regressione sociale di * DANTE LEPORE titolo L ... - Alp Cub

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02.06.2013 Views

192 bloc notes operaio del 17 gennaio avviso. Per motivi di salute (stress) non sarò in grado di completare l'anno previsto di bloc notes operaio. quindi proseguirei fino al 28 gennaio data dello sciopero indetto dalla Fiom . La puntata di lunedì 30 dovrebbe essere di congedo, due mesi prima del previsto. (piero) ---------------------------------------------------------- leggerò ora la prima di 5 puntate, un estratto delle ultime pagine dal libro recentissimo in corso di stampa –“GEMEINWESEN O GEMEINSCHAFT? decadenza del capitalismo e regressione sociale di * DANTE LEPORE http://www.alpcub.com/Estratto_decadenza_del_capitalismo_e_regressione_sociale.pdf segnalo questo libro che ha IN APPENDICE: un saggio di LOREN GOLDNER dal titolo L'IMMENSA SORPRESA DI OTTOBRE: un collasso del mondo capitalista edito da PonSinMor - si può prenotare a euro 15 minimo + 3 euro spedizioni a pon- sin-mor@libero.it decadenza del capitalismo e regressione sociale (1) (…)In definitiva, il corpo umano è divenuto una manna non solo nel suo stato di buona salute, in quanto produttore di energia vivente, la forza-lavoro (cibo genuino, non adulterato, del capi-tale complessivo sociale) ma anche come semplice corpo biolo-gico, sia quando è sano, come consumatore di prodotti (sempre più spesso avariati e intossicati) sia quando le condizioni di la-voro e di sussistenza lo portano ad ammalarsi. Né vogliamo aprire il capitolo del lucro sui morti. Il capitale non è una relazio-ne morale ma un rapporto di produzione che trascende ogni regola di qualunque genere (etico, giuridico, tanto meno religioso), le sue leggi sono dispotiche e pervasive, fino a penetrare nelle coscienze degli stessi lavoratori. Le dimensioni del feno-meno sono quelle che innescano i processi capitalistici e a noi rendono più visibile la regressione sociale. Se bastassero considerazioni etiche per interrompere le leggi del capitale, nessun lavoratore venderebbe più un ora di lavoro per produrre carri armati, merci inutili e spesso intossicate e no-cive. La concorrenza (ossia il livellamento del saggio di profitto) che induce le aziende a produrre alimenti sempre più pericolosi, adulterati, alla diossina e altri additivi, scorie, carni già in putrefazione, e a commercializzarli nelle zone più lontane del pianeta e più sottoposte

192 bloc notes operaio del 17 gennaio<br />

avviso. Per motivi <strong>di</strong> salute (stress) non sarò in grado <strong>di</strong> completare l'anno previsto <strong>di</strong> bloc<br />

notes operaio.<br />

quin<strong>di</strong> proseguirei fino al 28 gennaio data dello sciopero indetto dalla Fiom . La<br />

puntata <strong>di</strong> lunedì 30 dovrebbe essere <strong>di</strong> congedo, due mesi prima del previsto.<br />

(piero)<br />

----------------------------------------------------------<br />

leggerò ora la prima <strong>di</strong> 5 puntate, un estratto delle ultime pagine dal libro recentissimo in<br />

corso <strong>di</strong> stampa –“GEMEINWESEN O GEMEINSCHAFT? decadenza del capitalismo e<br />

<strong>regressione</strong> <strong>sociale</strong> <strong>di</strong> * <strong>DANTE</strong> <strong>LEPORE</strong><br />

http://www.alpcub.com/Estratto_decadenza_del_capitalismo_e_<strong>regressione</strong>_<strong>sociale</strong>.pdf<br />

segnalo questo libro che ha IN APPENDICE: un saggio <strong>di</strong> LOREN GOLDNER dal<br />

<strong>titolo</strong> L'IMMENSA SORPRESA DI OTTOBRE: un collasso del mondo capitalista<br />

e<strong>di</strong>to da PonSinMor - si può prenotare a euro 15 minimo + 3 euro spe<strong>di</strong>zioni a pon-<br />

sin-mor@libero.it<br />

decadenza del capitalismo e <strong>regressione</strong> <strong>sociale</strong> (1)<br />

(…)In definitiva, il corpo umano è <strong>di</strong>venuto una manna non solo nel suo stato <strong>di</strong><br />

buona salute, in quanto produttore <strong>di</strong> energia vivente, la forza-lavoro (cibo<br />

genuino, non adulterato, del capi-tale complessivo <strong>sociale</strong>) ma anche come<br />

semplice corpo biolo-gico, sia quando è sano, come consumatore <strong>di</strong> prodotti<br />

(sempre più spesso avariati e intossicati) sia quando le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> la-voro e <strong>di</strong><br />

sussistenza lo portano ad ammalarsi. Né vogliamo aprire il capitolo del lucro sui<br />

morti. Il capitale non è una relazio-ne morale ma un rapporto <strong>di</strong> produzione che<br />

trascende ogni regola <strong>di</strong> qualunque genere (etico, giuri<strong>di</strong>co, tanto meno religioso),<br />

le sue leggi sono <strong>di</strong>spotiche e pervasive, fino a penetrare nelle coscienze<br />

degli stessi lavoratori. Le <strong>di</strong>mensioni del feno-meno sono quelle che innescano i<br />

processi capitalistici e a noi rendono più visibile la <strong>regressione</strong> <strong>sociale</strong>.<br />

Se bastassero considerazioni etiche per interrompere le leggi del capitale,<br />

nessun lavoratore venderebbe più un ora <strong>di</strong> lavoro per produrre carri armati,<br />

merci inutili e spesso intossicate e no-cive. La concorrenza (ossia il livellamento<br />

del saggio <strong>di</strong> profitto) che induce le aziende a produrre alimenti sempre più<br />

pericolosi, adulterati, alla <strong>di</strong>ossina e altri ad<strong>di</strong>tivi, scorie, carni già in putrefazione,<br />

e a commercializzarli nelle zone più lontane del pianeta e più sottoposte


a ricatto, con tanto <strong>di</strong> etichetta e marchio <strong>di</strong> qualità, è come un rullo<br />

compressore. Nei capitoli precedenti abbiamo visto dove porta tutto questo: non<br />

è in gioco soltanto la sopravvivenza <strong>di</strong> intere specie animali e vegetali, ma della<br />

specie umana e del suo ecosistema. Gli operai che lavorano in una fabbrica <strong>di</strong><br />

armi o <strong>di</strong> mine non si fanno commuovere dalle migliaia <strong>di</strong> bambini massacrati e<br />

mutilati dalle mine, ma temo-no <strong>di</strong> restare senza lavoro se l’azienda in cui<br />

lavorano <strong>di</strong>slocasse la produzione altrove, lasciandoli senza salario. Sono cinici?<br />

No. Sono semplicemente schiavi! Lo schiavo non può <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no! A <strong>di</strong>fferenza<br />

dello schiavo antico, non c è bisogno dello spettro della frusta o della verga per<br />

piegarsi all’obbe<strong>di</strong>enza. (segue)<br />

filo rosso<br />

Mirafiori.<br />

Ha votato il 96,07% dei lavoratori al referendum su Fiat Mirafiori. Lo rende noto la<br />

commissione elettorale, dopo la chiusura delle urne. Si sono espressi 5.218 su 5.431 aventi <strong>di</strong>ritto.<br />

Gli operai della FIAT hanno votato NO.<br />

La FIAT riporta che il referendum è stato approvato dal 54%. Decisivo, per la vittoria del sì<br />

a Mirafiori, l'apporto degli impiegati, che hanno votato in massa a favore dell'accordo<br />

voluto da Marchionne: su 441 voti espressi, solo 20 tra i colletti bianchi hanno respinto<br />

l'intesa, mentre 421 l'hanno approvata. Fra gli impiegati 300 capi.<br />

il manifesto<br />

La prevalenza dei "no" come detto si e' avuta nei primi quattro seggi scrutinati relativi al<br />

montaggio con 1.576 voti contrari e 1.386 a favore e nel seggio 2, uno dei due relativi alla


lastratura, con 218 no e 202 si'. Prevalgono i si fra gli operai in verniciatura e nel turno <strong>di</strong><br />

notte. In totale, i "si'" degli operai delle carrozzerie <strong>di</strong> Mirafiori, senza il seggio relativo al<br />

voto degli impiegati, superano i "no" <strong>di</strong> 9 voti<br />

Per poter dare una valutazione seria <strong>di</strong> questo risultato occorre ricordare che il fronte dei<br />

sindacati pro-accordo (Fim Cisl, Uilm, Ugl, Fismic) aveva il 71% dei voti nelle Rsu, mentre<br />

il “fronte del no” (Fiom, in primo luogo, più Cobas e Usb) soltanto il 29%. Si è quin<strong>di</strong><br />

verificato un “quasi” perfetto rovesciamento degli equilibri interni a questa fabbrica, da<br />

molti anni <strong>di</strong>pinta come “rassegnata” e ormai estranea al conflitto <strong>sociale</strong>.<br />

Se riguar<strong>di</strong>amo il film dei giorni scorsi, fino al voto, dobbiamo ricordare le centinaia <strong>di</strong><br />

persone, uomini e donne spesso in lacrime, che spiegavano alle telecamere che<br />

avrebbero detto “sì” solo perché messi <strong>di</strong> fronte a un ricatto in piena regola, un autentico<br />

“o la borsa o la vita”. Dobbiamo quin<strong>di</strong> sapere tutti – Marchionne, i “sindacati complici”,<br />

l'inguardabile classe politica <strong>di</strong> questo paese – che persino in questo microcosmo <strong>di</strong> 5.400<br />

persone messe con le spalle al muro non trova “consenso” autentico un imbarbarimento<br />

delle vite e un annullamento dei <strong>di</strong>ritti che vuol riportare il lavoro nelle con<strong>di</strong>zioni degli inizi<br />

libero mercato<br />

dell'800.<br />

Proverò a completare la riflessione sul lavoro autonomo con brani <strong>di</strong> Sergio Bologna,10<br />

tesi sul lavoro autonomo http://www.alpcub.com/bologna_tesi_lavoro_autonomo_1997.pdf<br />

(per considerazioni più recenti <strong>di</strong> questo sociologo ve<strong>di</strong> testi e au<strong>di</strong>o in :<br />

http://www.dossetti.com/corso/corso%202009/200905bologna.html<br />

e http://www.poliscritture.it/IMG/Bologna_CETI_MEDI_QUALE_FUTURO.pdf<br />

e La marcia del Quinto Stato in http://www.alpcub.com/acta_20110116_manifesto.pdf<br />

:Una premessa per spiegare alcune caratteristiche <strong>di</strong> questo sociologo.<br />

Sergio Bologna proviene da una lunga storia <strong>di</strong> impegno e ricerca sui temi del lavoro (dalla militanza nel<br />

filone “operaista” del pensiero politico-<strong>sociale</strong>, alla rivista 1° Maggio, alle pubblicazioni sulle “partite IVA”,<br />

al lavoro autonomo <strong>di</strong> seconda generazione). Il suo approccio è sempre stato centrato sui mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

produzione del sistema economico e sui mutamenti che ciò induce sulla prestazione del lavoro e sulla<br />

coscienza <strong>di</strong> chi li esperisce.<br />

Scrive Sergio Bologna:<br />

(…)io non sono mai stato iscritto al PCI, non mi sono mai sentito<br />

comunista (semmai anarchico o, meglio, anarco-sindacalista)(…)


(…)Rimango stupito quando mi si rimprovera <strong>di</strong> “trascurare” i<br />

perdenti del lavoro <strong>di</strong>pendente, mi sembra <strong>di</strong> aver ripetuto in non<br />

so quanti passaggi dei miei scritti che oggi il problema è<br />

drammatico sia nel lavoro <strong>di</strong>pendente che in quello autonomo e<br />

intermittente, anzi in certi testi ho volutamente enfatizzato analisi<br />

e iniziative che si rivolgono più al lavoro <strong>di</strong>pendente che a quello<br />

dei freelance. Sono invece d’accordo che tutte le categorie,<br />

immigrati compresi, debbono arrivare a riprendere l’iniziativa (a<br />

proposito, tra le nuove “<strong>di</strong>tte in<strong>di</strong>viduali” che stanno nascendo, si<br />

sa quanti sono gli immigrati extracomunitari? In una Regione<br />

come l’Emilia Romagna il 40%). Ma per arrivare a muoversi sono<br />

convinto che oggi è meglio per tutti che ciascuno marci per conto<br />

suo.(…)<br />

,<br />

lettura brani della prima tesi,<br />

1.il contenuto del lavoro autonomo<br />

ve<strong>di</strong> testo completo:<br />

http://www.alpcub.com/bologna_tesi_lavoro_autonomo_1997.pdf

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