Taddei XP 7 - Antichità e Tradizione Classica
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LA COLONNA DI ARCADIO A COSTANTINOPOLI 67<br />
costantinopolitanae e i cui toponimi, strade, monumenti, continuano ad<br />
apparire di frequente nella testimonianza degli storiografi bizantini<br />
posteriori, cristallizzati almeno fino al XII e XIII secolo nella loro forma<br />
idealizzata. Gyllius non si occupa della città mediobizantina, delle sue<br />
mutazioni e dei nuovi monumenti che essa acquisì fino a tutto il XII<br />
secolo. Piuttosto, egli si appassiona a una stagione tardo antica, all’epoca<br />
ancora testimoniata da numerose emergenze architettoniche monumentali<br />
che egli vede sparire rapidamente, l’una dopo l’altra, fra progressivo<br />
degrado, estraneità dei nuovi abitanti, indifferenza degli autoctoni,<br />
incendi, terremoti e sviluppo intenso della nuova urbanistica ottomana.<br />
Nulla di sorprendente nel fatto che la sua approfondita descrizione<br />
architettonica della colonna di Arcadio presso lo Xerolophos ancor oggi<br />
costituisca una fonte imprescindibile per i più aggiornati tentativi di<br />
definirne l’aspetto originario. Gyllius, che si era cimentato anche nel tentativo<br />
di ricostruire l’ubicazione della colonna di Teodosio I nel Tauros<br />
(anche sulla base di testimonianze orali), comprese come la «colonna<br />
istoriata», degli Occidentali, ovvero la «Stele», l’«Obelisco» o la «Stele delle<br />
Donne» (Dikilitas¸, Avrat Tas¸ı), come all’epoca veniva chiamata dai Turchi,<br />
fosse proprio la colonna della XII regione menzionata dalla Notitia Urbis,<br />
e la «colonna dello Xerolophos» delle fonti bizantine: «Ex columna Arcadij,<br />
quae etiam num extat in septimo colle nuncupato Xerolopho diviso<br />
à sex collibus valle lata, colligo fuisse duodecimam regionem, quae<br />
portam auream à civitate petentibus in longum plana omnis constitit, sed<br />
latere sinistro mollioribus clivis deducta maris confinio finiebatur». La<br />
seconda regione – prosegue Gyllius ricalcando la Notitia urbis – «continebat<br />
[…] columnam inter se gradibus perviam, quam Arcadius Imperator<br />
excitavit in Xerolopho, etiam nunc in nostram aetatem nomen retinente,<br />
& supra ipsam collocavit statuam suam, quae cecidit regnante<br />
Leone Conone 81 terraemotu, quo vehementer concussum est Byzantium,<br />
& quo multa templa, & domus ceciderunt, multitudoque hominum<br />
oppressa est» 82 . Gyllius rileva inoltre che quando Giorgio Cedreno<br />
parla del «Tauros» e dello «Xerolophos» come di due entità identiche,<br />
81 Λέων σαυρς Κώνων κα εκονοµάχος si legge, ad esempio, nella lista degli<br />
imperatori stilata da GLYCAS, Annales III (ed. BEKKER cit., p. 458): si tratta dell’imperatore<br />
Leone III l’Isaurico (717-741).<br />
82 GYLLIUS, De Topographia cit., p. 207 (IV, 7).Traduzione in turco: Petrus Gyllius.<br />
I · stanbul’un tarihi Eserleri, Latinceden çeviren E. ÖZBAYOG˘LU, I˙stanbul 1997, pp. 185-<br />
188. Cf. GRÉLOIS, Pierre Gilles. Itinéraires cit., pp. 435-438 (cap. IV,7); cf. anche ibid., pp.<br />
303 (I,18), 393 (III,6), 424 (IV.2), 441 (IV,8), 443-444 (IV,9), 457, 459.