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Leptis Magna: Vi-Vii μissione (2009-2010) - Politecnico di Bari

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<strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong>: <strong>Vi</strong>-<strong>Vi</strong>i <strong>μissione</strong> (<strong>2009</strong>-<strong>2010</strong>)<br />

Le missioni del <strong>2009</strong> e <strong>2010</strong>, in base agli accor<strong>di</strong> presi con il prof. Antonino Di <strong>Vi</strong>ta, hanno<br />

avuto come oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o architettonico della Curia del Foro Vecchio, già iniziato nel 2008.<br />

Nella campagna <strong>di</strong> rilievo e stu<strong>di</strong>o svolta nel periodo aprile-maggio <strong>2009</strong>, finalizzata al<br />

completamento delle operazioni <strong>di</strong> rilievo, all’équipe già presente sul sito si è aggiunto un gruppo<br />

<strong>di</strong> laurean<strong>di</strong> della Facoltà <strong>di</strong> Architettura del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong>., i quali hanno completato il rilievo<br />

planimetrico <strong>di</strong> dettaglio, in scala 1:50, delle sezioni e dei prospetti del monumento in esame<br />

e hanno portato a termine la catalogazione generale del copioso materiale architettonico in<br />

giacitura <strong>di</strong> crollo. Durante lo stesso periodo, è stato definito, a cura della prof. Roberta Belli,<br />

lo stu<strong>di</strong>o delle tracce <strong>di</strong> posizionamento dell’apparato scultoreo che doveva essere presente nel<br />

complesso della Curia, in relazione anche al copioso materiale epigrafico, <strong>di</strong> cui è stato redatto<br />

un regesto completo. Inoltre, i laurean<strong>di</strong>, grazie all’autorizzazione del prof. A. Di <strong>Vi</strong>ta e all’aiuto<br />

della dott. S. Forti, hanno potuto completare la ricerca d’archivio a Macerata, presso il CDRAAS.<br />

Durante le missioni sono stati visitati, oltre ai principali complessi monumentali della stessa<br />

<strong>Leptis</strong>, anche la villa <strong>di</strong> Silin, il sito <strong>di</strong> Sabratha, il Museo Archeologico <strong>di</strong> Tripoli e la necropoli <strong>di</strong><br />

Ghirza, al fine <strong>di</strong> inserire il complesso della Curia in un contesto <strong>di</strong> confronti inquadrabili nello<br />

stesso orizzonte cronologico.<br />

La missione dell’ottobre <strong>2010</strong>, svolta nel periodo 31 ottobre – 15 novembre <strong>2010</strong>, è stata<br />

invece finalizzata al completamento del catalogo dei frammenti architettonici e al controllo<br />

generale della documentazione grafica. In questa occasione, previa pulitura, è stata rilevato<br />

per intero il lastricato stradale antistante la fronte del monumento. Nell’ambito della stessa<br />

missione sono stati inoltre condotti, a cura del dott. Luciano Piepoli, archeologo, dottorando<br />

presso l’Ateneo <strong>di</strong> <strong>Bari</strong>, due brevi saggi <strong>di</strong> scavo, al fine <strong>di</strong> precisare meglio la datazione del<br />

monumento e i rapporti tra le strutture.<br />

<strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong>. La<br />

fronte esterna<br />

della Curia dopo<br />

la pulizia del lastricato<br />

stradale<br />

nell’ottobre <strong>2010</strong>.


- Saggio 1: il saggio è stato aperto all’interno dell’e<strong>di</strong>ficio centrale della Curia (vano IV), in<br />

un punto dove mancano le lastre della pavimentazione; il saggio ha avuto lo scopo <strong>di</strong> precisare<br />

meglio la datazione della sistemazione interna. La ricerca ha <strong>di</strong>mostrato che parte della gradonata<br />

ha subito rifacimenti e restauri in epoca successiva alla fondazione della Curia. Il saggio è stato<br />

successivamente ricoperto.<br />

- Saggio 2: il saggio è stato aperto a nord dell’e<strong>di</strong>ficio centrale, nell’ambulacro settentrionale<br />

(vano IIa), in un punto dove le lastre della pavimentaziuone in calcare mancano. Si è così<br />

intercettato un vecchio scavo italiano la cui esistenza era stata dedotta dalla planimetria redatta<br />

nel 1943 dal Catanuso. Approfondendo il saggio, è stata scoperta, circa 30 cm al <strong>di</strong> sotto, il<br />

precedente livello <strong>di</strong> calpestio, costituito da un forte battuto <strong>di</strong> terra che copriva l’ultimo filare<br />

della fondazione e parte dell’eutinteria dell’e<strong>di</strong>ficio centrale. Il saggio è stato successivamente<br />

ricoperto.<br />

- La ceramica rinvenuta dei saggi, previa pulitura, è stata consegnata al magazzino del<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Lebdah e sarà stu<strong>di</strong>ata dalla dott.ssa Silvia Forti, dell’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Macerata.<br />

Saggio I, eseguito all’interno del vano centrale<br />

della Curia, in un punto dove mancava una<br />

delle lastre della pavimentazione. Il saggio è<br />

stato eseguito dal dott. L. Piepoli nell’ottobre<br />

<strong>2010</strong>.<br />

Saggio II, eseguito a nord dell’e<strong>di</strong>ficio centrale,<br />

nell’ambulacro settentrionale , in un punto<br />

dove mancava la pavimentazione. Il saggio è<br />

stato eseguito dal dott. L. Piepoli nell’ottobre<br />

<strong>2010</strong>.


Le necessarie pulizie dell’area sono state effettuate con l’aiuto <strong>di</strong> tre operai messi a<br />

<strong>di</strong>sposizione dal Dipartimento alle Antichità <strong>di</strong> Lebdah <strong>di</strong>retti dal sig. Mohammed Droughi. Con<br />

la stessa squadra <strong>di</strong> operai è stata risistemata parte della scalinata frontale della Curia che<br />

stava presentando un ce<strong>di</strong>mento dovuto alla presenza <strong>di</strong> un vecchio saggio <strong>di</strong> scavo alle sue<br />

spalle. Inoltre, dopo aver riempito <strong>di</strong> sabbia e terra il saggio <strong>di</strong> Umberto Ciotti all’interno della<br />

Curia, anche per una questione <strong>di</strong> sicurezza, è stato riposizionato uno dei blocchi della gra<strong>di</strong>nata<br />

interna che era scivolato sul fondo del saggio e che era stato risollevato nel corso della missione<br />

del novembre 2008.<br />

Hanno partecipato alla VI missione:<br />

arch. Giuseppe MAZZILLI (Univ. <strong>di</strong> Macerata)<br />

Rossana CAPRIULO (laureanda)<br />

Teresa DEMAURO (laureanda)<br />

Simona FIORELLA (laureanda)<br />

Antonella LIUZZI (laureanda)<br />

Valeria MOSCARDIN (laureanda)<br />

Antonio NITTI (laureando)<br />

Hanno partecipato alla VII missione:<br />

Luciano PIEPOLI (Ateneo <strong>di</strong> <strong>Bari</strong>)<br />

Antonello FINO (corso classico)<br />

Fernando GIANNELLA (corso classico)<br />

Luca SCHEPISI (Corso generale)<br />

Erano inoltre presenti, per portare avanti le<br />

proprie ricerche <strong>di</strong> Dottorato:<br />

arch. Lisa BOCCARDI (<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong>)<br />

arch. Giuseppe MAZZILLI (Univ. <strong>di</strong> Macerata)<br />

<strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong>. I partecipanti alla missione dell’ottobre <strong>2010</strong>, con il dott. Hassen el Dali<br />

del Dipartimento alle Antichità <strong>di</strong> Lebdah.


La Curia del Foro Vecchio<br />

Gli scavi <strong>di</strong>retti da Giacomo Gui<strong>di</strong> nell’area sud-orientale del Foro Vecchio iniziarono<br />

nei primi mesi del 1933: proseguendo infatti l’esplorazione del piazzale in<br />

<strong>di</strong>rezione della costa, oltre il muro perimetrale est della Basilica Vetus situata sul lato<br />

meri<strong>di</strong>onale del Foro, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> una stretta strada fu scoperto un e<strong>di</strong>ficio, in seguito<br />

identificato come Curia ma inizialmente interpretato come un tempio. Le ricerche non<br />

portarono però alla pubblicazione esaustiva del monumento, che rimase ine<strong>di</strong>to. La<br />

morte prematura dello stu<strong>di</strong>oso, avvenuta nel 1936, segnerà <strong>di</strong> fatto una lunga interruzione<br />

delle ricerche in questo settore della città.<br />

<strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong>, Curia: a) pianta dello stato attuale, scala 1:50 (rilievo <strong>di</strong> L. Boccar<strong>di</strong>, M. De Sario,<br />

F. Giannella, G. Mazzilli, R. Netti, A. Nitti, A. Fino, L. Schepisi, F. Vacca, <strong>di</strong>segno M. De Sario); b)<br />

ipotesi <strong>di</strong> restituzione grafica della planimetria (<strong>di</strong>segno R. Capriulo, T. Demauro, S. Fiorella, A.<br />

Liuzzi, V. Moscar<strong>di</strong>n, A. Nitti, basato su ipotesi <strong>di</strong> M. Liva<strong>di</strong>otti e G. Rocco; da LIVADIOTTI, ROCCO<br />

2012).


Dello scavo <strong>di</strong> quegli anni si conservano, oltre ai <strong>di</strong>ari settimanali, purtroppo solo<br />

pochissime foto mentre, per ciò che concerne la documentazione grafica, era <strong>di</strong>sponibile<br />

una planimetria in scala 1:100 redatta da Carmelo Catanuso <strong>di</strong>versi anni dopo<br />

lo scavo e conservata presso l’Archivio del Centro <strong>di</strong> Documentazione e Ricerca per<br />

l’Archeologica dell’Africa Settentrionale, a Macerata. Mancavano invece del tutto sezioni<br />

e prospetti e anche un successivo riesame delle strutture a cura <strong>di</strong> Umberto Ciotti,<br />

condotto per conto dell’Università <strong>di</strong> Perugia a partire dal 1951, non ha dato poi luogo<br />

ad una pubblicazione esaustiva del monumento. Per questo motivo, tra il 2008 e il<br />

<strong>2010</strong>, abbiamo preferito, in fase <strong>di</strong> approccio preliminare, eseguire nuovi elaborati grafici<br />

in una scala <strong>di</strong> maggior dettaglio.<br />

L’e<strong>di</strong>ficio della Curia non gravita <strong>di</strong>rettamente sul piazzale del Foro Vecchio , bensì<br />

su una stretta strada che si <strong>di</strong>parte dall’angolo sud-orientale <strong>di</strong> questo per <strong>di</strong>rigersi<br />

verso il Tempio Flavio e quin<strong>di</strong> verso la banchina occidentale del porto canale realizzato<br />

già in età neroniana nell’ultimo tratto dello wa<strong>di</strong> Lebdah. La strada costeggia<br />

anche il fianco orientale della Basilica Vetus, datata alla prima metà del I secolo d.C.,<br />

che proprio su questo lato presenta uno dei suoi ingressi. Come tutte le altre curie del<br />

mondo romano, anche quella <strong>di</strong> <strong>Leptis</strong> mantiene quin<strong>di</strong>, sulla scorta della prescrizione<br />

vitruviana secondo la quale aerarium, carcer, curia, foro sunt coniugenda, un rapporto<br />

funzionale <strong>di</strong> contiguità con la piazza forense, seppure non vi si affacci <strong>di</strong>rettamente,<br />

e un legame ancora più stretto con l’antistante Basilica Vetus, dalla quale, come si è<br />

detto, è separata solo da una stretta strada.<br />

L’esame della consistenza architettonica ha <strong>di</strong>mostrato che la Curia <strong>di</strong> <strong>Leptis</strong> non è<br />

stata costruita riutilizzando strutture preesistenti. Il suo orientamento, che si <strong>di</strong>scosta<br />

<strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong>, Curia:<br />

veduta da nord-ovest<br />

della fronte e della<br />

strada antistante.


da quello generale del Foro Vecchio, appare però decisamente affine all’orientamento<br />

del tratto della <strong>Vi</strong>a Trionfale compreso tra il Mercato e il punto dove la via piega prima<br />

<strong>di</strong> entrare al centro del lato ovest della piazza forense, assumendone per altro la <strong>di</strong>rezione.<br />

Questo orientamento potrebbe probabilmente riflettere la <strong>di</strong>sposizione generale<br />

dei quartieri più vicini all’area portuale, determinata dall’antico corso dello wa<strong>di</strong>, testimoniata<br />

anche dai resti <strong>di</strong> età punica rinvenuti dalla Carter subito a Nord, i quali pure<br />

mostrano un’inclinazione compatibile.<br />

La Curia affaccia verso ovest con una monumentale fronte colonnata con due<br />

risalti simmetrici ad alae alle estremità, sollevata su un alto po<strong>di</strong>o, in modo non <strong>di</strong>ssimile<br />

dalla fronte del Calci<strong>di</strong>co sulla via Trionfale e secondo uno schema che affonda le<br />

proprie ra<strong>di</strong>ci nelle stoai a parasceni della cultura tardo-classica ed ellenistica. Il tratto<br />

centrale, costituito da una fronte ottastila, era accessibile tramite un’ampia scalinata<br />

inquadrata a Nord e a Sud da due avancorpi simmetrici, costituiti da un po<strong>di</strong>o calcare<br />

<strong>di</strong> Ras el Hammam sul quale doveva elevarsi un portico <strong>di</strong> quattro colonne, chiuso sul<br />

fondo da setti <strong>di</strong> separazione con gli a<strong>di</strong>acenti vani interni.<br />

Dell’or<strong>di</strong>ne che doveva costituire i prospetti prostili degli avancorpi si conservano<br />

sul piano del po<strong>di</strong>o nord i fori per l’alloggiamento <strong>di</strong> tenoni <strong>di</strong> fissaggio, mentre le quattro<br />

basi attiche <strong>di</strong> colonna in arenaria attualmente visibili sul po<strong>di</strong>o sud sono frutto <strong>di</strong><br />

una sistemazione avvenuta molto dopo lo scavo. Sullo stilobate del po<strong>di</strong>o sud, tra gli<br />

intercolumni, si notano inoltre incassi per tenoni <strong>di</strong> fissaggio <strong>di</strong> statue, che, insieme a<br />

quelle che dovevano trovarsi alla terminazione dei setti che in una seconda fase hanno<br />

<strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong>, Curia: ipotesi <strong>di</strong> restituzione tri<strong>di</strong>mensionale della fronte esterna (<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Bari</strong>, <strong>2009</strong>: <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> R. Capriulo, T. Demauro, S. Fiorella, A. Liuzzi, V. Moscar<strong>di</strong>n, A. Nitti, basato<br />

su ipotesi <strong>di</strong> M. Liva<strong>di</strong>otti e G. Rocco; da LIVADIOTTI, ROCCO 2012).


sud<strong>di</strong>viso in settori la gra<strong>di</strong>nata esterna, dovevano costituire il ricco arredo scultoreo<br />

della fronte ovest (l’apparato scultoreo della Curia è in fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o da parte <strong>di</strong> Roberta<br />

Belli).<br />

Tra i due avancorpi, corre uno stilobate per un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> colonne corinzie <strong>di</strong> proporzioni<br />

maggiori. Il portico frontale era chiuso sul fondo da un muro continuo che, tramite<br />

due porte, introduceva al cortile scoperto centrale, circondato su tre lati da portici<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne ionico, <strong>di</strong> cui sopravvivono quasi integralmente gli stilobati. Il cortile centrale<br />

era pavimentato con lastre <strong>di</strong> calcare, ma un saggio praticato nel <strong>2010</strong> ha appurato<br />

che in una prima fase la pavimentazione era costituita da un semplice battuto <strong>di</strong> terra.<br />

Nel suo complesso, la configurazione planimetrica, che è possibile assimilare alla<br />

tipologia del templum cum porticibus, trova esatti confronti a Sabratha, nel recinto<br />

sacro del tempio de<strong>di</strong>cato a Liber Pater sul lato est del Foro, datato agli inizi del I sec.<br />

d.C., nel tempio <strong>di</strong> Iside, della seconda metà del I sec. d.C. , e in quello Antoniniano,<br />

risalente alla seconda metà del II sec. d.C. Nella stessa <strong>Leptis</strong>, la configurazione ricorda<br />

quella del tempio a Divinità Ignota, recentemente stu<strong>di</strong>ato da Franco Tomasello,<br />

mentre in ambito italico colpisce l’affinità con la planimetria del Foro <strong>di</strong> Cuma, datato<br />

al I sec. d.C.<br />

Il corpo centrale, posto sull’asse del cortile interno ma leggermente arretrato<br />

verso il fondo, affaccia verso Ovest e, come la fronte esterna, è sollevato su <strong>di</strong> un<br />

po<strong>di</strong>o modanato; lo precede un pronao prostilo esastilo con risvolti <strong>di</strong> colonne sui lati.<br />

Si accede al pronao tramite una scalea frontale, inquadrata da guance modanate, <strong>di</strong><br />

<strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong>, Curia: ipotesi <strong>di</strong> restituzione tri<strong>di</strong>mensionale della fronte dell’e<strong>di</strong>ficio centrale<br />

(<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> R. Capriulo, T. Demauro, S. Fiorella, A. Liuzzi, V. Moscar<strong>di</strong>n, A. Nitti, basato su ipotesi<br />

<strong>di</strong> M. Liva<strong>di</strong>otti e G. Rocco; da LIVADIOTTI, ROCCO 2012).


cui si conserva in migliori con<strong>di</strong>zioni quella nord, la quale, nel lato ovest, presenta un<br />

campo iscritto con una de<strong>di</strong>ca non pertinente alla prima fase dell’e<strong>di</strong>ficio ma datata<br />

ad età antonina. La guancia sud presentava pure una de<strong>di</strong>ca iscritta, come si vede da<br />

uno degli elementi lapidei che la costituivano e che fu riutilizzato nell’architrave della<br />

porta occidentale della fortificazione bizantina. Sul letto <strong>di</strong> attesa delle grance si notano<br />

incassi per tenoni <strong>di</strong> fissaggio <strong>di</strong> elementi scultorei, evidentemente relativi a queste<br />

de<strong>di</strong>che più tarde.<br />

Al <strong>di</strong> sopra del po<strong>di</strong>o si eleva l’e<strong>di</strong>ficio della Curia, esternamente assimilabile ad<br />

un tempio prostilo, ricordando in questo la Curia Julia nel Foro romano, de<strong>di</strong>cata da<br />

Augusto nel 29 a.C., raffigurata in uno dei plutei traianei del Foro. Mentre rimangono in<br />

situ <strong>di</strong>versi elementi architettonici pertinenti alla fase <strong>di</strong> trasformazione <strong>di</strong> II sec. d.C.<br />

(v. infra), il colonnato del pronao pertinente alla prima fase non si conserva.<br />

L’elevato del vano principale, al <strong>di</strong> sopra del po<strong>di</strong>o modanato, è realizzato con<br />

muri in opera quadrata <strong>di</strong> calcare giallo. Sulla parete ovest si aprono tre porte, <strong>di</strong> cui<br />

una decisamente più ampia al centro. È possibile, inoltre, che le due porte secondarie<br />

siano state praticate in un secondo momento, aprendo varchi nella muratura a blocchi<br />

della parete frontale; la loro irregolarità <strong>di</strong>mensionale sembrerebbe confermare la loro<br />

posteriorità rispetto al primo impianto dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

Nella ricognizione degli elementi architettonici pertinenti alla Curia, sono stati<br />

identificati due davanzali <strong>di</strong> finestre con griglie metalliche <strong>di</strong> chiusura che, dati le loro<br />

<strong>di</strong>mensioni e il materiale, omogeneo a quello dell’elevato della Curia, sono probabilmente<br />

appartenenti alle sue pareti perimetrali. D’altra parte un denario datato al 29-28<br />

a.C. mostra sul verso la facciata della Curia Iulia, raffigurata alta su un po<strong>di</strong>o, con una<br />

<strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong>, Curia: veduta<br />

da sud della guancia<br />

nord che inquadra la scalinata<br />

frontale dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

centrale.


porta centrale a due battenti sormontata<br />

da tre aperture finestrate al <strong>di</strong> sotto del<br />

timpano, così come alte finestre aperte<br />

lungo i muri longitu<strong>di</strong>nali rischiaravano<br />

l’interno della curia <strong>di</strong> Ferentino, datata al<br />

I sec. a.C., o quello della più tarda Curia<br />

<strong>di</strong> Palmyra, <strong>di</strong> età adrianea.<br />

Nel vano centrale rimangono in situ<br />

cospicui resti della gradonata in calcare<br />

<strong>di</strong> Ras el Hammam sulla quale dovevano<br />

poggiare i seggi dei decurioni, elemento<br />

che rese subito chiara al Gui<strong>di</strong> la funzione<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

La datazione della prima fase della<br />

Curia è ancora incerta: costruita nel bel<br />

calcare <strong>di</strong> Ral el-Hammam, è senz’altro<br />

<strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong>, Curia. A destra, ipotesi <strong>di</strong> restituzione<br />

tri<strong>di</strong>mensionale dell’aula interna<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio centrale (<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> R. Capriulo,<br />

T. Demauro, S. Fiorella, A. Liuzzi, V. Moscar<strong>di</strong>n,<br />

A. Nitti, basato su ipotesi <strong>di</strong> M. Liva<strong>di</strong>otti<br />

e G. Rocco; da LIVADIOTTI, ROCCO 2012). In<br />

basso, veduta da ovest del vano centrale dopo<br />

la sistemazione del <strong>2009</strong>-<strong>2010</strong> della gradonata<br />

interna.


da porre ancora nell’arco del I sec. d.C., in relazione alla costruzione della Basilica Vetus,<br />

<strong>di</strong> età flavia. I dati provenienti dall’architettura, come, ad esempio, l’adozione <strong>di</strong><br />

capitelli ionici a quattro facce, rimandano pure al medesimo arco cronologico. Gli stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> O.Cordovana sull’importanza del periodo flavio per <strong>Leptis</strong>, periodo in cui Vespasiano<br />

concesse alla città lo stato <strong>di</strong> municipium, possono fornire un quadro storico <strong>di</strong> riferimento<br />

piuttosto calzante.<br />

In una fase successiva, la scalea frontale della Curia venne frazionata in cinque<br />

settori inserendo quattro setti scorniciati, costruiti adoperando materiale <strong>di</strong> riuso, tra<br />

cui alcuni elementi iscritti e datati proprio in età flavia, il che costituisce tra l’altro un<br />

terminus post quem per l’intervento. I profili delle cornici dei setti sembrano voler<br />

“imitare” la sequenza dei profili degli avancorpi, ma in modo semplificato: mancano<br />

ad esempio i profili a cavetto che, in questi ultimi, raccordano tra loro il dado centrale<br />

alle cornici stesse. Anche i setti presentano sul letto <strong>di</strong> attesa incassi per tenoni <strong>di</strong> fissaggio<br />

<strong>di</strong> statue che dovevano essere collocate al <strong>di</strong> sopra, fornendo così un elemento<br />

importante per determinare la funzione <strong>di</strong> tali elementi, previsti allo scopo <strong>di</strong> incrementare<br />

la superficie destinata all’arredo scultoreo, nel corso <strong>di</strong> questa ristrutturazione<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio che doveva prevedere una ulteriore monumentalizzazione.<br />

Nel corso della stessa ristrutturazione fu rifatta in marmo la fronte colonnata<br />

del pronao dell’e<strong>di</strong>ficio centrale, motivo per cui si può datare la ristrutturazione nella<br />

seconda metà del II sec. d.C. nell’ambito del generale rifacimento dei monumenti<br />

del Foro Vecchio. Nell’occasione vennero rimosse le originarie membrature in calcare<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio centrale, ora sostituite con un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> colonne corinzie <strong>di</strong> cui sopravvivono<br />

basi attiche in marmo bianco, fusti lisci <strong>di</strong> colonna in cipollino verde, e capitelli corinzi<br />

sempre <strong>di</strong> marmo bianco. L’originaria trabeazione fu semplicemente rivestita con lastre<br />

<strong>di</strong> marmo bianco allo scopo <strong>di</strong> simulare un partito ionico, esattamente con le stesse<br />

modalità già riscontrate per i due templi maggiori del Foro.<br />

<strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong>, Curia: veduta<br />

da nord-ovest dell’avancorpo<br />

meri<strong>di</strong>onale e del primo da<br />

sud dei setti <strong>di</strong>visori della<br />

scala frontale esterna.


Questa monumentalizzazione dei principali e<strong>di</strong>fici pubblici leptitani con il rifacimento<br />

in marmo <strong>di</strong> intere facciate è generalmente datata a partire dall’età adrianea,<br />

con un culmine in età antonina, ma le ragioni <strong>di</strong> tale esigenza sono, almeno per la<br />

Curia, probabilmente da connettere al momento della promozione della città <strong>di</strong> <strong>Leptis</strong><br />

<strong>Magna</strong> al rango <strong>di</strong> colonia avvenuta sotto Traiano. Niente <strong>di</strong> più naturale, quin<strong>di</strong>,<br />

che tra i lavori intrapresi nel periodo imme<strong>di</strong>atamente seguente fosse previsto anche<br />

l’impreziosimento dell’e<strong>di</strong>ficio entro il quale i rappresentanti delle curie svolgevano le<br />

loro funzioni.<br />

La Curia <strong>di</strong> <strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong> è uno spazio sacro, inaugurato. Non è infatti un caso<br />

che Bartoccini, seguito poi da Balty, abbia pensato che la Curia <strong>di</strong> <strong>Leptis</strong> fosse il frutto<br />

<strong>di</strong> una risistemazione, avvenuta nei primi anni del IV secolo, <strong>di</strong> un più antico e<strong>di</strong>ficio<br />

ad evidente carattere sacro, per altro della nota tipologia romano-africana del tempio<br />

inserito in una corte porticata. Va però segnalato che questa, come altre curie africane,<br />

è citata in documenti epigrafici come aedes o templum.<br />

L’accettazione da parte <strong>di</strong> Balty della datazione bassa proposta da Bartoccini lo<br />

ha portato all’errata conclusione che le Curie <strong>di</strong> Verona, datata al secondo quarto del I<br />

sec. a.C., e <strong>di</strong> Filippi, del terzo quarto del II sec. d.C., fossero gli esempi più antichi <strong>di</strong><br />

una serie <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici (tra cui, oltre quelli già citati, sarebbero annoverati l’esemplare leptitano,<br />

la Curia <strong>di</strong> Sabratha del IV secolo, la Curia <strong>di</strong>oclezianea <strong>di</strong> Roma, la stessa Curia<br />

<strong>di</strong> Filippi), che tramandavano nella loro planimetria generale il ricordo della Curia Julia<br />

<strong>di</strong> età augustea. Ora sappiamo però che la Curia <strong>di</strong> <strong>Leptis</strong>, probabilmente <strong>di</strong> età flavia<br />

nel suo primo impianto, realizzato proprio sulla base del modello augusteo della Curia<br />

Julia, costituisce insieme a quello <strong>di</strong> Verona, <strong>di</strong> poco più antico, il “ricordo” senz’altro<br />

più vicino a quel primo esemplare urbano.<br />

Nella stessa piazza del Foro Vecchio, d’altra parte, l’adozione, in età tiberiana, per<br />

la costruzione del tempio <strong>di</strong> Roma e Augusto, <strong>di</strong> una tipologia templare che ha molti<br />

tratti in comune con quella dei templi <strong>di</strong> Venere Genitrice nel Foro <strong>di</strong> Cesare o del Divo<br />

Giulio nel Foro repubblicano, conferma l’esplicita volontà della classe <strong>di</strong>rigente leptitana<br />

<strong>di</strong> conformarsi ai canoni architettonici e culturali provenienti dall’Urbe.<br />

GIORGIO ROCCO, MONICA LIVADIOTTI<br />

Questo testo costituisce una sintesi <strong>di</strong> quanto già presentato recentemente in altre se<strong>di</strong>, a cui<br />

si rimanda per la bibliografia precedente:<br />

G. ROCCO, M. LIVADIOTTI, La Curia del Foro Vecchio <strong>di</strong> <strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong>: risultati preliminari <strong>di</strong><br />

un nuovo stu<strong>di</strong>o architettonico, in L’Africa Romana - XIX Convegno Internazionale <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />

“Trasformazione dei paesaggi del potere nell’Africa settentrionale fino alla fine del mondo antico”,<br />

Sassari-Alghero, 16-19 <strong>di</strong>cembre <strong>2010</strong>, in stampa.<br />

M. LIVADIOTTI, La Curia del Foro Vecchio <strong>di</strong> <strong>Leptis</strong> <strong>Magna</strong>: un caso poco noto <strong>di</strong> anastilosi<br />

parziale, in Selinus 2011. Restauri dell’antico. Ricerche ed esperienze nel Me<strong>di</strong>terraneo greco.<br />

Selinunte, 20-25 ottobre 2011, in stampa.

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