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Giugno 2012 - Scarica l'edizione in PDF - Saturno Notizie

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24<br />

l’Inchiesta<br />

E l’oro particolare della valle bagnata dal Tevere, oppure –<br />

come si usava dire un tempo – il nostro “petrolio”. Si estrae<br />

come il petrolio bucando la terra, ma è sufficiente il fiuto di un<br />

cane senza bisogno di perforare; al posto della trivella c’è il<br />

vangh<strong>in</strong>o. Stiamo ovviamente parlando del tartufo e <strong>in</strong><br />

particolare delle specie di trifola presenti nell’Alta Valle del<br />

Tevere tosco-umbra. Anche se siamo fuori stagione, l’idea e la<br />

voglia di mettere a fuoco il tartufo è stata tanta, se non altro<br />

perché si parla di esso – e giustamente - come di una delle<br />

eccellenze del territorio, ma poi il comprensorio non lega il<br />

proprio nome anche a questo prodotto, o comunque sul<br />

tartufo non si è costruito la stessa fama di altri luoghi,<br />

nonostante l’elevata qualità che lo caratterizza. Per saperne di<br />

più e per aggiungere anche qualche curiosità, ci siamo rivolti a<br />

un esperto del settore, che è cercatore e commerciante allo<br />

stesso tempo: Saverio Bianconi di Città di Castello, titolare<br />

della omonima azienda che ha sede <strong>in</strong> un grazioso casolare<br />

situato <strong>in</strong> località Santo Stefano del Piano, sulla strada che da<br />

Riosecco conduce alla frazione di Badiali. Abbiamo scoperto<br />

fra l’altro anche una <strong>in</strong>teressante novità.<br />

Come è nata questa passione per i tartufi?<br />

“È una passione nata come le cose che vengono per caso; poi,<br />

pian piano, provenendo da una famiglia di commercianti, ho<br />

sviluppato l’aspetto commerciale. Mi sono ritrovato una<br />

a cura di Davide Gambacci<br />

LA VALLATA DEL TARTUFO:<br />

trifole e profumi per ogni stagione<br />

TUBER MAGNATUM PICO<br />

ovvero il tartufo bianco dell’Alta Valle del Tevere<br />

moglie brava <strong>in</strong> cuc<strong>in</strong>a e allora ho abb<strong>in</strong>ato le sue ricette al<br />

nostro commercio”.<br />

Quanti tipi di tartufo nascono nelle nostre zone?<br />

“Quasi tutti. Anzi, tutti meno uno, che è anche il peggiore <strong>in</strong><br />

senso assoluto: il “tuber mesentericum”, che ha un odore di<br />

acido fenico impressionante. I tartufi, anche qui da noi, si<br />

dividono <strong>in</strong> bianchi e neri: troviamo entrambi i tipi, ma il<br />

pr<strong>in</strong>cipale è senza dubbio il bianco. Il nostro tartufo bianco<br />

raggiunge le pr<strong>in</strong>cipali città del nord Italia, Alba compresa,<br />

magari passando per ...Acqualagna. Per essere precisi, il nostro<br />

tartufo bianco è il “tuber magnatum pico” o bianco pregiato.<br />

Ma non f<strong>in</strong>isce qui: abbiamo il “tuber estivo”, presente <strong>in</strong><br />

grande abbondanza e di ottima qualità, anche se la profumazione<br />

migliore si sprigiona <strong>in</strong> <strong>in</strong>verno, quando si trasforma <strong>in</strong> “tuber<br />

unc<strong>in</strong>ato”. Ci sono poi il “marzuolo bianchetto” e il “tuber<br />

alb<strong>in</strong>o” <strong>in</strong> primavera e il nero pregiato di Norcia nel periodo<br />

di novembre-dicembre: <strong>in</strong> questo caso siamo al top del tartufo<br />

nero, che a livello di Alta Valle del Tevere si trova soprattutto<br />

nella zona di Monte Santa Maria Tiber<strong>in</strong>a”.<br />

In quali terreni si orig<strong>in</strong>a il tartufo?<br />

“Il bianco predilige terreni più morbidi e soffici, specie quelli<br />

lungo i bordi dei fiumi e i bordi dei boschi. Il nero, <strong>in</strong>vece, si<br />

trova anche <strong>in</strong> terreni impervi, sassosi e collocati a<br />

un’altitud<strong>in</strong>e maggiore. La prerogativa del nero è che dove<br />

nasce fa sparire l’erba, per cui le zone del tubero nero sono<br />

più facilmente <strong>in</strong>dividuabili, mentre il bianco non dà alcun<br />

<strong>in</strong>dizio sotto questo profilo”.<br />

Come deve essere il rispetto per il terreno?<br />

“Massimo, a livello sia di pulizia che di raccolta, perché se<br />

facciamo la raccolta del nero con zappa e rastelli rov<strong>in</strong>iamo il<br />

terreno. Bisogna tenere il sottobosco <strong>in</strong> maniera adeguata,<br />

evitando di spargere diserbanti; occorre rispettare anche le<br />

piante rispettate e non tagliarle <strong>in</strong>discrim<strong>in</strong>atamente, anche<br />

quelle posizionate vic<strong>in</strong>o agli alberi che producono il tartufo. Il<br />

problema è che purtroppo si sta verificando una graduale<br />

scomparsa del tartufo bianco a causa di piogge acide, arature<br />

più profonde e poi del c<strong>in</strong>ghiale, che con la sua azione sta<br />

distruggendo l’80% delle tartufaie; senza dubbio, il c<strong>in</strong>ghiale è<br />

l’animale più tremendo, ma anche cervi e da<strong>in</strong>i non scherzano.<br />

Bisogna <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e pestare poco il terreno: la ricerca di massa sta<br />

<strong>in</strong>fatti generando molti danni, perché <strong>in</strong> un terreno nel quale<br />

passano molte persone il tartufo viene poi ad essere soffocato”.<br />

A parità di genere di tartufo, c’è differenza di qualità<br />

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