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Taddei XP 7 - Antichità e Tradizione Classica

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LA COLONNA DI ARCADIO A COSTANTINOPOLI 101<br />

quartiere di Cerrahpas¸a e poi entrata largamente nell’uso scientifico, sostituendo<br />

definitivamente il secolare appellativo di colonna istoriata 167 .<br />

È in sostanza con Gurlitt che ha termine lo studio del rudere, sebbene<br />

non vada dimenticato che una ancor oggi insuperata descrizione<br />

analitica dei rilievi scultorei che decorano il basamento si trova nelle<br />

pagine dedicate alla colonna da Johannes Kollwitz nella sua monografia<br />

sulla scultura del periodo teodosiano apparsa nel 1941 e corredata da una<br />

documentazione fotografica quanto mai preziosa, a fronte della leggibilità<br />

dei frammenti oggi definitivamente compromessa dal degrado (tav.<br />

VIIIb) 168 . Lo studio di Kollwitz poteva ormai valersi appieno degli elementi<br />

desunti dalle fonti grafiche di età moderna, cioè il disegno della<br />

collezione de Gaignières, il cosiddetto «Album Freshfield» e il problematico<br />

rotolo del Louvre.<br />

Proprio la sovrabbondanza di fonti documentarie grafiche e i problemi<br />

relativi alla loro paternità fecero sì che l’orientamento della ricerca<br />

nella seconda metà del Novecento assumesse come priorità la ricostruzione<br />

delle vicende narrate sul bassorilievo del fusto della colonna – e<br />

qui citiamo doverosamente il lavoro magistrale di Giovanni Becatti, cui<br />

abbiamo più volte fatto ricorso in questa sede – tralasciando in parte l’aspetto<br />

più squisitamente archeologico del rudere di Cerrahpas¸a. D’altronde,<br />

una volta scomparsa la colonna e insieme a lei tramontata l’epoca<br />

della letteratura di viaggio, rimanevano soltanto i resti calcinati di un<br />

enorme piedistallo marmoreo, non più annoverabile fra i mirabilia urbis,<br />

stretto e seminascosto fra le abitazioni di un quartiere in rapido sviluppo.<br />

Suonano forse retoriche – ma neanche troppo – le parole di Pertusier:<br />

Je chemine cherchant et demandant à toux ceux que je rencontre<br />

cette célèbre colonne d’Arcadius, dont le fût, sculpté par la vanité mensongère,<br />

à laquelle l’adulation aura sûrement fourni les sujets, racontait à<br />

sa manière la vie d’un prince privé de force et de vertus, des mains de<br />

qui une femme et des eunuques arrachèrent si aisément le rênes de<br />

l’Empire. Sans prendre ici parti en faveur de la vérité, je cède uniquement<br />

à l’amour des arts, promettant à ce dernier de me laisser aller en<br />

entier aux émotions douces qu’il me fait espérer. Je demande donc le<br />

quartier Avret Bazar, où je sais devoir trouver le monument à la<br />

recherche duquel je suis; que Pierre Gilles me dit avoir vu debout; [...]<br />

au lieux d’arriver de prime-abord au but, je m’égare long-temps autour,<br />

et le touche presque, sans même être prévenu par aucun indice, que j’en<br />

167 Ibid.<br />

168 KOLLWITZ, Oströmische Plastik cit., pp. 17-62, tavv. 3-9.

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