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Taddei XP 7 - Antichità e Tradizione Classica

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LA COLONNA DI ARCADIO A COSTANTINOPOLI 39<br />

scono la traccia «mitizzata» di contesti cultuali di epoca remota, verosimilmente<br />

anteriore alla romanizzazione di Byzantion.<br />

Nel testo delle Parastaseis e dei Patria coesistono dunque due tipi di<br />

informazione relativi al foro e alle sue preesistenze: al piano della realtà<br />

monumentale, cui si riferisce la descrizione della collezione statuaria e la<br />

destinazione funzionale del sito, si affianca un piano di realtà metastorica,<br />

il cui elemento polarizzatore è il personaggio di nome Severo, fondatore<br />

del Theama. Il Severo di cui si narra altri non è che la probabile controfigura<br />

di un personaggio la cui indubbia realtà storica di rifondatore<br />

della città viene a convergere qui con una interessante e ben nota tradizione,<br />

dai tratti escatologici, tendente a ricondurre a lui non solamente<br />

la paternità ancestrale di diversi complessi monumentali della città ma, in<br />

particolare, la prescienza dei destini a essa riservati, fatti da lui scolpire<br />

sulle colonne coclidi del Tauros e dello Xerolophos, colonne che la leggenda<br />

espropria a Teodosio I e ad Arcadio per riconsegnarle a Severo.<br />

Una tradizione in qualche modo «negazionista» dell’eredità costantiniana<br />

e teodosiana ma, soprattutto, di gusto antistorico, nata con ogni probabilità<br />

nella medesima temperie culturale iconoclasta delle Parastaseis e ribadita<br />

nel X secolo – mutatis mutandis – dai Patria (II, 47), laddove si narra<br />

che tanto la slanciata e maestosa colonna del Tauros quanto [quella dello]<br />

Xerolophos recano, ritratte in scultura (νίστορας γγεγλυµµένας) le<br />

vicende della fine della città e della sua presa 4 . Tale tradizione dovette<br />

trovare rapidamente una trasposizione letteraria nel notevole e intricatis-<br />

συνθετ στήλη κα Σευήρου το κτίσαντος κα θεµάτιον τρίπουν. νθα θυσίαζεν πολλς<br />

θυσίας Σευρος· νθα κα χρησµο πολλο τ τόπ γεγόνασιν· καθ’ ν κα κόρη παρθένος<br />

τύθη. Κα θέσις ν στρονοµικ λʹ χρόνους διαρκέσασα. Si vedano anche le Παραστάσεις<br />

Σύντοµοι Χρονικαί XX [Scriptores originum Constantinopolitanarum, recensuit Th.<br />

PREGER, I, Lipsiae 1901 (d’ora in poi: Par.)], p. 32; cf. A. CAMERON - J. HERRIN, Constantinople<br />

in the Early Eight Century: The Parastaseis, Leiden 1984, p. 82; G. DAGRON,<br />

Constantinople imaginaire: Études sur les recueil des Patria, Paris 1984 (Bibliothèque<br />

Byzantine, 8) pp. 41, 80-81, 86. La datazione delle Parastaseis qui riportata è quella<br />

proposta di recente da O. KRESTEN, Leon III. und die Landmauern von Konstantinopel,<br />

in Römische historische Mitteilungen 36 (1994), pp. 21-52. Cf. anche T.M. MUHAMMAD,<br />

Can Παραστάσεις Σύντοµοι Χρονικαί be considered a Real Guide to the Sculptures of<br />

Constantinople during the Isaurian Period?, in Byzantinoslavica 54 (2006), pp. 77-98.<br />

4 Patria II, 47 [ed. PREGER cit., pp. 176-177]: µοίως κα κοφος κίων <br />

µεγαλεος κεσε κα Ξηρόλοφος τς σχάτας στορίας τς πόλεως κα τς λώσεις<br />

χουσιν νίστορας γγεγλυµµένας. Cf. DAGRON, Constantinople imaginaire cit., p. 146.<br />

Sugli echi di tale tradizione nelle Parastaseis, cf. A. BERGER, Untersuchungen zu den<br />

Patria Konstantinupoleos, Bonn 1988 (Poikila Byzantina, 8), pp. 723-724. Cf. anche<br />

DAGRON, Constantinople imaginaire cit., pp. 74-76, ove viene chiaramente delineata la<br />

questione in tutti i suoi aspetti; CAMERON - HERRIN, Constantinople in the Early Eight<br />

Century cit., p. 268.

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