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Leptis Magna: Vi-Vii μissione (2009-2010) - Politecnico di Bari

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da porre ancora nell’arco del I sec. d.C., in relazione alla costruzione della Basilica Vetus,<br />

<strong>di</strong> età flavia. I dati provenienti dall’architettura, come, ad esempio, l’adozione <strong>di</strong><br />

capitelli ionici a quattro facce, rimandano pure al medesimo arco cronologico. Gli stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> O.Cordovana sull’importanza del periodo flavio per <strong>Leptis</strong>, periodo in cui Vespasiano<br />

concesse alla città lo stato <strong>di</strong> municipium, possono fornire un quadro storico <strong>di</strong> riferimento<br />

piuttosto calzante.<br />

In una fase successiva, la scalea frontale della Curia venne frazionata in cinque<br />

settori inserendo quattro setti scorniciati, costruiti adoperando materiale <strong>di</strong> riuso, tra<br />

cui alcuni elementi iscritti e datati proprio in età flavia, il che costituisce tra l’altro un<br />

terminus post quem per l’intervento. I profili delle cornici dei setti sembrano voler<br />

“imitare” la sequenza dei profili degli avancorpi, ma in modo semplificato: mancano<br />

ad esempio i profili a cavetto che, in questi ultimi, raccordano tra loro il dado centrale<br />

alle cornici stesse. Anche i setti presentano sul letto <strong>di</strong> attesa incassi per tenoni <strong>di</strong> fissaggio<br />

<strong>di</strong> statue che dovevano essere collocate al <strong>di</strong> sopra, fornendo così un elemento<br />

importante per determinare la funzione <strong>di</strong> tali elementi, previsti allo scopo <strong>di</strong> incrementare<br />

la superficie destinata all’arredo scultoreo, nel corso <strong>di</strong> questa ristrutturazione<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio che doveva prevedere una ulteriore monumentalizzazione.<br />

Nel corso della stessa ristrutturazione fu rifatta in marmo la fronte colonnata<br />

del pronao dell’e<strong>di</strong>ficio centrale, motivo per cui si può datare la ristrutturazione nella<br />

seconda metà del II sec. d.C. nell’ambito del generale rifacimento dei monumenti<br />

del Foro Vecchio. Nell’occasione vennero rimosse le originarie membrature in calcare<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio centrale, ora sostituite con un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> colonne corinzie <strong>di</strong> cui sopravvivono<br />

basi attiche in marmo bianco, fusti lisci <strong>di</strong> colonna in cipollino verde, e capitelli corinzi<br />

sempre <strong>di</strong> marmo bianco. L’originaria trabeazione fu semplicemente rivestita con lastre<br />

<strong>di</strong> marmo bianco allo scopo <strong>di</strong> simulare un partito ionico, esattamente con le stesse<br />

modalità già riscontrate per i due templi maggiori del Foro.<br />

<strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong>, Curia: veduta<br />

da nord-ovest dell’avancorpo<br />

meri<strong>di</strong>onale e del primo da<br />

sud dei setti <strong>di</strong>visori della<br />

scala frontale esterna.

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