrò, ma forse l'avrà prima Lei. Seppi bensì essere stato spe<strong>di</strong>to il<br />

testamento a Padova, e per ciò non manco <strong>di</strong> subito avvertirla che forse potrà averlo prima <strong>di</strong> me.<br />

Intorno ai funerali io già mi atterrò esattamente a quanto Ella mi spiegherà averle co(municato)<br />

la buona defonta e se la cosa è come io la intesi se anche l'erede ci rimborserà delle nostre spese, mi<br />

pare che dovremo far <strong>di</strong>re tante messe <strong>di</strong> quanto per tale oggetto ci daranno. Intanto io <strong>di</strong>rei che<br />

venendo interrogata Lei sulle spese pel funerale, e delle donne pagate, essendo stato fatto a me qualche<br />

rimarco ch'io più <strong>di</strong>ca per sapere se vi era danaro, ella può <strong>di</strong>re com'è veramente che avendo dalla<br />

defonta ricevuto commissione ch'io supplissi a queste spese, e che tutto quello ch'era in casa lo aveva<br />

lasciato a me, essendo con me, come ben sà, nominate con me altre Compagne e voleva che tutto fosse<br />

nostro, così pel funarale non avendo avuto tempo <strong>di</strong> ricevere la mia risposta, interpretò la mia<br />

intenzione e pel rimanente operò <strong>di</strong> pienissima nostra intelligenza. Staremo poi alla Provvidenza in<br />

tutto quello che sucedera.<br />

Quando risposi ai rimarchi fatemi non poterono comprender niente avendo io risposto che non<br />

essendo obbligata la defonta a lasciarmi niente se anche supplito a tutto mi avvanzassero <strong>di</strong>eci sol<strong>di</strong><br />

sarebbe molto e le sarei gratissima.<br />

Termino per non perdere l'or<strong>di</strong>nario pregandola de miei doveri al degnissimo Signor Francesco,<br />

abbracciandola <strong>di</strong> tutto cuore e ringraziandola <strong>di</strong> tutto.<br />

Verona li 24 gennaio 1828


AD ANNA FANZAGO OLIVARI<br />

977(Verona#1828.02.03)<br />

V: G: e M: Pregiatissima e Carissima Amica<br />

Verona li 3 febbrajo 1828<br />

Finalmente mi riusci <strong>di</strong> avere la copia autentica del testamento della buona Signora Teresina<br />

Buella che feci trascrivere e che le occludo. Sento a vociferare qui pure che non sarà tanto sollecita la<br />

spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo al Tribunale <strong>di</strong> Padova non essendovi nessuno che lo solleciti. E pure trattandosi<br />

d'una persona libera che poteva <strong>di</strong>sporre del proprio come voleva mi pare che avendo lasciato più della<br />

metà alla sua famiglia non dovrebbero essere tanto malcontenti.<br />

La ringrazio senza fine delle informazioni favoritemi della buona contessa Zucchi le quali mi<br />

sembrano ben <strong>di</strong>fferenti dall'idea che qui me ne era stata data ed a me pure non mi pare facenda<br />

addattata per l'Ospitale delle Convalescenti. Le sono poi obbligatissima del consulto tenuto col Signor<br />

Avvocato Sambero, e sono persuasissima <strong>di</strong> quanto il medesimo opina. Ritenga però ch'io sono<br />

persuasissima <strong>di</strong> quanto Ella ed il degnissimo Signor Francesco giu<strong>di</strong>cano e fanno, tanto relativamente<br />

all'andamento dell'affare quanto al riconoscere la persona che crederanno e ad incontrare al momento<br />

opportuno qualunque spesa non solo necessaria ma conveniente. Ella fece molto bene a far <strong>di</strong>re quella<br />

parola al Signor Barbieri che lo riconosceremo a suo tempo. Ella vedrà mia Cara Amica nell'articolo<br />

del testamento in cui la defonta <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> lasciarmi i suoi mobili suppelletili argenti ec. istituisce<br />

congiuntamente a me sue ere<strong>di</strong> altre quattro mie Care Compagne una delle quali si è la virtuosissima<br />

defonta sempre cara Beatrice. Non so se questo porterà imbarazzi colla sua famiglia non avendo essa<br />

testato per averne il padre. Forse la parola congiuntamente supplirà. Se crederà consultare <strong>di</strong> nuovo<br />

quel degnissimo Signor Avvocato anche <strong>di</strong> questo faccia Lei. Io intanto sentirò il nostro Legale a farò<br />

preparare la proccura che questo legale nostro <strong>di</strong>ce poterle io mandare anche prima delle citazione del<br />

Tribunale. Per me sarebbe una cosa opportuna perche tra breve dovrò partire per Bergamo. In ogni<br />

modo anche da colà c'intenderemo e non partirò senza lasciare il tutto ben <strong>di</strong>sposto.<br />

Termino subito anche oggi per non perdere la posta. Di nuovo <strong>di</strong> vivo cuore la ringrazio <strong>di</strong><br />

tutto. Tanti doveri al degnissimo Signor Franco: l'abbraccio <strong>di</strong> vero cuore piena <strong>di</strong> amicizia.<br />

Di Lei Carissima e Pregiatissima Amica<br />

________________________<br />

NB. Non firmata, perchè evidentemente copia da mettere agli atti.


AD ANNA FANZAGO OLIVARI<br />

978(Verona#1828.02.14)<br />

V: G: e M: Pregiatissima e Carissima Amica<br />

Ella mi crederà morta, e sepolta, mia cara amica ma la lusinga <strong>di</strong> poterle mandare la<br />

proccura <strong>di</strong> momento in momento mi fece <strong>di</strong>fferire il piacere <strong>di</strong> scriverle sin qui.<br />

A <strong>di</strong>r il vero è una gran felicità lo stare in convento ma rapporto agli affari non potere andare<br />

se stesse a farseli porta sempre lunghezza. Comincierò per <strong>di</strong>rle mia Cara Amica che ricevetti<br />

benissimo la cara <strong>di</strong> Lei lettera <strong>di</strong> cui Ella mi parla nell'ultima sua ma la mia balordagine non<br />

comprese ch'Ella volesse <strong>di</strong>rmi <strong>di</strong> mandarle la procura subito. Per risponder poi alle altre cose <strong>di</strong> cui<br />

Ella cor<strong>di</strong>almente mi parla mi mancò propriamente il tempo trovandomi più occupata del solito,<br />

perche ebbi una delle Compagne, che quantunque non sia attualmente Superiora essendolo però<br />

stata il triennio passato è una <strong>di</strong> quelle che si presta moltissimo, e questa fu ammalata con reuma <strong>di</strong><br />

petto che ci <strong>di</strong>ede da temere. Ebbe bisogno <strong>di</strong> quattro emmissioni <strong>di</strong> sangue ed un vissicante al petto<br />

onde tra l'ammalata, ed il supplire per essa mi era, e mi è un'accrescimento d'occupazioni. Ebbi<br />

anch'io in questi giorni bisogno <strong>di</strong> farmi cavar un poco <strong>di</strong> sangue ma con tutta la sincerità l'assicuro<br />

che sto proprio bene.<br />

La Cara Compagna è in piena convalescenza onde anche per questa parte sono quietissima.<br />

Veniamo prima <strong>di</strong> tutto alla Spasciani. Favorisca dunque <strong>di</strong>re al degnissimo Padre Salomoni<br />

presentandogli i più <strong>di</strong>stinti miei rispetti, che Teresa stà bene ed è Superiora della casa <strong>di</strong> Milano<br />

dove lavora senza misura e non si sazia mai <strong>di</strong> lavorare; è molto cara a quel Paese e si trova più che<br />

contenta.<br />

Rapporto la buona giovane <strong>di</strong> cui Ella mi parla sono persuasissima che abbia tutte le qualità<br />

ch'Ella mi descrive, e coll'andare degli anni potrebbe il Signore aprire qualche strada o nell'incontro<br />

<strong>di</strong> novelle fondazioni, o insomma in quei mo<strong>di</strong> che saprà la <strong>di</strong> Lui sapienza. L'assicuro che è una<br />

compassione il non potere, avendo in ogni Paese ove abbiamo Case, soggetti che hanno tutti i<br />

numeri e sospira per entrare, ma prive <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> e <strong>di</strong> sussistenza. Il Signore faccia Lui. Veniamo<br />

adesso al nostro affare. Le occludo finalmente la proccura come il nostro Legale me la fece con<br />

tutte quelle legalità possibili ed impossibili. Mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> unirvi anche la fede <strong>di</strong> morte parimenti<br />

legalizzata della mia Cara Beatrice onde le mando tutto questo imbroglio approfittan(do) della <strong>di</strong><br />

Lei amicizia, e carità come della bontà del degnissimo suo genero dell'impegno del quale sono più<br />

che certissima. Il mio dovere sarebbe <strong>di</strong> affrancare il plico ma non lo faccio unicamente perche<br />

l'esperienza m'insegnò che anche le lettere affrancate si ricevono tante volte dopo gran tempo.<br />

Tanti doveri al degnissimo Signor Francesco. Termino questa lettera la vigilia dei famosi<br />

gnocchi. Domani avremo circa centocinquanta convitate e sono le nostre giovani ragazze. Se il<br />

tempo me lo permette lunedì conto partire per Bergamo. Non<strong>di</strong>meno scrivendomi in<strong>di</strong>rizzi pure qui<br />

le lettere e perche sono in dubbio se realmente potrò partire, e perche dovendo dopo Bergamo<br />

pasare a Milano ed essendo incerta dell'epoca d'ogni cosa, mi manderanno le lettere ove sarò.<br />

Mi <strong>di</strong>menticava <strong>di</strong> parlarle della parte dell'ere<strong>di</strong>tà dolce. Per la chioccolata mi <strong>di</strong>spiace che<br />

non possiamo servire subito il Signor Barbieri, ma lo faremo quando potremo. Per i bussolai poi<br />

Ella mi fece da ridere, credo anch'io che i sorci e le tignole siano gratissimi ai sigilli che li <strong>di</strong>ffende,<br />

e ad ora che sieno levati avranno mangiato tutto cosi anche essi hanno la loro parte, che avrebbero<br />

mangiato volentieri le povere donne. L 'abbraccio <strong>di</strong> vero cuore la ringrazio <strong>di</strong> tutto. Mi raccomando<br />

assai alle <strong>di</strong> Lei orazioni e sono piena <strong>di</strong> amicizia, <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne, e <strong>di</strong> attaccamento.<br />

Di Lei Pregiatissima e Carissima Amica<br />

Verona li 14 febbrajo 1828<br />

___________________<br />

NB. Minuta non firmata.


[Venezia 1828]<br />

V. G. e M. Carissima figlia<br />

A UNA FIGLIA DELLA CARITÀ<br />

979(Venezia#1828.**.**)<br />

Avrete inteso mia carissima figlia nell’utima lettera che vi ho scritto che il mio viaggio fù<br />

felicissimo, e che ritrovai anche le care compagne in sufficiente stato, le quali grazie a Dio si<br />

ritrovano anche presentemente. La mia salutte è <strong>di</strong>screttamente buona, se non che un poco oppressa<br />

dalle mie solite e continue occupazioni. Vi sono a tutte obbligatissima delle orazioni che andate<br />

facendo per me, e continuate a farmene, avendo io molto bisogno della <strong>di</strong>vina assistenza onde possa<br />

supplire a tutto. Le nostre Pie Dame (come già sapete) hanno cominciato venerdì i santi Esercizj.<br />

L’introduzione poi che si degnò far loro questo degnissimo Patriarca, fu si bella e fervorosa, che<br />

rimasero tutte imbalsamate ed innamorate per gli Esercizj, per cui giovami sperare che anche il<br />

frutto sarà grande,<br />

Le monete d’oro che vi consegnò il signor Don Giuseppe Angelini intanto tenetele, e la<br />

copia della ricevuta che mi cercate se il tempo me lo permette <strong>di</strong> farvela ve la occluderò nella<br />

presente, se nò alla più lunga ve la manderò con altro or<strong>di</strong>nario.<br />

(NB. Dopo un’interruzione, un’altra segretaria, come si rileva dalla <strong>di</strong> versa calligrafia, continua senza un<br />

rapporto evidente con quanto scritto sopra).<br />

E osservai che l’ottimo signor Mezzari non so per qual motivo, io penso trattanti <strong>di</strong> lui affari, si sarà<br />

<strong>di</strong>menticato l’ultima nostra intelligenza, e nella procura ha messo che io autorizzo la mia<br />

Procuratrice ad accettare l’obbligazione dell’amministrazione <strong>di</strong> rimborsarmi delle spese del<br />

funerale <strong>di</strong>sobbligando l’amministrazione delle spese dell’ultima malattia della defonta: me<strong>di</strong>co,<br />

Me<strong>di</strong>cine, e merce<strong>di</strong> a persone <strong>di</strong> servizio incontrate dal signor Poma coi denari del legato<br />

<strong>di</strong>chiarando, che staranno a carico delle legatarie. Conviene, mia cara figlia, che l’amica Metilde<br />

faccia pregare il signor Mezzari <strong>di</strong> venire da lei e la preghi pure <strong>di</strong> seco portare la nota delle spese<br />

incontrate dal nostro Procuratore Poma. La Metilde faccia ch’egli favorisca rileggerla e se vi<br />

ritroverà che io gli <strong>di</strong>ssi come era <strong>di</strong>sposta ad abbonare al pio Luogo erede le spese <strong>di</strong> quelle noti<br />

eccettuato il funerale, ed i suffragj, non già il me<strong>di</strong>co e le me<strong>di</strong>cine che mai non furono nè<br />

sod<strong>di</strong>sfatte dal Dottor Poma nè da me contemplate, essendo che non saranno piccole essendo stata<br />

lunghissima la malattia. Vi rimando dunque invece della procura autentica, e firmata, la formula<br />

della procura che mi spe<strong>di</strong>ste. Rilevate ogni cosa dal signor Carlo pregatelo <strong>di</strong> cambiare il paragrafo<br />

ultimo, e mandatemi questo solo in una lettera avendo io già la formula totale.<br />

Io la farò nuovamente, ed intieramente copiare la firmerò alla presenza <strong>di</strong> due testimonj, e<br />

colla possibile sollecitu<strong>di</strong>ne ve la rimanderò.<br />

________________________<br />

Mia cara figlia ho scritto questo paragrafo in modo, che possiate copiarlo, e occluderlo in una lettera<br />

a Mezzari. Realmente come ha sentito anche l’amica Metilde questa fu la mia intelligenza con<br />

Mezzari. Se mai poi egli <strong>di</strong>sgraziatamente avesse fatto l’obbligazione col Luogo Pio, e non potesse<br />

più ritirarsi ci vorrà pazienza, ma sono persuasa che an<strong>di</strong>amo a perdere qualche migliaia <strong>di</strong> lire.<br />

Ripeto se non ci è rime<strong>di</strong>o procuriamo <strong>di</strong> non avvilire Mezzari. Se ti preme che torni presto cerca <strong>di</strong><br />

sollecitare, perchè tra tanti altri affari se anche questo non è finito non posso partire.


PIANI<br />

DELL’ISTITUTO<br />

PRESENTAZIONE (M. Emilia Dossi – Ep. II/2)<br />

In ultimo settore, dopo la completa panoramica sulle fondazioni della <strong>Canossa</strong>, appare necessario, come logica<br />

conseguenza, raccogliere quelli che ella stessa chiama PIANI. Noi li definiremmo IDEE o DIRETTIVE, o, meglio<br />

ancora, ORGANICI del suo Istituto.<br />

Abitualmente l'organico è uno solo, ma la <strong>Canossa</strong> si era trovata nella necessità storica <strong>di</strong> spiegare a <strong>di</strong>versi<br />

destinatari il piano organizzativo della sua opera.<br />

Anzitutto aveva dovuto chiarire ai MEMBRI dell'Istituto quali erano le responsabilità che si assumevano<br />

chiedendo <strong>di</strong> farne parte.<br />

Poi aveva dovuto rivolgersi alle AUTORITA' ECCLESIASTICHE per una duplice ragione:<br />

I) averne da esse l'autorizzazione per espletare le proprie linee vocazionali ;<br />

2) far conoscere ad esse l'opera, perché, desiderandola nella loro Diocesi, ne confermassero l'utilità.<br />

Aveva quin<strong>di</strong> dovuto produrre gli stessi organici alle AUTORITA' CIVILI, aggiungendo spesso chiarificazioni<br />

<strong>di</strong>verse, per ricevere quella approvazione che consentiva all'opera <strong>di</strong> continuare, senza intralci e senza opposizioni.<br />

Infine, e si trattava allora <strong>di</strong> « Brevi linee » o « Prospetti », aveva dovuto trasmettere sintetiche chiarificazioni<br />

a benefattori e ad ammiratori, che volevano conoscere la consistenza dell'attività caritativa, nell'orbita della quale<br />

volevano entrare per <strong>di</strong>venirne esterni sostenitori.<br />

Da queste pluralistiche esigenze nacque quella pluralità <strong>di</strong> PIANI, che si pubblicano con duplice segnatura:<br />

quella dell'e<strong>di</strong>zione critica e quella dell'Archivio Storico.<br />

A prima vista possono apparire simili, perchè contengono continue ripetizioni <strong>di</strong> concetti, ma, meglio<br />

approfon<strong>di</strong>ti, vi si scorge una sorprendente complessità, che va stu<strong>di</strong>ata.<br />

Ne scaturiranno allora varie convinzioni: Lo SPIRITO ispiratore e informatore è unico, come unica la sua<br />

consistenza <strong>di</strong>vina.<br />

La COSTANTE dell'opera è duplice: l'amore <strong>di</strong> Dio e, per Lui, l'amore del prossimo.<br />

Complessa però, variante e variabile, attraverso i tempi, i luoghi, le persone, l'attuazione <strong>di</strong> quelle COSTANTI.<br />

I Piani entrano così <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto nell'EPISTOLARIO perché, in ultima analisi, essi pure sono lettere. L 'insieme <strong>di</strong><br />

essi fu ricercato, e in parte approfon<strong>di</strong>to da un'altra Canossiana, CAROLI N A PESCHERA. Si segue però, anche per<br />

essi, il metodo critico <strong>di</strong> tutta l'opera.<br />

Da NOTARE: Non vengono pubblicati i seguenti PIANI, che fanno pure parte dell'A.C.R.:<br />

B.9, copia esatta del Piano B. 8.<br />

B. 11a, che spe<strong>di</strong>to alla Durini come Prefazione alle Regole, era stato da lei inoltrato a Roma e che è<br />

quin<strong>di</strong> già pubblicato nel 1° vol., pag. 549.<br />

La seconda parte <strong>di</strong> esso, che porta il titolo OGGETT I in cui si esercitano le Figlie della<br />

Carità è stato invece pubblicato nel 2° vol. (Cf. All.lett. 466) dove era richiesto.<br />

B.12, copia esatta del B.10 già pubblicato nel vol. 2°, lett. pag. 124.<br />

B.13, idem.<br />

B.14, copia esatta del B.12a.<br />

B.16, 11 e 18 perché, essendo relazioni o Memoriali <strong>di</strong>retti all'Imperatore, sono stati inseriti nel corpo<br />

dell'Epistolario.


[Non datato]<br />

VIRTU' DELL 'ISTITUTO<br />

B.1 -1(Verona#**.**.**)<br />

Semplici appunti scritti su frammenti <strong>di</strong> minute e che appaiono come primo tentativo <strong>di</strong> dare un regolamento<br />

pratico alle opere che, dal 1808, già fervevano nella nuova <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> S. Giuseppe. Gli stessi argomenti<br />

ritornano in quei Piani, in cui la <strong>Canossa</strong> dà particolare rilievo alle virtù da osservarsi nell' Istituto.<br />

VIRTU' DELL 'ISTITUTO<br />

Quantunque le Regole delle Figlie della Carità stabilite e basate siano tutte sopra alcune<br />

principali virtù delle quali in modo singolare degnòsi il Divino nostro Esemplare Gesù Crocifisso<br />

darci sulla Croce l'esempio non<strong>di</strong>meno a maggior profitto loro si parla qui <strong>di</strong> alcune l'esercizio delle<br />

quali in modo particolare si raccomanda alle Figlie della Carità. Non s'intende però <strong>di</strong> fare trattato<br />

<strong>di</strong> virtù alcuna non essendone capace chi scrive ma non mancandone <strong>di</strong> p<strong>ii</strong> e dotti autori che <strong>di</strong> tutte<br />

le virtù trattano a meraviglia. Il fine <strong>di</strong> chi scrive si è solo <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> alcune virtù relativamente al<br />

modo particolare e alle proprie singolari circostanze per cui ne <strong>di</strong>viene più necessario l'esercizio<br />

dalle Figlie della Carità e del modo che secondo lo spirito delle proprie loro regole devono<br />

esercitarle. Le singolari virtù <strong>di</strong> cui qui parleremo le riduremo a sette.<br />

La virtù dell'Ubbi<strong>di</strong>enza, quella della Povertà, l'Umiltà, la Mortificazione, la Carità Fraterna,<br />

il Silenzio coll'esterna compostezza. Finalmente la <strong>di</strong>ligenza.<br />

Ad imitazione <strong>di</strong> quello dunque che si fece ubbi<strong>di</strong>ente fino alla morte, ed alla morte della<br />

Croce dalla virtù dell'ubbi<strong>di</strong>enza daremo principio.<br />

___________________<br />

La <strong>di</strong>ligenza comprende tre parti. La custo<strong>di</strong>a del tempo, e l'adempire le opere eseguendo<br />

<strong>di</strong>ligentemente e approfittando dei mezzi e mo<strong>di</strong> dalle Regole presentati e prescritti.<br />

Diligenza nell'adempire quanto viene prescritto non trascurandolo perché per sé non obbliga<br />

a peccato.<br />

I bisogni che singolarmente furono contemplati sono i seguenti :<br />

Primo l'educazione, l'istruzione e custo<strong>di</strong>a della gioventù povera della città non solo ma<br />

anche della campagna.<br />

L'Istruzione delle adulte povere per conservarle nella Dottrina della Chiesa.<br />

L' Assistenza alle povere negli ospitali perché si <strong>di</strong>spongano a ben ricevere i santi<br />

Sacramenti e facciano una santa morte se Dio a se le chiama, o veramente si stabiliscano sempre più<br />

nella vita cristiana risanandosi a vantaggio delle anime loro e delle loro famiglie.<br />

Finalmente ebbesi mira ad eccitare nella classe signorile lo spirito <strong>di</strong> fervore per animarle<br />

non solo alla buona educazione dei figli e dovuta vigillanza della servitù, ma ben anche<br />

all'assistenza delle cristiane parrocchiali dottrine alla visita degli ospitali ed a sostenere nelle<br />

campagne il bene che sotto i loro Parrochi farebbero le conta<strong>di</strong>nelle educate nell'Istituto.<br />

___________________<br />

<strong>di</strong> questi bisogni qui adesso parleremo in<strong>di</strong>viduando come colle Regole sia stato cercato <strong>di</strong><br />

provvedere, e questo servirà a darvi una sempre più chiara idea dell'Istituto nell'atto che conoscerete<br />

con quali mezzi adempiendo le regole vostre potrete provvedervi.<br />

__________________


quelli che si potevano riguardare come i maggiori nelle circostanze del suo nascimento.<br />

In<strong>di</strong>vidueremo qui sotto adesso a darvi una sempre più chiara idea dell'Istituto, a quali bisogni<br />

intenda questo cercar <strong>di</strong> provvedere, e come colle Regole si proponga <strong>di</strong> fare.<br />

I bisogni a cui brama provveder l'Istituto, mezzi che le Regole per ciò pongono.


[Tra il 1816 e il 1818]<br />

PREFAZIONE<br />

B.2 - 2(Verona#1817.**.**)<br />

Per molti anni la <strong>Canossa</strong> aveva ritenuto <strong>di</strong> dover mantenere privata la sua opera, chiedendone soltanto<br />

l'autorizzazione all'Autorità ecclesiastica. Ma quando il Governo si opporrà alla concessione sovrana dei<br />

due locali <strong>di</strong> Verona e <strong>di</strong> Venezia, dovrà necessariamente chiedere anche quella civile. Nell'attesa - ed è per<br />

questo che si possono stabilire dei termini cronologici - che esso sia ufficialmente riconosciuto, è stata<br />

invitata dai Superiori a stendere un EPILOGO o COMPENDIO delle Regole, che serva a dare stabilità<br />

all'organizzazione interna. Si rivolge alle Figlie della Carità, che chiama anche « Serve dei poveri » e<br />

delinea, in sintesi piuttosto serrata, le ragioni della scelta dei poveri, gli altri destinatari dell‟opera e i mezzi<br />

per attuarla.<br />

PREFAZIONE ALLE FIGLIE DELLA CARITA'<br />

SERVE DEI POVERI<br />

Sono già vari anni carissime Sorelle, che piacque alla Divina bontà in riguardo della Madre<br />

delle Misericor<strong>di</strong>e, Maria santissima <strong>di</strong> dare principio, e stabilimento al minimo nostro Istituto.<br />

Dilatandosi questo a poco, a poco, bensì ma perennemente, e <strong>di</strong>venendo quin<strong>di</strong> sempre più<br />

necessario che si stabilisca questo ovunque piacerà al Signore <strong>di</strong> metterlo nella esatta osservanza<br />

delle proprie sue regole, vengo da miei Superiori eccittata a formarne un'epilogo o compen<strong>di</strong>o per<br />

renderle più atte ad essere in un sol colpo d'occhio conosciute e per rendervene più facile<br />

l'osservanza col facilitarvene così la frequente considerazione e lettura.<br />

Per maggior vostra intelligenza però parleremo prima brevemente dello scopo dell'Istituto<br />

per conseguire il quale si rendono necessarie le stabilite regole come voi stesse se vorrete <strong>di</strong>nanzi a<br />

Dio sinceramente rifletter potrete vedere.<br />

SCOPO OSSIA OGGETTO DELL 'ISTITUTO<br />

Anche questo Istituto per quanto minimo Egli sia altro primario scopo ed oggetto non può<br />

avere se non quello che hanno gli altri santissimi Istituti, che sin qui realmente servirono ed<br />

illustrarono la Santa Chiesa, come desidera col <strong>di</strong>vino aiuto fare questo pure, suscitato dal Signore<br />

però in questi ultimi tempi, ed essendo Istituto <strong>di</strong> Carità nel atto ch'è <strong>di</strong>retto a giungere al suo scopo<br />

primo, gran parte de mezzi per farlo sono <strong>di</strong>retti a provvedere a' bisogni spirituali de poveri fratelli,<br />

e singolarmente a quelli, che si potevano giu<strong>di</strong>care maggiori nelle circostanze del suo nascimento.<br />

Egli è perciò dunque che questo Istituto prendendo per mira d'adempire i due precetti della<br />

Carità si è <strong>di</strong> più proposto una singolare imitazione <strong>di</strong> Gesù Crocefisso onde ricopiarne le virtù e<br />

singolarmente alcune <strong>di</strong> cui volle darci sulla Croce quasi <strong>di</strong>rebbesi un più luminoso esempio, e<br />

praticando queste prestargli con le opere <strong>di</strong> Carità dall'Istituto abbracciate a procurare, che i<br />

prossimi e singolarmente la classe povera, abbiano dai nuovi mezzi, per quanto però al debole<br />

nostro sesso è concesso, onde vivere cristianamente e poter poi conseguire il frutto della<br />

Redenzione.<br />

Ciò posto eccovi adesso una chiara idea d 'una Casa <strong>di</strong> Figlie della Carità desiderose sotto il<br />

potentissimo Patrocinio <strong>di</strong> Maria santissima Addolorata a cui sono de<strong>di</strong>cate, <strong>di</strong> santificare se stesse,<br />

e tutte sacrificarsi per la salute dei lor fratelli. Dopo l'Idea sostanziale d'una <strong>di</strong> tali Case del suo<br />

modo anche <strong>di</strong> esistere e dell'interno suo governo, si <strong>di</strong>scenderà alle Regole corrispondenti alle virtù<br />

<strong>di</strong> sopra accennate che umilmente supplica, chi scrive, la Divina Misericor<strong>di</strong>a voglia formar <strong>di</strong><br />

questa il carattere d'ogni Figlia della Carità.<br />

E per riuscire in ciò con maggior facilità fu l'Istituto de<strong>di</strong>cato e posto sotto la protezione <strong>di</strong> Maria<br />

SS.ma.


MEZZI PER OTTENERE QUESTO SCOPO<br />

I mezzi onde giungere ad ottenere l'oggetto primo della propria santificazione lo troverete<br />

nelle Regole o meto<strong>di</strong> interni tutti <strong>di</strong>retti e piantati sulla base fondamentale ch'è l'imitazione del<br />

Crocefisso e per rendere la cosa più facile a comprendersi troverete le regole basate, e <strong>di</strong>vise sopra<br />

alcune delle principali virtù <strong>di</strong> cui Egli ci <strong>di</strong>ede sulla Croce in particolare esempio.<br />

Riguardo poi alla parte che riguarda lo spirituale vantaggio dei Prossimi onde agevolar loro<br />

per quanto è da noi miserabili l'eterna salute secondo i calamitosissimi tempi in cui il Signore<br />

degnossi suscitar l'Istituto si trovano in esso i seguenti mezzi <strong>di</strong> assistenza:<br />

L'educazione custo<strong>di</strong>a, ed istruzione per la povera gioventù nella Casa; la continuazione<br />

della medesima istruzione nella Chiesa e nello stesso tempo i mezzi onde procurarsi il<br />

sostentamento e un cristiano collocamento nell'insegnar loro i lavori adattati e sempre secondo la<br />

Divina Legge ad oggetto si stabiliscano poi mano a mano cristiane famiglie. Per le adulte poi ove<br />

convien attenersi spesso ai soli rime<strong>di</strong> si cerca togliere l'ignoranza coll'istruzione anche <strong>di</strong> queste<br />

nelle case e nelle Dottrine, si cerca d'assisterle negli ospitali procurando che si <strong>di</strong>spongano ad una<br />

buona morte se il Signore così <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> esse, e anche il loro spirituale vantaggio cercando che<br />

cristianamente conduchino poi il resto della vita se si ricuperano. Per rendere più esteso e pro-<br />

pagare questo bene ne' prossimi si occupa l'Istituto nell'educazione delle Maestre <strong>di</strong> Campagna che<br />

cercansi formate abili bensì ma nello spirito <strong>di</strong> Carità a beneficio dei Paesi loro, per aver mezzo poi<br />

che si tenga il sistema dei santi Vescovi, premurosi della Dottrina Cristiana in queste nostre<br />

Diocesi, introdotto per l'assistenza negli spedali, e per sostenere le figliole educate per Maestre nelle<br />

campagne si accolgano le Signore a fare nelle Case nostre gli Spirituali Esercizi onde provvedere ai<br />

bisogni loro spirituali, e per vantaggio delle loro famiglie ma anche perchè sostengano colla loro<br />

opera i Rami sopradetti.<br />

________________________<br />

NB. Minuta con correzioni autografe della <strong>Canossa</strong>.


[tra il 1816 e il 18181<br />

EPILOGO DELLA REGOLA<br />

B.3 - 3(Verona#1816.**.**)<br />

Seguendo la registrazione d‟ archivio usata dal Piccari ( « Sola con Dio solo » Ancora, Milano 1966, pag.<br />

873), si dovrebbe ritenere questo Epilogo posteriore alla Prefazione (B.2). Sorgono però molti dubbi perché,<br />

se anche molti degli argomenti sono trattati in entrambi, quasi con le stesse parole, in questo c'è un<br />

particolare orientamento per attuare la « Carità verso Dio », e nel B.2 c'è la chiara menzione dell‟opera a<br />

favore delle « Maestre <strong>di</strong> campagna », che è frutto <strong>di</strong> una elaborazione più matura.<br />

EPILOGO DELLA REGOLA<br />

DELLE FIGLIE DELLA CARITA' SERVE DEI POVERI<br />

ISTITUITO SOTTO LA PROTEZIONE<br />

DI MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA<br />

SCOPO O SIA OGGETTO DELL 'ISTITUTO<br />

Anche questo Istituto per quanto minimo Egli sia non può avere altro scopo, se non quello<br />

ch'hanno gli altri santissimi Istituti che sin qui realmente servirono e « illustrarono » <strong>di</strong> più la S.<br />

Chiesa, come desidera col Divino aiuto fare questo pure; cioè d'operare la propria santificazione con<br />

mezzi all'Istituto proporzionati. Suscitato quin<strong>di</strong> dal Signore in questi ultimi tempi ed essendo<br />

Istituto <strong>di</strong> Carità nell'atto che è <strong>di</strong>retto a conseguire lo scopo suo primiero nella singola<br />

santificazione dei membri, e <strong>di</strong>retto altresì a provvedere anche ai bisogni spirituali dei poveri nostri<br />

fratelli e singolarmente a quelli che si potevano riguardare come i maggiori nelle circostanze del<br />

suo nascimento, a darvene però una più chiara idea accennato qui l'oggetto e scopo dell'Istituto<br />

<strong>di</strong>chiareremo adesso quali furono i bisogni de prossimi che furono presi singolarmente <strong>di</strong> mira e<br />

quali mezzi presentino le Regole onde provvedervi .<br />

BISOGNI A CUI SI CERCA PROVVEDERE,<br />

MEZZI CHE LE REGOLE PER CIO' PORGONO<br />

Facilmente comprenderete, o Sorelle, il bisogno che tutti abbiamo d'operare la santificazione<br />

nostra, e la nostra salute. In conseguenza prima <strong>di</strong> tutto provvede a tale principal bisogno l’Istituto<br />

presentando ai suoi membri nell'interne proprie Regole i mezzi onde imitare Gesù Crocefisso in cui<br />

sta la salute, e santificazione nostra.<br />

Per maggior chiarezza sono le interne Regole adattate ad alcune delle Virtù <strong>di</strong> cui volle Egli<br />

darci un più luminoso esempio, sulla Croce come a suo luogo troverete.<br />

Relativamente ai prossimi poi avvertite essere singolarmente l'Istituto <strong>di</strong>retto a giovare alla<br />

classe più miserabile e più povera quantunque un ramo in esso si trovi che riguarda la classe<br />

signorile, ma questo pure colima a formare una cosa sola o <strong>di</strong>rebbesi a perfezionare quanto si fa per<br />

i poveri,<br />

I bisogni a cui si cerca provvedere sono i seguenti: all'educazione istruzione, e custo<strong>di</strong>a della<br />

gioventù povera proccurando che le ragazze si formino in modo da riuscire figliuole veramente<br />

cristiane ben fondamentate nella Dottrina <strong>di</strong> Cristo e della Chiesa abili insieme e capaci <strong>di</strong><br />

guadagnarsi il vitto, ed a <strong>di</strong>venire a suo tempo madri <strong>di</strong> famiglia buone, e timorate <strong>di</strong> Dio. Non solo<br />

si cerca provvedere a questi bisogni per la gioventù della città ma per quelle altresì delle campagne.<br />

Oltre quanto sin qui abbiamo detto intorno ai bisogni della gioventù si cerca <strong>di</strong> giovare<br />

altresì alle adulte povere coll'istruzione l'assistenza spirituale e il conforto negli ospitali per giovar<br />

loro o volendole chiamare il Signore a se con la morte, o perché retifichino e sempre più migliorino<br />

il loro vivere se si rimettono.


CARITA' VERSO DIO<br />

I - La mattina in comune prima dell'orazione mentale reciteranno l'offerta <strong>di</strong> tutte le azioni del<br />

giorno composta dal Beato Leonardo da Porto Maurizio.<br />

II - Faranno ogni giorno due ore d'orazione mentale.<br />

III - Ogni giorno in sette varj tempi reciteranno consecutivamente una delle commemorazioni dei<br />

sette dolori <strong>di</strong> Maria santissima.<br />

IV - Dal mezzogiorno del Sabbato santo sino a tutta la Domenica in Albis, <strong>di</strong>rranno invece in egual<br />

modo le sette Allegrezze <strong>di</strong> Maria santissima aggiungendo ogni volta alle sette Ave Maria<br />

Oremus qui per Resurezionem. Similmente farranno l'ottava dell'Assunzione, e terminando<br />

coll'Oremus Famulorum.<br />

V - Assisteranno ogni giorno al Santo Sacrificio della Messa.<br />

VI - Faranno ogni giorno due esami <strong>di</strong> coscienza il particolare nella mattina e il generale la sera.<br />

VII - Farranno ogni giorno mezz’ora al leziom spirituale. I libri verrano loro assegnati dalla<br />

Superiora.<br />

VIII - Ogni otto giorni si accosteranno alla Santa Confessione e frequenteranno la Santa Cumunione<br />

a giu<strong>di</strong>zio del confessore.<br />

IX - Faranno ogni mese un giorno <strong>di</strong> ritiro per prepararsi alla morte.<br />

X - Si faranno dalla Comunità i santi Esercizi una volta all'anno in due mute però per non<br />

interrompere le opere <strong>di</strong> Carità dall'Istituto abbracciate!


[Anteriore al 1816]<br />

PREFAZIONE ALLE FIGLIE DELLA CARITA'<br />

B.4 - 4(Verona#1815.**.**)<br />

Anche per questo, nuovi dubbi <strong>di</strong> impostazione cronologica. Ripete, nella struttura esterna e nei sottotitoli, il<br />

B.2, con una incertezza a volte <strong>di</strong> definizioni, che non soltanto lo colloca tra il 1816 e il 1818 come i<br />

precedenti, ma darebbe l‟impressione <strong>di</strong> essere anteriore ad essi perché, tra l'altro, non nomina le Maestre<br />

<strong>di</strong> campagna, ma le chiama conta<strong>di</strong>nelle con un termine ancora non ben definito. Lo si <strong>di</strong>rebbe un primo<br />

abbozzo <strong>di</strong> PREFAZIONE.<br />

PREFAZIONE ALLE FIGLIE DELLA CARITA'<br />

Sono vari anni carissime Sorelle che piacque alla <strong>di</strong>vina bontà in riguardo della Madre delle<br />

Misericor<strong>di</strong>e Maria santissima <strong>di</strong> dare principio, e stabilimento al minimo nostro Istituto.<br />

Dilatandosi questo a poco a poco bensì ma perenemente <strong>di</strong>viene sempre più necesario che si<br />

stabilisca ovunque piacerà al Signore <strong>di</strong> metterlo nell'esatta osservanza delle proprie sue regole.<br />

Eccovele però epilogate e compen<strong>di</strong>ate, e rese atte ad essere da voi in un sol colpo d'occhio<br />

conosciute onde rendervene più facile l'osservanza col facilitarvene la frequente considerazione e<br />

lettura.<br />

Per maggior vostra inteligenza parleremo però prima brevemente dello scopo dell'Istituto<br />

per conseguire il quale si rendono necessarie le stabilite Regole come voi stesse se vorete <strong>di</strong>nnanzi a<br />

Dio sinceramente riflettere potrete vedere.<br />

SCOPO OSSIA OGGETTO DELL 'ISTITUTO<br />

Anche quest'Istituto per quanto minimo egli sia non può avere altro scopo se non quello che<br />

hanno gli altri santissimi Istituti i quali adornano e realmente servono Chiesa santa, come col<br />

Divino aiuto brama servirla questo pure cioè d'operare la propria santificazione co' mezzi a quel<br />

rispettivo Istituto addattati. Essendo dunque questo Istituto <strong>di</strong> Carità nell'atto ch'è <strong>di</strong>retto a<br />

conseguire lo scopo suo primiero nella singola santificazione de membri, a pieno esercizio <strong>di</strong> carità,<br />

è <strong>di</strong>retto altresì, a provvedere ai bisogni spirituali dei poveri nostri fratelli. Suscitato dal Signore in<br />

questi ultimi tempi prese quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> mira quelli che si potevano riguardare i maggiori nelle<br />

circostanze del suo nascimento.<br />

In<strong>di</strong>vidueremo qui adesso questi bisogni, facendovi conoscere come nella pratica delle<br />

Regole vostre stabilite, potrete trovare i mezzi onde provvedervi.<br />

BISOGNI A CUI SI CERCA PROVVEDERE<br />

MEZZI CHE LE REGOLE PER CIO' PORGONO<br />

Facilmente comprenderete Sorelle il bisogno che tutti abbiamo d'operare la santificazione<br />

nostra e la nostra salute. In conseguenza prima <strong>di</strong> tutto a tale principal bisogno provvede l’Isituto<br />

presentando ai suoi membri nelle interne sue Regole mezzi onde imitare Gesù Crocefisso in cui sta<br />

la salute, e santificazione nostra; per maggior chiarezza sono le interne regole addattate ad alcune<br />

virtù <strong>di</strong> cui volle Egli darci un più luminoso esempio sulla Croce come a suo luogo troverete.<br />

Relativamente ai prossimi poi avvertite essere singolarmente l’Istituto <strong>di</strong>retto a giovare alla<br />

classe più miserabile e più povera quantunque un Ramo in esso si trovi che riguarda la classe<br />

signorile ma questo pure colima a formare una cosa sola o <strong>di</strong>rebbesi a perfezionare quanto si fa per i<br />

poveri.<br />

I bisogni che singolarmente furono contemplati sono i seguenti:<br />

Primo – L’Educazione custo<strong>di</strong>a ed istruzione della gioventù povera della città non solo, ma


anche delle campagne. L 'istruzione delle adulte povere per tener loro a memoria la Dottrina della<br />

Chiesa. L'assistenza delle povere negli ospitali, cercando che si <strong>di</strong>spongano a ricevere bene i santi<br />

Sacramenti e facciano una santa morte se Dio a sè le chiama, o veramente si stabiliscano sempre più<br />

nella vita cristiana risanandosi a vantaggio delle anime loro e delle loro famiglie.<br />

Finalmente ebbesi mira <strong>di</strong> eccitare nella classe signorile lo spirito <strong>di</strong> fervore per animarle<br />

non solo alla buona educazione de Figli e dovuta vigilanza della servitù ma ben anche all'assi-<br />

stenza delle Cristiane Parrocchiali Dottrine alla visita negli ospitali ed a sostenere nelle campagne il<br />

bene che sotto la <strong>di</strong>rezione de loro Parrochi farebbero le conta<strong>di</strong>nelle educate nell’Istituto delle<br />

quali qui sotto parlerassi.<br />

I mezzi che per provvedere ai bisogni suddetti le regole nostre porgono sono i seguenti:<br />

Si cerca provvedere all’educazione, custo<strong>di</strong>a, ed istruzione della gioventù povera della città<br />

col tenere le scuole gratuite in cui vengano le figliuole custo<strong>di</strong>te educate ed ammaestrate non solo<br />

nel vivere cristiano ma anche in ogni sorte <strong>di</strong> lavori adattati allo stato ed al Paese custodendole <strong>di</strong><br />

più i giorni <strong>di</strong> festa per tenerle occupate nella santificazione <strong>di</strong> questa e lontane da ogni pericolo<br />

spirituale. Per <strong>di</strong>ffondere l'istruzione poi a quelle ragazze che per gli impegni delle loro famiglie<br />

non possono frequentare le scuole si tiene ogni giorno aperta nelle nostre Case un’ora del giorno<br />

una scuola d'istruzione <strong>di</strong> leggere, e <strong>di</strong> Dottrina cristiana. Similmente in ora <strong>di</strong>fferente dalle ragazze<br />

s'insegnano alcuni giorni tra settimana stabiliti ed anche ogni giorno occorrendo, la Dottrina<br />

Cristiana alle adulte che da sè o mandate dai loro Confessori vengono per essere nella... 1 .<br />

1 Il testo è interrotto. L'enumerazione or<strong>di</strong>nale si limita al « Primo ».


[Non oltre il 1818]<br />

PREFAZIONE ALLE FIGLIE DELLA CARITA'<br />

B.5 - 5(Verona#1818.**.**)<br />

Anche questo testo è senza data, ripete in molti punti le medesime parole delle altre prefazioni, ma lo si<br />

potrebbe definire il ripensamento più maturo <strong>di</strong> una programmazione interna, che presenta ancora molte<br />

incertezze, ma denota già un orizzonte caritativo molto più vasto.<br />

La collocazione cronologica non si dovrebbe spingere oltre il 1818, perché ancora parla <strong>di</strong> sollecitazioni da<br />

parte <strong>di</strong> Superiori a stendere l' epilogo. I « tempi calamitosissimi », che avevano dato la prima ragione <strong>di</strong><br />

vita all‟opera, la quale però permane « in fieri », sono ormai lontani, tuttavia non si può ancora pensare<br />

alla necessità della <strong>Canossa</strong> <strong>di</strong> una programmazione a largo respiro da sottoporre al vaglio, oltre che delle<br />

Autorità religiose, <strong>di</strong> quelle civili, dopo il Decreto <strong>di</strong> Spalatro (17 maggio 1818).<br />

I destinatari dell‟opera sono i medesimi delle PREFAZIONI precedenti, ma i « poveri », non più i miserabili<br />

e, con una sottolineatura nuova e tanto più allargata, « la GIOVENTU' che forma la speranza del tempo<br />

avvenire » a cui « si cerca provvedere coll‟educarla ed istruirla nelle scuole ». E' la risposta ad una<br />

domanda che, un secolo e mezzo dopo, in mezzo al brancolare <strong>di</strong> incertezze e dubbi, l'Istituto delle<br />

Canossiane si porrà.<br />

PREFAZIONE ALLE FIGLIE DELLA CARITA'<br />

Sono vari anni carissime sorelle che piacque alla Divina bontà in riguardo alla Madre delle<br />

Misericor<strong>di</strong>e Maria santissima <strong>di</strong> dare principio e stabilimento al minimo nostro Istituto.<br />

Dilatandosi questo a poco, a poco, bensì, ma perennemente <strong>di</strong>viene sempre più necessario che si<br />

stabilisca ovunque piacerà al Signore <strong>di</strong> metterlo, nell'esatta osservanza delle proprie sue Regole.<br />

Vengo perciò da' miei Superiori eccitata a formarne un epilogo, o compen<strong>di</strong>o per renderle più atte<br />

ad essere in un sol colpo d'occhio conosciute, e per rendervene più facile l'osservanza col facilitar-<br />

vene così la frequente considerazione, e lettura.<br />

Per maggior vostra intelligenza però parleremo prima brevemente dello scopo dell'Istituto<br />

per conseguire il quale si rendono necessarie le stabilite regole, come voi stesse se vorete <strong>di</strong>nanzi a<br />

Dio sinceramente riflettere potrete vedere.<br />

SCOPO OSSIA OGGETTO DELL 'ISTITUTO<br />

Anche questo Istituto per quanto minimo egli sia non può avere altro scopo se non quello<br />

ch'hanno gli altri santissimi Istituti che sin qui realmente servirono, ed illustrarono la Santa Chiesa,<br />

come desidera col Divino aiuto fare questo pure cioè d'operare la propria santificazìone cori mezzi<br />

all'Istituto proporzionati addattati.<br />

Suscitato quin<strong>di</strong> dal Signore in questi ultimi calamitosissimi tempi, e come essendo Istituto<br />

<strong>di</strong> Carità e nell'atto ch'è <strong>di</strong>retto a conseguire lo scopo suo primiero nella singola santificazione dei<br />

membri, gran parte dei mezzi per farlo sono <strong>di</strong>retti a provvedere anche ai bisogni spirituali dei<br />

poveri nostri fratelli, e singolarmente a quelli che si potevano giu<strong>di</strong>care maggiori nelle circostanze<br />

del suo nascimento. Egli è perciò dunque che quest'Istituto prendendo <strong>di</strong> mira d'adempire i due<br />

precetti della Carità si è <strong>di</strong> più proposto <strong>di</strong> eseguirli avendo una singolare mira all’imitazione <strong>di</strong><br />

Gesù Crocefisso onde ricopiarne le virtù, e singolarmente alcune in cui volle darci sulla Croce quasi<br />

<strong>di</strong>rebbesi un più luminoso esempio. E praticando poi queste, prestargli colle opere <strong>di</strong> Carità<br />

dall'Istituto abbracciate a procurare che i prossimi, e singolarmente la classe povera abbiano de<br />

nuovi mezzi per quanto però al debole nostro sesso è concesso, onde vivere cristianamente, e poter<br />

poi conseguire il frutto della Redenzione. Ciò postovi eccovi una chiara idea dalla quale<br />

agevolmente formar vi potrete <strong>di</strong> una Casa <strong>di</strong> Figlie della Carità desiderose sotto il potentissimo<br />

patrocinio <strong>di</strong> Maria Santissima Addolorata a cui sono de<strong>di</strong>cate <strong>di</strong> sacrificare se stesse e tutte<br />

sacrificarsi per la salute dei lor fratelli.


Dopo un'idea sostanziale d'una <strong>di</strong> tali Case dell'interno suo governo, e modo anche <strong>di</strong><br />

esistere si <strong>di</strong>scenderà alle Regole corrispondenti ed alle virtù <strong>di</strong> sopra accennate che umilmente<br />

supplica chi scrive la Divina Misericor<strong>di</strong>a voglia <strong>di</strong> queste formarne il carattere d'ogni Figlia della<br />

Carità. E per riuscirne con maggior facilità fu l'Istituto de<strong>di</strong>cato e posto sotto la protezione <strong>di</strong> Maria<br />

santissima.<br />

MEZZI PER OTTENER QUESTO SCOPO<br />

I mezzi onde giungere ed ottenere l' oggetto primo della propria santificazione lo troverete<br />

nelle regole e meto<strong>di</strong> interni tutti <strong>di</strong>retti e piantati sulla base fondamentale ch'è l'imitazione del<br />

Crocefisso e per rendervi la cosa più facile a comprendersi troverete le regole <strong>di</strong>vise e dedotte da<br />

alcune delle principali virtù <strong>di</strong> cui il Salvatore ci <strong>di</strong>ede sulla Croce un particolare esempio.<br />

Riguardo poi alla parte che riguarda lo spirituale vantaggio de' prossimi essendo stato dal<br />

Signore suscitato questo minimo Istituto negli scorsi calamitosissimi tempi vedrete che viene preso<br />

<strong>di</strong> mira e provveduto a quei bisogni che apparvero i maggiori.<br />

Perciò per la Gioventù che forma la speranza del tempo avvenire troverete che si cerca<br />

provvedere coll'educarle, ed istruirle nelle scuole averne cura perché si accostino colla frequenza<br />

opportuna e nei debiti mo<strong>di</strong> ai Santi Sacramenti, col continuar loro l’istruzione alla parrocchiale<br />

Dottrina, colla custo<strong>di</strong>a anche nei giorni <strong>di</strong> festa nelle ore pure ch'andrebbero per le strade a<br />

sollevarsi, e col metter loro in mano i mezzi da procacciarsi il sostentamento ed anche poi un<br />

cristiano collocamento addestrandole nei lavori qualunque adattati al loro stato sempre che questi<br />

siano conformi alla Divina legge.<br />

Per le adulte poi ove spesso conviene attenersi ai soli rime<strong>di</strong> troverete come si vuol<br />

procurare <strong>di</strong> toglier loro l'ignoranza coll’istruzione dalla nostra gioventù separata ma nelle nostre<br />

Case come poi anche nelle parrocchiali Dottrine si cerca <strong>di</strong> assisterci negli ospitali procurando che<br />

si <strong>di</strong>spongano, si formino in modo da <strong>di</strong>venire figliuole veramente cristiane oltre l'attendervi alla<br />

gioventù che forma la speranza del miglioramento de costumi in progresso si cerca d'assistere. .. 1 .<br />

1 Il testo originale è così interrotto.


[1799]<br />

PIANO<br />

B.6 - 6(Verona#1799.**.**)<br />

La collocazione archivistica B.6 dovrebbe in<strong>di</strong>care un « dopo », quin<strong>di</strong> il documento, così contrassegnato,<br />

dovrebbe essere posteriore ai vari tentativi <strong>di</strong> PREFAZIONE e all'EPILOGO DELLE REGOLE, che si<br />

daterebbero nell'arco <strong>di</strong> tempo dal 1816 al 1818. La lettura approfon<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> esso, però, già fatta in parte<br />

dalla Peschera, che lo farebbe risalire all'Ottocento, dà l‟impressione che debba essere per la <strong>Canossa</strong>, il<br />

primo tentativo <strong>di</strong> abbozzo <strong>di</strong> un sogno, già da lungo tempo accarezzato e che sarebbe derivato<br />

dall'elaborazione del « Piano della Fratellanza », per stendere il quale ella aveva dato la sua collaborazione<br />

a Don Pietro Leonar<strong>di</strong>. La Marchesina veronese non dovrebbe avere avuto ancora il perentorio invito del<br />

Vescovo Avogadro <strong>di</strong> abbandonare l‟idea dell‟ospedale per accentrare interesse e forze nel campo educativo<br />

della gioventù. E‟ vero che ella ritiene che le necessità del prossimo si riconducano a « Necessità<br />

d'educazione, necessità d'istruzione », ma aggiunge con incidenza alla pari, « e <strong>di</strong> sovvenimento nelle<br />

malattie e nella morte », per la quale opera si <strong>di</strong>lunga abbastanza per <strong>di</strong>mostrare come dovrebbe essere<br />

attuata. Il documento, che è <strong>di</strong> un‟importanza assai notevole e che la Peschera chiama « l'atto <strong>di</strong> nascita dei<br />

Figli della Carità » gli attuali Canossiani, potrebbe risalire al 1799, se il Piano, <strong>di</strong> cui parla il Libera nella<br />

lettera del 5 luglio 1799, è questo stesso. Certo era già steso ne11805, quando la <strong>Canossa</strong> aveva già<br />

raccolto le prime tre bambine e stava convincendo se stessa del come si sarebbe dovuta espletare la sua<br />

vocazione caritativa. Lei stessa, nella lettera al Rosmini (Cf. pag. 756) <strong>di</strong>chiara che la sua ideazione del<br />

ramo maschile è pressapoco del primo Ottocento. In questo documento si affiancano due costruzioni<br />

architettoniche, entrambe ideali: una, il piano <strong>di</strong> attività dei Figli della Carità in « nuce », a cui corrisponde<br />

quello delle donne per la parallela opera caritativa a favore dei molti destinatari; la seconda, quella<br />

prospettica degli e<strong>di</strong>fici da costruirsi, perchè ragazzi e ragazze « da educarsi e da istruirsi » abbiano<br />

accanto, in posizione opposta, le due se<strong>di</strong> dei loro educatori che, a loro volta confluiscono nella sede<br />

centrale dell'ospedale, dove si possa svolgere l‟importantissima attività infermieristica.<br />

PIANO 1<br />

Alcune persone desiderose d'impiegarsi alla Gloria, ed al servizio d'Id<strong>di</strong>o, riflettendo alle attuali<br />

circostanze in cui lo sdegno del Signore sembra chiaramente domandare una riforma <strong>di</strong> costumi,<br />

penserebbero d'istituire una Congregazione, o Unione pia; l'oggetto della quale sia l'adempimento<br />

dei due gran Precetti della Carità, Amare Id<strong>di</strong>o e amare il Prossimo; e conseguentemente col mezzo<br />

<strong>di</strong> questa, santificando se stesse, sovvenire anche alle necessità che scorgono nel loro Paese. Tutte le<br />

regole dunque tutte le <strong>di</strong>sposizioni, tutti i meto<strong>di</strong>, tutte le pratiche oltre le interne anche le esterne,<br />

nel tempo che portano a tutto cercare in vantaggio del prossimo, dovendosi sul Piano della<br />

Congregazione, esercitare quasi tutte le opere della Misericor<strong>di</strong>a, esse intendono, che debbano avere<br />

sempre la prima mira, <strong>di</strong> condurre nello stesso tempo al posse<strong>di</strong>mento del perfetto amore,<br />

proccurando possibilmente, l'unione la più intima, cor<strong>di</strong>ale, familiare, continua con Dio, facendo<br />

operare in favore del prossimo, in vista <strong>di</strong> lui solo. Non s'intende in quest'abbozzo <strong>di</strong> parlare, né <strong>di</strong><br />

meto<strong>di</strong>, né <strong>di</strong> regole, solo si aggiunge, che se al Signore piacerà <strong>di</strong> piantare questa Opera, si ha<br />

intenzione <strong>di</strong> cavarle da varie istituzioni, ed in ispecie dalla prima Regola data da S. Francesco <strong>di</strong><br />

Sales alle Salesiane, e da quelle delle Figlie della Carità <strong>di</strong> S. Vincenzo de' Paoli, per le donne; con<br />

questo non intendendosi <strong>di</strong> dare che un'idea generale delle varie mansioni <strong>di</strong> questa Istituzione, che<br />

formano a nostro credere quest'opera compita.<br />

A tre particolarmente sembrano potersi ridurre le necessità del nostro prossimo, dalle quali<br />

poi derivano quasi tutti i mali. Necessità d'educazione, necessità d'istruzione, necessità d'assistenza,<br />

e <strong>di</strong> sovvenimento nelle malattie, e nella morte. A queste necessità si crede poter sovvenire nel<br />

seguente modo; avvertendo che questa Congregazione, benché unita in sostanza, e nel cercare lo<br />

1 NB. E' tutto autografo della <strong>Canossa</strong> e scritto con molta cura.


stesso fine, e nel cercarlo negli stessi mo<strong>di</strong>, conviene considerarla doppianiente, giacchè esistendo<br />

le medesime necessità in ambi i sessi per una parte, e trovandosi persone d'ambi i sessi, che<br />

concorrono a formarla dall'altra; per maggior chiarezza ed intelligenza qui ne parleremo come se<br />

fossero due, spiegando in primo luogo in qual maniera penserebbero <strong>di</strong> presentarsi i Religiosi, poi<br />

in quale penserebbero <strong>di</strong> prestarsi le donne. I Religiosi dunque, penserebbero <strong>di</strong> vivere tra <strong>di</strong> loro,<br />

uniti nella stessa abitazione col vincolo della Carità, in quella maggior vicinanza che fosse possibile<br />

dell'Ospitale, ed ivi, sotto la <strong>di</strong>pendenza d'un superiore tra loro eletto, giacché la varietà delle<br />

mansioni dà luogo <strong>di</strong> seguire qualunque vocazione, impiegarsi al soccorso del prossimo in questa<br />

maniera. Primo sovvenimento educazione. Il modo con cui questa Congregazione vuole assistere il<br />

prossimo nell'educazione non è già come sogliono prestarsi alcune Religioni; il modo suo sarebbe<br />

d'educare i soli ragazzi abbandonati, o che vanno per le strade senza impiego, e senza assistenza.<br />

per l'anima, o che se anche non vanno per le strade, sono privi veramente <strong>di</strong> soccorsi, e d'attenzione;<br />

raccogliendoli in primo luogo, proccurando loro il sostentamento, cioè alloggio, vitto, e vestito, in<br />

quella maniera che si troverà la più facile, la più stabile, e la più efficace; istruendoli singolarmente<br />

nella santa Religione, invigilando perchè imparino qualche arte ed in una parola facendo trovare a<br />

questi poveri raminghi, nei Religiosi, l'affetto, e l'interesse <strong>di</strong> quei genitori, o che loro mancano, o<br />

che forse sarebbe meglio che non avessero. A norma delle circostanze, e della situazione, resterebbe<br />

da fissare il luogo pel ricovero degli stessi ragazzi, il quale pare certamente dovrebbe essere affatto<br />

contiguo ai Religiosi per maggior comodo, non ostante, non potendosi questo precisare, basterà<br />

aggiungere, che in ogni modo dovrassi osservare da quei tali Religiosi deputati dal Superiore per<br />

questa prima messe, gli stessi meto<strong>di</strong> e la stessa indefessa assistenza. Avvertasi che l’intenzione <strong>di</strong><br />

questa Congregazione si è, <strong>di</strong> non ricevere in questo ricovero, che i soli ragazzi abbandonati, i quali<br />

per qualche titolo assolutamente non possono essere raccolti negli altri Orfanatrofi, che non hanno<br />

modo d'essere assistiti, ed educati dai loro parenti, e che per conseguenza, or<strong>di</strong>nariamente<br />

<strong>di</strong>vengono il seminario dei ladroncelli e degli scellerati.<br />

Passiamo ora a parlare del sovvenimento della seconda necessità; dell'istruzione cristiana.<br />

Generalmente parlando, a due classi nella nostra Diocesi, attesa la vigilanza dei Superiori, ed il zelo<br />

dei Parrocchi, a due sole classi sembra che si possano ridurre le persone, che sono quasi<br />

necessariamente in questa necessità. La gente che serve in città, la quale atteso l'uso del pranzar<br />

tar<strong>di</strong> dei padroni perde le dottrine parrocchiali, e molti vivono in una incre<strong>di</strong>bile ignoranza; ed una<br />

parte della gente <strong>di</strong> campagna che per la situazione dei loro Paesi, malgrado le attenzioni dei loro<br />

Parrocchi, sono costretti massime l'inverno a rimanere dei mesi senza ascoltare la parola d'Id<strong>di</strong>o.<br />

Alla necessità della prima classe crederebbe la Congregazione <strong>di</strong> provvedere, facendo ogni festa<br />

nella Chiesa che verrà poi stabilmente fissata, nell'ora più comoda per la servitù, la Dottrina<br />

Cristiana; a quella della seconda poi penserebbe <strong>di</strong> supplire sciegliendo tra gli in<strong>di</strong>vidui componenti<br />

la Congregazione, a norma della rispettiva vocazione un numero <strong>di</strong> Religiosi, i quali andassero<br />

senza alcuna mercede a far le Missioni per le campagne, ove i superiori li mandassero.<br />

Resterebbe pure un altro punto, desiderabile da potersi mettere in pratica in questo secondo<br />

Articolo, riguardante appunto l'istruzione generale, e ciò sarebbe che la Congregazione potesse<br />

supplire agli annuali Spirituali Esercizj, come venivano dati con tanto vantaggio della Chiesa, e dei<br />

costumi, dai Padri Gesuiti, ma questo solo si accenna come un desiderio da lasciarsi, come l’Opera<br />

tutta, alle <strong>di</strong>vine <strong>di</strong>sposizioni.<br />

Veniamo finalmente a parlare dell'assistenza all'ultima necessità del nostro prossimo,<br />

assistenza, e sovvenimento nelle malattie, e nella morte. Qui pure conviene <strong>di</strong>stinguere due classi.<br />

Quei poveri che per mancanza <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> per parte dell'Ospitale non vi ci possono essere ricevuti, e<br />

periscono senza soccorsi; e quelli che ci sono già entrati. L'unico modo d'assistere i primi, che<br />

sembri possibile alla Congregazione, si è <strong>di</strong> prestarsi talmente a sollievo spirituale, e temporale<br />

dell'Ospitale, nel modo che <strong>di</strong>remo qui sotto, assistendo gratuitamente i secon<strong>di</strong>, ch'egli possa<br />

accettare molti poveri <strong>di</strong> più con tutto ciò che spendeva in persone necessariamente salariate e<br />

mantenute pel servizio degl'infermi, spirituale non solo, ma per quanto sarà possibile anche<br />

corporale. E quanto allo spirituale la Congregazione penserebbe, <strong>di</strong> assistere <strong>di</strong> giorno e <strong>di</strong> notte gli


Infermi dell'Ospitale senza mercede alcuna, istruendoli, consolandoli nel modo il più caritatevole<br />

che sia possibile, amministrando loro i santissimi Sacramenti, sostenendoli nelle loro agonie, e<br />

confortandoli nella loro morte. Per l'assistenza corporale poi, cioè per assisterli, me<strong>di</strong>carli, cibarli,<br />

parlandosi degli uomini, penserebbe <strong>di</strong> supplire somministrando soggetti o religiosi, o in parte<br />

anche secolari, come meglio credesse, o potesse, per sollievo dell'Ospitale e degli Infermi. Sempre<br />

intesi che anche per prestarsi a questa ultima necessità debbensi i soggetti deputare a norma della<br />

vocazione o per <strong>di</strong>r meglio con riflesso alla vocazione, dal comune superiore.<br />

Dopo questa prima parte, sembra che poche righe bastino per ispiegare in qual maniera<br />

penserebbero pure <strong>di</strong> prestarsi le donne all'assistenza del prossimo, nel modo al sesso loro per-<br />

messo. E ciò sarebbe nel seguente modo. Per riguardo all'assisterlo nella necessità dell'educazione,<br />

che penserebbero <strong>di</strong> fare per le ragazze abbandonate, e raminghe, tutto ciò che i Religiosi<br />

vorrebbero fare per i ragazzi, raccogliendole non solo, ed educandole cristianamente, ma<br />

insegnando anche loro tutti quei lavori al sesso necessarj, cercando possibilmente <strong>di</strong> renderle tali,<br />

che possino giunte all'età da poter essere collocate, essere d'assistenza e <strong>di</strong> quiete a quelle famiglie<br />

ove entreranno.<br />

Ma prima <strong>di</strong> proseguire si avverte, che le donne pure penserebbero <strong>di</strong> vivere tra <strong>di</strong> loro unite<br />

sotto la <strong>di</strong>rezione d'una superiora, <strong>di</strong>pendente imme<strong>di</strong>atamente dal Vescovo; ed ivi secondo la loro<br />

vocazione impiegarsi in una delle mansioni suddette. Si noti anche, poco <strong>di</strong>ffondersi sulle donne,<br />

sembrando, che per l'idea generale dell'Opera, ciò sia sufficiente, dopo tutto quello che si è detto<br />

nella prima parte, quin<strong>di</strong> per non fare ripetizioni <strong>di</strong> cose, che già s'intendono, semplicemente in<br />

questa seconda s'accenneranno le cose. Passiamo ora a parlare del modo con cui le donne<br />

penserebbero d'assistere il prossimo nelle due altre sue necessità, istruzione cristiana, e<br />

sovvenimento nelle malattie, e nella morte. Quanto alla prima, esse non possono assisterle che<br />

coll’orazione per ottenergli dal Signore lumi e grazie. Quanto all’ultima poi, che pure penserebbero<br />

d'assistere giorno, e notte le inferme dell'ospitale, senza dare all'ospitale il più piccolo aggravio, <strong>di</strong><br />

servirle interamente, <strong>di</strong> lavorare quanto sarà possibile per l'ospitale, senza dare all'ospitale il più<br />

piccolo aggravio, e <strong>di</strong> tenire accomodate, se sarà giu<strong>di</strong>cato bene, la biancheria dei ragazzi. Ognuno<br />

da se, vede quanto sarebbe da desiderarsi, che questa Congregazione <strong>di</strong> donne fosse d'abitazione<br />

affatto contigua all'ospitale; il vero genio <strong>di</strong> chi ha scritto, se fosse possibile, sarebbe che l'ospitale<br />

fosse nel mezzo; che dall'una parte perfettamente vicina abitassero i Religiosi, poi appresso fossero<br />

i ragazzi, similmente dall'altra parte abitassero le donne, poi le ragazze, già s'intende con le debite<br />

rigorosissime <strong>di</strong>visioni. Ma neppure su questo, nulla si può <strong>di</strong>re <strong>di</strong> preciso, attese le circostanze, alle<br />

quali sarebbe <strong>di</strong> mestieri d'addattarsi.<br />

Si avverta per ultimo finalmente, che forse in qualche altro Paese, ci potrebbero essere delle<br />

provvidenze per alcune <strong>di</strong> quelle necessità, le quali esistono nel Paese dove è stato formato questo<br />

abbozzo, ma in caso che il Signore volesse l'esecuzione <strong>di</strong> quest'Opera in altra parte, si potrebbe<br />

anche ritenendo la forma generale, ommettere quello, che non fosse necessario. E almeno forse con<br />

questa si verrebbe a togliere un <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, che regna generalmente anche nei Paesi abbondanti<br />

d'orfanatrofì, e ben provveduti d'ospitale, il quale è: il perpetuo cambiamento <strong>di</strong> regole, e <strong>di</strong> meto<strong>di</strong>,<br />

che sempre succede nei frequenti cambiamenti <strong>di</strong> chi assiste. Varietà tanto pregiu<strong>di</strong>chevoli alle<br />

comunità, ma in ispecie all'educazione. Oltre la certezza, che l’assistenza sia prestata a puro fine <strong>di</strong><br />

carità.


[Non oltre il 1805]<br />

PIANO DELLA CONGREGAZIONE<br />

B.7 - 7(Verona#1805.**.**)<br />

La tematica è molto più complessa e insieme molto più analitica. Ha sempre una forte incidenza il problema<br />

educativo e istruttivo della gioventù povera, ma quello dominante è l'INFERMIERISTICO, che ammette<br />

anche il Governo degli Ospedali e degli Orfanatrofi. Gli stessi verbi all‟imperativo in<strong>di</strong>cano che il<br />

pluralismo <strong>di</strong> attività, ferma la costante iniziale, è senz'altro appoggiato dalla <strong>Canossa</strong>.<br />

PIANO DELLA CONGREGAZIONE DELLE SORELLE<br />

DELLA CARITA', per la città n.n.<br />

Molte persone pie, considerando l'ignoranza nella quale giace tutto il popolo, mancando la<br />

città <strong>di</strong> scuole per le ragazze, non vi sono che alcune povere donne che per vivere si danno per<br />

maestre, e non insegnano alle loro scolare che il Rosario, ed i primi elementi della Dottrina<br />

Cristiana, che loro fanno imparare a mente, non ispiegando il senso, che ignorano esse stesse. Ve-<br />

dendo ancora le dette pie persone, che gl'infermi della città, e degli ospitali sono trascurati<br />

desiderano formare una Congregazione <strong>di</strong> Carità per sovvenire a questi bisogni spirituali. Per<br />

riuscirvi propongono <strong>di</strong> riunirsi per vivere in una stessa Casa, sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una superiora<br />

scelta tra loro, e <strong>di</strong> osservare una regola <strong>di</strong> vita approvata dai loro Superiori Ecclesiastici, e <strong>di</strong><br />

osservare il celibato per attendere interamente a servire i prossimi.<br />

In detta Casa riceveranno tutte le persone, che vorranno congregarsi, e menare lo stesso<br />

tenore <strong>di</strong> vita, e impiegarsi negli stessi uffizij. Apriranno scuole gratis nella casa della<br />

Congregazione per tutte le ragazze povere e vagabonde. Come la città è grande, e anche molte non<br />

ne potrebbero approfittare massimamente in tempo d'inverno secondo il numero delle persone<br />

congregate, apriranno scuole nelle parrocchie col consenso dei Curati nei <strong>di</strong>versi luoghi rimoti della<br />

casa della Congregazione: in dette scuole insegneranno a leggere, scrivere, la Dottrina Cristiana non<br />

solamente la lettera, ma vi si spiegherà il senso <strong>di</strong> essa. Si educheranno le scolare nei buoni costumi<br />

e nell'amore alla santa Religione Cattolica. S'insegneranno i lavori adattati allo stato <strong>di</strong> ciascheduna.<br />

Le persone congregate non adattate per le scuole anderanno servire all'ospitale degli<br />

ammalati. Le une faranno i letti ed altri servizi corporali, le altre porgeranno agl'infermi tutti gli<br />

aiuti spirituali dei quali saranno capaci. Similmente agli infermi della città; per questo effetto le<br />

sorelle congregate pregheranno i Curati <strong>di</strong> procurar loro la lista degli ammalati <strong>di</strong> ciascuna par-<br />

rocchia. Per evitare la confusione, nei <strong>di</strong>versi impieghi la superiora nominerà tutte le uffiziali, e<br />

assegnerà a ciascuna <strong>di</strong> quelle che vanno dagli infermi il giro delle visite.<br />

Se il Signore si degnerà moltiplicare il numero e la facoltà temporale delle sorelle<br />

congregate, assisteranno agli infermi tanto della città che dell'ospitale giorno, e notte, e si<br />

estenderanno a prestare gli stessi servigi <strong>di</strong> scuole, e d'infermi nelle campagne similmente gratis.<br />

Se il governo ecclesiastico desidererà che pren<strong>di</strong>no il governo degli ospitali d'infermi e <strong>di</strong><br />

orfani i Superiori della Congregazione manderanno sorelle in numero, e abilità sufficiente per<br />

servire, e governare detti luoghi p<strong>ii</strong>, e vi anderanno ad abitare. Osserveranno la stessa Regola, che<br />

nella Casa primitiva della Congregazione, sotto l'ubbi<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> una Priora, scelta tra quelle, che<br />

abiteranno il luogo pio. Dette pie persone propongono <strong>di</strong> adoperarsi in ogni opera buona, che sarà<br />

compatibile al loro sesso sempre coll'approvazione dei superiori ecclesiastici, e civili, e secondo che<br />

le loro facoltà, ed il numero delle sorelle lo permetterà per non mai deviare dal primo scopo della<br />

congregazione, che è le scuole e gli infermi .


[1818]<br />

P I A N O G E N E R A L E<br />

B.8 - 8(Verona#1818.**.**)<br />

L‟opera in Venezia era iniziata il 1° agosto 1812, ma il Piano dovrebbe essere del 1818, quando, dopo il<br />

Decreto <strong>di</strong> Spalatro (17 maggio 1818) e in seguito alla forte opposizione del Governo <strong>di</strong> sancire il dono<br />

sovrano dei due monasteri <strong>di</strong> S. Lucia in Venezia e dei Santi Giuseppe e Fidenzio in Verona, la <strong>Canossa</strong><br />

ritenne suo dovere chiedere il riconoscimento dell'Istituto e delle Regole, prima alle Autorità religiose, poi a<br />

quelle civili. A questo scopo era necessario stendere una specie <strong>di</strong> prontuario che facilitasse la conoscenza e<br />

dell'Istituto e della sua attività caritativa. Le costanti sono le stesse, ma la prassi è <strong>di</strong>versa o almeno appena<br />

accennata, così da lasciare respiro alle iniziative locali.<br />

PIA N O G E N E R A L E<br />

DELLA ISTITUZIONE DELLE SORELLE DELLA CARITA'<br />

SERVE DEI POVERI COMINCIATA A PIANTARSI IN VENEZIA<br />

L'ANNO 1812: IL GIORNO PRIMO D'AGOSTO,<br />

SOTTO LA PROTEZIONE DI MARIA SS.ma ADDOLORATA<br />

Penetrate alcune poche persone, varj anni sono, dai molti spirituali bisogni <strong>di</strong> tante anime,<br />

non potendo per l'impe<strong>di</strong>mento del loro sesso impiegarsi come il bisogno portava, spinte dalla<br />

fiducia <strong>di</strong> quella Divina Carità, che non isdegna servirsi dei più miserabili istromenti per far<br />

risplendere unicamente la <strong>di</strong> Lui mano; proposero <strong>di</strong> formare una Istituzione sopra alcuna traccia<br />

dell'Istituto delle Sorelle della Carità, vari anni sono piantato dal gran servo <strong>di</strong> Dio S. Vincenzo de'<br />

Paoli.<br />

Ad una sola <strong>di</strong> queste, e la più incapace, degnossi il Signore fare la grazia singolare, <strong>di</strong> veder<br />

finalmente il principio <strong>di</strong> questo gran <strong>di</strong>ssegno; e la medesima desiderando <strong>di</strong> assicurarsi sempre più<br />

della volontà del Signore, umilia ai suoi Superiori colla possibile brevità, gli oggetti, che<br />

contemplarono fin dal principio della Istituzione medesima, ed i mezzi, che giu<strong>di</strong>carono necessari,<br />

per ottenere il bramato intento, già cominciati a sperimentare in questa prima Casa, onde potere<br />

colla loro bene<strong>di</strong>zione impiegarsi, se così lo giu<strong>di</strong>cheranno, alla possibile <strong>di</strong>latazione della<br />

Istituzione istessa.<br />

Fra la moltitu<strong>di</strong>ne dei bisogni spirituali del popolo cristiano questi singolarmente<br />

rimarcarono, l'abbandono della gioventù povera, tanto nell'età più tenera, che nell'adolescenza.<br />

L'ignoranza generale delle povere donne, le quali o per la loro negligenza nel frequentare la<br />

Dottrina Cristiana, o per mancanza <strong>di</strong> operarie, che nella Dottrina medesima le istruiscano bene,<br />

or<strong>di</strong>nariamente non sanno, neppure le cose necessarie per salvarsi, e molto più ignorano il modo<br />

d'accostarsi ai santissimi Sacrameriti. Finalmente il bisogno degli Ospitali, in cui pel gran numero<br />

delle inferme, la maggior parte così ignorante, e il poco numero dei Sacerdoti, tanto <strong>di</strong>minuito<br />

anche nei passati calamitosi tempi, spesso fà succedere, non restare ad essi altro tempo che quello,<br />

che basta per l'amministrazione dei santissimi Sacramenti. Di più ad un altro bisogno rifletterono<br />

per gli Ospitali, il quale benche non sia interamente spirituale, oltre già l'opera in se <strong>di</strong> carità,<br />

collima poi affatto al bene dell'anima, e questo si è il confortarle non solo, ma prestar altresì qualche<br />

assistenza corporale, come sarebbe far loro i letti, pettinarle e simili.<br />

Per rime<strong>di</strong>are dunque ad oggetti così vasti, ed importanti, credettero queste persone <strong>di</strong><br />

cominciare una Istituzione nella quale si ricevessero, oltre le vergini, anche delle vedove, che<br />

avessero la stessa vocazione <strong>di</strong> Carità.<br />

In questa Istituzione giu<strong>di</strong>carono non ammettersi voti nè solenni nè perpetui, ma sol tanto<br />

semplici e che obblighino per quel tanto soltanto in cui perseverassero nella vocazione. Bensì<br />

essendo necessario un grande spirito interno, ed un grande esercizio <strong>di</strong> virtù per questo stato,<br />

stabilirono, oltre la vita comune perfettissima, un sistema <strong>di</strong> povertà, obbe<strong>di</strong>enza, silenzio, ora-<br />

zione, lontananza dal mondo, per quanto la loro vocazione porta, quanto a proporzione vi può essere<br />

nelle Religioni le più ristrette, chiamandole col nome delle Sorelle della Carità; le quali si<br />

prestassero poi per i mentovati bisogni nel seguente modo.<br />

In un luogo a ciò deputato nella Casa ove stanno congregate per supplire al primo bisogno


della gioventù, <strong>di</strong> aprire gratis delle scuole <strong>di</strong> Carità, ove insieme col timor santo <strong>di</strong> Dio, il leggere e<br />

la Dottrina cristiana, insegnino alle ragazze che v'intervengono i lavori adattati ad esse, a secondo il<br />

costume de' Paesi; lasciando alle medesime l'utile dei lavori stessi.<br />

Riguardo all'altro spirituale bisogno della Dottrina oltre dall'obbligare tutte le scolare ad<br />

intervenire a quella della loro Parrocchia, ve le accompagnino; e facciano pure lo stesso per la San-<br />

ta Messa, e pei Santissimi Sacramenti, nei giorni a ciò deputati. Nella scuola poi della Dottrina<br />

Cristiana, eccettuata l'accettazione <strong>di</strong> cariche, si prestino in qualsiasi impiego, tanto per l'istruzione<br />

delle ragazze, che per quelle delle donne. Ricevino inoltre in un luogo della casa, a tale oggetto<br />

stabilito e <strong>di</strong>viso dalla scuola, tutte quelle donne o ragazze che sia spontaneamente, oppure mandate<br />

dai loro confessori venissero per essere istruite.<br />

Finalmente sod<strong>di</strong>sfino all'altro bisogno singolarmente contemplato, dell'ospitale visitando là<br />

inferme del medesimo, istruendole nelle cose necessarie da sapersi, assistendole a <strong>di</strong>sporsi a<br />

ricevere i santissimi Sacramenti, ed a santamente morire; o veramente se guariscono a perseverare<br />

nelle risoluzioni fatte nella malattia.<br />

Per l'assistenza corporale delle inferme poi suppliranno le Sorelle, prestandosi nel modo, che<br />

le circostanze loro, e le viste prudenziali dell'ospitale permetteranno.<br />

Siccome poi troppo poco sarebbe per una città, una sola località pel primo enunciato<br />

bisogno della gioventù, giu<strong>di</strong>carono d'aversi ad aprire in vari singoli luoghi delle città delle scuole<br />

simili in tutto a quella della Casa della Istituzione, nelle quali va<strong>di</strong>no ogni mattina, in ognuna <strong>di</strong><br />

esse tre sorelle, e la sera mezz’ora avanti l'Ave Maria ritornino a casa. La festa assistino parimente<br />

alla Dottrina della rispettiva Parocchia, ove la casa della scuola è situata, come pure facciano tutto<br />

ciò, che <strong>di</strong> sopra si accennò per le feste.<br />

Tutti questi rami vari, eccettuata l'assistenza corporale delle inferme, pel poco numero delle<br />

Sorelle, non potuta ancora abbracciarsi, sono già in attività in questa prima casa <strong>di</strong> Venezia, così<br />

parimenti per essere l'Istituzione sui principj non fu fin ora possibile piantare se non che un altra<br />

scuola oltre quella della casa primiera in altro luogo della città.<br />

Esistendo inoltre pur troppo a proporzione i medesimi spirituali bisogni, nelle campagne<br />

dove, non si potrà formare una unione grande <strong>di</strong> Sorelle; pensarono d'ivi provedere a questi o<br />

mandandone alcune, non meno mai <strong>di</strong> tre, nei paesi più popolati; o ricevendo per un tempo nella<br />

Casa della città più vicina, alcune conta<strong>di</strong>ne dai vari paesi rispettivi che avessero vocazione<br />

d’impiegarsi, tornate a casa, a tenere la scuola <strong>di</strong> carità, e ad assistere nelle Dottrine Cristiane per<br />

istruirle, e formarle all'oggetto, tenendole però il tempo per ciò necessario in un luogo della casa<br />

separato dalla comunità.<br />

Per la inferme della campagna, che spesso sono tanto abbandonate, giu<strong>di</strong>carono rime<strong>di</strong>are, o<br />

introducendo nei Paesi ove si potrà, le Congregazioni Mariane, colle quali si possono poi mettere in<br />

attività quelle assistenze caritatevoli, che già faceva prestare S. Vincenzo de' Paoli nelle sue<br />

Congregazioni <strong>di</strong> Carità istituite nelle ville, e forse con maggior facilità, cercando <strong>di</strong> far rinascere<br />

nelle scuole della Dottrina Cristiana quello spirito <strong>di</strong> carità con cui furono istituite, e l'esercizio in<br />

queste <strong>di</strong> quegli impieghi, che ora in molte scuole non sono più che <strong>di</strong> nome, cose già stabilite ed<br />

approvate da Chiesa Santa. In nessuna però <strong>di</strong> queste occupazioni le Sorelle non vi hanno parte<br />

alcuna personalmente.<br />

Da tutto questo Piano risulta, che questa Congregazione, non resta de<strong>di</strong>cata, che al servizio<br />

dei Poveri; e siccome la carità abbraccia ogni sorta <strong>di</strong> persone, per giovare almeno in qualche parte<br />

alle facoltose, e per tenere anche più legate, per maggior servizio del Signore le Dame, onde operare<br />

con esse <strong>di</strong> concerto nell'ospitale, e nelle Dottrine trovarono <strong>di</strong> poter ricevere in casa, in due tempi<br />

dell'anno quelle Dame, che lo desiderassero, a fare i Santi Esercizj in luogo separato dalla<br />

Comunità, dove da due o più Sorelle a ciò deputate dalla Superiora, siano assistite, servite, etc.<br />

Finalmente quella, che assoggetta ed umilia il presente Piano a suoi Superiori, per la sua<br />

vocazione è altresì <strong>di</strong>sposta colla loro approvazione, a qualunque altra Opera <strong>di</strong> Carità compatibile<br />

col proprio stato, a norma delle circostanze, ed al numero delle sue Sorelle, sempre però avendo in<br />

mira <strong>di</strong> dare il primo luogo agli oggetti primari della Istituzione, che sono, la scuola, la Dottrina e le<br />

Inferme dell'Ospitale.


[Dopo il 1818]<br />

SUCCINTA INFORMAZIONE DELL 'ISTITUTO<br />

B.10 - 9(Verona#1819.**.**)<br />

Alla richiesta <strong>di</strong> informazioni sull‟Istituto, la <strong>Canossa</strong> invia, questa, riassumendo molto brevemente, ma in<br />

modo altrettanto esplicativo, gli scopi dell'Istituto, gli esemplari da seguire, le virtù da praticare e le opere<br />

dominanti perché la Figlia della Carità sia veramente tale.<br />

SUCCINTA INFORMAZIONE DELL 'ISTITUTO<br />

CHIAMATO DELLE FIGLIE DELLA CARITA' SOTTO GLI<br />

AUSPICI DI MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA<br />

CHE RICONOSCE PER ISTITUTRICE<br />

L'Istituto nostro adunque ha per iscopo d'operare la propria santificazione, cercando<br />

d'imitare Gesù Crocefisso nell'adempimento de due precetti della Carità. Per conseguenza in<br />

esecuzione del primo, richiede l'Istituto un particolar esercizio delle Virtù interne, e segnatamente <strong>di</strong><br />

un vero spogliamento <strong>di</strong> tutto, per non cercare che Dio. Non abbiamo, come ben sa clausura, non<br />

essendo questa compatibile cogli esercizi nostri <strong>di</strong> carità, ma con tutto ciò siamo tanto occupate in<br />

questi, viviamo in vita comune perfettissima, e senza minima <strong>di</strong>stinzione, a nascita, o ricchezze,<br />

formando la sola carità qualsiasi <strong>di</strong>stintivo. Si fanno da tutte in forma privata i soliti religiosi tre<br />

Voti, ma questi non legano la persona, che pel tempo in cui persevera essa nella vocazione,<br />

restandone ad ogni momento sciolte quelle, che dall'Istituto volessero sortire. La Regola non<br />

domanda nessuna austerità, anzi ciascheduna viene provveduta secondo lo stato nostro, d'ogni cosa,<br />

pel cibo, e pel vestito, ma richiede bensì grande esercizio d'ubbi<strong>di</strong>enza, e d'annegazione <strong>di</strong> propria<br />

volontà, come similmente un carattere amante dell'armonia, e della pace, la quale per ispecial dono<br />

del Signore regna fra noi in modo particolare.<br />

Gli esercizi <strong>di</strong> carità poi, che in esecuzione del secondo precetto pratichiamo sono i<br />

seguenti: teniamo in primo luogo le Scuole <strong>di</strong> Carità, nelle quali vengono ammesse per quanto è da<br />

noi le ragazze più miserabili e queste ritornano poi alle loro case pel pranzo, e sulla sera ricevendo<br />

oltre ciò, per l'istruzione <strong>di</strong> Dottrina, del leggere, e per alcune anche per lo scrivere altre povere<br />

ragazze <strong>di</strong> costumi però illibati, le quali per gli impieghi delle loro famiglie non possono<br />

frequentare le scuole nostre <strong>di</strong> Carità.<br />

Nelle feste poi, alcune delle Sorelle a giu<strong>di</strong>zio della superiora, si portano ad assistere alla<br />

Dottrina Cristiana della Parocchia, nella quale però non possono accettare carica alcuna <strong>di</strong><br />

presidenza.<br />

In terzo luogo pure dalle Sorelle stabilite dalla Superiora<br />

si visitanno le inferme dell'Ospitale per semplicemente confortarle, istruirle e <strong>di</strong>sporle a ricevere i<br />

santissimi Sacramenti e da fare una santa morte se Dio <strong>di</strong> esse così <strong>di</strong>spone, o a condurre con vero<br />

Timor <strong>di</strong> Dio le loro famiglie e la loro vita, se guariscono.<br />

Finalmente in due vari tempi dell'anno, riceviamo nelle nostre case pure in luogo appartato<br />

dalla Comunità, quelle Dame, o Signore che lo desiderano, a fare per <strong>di</strong>eci giorni i santi spirituali<br />

Esercizi.<br />

Siccome pure per alcuni mesi dell'anno riceviamo in luogo similmente <strong>di</strong>viso dalla<br />

Comunità, delle buone figliuole <strong>di</strong> campagna, desiderose d'impiegarsi nella cristiana educazione, ed<br />

istruzione delle povere ragazze, delle loro terre, e ville per ammaestrarle all'uopo, e procurare<br />

ch'esercitino con vero spirito <strong>di</strong> carità e per amore del Signore l'impiego loro<br />

_______________<br />

NB. Da « e procurare » fino al punto, tutto il periodo è autografo della <strong>Canossa</strong>, come è autografa<br />

l'aggiunta al titolo da « chiamato ecc. ».


[Tra il 1818 e il 1820]<br />

P R O S P E T T O<br />

B.11 - 10(Verona#1819.**.**)<br />

La forma del PROSPETTO è ormai ufficiale. Probabilmente è stato inviato ai Vescovi <strong>di</strong> Venezia o <strong>di</strong><br />

Verona, mentre per la Peschera sarebbe stato trasmesso all'Arcivescovo <strong>di</strong> Milano. In tutti i casi lo si deve<br />

collocare fra il 1818 e i1 1820, gli anni <strong>di</strong> richiesta da parte della <strong>Canossa</strong> del riconoscimento dell‟istituto.<br />

Oltre alle ragioni spirituali della sua esistenza, la Fondatrice descrive il colore dell‟abito, della cuffia e<br />

della forma del « tablò », - come è chiamato nell‟istituto - i maggiori elementi che compongono la <strong>di</strong>visa.<br />

Ciò significa che già l‟imperatore ne ha consigliato l‟uso (I, pag. 426).<br />

P R O S P E T T O<br />

DELL'ISTITUTO DELLE FIGLIE DELLA CARITA' FONDATO<br />

DALLA MARCHESA MADDALENA DI CANOSSA DEDICATO<br />

A M. SS. ADDOLORATA<br />

L'Istituto delle Figlie della Carità è formato secondo lo spirito <strong>di</strong> quello delle Figlie della<br />

Carità istituito in Francia da San Vincenzo de' Paoli, adattato però nella pratica ai costumi e sistemi<br />

d'Italia.<br />

Queste Figlie vivono una vita comune perfetta, sotto la <strong>di</strong>rezione d’una Superiora colla<br />

piena <strong>di</strong>pendenza dal Vescovo Diocesano. Vestono un abito modesto color tanè con cuffia nera, e<br />

portano un'Immagine <strong>di</strong> Maria Santissima pendente al collo in forma <strong>di</strong> tableau.<br />

Vi sono ammesse le vergini, e le vedove <strong>di</strong> provato ed ottimo costume, <strong>di</strong> qualunque stato,<br />

con<strong>di</strong>zione ed età, purchè siano atte agli uffici prescritti, ma sono escluse le maritate e separate per<br />

qualunque titolo dal marito, non che quelle, che per riforma <strong>di</strong> vita avessero bisogno <strong>di</strong> entrare in un<br />

ritiro, abbenchè per tempo brevissimo, e quelle similmente che bramassero <strong>di</strong> ritirarsi per passarvi<br />

in riposo parte, o tutta la loro vita.<br />

Le Figlie della Carità dopo un congruo noviziato fanno in forma semplice la professione dei<br />

consueti tre voti, duraturi questi finché esse rimangono nell'Istituto. ma che non privano gli<br />

in<strong>di</strong>vidui de' <strong>di</strong>ritti civili loro competenti, come <strong>di</strong> surccessione.<br />

Le Regole dell'Istituto hanno per iscopo <strong>di</strong> perfezionare le Figlie che v'entrano nello spirito<br />

<strong>di</strong> Carità verso Dio, e verso il prossimo, onde renderle utili alla società e singolarmente a quella<br />

parte <strong>di</strong> esse che si trova più bisognosa.<br />

Esse si mantengono del proprio, rimettendo l'intera amministrazione alla Superiora, la quale<br />

rappresenta la propria Casa in ogni occorrenza, corrispondendo alla medesima pel vitto, vestito,<br />

cura nelle malattie un'annua prestazione <strong>di</strong> ... in due rate semestrali anticipate, e portando al loro<br />

ingresso un decente corredo giusto il prescritto dai loro Regolamenti.<br />

Donando qualche benefattore o in vita, o in morte sostanza qualunque all'Istituto se ne<br />

converte il prodotto ad ammettere, e mantenere un proporzionato numero <strong>di</strong> Figlie della Carità <strong>di</strong><br />

provata vocazione, mancanti de' mezzi <strong>di</strong> sussistenza, o <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ne, delle quali si parlerà in<br />

appresso secondo la volontà de' benefattori.<br />

Le figlie delle <strong>di</strong>verse Case dell'Istituto, si riguardano bensì, e trattano come sorelle, ma non<br />

hanno fra loro che un vincolo <strong>di</strong> Carità simile a quello delle Salesiane, e specialmente nel<br />

comunicarsi i soggetti secondo i rispettivi bisogni, e circostanze delle Case, e degli in<strong>di</strong>vidui stessi.<br />

OGGETTI NE' QUALI S'IMPIEGANO<br />

LE FIGLIE DELLA CARITA’<br />

I. - Nel tener Scuole gratuite per l'educazione delle povere ragazze, ammaestrandole nei doveri della<br />

Santa Religione e, nel leggere, nello scrivere, negli elementi dell'aritmetica, e ne' lavori donneschi,


onde agevolar loro i mezzi <strong>di</strong> una cristiana sussistenza.<br />

II. - Assistono alla Dottrina Cristiana nelle Chiese delle loro Parrocchie, tanto nella classe<br />

dell’istruzione, come in qualunque altra loro destinata, <strong>di</strong>pendendo interamente dagli or<strong>di</strong>ni de'<br />

Superiori delle Dottrine stesse.<br />

Prestano anche nell'interno della Casa dell'Istituto l'uguale istruzione alle adulte povere, ed a<br />

quelle fanciulle che non possono frequentare per gli impegni delle loro famiglie le scuole loro, ma<br />

in luoghi separati dalle scuole stesse, e separatamente vengono istruite le adulte dalle fanciulle.<br />

III. - Visitano negli Spedali le povere inferme istruendole, confortandole, e <strong>di</strong>sponendo<br />

caritatevolmente, le une ad una santa morte, e le altre perché riacquistata la sanità del corpo<br />

ricuperino quella dello spirito per l'aiuto, e vantaggio loro, e delle loro famiglie.<br />

IV. .Accolgono nel tempo, massime d'inverno, il numero possibile <strong>di</strong> povere conta<strong>di</strong>ne d'illibato<br />

costume, e norma del desiderio dei Parrochi o rispettivi, le quali desiderino impiegarsi in vantaggio<br />

de' prossimi, e le istruiscono nella santa Religione, nel leggere, nello scrivere, e nei lavori<br />

donneschi, per renderle abili ad essere Maestre nelle loro terre.<br />

V. - Finalmente in due tempi dell'anno stabiliti, ricevono nella Casa dell'Istituto, ma separatamente<br />

dalla Comunità per giorni <strong>di</strong>eci consecutivi quelle Signore che desiderassero fare nella chiesa, o<br />

cappella appositamente stabilita, gli Esercizi spirituali dati da due idonei Religiosi approvati<br />

dall'Or<strong>di</strong>nario, all'oggetto <strong>di</strong> rianimare in queste Signore lo spirito dell'or<strong>di</strong>ne nelle loro famiglie,<br />

della saggia educazione dei figli, e domestici, e <strong>di</strong> eccitare in esse lo spirito <strong>di</strong> Carità per la visita<br />

degli ammalati per la frequenza della Dottrina Cristiana, e per far sì che sostengano nello loro<br />

campagne quanto per la buona educazione, e costumatezza avranno operato le conta<strong>di</strong>ne<br />

ammaestrate nell'Istituto.


PIANO DELL'ISTITUTO DELLE FIGLIE DELLA CARITÀ<br />

B.11c - 11(Verona#1818.**.**)<br />

[Non databile]<br />

E‟ una delle cinque copie che fanno parte dell'A.C.R. e che ripetono esattamente la B. 11. Viene riprodotta<br />

nella sua completezza questa, perché più analitica e a volte con <strong>di</strong>verse precisazioni, che tuttavia lasciano<br />

immutato il contenuto del testo.<br />

Piano dell'Istituto delle Figlie della Carità de<strong>di</strong>cato a Maria SS.ma Addolorata<br />

- stabilito nel Regno Lombardo Veneto.<br />

L'Istituto delle Figlie della Carità esistente nel Regno Lombardo Veneto è de<strong>di</strong>cato alla gran<br />

Vergine Addolorata, ed è formato secondo lo spirito <strong>di</strong> quello delle Figlie della Carità istituite in<br />

Francia da S. Vincenzo de' Paoli, addattato però nella pratica ai costumi, e sistemi d'Italia.<br />

Queste Figlie vivono una vita comune la più perfetta sotto la <strong>di</strong>rezione della superiora, e<br />

colla piena <strong>di</strong>pendenza del vescovo Diocesano.<br />

Vestono un abito uniforme modesto color tanè, ossia marone, con cuffia e scialle nero, e<br />

portano un tableau pendente dal collo rappresentante da una parte la B. V. Addolorata, e dall'altra il<br />

<strong>di</strong> lei Cuore trapassato dalla spada.<br />

Negli anni <strong>di</strong> prova vestono abiti secolari, purchè siano <strong>di</strong>messi. Non si ammette alcuna alla<br />

Professione, se non dopo sei mesi <strong>di</strong> prova, ed anni due e mezzo <strong>di</strong> Noviziato almeno, e dopo l'età<br />

<strong>di</strong> 24 anni.<br />

Le Figlie della Carità dopo il Noviziato fanno privatamente, ed in forma semplice la<br />

professione dei consueti tre voti, ma che non privano gli in<strong>di</strong>vidui dei <strong>di</strong>ritti civili loro competenti<br />

come <strong>di</strong> successione.<br />

Vi sono ammesse le vergini e le vedove <strong>di</strong> privato, ed ottimo costume, <strong>di</strong> qualunque stato, e<br />

con<strong>di</strong>zione, purchè siano atte agli uffici prescritti; ma sono ascluse le maritate, e separate per<br />

qualunque titolo dal marito, non che quelle, che per riforma <strong>di</strong> vita avessero bisogno d'entrare in un<br />

Ritiro, abbenchè per tempo brevissimo; e quelle finalmente, che bramassero <strong>di</strong> ritirarsi per passarvi<br />

in riposo parte, o tutta la loro vita.<br />

Ciascuna deve essere pronta a passare da una Casa all’altra dell'Istituto, secondo le<br />

<strong>di</strong>sposizioni de' Superiori.<br />

Deve ognuna essere <strong>di</strong>sposta non solo agli uffici dell'Istituto, ma ancora a tutte le facende<br />

anche materiali della Casa, non mantenendo l'Istituto alcuna persona <strong>di</strong> servizio, fuori <strong>di</strong> una, o più<br />

persone per le provviste.<br />

Le Regole dell'Istituto hanno per iscopo <strong>di</strong> perfezionare le Figlie che l'abbracciano nello<br />

spirito <strong>di</strong> Carità verso Dio, e verso il prossimo, onde da questo animate attendano <strong>di</strong> proposito alla<br />

loro santificazione e si rendano utili ai loro prossimi, e singolarmente a quella classe <strong>di</strong> questi, che<br />

si trova più bisognosa.<br />

V'ha un riparto determinato per tutte le ore del giorno, dalla levata alle ore otto, e dalle<br />

do<strong>di</strong>ci alle due, e dalla sera sino alla ritirata, s'impiegano nei doveri 1 , e i bisogni interni 2 , cioè alla<br />

mattina dopo una breve offerta in comune delle azioni della giornata, assistono alla Santa Messa,<br />

in<strong>di</strong> fanno mezz'ora <strong>di</strong> Orazione mentale, come pure ne fanno altra mezz'ora alla sera.<br />

Vi sono due esami, cioè il particolare alla mattina, ed il generale alla sera.<br />

Si fa pure dalle Sorelle mezz' ora <strong>di</strong> lezione spirituale al giorno, la quale parimente vi è nel tempo<br />

del pranzo, e della cena.<br />

Nel decorso della giornata recitano sette brevi commemorazioni dei Dolori <strong>di</strong> Maria<br />

1 Sopra il rigo è aggiunto: « in esercizi <strong>di</strong> pietà ».<br />

2 Sopra il rigo è aggiunto: « in comune e in privato secondo le loro Regole.


Santissima in sette varie volte secondo l'orario.<br />

Si confessano ogni otto giorni, e la Comunione la frequentano secondo il consiglio del<br />

Confessore.<br />

V'ha perciò un Confessore or<strong>di</strong>nario, ed un altro straor<strong>di</strong>nario per tutta la Comunità; non è<br />

perciò assolutamente vietato, che qualcuna possa qualche volta ricorrere ad altro <strong>di</strong> propria<br />

confidenza coll'consenso de' Superiori.<br />

Dalle otto fino alle do<strong>di</strong>ci, e dalle due fino a sera s'impiegano nell'istruzione delle povere<br />

nella casa, e nell'ospitale. Prima però delle otto si <strong>di</strong>spongono in chiesa le figlie per i santissimi<br />

Sacramenti, il che faranno anche in altre ore secondo il bisogno.<br />

Non sortono mai <strong>di</strong> casa, se non per andare in chiesa, ed all'ospitale, e sempre a due, a due<br />

almeno.<br />

Le Figlie della Carità si mantengono del proprio, rimettendone l'intera amministrazione alla<br />

Superiora, la quale rappresenta la propria Casa in ogni occorrenza.<br />

All'entrare in prova portano seco la schirpa 3 descritta in una nota apposta: alla vestizione ne<br />

accrescono la prima come da nota. Alla Professione ne portano un’altra seconda altra nota, nella<br />

quale si tiene buono tutto ciò che si può delle prime due.<br />

Donando qualche benefattore, o in vita o in morte sostanza qualunque all’Istituto, se non<br />

converte il prodotto ad aumentare un proporzionato numero <strong>di</strong> Figlie della Carità <strong>di</strong> provata<br />

vocazione, mancante dei mezzi <strong>di</strong> sussistenza, o <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ne, delle quali si parlerà in appresso,<br />

secondo la volontà dei benefattori.<br />

Le figlie delle <strong>di</strong>verse Case dell’Istituto si riguardano bensì, e trattano come sorelle, ma non<br />

hanno fra loro che un vincolo <strong>di</strong> Carità simile a quello delle salesiane, e specialmente nel<br />

comunicarsi, e scambiarsi i soggetti secondo i rispettivi bisogno, e circostanze della Case, e degli<br />

in<strong>di</strong>vidui stessi.<br />

(Segue quanto è stampato, senza alcuna variante, a pag. 1429 – B. 11-10)<br />

__________________<br />

NB. Segue ancora: « Oggetti nei quali s'impiegano... » pubblicato nel « Prospetto » B.11-10.<br />

3 Corredo.


B R E V E I D E A D E L L ' I S T I T U T O D E L L E F I G L I E D E L L A C A R I T A ’<br />

B.15 - 12(Verona#1829.05.**)<br />

[1829]<br />

Sono due copie della medesima « Breve idea », ma mentre la prima, che, nel titolo, porta l'aggiunta: Dettato<br />

dalla signora Marchesa a Cristina Pilotti il mese <strong>di</strong> maggio 1829, presenta la precisazione cronologica «<br />

1829 », la seconda, ripresa da una copia fotostatica, rilasciata dall'Archivio <strong>di</strong> Venezia, si vorrebbe far<br />

risalire al 1819. Sembrerebbero invece copie contemporanee. La prima, B. 15, non descrive l'abito <strong>di</strong> <strong>di</strong>visa<br />

e chiarifica meno i <strong>di</strong>ritti che competono a chi, sciolta contemporaneamente dai Voti religiosi, intende<br />

lasciare l'Istituto, così come non <strong>di</strong>stingue, in paragrafo a sé stante, gli «OGGETTI in cui si impiegano le<br />

Figlie della Carità», ma evidentemente sono entrambe copie della documentazione <strong>di</strong> or<strong>di</strong>namento interno,<br />

aggiunta ad ogni complessa pratica <strong>di</strong> richiesta <strong>di</strong> approvazione da parte delle Autorità religiose e civili.<br />

B R E V E I D E A D E L L ' I S T I T U T O D E L L E F I G L I E D E L L A C A R I T A ’<br />

dettato dalla signora Marchesa a Cristina Pilotti il mese <strong>di</strong> maggio 1829.<br />

L'Istituto delle Figlie della Carità istituito nel Lombardo Veneto sotto gli auspici <strong>di</strong> Maria<br />

santissima Addolorata ha per iscopo <strong>di</strong> operare la propria santificazione, cercando d'imitare le virtù<br />

<strong>di</strong> Gesù Crocifisso, praticandole in modo singolare nell'adempimento dei due precetti della Carità.<br />

Per conseguenza in esecuzione del primo richiedesi in quest'Istituto un particolare esercizio<br />

delle virtù interne, e segnatamente <strong>di</strong> un vero spogliamento <strong>di</strong> tutto per non cercare che Dio.<br />

Vi si richiede grande esercizio <strong>di</strong> ubbi<strong>di</strong>enza, ed annegazione della propria volontà, e vi si<br />

bramano soggetti, ch'abbiano anche un carattere amante dell'armonia, per non turbare la pace, senza<br />

la quale da quest'Istituto si tiene, che non potrebbe lo stesso prosperare e fiorire.<br />

Non vi è nelle Case del medesimo clausura, non essendo questa compatibile cogli Esercizi<br />

<strong>di</strong> carità della vocazione, ma le Regole loro tengono i membri <strong>di</strong>visi dal mondo per lo meno quanto<br />

se fossero nella clausura più stretta.<br />

Le Figlie della Carità vivono in vita comune più perfetta, senza minima <strong>di</strong>stinzione a nascita<br />

o a ricchezze, formando la carità l'unico <strong>di</strong>stintivo in ogni cosa, e in ogni impiego.<br />

Si fanno da tutte in forma privata i soliti tre voti religiosi, ma questi non legano la persona,<br />

se non pel tempo che persevera nell'Istituto, restandone sciolte quelle che dall'Istituto volessero<br />

sortire.<br />

La regola non prescrive austerità particolari, anzi l'Istituto somministra a ciascheduna<br />

quanto può ad una vita religiosa abbisognare sia pel vitto, che pel vestito.<br />

Gli Esercizi <strong>di</strong> Carità poi in esecuzione del secondo precetto che praticano sono i seguenti:<br />

Hanno in primo luogo le Scuole <strong>di</strong> Carità nelle quali vengono ammesse le ragazze più<br />

miserabili e povere essendo già s'intende tutto gratuito non solo parlandosi delle Scuole, ma anche<br />

d'ogni altra opera caritatevole, che dall'Istituto si pratica. In queste scuole vengono le ragazze<br />

ammaestrate nei doveri della santa Religione, e nei lavori <strong>di</strong> ogni sorte secondo i vari Paesi, ove<br />

l'Istituto è stabilito conseguendo le ragazze ogni guadagno dei lavori loro.<br />

Le scolare vengono la mattina e vanno a casa a mezzogiorno pel pranzo; ritornano due ore<br />

dopo, e restano nella scuola fino alla sera, e ciò in ogni giorno dell'anno tanto feriale che festivo<br />

colla <strong>di</strong>fferenza, che necessariamente le feste sono in <strong>di</strong>verso modo occupate.<br />

Ricevono oltre <strong>di</strong> queste in un ora determinata altre povere ragazze <strong>di</strong> costumi pure illibati<br />

per l'istruzione della Dottrina Cristiana del leggere e per alcune anche <strong>di</strong> un po' d'aritmetica e <strong>di</strong><br />

scrivere lo che s'insegna in simile modo anche a quelle <strong>di</strong> scuola istruendole tutte, e vigilando<br />

perchè si accostino preparate e colla frequenza dai confessori loro voluta ai santi Sacramenti.<br />

Nei giorni <strong>di</strong> festa molte delle Sorelle a giu<strong>di</strong>zio della Superiora si portano ad assistere alla<br />

Dottrina Cristiana della Parrocchia dalla quale non possono accettare carica alcuna <strong>di</strong> presidenza.


In terzo luogo le Sorelle pure dalla Superiora stabilite visitano le inferme dell'ospitale<br />

semplicemente però per confortarle istruirle, e <strong>di</strong>sporle a ricevere i santi Sacramenti, ed a fare una<br />

buona morte, e risanando le preparano a ritornare nelle loro case.<br />

Finalmente in due vari tempi dell'anno ricevono nelle loro Case in luogo <strong>di</strong>viso dalla<br />

comunità quelle Dame e signore che desiderassero fare per <strong>di</strong>eci giorni sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

Sacerdoti approvati dal Vescovo i santi Spirituali Esercizi. Così pure per alcuni mesi dell'anno<br />

ricevono in luogo similmente <strong>di</strong>viso dalla Comunità delle buone figliuole <strong>di</strong> campagna desiderose<br />

d'impiegarsi nella cristiana educazione, ed istruzione delle povere ragazze delle loro terre, e ville<br />

per ammaestrarle all'uopo, e procurare ch'esercitino con vero spirito <strong>di</strong> Carità per amore del<br />

Signore, e con intelligenza l'impiego loro.


ISTITUTO DELLE FIGLIE DELLA CARITA’<br />

B.15a - 13(Verona#1929.**.**)<br />

L'Istituto delle Figlie della Carità istituito nel Regno Lombardo Veneto dalla Marchesa<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> sotto gli auspici <strong>di</strong> Maria santissima Addolorata ha per iscopo <strong>di</strong> operare la<br />

propria santificazione cercando d'immitare le virtù <strong>di</strong> Gesù Crocifisso praticandole in modo<br />

singolare nell'adempimento dei due precetti della Carità.<br />

Per conseguenza in esecuzione del primo richiedesi in questo Istituto un particolar esercizio<br />

delle virtù interne, e segnatamente <strong>di</strong> un vero spogliamento <strong>di</strong> tutto per non cercare che Dio.<br />

Si richiede grande esercizio d'ubbi<strong>di</strong>enza, ed annegazione della propria volontà, e vi si<br />

bramano soggetti che abbiano anche un carattere amante dell'armonia per non turbare la pace, senza<br />

la quale da questo Istituto si tiene che non potrebbe lo stesso prosperare e fiorire.<br />

Non vi è nelle case del medesimo clausura non essendo questa compatibile cogli esercizi <strong>di</strong><br />

carità della vocazione, ma le Regole loro tengono i membri <strong>di</strong>visi dal mondo per lo meno quanto se<br />

fossero nella clausura più stretta.<br />

Le Figlie della Carità vivono una vita perfettamente comune senza la minima <strong>di</strong>stinzione, a<br />

nascita, o ricchezze formando la carità l'unico <strong>di</strong>stintivo in ogni cosa, ed in ogni impiego. Vestono<br />

un abito modesto <strong>di</strong> color marone, con cuffia nera in testa, un immagine <strong>di</strong> Maria santissima<br />

pendente al collo in forma <strong>di</strong> tablò e non hanno alcun particolare <strong>di</strong>stintivo.<br />

Si fanno da tutte in privata forma i soliti tre Voti, ma questi non legano la persona che pel<br />

tempo in cui persevera nell'Istituto, e non privano gli in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> quei <strong>di</strong>ritti che loro potessero<br />

civilmente compettere ed usarne, sortendo dall'Istituto, restandone sciolte ad ogni momento quelle<br />

cui non continuando nella vocazione volessero dal medesimo sortire.<br />

La Regola non prescrive austerità particolari anzi l'Istituto somministra a ciascuna quanto<br />

può ad una vita religiosa abbisognare sia pel vito, che vestito.<br />

Le loro Regole come si <strong>di</strong>sse hanno per iscopo <strong>di</strong> perfezionarle nello spirito <strong>di</strong> carità verso il<br />

prossimo, onde formate con tale spirito pieno <strong>di</strong> attività nei p<strong>ii</strong>, e caritatevoli loro esercizj, si<br />

rendano utili alla società singolarmente a quella parte <strong>di</strong> essa che si trova più bisognosa.<br />

Queste figlie vivono del proprio senza verun aggravio ne del pubblico, ne del privato<br />

portando seco un fondo, che le <strong>di</strong>a il re<strong>di</strong>to nitido <strong>di</strong> una lira <strong>di</strong> Milano al giorno.<br />

Le figlie delle <strong>di</strong>verse case dell'istituto si riguardano come Sorelle con un legame <strong>di</strong> vera<br />

carità dovendo già s'intende essere <strong>di</strong>pendenti dal proprio Or<strong>di</strong>nario per riguardo dell'interna<br />

<strong>di</strong>rezione spirituale. Nella condotta poi, ed amministrazione economica <strong>di</strong>pendono dalla propria<br />

superiora.<br />

OGGETTI IN CUI S'IMPIEGANO LE FIGLIE DELLA CARITA’<br />

(NB. Quanto segue è tutto già stampato a pag. 1429, (B.11 – 10) ma lo si ripropone perché presenta varianti <strong>di</strong><br />

particolare rilievo).<br />

1) S'impiegano nel tenere le Scuole <strong>di</strong> carità, nelle quali vengono amesse le più miserabili<br />

fanciulle essendo già s'intende tutto gratuito insegnando loro a leggere, e scrivere adestrandole nei<br />

lavori donneschi onde agevolare loro il mezzo <strong>di</strong> procaciarsi una cristiana sussistenza, e<br />

conseguendo le ragazze ogni guadagno dei loro lavori, che verranno fatti nella scuola. Le scolare<br />

vengono la mattina, e vanno a casa al mezzo giorno pel pranzo, e tornano due ore dopo, e restano<br />

nella scuola sino alla sera, e ciò in ogni giorno dell'anno tanto feriale, che festivo colla <strong>di</strong>fferenza,<br />

che necessariamente le feste sono in <strong>di</strong>verso modo occupate. Ricevono oltre <strong>di</strong> queste in un ora<br />

determinata altre povere ragazze <strong>di</strong> costumi pure illibati per l'istruzione della Dottrina cristiana, del<br />

leggere istruendole, e vigilando perchè si accostano preparate, e colla frequenza dei confessori loro<br />

voluta, ai santissimi. Sacramenti.


2) S'impiegano per l'assistenza delle Dottrine cristiane nelle chiese delle loro proprie<br />

parrocchie, tanto nella classe dell'istruzione come in qualunque altra loro destinata <strong>di</strong>pendendo<br />

intieramente dagli or<strong>di</strong>ni delle superiore delle Dottrine stesse. Elleno prestano l'eguale assistenza<br />

d'istruire anche nell'interno della Casa dell'Istituto le adulte povere, e quelle fanciulle che non<br />

possono frequentare per gl'impieghi delle loro famiglie le scuole delle Figlie della Carità, ma questo<br />

lo fanno già s'intende in luogo separato dalla scuola, e <strong>di</strong>visa similmente viene data l'istruzione alle<br />

adulte.<br />

3) Visitano negli ospitali le povere inferme istruendole, confortandole ed amorosamente<br />

<strong>di</strong>sponendole ad una santa morte, se così Dio <strong>di</strong>spone della loro malattia. Portandosi similmente per<br />

assistere quelle che si rissanano affinchè riavuta la sanità del corpo ricuperino pure quella dello<br />

spirito, e ricalchino il sentiero della vita cristiana per consolazione ed ajuto delle loro famiglie, e<br />

vantaggio dei proprj figli.<br />

4) Accolgono per sette mesi dell'anno quel numero, che possono a norma anche del<br />

desiderio dei parroci rispettivi, delle figliuole <strong>di</strong> campagna d'illibato costume, e che desiderano<br />

d'impiegarsi a vantaggio de' prossimi, e queste istruiscono negli obblighi della santa Religione<br />

ammaestrandole nel leggere, nello scrivere, e nei lavori donneschi affinchè possano rendersi capaci<br />

<strong>di</strong> esercitare l'impiego <strong>di</strong> maestra nelle loro terre e villaggi propagando, e <strong>di</strong>latando per cotal guisa<br />

l'istruzione, e l'educazione da esse appresa nell'Istituto.<br />

5) Finalmente in due tempi dell'anno fissati ricevono nella Casa dell'Istituto, ma<br />

separatamente dalla Comunità per <strong>di</strong>eci giorni consecutivi quelle Dame, o Signore che lo<br />

desiderano, a fare nella chiesa, o cappella, o luogo della casa opportuno gli spirituali Esercizi dati<br />

loro da idonei religiosi <strong>di</strong> tutta persuazione dell'Or<strong>di</strong>nario, e questo ad oggetto non solo, <strong>di</strong><br />

rianimare quelle Dame, o Signore al mantenimento del buon or<strong>di</strong>ne delle loro famiglie, alla saggia<br />

educazione dei figli, e domestici, ma anche ad eccitare in loro lo spirito <strong>di</strong> carità per la visita degli<br />

ospitali, per la frequenza della Dottrina cristiana e singolarmente per determinarle a sostenere nelle<br />

loro villeggiature quanto per la buona educazione, e costumatezza delle conta<strong>di</strong>nelle avranno<br />

operato e faticato le figliuole della campagna ammaestrate nell'Istituto.<br />

Così pure si ricevano a fare gli spirituali Esercizi, in un'altra epoca dell'anno le povere<br />

giovani, che frequentano le Case dell'Istituto.<br />

1 NB. Firma autografa.<br />

<strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong> <strong>Canossa</strong> 1

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